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Autore: Tynuccia    03/10/2023    1 recensioni
[Gundam SEED] Miriallia si lasciò galleggiare fino a quando si poté aggrappare alla ringhiera, studiando in silenzio l'espressione grave di Dearka, così lontana da quella a cui era abituata. "Siete rientrati già da un po' di tempo, cosa ci fai ancora qui?".
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Miriallia Haww, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Vesalius




Seduta alla scrivania, Shiho sobbalzò per i pugni battuti contro la sua porta. C'era una sola persona, su tutta la nave, che avrebbe bussato con tutta quella foga. Si alzò per andare ad aprire, affatto sorpresa di trovarsi di fronte al suo diretto superiore. Si era aspettata quella visita, avendo sentito che l'ultima battaglia combattuta era stata particolarmente pesante. "Capitano Joule", salutò, mettendosi sull'attenti. 

"Posso entrare?".

Lei annuì, facendosi da parte. Tutta quella circospezione era quantomeno sospetta, e rimase in silenzio ad osservarlo. Di tutte le volte che si erano ritrovati a parlare, quella era la prima che si presentava lì, ma l'espressione stravolta che aveva in viso lasciava poco spazio a fantasie poco consone. Tentò di protestare, comunque, quando lo vide togliersi gli stivali e slacciarsi il colletto dell'uniforme per sdraiarsi sul letto. "Signore, non credo che sia il caso".

Yzak posò lo sguardo su di lei, ed era così stanco e abbattuto che le sembrò quasi un'altra persona. "Shiho, ti prego", mormorò, stabilendo un nuovo record chiamandola per nome. "Fai finta che non sia il tuo capo, non ho voglia di sceneggiate pompose". Si coprì gli occhi con l'avambraccio, le labbra strette in una smorfia insofferente. "Tu continua a fare quello che stavi facendo e non badare a me".

Shiho tentennò un attimo, stranita da quelle parole, ma si risolse ad obbedire. Tornò a sedersi e sospirò. "E allora perché sei venuto?", chiese, costringendosi ad adottare un registro meno formale. Lo sentì grugnire.

"Questo è l'unico posto che non avrei distrutto lanciando sedie e tavoli", rispose brevemente lui. "Il Comandante ha già i cazzi suoi a cui pensare, senza dover badare ai danni alla mobilia".

Suo malgrado, la ragazza sorrise e riprese ad analizzare i dati dell'ultima simulazione. Tentò di concentrarsi, benché distratta dai versi scocciati dell'albino alle sue spalle, e per qualche minuto riuscì a lavorare decentemente. Stava per eseguire un comando dell'applicazione sul pc, quando sentì un fruscio.

"Ho incontrato Dearka".

Il tono laconico di Yzak la fece voltare sulla sedia per guardarlo, la fronte aggrottata sotto la frangia ed un'espressione allarmata. Per un istante si chiese se avesse sentito bene: Dearka Elthman era stato dichiarato ufficialmente missing in action, ma tutti avevano dato per scontato che fosse morto. Un nodo le si formò nello stomaco e non seppe neppure come replicare. Di sicuro non era stato piacevole, non le sembrava il caso di fare domande di circostanza, e come spesso accadeva si limitò a fargli un piccolo cenno per fargli capire che lo stava ascoltando. 

"Quando ho visto il Buster, pensavo che quelli dell'EAF se ne fossero impossessati, e immagina la figura da coglione che ho fatto quando si è aperto il collegamento e la faccia di quell'idiota è comparsa sullo schermo", continuò l'albino, gracchiando una risata amara. 

"Allora perché non è rientrato sulla Vesalius?", s'incuriosì Shiho, ma evidentemente aveva detto la cosa sbagliata poiché Yzak scattò a sedere sul materasso con così tanta aggressività che, per un istante, la ragazza temette che l'iniziale buon proposito di non spaccare dei mobili sarebbe andato a farsi benedire.

"Svegliati, Shiho! Ha scelto di combattere per l'Archangel, e con lui anche quel bastardo di Zala!". 

La sua voce era così alta, che la ragazza pensò che chiunque, sulla Vesalius, l'avesse sentito. "Perfino Athrun?", si ritrovò a mormorare, sinceramente sconvolta che il figlio di Patrick Zala avesse scelto di imboccare quella strada. Ne aveva sempre sentito parlare come un soldato ligio e dedito alla causa, del resto, e se lei si sentiva così spaesata, non osava immaginare quale tempesta si stesse agitando nell'animo del suo Capitano. 

"Quegli sporchi traditori... la prossima volta che li affronterò non esiterò a farli fuori, a differenza di oggi", urlò ancora l'albino, alzandosi e picchiando i pugni sulla scrivania, torreggiando sulla sua sottoposta, ancora seduta sulla sedia girevole. La sorprese l'intensità del suo sguardo, così pieno di rabbia che non seppe neppure cosa dire, o come reagire. "Avrei voluto premere quel fottuto grilletto e fargli esplodere la faccia, maledetto Elthman".

"Non ha senso essere arrabbiati per eventi su cui non si ha potere, dovresti averlo capito ormai", replicò Shiho, mantenendo una facciata composta. Ed era vero, lo aveva sperato con tutta se stessa che le infinite conversazioni con lui fossero servite a qualcosa, ma la sua reazione le aveva dimostrato tutto il contrario. "Inoltre sappiamo entrambi che non ne saresti mai capace".

Fu un attimo, e Shiho si ritrovò appiccicata al muro, il colletto dell'uniforme stretto tra le mani dell'albino. Lo aveva visto finire invischiato in parecchie liti, ed essere dall'altra parte le mozzò il fiato, sia per il gesto in sé che per la ferocia con cui la stava stringendo. "Tu non sai un cazzo di me e di quello di cui sono capace", sibilò a pochi centimetri dalla sua faccia. "Stai al tuo posto, Hahnenfuss, o giuro che te la faccio pagare".

Lei sostenne con fierezza il suo sguardo, nonostante avesse un'incredibile voglia di mettersi a piangere. "Se non riesci neanche ad accettare una verità così banale, allora non ha senso che tu venga da me per sfogarti", replicò con tono gelido. Fu in quell'istante che notò le lacrime che gli tremavano negli occhi, nonostante i modi duri. Era evidentemente scocciato con il mondo intero, a cominciare da se stesso. Lei prese un grosso sospiro, tenendo a bada l'istinto di coprirgli le mani con le sue - e non per scacciarlo. La disperazione che aveva stampata in faccia le fece capire che non ce l'aveva direttamente con lei, e sapere che non era in grado di esprimere quello che provava senza nascondersi dietro la violenza le faceva provare una pena infinita. "Yzak", chiamò poi, sorprendendolo. "Non c'è bisogno di tenerti tutto dentro. Sei legittimato a sentirti triste, e arrabbiato, e tradito, ma lo devi accettare". 

Lentamente il suo respiro pesante tornò ad essere stabile e l'albino lasciò andare la presa, vergognandosi delle sue azioni. Di tutto l'equipaggio, Shiho era l'unica persona che gli riusciva ad infondere un minimo di serenità, e prendersela con lei come se al suo posto ci fossero stati Dearka, o Athrun, era stato profondamente ingiusto da parte sua. "A che pro?".

"Nessuno, ma almeno saresti onesto con te stesso". La ragazza tentò di sorridergli, e andò a sistemarsi il colletto, osservando come il suo superiore stesse tenendo lo sguardo basso, palesemente in imbarazzo. "E se ti stai sentendo in colpa esclusivamente perché sono una donna puoi anche sparire dalla mia vista", aggiunse, a riprova che ormai lo conosceva fin troppo bene, checché ne dicesse lui.

Dopo un attimo l'albino indietreggiò, guardandola mentre si accomodava nuovamente alla scrivania. C'era un miliardo di cose che avrebbe voluto dirle, in quel momento, ma ognuna di esse gli si sbriciolava in gola prima ancora di arrivargli sulle labbra. L'espressione mortificata sul volto di lei, il leggero tremore alle dita mentre scriveva sulla tastiera, i suoi capelli arruffati dopo l'impatto con il muro... si sentì un verme, e per l'ennesima volta si ritrovò a maledire quella situazione. "Perdonami", si risolse a dire in un sussurro.

Il viso di lei mutò in qualcosa che Yzak non riuscì bene a decifrare. Era una bizzarra combinazione di sorpresa, divertimento e affetto. "Puoi rimanere, se non vuoi stare da solo", disse Shiho, tornando a concentrarsi sul suo lavoro. "Basta che non mi metti le mani al collo".

Yzak annuì e si portò dietro di lei, spiando la simulazione sullo schermo. Era impeccabile, e sembrava aver preso sul serio i suoi insegnamenti di qualche tempo prima sul sistema di raffreddamento. Si concesse un minuscolo sorriso e cominciò a commentare i dati, sperando di distrarsi a sufficienza. 
 
Non sapeva nemmeno per cosa stesse combattendo, e se già prima aveva avuto dei dubbi, l'incontro con Dearka era servito solo a fargliene venire degli altri. Detestava la consapevolezza di essere una pedina tra le mani di pazzi egocentrici e megalomani, ma si era convinto che era per un bene superiore, e per la propria stabilità mentale. 
Quando era sceso dal Duel aveva sperato di poter parlare con il Comandante La Klueze per cercare da lui delle risposte soddisfacenti, ma aveva trovato il cockpit vuoto, e non ci aveva dovuto pensare troppo prima di decidersi ad andare da lei
 
Di certo non avrebbe voltato le spalle a ZAFT come i suoi ex compagni di squadra, ma promise a se stesso che sarebbe andato avanti per proteggere Shiho ed un futuro in cui, almeno lei, avrebbe potuto essere felice. 
  
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