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Autore: drisinil    05/10/2023    2 recensioni
Questa è una raccolta di pezzi brevi e brevissimi per il writober, come palestra di scrittura. L'ambientazione è originale, come i personaggi.
Sullo sfondo c'è una relazione MM platonica fra adolescenti.
--> Tutte le storie di questa raccolta partecipano al Writober 2023 di Fanwriter.it
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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4 ottobre - (essere una) LANTERNA


«Qual è la cosa al mondo che ti fa più paura?» gli chiese a bruciapelo entrando, prima ancora di essersi tolto lo zaino e sfilato la giacca.

Gli piaceva lanciargli addosso quel genere di domande sui massimi sistemi, perché le sue reazioni valevano sempre la pena. Era sincero, e anche quando si trincerava nel silenzio o nel turpiloquio, non cadeva mai nella banalità. Se rispondeva in modo superficiale, lo faceva di proposito.

Però quella domanda, per qualche motivo, non riuscì a farsela scivolare addosso come tante altre. Si prese il tempo di completare il movimento di flessione del busto fino ad avere la guancia appoggiata sotto al ginocchio ossuto. Da quella posizione, scomoda per chiunque tranne che per lui, gli sollevò addosso due occhi piccoli, allungati e penetranti che smentivano la sua età, anche più cupi del solito.

Lo guardò e alla domanda non rispose, invece si allungò ancora, fluido e disarticolato come un gatto. Non stornava lo sguardo, sembrava che stesse soppesando la situazione, l'opportunità di tacere o di mentire.

Lui non lo forzò, non sarebbe servito a niente. Restò ad aspettare, si cambiò la maglietta, si infilò le scarpe.

Voleva capirlo. Gli avrebbe aperto la testa, se avesse potuto, per guardarci dentro, scavare nei segreti sepolti chissà dove, troppi per i pochi anni che aveva; seguire il filo di tutti quei pensieri che, lo sapeva, non sarebbero mai e poi mai arrivati alle labbra,

Forse quello che uno come lui temeva di più al mondo erano le parole.

«Il buio» disse invece. E come spesso accadeva, il poco che gli usciva di bocca aveva un colore, un sapore e un odore. Quelle tre sillabe, per esempio, puzzavano di verità tanto forte che avrebbe voluto lavarle, smacchiarle, ripulirle per lui.

«Sai che ti dico? Oggi non ci alleniamo.»

«Eh? Perché?»

«Cambio di programma.»

«Perché dobbiamo cambiarlo?»

«Perché ho deciso così» rispose, arrogante, iniziando già a levarsi le scarpe che si era appena infilato. «Io me ne vado. Tu, se non vuoi, non venire.»

Era un'arroganza vera solo in parte, sapevano entrambi che l'avrebbe seguito comunque, recriminando quel tanto che bastava per salvare la faccia.

«Dove vuoi andare?»

«A Jongno.»

«In centro? Non se ne parla, vacci da solo. A fare che, poi?»

«Lo sai che giorno è oggi?»

«Un giovedì del cazzo in cui fai lo stronzo?»

«Serve essere volgari?»

«Con te sì, se voglio che mi ascolti.»

«Dici un sacco di scemenze, ecco perché non ti ascolto. Allora, vieni o non vieni?»

«Non vengo» disse, sfilandosi di dosso la maglietta e lanciandola per terra con stizza. Era già una resa.

Due minuti dopo erano in strada, uno con la divisa scolastica e lo zaino, l'altro con la tuta da ginnastica, lo sguardo insofferente e le mani affondate nelle tasche. La differenza di altezza fra loro a rimarcare altre distanze meno visibili.


Non lo sapeva davvero, che giorno era.

Con le cose che lui sapeva e non sapeva, ci si sarebbe potuto compilare un elenco che a leggerlo a voce alta sarebbe sembrato assurdo: ignorava la maggior parte di ciò che era scontato per tutti e possedeva di contro nozioni aliene al resto del mondo. Forse il suo mondo non era proprio lo stesso degli altri, vibrava su una frequenza leggermente diversa e per questo lui era così.

Qualche volta sentiva di odiarlo.

Ma quel giorno no, non lo odiava. Quel giorno, anche se lui non lo sapeva, era Yeondeunghoe, la festa delle lanterne di loto.

Entro poche ore, le strade del centro sarebbero state traboccanti di gente, di colore e di luce, molta più luce di quanta avrebbe potuto mostrargliene, molta di più di quanta ne serviva per vincere qualsiasi buio, per quanto profondo. Provava un desiderio famelico e nuovo di essere luce lui stesso. Un faro. Un'esplosione. Un sole.

Avrebbero costruito una lanterna anche loro, forse nella lista delle cose lui che non sapeva fare, c'era anche quello. O forse no.

   
 
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