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Autore: CervodiFuoco    06/10/2023    1 recensioni
Questa è una raccolta di racconti brevi la cui trama è la parola chiave suggerita dall'InkTober di quest'anno 2023!
Non mi attengo ad alcuno stile, atmosfera o genere fisso: entrate a vostro "rischio e pericolo", coscienti che potrebbe capitarvi di tutto sotto gli occhi! Ogni giorno una nuova storia, inventata e scritta sul momento lasciando libera l'immaginazione e la creatività. Spero di avervi numerose/i a leggere! Purtroppo l'introduzione può fare poco per stuzzicare la vostra attenzione, ahinoi; dovrò affidarmi alla mia, e vostra, buona stella.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 5 Ottobre:

Mappa

 

 

 

 

 

 

LA MAPPA DELLE MERAVIGLIE

 

 

 

«Io-voglio-una-mappa» ripeté Wallace, più torvo che mai.

«M-ma... caro» balbettò il padre, stempiato e con un paio di occhiali da vista a fondo di bottiglia inforcati sul naso. «L-lo sai, che n-non posso dartela.»

Wallace rimase ingrugnito, infossato nella poltrona del salotto che era grande almeno tre volte lui, i pugni stretti piantati sui braccioli.

Sotto l'arco d'entrata della stanza una donna bassa e adorabilmente grassoccina stava appoggiata allo stipite, in apprensione ma tutto sommato sorridente. Indossava un grembiule blu a fiori bianchi. Quando la notò, il marito le si avvicinò e prese a bisbigliare con lei.

«Non so più che fare!»

«Ma cosa vorrebbe dire, Lud! Sei suo padre, insomma... fai qualcosa!»

«E che dovrei fare?! Più che dirgli che non esiste... non esiste!» Allargò discreto le braccia, infossando la testa nelle magre spalle. Il movimento lo fece sembrare ancor più scialbo di quanto non fosse, in quel suo golf color mostarda con le maniche arrotolate. «Che devo dirgli, ancora?»

La moglie lo fissò preoccupata, assente. Poi ebbe un rinsavimento, un’illuminazione.

«Vai alla bottega di Mister Magorium!»

Lud fece una faccia incredula. «Mister... !» Si accorse di aver parlato a voce troppo alta e la riabbassò, proseguendo: «Mister Magorium? Ma sei impazzita? Quello è fuori di testa!» Parlava quasi strozzandosi. «Non posso andarci, là dentro. Non ci va nessuno.»

Rebecca, la moglie, rimase impassibile e radiosa. Poi esclamò, dopo un po', dato che Lud non diceva niente: «E' l'unico modo.» Si sporse per guardare il figlioletto oltre la spalla del marito: era ancora perfettamente immobile, inglobato dalla poltrona, inferocito. Ritornò su Lud. «E lo sai anche tu.»

 

E così, mezz'ora dopo padre e figlio si trovavano lungo il marciapiede crepato e asciugato da decenni di solleoni, a camminare stancamente sotto un cielo grigio che annunciava una giornata piuttosto scialba. Wallace camminava davanti, a passo spedito e muovendo i piedi in modo forsennato; il padre invece gli stava dietro e doveva sforzarsi per stare al passo.

«Muoviti» ringhiò Wallace.

«A-aspetta.» Lud lo raggiunse. «Ma hai c-capito almeno dove stiamo a-andando?»

«Si» disse truce il ragazzino.

Seguì un lungo momento imbarazzante durante il quale Lud si sforzò di dire qualcosa di carino senza riuscirci, e Wallace che si infilava le dita nel naso e guardava in cagnesco le macchine passare sull’asfalto.

«Vedrai che l-là la troveremo, eh?» riuscì alla fine a dire Lud.

Wallace non rispose, perché in quel momento svoltarono l'angolo e a pochi metri di distanza, in alto, apparve l'insegna della Bottega di Mister Magorium: un'enorme freccia con lucine al neon e il faccione sorridente del proprietario stampata sopra. Lampeggiava in una lenta e morbida intermittenza.

«Ah! Eccoci arrivati!» Con un sorpasso sorprendente, Lud passò avanti al figlio, lo prese per mano -con evidente disgusto di quest'ultimo- e lo trascinò all'interno del negozio spingendo la porta, che fece un Tlinnn-tliiinnn inequivocabile.

 

Non appena furono dentro, fu d'obbligo una sosta lì su due piedi, almeno per orientarsi e capire da che parte girarsi.

Inutile dire che chiunque entrasse nella Bottega finisse per restare un attimino disorientato, proprio come adesso papà e figlio: si, perché dinanzi a loro si stendeva un mare di corsie, ripiani, mensole, mobilia, vetrine, bauli e cassapanche, tavoli e sedie, barili, cuscini e chi più ne ha più ne metta, il tutto dipinto di una quantità e varietà di colori talmente grande da far venire voglia di stropicciarsi gli occhi. Ed ogni singolo oggetto appena elencato conteneva ed esponeva innumerevoli giocattoli delle più disparate fogge e tipologie.

Persino il pavimento, i muri ed il soffitto della bottega erano di colori sgargianti e fuori luogo: il primo era a pois arcobaleno, i secondi di un bel rosso velluto-babbo-natale ed il terzo, dulcis in fundo, nero puntinato di stelle bianche.

Numerosi ventilatori da soffitto facevano girare le eliche a velocità moderata, alle quali c'era attaccato un po' di tutto: festoni di carta, palloncini, molle colorate e altra roba difficile da catalogare. Da immaginarsi l'effetto.

Regnava un baccano assordante, ovviamente, ma in un qualche modo non dava fastidio, aveva una sua armonia. E pullulava dappertutto gente d'ogni età - ma principalmente bambini e ragazzini.

 

«AAAAAH!» esclamò gaia e fortissima una voce, dopo di ché seguì un battimani entusiasta, schioccante. Spaventati, Lud eWallace si voltarono da quella parte e videro nientepopodimeno che il signor Magorium in persona! Che veniva loro incontro con indosso il suo miglior vestito, quello azzurrocielo cosparso di piccole banane caotiche (anche il cravattino, estremamente elegante, aveva quel motivo, così come la camicia sotto; a bocca aperta, Wallace gli intravide i calzini sotto l'orlo dei pantaloni: erano uno viola intenso e l'altro bianco latte). Mister Magorium era un signore in là con gli anni, sui settanta a occhio e croce. Possedeva un viso triangolare e ridenti guance rosee, con un bel paio d'occhi spesso stretti fra una miriade di rughe. I suoi capelli erano famosi per non essere mai in quadro ma, al contrario, sparati in ogni direzione senza un ordine preciso. Era privo di barba o baffi e, tutto sommato, appariva come un uomo che si prendeva cura di sé.

Una volta raggiunti ad ampie falcate, il signore si fermò accanto a padre e figlio e, sorridentissimo, si fregò le mani. «Che cosa abbiamo qui?» Li squadrò con gaia minuziosità.

Lud si schiarì la voce a fatica, circondò col braccio le spalle del figlio - che guardava da sotto in su Mr.Magorium con un'aria assolutamente deridente e incredula - ed esordì con: «S-salve. Sarei qui p-per una mappa p-per mio figlio.»

«Sarebbe, o è?» ribatté Magorium.

«... come, prego?»

«Avete detto che sareste qui per una mappa per vostro figlio. Ed io vi ho chiesto: sareste, o siete qui per la mappa?» spiegò meglio Magorium, eloquente, fluido e disponibile. «C'è differenza.»

Impacciato, Lud si raccapezzò come poté (deglutì e cercò, inutilmente, complicità nel figlio) e rispose «Sono, sono».

«Ottimo! Seguitemi, per di qua.» Magorium scattò da una parte e i due furono costretti a seguire la sua scia. Camminava rapido e arzillo; passando tra un espositore e l'altro, dava un buffetto sulla guancia ad una bimba o scompigliava i capelli ad un bimbo quando li incrociava. Ad un certo punto si fermò per ammonire un giovincello sugli undici anni alle prese con un enorme aeroplanino di carta, dicendogli a voce alta: «No, Rowan, quello non si fa volare! Leggi meglio le istruzioni, c'è tutto dentro. Premi il pulsante e sta' a vedere!» Ridacchiando sotto i baffi riprese a camminare; Lud e Wallace, passando accanto a Rowan, lo videro premere un bottoncino all'interno di un enorme libro di cartone con le pagine spesse: l'aeroplanino vibrò in aria roteando, emise una pernacchia e si sbriciolò in una pioggia di palline di carta.

«Di qua!» insistette Magorium, invitando padre e figlio a infilarsi dentro una porta, oltre la quale il buio impediva di vedere. I due obbedirono, al che il proprietario della bottega chiuse la fila lasciando la porta aperta e poi accese la luce. Si trovavano ora in una sorta di ampio sgabuzzino, o di sala della caldaia con annessa roba a caso accatastata qui e là.

«Ah, è quello là in fondo. Il baule a forma di ostrica dentata. Si, si, quello! Apritelo. Ma prima accarezzatelo... mannò, non così! Insomma!»

Un po' seccato, Magorium avanzò e raggiunse il baule in questione, che stava borbottando infastidito dalla poca gentilezza di Lud. Lo carezzò mormorandogli: «Sei bellissima, mio tesoro» con fascino e dolcezza. Quello si spalancò lentamente, anche se un po' titubante, senza un rumore. Al suo interno c'era della cianfrusaglia; o almeno questo fu ciò che pensò Wallace - e ciò che disse Wallace.

Senza far caso a lui, Magorium rovistò al suo interno fino ad estrarne un lungo e spesso tubo dorato. «Aaaah! Eccola qui.» Si spostò ad un tavolo spinto contro la parete, tolse il tappo al tubo e ne sfilò, con estrema attenzione e delicatezza, quella che sembrava proprio una mappa, fatta di pergamena ben pulita e apparentemente nuova.

«Ecco qui la Mappa delle Meraviglie!» disse Magorium, sempre gaio, porgendo con entrambe le mani a papà e figlio la mappa ancora arrotolata.

«E-eccellente!» tubò Lud. Gesticolò. «Forza, Wallace, prendila.»

Il figlioccio guardò torvo il padre. «Ma quanto costa?» Parlava sempre lentamente e come se ogni frase contenesse una minaccia neanche tanto velata.

«N-non preoccupartene, ci pensa papà. T-tu prendila» lo invitò Lud.

E così Wallace andò a sgraffignare, più che a prendere, la mappa dalle gentili mani di Mister Magorium, il quale, senza far svanire il sorriso, assistette alla scena e poi si ritrasse un poco.

Senza chiedere indicazioni o permessi, il ragazzino afferrò i lembi della mappa e la stirò con malgrazia per aprirla.

Assunse un'espressione tremenda.

«Ma è vuota» gracchiò. Al suo fianco, Lud era impallidito ed ora fissava Magorium in attesa di delucidazioni.

«Ne sei proprio sicuro?» domandò l'anziano signore, facendosi dubbioso. «Mh. L'ultima volta che l'ho aperta, ero sicuro di averci visto qualcosa. Fammi vedere. Non sia mai che...»

Wallace ridiede la mappa al legittimo proprietario senza più il minimo interesse, già pronto ad aprir bocca col padre e rivolgergli chissà quale cattiveria; ma Magorium fece, deciso: «Ooooh, no no, signorinello mio. Qui c'è qualcosa. Non hai guardato bene. Prova di nuovo.»

Wallace si voltò. Magorium teneva la mappa aperta e rivolta verso di lui, di modo che potesse osservarla senza doverla reggere.

«E' - vuota» scandì seccato Wallace.

Al che, Magorium si rabbuiò un poco. Non un buon segno, non un buon segno! Senza spostarsi o cambiare postura, volse l'attenzione su Lud e chiese, con cipiglio intellettuale e interessato: «Quand'è stata l'ultima volta che suo figlio ha giocato a qualcosa?»

«Aaaaaah....» vocalizzò Lud, in difficoltà.

«Partita di quiddich? Uno? Carte? Sognato ad occhi aperti?» rincarò la dose Magorium.

«Ma di che cosa sta parlando, mi scusi?» disse stralunato Lud, sistemandosi gli occhiali.

«Sto parlando» proseguì sicuro Magorium «del fatto che suo figlio non è più un bambino, sebbene debba esserlo, signore mio.» Quindi posò lo sguardo celeste su Wallace. «Signorinello. Quanto fa due più due?»

«.... quattro. Per chi mi ha preso, per un idiota?» ribatté quello.

«Mmmmmmmh» mugugnò Magorium, profondamente deluso e pensieroso. «Chi va all'osteria?»

Wallace rimase in silenzio, offeso.

«Un ultimo tentativo» lo sfidò l'anziano, ri-arrotolando la pergamena e adagiandosela sotto braccio. Si chinò su di lui. Prese un profondo respiro e gli sussurrò: «Ti piace giocare con le bolle di sapone?»

«Papà, andiamocene di qua» si lamentò Wallace, ignorando Magorium e tirando Lud per i pantaloni.

«Porta!» strillò Magorium; la porta dello sgabuzzino si chiuse da sola. Clack, la serratura girò senza che alcuna chiave fosse inserita. «Signori miei» proseguì Magorium, tornato dritto. Aveva posato la mappa sul tavolo e stava incrociando le braccia al petto, serio. Scosse la testa. «Lo sapete che posto è, questo?»

«Un negozio di giocattoli» rispose in ritardo Lud.

«Esattamente.» Magorium lo indicò coll'indice. «Ma non solo. Non solo. Ve lo richiedo un'altra volta. Che posto è questo?» E dopo un po', dato che nessuno dei due interlocutori rispondeva, aggiunse: «Che cosa si fa qui?»

«Si comprano giocattoli?» ipotizzò arrogante Wallace.

«Si gioca coi giocattoli. Si gioca.» Carico di affetto e tenerezza, Magorium si avvicinò loro quel tanto che bastava da accorciare ogni distanza. Si accucciò per raggiungere in altezza il viso di Wallace. Lo fissò a lungo, coi suoi occhi azzurri grinzosi e profondi e liquidi come pozze limpide su cui si rifletteva la luce di stelle immortali. Wallace si ritrovò a specchiarsi in quegli occhi... vide il proprio viso, e vide che era triste e piangeva. Vide se stesso urlare a suo padre, e poi a sua madre. Vide se stesso infuriato, barricato dentro la propria camera da letto, a strappare fogli dai libri e insultare le pareti ed ogni singola cosa lì dentro.

 

«Perché vuoi la Mappa delle Meraviglie, ragazzo mio?» gli domandò Magorium, dolcissimo, quasi commosso, ma ancora sorridente. «Dimmi la verità.»

Lud, lì accanto, assisteva impagliato e impotente.

«Perché sono triste, e non so più che fare per divertirmi in casa. E ho pensato... che una mappa potesse aiutarmi.» Ogni traccia di spavalda cattiveria era svanita dalla sua voce: c'erano soltanto dolore e pianto represso.

Allora Magorium lo prese per le spalle e intensificò lo sguardo. «Lo so. Lo so, ragazzo mio. Non è colpa tua. E forse non è nemmeno colpa dei tuoi genitori. Ascolta. Ti va di guardare un'altra volta la mappa? Ti prometto che non è vuota. Sopra c'è scritto il tuo destino. C'è scritto che cosa devi fare per essere felice, proprio come vuoi tu.»

Wallace annuì e basta. Magorium si alzò e andò a prendere la mappa, poi tornò e gliela aprì accucciandosi di nuovo.

«Che cosa vedi?»

Wallace guardò il proprio riflesso sulla dorata superficie lucida all'interno della mappa, come le altre volte. Non osò parlare. Era troppo triste.

«Che cosa vedi, Wallace?» ripeté Magorium, che conosceva il nome del ragazzo senza che glielo avessero detto. «Dì solo che cosa vedi.»

«Io.»

L'anziano sorrise. «Esatto» fece dopo una pausa. «Tienila. Te la regalo.» E gli passò di mano la mappa.

Lud saltò su: «M-ma signore... noi n-non possiamo accet-»

«Sciocchezze» lo sbolognò Magorium con annesso un gesto della mano, tiratosi in piedi. «Potete andare quando volete.»

Ma Wallace era ancora un po' confuso e derelitto, lì con la mappa aperta ed il proprio riflesso smoccoloso sotto al naso.

«Signore» esclamò, timido, infine.

«Si?» fece Magorium.

Titubante, Wallace domandò: «E se... e se non capisco cosa vuole dirmi?», sollevando la mappa.

L'anziano si aprì in un altro sorriso e sventolò una mano in sua direzione. «Bricconcello che non sei altro! Ma allora non hai ancora capito! Non c'è un bel niente da capire! E' questo il bello!» E si lasciò andare ad una gioviale risata. Dopo di che andò verso Lud, lo prese per il colletto della camicia e lo sospinse verso la porta. «E adesso fuori da casa mia, che me la riempite di puzza di naftalina. Poi devo passare con gli arbre magique almeno cinquanta volte prima che se ne vada.»

   
 
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