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Autore: Afaneia    06/10/2023    1 recensioni
Fanfiction partecipante all'edizione 2023 del Writober organizzata da Fanwriter.it.
#1 - Fruscio: Non sa se si abituerà mai a queste strane amache.
#2 - Montagna: «Lo sai anche tu che è l’unico modo. Puoi per favore smetterla di fare il bambino?»
#3 - Cura: Che la gente non abbia il coraggio di dirgli qualcosa non è una novità.
#4 - Ora blu: Se Link non lo conoscesse bene, direbbe che nella sua voce c’è una vibrazione molto simile alla nostalgia.
#5 - Violino: Al Borgo dei Rito li ha sentiti i Rito intonare i loro canti sacri, antichi, che raccontano storie.
#6 - Salsedine: Link nuota nella striscia lattea di luce che la luna dipana sul mare, beve acqua che sa di sale.
#7 - Consiglio: «Cerca di essere?» «Quello che sei.»
#8 - Medaglia: «Ci è andata meglio che a quegli altri, comunque.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Link
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok, di questa sono oscenamente soddisfatta.

#6 ~ Salsedine
(lista pumpSea)
 
    La gente di Vappesca li ha accolti con la semplicità che caratterizza la loro vita e il loro villaggio. Hanno cotto per loro pesci e molluschi sulla brace, glieli hanno serviti con frutta e pane abbrustolito e brocche di vino leggero e frizzante che scende come acqua. Hanno parlato con loro a lungo, hanno posto un sacco di domande sulla Calamità e le loro strategie, hanno chiesto rassicurazioni e hanno assicurato il supporto della loro gente. Hanno paura. Non sanno cosa sarà di loro, di Hyrule. Zelda è rimasta rimane molto a lungo seduta accanto al fuoco a parlare col capovillaggio, illustrando con le parole e con disegni sulla sabbia i loro piani di guerra; Link non ha lasciato il suo fianco neppure un istante, com’è giusto che sia. Ma quando la principessa e i campioni riposano nelle capanne adibite a ospitarli e il villaggio è immerso nell’oscurità e nel sonno, Link dispone guardie di sentinella lungo tutto il perimetro del villaggio e si allontana in cerca di un po’ di buio e di pace.
    Si sottrae ai fuochi del villaggio in silenzio, scivolando via sulla sabbia come risacca. Tutto è sereno nella grande notte caldissima sotto il cielo. S’incammina lungo la riva del mare a piedi nudi: l’acqua è rinfrescante eppure tiepida, luminosa sotto le stelle. Nella solitudine del mare Link si scioglie i capelli e si spoglia a poco a poco dei suoi vestiti, delle armi e della guerra.
    Quando s’immerge l’acqua lo accoglie e lo avvolge, lo accarezza e lo attira a sé. Link nuota nella striscia lattea di luce che la luna dipana sul mare, beve acqua che sa di sale; i suoi capelli si allargano neri intorno a lui nell’acqua che li rende oscuri. Quando riemerge per prendere aria si aggrappano alle sue guance e alla sua gola come viscide mani che lo trattengono.
    Link rimane immobile per un po’, in piedi nell’acqua bassa, saggiando dalle proprie labbra il mare che sa di sale. Tra un poco risalirà il mare fino alla spiaggia, dove l’estate asciugherà il suo corpo bianco sotto la luna, e tornerà al villaggio, alla guerra e alla morte. Va bene così: questa è la vita che si è scelto. La pace del mare è soltanto una parentesi in mezzo alla guerra.
    Quando si volta per riapprodare a riva Revali è seduto sulla spiaggia a osservarlo.
    Link rimane immobile nell’acqua bassa che lo avvolge sino ai fianchi. Dovrebbe muoversi, parlare, fare almeno una delle due cose; forse anche arrabbiarsi, perché Revali sa, lo deve sapere, che osservare così a lungo e intensamente una persona nuda che fa il bagno non è socialmente accettabile in nessun luogo del creato. Ma proprio perché Revali lo sa e deve saperlo, allora vuol dire che l’ha fatto intenzionalmente contro ogni convenzione sociale e dunque il suo gesto deve avere un qualche significato.
    Rimane immobile, indeciso, per un po’ sotto la luna e il vento; Revali non distoglie gli occhi dai suoi. È calmo, forse un po’ strafottente come al solito; ma nei suoi occhi Link non riesce a identificare nient’altro.
    Finisce per risalire lungo la bianca linea della luna verso la spiaggia, senza coprirsi né provare vergogna. Questo suo corpo bianco trasfigurato dal mare, questa notte, è remoto e distante come se neppure appartenesse a lui: domani, quando tuniche e cotte di maglia lo ricopriranno, non sarà neppure più lo stesso corpo di stanotte; e di un corpo non proprio non vale la pena provare imbarazzo né coprirlo. Allo svanire della luna e dell’incanto sarà come gettarlo via.
    Quando emerge dalle acque Revali lo fissa negli occhi senza alcuna traccia di vergogna.
    «Mi sono fermato a guardarti perché è stato come vedere una sirena» dice solamente. Non è una giustificazione: è una motivazione.
    «Non ero una sirena» risponde Link, anche se non è neppure ben sicuro che sia la verità.
    «Ora lo so» risponde Revali. «Ma fino a un certo momento non ne sono stato sicuro.»
    L’acqua che gocciola dalla punta delle sue dita increspate come da tiepide stalattiti d’un tratto gli sembra un terribile spreco. Link solleva la mano e sfiora con le dita il becco di Revali perché vuole che saggi la salsedine dalla sua pelle come lui l’ha assorbita dal mare: Revali s’irrigidisce ma non si sottrae.
    «Sai di sale» mormora solamente, e Link annuisce appena.
    «Hai continuato a guardare, però» dice ancora. Hanno cambiato argomento per un istante, ma entrambi stanno ancora parlando di quello. Ne hanno parlato persino assaporando il sale, anche se in una lingua diversa. «Anche quando ne sei stato sicuro.»
    «Certo» mormora Revali. «Perché eri molto bello.»
   
 
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