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Autore: R_3_N    08/10/2023    4 recensioni
«Sembrava quasi che quel giovane musicista avesse messo la sua anima in quel violino, che avesse fatto della musica la sua ancora di salvezza. Suonava come se fosse il suo ultimo giorno sulla terra, come s’egli stesso fosse diventato musica. Si muoveva con passione in quello spazio ridotto, lasciandosi guidare dalle note. E d’un tratto, in quella canzone iniziarono a farsi sempre più rari gli accordi maggiori.
Angoscia fu ciò che provò Eco. Un’angoscia che però lasciava uno spiraglio di speranza, suggerita dai rarefatti picchi allegri. Il bambino ascoltò, in trance. Un pizzicore agli angoli degli occhi glieli fece sbattere, e fu solo allora che Eco si accorse di star piangendo.»
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Eco non si è mai posto il problema del futuro. Vive nel presente, vuole divertirsi. Tutto deve essere rosa e fiori, immerso in un clima di spensierata felicità. Ma il disegno della vita non funziona così, ed Eco se ne renderà conto prima del previsto. Tra misteri, rivelazioni e menzogne, una storia di un bambino che, crescendo, scopre il malsano funzionamento della società.
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ATTENZIONE: slow burn non tanto legale. E, sebbene i primi capitoli saranno tranquillissimi, c'è un'alta possibilità che venga presa una piega drammatica.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Questa storia prende spunto da una campagna che ho giocato. Sarà il background del personaggio di cui ho avuto l'onore di ruolare: Eco Ifandis (già dal titolo si capisce che classe gli abbia dato). Dopo questa prima parte, narrerò in un altro lavoro le cronache vere e proprie della campagna. Ringrazio infinitamente il mio master e il mio party per avermi donato (lo stanno facendo tutt'ora) avventure così emozionanti, oltre che al consenso di scriverci un racconto sopra.

 
Note

- 5e
- Homebrew


Avvertimenti

- Razzismo
- Omofobia
- Misoginia
- Violenza



IMPORTANTE

Nei dettagli della storia ho messo "nessuna/slash" al tipo di coppia per sottintendere che dapprima non ci sarà niente che tocchi la sfera sentimentale del protagonista. Si tratterà dunque di una slow burn (discretamente slow) e, attenzione, con un parecchio noto age gap. Se i pairing non tanto legali non fanno per voi, lasciate perdere. Siete avvertiti.


Messaggio ai lettori

Aggiorno irregolarmente, causa università e lavoro.



Detto questo, buona lettura! Che il soave suono di un violino vi accompagni in questa avventura!

 













 
Introduzione Campagna
 
 

Yrvat era il nome di quella terra tanto vasta quanto variegata. Ed in quella terra unita sotto un'unica divinità, gli esseri umani decisero di affermare la loro supremazia, dichiarando guerra a tutte le altre razze esistenti.

Ma l'avidità di potere porta solo rovina: più si ha, più si vuole. Fu proprio così che la guerra mondiale si trasformò in guerra civile. Un regno divenne Impero, e gli esseri umani si ritrovarono perseguitati dai loro stessi fratelli.

In tutto ciò, l'arroganza e l'ignoranza della razza umana andarono a trascurare una minaccia sempre più preoccupante, la quale si stava raggruppando e consolidando nelle lontane lande ghiacciate del Nord.

In questo clima d'odio, alcuni avvertirono il sentimento di mettere da parte le diversità e, unitisi in una coscienza comune, fondarono una società ribelle al regime imperialista degli umani e pronta ad affrontare il pericolo che presto avrebbe schiacciato Yrvat.


 










♪♫♩♭♬ Le Corde dell'Anima ♬♩♭♫♪
 




 
Prologo

Sinfonia Errante
 





Un caldo sospiro si levò nell'aria, e lo si vide quasi prendere forma in quella notte autunnale. Le ruote di un carro facevano scricchiolare il pietrisco del sentiero, mentre un tenue parlottare riempiva il silenzio, creando un’atmosfera dai toni quotidiani e sereni.

Eco si fermò ad osservare il cielo stellato. Poco ci capiva di astri, ma il bambino facilmente si perdeva in quell’infinità di stelle; egli si divertiva a collegare i vari punti luminosi, combinandoli in immagini che solo nella sua mente potevano avere senso. Vedeva quelle flebili luci prendere vita, emananti un’aura di conforto. “Non temere,” gli sussurravano. “Non sei da solo, ci siamo noi.” Tuttavia Eco non sarebbe riuscito a contemplare le stelle troppo a lungo: il loro bagliore era troppo fioco e lontano, mentre il buio era totalizzante e assai vicino, ed il bambino temeva l’oscurità.

“Qua. Fermiamoci qua per la notte.”

Il tono fermo di suo padre riportò Eco con i piedi per terra, ed il piccolo fece vagare i suoi occhi smeraldo in tutto lo spazio circostante. Notò la compagnia di suo padre adoperarsi per costruire una sorta di cortina: c’era chi già aveva raccolto legna, e chi stava iniziando a creare posti per dormire con coperte e cuscini.

“Eco, tesoro,” la voce melliflua di sua nonna richiamò l’attenzione del piccolo. “Ci pensi tu a cercare qualche bacca per di là?” Chiese con un sorriso Hilde mentre già tentava di accendere un fuoco, facendo un cenno ai pressi del bosco limitrofo.

Eco la fissò senza dire niente con un’aria quasi stoica, come se dovesse metabolizzare le parole di sua nonna. Ma poco dopo, i suoi occhi si spalancarono terrorizzati.

“V-vacci tu là!” Trillò Eco, rabbrividendo al pensiero di essere da solo al buio.

Hilde rimase quasi interdetta, ma ridacchiò divertita e indicò una delle loro compagne: “Sono sicura che Callisto ti accompagnerà volentieri.”

Eco dovette trattenersi dallo sbuffare in faccia a sua nonna, ma roteò comunque gli occhi mentre si dirigeva laddove stava la sua nutrice. Callisto era una donna paziente, dopo otto anni si era abituata ad avere a che fare con un bambino che sembrava essere nato con l’argento vivo addosso. E proprio perché ormai era una consuetudine, non appena ebbe udito un “Caaaalliiiiiii” dai toni abbastanza stridulanti, la donna si voltò con un ampio sorriso verso Eco.

“Luce dei miei occhi, eccoti qua!” Callisto gli rivolse uno sguardo amorevole, ed il bambino le si andò a stringere contro la gonna, tirandogliela appena come per richiamare la sua totale attenzione.

“Vieni con me a cercare delle bacche? Nonna ha detto che potevo chiedere a te? Ti preeeeeego!” Mugolò Eco, appiattendosi ancora di più contro la gamba di Callisto e fissandola con occhi lucidi e pupille dilatate. Il bambino aveva imparato che le donne della compagnia non riuscivano mai a dirgli di no qualora lui avesse sfoggiato quello sguardo da cucciolo bastonato. Non che ne avesse avuto bisogno con Callisto.

La donna inarcò un sopracciglio, divertita dai modi di fare del bambino. Lo prese poi per mano, e lasciò che fosse Eco a guidarla. Il bambino esultò felicemente e, a passo svelto e saltellante, quasi trascinò la sua nutrice, la quale si lasciò scappare un “Oplà!” per lo strattone improvviso.

Ma la marcia del bambino si arrestò del tutto non appena giunse insieme a Callisto esattamente all’entrata del bosco: davanti ai due un bivio, poi solo buio. Mera oscurità. Il bambino avvertì un brivido sinistro percorrergli la spina dorsale, e fece inconsapevolmente un passo indietro. Ma una mano leggera sulla sua spalla lo destò dai suoi pensieri, facendolo voltare di lato, verso Callisto. La donna emanava onde rassicuranti, ed il suo sorriso sincero era riuscito a rinvigorire il bambino. Eco le sorrise di ricambio, dopodiché i due si accinsero a cercare quanti più frutti di bosco avessero potuto trovare nella notte, aiutati dai fuochi accesi alle loro spalle e dal tenue bagliore degli astri sopra le loro teste.
 

 

- ♫♩♭♬♫♪♫♩♭♬♫♪ -
Carol of the Bells
 


"Una, e due- e tre... Ehm- due... Tre! Quattro! Cinque! E ora quattro..."

Il palmo sinistro del piccolo Ifandis si riempiva a poco a poco di bacche… tuttavia quello era un guadagno fallimentare: mentre raccoglieva i frutti, Eco li mangiava in contemporanea.

Callisto lo stava osservando in un misto tra interesse e divertimento; la mente di Eco funzionava in modo del tutto imprevedibile, non a caso la nutrice era affascinata da quella sua personalità. Ciò non si poteva però dire del padre del bambino. Argyròs non aveva pazienza, trovava i modi di fare di suo figlio interamente anormali e snervanti; proprio per questo aveva scelto una balia ferma e determinata come Callisto.

"Se continui così, tornerai da tua nonna a mani vuote," ridacchiò Callisto, chinandosi verso Eco per controllare il suo operato.

Ma appena la nutrice fu più vicina al bambino, ella poté constatare che Eco era immobile, con una mano ferma a mezz’aria e lo sguardo perso nel vuoto.
Sembrava quasi che il bambino si fosse pietrificato sul posto, come era solito fare quando una cavalletta saltava nelle vicinanze. Ma qua non c’erano cavallette né grilli. Callisto poggiò una mano sulla spalla del piccolo, giusto per assicurarsi che stesse bene.

"C-cosa?" Sussurrò Eco, facendo scattare la testa a destra. "Ma da dove...?" Continuò, parlando più a se stesso che alla nutrice.

Eco portò allora la testa a sinistra, facendo qualche passo in quella direzione. Vacillò appena.

Una sinfonia errante viaggiò sinuosamente tra i rami degli alberi, diffondendosi tutt'intorno e donando a quel bosco un’aura onirica. Un ritmo dolcemente ostinato, un susseguirsi veloce di note acute che potevano solo recare dipendenza all’ascoltatore. Sin dal primo motivo, quella melodia tanto delicata quanto penetrante aveva catturato il cuore di Eco, e adesso stava cullando il bambino con la stessa passione di una madre. Il piccolo sentì il proprio battito accelerare, ed i suoi occhi si spalancarono attoniti e ammaliati. Eco ascoltò quella melodia, in catalessi.

Mai le sue orecchie avevano udito un suono così soave e intenso allo stesso tempo, così semplice ma anche così complesso. Così poco umano… Così tanto sovrannaturale, così magico.

"Eco? Va tutto bene?" Callisto lo guardò preoccupata, scuotendolo appena. La donna avrebbe voluto aggiungere altro, ma fu battuta sul tempo da Eco, il quale si era d'un tratto voltato verso di lei, sfoggiando l’espressione più determinata che sapesse fare.

"Hai una moneta?"

Callisto corrucciò le sopracciglia, confusa. Eh? Una richiesta alquanto strana, in un luogo non del tutto pensato per attività commerciali, ad un’ora assai tarda. "Una moneta?” La nutrice lo fissò disorientata e, quando vide Eco annuire freneticamente, si riscosse dai suoi pensieri. “Sì- sì, certo..." Rispose, frugandosi nella scarsella appesa alla cintura.

Chissà quale sarebbe stata la perla di quel giorno, dopotutto Eco doveva ancora combinarne una delle sue.

"Ecco a te…" Disse Callisto, allungando più di una moneta nella mano libera di Eco. Dire che la donna era sbigottita era poco, tuttavia adesso era incuriosita.
Eco la ringraziò pimpante, intascandosi le monete in eccesso - da bravo e umile bambino - e lanciando la restante in aria.

Testa o croce?” Pensò Callisto, senza mai togliere lo sguardo da Eco. Osservò il bambino afferrare la moneta al volo e guardare il responso. “Eco?”
Il piccolo portò gli occhi verso la nutrice, sfoderando il tattico sorrisetto di chi sta per fare fieramente una bravata.

Oh no…

Ciò che Callisto riuscì a vedere fu un Eco riacquistare tutta la sua iperattività e sfrecciare nel sentiero alla loro sinistra. “Eco!” Urlò a gran voce Callisto, imboccando velocemente la via presa dal bambino. Tuttavia la povera donna non ebbe nemmeno il tempo di mettersi a correre che udì un “Ho sbagliato strada!? Ma da dove viene!” e si rivide sfrecciare davanti il piccolo, stavolta diretto verso la strada a destra.

Phoebe impediscimi di sculacciare tuo figlio appena lo acchiappo!” Pregò Callisto guardando il cielo, per poi rimettersi nuovamente all’inseguimento di quel combinaguai.


 
- ♫♩♭♬♫♪♫♩♭♬♫♪ -

 

“La sento! La sento sempre di più!”

Eco si muoveva velocemente, guidato da quella profonda sinfonia. Correva sul sentiero a perdifiato, l’adrenalina ad intossicargli l’intero corpo; poco importava che fosse buio, la mente di Eco stava mirando ad una sola cosa in quel momento: trovare la fonte di quella melodia sovrumana.

Quando la vegetazione iniziò a diradarsi, la corsa del bambino rallentò fino a fermarsi non appena una collinetta fu visibile, sotto il candore della luna. E sopra quel colle, una figura.

Una persona, più precisamente, o almeno questo fu ciò che il bambino riuscì a constatare malgrado l’oscurità. Tuttavia Eco era assai certo di una cosa: quell’individuo stava suonando un violino, e quelle note tanto dirompenti erano la melodia che Eco stava vigorosamente inseguendo.

Il piccolo riprese ad avanzare, camminando lentamente e senza mai staccare gli occhi da quella figura. Ipnotizzato dal suono, Eco allungò una mano verso la collina, come per richiamare l’attenzione di quell’individuo che sembrava essere un violinista eccezionale. Ma appena staccò piede da terra e lo portò avanti di un passo, Eco si ritrovò a farne tre all’indietro, improvvisamente strattonato da una presa alle sue spalle. Inutile dire che il bambino cacciò un urlo per lo spavento improvviso, ma si riprese non appena capì che ad averlo afferrato non era nessun altro se non Callisto. Un’infuriata Callisto.

“Ma che ti salta in mente! Eh Eco?!”

La corsa aveva reso alla donna il respiro affannoso, tuttavia Callisto non sembrava stanca. Anzi, probabilmente la donna adesso era molto più attiva di prima, l’ansia di perdere il piccolo nel bosco le aveva dato un’ingente carica.

Eco osservò allora la sua nutrice e, nel vederla così frastornata, iniziò ad avvertire una strana sensazione al petto. Le guance del bambino si tinsero di un rosa più intenso mentre costui portava lo sguardo al suolo, colpito improvvisamente da un senso di vergogna e colpa.

“Volevo- volevo solo… Sentirla meglio…” Mormorò Eco, continuando a fissare il terreno. “La musica. Non ho mai sentito niente di così… emozionante.” Continuò, facendosi sempre più piccolo di fronte a Callisto. “Non ti è piaciuta?” Chiese infine con un tono più vivace, forse sperando di evitare una bella ramanzina.

Ma quando non ottenne risposta, Eco alzò lo sguardo verso Callisto, e la trovò a fissarlo come se lui fosse diventato un pazzo delirante.

“Calli?” La voce di Eco tremò appena, quest’ultimo leggermente in soggezione.

Callisto sbatté le palpebre più volte, poi si chinò verso il bambino, rafforzando la presa che teneva sulle sue spalle. Prese un profondo respiro.
 

“Di quale musica stai parlando?”
 

Gelo. Dopo quella domanda Eco rimase paralizzato. Aprì e chiuse più volte la bocca, ma nessuna parola venne pronunciata.

“In- in che senso?” Riuscì a chiedere, nella confusione più totale. “Non la senti? È molto alta- e c’è qualcuno là sopra che sta suonando-” continuò Eco, voltandosi mentre finiva di parlare.

Tuttavia quando indicò la collinetta, il bambino strabuzzò gli occhi, ammutolendo per una seconda volta: il musicista era sparito, volatilizzato nel nulla, portandosi con sé pure quella melodia totalizzante.

“EH!? Ma che succede!” Trillò Eco, fissando quel colle ormai solitario. Il piccolo fece scattare il volto verso la sua nutrice, la quale lo stava osservando con un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi.

Sotto quello sguardo inquisitorio e preoccupato, Eco si sentì con le spalle al muro.

“Lo giuro! Ho sentito qualcuno suonare, era lì!” La voce del bambino si fece più acuta mentre quest’ultimo puntava con ostinazione verso la collina. “Non ho mai sentito niente di così… così come-” Eco quasi si mangiò le parole, non riuscendo a trovare un aggettivo giusto per descrivere quella musica dirompente. “BOOM! Così- esplosiva! Una botta di vita!”

E mentre dava il via alle più improbabili onomatopee, Eco condiva il tutto mimando esplosioni, saltellando esaltato al solo ricordo di quella melodia.

Ma dall’altra parte, Callisto lo stava guardando diffidente e incredula, quasi turbata.

“Eco…” Lo richiamò la donna. “Non c’è nessuno che sta suonando e non c’è nessuna musica. Forza, andiamo.” La voce di Callisto era seria, così come adesso era anche la sua espressione. “Informerò tuo padre e tua nonna che senti le voci, torniamo al campo.”

Quando Eco si sentì tirare per una mano, lui fece resistenza cercando di muoversi nella direzione opposta.

“Non- non sono pazzo! So cosa ho sentito, non me lo sono immaginato!” Urlò allora il bambino, divincolandosi nella presa di Callisto. “E non dire niente a papà!”

Callisto continuava a fissarlo scetticamente, ed Eco capì che la donna non gli avrebbe creduto. Il bambino sbuffò drammaticamente, optando per un’opzione veramente poco galante per liberarsi da quella stretta: alzò la gonna alla malcapitata nutrice, la quale si sorprese di tale atto maleducato.

Ad Eco bastò quell’attimo di distrazione da parte della donna per sfuggire dalla sua presa.

Scusa Calli! Mi farò perdonare!” Pensò Eco mentre correva verso la collinetta.

“EHI! So che sei qua! Ti ho visto!” Chiamò a gran voce il piccolo, cercando di scorgere ancora una volta quella misteriosa figura. “Esci fuori! Per favor-”

“Adesso basta Eco! Smettila di fare il difficile e torniamo dagli altri!” Callisto era indignata, ed ora che aveva acchiappato di nuovo il bambino non se lo sarebbe lasciato sfuggire per un’ulteriore volta.

Eco si divincolò ancora, strepitando, ma alla fine la sua misera forza venne interamente oppressa da quella della donna, ed il bambino si lasciò trascinare verso la loro cortina, sconfitto.
 



Già sapeva che avrebbe dovuto passare dei brutti quarti d’ora.









N/A:

Molto probabilmente aggiungerò immagini dei personaggi nei capitoli successivi, a mano a mano che compaiono.
   
 
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