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Autore: Princess of the Rose    08/10/2023    1 recensioni
Raccolta su 2pTalia.
Miscellanea 2: "Republic of Canada," disse America aprendo la scatolina e rivelando un anello dorato con sopra una decorazione a forma di maglietta di hockey, "Se vuoi farti perdonare per avermi tradito con Russia, accetta di sposarmi!"
Il turbine: Backmasking, Jouska, Rubatosis, Énouement, Chrysalism [Tabella "Il dizionario delle emozioni" di Lande di fandom]
Incontri del 2p tipo: XX.XX.20XX: per qualche motivo, si è aperto un varco interdimensionale. Visto che non si è richiuso, le due dimensioni comunicanti decidono di intraprendere relazioni diplomatiche.
Le vacanze unite: La quasi-Federazione europea va in vacanza
Romano e i gatti che non voleva: titolo esplicativo... [Maritombola 14]
Natale 1991:Il Natale del 1991 è considerato un momento di svolta per la politica mondiale...
L'UPE va alla guerra: Poco prima dell'avvento della Costituzione e il passaggio da Unione a Federazione, l'UPE avanzò delle richieste per poter aumentare il proprio livello di autonomia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the Looking-Glass and what Hetalians found there'
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Titolo: Das Gefühl von allem (Il sentimento del tutto)

Personaggi: Germania (Georg Joseph Beilschmidt); Italia Veneziano (Marco Vargas)

Genere: Angst., Guerra, Malinconico

Coppie: GerIta

Avvertimenti: Guerra

Note aggiuntive: Damoje de angst pesante daje pt 2.
A sto giro je damo de GerIta potente, una delle mie Otp più longeve che ormai son più di 10 anni che shippo religiosamente e a cui sono affezioanta in tutte le sue forme 2p compresa. Non so perché mi è sempre stato facile scrivere Germania, e la sua versione 2p non è molto diversa.
A sto giro l'ho dovuta dividere in due perché era partita come una cosa da 1000 parole  adesso ho superato le 4000. Non so quando la parte due verrà postata, idealmente la settimana prossima, ma al momento mi sto dedicanto ad una FraIta che avevo in testa da tempo - se avete letto Centoquarantaquattro anni vergine, sapete lol - e voglio buttarla giù prima che l'ispirazione vada via. 
Il titolo è un riferimento alla teoria dell'amore di Hegel, il filosofo a cui ho rubato il nome per Germania e Prussia - lunga storia lasciate perdere un giorno la racconterò su tumblr forse lol

Spero che questa storia sia di vostro gradimento.


Se vi va, sono su tumblr per ogni evenienza.

Enjoy!




 


Era stato naturale come respirare, logico come bere un bicchiere d'acqua per dissetarsi, inebriante come il senso di sazietà dopo un lauto pasto: Italia del Nord lo aveva atterrato dopo avergli teso un agguato, premuto la lama di un coltello contro la sua carotide, usando tutto il peso del suo corpo caldo e un po' smagrito per tenerlo fermo, e nel momento in cui aveva incrociato i suoi occhi violetti emananti scintille Germania aveva compreso di essersi innamorato e che mai avrebbe amato nessun altro.

Era certo stato un primo incontro un po' atipico il loro, nelle foreste delle montagne al confine con l'impero Austro-Ungarico - il tutto perché Ungheria, contro il parere dell'imperatore e di Austria, aveva tentato di spingersi più in là del dovuto e arrivare fino al fiume Po in un paese che era rimasto fino a quel momento completamente neutrale1 - ma qualcosa dentro di lui lo spingeva a vederci un segno del destino, una parte recondita del proprio sé a cui non era mai riuscito a dare un nome e che si era risvegliata quando i suoi occhi si erano posati sulla nazione mediterranea.

Quel giorno Italia lo aveva guardato con rabbia, poi con confusione e sgomento; poi gli aveva tirato un pugno nella tempia, intontendolo per fuggire via.
Si erano incontrati di nuovo soltanto dopo la fine della guerra, ma nel frattempo Germania era riuscito a raccogliere tutte le informazioni che poteva sul conto della nazione mediterranea: sulla sua storia, sui suoi rapporti con le altre nazioni - Austria era sembrato molto sospettoso e disturbato dal suo improvviso interesse ma almeno gli aveva risposto al contrario di Prussia, che si era limitato ad abbassare la testa e ad andarsene lamentandosi di quanto fosse stato ingannato - sulle sue condizioni; quando gli era stato ordinato di instaurare delle relazioni con lui aveva colto la palla al balzo e felice come una Pasqua si era presentato a casa sua con un mazzo di fiori e avrebbe tentato un approccio se non fosse che Italia gli aveva sbattuto la porta in faccia non appena lo aveva riconosciuto.

Non che questo lo avesse fatto desistere dal suo tentativo: a quello ci aveva pensato l'Italia del Sud puntandogli una lupara in faccia e minacciandolo di fargli esplodere la testa se non se ne fosse andato.

Quel primo fallimento non lo aveva fatto demordere; e guarda un po' il caso anche il capo di Italia voleva che i loro rapporti fossero migliori: a quel punto erano stati praticamente costretti a passare del tempo assieme, che fosse ad eventi ufficiali o in altri momenti. Ci era voluto un po' prima che l'italiano si ammorbidisse e lo facesse entrare nella sua cerchia, senza tuttavia mai smettere di respingere il suo corteggiamento - cosa che non aveva mai, mai affievolito i suoi sentimenti.

Italia Veneziano lo affascinava e attraeva come una calamita, gli era impossibile staccare gli occhi da lui quando se lo ritrovava vicino e avrebbe potuto scrivere paragrafi su paragrafi sui suoi capelli rossi come il fuoco, sulle lievi lentiggini sul volto a forma di cuore, sulla pelle mediterranea che profumava sempre di buono, sul fisico slanciato. E sui suoi occhi poi, *oh i suoi occhi*: quelle bellissime iridi violette con delle piccole punte dorate, quanto erano belli e quanto erano espressivi, da come si assottigliavano quando gli rivolgeva la parola a come si illuminavano alla vista di qualche animale carino o del suo piatto preferito; da come, ogni tanto, si facessero leggermente vacui quando la sua mente era occupata da pesanti pensieri a come seguissero i muscoli della bocca quando sorrideva davvero. Scoprire l'animo fragile nascosto sotto una corazza di tagliente ironia aveva solo che rafforzato il suo amore - ed era stato quando non era fuggito via o aveva usato la sua danneggiata psiche come arma di ricatto che Veneziano, finalmente, si era aperto con lui.  

Quella bella nazione mediterranea era il motivo principale per cui gli anni che seguirono la Prima guerra erano diventati un ricordo piacevole: aveva trovato il suo primo e unico amore, si era rimesso in piedi dopo quel disastroso conflitto, ed era riuscito a smarcarsi abbastanza da Prussia per poter fare amicizia con altre nazioni - salvo quando gli davano l'impressione di essere fin troppo amichevoli con Italia, almeno per i suoi gusti. Non sapeva dire se fosse felice, sentiva il malcontento che serpeggiava tra la gente che formava il suo essere che premeva contro un senso di serenità e pace che mai più provò nella sua vita.

Prima che tutto precipitasse Italia gli rubò un bacio, dentro una vecchia cascina abbandonata dove avevano trovato rifugio dopo che erano stati colti dalla pioggia mentre passeggiavano, un freddo pomeriggio di metà febbraio. Erano completamente zuppi, il temporale aveva rifrescato ancora di più l'aria e non c'era nulla con cui riscaldarsi, e le labbra di Marco erano calde e morbide e la sua bocca sapeva di caffè, e calde e morbide erano anche le sue mani quando le aveva poggiate sulle sue guance per tirarlo vero il basso. Quel giorno, col cuore in subbuglio e il l'ira della sua gente respinta in un angolino della sua mente, comprese che differenza ci fosse tra Germania e Georg Joseph Beilschmidt.







E poi, l'ingenuità della sua giovane età si scontrò con la dura realtà sull'incapacità degli esseri umani di imparare dai loro errori e con la loro spiccata capacità di essere crudeli quando si dà loro carta bianca.







Il giorno prima che Russia lo portasse via, reso onesto dai fumi dell'alcol, Prussia gli confessò che mai  c'era stata guerra che più gli avesse fatto paura come quelle avvenute in quell'ultimo secolo prima del nuovo millennio. Germania non aveva neanche cento anni e non seppe come replicare.

Adesso che di guerra ne era scoppiata una terza sentiva di aver vissuto la vita di una nazione millenaria, e aveva compreso il perché così tanti esseri come lui fossero disillusi: non sapeva dire se fosse stupidità ma c'era una certa ingenuità, che faceva quasi tenerezza, nel modo in cui una generazione di esseri umani si convinceva di essere diversa dai suoi predecessori, che i propri errori fossero assolutamente diversi da quelli di chi era venuto prima e che se si fossero buttati nel baratro questa volta  sarebbe finita in modo diverso.

Solo che adesso c'erano le bombe atomiche.

E cazzo se facevano male.

Da quando era iniziato il conflitto se ne era beccate tre e solo perché i sistemi anti-nucleari avevano funzionato. A essere onesti quelle era riuscito ad incassarle abbastanza bene: aveva visto i dossier e i report, sapeva che la sua terra sarebbe stato il campo di battaglia principale, si era preparato allo scenario peggiore; il dolore era stato a dir poco atroce ma non inaspettato.

I problemi erano sorti quanto America aveva deciso  da un giorno all'altro che lui era un nemico, e si ritrovò schiacciato su due fronti. A quello il suo corpo non aveva retto.

Quando si era svegliato il suo capo gli aveva detto che era rimasto in coma per due mesi, nei quali il famoso 'esercito in sostegno al Patto Atlantico' era riuscito a riequilibrare le sorti della battaglia. Germania era un po' dispiaciuto del fatto di essersi perso così tanto, di non aver potuto contribuire, ma si era reso subito conto di non essere nelle condizione per fare alcunché.

Ci vollero altri due mesi prima che riuscisse a rimanere in piedi da solo. Ogni tanto gli giungevano lettere e telegrammi dagli altri - non telefonate, non era sicuro. Una di queste, con suo sommo sgomento e commozione, era da parte di Prussia, e Dio solo sa come era riuscito a mandargliela e a che costo: a modo suo, burbero e mai del tutto diretto quando si trattava di mostrare affetto o preoccupazione, suo fratello aveva rassicurato della sua salute e gli chiedeva un modo comunicargli che stesse bene - ci volle un po' per organizzarsi, ma far esplodere di piccoli ordigni al confine seguendo il codice Morse dovrebbe aver funzionato. Fu l'unica lettera per il resto del conflitto.

Italia non gli scrisse mai né rispose alle sue lettere. Sapeva che era impegnato sul fronte orientale con Paesi bassi perché il suo capo glielo aveva detto dopo settimane di supplice, cedendo nonostante il timore che la sua nazione decisesse di andare al fronte nonostante fosse ancora ferito.

Germania non aveva mai biasimato Italia per i suoi silenzi e la sua freddezza, anche se facevano male. Quello che era accaduto durante la Seconda guerra, quello che la sua gente aveva fatto, era stato...

Represse un lamento di dolore quando il camion passò sopra una buca, portandosi una mano sul fianco. Il tenente davanti a lui lo guardava preoccupato.

"Herr Deutchland, forse è il caso che torni-" bastò una sua occhiataccia per zittirlo.

Si, lo sapeva che era una follia quello che stava facendo: non si era ripreso, a malapena riusciva a stare in piedi e mettersi in viaggio rischiava di riaprirgli le ferite specie quelle causate dalle atomiche; ma quando aveva saputo che Italia e Paesi bassi erano riusciti a riprendersi i suoi territori fino ai confini pre-guerra che avrebbe dovuto fare? Rimanersene in casa mentre i suoi promessi sposi facevano tutto il lavoro? No, almeno ringraziarli fisicamente era il minimo, aveva detto al suo capo nella lettera che gli aveva lasciato sulla scrivania prima di partire, ci avrebbe pensato in un secondo momento a trovare il modo di partecipare fisicamernte alle battaglie.

Fuori dal camion si iniziavano a sentire i canti di vittoria dei soldati, un misto di tedesco, italiano e olandese che mai avrebbe pensato di sentire in vita sua.

"S-Siamo arrivati," disse il capitano alla guida prima di affrettarsi a scendere per aprire le porte posteriori e aiutare la nazione ad uscire. Questi rifiutò l'aiuto, stringendo i denti quando sentì i punti delle ferite sul ventre tendersi. Si guardò attorno: il sole aveva iniziato a tramontare ed era stato acceso un grande falò attorno al quale si stavano radunando i soldati per bere e danzare. Quando iniziò a sentire la testa pesante Germania si rese conto di star cominciando ad accusare la stanchezza per il lungo viaggio, ma non poteva ancora riposarsi: doveva trovare Italia, prima, assicurarsi che stesse bene.

Il tenente che lo aveva accompagnato gli fu sibito vicino quando le ginocchia gli cedettero.

"Herr Deutchland per favore, c'è un ospedale da campo in una villa qua vicino,  vada-"

Ancora una volta fu un semplice sguardo a smorzare le sue parole.

I soldati, nel frattempo, si erano accorti della sua presenza; i suoi connazionali lo guardavano preoccupati e sorpresi, gli italiani e gli olandesi si tenevano a debita distanza. Nessun sapeva cosa fare, non si aspettavano la sua presenza e un po' gli dispiacque aver rovinato l'aria di festa. Era giusto che celebrassero quella vittoria che fino a qualche mese prima sembrava pura utopia. Deglutì saliva e dolore e si rimise in posizione eretta.

"Signor Germania," a parlare era stato un italiano, dalle insigne vide che era un generale, "Ci perdoni questa accoglienza, non vi aspettavamo, faccio radunare subito i-"

"Dov'è Italien?" lo interruppe, maledicendosi quando si rese conto di star respirando a fatica.

Il generale italiano rimase in stallo qualche attimo, poi si girò e ordino a due soldati di andare ad avvisare Italia e Paesi bassi del suo arrivo.

"Si segga, prego," disse. indicando un tronco su cui erano seduti un gruppo misto di soldati che subito si alzarono per fargli spazio. Germania gli ringraziò con un cenno della mano ma non si sedette.

"Sto bene," disse, ma nessuno dei presenti sembrava convinto.

"Signor Germania, perdoni la mia insistenza, ma la prego di sedersi," disse il generale, muovendosi come a volerlo spingere verso il tronco ma fermandosi all'ultimo minuto - scelta saggia.

"Sto bene," ripeté, "Ho solo... Solo... Devo..."

Guardò in basso e notò una piccola macchia rossa iniziare ad espandersi sulla camicia. I punti si erano riaperti. Verdammdt.

Il tenente urlò di chiamare uno dei medici del campo per poi sostenerlo assieme al generale quando le gambe gli cedettero di nuovo.

"Signor Germania venga si sie-"

"A-Avete ripreso i miei territori," mormorò mentre veniva trascinato e fatto sedere sul troco, rivolgendosi al generale, "Danke. Danke shön."

Il generale parve sorpreso da quel ringraziamento e subito scosse la testa.

"Non c'è motivo signor Germania, siete venuti in nostro soccorso quando hanno bombardato la Sicilia. Lei, Paesi Bassi, Francia, tutti gli altri, avete mantenuto la parola data a Roma ed è giusto che mantenessimo la nostra quando Russia vi ha invaso."

Parlava come se fosse scontato ma Germania sapeva che non lo era, non dopo quello che era accaduto durante la Seconda guerra.

"Se volete ringraziare qualcuno ringraziate i soldati, hanno fatto loro il lavoro," disse il generale con una umiltà atipica per chi ricopriva la sua posizione.

"Herr ***  ha condotto le operazioni per la ripresa dell'altopiano," intervenne il tenente, "È stato in grado di coordinare tre eserciti e organizzare i piani di attacco."

"Mio padre andò a lavorare a Rotterdam e mi portò con sé, lì ho imparato un po' di olandese e ho conosciuto il loro popolo, il tedesco l'ho imparato da mia madre che era bavarese," spiegò il generale, arrossendo un poco davanti lo sguardo sorpreso della nazione, "Non è stato difficile, signor Germania. Ho imparato tempo fa un po' di divertimento mette tutti d'accordo e aiuta a tenere uniti anche le persone più diverse."

"Non sia modesto herr *** dobbiamo ringraziare solo lei per la ripresa dell'altopiano," disse il tenente mentre i soldati vicini a loro annuivano in accordo, guardando con palpabile ammirazione il generale che si stava grattando la nuca in imbarazzo.

Germania non sapeva cosa dire. Il fatto che tre eserciti così diversi tra loro fossero riusciti ad andare d'accordo era già di per sé un miracolo, figurarsi le vittorie che erano riusciti ad ottenere fino a quel momento.  Fece per ringraziare il generale ancora una volta ma venne interrotto da una fitta di dolore al ventre: la macchia di sangue si era ulteriormente allargata.

Il tenente urlò di nuovo di andare a chiamare un medico, mentre il generale lo aiutava a stare seduto; Germania a malapenma registrò la mano ruvida che gli toccò la fronte.

"Signor Germania ma voi scottate!" trasalì il generale, cercando di metterlo sdraiato sul troco.

"N-Nein ich-" balbettò, venendo interrotto da un'altra fitta, ben peggiore della prima.

"Duitsland che diavolo ci fai qua?!"

La voce di Paesi bassi gli arrivò un po' ovattata; aprì a fatica gli occhi e dietro la nazione olandese trovò Veneziano, con un cerotto sulla guancia e una mano bendata ma in sostanziale salute, che lo guardava con orrore e sgomento.

Si alzò di scatto in piedi. Avrebbe voluto dirgli tante cose in quel momento.

Grazie per avermi aiutato.

Perdonami per aver versato ancora sangue sulla tua terra.

Hai ragione, gli esseri umani sono stupidi.

Ti amo tanto.

Ti ho amato sin dal Novecento.

Perse i sensi prima che potesse fare qualunque cosa.







Germania rimase febbricitante per una settimana intera, alternando il sonno a brevi momenti di delirio. Se non fosse stato una nazione una febbre così alta per un periodo così lungo avrebbe destato preoccupazione nei dottori, che comunque gli somministrarono medicine per tenere sotto controllo la febbre e, quando queste non fecero più effetto, aiutarlo a fargli fare dei bagni di acqua ghiacciata avendo accortezza di non strappare di nuovo i punti.

Quando ritrovò la lucidità non ricordava nulla di tutto questo, ne di essere stato portato alla villa dove avevano allestito l'ospedale da campo ne del fatto che Veneziano non si era allontanato da lui un istante, vegliandolo personalmente.  

Lo vide seduto su una consunta poltrona poco lontano dal suo letto, intento a leggere un libro, le occhiaie sotto i suoi occhi più pronunciate del solito. Si accorse che era sveglio quando Germania provò a chiamarlo, la sua bocca talmente secca e pastosa che invece del suo nome venne fuori una specie di rantolo. Veneziano poggiò il libro sul bracciolo e si alzò, avvicinandosi lentamente a lui. Tentennando, gli scostò la frangia dalla fonte per sentire la temperatura - la mano era fresca e piacevole contro la sua pelle ancora calda - poi spostò la mano sulla guancia carezzando col pollice la cicatrice. Germania vi poggiò contro il capo, trovando sollievo in quel gesto di affetto.

"Ti si è abbassata la febbre," disse per poi sporsi verso il comodino, versare un po' di acqua dalla brocca in un bicchiere e portarla alle sue labbra, facendolo bere a piccoli sorsi, "Te l'ho mai detto che sei una grandissima testa di cazzo?"

Molte, molte volte. E più volte Germania era anche stato incline a dargli ragione.

Veneziano posò il bicchiere sul comodino. La sua mano non aveva mai lasciato la sua guancia anche se questo gli rendeva un po' difficoltosi i movimenti.

"Sei un vero idiota," lo insultò di nuovo senza però alcun veleno nella voce, come se fosse una semplice constatazione, "Che pensavi di fare? Combattere?"

Germania non ce la fece a rispondere; raccogliendo tutte le forze che aveva alzò una mano e la posò su quella di Veneziano, stringendola per quanto poteva. L'altro, dopo un attimo di sorpresa, riprese a carezzargli la cicatrice, un'espressione indecifrabile sul volto.

Poi ritirò la mano, e qualunque protesta da parte del tedesco venne fermata da un bacio sulla fronte.

"Dormi un altro po', ti porto la cena dopo," disse Veneziano rimboccandogli le coperte per poi uscire dalla stanza.

Germania ubbidì.




 

1. In questa timeline l'Italia è rimasta completamente neutrale durante il primo confliutto, ricoprendo un ruolo simile a quello della Spagna nello stesso periodo, con l'unica idfferenza che con la sua posizione geografica poteva rifornire entrambi gli schiermenti con le armi. Mi piace pensare che ci sia una una dimensione dove sto paese non è stato trascinato allo sbaraglio ad ogni possibile bivio, e questo è uno di quelli.
   
 
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