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Autore: Kifuru    09/10/2023    1 recensioni
Al termine della Seconda Guerra Magica, il giovane Ronald Weasley, deciso fermamente a non ripetere più gli errori del passato, si appresta ad affrontare una nuova vita insieme ai propri cari e ad Hermione, la ragazza che ama alla follia. La terribile guerra appena combattuta lo ha portato a conoscere il terribile dolore della perdita, ma al termine di essa il giovane mago si sente finalmente pronto a vivere e ad amare. Entrando a far parte del Corpo Auror, Ron affronterà dure prove che lo porteranno a conoscere meglio sé stesso e il mondo sia magico che babbano.
La storia di un eroe fallibile e generoso alla disperata ricerca della giusta via da seguire.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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CAPITOLO 8
 
 
LA SCELTA

 
 
Febbraio 1999
Grimmuld Place, Inghilterra
Primo giorno

 
 
< < A volte tendo a dimenticare la quantità di cose che conosci, amore > > disse Ron, sorridendo dolcemente alla sua ragazza attraverso lo specchio magico.

< < Smettila di fare lo scemo, Ronald. Non attacca > > ribatté lei, mostrando allo stesso tempo un caloroso sorriso.

< < E’ la semplice verità, Hermione e non chiamarmi Ronald. Non è colpa mia se ho avuto la fortuna di innamorarmi della strega più promettente e capace della mia generazione > > disse il giovane, con una semplice alzata di spalle.

< < Ruffiano. Dovresti avere maggiore rispetto per la Caposcuola di Grifondoro > > lo squadrò Hermione, fintamente offesa.

< < Chiedo perdono, mia signora > > rispose il rosso, portandosi teatralmente una mano sul cuore.

Hermione sospirò alzando gli occhi al cielo. < < Tornando un attimo seri, Ron. Ormai è assodato che quella donna porti un guaio dietro l’altro e la cosa inizia davvero ad irritarmi seriamente > >.

< < Me l’avrai accennato giusto un paio di volte, amore > > commentò Ron, con un sospiro di finta stanchezza. < < Sarà difficile crederci, Hermione….. in realtà ho imparato gradualmente a conoscere e ad apprezzare il modo di fare di Layla durante questi lunghi mesi di addestramento con lei > > continuò il rosso, con un’espressione così pensierosa da sorprendere anche la sua ragazza.

< < E’ difficile immaginare o prevedere che cosa le passi per la testa. Tuttavia, durante questi mesi di addestramento mi sono reso conto di poter soltanto assecondare le sue pazzie, almeno fin dove possibile. Credimi, però, resta comunque una donna leale e di buon cuore. Posso dire di essere stato fortunato a finire sotto le sue grinfie > >.

< < Per certi versi mi ricorda una certa bellezza dai capelli ricci, intelligente, testarda e dai modi un po’ prepotenti > > aggiunse Ron con un sorrisetto.

Hermione lo squadrò come una cacciatrice pronta a ghermire la preda. Era abituata alle sue frecciate da finto sbruffone. Forse in passato si sarebbe arrabbiata per alcuni atteggiamenti poco maturi, ma ora che stavano insieme la cosa la irritava molto di meno, anzi a dir la verità spesso lo assecondava senza nascondere il suo divertimento.

< < Ricordati anche che questa bellezza di cui parli è anche la tua ragazza, Ron e come tale legittimata a farti abbassare la cresta in ogni momento, ovviamente dopo averla fatta abbassare anche a quella donna che continua a procurarti lividi e ferite di ogni genere > >.

< < Lo terrò a mente, amore > >.

Nonostante l’ansia e la necessità di discutere della prova che il ragazzo doveva ancora affrontare, la giovane coppia continuò amabilmente a beccarsi e a sognare il momento in cui si sarebbero rivisti. Quelle lunghe conversazioni rappresentavano l’unico punto di contatto, l’unico modo per combattere la loro lontananza ormai continua da così lunghe settimane.

Per quanto riguardava le strane armi magiche mostrategli da Layla Connors, Ron sapeva benissimo di non poter prolungare troppo le sue riflessioni. Aveva solo tre giorni e il primo era quasi completamente andato. Era consapevole che avrebbe dovuto approcciarsi maggiormente all’oscurità sconosciuta di quelle armi e al luogo misterioso che le custodiva, anche se la cosa tendeva a spaventarlo come non mai. C’era qualcosa in quel luogo, qualcosa di estremamente malvagio e pericoloso. Ron l’aveva percepito distintamente per tutto il tempo in cui era rimasto in quell’abisso. Eppure gli bastava osservare il volto concentrato della sua ragazza, osservare mentre lei lo prendeva in giro, mentre si sforzava con tutta sé stessa di aiutarlo, mentre lo rimproverava oppure mentre gli parlava dolcemente. Tutto questo riusciva sempre a calmarlo, a rasserenare il suo animo, a spronarlo ad affrontare ogni difficoltà della vita, nonostante ci fosse ancora un muro di vetro a separarli.

Dopo aver scherzato e conversato amabilmente fra di loro per diverse ore, ridendo di gusto e lanciandosi continuamente sguardi di puro desiderio, alla fine Ron si ritrovò, pur non avendone alcuna voglia, a tornare sull’argomento tanto indesiderato. Durante quel primo giorno, lui non aveva nemmeno provato a scendere per la seconda volta in quell’abisso infernale.

< < Hermione, come ti sei imbattuta in quest’argomento? Da quanto ho capito, le armi magiche rappresentano una specie di tabù nella comunità magica > >.

Hermione annuì leggermente, posando il mento sulle mani strette a pugno. < < Hai ragione. È una faccenda oscura, che molte persone nel mondo magico preferiscono ignorare. Non sono neanche sicura che sia permesso parlarne liberamente, mi informerò meglio a riguardo e in generale su questo argomento. Ad ogni modo, come puoi ben immaginare, mi sono imbattuta casualmente su questo argomento durante il nostro sesto anno ad Hogwarts. Stavo leggendo un vecchio libro di storia per ricerche particolarmente complesse sull’aritmanzia, quando mi trovai di fronte un intero capitolo dedicato alle armi create dai maghi alchimisti molto tempo fa durante l’epoca medievale. L’argomento mi incuriosì parecchio e ovviamente mi trovavo nel reparto proibito della biblioteca, Ron > >.

< < Nel reparto proibito? > > ripeté il rosso, stupito.

Hermione arrossì leggermente a disagio, richiamando la sua proverbiale abitudine per il rispetto delle regole. < < La professoressa Mcgranitt mi diede un’autorizzazione speciale per motivi di studio. Io e pochi altri studenti fummo autorizzati ad effettuare alcune ricerche nel reparto proibito della biblioteca soprattutto durante gli ultimi anni scolastici. Non starò qui a raccontarti delle molte cose che ho potuto scoprire. Cose terribili e inquietanti, amore, che ancora oggi mi sforzo di dimenticare. Purtroppo le armi magiche rientrano in questa categoria > >.

La riccia lanciò un’occhiata di profonda preoccupazione al suo ragazzo.

< < Ho provato una strana sensazione quando mi sono trovato di fronte quelle armi > > disse Ron, con tono cupo. Poteva vedere chiaramente attraverso lo specchio quanto Hermione fosse preoccupata, ma aveva giurato di essere sempre sincero con lei. < < Come una sensazione di malessere o di disagio inspiegabile. Era come se quel luogo non mi volesse lì, ho chiaramente percepito di essere indesiderato e soprattutto osservato. Da qualcosa di oscuro e inquietante, qualcosa che è come costretto ad accettare la mia presenza > >.

Hermione si coprì la bocca con una mano, cercando di tenere sotto controllo la nausea crescente. < < Dovrai di nuovo scendere laggiù > >. Non era una domanda, quanto la semplice manifestazione ad alta voce della propria paura.

< < Devo farlo, Hermione > > disse Ron, lanciando un’occhiata quasi di scuse alla ragazza che amava. < < Sento che la mia unica possibilità come Auror sia legata indissolubilmente a questa Divisione. Sento che è proprio questa la strada giusta per me, Hermione, però…… > >.

L’espressione di Ron si fece sofferente, i suoi occhi colmi di una tristezza mai placata del tutto. In quegli occhi blu oceano che tanto adorava, la riccia vide con chiarezza quel rimorso opprimente che sapeva tormentasse ancora il suo ragazzo.

Hermione conosceva bene il tormento che sembrava divorlo lentamente, lei stessa desiderava tantissimo aiutarlo a sconfiggere quel dolore, cancellare quel terribile dolore dall’animo del giovane uomo che amava con tutta sé stessa, ma non ci era ancora riuscita. Provava una gran rabbia non soltanto verso la testardaggine di Ron che perdurava nella sua personale tortura, ma anche verso sé stessa. Anche lei sentiva di avere una grossa parte di responsabilità per tutto quello che avevano passato nel corso degli anni, per il loro rapporto costantemente tormentato. Fu Ginny ad aprirle gli occhi una sera tempestosa del loro sesto anno, la sua migliore amica l’aiutò a comprendere quanto potessero essere stati dannosi certi comportamenti la verso persona che più contava per lei.

Forse non tutti riuscivano a capirlo, ma il suo Ron era una persona estremamente sensibile, costantemente preda delle proprie emozioni negative e positive, questo Hermione lo sapeva da molto tempo. Non era certo un segreto che Hermione avesse sempre mostrato maggiore attenzione verso Harry. Sempre preoccupata per le prove e le terribili esperienze che il loro amico doveva affrontare o delle scelte che doveva compiere. Ron l’aveva accettato e sopportato a fatica e non senza conseguenze nel proprio animo. Il carattere di Ron era forte, eppure allo stesso tempo debole e fragile.

Quando finalmente riuscirono a manifestare i sentimenti che provavano l’uno per l’altra, Hermione aveva giurato su ogni bene del mondo che si sarebbe presa cura di lui, del suo cuore e delle sue debolezze. Non gli avrebbe più permesso di torturarsi per gli errori del passato, a costo persino di infuriarsi come mai nella vita.

< < Non osare dire quello che stai pensando, Ronald Weasley. Sono stanca di sentire sempre la solita sciocchezza > > sibilò la ragazza con voce gelida e rabbiosa.

Il rosso le lanciò un’occhiata timorosa, sorpreso di come la sua ragazza sapesse ormai leggergli dentro con un semplice sguardo. < < Io…… > > sussurrò titubante. < < Io non posso deluderti di nuovo e queste armi….. > >.

< < Basta > > gridò Hermione, furiosa. < < Basta, dannazione. Tu non puoi deludermi, Ron. Non capisci che sei la persona con cui voglio stare? Smettila di pensare a come rendermi orgogliosa perché lo sono già. Pensi che tutto quello che abbiamo fatto in guerra sarebbe stato possibile senza di te? > >.

< < Ma ti ho lasciato….. > >.

< < Ma sei tornato > > ribatté con forza la ragazza. < < E ti ho detto mille volte che ti ho perdonato. Lo abbiamo fatto sia che Harry. Io ti amo con tutto il mio cuore, Ron e lo farò sempre. Giuro che non permetterò più che tu continui a torturarti per un errore del passato. Sei un uomo buono, coraggioso, sensibile, leale. Il mio uomo, razza di maledetto testone > >.

< < Hermione, potrei non essere in grado di controllare delle armi così potenti > > dichiarò Ron, abbassando gli occhi per la vergogna. < < Potrei non avere l’animo puro o la volontà giusta per adoperarle in missione. La storia delle armi magiche è intrisa di sangue innocente, Hermione, il mio terrore è che anche le mie mani in futuro possano macchiarsi irrimediabilmente di rosso. Non potrei più guardarti negli occhi se dovesse accadere, non sarei più degno di stare con te > >.

Ron aveva deciso di mostrare ogni paura alla sua amata, altrimenti non avrebbe potuto più nemmeno mettere piede in quell’abisso. Quelle armi possedevano un potere micidiale, tale da far tremare le pareti, Ron lo sapeva bene, l’aveva percepito distintamente. Era davvero in grado di utilizzare un potere del genere? La sua scelta non riguardava soltanto il suo futuro lavorativo, era una questione di vita o di morte per le persone che avrebbe dovuto difendere una volta diventato Auror.

< < Il tuo animo è puro, amore > > replicò Hermione, senza esitazione.

La sua voce, sicuramente più addolcita, restava ugualmente determinata e forte, ma questa volta mostrava anche tutto l’amore che provava per lui. Ron non riuscì nemmeno a replicare, completamente rapito dalle parole della riccia.

< < Io lo so. Ne sono certa > > disse ancora la giovane strega, non distogliendo mai lo sguardo dal suo ragazzo. < < Farai la scelta migliore, io mi fido ciecamente di te, Ronald Weasley > >.

Le emozioni che Ron stava provando in quel momento erano così forti e profonde da mozzargli il respiro. Era incredibile quanta forza Hermione riuscisse a trasmettergli con poche parole. Nessuno al mondo, nemmeno i suoi familiari o Harry stesso, era in grado di caricarlo così tanto, di spingerlo verso una sfida sempre più dura. Con Hermione al suo fianco, Ron sentiva di non poter conoscere limiti o confini lungo il suo cammino. Poteva fare qualsiasi cosa, persino sfidare nuovamente quell’abisso infernale, per affrontare la scelta che avrebbe potuto cambiargli la vita per sempre.

In quel momento il rosso non si fidava della propria voce, per questo preferì annuire mostrando quanta più sicurezza possibile. Sorrise apertamente alla ragazza riflessa nello specchio magico, sperando con un semplice sguardo di farle comprendere quanto amore e quanta gratitudine provasse nei suoi confronti. La giovane strega che da tempo gli aveva rapito il cuore.
 
 
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Febbraio 1999
Campo di addestramento Auror- Archivio Segreto Stanza 612
Secondo giorno
 
Quella mattina Ron aveva incrociato Layla lungo i corridoi. Gli si mozzò il respiro quando la donna gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo. Gli occhi della sua maestra erano freddi, privi di qualsiasi emozione, a ulteriore testimonianza di quanto fosse seria riguardo la scelta che doveva ancora compiere. Il ragazzo non ricevette nemmeno un’occhiata da lei e se non si fosse spostato, forse la sua maestra lo avrebbe urtato come se nulla fosse. Una volta terminato il solito incontro serale con Hermione, il rosso aveva deciso di non addentrarsi tra i sotterranei dell’Archivio in piena notte, sebbene Layla Connors gli avesse garantito la possibilità di scendere in qualsiasi momento durante i tre giorni stabiliti. Così il primo giorno era trascorso senza niente di concreto.

Il secondo giorno iniziò come una normale giornata di addestramento, almeno in apparenza. Ron vagò diverse ore senza meta lungo le diverse aree del campo Auror, prima di decidere finalmente di riscendere nell’abisso pieno di chissà quali terribili segreti e misteri del mondo magico. La discesa fu traumatica come la prima volta, anzi forse ancora di più perché questa volta non c’era Layla ad accompagnarlo.

Il silenzio del corridoio di torce accese e porte rosse sigillate era pressoché assoluto, se non fosse per i passi lenti e timorosi del ragazzo sull’antico pavimento di pietra. Ron procedeva continuando a guardarsi da ogni lato, soprattutto alle sue spalle. Come nella prima discesa egli provò l’inquietante e sgradevole sensazione di essere seguito o meglio di essere osservato costantemente, come se occhi invisibili e malevoli seguissero ogni sua mossa durante tutto il tragitto. Il percorso lungo l’immenso corridoio sembrò infinito e quando finalmente Ron raggiunse la stanza 612 non poté evitare di provare un sospiro di sollievo, anche se pienamente consapevole del fatto che il peggio dovesse ancora arrivare. Di colpo si ricordò che Layla aveva pronunciato alcune parole rituali per entrare, ma dopo pochi secondi di attesa davanti alla porta blindata rossa, la serratura si sbloccò automaticamente con un suono intenso che lo fece trasalire.

Quando la porta rossa si aprì del tutto, Ron restò immobile sulla soglia davanti alle tenebre più profonde che sembravano pronte a ghermirlo e a inghiottirlo inesorabilmente. Cercando di tenere sotto controllo il tremore, Ron percepì distintamente il potere delle armi magiche, anche se era impossibile vedere qualsiasi cosa all’interno della stanza. Eppure erano lì e per un attimo al giovane mago gli parve persino di sentire una voce. Una voce che lo reclamava con forza dentro la stanza.

Per qualche minuto le gambe sembravano non voler collaborare. Come frutto di una razionalità inconscia, il suo corpo voleva impedirgli di entrare là dentro da solo. Restò lì immobile sulla soglia, combattendo con il senso di terrore sempre più forte. Ci volle tutta la sua forza di volontà per spingerlo a compiere il passo finale. Nella sua mente Ronald Weasley richiamò quasi con disperazione il volto di Hermione, il suo sorriso incoraggiante, la sua tipica espressione in cui traspariva tutta la sua intelligenza e sensibilità.

Voleva essere degno di lei, di una persona così straordinaria, con la quale era cresciuto e con la quale aveva condiviso gioie e dolori. Ora aveva persino avuto la possibilità di amarla e di essere ricambiato. Il minimo che poteva fare adesso era affrontare quella maledetta prova. Per il suo stesso futuro e per Hermione. Di colpo non c’era più alcuna paura o esitazione sul suo volto, solo la ferrea determinazione che l’aveva condotto fino a quel momento, la volontà scolpita nel sogno che aveva coltivato fin dalla più tenera età. Diventare un vero Auror. Strinse con forza i pugni martoriati da massacranti allenamenti e si fece avanti.

Si immerse sicuro e motivato nella più assoluta oscurità. Entrò nella stanza con una decisione tale da dimenticare persino la bacchetta per illuminare la sala. < < Lumos Maxima > > esclamò con forza, dopo diversi passi completamente immerso nel buio spettrale.

La sala si illuminò seduta stante con il familiare incantesimo di illuminazione e gli occhi del giovane si posarono immediatamente sulle tantissime armi argentate appese alla parete bianca come il latte. Ron si sforzò di controllare il respiro come poteva mentre si avvicinava ad esse. La sensazione di smarrimento scatenata da queste armi era quasi paralizzante. Questa volta Ron lottò duramente per resistere alla paura e all’orrore. Il desiderio di voltarsi indietro e fuggire era forte, ma la giovane recluta riuscì a contrastarla.

Nella stanza non doveva esserci nessuno, ma all’improvviso il giovane mago iniziò ad udire sempre più distintamente delle voci. Sobbalzò spaventato, affrettandosi a puntare la bacchetta illuminata verso ogni angolo di quell’Archivio segreto, verso i libri riposti in innumerevoli scaffali, verso i vecchi e polverosi mobili e  poi di nuovo verso le armi.

< < Che diavolo….. > > si ritrovò ad esclamare quasi senza volerlo.

Nella sala non c’era traccia di nessuna presenza fisica, di questo poteva esserne certo. Eppure Ron continuava ad udire delle voci, anche se non riusciva a distinguere nessuna parola. Si concentrò a fondo, tenendo la bacchetta pronta all’uso. Con cautela e pronto a difendersi in qualsiasi momento, il ragazzo si avvicinò alle armi argentate e via via che si avvicinava le voci diventavano sempre più forti. Con un brivido lungo la schiena, il rosso comprese che non si trattava di vere parole o frasi sussurrate da chissà quale antica magia. Ciò che udiva ora con maggiore chiarezza erano dei veri e propri lamenti. Lamenti di pura sofferenza. Lamenti di morte e provenivano direttamente dalle armi magiche.

La prima volta che si era avvicinato a quegli oggetti non aveva sentito nulla di tutto questo, forse perché non aveva osato avvicinarsi così tanto come in quell’occasione. < < Forse si tratta di una qualche forma di magia antica > > provò a riflettere ad alta voce, cercando di ignorare i lamenti sempre più forti, ma quel pensiero svanì velocemente. Immediatamente divenne chiara la consapevolezza che quelle voce sofferenti fossero ben altro.

Non sapeva da dove provenisse la sua sicurezza, eppure Ron era certo come poche volte nella sua vita che i lamenti appartenessero alle innumerevoli vittime che quelle armi magiche avevano causato nel corso dei secoli. Provò un altro brivido di freddo lungo la schiena nel percepire che il numero dei morti fosse incalcolabile, forse troppo da descrivere o da sopportare per un essere umano dotato di coscienza.

< < Non posso continuare così > > si disse, mentre la voglia di fuggire rischiava di sopraffarlo. Doveva imporsi di fare dei passi avanti in quella ricerca, continuare a riflettere o a soffermarsi sulla pericolosità di quegli oggetti non lo avrebbe aiutato per nulla.

Respirando profondamente, Ronald Weasley chiuse gli occhi per alcuni secondi, per poi riaprirli con l’intenzione di non lasciarsi più sopraffare dalla paura. Dopo un momento di riflessione il ragazzo decise di soffermarsi su un’arma alla volta, per poter ponderare ogni dettaglio e per poter così scegliere con cura fin dove possibile. Così, quasi automaticamente i suoi occhi si posarono, come primo obiettivo, su una maestosa e lucente lancia argentata. Era una delle armi più grandi e vistose tra quelle presenti. Era facilmente passata sotto il suo sguardo.

Indubbiamente si trattava di un oggetto magnifico, di pregevolissima fattura. Da quando era diventato un allievo del direttore della Divisione Omega, Ron aveva avuto modo di studiare a fondo e persino ad apprezzare numerose tecniche di combattimento babbane, sotto la severa supervisione di Layla Connors. Alcune di queste erano molto antiche, altre, invece, più moderne e molte di esse prevedevano l’uso di armi. Quella lancia sarebbe potuta diventare un’estensione della sua bacchetta. L’altro strumento che lo avrebbe accompagnato durante le sue missioni da Auror. L’arma era bellissima, trasudava un’incredibile potenza che per un istante rischiò di sopraffarlo, al punto da alzare leggermente una mano per toccare il prezioso argento, quasi in preda ad un’avidità completamente estranea alla sua personalità.

Alla fine riuscì a trattenersi profondamente turbato da quella sensazione e si sforzò a riflettere. Un’arma del genere poteva essere estremamente difficile da maneggiare e soprattutto da utilizzare insieme alla bacchetta durante un combattimento. Non doveva essere troppo precipitoso. Ronald Weasley squadrò meglio la lancia appesa alla parete bianca, cercando con il solo sguardo di carpirne quanti più segreti possibili. L’aria di forza della lancia argentata era così ammaliante, forse brandendo quell’arma Ron avrebbe davvero potuto sottomettere qualsiasi nemico. D’altro canto il suo compito come Auror sarebbe stato quello di sconfiggere ogni nemico per salvare degli innocenti. Quella lancia poteva davvero donargli una potenza così devastante da sovrastare qualsiasi magia, come una tempesta implacabile in grado di annientare anche la più resistente delle navi.

Come risposta ad un richiamo oscuro, i lamenti delle anime perdute divennero ancora più forti e inquietanti, quasi avessero intuito le intenzioni del giovane, il cui volto era ormai bagnato da sudore e lacrime di puro nervosismo. Ron distolse lo sguardo solo per un istante, sopraffatto da un’ondata di emozioni troppo forti da sopportare e fu allora che accadde. Quando i suoi occhi si posarono di nuovo sulla lancia, l’oggetto non era più argentato. Con un urlo di puro terrore che gli bruciò la gola, Ron osservò la lancia appesa alla parete completamente grondante di sangue. Le altre armi erano sparite, la parete non più bianca era sporca di sangue. Dal manico alla punta l’orribile liquido rossastro gocciolava lentamente lungo le pareti fino al pavimento, mentre i lamenti si trasformarono in terribili urla cariche di sofferenza e odio.

Davanti agli occhi spalancati del giovane mago si presentarono cruente scene di battaglia. Venne catapultato in un mondo di massacri e violenze indescrivibili. La lancia d’argento era il centro di quell’orribile realtà. Nella visione Ron non riuscì a squadrare con certezza i vari portatori che si erano succeduti, ma era poco rilevante. Uomini, donne, anziani e persino bambini…..nessuno riceva la benché minima forma di compassione o pietà. I portatori della lancia dal volto sconosciuto sembravano come impossessati da un potere illimitato e terribile. Un potere che richiedeva come forma di pagamento l’umanità e forse l’anima stessa dell’utilizzatore.

Ron non poté stabilire per quanto tempo restò prigioniero di quell’incubo, fino a quando da un momento all’altro si ritrovò disteso sul pavimento nella più completa oscurità. Per diversi secondi gli risultò impossibile tornare a respirare normalmente. Le urla non si sentivano più, ma ora era lui che urlava portandosi le mani alla gola. Nella caduta il rosso aveva perso la bacchetta, estinguendo l’incantesimo di luce e lasciandolo completamente al buio.

Qualche secondo dopo finalmente smise di urlare. Ron tentò di alzarsi con estrema fatica e nel farlo un intenso malessere lo costrinse a rimettere il poco che aveva mangiato a colazione. Non fu facile ritrovare la bacchetta, Ron la cercò disperatamente con le mani, non potendo sopportare di restare in quella stanza degli orrori un minuto di più. Quando finalmente con la mano la ritrovò, il giovane mago si affrettò a illuminare la stanza. Sembrava che tutto fosse accaduto nella sua mente, perché tutte le armi magiche si trovavano ai loro posti, compresa la lancia d’argento portatrice di innumerevoli massacri.

Ronald Weasley corse verso l’uscita senza guardarsi indietro. Fu così che trascorse anche il secondo giorno.
 
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Da quando aveva finalmente iniziato la sua relazione con Hermione, Ron non si sarebbe mai aspettato una nottata così traumatica, al punto che non riuscì nemmeno a trovare quella solita voglia irrefrenabile di contattarla, di parlare con lei, di vedere il sorriso che tanto adorava.

Quello che aveva visto durante il corso di quella seconda giornata lo tormentava. Il giovane mago non era per nulla estraneo alla morte e alla violenza, aveva combattuto una guerra in prima linea, perdendo amici e soprattutto perdendo suo fratello maggiore. Eppure ciò che era stato costretto a vedere con i propri occhi in quell’abisso infernale non era un semplice combattimento tra bene e male. Si trattava di un massacro senza precedenti, compiuto da un essere umano, da persone che si sentivano in diritto di poter seminare la morte come meglio credevano, con sconcertante facilità e leggerezza.

Di nuovo subentrò la paura. Una paura paralizzante che un potere del genere potesse corromperlo, portarlo a trasformarsi in un mostro di pura follia omicida. Il solo pensiero lo lasciò senza fiato. Quella sera Harry si accorse benissimo dello stato d’animo dell’amico, il quale mangiò e parlò pochissimo prima di ritirarsi nella sua stanza. Il moro voleva disperatamente parlargli, provare a farlo stare meglio, ma alla fine decise di non farlo. Forse quella era una battaglia che Ron avrebbe dovuto combattere e vincere da solo. Poteva ben immaginare quali potessero essere i tormenti del suo migliore amico.

Quella sera, pur con un doloroso groppo alla gola, il rosso si sforzò di ignorare le numerose chiamate allo specchio magico della sua ragazza. Hermione lo chiamò moltissime volte, ma lui non si fece né vedere né sentire, restando nascosto in un angolo e sperando di farle credere di non trovarsi nella stanza. In realtà desiderava ardentemente parlare con lei o anche solo semplicemente poter ammirare il suo sorriso, eppure l’immagine della lancia insanguinata continuava a perseguitarlo e a presentarsi dinnanzi ai suoi occhi, quasi come fosse lui il colpevole di quelle stragi. Non voleva coinvolgere Hermione in ciò che aveva visto, almeno non prima di aver affrontato meglio la cosa.

Quando la sua ragazza, visibilmente scossa e affranta, si arrese, Ron si coricò pienamente consapevole che non sarebbe riuscito a prendere sonno per molte ore. Restò così tanto tempo a fissare il soffitto nel buio della sua stanza o semplicemente a cambiare continuamente posizione sotto le coperte. Qualche volta lanciava delle occhiate cariche di tristezza allo specchio magico ormai pieno di così tantidolci ricordi. Il momento della scelta finale si avvicinava, l’ultimo giorno era alle porte e non c’era più modo di evitare quella scelta. Tutta la sua carriera e la sua vita si sarebbe potuta seriamente decidere da lì a qualche ora.

Le domande che lo ossessionavano erano sempre le stesse. Poteva realmente disporre di un potere così grande? Possedeva la forza necessaria per controllare quelle armi oppure si sarebbe trasformato anche lui in un mostro assetato di sangue come i suoi predecessori? Proprio quell’eventualità aveva il potere di spaventarlo più di ogni altra cosa, perché una fine del genere lo avrebbe portato a perdere tutte le persone che amava, soprattutto la sua Hermione.

Layla Connors era stata decisamente chiara, la sua scelta sarebbe stata definitiva ed era l’unica speranza di poter diventare un vero Auror della Divisione Omega. Preso dalla tensione, Ron si mise a sedere, era inutile continuare inutilmente a tentare di prendere sonno. Si alzò, dirigendosi verso la cucina. Grimmuld Place era estremamente silenziosa e spettrale quella sera, quasi in ricordo dei vecchi tempi prima del restauro. Il giovane fece un sorriso amaro, riflettendo che forse percepiva quell’atmosfera a causa dei suoi tormenti interiori.

Una volta raggiunta la cucina, si servì un abbondante bicchiere di succo d’arancia sperando di calmarsi. L’effetto fu rinfrescante e lo aiutò a calmare il suo battito cardiaco. Continuò a bere, godendosi la tranquillità e il silenzio dell’antica casa dei Black.

< < Me ne verseresti un bicchiere? > > chiese una voce familiare alle sue spalle dopo qualche minuto di solitudine.

Ron si sorprese di quanto fosse diventato silenzioso il passo di Harry. Nonostante il suo attuale stato d’animo, il rosso avrebbe dovuto teoricamente percepire la sua presenza alle spalle. Evidentemente anche l’allenamento del suo migliore amico procedeva con grandi risultati. Ciò non cambiava il fatto che si sarebbe dovuto esercitare di più nell’allenamento sulla percezione del nemico

Mentre il moro prendeva posto accanto a lui, Ron gli versò un bicchiere di succo non ancora pienamente sicuro di voler intraprendere una discussione con Harry, sebbene apprezzasse molto le sue intenzioni.

< < Anche tu non riesci a prendere sonno? > > chiese il rosso, con tono leggero, non volendo sembrare scontroso.

Il salvatore del mondo magico bevve lentamente un piccolo sorso prima di rispondere. < < Che tu ci creda o no, i dolori dell’allenamento di oggi mi tormentano più delle altre volte e non posso continuare ad abusare di quei maledetti antidolorifici babbani. Forse Kingsley ha un po’ esagerato questa volta. Per favore non dirlo a tua sorella > >.

Ron sorrise con calore, ben immaginando quale potesse essere la reazione di Ginny. Dopo mesi di allenamento con Layla Connors, il rosso ancora temeva un possibile incontro tra la sua mestra ed Hermione. < < La mia bocca è sigillata, non preoccuparti. È anche nel mio interesse > > scherzò il rosso, prima di tornare serio.

< < Sei preoccupato per la tua prova finale, Harry? Ti vengono mai dei dubbi sulla strada che hai scelto? > > gli domandò Ron, osservandolo attentamente.

Harry ricambiò lo sguardo estremamente concentrato dell’amico. Poteva vedere quanto fosse turbato. < < Penso che sia normale avere dei dubbi o essere preoccupati, Ron. D’altro canto ci siamo scelti non proprio il più semplice dei mestieri. Gli Auror Incursori sono da sempre inseriti nel pieno dell’azione, per cui è normale avere paura. Non dovremo soltanto indagare o combattere, dovremo soprattutto salvare delle vite. Credo che la stessa valga anche per la Divisione Omega, alla fine l’unica cosa che cambia è lo stile di combattimento > >.

Ron si sentì leggermente in colpa. Così ossessionato dai suoi problemi, per molti giorni non si era premurato di chiedere come stesse andando l’allenamento di Harry e la stessa cosa in verità era accaduta anche con Hermione. Da quanto non chiedeva alla sua ragazza di come lei stesse trascorrendo quelle lunghe settimane ad Hogwarts? Così come era dura per lui, lo era anche per lei, forse persino di più.
< < Perdonami, Harry, io non intendevo…. > >.

Harry lo interruppe alzando lentamente una mano. < < Non ti devi scusare, Ron. È normale che tu sia così preoccupato. Pochi si sono trovati a dover affrontare scelte del genere. Hai tutto il diritto di sentirti spaesato e confuso > >.

Pur non perdonando il proprio comportamento, Ron provò un forte senso di gratitudine nei confronti del suo migliore amico. < < Ti ringrazio, Harry > > gli rispose sinceramente.

I due ragazzi si sorrisero a vicenda continuando a gustare la bevanda rinfrescante all’arancia. Restarono in silenzio, mentre la notte continuava a trascorrere senza che nessuno dei due trovasse il bisogno di tornare a letto, nonostante la giornata dura che sicuramente attendeva entrambi. Passò diverso tempo prima che Harry si decidesse a riprendere l’argomento e lo fece in un modo del tutto inaspettato.

< < Ti ricordi il nostro sesto anno ad Hogwarts? > > gli chiese il moro a bruciapelo.

Sorpreso per la domanda, Ron gli lanciò un’occhiata perplessa prima di rispondere. < < Domanda sciocca, Harry > > disse, senza malizia. Passato il momento di sorpresa, fece una smorfia come di stanchezza ed esasperazione. < < I nostri anni ad Hogwarts saranno un tantino difficile da dimenticare anche tra decine di anni. Per inciso, durante il sesto anno sono stato un vero stronzo più delle altre volte > >.

< < E non solo con Hermione. Anche verso di te e mia sorella > > aggiunse il rosso, lanciando un’occhiata all’amico.

< < Piantala con i sensi di colpa, Ron. Eravamo dei ragazzini e non è questo il punto > >.

< < Allora dove vuoi arrivare? > > domandò Ron, leggermente spazientito.

< < Le lezioni di Silente. Quelle notturne > > esclamò il moro con tono severo e freddo.

Ron non se lo aspettava. < < Gli incontri con il Pensatoio > > disse il rosso, stupito.  

Harry annuì gravemente, perso tra i ricordi di quel viaggio che Silente lo aveva costretto a fare un anno prima del definitivo inizio della caccia agli Horcrux. < < Con quelle lezioni Silente mi condusse lungo un percorso oscuro, Ron. È una cosa a cui ho pensato spesso in questi mesi e se ci rifletti bene non è molto diverso da tutto ciò che ci è capitato nel corso delle nostre disavventure > >.

< < Ma di che diamine stai parlando, Harry? > > chiese il rosso, aggrottando la fronte.

< < Parlo del passato di Voldemort, Ron > > replicò Harry, con voce sicura. < < Della sua vita, di come sia arrivato ad essere uno dei peggiori mostri della storia del mondo magico. E’ stato Silente a permettergli di fare una scelta. La scelta di imparare ad usare e a controllare un potere per certi versi mostruoso, che la maggior parte degli esseri umani neanche immagina possa esistere nella realtà > >.

Finalmente Ron cominciò a capire il discorso dell’amico. < < La magia > >.

< < Già > > convenne il suo amico. < < La magia > >.

< < Pensaci, quante cose orribili si possono commettere con la magia, Ron. Io e te l’abbiamo visto, l’abbiamo provato sulla nostra pelle. La magia può ferire e può uccidere. Eppure questo non ci porta a scegliere di non utilizzarla più. Siamo maghi e usiamo la magia. Siamo noi a scegliere come usarla > >.

< < Ma queste armi, Harry > > protestò Ron debolmente, non sapendo neanche bene cosa dire < < Sono diverse. Quello che ho visto oggi…… > >.

< < Non c’è bisogno di dirlo > > lo interruppe Harry con forza, stringendo il bicchiere quasi del tutto vuoto. < < Non posso sarere cosa hai visto con certezza, anche se lo posso immaginare. Però, Ron, la magia viene usata dall’uomo, così come queste armi. Sta nel suo possessore. Pensaci, maledizione, pensa anche solo a quello che si può fare con una bacchetta. I miei genitori, tutti gli amici che abbiamo perso............ Fred. La magia ci ha portato via tanti affetti, amico mio > >.

Ron non potè fare a meno di tremare e a nulla servì stringersi con forza le braccia.

< < Tu sei un uomo buono e non farai mai le cose che hai visto. Io lo so, ti conosco come me stesso. Sei il mio migliore amico, il fratello della ragazza che amo e sei il fidanzato di Hermione che per me è come una sorella. Noi tutti abbiamo fiducia in te, non importa quale scelta farai e non importa il potere che otterrai domani. Qualunque esso sia, saprai usarlo nel migliore dei modi, ne sono certo > >.

Le parole di Harry fecero provare al rosso un’intensa sensazione di sollievo mista ad una strana euforia. La voce del moro manifestava una fiducia incrollabile verso il proprio migliore amico. Ne avevano passate tante insieme, il loro legame era indissolubile. Forse Ron non l’avrebbe ammesso apertamente, ma in quel momento la fiducia della persona che aveva per tanto tempo ammirato e invidiato al tempo stesso sarebbe potuto diventare essenziale per affrontare il terzo e ultimo giorno. Il giovane Weasley strinse con forza i pugni e non fece nulla per asciugare una lacrima solitaria che gli solcò tutto il viso. Cercò di nasconderla distogliendo lo sguardo, ma non fu per niente sicuro di esserci riuscito.

Harry Potter non disse altro mentre riponeva il bicchiere ormai vuoto sul lavello della cucina. Prima di dirigersi verso la propria camera, posò con fare incoraggiante una mano sulla spalla ancora leggermente tremante dell’amico.

< < Va e fa la tua scelta, Ron. Sconfiggi la paura come hai sempre fatto > >.

< < Lo farò > > rispose Ron, quasi sussurrando.

< < E grazie, Harry > >.
 
 
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Terzo giorno
 
Per la terza e ultima volta la recluta Ronald Weasley si ritrovò di fronte l’ormai familiare stanza 612 dell’Archivio segreto degli Auror. La porta era aperta così come l’aveva trovata il giorno precedente, ma da lì a qualche ora si sarebbe chiusa per sempre e in quel caso Ron avrebbe dovuto abbandonare definitivamente tutti i suoi sogni di Auror. Ron controllò per l’ennesima volta il proprio respiro. Chiuse gli occhi per qualche secondo prima di recitare l’incantesimo per illuminare la stanza delle armi, per poi addentrarsi deciso nell’oscurità fitta. I lamenti di morte furono immediatamente udibili, ma lui si sforzò di ignorarli. Si posizionò a ragionevole distanza dalla parete bianca, sperando così di poter tenere sotto controllo l’ondata indecifrabile sofferenza scatenata dalle armi magiche, almeno per poterle studiare con più lucidità.

La tattica non funzionò del tutto. Ron si sforzò a mantenere la mente lucida per iniziare l’ultima e definitiva analisi, ma era molto difficile concentrarsi in quel luogo di morte. Per prima cosa si soffermò su una spada argentata, un’arma bellissima e maestosa come la lancia. Ancora una volta bastarono pochi minuti di studio concentrato e Ron finì catapultato in un mondo imprecisato di violenze insensate e orribili carneficine. Questa volta, però, il ragazzo tenne duro e si costrinse con le lacrime agli occhi a fare da spettatore a così tanta morte e distruzione, fino a quando ritornò con nella stanza delle armi sebbene il suo corpo non si fosse mai spostato.

Barcollando ancora una volta Ron dovette vomitare la scarsa colazione di quella mattina. Con la bacchetta si apprestò a illuminare e a studiare altre armi: bastoni ferrati, pugnali lucenti, scuri di vario tipo, asce mastodontiche e infine quelle che sembravano proprio delle armi babbane da fuoco. Nessuna di esse spinse il rosso verso una scelta sicura, ognuna di quelle armi portava sempre alla stessa conclusione: quegli oggetti erano stati creati unicamente per fare del male. Erano armi di distruzione e non di difesa. Sebbene lontano dallo scegliere definitivamente, il rosso si rifiutava comunque di arrendersi e continuò la sua ricerca con la fronte grondante di sudore.

Si spostò bruscamente una ciocca di capelli fradici davanti agli occhi e continuò a fissare la parete. Non c’era più tempo per le esitazioni e non avrebbe potuto lasciare quella stanza senza prima aver scelto una di quelle armi maledette. Ron cercò di rilassarsi per quanto possibile, concentrandosi sulle armi che non aveva ancora analizzato. Incredibilmente ormai riusciva a ignorare quasi del tutto i lamenti e le urla che riecheggiavano in tutta la stanza. La sua ricerca continuò a portare gli stessi deludenti risultati per molte ore, fino a quando il suo sguardo si posò sull’ennesima arma argentata da analizzare e per un attimo il giovane mago restò letteralmente senza fiato. A differenza delle altre armi, in questo particolare oggetto rotondo fatto dello stesso argento di tutte le altre, Ron vide una storia molto più complessa. Non era mai accaduto durante quell’assurda e drammatica ricerca e la cosa lo sconcertò.

Ron percepì chiaramente la differenza e a conferma di ciò venne per l’ennesima volta catapultato verso un passato lontano, questa volta però pieno sia di luci che di ombre. Indubbiamente anche quest’arma era stata utilizzata per compiere massacri, eppure il giovane mago vide anche qualcos’altro. In origine pare che quell’arma dall’aspetto circolare venne creata per uno scopo completamente diverso rispetto alle altre armi magiche. Uno scopo quasi esclusivamente difensivo. A differenza di ciò che aveva visto in precedenza, Ron osservò incantato il coraggio e la nobiltà che alcuni dei tanti possessori nel corso dei secoli avevano dimostrato nell’utilizzo di quell’arma. Era come aveva detto Harry, si trattava unicamente di decidere come usare il potere di cui si è dotati.

Di tanto in tanto anche quell’arma veniva presa in possesso da persone immeritevoli, era come se bene e male si fossero contesi l’arma d’argento in una battaglia secolare senza vincitori. Di certo Ron non aveva percepito conflitti del genere per le altre armi magiche che aveva attentamente analizzato. Come per le altre volte, il viaggio mentale tra un susseguirsi frenetico di epoche storiche terminò riportandolo nella realtà, ma Ron non se ne accorse nemmeno tanto era concentrato. I suoi occhi restavano puntati fissi sull’arma rotonda appesa alla parete bianca.
Senza rendersene conto il ragazzo sollevò il braccio libero. Senza esitazione e senza alcun tentennamento. Si trattava di un movimento fluido, del tutto naturale. Sganciò l’arma argentata dalla parete, il tocco della mano sul metallo gli procurò un’intensa scarica elettrica, ma non se ne preoccupò. La sensazione di dolore fu soltanto passeggiera L’arma era estremamente pesante e dovette sforzarsi per sostenerla.

Con sguardo assorto Ron continuò a fissare l’oggetto, mentre i lamenti e le urla erano scomparsi del tutto. Solo in quel momento la giovane recluta si rese conto di aver finalmente compiuto la sua scelta. Si aspettava di sentirsi spaesato e spaventato e invece il suo animo era sereno e sicuro di quello che l’istinto lo aveva portato a fare.

Ronald Weasley uscì dalla stanza 612 senza voltarsi indietro. Anche se stanco e provato, il suo volto mostrava una ferrea determinazione, i suoi occhi blu oceano erano accesi come non mai e fissi sull’uscita dinnanzi a sé.

Si sentiva pronto a proseguire il suo cammino. Finalmente la scelta era stata fatta.

Ronald Weasley aveva scelto l’imponente scudo d’argento.
 
 
FINE DEL CAPITOLO  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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