Risoluzione 1: Tooru usa il contenuto della boccetta
Erano passati esattamente sette anni da quell’evento.
E Tooru si era sentito in colpa fin dal preciso istante in cui aveva svitato il tappo di quell’ampollina.
In colpa e un traditore.
Nei confronti di se stesso, dei suoi compagni, della sua famiglia, dei loro stessi sostenitori…
E non aveva gioito neppure per un istante.
Come aveva potuto fare una cosa del genere? Lui, che era un condottiero nato – non a caso era nato lo stesso giorno del grande Alessandro Magno – sempre avanti in prima linea, a testa alta.
Lui che non scappava mai di fronte alle difficoltà.
Lui che era non solo l’alzatore della squadra, e quindi colui il quale ne orchestrava le azioni, ma anche e soprattutto ne era il capitano. E li aveva condotti, con quella sua scelta egoistica, a un vero e proprio stillicidio. Perché la squadra non era pronta ad affrontare i Campionati Nazionali e l’aveva vista disgregarsi davanti ai suoi occhi. Forse perché, con quel peso opprimente del senso di colpa, di aver ingannato, non ci aveva creduto lui per primo abbastanza. E, al contempo, si dava dello stupido per non essere stato in grado di sfruttare quell’occasione.
Ma da tutta quell’esperienza una cosa non era cambiata. Il suo orgoglio.
Quel sentimento di rivalsa, di riscatto, quasi di espiazione per ciò che aveva fatto accettando quel compromesso diabolico di cambiare un evento del proprio passato, era divampato come un fuoco dentro di lui.
E Tooru aveva dimostrato, stava dimostrando!, al mondo intero il suo valore.
Inarrestabile.
Aveva iniziato a splendere ancora di più, la sua luce a rifulgere, perché mai niente e nessuno avrebbero potuto offuscarla.
Perché laddove i più in qualcosa che si conclude vedono solo una fine inesorabile, un condottiero, un re vede un nuovo inizio.
Erano passati esattamente sette anni da quell’evento.
E Tooru si era sentito in colpa fin dal preciso istante in cui aveva svitato il tappo di quell’ampollina.
In colpa e un traditore.
Nei confronti di se stesso, dei suoi compagni, della sua famiglia, dei loro stessi sostenitori…
E non aveva gioito neppure per un istante.
Come aveva potuto fare una cosa del genere? Lui, che era un condottiero nato – non a caso era nato lo stesso giorno del grande Alessandro Magno – sempre avanti in prima linea, a testa alta.
Lui che non scappava mai di fronte alle difficoltà.
Lui che era non solo l’alzatore della squadra, e quindi colui il quale ne orchestrava le azioni, ma anche e soprattutto ne era il capitano. E li aveva condotti, con quella sua scelta egoistica, a un vero e proprio stillicidio. Perché la squadra non era pronta ad affrontare i Campionati Nazionali e l’aveva vista disgregarsi davanti ai suoi occhi. Forse perché, con quel peso opprimente del senso di colpa, di aver ingannato, non ci aveva creduto lui per primo abbastanza. E, al contempo, si dava dello stupido per non essere stato in grado di sfruttare quell’occasione.
Ma da tutta quell’esperienza una cosa non era cambiata. Il suo orgoglio.
Quel sentimento di rivalsa, di riscatto, quasi di espiazione per ciò che aveva fatto accettando quel compromesso diabolico di cambiare un evento del proprio passato, era divampato come un fuoco dentro di lui.
E Tooru aveva dimostrato, stava dimostrando!, al mondo intero il suo valore.
Inarrestabile.
Aveva iniziato a splendere ancora di più, la sua luce a rifulgere, perché mai niente e nessuno avrebbero potuto offuscarla.
Perché laddove i più in qualcosa che si conclude vedono solo una fine inesorabile, un condottiero, un re vede un nuovo inizio.