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Autore: Justice Gundam    12/10/2023    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 21 – Ma non altrettanto per un'esecuzione

 

 

oooooooooo

 

Nello stesso momento in cui le vicende della famiglia Aldinn si stavano svolgendo...

Nella sua stanzina privata a Cittadella Volshyenek, Fedra era seduta sul suo letto a gambe incrociate, con addosso soltanto un leggero top di tela bianca e un paio di pantaloncini corti. Immersa nell'oscurità, con gli occhi semichiusi e la mente intenta a pensare agli eventi degli ultimi tempi, la caligni sospirò e congiunse le mani davanti al petto, nel tentativo di rilassarsi e meditare un po'. Sfortunatamente, in quel momento la sua mente stava galoppando come un destriero, e la giovanissima caligni non riusciva a darsi pace per quanto era accaduto quel giorno. Il fatto che si stesse aprendo una spaccatura tra lei e i fratelli Aldinn... non aiutava di certo.

"Il processo si è concluso." mormorò Fedra, scimmiottando l'attendente di Kressida che aveva dato la notizia. "La regicida è stata imprigionata e... aaaah, tutte stronzate!"

Fedra si alzò di colpo dal letto e cominciò a camminare furiosamente su e giù per la stanza, pestando di tanto in tanto i piedi nudi sul pavimento. "Un'innocente sta per rimetterci la pelle e noi... noi che facciamo? Per ordine della comandante Kroft non possiamo intervenire! Sono tutte stronzate!"

A differenza di Krea, che si sentiva smarrita davanti a quella situazione, Fedra era piena di rabbia e livore. Non si dava pace al pensiero che una donna innocente fosse stata messa in galera e spacciata per Trinia, per poi essere condotta al patibolo. "E' così che fanno le cose, nelle grandi città? Dobbiamo sottostare a questi ordini assurdi soltanto perchè è la legge? Che differenza c'è tra questo modo di fare e gli owb che tiranneggiano il popolo oscuro, mi domando!" sibilò Fedra, continuando a passeggiare avanti ed indietro per la stanzina. La stanza di Fedra era in effetti una camera piuttosto spartana - tutto quello che si trovava in quella camera era un letto ben tenuto, un manichino per armature e una bassa credenza la cui porta era chiusa con un lucchetto. Sopra la credenza era stato appoggiato un libriccino tenuto aperto e una bottiglia d'acqua, dalla quale Fedra prese un sorso.

Sentendosi più calma ma stancata dall'arrabbiatura, Fedra si sedette di nuovo sul suo letto e sospirò, tenendosi la fronte con una mano. "Se solo lo avessimo saputo, io e Kendra non ci saremmo mosse dalla nostra comunità. E ora magari lei sarebbe ancora viva... aaaah, al diavolo!"

Desiderosa di dare sfogo alla sua rabbia, Fedra battè un pugno sul tavolo, con abbastanza forza da far barcollare la bottiglia che vi era appoggiata, e restò a riprendere fiato. Prima che si potesse staccare da lì, sentì qualcuno bussare alla porta e alzò lo sguardo per rispondere.

"Un attimo che mi rivesto!" esclamò la ragazzina con fastidio. Fedra si affrettò a recuperare i suoi vestiti di tutti i giorni e se li infilò nel giro di pochi minuti, poi corse ad aprire la porta... e vide che a bussare era stato Kostur, che in quel momento aspettava con la schiena appoggiata al muro accanto alla porta.

"Disturbo, Fedra?" chiese il mezzorco con un sarcasmo quasi palpabile. "Visto che ti si sente dal corridoio... ho avuto la vaga sensazione che qualcosa ti turbasse."

Fedra sospirò e si rimise un po' a posto i vestiti. "Qualcosa mi turba..." disse con fare stizzito. "Tu vieni a bussare alla porta del mio alloggio e mi chiedi se qualcosa mi turba."

Per qualche istante si fermò come per fare ordine nei suoi pensieri, ma quando proseguì, il suo tono non era molto meno nervoso. "Mettiamola così. Ho ammazzato Devargo con le mie mani dopo che Majenko gli ha fatto un bel ricamino sulla faccia. Poi siamo usciti e ho visto quel derro appeso a testa in giù con tanto di cartello sul quale era scritta una strana frase. Niente di strano, davvero. Anzi, ero contenta di come stessero andando le cose, se non fosse che poi... ultime notizie, hanno arrestato Trinia."

"Lo so..." rispose Kostur, annuendo lentamente e con rabbia trattenuta. "Anch'io ero preoccupato. Anzi, come hai potuto vedere ero fuori di me. Certo, abbiamo scoperto che era salva, grazie agli dei, ma anche se quella che è stata condannata non è Trinia, questa faccenda puzza lontano un miglio. Possono inventarsi tutte le balle che vogliono sul fatto che devono tenere buona la popolazione di Korvosa, ma resta il fatto che stanno condannando una che non c'entra niente con i casini di Korvosa." affermò. "E la cosa che mi dà fastidio, è che Krea si sta bevendo tutte queste cazzate."

"Ecco, vedi? Condannano una popolana..." cominciò a dire Fedra, ma si interruppe di colpo. "Come? A-aspetta un momento, cosa vorresti dire che non c'entra nulla? Certo che i popolani non c'entrano nulla!"

Kostur grugnì. "Non lo sai, Fedra? La comandante Kroft mi ha detto che hanno deciso di giustiziare una carcerata che era già stata condannata alla pena capitale e che proviene dalla Volta Testa di Morto." affermò, facendo il nome della prigione più temuta di Korvosa, riservata solo per i criminali più spregevoli e pericolosi.

"E tu... non ci credi?" chiese Fedra con tono incerto.

Il mezzorco scosse la testa scettico. "Nè io nè la comandante Kroft, se è per quello. Infatti devi sapere che la comandante Kroft ha controllato i registri... e sorpresa delle soprese, ha scoperto che erano registrate 18 prigioniere donne di cui una matricola. E indovina un po'? Hanno preso proprio la matricola."

Fedra si chiuse nel silenzio e riprese a passeggiare per la stanza, per poi tirare un lieve pugno al muro. "Merda... ma allora noi cosa siamo, soltanto delle pedine che la burocrazia di questa città muove a suo piacimento?" esclamò.

"Non lo so, ma ti dirò... ho paura." rispose Kostur.

Ed era vero, purtroppo. Fedra guardò verso il suo compagno e per la prima volta da quando si erano incontrati, lo vide veramente ansioso e spaventato, malgrado stesse mantenendo la calma in maniera ammirevole. Davanti a lei non c'era più il risoluto detective pronto a seguire anche i casi più difficili, ma un piccolo mezzorco pieno di incertezza.

"Ti fidi della comandante Kroft?" sussurrò Fedra.

Kostur disse di sì con la testa, cercando di mostrarsi più deciso. "Di lei sì. E' della regina che non mi fido." mormorò, come se stesse cercando di non farsi sentire da nessuno se non dalla sua compagna.

I due avventurieri restarono in silenzio per un po' prima di sentire un suono di passi che si avvicinavano. Contento di avere finalmente un po' di distrazione, Kostur guardò in direzione dei passi, e fu lieto di vedere che si trattava di Grau Soldado, che ora era in forma decisamente migliore, con addosso un'uniforme impeccabilmente pulita, armatura tirata a lucido e sbarbato.

"Buongiorno, investigatore Kyle... agente Fedra..." disse Grau, facendo un saluto appena giunto a pochi passi da loro, e subito ricambiato dai due agenti. "Perdonate il disturbo, ma avrei bisogno di parlarvi. Se in questo momento non siete occupati, si intende."

Fedra e Kostur si guardarono, un po' dubbiosi, per poi rivolgersi nuovamente al giovane sergente. "Buongiorno, sergente Soldado! La vedo bene, oggi. Ci dica pure, che novità ci sono?" chiese il mezzorco. Fedra si affrettò a sistemarsi i capelli ed infilarsi un paio di stivali.

"Niente di eclatante, in effetti... volevo solo confermarvi che l'esecuzione è confermata per il tramonto, e che voi siete stati scelti per fare parte del blocco che presenzierà all'evento. Tuttavia... avrei anche bisogno di chiedervi un favore personale." rispose Grau, per poi schiarirsi la voce e cercare le parole giuste per una domanda che per lui era molto importante. "Sareste disposti ad accompagnarmi all'accademia Orisini?"

Kostur corrugò la fronte dubbioso e guardò verso Fedra, che aveva appena finito di mettersi gli stivali. La graziosa caligni alzò le spalle, come per dire che per lei era lo stesso. "Beh, per noi non è certo un problema." affermò l'investigatore mezzorco. "Ha per caso qualche richiesta da fare a messer Orisini?"

"Beh... niente di particolare, in effetti... volevo solo chiedere se... poteste semplicemente accompagnarmi? Avrei bisogno di persone che possano evitare delle liti." rispose Grau, un po' nervoso. Kostur annuì lentamente. Ricordava quello che gli aveva raccontato Vencarlo a suo tempo, e ricordava che Vencarlo aveva reagito con una certa malinconia quando gli era stato ricordato uno dei suoi migliori allievi. Aveva l'impressione che questo volesse dire che, ad un certo punto, la relazione con i suoi due migliori studenti si fosse in qualche modo guastata. E la reazione di Grau, in quel momento, stava rafforzando le sue supposizioni. Tuttavia, decise che non era il caso di immischiarsi, e annuì con decisione.

"Va bene." rispose tranquilla Fedra. "Se è solo per questo, non è un problema. Avrei davvero bisogno di sfogarmi un po', dopo la giornata nera che mi è capitata."

Grau fece un piccolo sorriso amaro. "Grazie, investigatore Kyle... agente Fedra... ricordatemi che vi devo un grosso favore."

"Sarà, ma ne parleremo più avanti." rispose Kostur con un cenno di intesa. "Okay... andiamo pure a fare visita a messer Orisini!"

 

oooooooooo

 

Circa mezz'ora dopo, in una delle vie più note di Korvosa...

Fedra si schermò gli occhi dal sole mentre osservava l'edificio dell'Accademia Orisini che si ergeva davanti a loro. Per lei, una creatura dell'oscurità e nativa del sotterraneo di Golarion, era ancora difficile abituarsi ad un luogo dove la luce invadeva ogni cosa per più di metà della giornata. "Eccoci qui, sergente Soldado. Via Cimacolle, accademia Orisini." affermò, gettando un'occhiata alla funzionale magnificenza della facciata. "Vuole che la accompagniamo all'interno?"

Grau si sfregò il mento, chiaramente a disagio. "Forse sarebbe meglio..." concluse. "In fondo, non devo fare altro che una cosa, e poi ce ne andiamo." Si fece avanti e aprì la porta, per poi guidare i suoi due accompagnatori attraverso una serie di corridoi impeccabilmente puliti e quasi luminosi, verso un ufficio dalla porta in legno laccato posto alla fine di un breve corridoio. Il giovane sergente esitò per qualche istante, poi si fece coraggio e bussò alla porta.

"Avanti." rispose una voce che Kostur e Fedra riconobbero come quella di Vencarlo Orisini. Grau tirò un sospiro ed entrò, guidando i suoi accompagnatori in un'ampia sala luminosa, arredata da una scrivania in legno scuro e da una libreria nella quale facevano bella mostra di sé numerosi manuali e libri di vario genere - anche se prevedibilmente, la maggior parte di essi verteva sulla scherma, sulla conoscenza delle armi e dei vari stili di combattimento, e sulla storia di Korvosa. DIvensi riconoscimenti erano stati accuratamente incorniciati ed appesi alle pareti... e seduto alla scrivania c'era Vencarlo, che stava armeggiando con una spada di foggia particolare.

"Scusate un secondo. Questa lama ha bisogno di un'attenta manutenzione." disse Vencarlo, passando con attenzione un panno secco sulla lama larga ed affilata. Qualche secondo dopo, il famoso maestro di scherma concluse il suo lavoro e alzò lo sguardo verso i suoi visitatori. Fedra e Kostur videro un'espressione indecifrabile apparire sul suo volto quando si rese conto che c'era anche Grau con loro... ma pochi attimi dopo, pur con un pizzico di incertezza, Vencarlo si rivolse al suo ex-allievo. "È pronta. Edmyure potrà avere la lama anche subito."

Grau annuì con evidente disagio, cercando come poteva di non guardare il suo maestro dritto negli occhi. "Già, a questo proposito... lui... Edmyure, voglio dire... è tornato." disse con incertezza.

"Lo so. Mi ha aiutato con Trinia." rispose Vencarlo, e gettò un'occhiata di intesa a Kostur. Il mezzorco investigatore non disse nulla, ma si limitò ad osservare, ascoltare e segnarsi mentalmente i nomi. Edmyure... questo era il nome di un nipote di Grau, questo lo ricordava bene. Perché aveva bisogno di quella strana lama? Era di un modello che a Korvosa non aveva mai visto prima...

"E... chi cacchio sarebbe questo Edmyure?" chiese Fedra, ancora non sapendo nulla della situazione.

Il mezzorco strizzò un occhio e si voltò verso la sua compagna d'avventura. "Fedra, maledizione!" esclamò. "E' proprio necessario esprimersi così?"

Tuttavia, né Grau né Vencarlo se l'erano presa a male. "Nessun problema, investigatore Kyle. Edmyure è un nipote di Grau, e in un certo senso... è un nipote acquisito per me."

"Per non parlare del fatto che è grazie a lui se adesso siamo ancora in grado di parlarci e di guardarci in faccia." rispose Grau, ora visibilmente più sereno. "Se volete vi posso parlare un po' di lui."

Fedra si schiarì la voce imbarazzata e guardò verso il pavimento, maledicendo la propria impulsività. "Ehm, chiedo scusa..."

"Prego, sergente Soldado." rispose Kostur. "Saremmo onorati di saperne di più."

Vencarlo indicò a Grau una sedia, e il giovane sergente si accomodò, si schiarì la voce e rispose. "Grazie, investigatore Kyle. Edmyure è mio nipote, nonché primogenito del mio defunto fratello Bayan." spiegò Grau. Abbassò lo sguardo verso la fine, sentendo risvegliarsi un dolore mai del tutto sopito per la tragica morte del fratello maggiore.

"Oh, questo non lo sapevo..." replicò Fedra, sinceramente dispiaciuta. "Chiedo scusa, sergente Soldado. Temo di essere stata troppo invadente..."

"Non importa." rispose Grau annuendo. "Vi ringrazio per la vostra considerazione."

"D'accordo. Se per voi è lo stesso, io vi consegnerei la lama anche adesso." affermò Vencarlo, volendo evitare che la conversazione vertesse su sentieri poco piacevoli per il suo ex-allievo. Il maestro di spada fece un sorriso ed un piccolo inchino a Fedra e Kostur... e i due avventurieri di Korvosa compresero che la loro non era stata solo un'impressione: c'era effettivamente un palpabile disagio tra Grau e Vencarlo. Un senso di rabbia, impotenza e desiderio di chiarirsi...

Vencarlo consegnò la spada a Grau, dando a Kostur e Fedra la possibilità di vederla: era un'arma di squisita fattura, forgiata in una maniera del tutto particolare. La lama era lunga ma sottile, con un filo incredibilmente affilato, e Fedra comprese subito che era un'arma pensata più per la velocità e la precisione che per la potenza. L'elsa era lunga abbastanza da permettere di brandire la spada con due mani, ma al tempo stesso dava l'impressione di essere abbastanza leggera da poter essere usata con una mano sola se necessario.

"Gli piacerà, ne sono sicuro. Ho dato tutto me stesso nel mettere a posto questa spada. In fondo, lo devo a quel ragazzo." disse Vencarlo. "Avevo giurato a me stesso che non avrei mai più addestrato un Soldado, ma quel ragazzo mi ha fatto cambiare idea. Anzi, si può dire benissimo che lui mi abbia fatto capire... che sono stato un'idiota."

Grau scosse la testa e si fece avanti. "L'idiota sono stato io. Ero geloso, non ho pensato a quello che facevo o dicevo. E se Edmyure fosse qui, sono sicuro che ci direbbe..." Si fermò per fare una breve risata a denti stretti. "Ci direbbe che siamo dei beoni."

"Su questo sono perfettamente d'accordo..." rispose Vencarlo sorridendo.

Non volendo intromettersi in questioni che non la riguardavano, Fedra non fece domande, anche se quella conversazione gliene aveva fatte venire un bel po'. La sua curiosità venne attratta da quella spada così particolare, e la ragazzina caligni si avvicinò e ci diede un'occhiata. "Wow, non ho mai visto prima una lama del genere! La foggia... non è propriamente del Mare Interno, o sbaglio?"

"In effetti non ricordo di aver mai visto una lama di forma simile in tutto il tempo in cui ho viaggiato per Varisia." rispose Kostur. "Questa forma elegante e leggermente incurvata mi dà da pensare..."

"E' una katana, un tipo di spada tipico delle terre di Tian... in particolare del Minkai." spiegò Vencarlo, ferrato in materia. "E questa particolare tecnica di forgiatura risale alla dinastia Amatatsu."

Grau volle aggiungere qualcosa alla spiegazione. "Si chiama Bayan. E la sua caratteristica più interessante è che la sua lama è forgiata in mithril damascato."

"Perché non gliela mostri?" chiese Vencarlo, sollevato all'idea di essere riuscito almeno un po' a riavvicinarsi al suo allievo.

Grau fece un cenno con la testa e mostrò loro la lama di quella spada dalla foggia magistrale, in modo che Fedra e Kostur potessero vedere il luccichio argentato del mithril che componeva la lama. Fedra osservò ammirata la lama finemente forgiata, sottile, elegante ed affilata. Con prudenza, passò i polpastrelli di due dita sul piatto della katana in modo da farsi un'idea delle sue caratteristiche.

"Wow, è davvero un'arma straordinaria!" commentò la caligni. "Sono sicura che vostro nipote ne sarà pienamente soddisfatto e ve ne sarà grato, sergente Soldado!"

"Credo proprio... che sarà grato ad entrambi noi." rispose Grau, guardando Vencarlo con un accenno di ritrovata fiducia. "Io gliel'ho donata..."

"E io gliel'ho riparata. Era in pessime condizioni quando l'ho avuta." proseguì Vencarlo. Dopo un attimo di esitazione, guardò verso Grau che gli fece un cenno di assenso. "E in effetti, lo era anche il povero Edmyure."

"Dopo la morte di mio fratello, Edmyure ha cominciato a frequentare delle brutte compagnie e a drogarsi." spiegò Grau. "Per fortuna si è ripreso... grazie anche all'aiuto di Vencarlo e Marian. Ah, ma non vi ho fatto neanche vedere mio nipote. Eccolo, è lì."

Grau indicò un piccolo quadro appeso alla parete, che raffigurava un giovane dai capelli neri ben pettinati e dalla carnagione olivastra tipica dei Varisiani, con uno sguardo acuto e un paio di baffetti appena accennati e vestito con abiti dai colori vivaci senza risultare troppo appariscenti. Kostur diede un'occhiata al quadro, fissandosi in mente l'aspetto del giovane nel caso avessero avuto a che fare con lui in futuro.

"Hmm, capisco. Quindi è lui vostro nipote Edmyure, sergente Soldado." affermò. "Che posso dire... mi dà l'impressione di un giovane di belle speranze."

Grau annuì con un misto di fierezza e malinconia. "Belle e terribili speranze, si può dire." commentò.

"Va bene. Allora noi andiamo. Ci vediamo più avanti, spero." disse Vencarlo con tono amichevole ma deciso. Guardò verso Kostur, e si tirò fuori dalla tasca un foglio di carta piegato, che poi consegnò a Kostur. "A proposito, prima che ve ne andiate, investigatore Kyle... Dovrei consegnarvi una lettera da parte di Trinia. Certo, per ovvie ragioni non posso dirvi dov'è, visto che la segretezza è vitale al momento. Ma è al sicuro."

Kostur tirò un sospiro sollevato. "Vi devo un favore, messer Orisini. Sono davvero in debito con voi." affermò.

Vencarlo fece un sorriso cordiale. "Beh, se volesse proprio sdebitarsi... allora lei e i suoi compagni aiutate Edmyure nel momento del bisogno." rispose deciso. "E credo che ne avrà bisogno presto... anche se non è tipo da ammetterlo così facilmente."

Con un ultimo saluto, Vencarlo e Grau si congedarono da Kostur e Fedra, e il mezzorco spiegò il foglio di carta che gli era stato dato e lo lesse con affetto. Fedra vide che gli occhi del suo compagno si inumidivano.

"Come sta Trinia?" chiese Fedra, giusto per essere tranquilla.

Kostur si ricompose, ma non riuscì a nascondere un sorriso speranzoso. "Bene. Sta bene, e spera di rivederci al più presto, quando tutto questo sarà finito." affermò. "Ora però andiamo... prima che questa storia sia finita, credo che ci sarà ancora un bel po' da aspettare. E nel frattempo... dobbiamo pensare noi alla sicurezza di Korvosa."

"Sono d'accordo." rispose Fedra con un cenno della testa. "Torniamo alla cittadella... e vediamo se ci sono notizie."

 

oooooooooo

 

Runyar attese con pazienza davanti alla porta, in attesa che venissero terminati gli ultimi proforma per concludere una volta per tutte il caso di Iven Locklin. Annuì lentamente mentre leggeva il documento che la giudice Zenobia gli aveva consegnato - la dichiarazione che Iven era stato ufficialmente scagionato e riconosciuto innocente del crimine per cui Yargin lo aveva incastrato. C'era voluto un po' per navigare l'iter burocratico, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio.

Il nano alzò la testa quando sentì il suono della porta che si apriva, e suo fratello apparve da dietro di essa, scortato da due guardie Korvosane che lo affiancavano. Iven, che in effetti dava l'impressione di essere quasi una copia del fratello come aspetto fisico, prese fiato e si voltò verso i due soldati, per poi inchinarsi educatamente.

"Ci scusiamo a nome del sistema legislativo di Korvosa per questo errore, mastro Iven." disse uno dei soldati con tono rispettoso. "E le auguriamo buon proseguimento."

Iven si sgranchì una spalla, come se volesse rimettersi in moto dopo il tempo in cui era rimasto in gattabuia. Si rivolse a ciascuno dei due soldati e ricambiò silenziosamente i loro auguri, senza mostrare alcun rancore o risentimento - per quanto lo riguardava, quei due soldati non avevano avuto altra colpa che aver eseguito i loro ordini. Dopo essersi assicurato che tutto fosse andato al suo posto, Iven si congedò dalle guardie e si voltò verso il fratello, che si era appena alzato dal suo posto a sedere, e stava cominciando a venirgli incontro con un sorriso appena accennato - i nani non erano conosciuti per essere molto espressivi con i loro sentimenti, e i due fratelli Locklin non davano l'impressione di essere eccezioni a questa regola.

Finalmente, Runyar e Iven si scambiarono un'energica stretta di mano e si guardarono dritti negli occhi. "Sono felice di vedere che stai bene, fratello." affermò Runyar. "Ringrazio il Padre Facoltoso di aver esaudito le mie preghiere per la tua scarcerazione."

Iven sorrise e alzò le spalle. "Mi fa piacere che tu abbia trovato gente disposta ad aiutarci. Se non fosse stato per loro... temo che questa storia sarebbe finita molto peggio." affermò. "Allora... i veri colpevoli sono stati già trovati ed assicurati alla giustizia."

"Sì, fratello. Puoi stare tranquillo, l'uomo che ti ha fatto accusare ingiustamente è finito anche lui in galera." affermò Runyar, e i due fratelli cominciarono ad avviarsi verso la successiva destinazione. "Siamo riusciti a trovare il covo di Gaedren Lamm, e ci siamo occupati di lui."

"Hai corso un bel rischio, lo sai, fratello?" chiese Iven con un sospiro sollevato. "Se fosse andato qualcosa fuori posto... avresti rischiato la vita, oppure ti saresti trovato impossibilitato ad aiutarmi."

Runyar annuì lievemente. "Anche la giudice Zenobia Zenderholm me l'ha ricordato. Ammetto che avrei potuto ricorrere a dei sistemi un po' più... legali. Ma non potevo aspettare. C'era in gioco l'onore della nostra famiglia, e il rischio era che quel dannato Lamm ci sfuggisse... o che provocasse la morte di qualche altro innocente. Io e i miei compagni dovevamo agire il prima possibile."

"Sì, ti capisco. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me." rispose Iven con un lieve sorriso. "Ma adesso... ci sono ancora problemi da risolvere, per caso? Dove stiamo andando, in questo momento?"

Runyar non poté impedirsi di sorridere con orgoglio. "Beh, si tratta di una richiesta da parte dell'Arcibanchiere Darb Tuttle. A quanto pare, mi ha chiesto di incontrarmi con lui appena possibile. E immagino che tu sappia che ricevere un invito da parte dell'Arcibanchiere... non è esattamente una cosa che capita tutti i giorni. Spero solo che non ci siano problemi."

"L'Arcibanchiere Darb Tuttle? Questa sì che è una grande notizia!" affermò Iven, contento per il fratello. "E non credo che ci sia qualcosa di cui preoccuparti. Ti sei sempre attenuto al dogma del Padre Facoltoso, e hai sempre lavorato onestamente per il bene della città. Sono sicuro che qualunque cosa abbia in mente per te, sarà gradita."

Da un punto di vista prettamente razionale, Runyar immaginava di non avere in effetti nulla da temere - a parte la sua spedizione punitiva contro Lamm, non gli sembrava di aver fatto nulla che potesse incontrare lo sfavore di Abadar. Restava il fatto che comparire di fronte ad una personalità importante come l'Arcibanchiere non era una cosa da poco...

 

oooooooooo

 

In una città abituata alle macchinazioni politiche e devota alla legalità e al commercio come Korvosa, non stupiva il fatto che una delle religioni più diffuse ed influenti fosse quella di Abadar, il dio delle città, del commercio onesto e della legge. E la Banca di Abadar non era soltanto dedita a servire i cittadini di Korvosa come principale istituzione bancaria della città, ma era anche la sede principale della chiesa del Padre Facoltoso. Situata nel distretto più a nord della grande città, forniva ai cittadini un'ampia varietà di servizi, tra cui le cassette di sicurezza più affidabili di cui si avesse notizia da quelle parti. La Banca di Abadar era indubbiamente una delle istituzioni più affidabili della città, sempre pronta a ricordare al governo e alla nobiltà i loro doveri nei confronti dei cittadini.

Ed era proprio davanti alle grandi doppie porte ornate della Banca di Abadar che Runyar ed Iven si erano trovati dopo una camminata a passo svelto - per lo meno, tanto svelto quanto era possibile ai nani - attraverso i quartieri più alti di Korvosa. Era un edificio davvero impressionante, che esprimeva allo stesso tempo ricchezza e sobrietà, un luogo elegante che si inseriva nel panorama cittadino con naturalezza. Un paio di torri bianche come avorio sovrastavano il grande complesso, meticolosamente pulite e mantenute. Un grande simbolo sacro di Abadar, una chiave dorata con la rappresentazione di un tempio incisa sul manico, ornava i cancelli di ingresso, e un'ordinata processione di chierici ed adepti biancovestiti si avvicendava per i cortili interni.

Runyar si era annunciato ad un paio di guardie in armatura dorata che facevano il loro turno ai lati del cancello principale. Il nano si era prontamente identificato, e un adepto di rango inferiore era stato chiamato per guidare i fratelli Locklin attraverso gli immacolati corridoi della banca, raggiungendo in breve tempo l'ufficio dell'Arcibanchiere.

E una volta che ebbero ricevuto dal leader religioso il permesso di entrare, i due nani avevano esitato soltanto un attimo prima di entrare a passi lenti, cercando di tenere un portamento quanto più decoroso possibile.

L'Arcibanchiere Darb Tuttle era un uomo di mezz'età ma ancora in ottima forma fisica, con la pelle scura ma i capelli di un insolito colore biondo cenere, tagliati molto corti e pettinati ordinatamente. La sua espressione era seria ma tranquilla, quella di un uomo che aveva fiducia in sé stesso e nella sua capacità di risolvere i problemi con il dialogo e la diplomazia. Le sue vesti clericali erano elaborate ma al tempo stesso sobrie, e tra queste svettava un ampio collare clericale e un manto giallo oro che sembrava tempestato di minuscole gemme. Alzò lo sguardo verso Runyar e il fratello, e fece ad entrambi cenno di venire avanti.

"Ehm... sono il chierico Runyar Locklin, al fedele servizio del divino Abadar." affermò il nano chierico. "Sono qui per rispondere alla vostra chiamata, vostra eminenza. Ci sono... notizie particolari ed importanti, per cui lei avrebbe bisogno di convocarci?"

L'Arcibanchiere finì di apporre alcune firme su una pila di documenti, che ordinò accuratamente in una serie di ripiani, poi rivolse la sua piena attenzione al suo sottoposto. "Direi di sì, che il motivo della vostra convocazione è abbastanza importante, banchiere Locklin. La vostra famiglia è stata a lungo tempo un modello di operosità e abnegazione, fin da quando si sono stabiliti per la prima volta a Korvosa. E in questo senso, voi e vostro fratello non siete stati da meno. A questo proposito, volevo esprimervi la mia solidarietà per l'accusa infamante che è stata recentemente mossa a vostro fratello senza alcuna validità."

Runyar ed Iven chinarono la testa rispettosamente, aspettando il resto del discorso.

"Ora, a questo proposito... ho avuto modo di sapere che voi vi siete messo al servizio della nuova regina di Korvosa, Sua maestà Ileosa Arabasti. Assieme ad un gruppo di associati che si fanno chiamare La Compgnia del Draco." affermò Tuttle, la cui voce non tradiva alcuna emozione, in positivo o in negativo. "Certo... prima che questo accadesse, avete partecipato ad un attacco al covo del fuorilegge Gaedren Lamm. Ammetto che quell'episodio... è stato un po' al limite della legalità, da parte vostra."

Runyar si schiarì la voce e cercò di spiegarsi. "Me ne rendo... perfettamente conto, eminenza." affermò, sostenendo lo sguardo acuto dell'alto sacerdote. "In quel momento... ho ritenuto che operare in quel modo fosse il male minore, piuttosto che permettere che dei bambini innocenti venissero ulteriormente sfruttati ed abusati da un criminale come Lamm."

"Giustamente. Del resto, i crimini commessi da Lamm erano tali e tanti, che ormai non godeva più di alcuna protezione legale. E per quanto questo ragionamento possa essere insidioso, ammetto che l'eliminazione di Lamm ha recato molti più benefici che svantaggi alla popolazione di Korvosa, e che sia stato in generale un bene per la stabilità della nostra città." affermò l'Arcibanchiere. "Quindi... non credo che si possa definire una vera e propria macchia sul suo curriculum."

"La ringrazio per la considerazione." rispose Runyar, sinceramente sollevato.

"E comunque, a parte questo episodio... vedo che lei ha sempre cercato di fare del suo meglio per far rispettare la legge a Korvosa, e che ha lavorato per la stabilità e la legalità. Si è anche esposto direttamente per evitare che agenti di Cheliax imponessero le loro regole a scapito della nostra sovranità e del nostro buon diritto." riprese Tuttle. "In definitiva, trovo che voi abbiate svolto un lavoro encomiabile come rappresentante del Padre Facoltoso in questa città, e ritengo che siate meritevole di una posizione di maggior prestigio, rispetto a quella che ricoprite ora."

Questa volta, Runyar non potè trattenere la sorpresa. Sobbalzò lievemente e sgranò gli occhi, come se non riuscisse a credere a quello che stava sentendo. "Er... Eminenza? Ho... ho sentito bene quello che ha detto? Lei... pensa che io sia degno di un incarico di maggior fiducia?" chiese, cercando comunque di mantenersi il più formale possibile.

Senza mai perdere quella sua espressione stoica, l'Arcibanchiere fece un cenno affermativo con la testa. "Certamente. Ritengo che voi abbiate le capacità necessarie per l'incarico che vi vorrei affidare. Per questo motivo io, Arcibanchiere Darb Tuttle, con la benedizione e l'approvazione del divino Abadar, in nome di Korvosa, della legge e dell'ordine, promuovo voi, chierico Runyar Locklin, al rango di Banchiere di prima classe. Siete disposto ad accettare questo onore... e questo onere?"

Malgrado la sorpresa, Runyar si ricompose in fretta e si mise sull'attenti davanti al suo superiore. "Io... ne sarei immensamente onorato, eminenza. Mi onora il fatto che voi ritenete che io abbia la capacità per ricoprire un incarico così importante, e farò del mio meglio per dimostrarmi degno della vostra fiducia." rispose. Si voltò leggermente verso il fratello, che era rimasto altrettanto sbalordito da quella notizia... ma che si riebbe molto presto e fece un segno dell'okay.

"Ottimo. La vostra abnegazione è rimasta sempre la stessa... Banchiere di prima classe Runyar Locklin." affermò l'Arcibanchiere. Firmò un documento con una grafia essenziale ma elegante, e lo consegnò al nano chierico, che lo ricevette rispettosamente. "Perciò, ora ufficializzo questa promozione. Chierico Runyay Locklin... sappiate mostrare ancora di più le abilità che vi hanno consentito fino ad ora di fare un ottimo lavoro. Attenderò con pazienza di vedere i risultati della vostra amministrazione. È tutto... potete congedarvi. Buon proseguimento, e che il Padre Facoltoso guidi sempre i vostri passi."

"Vi ringrazio ancora per la fiducia e per questa... inaspettata ma gradita promozione." rispose Runyar, non riuscendo a nascondere un sorriso eccitato. "Buon proseguimento anche a lei."

Dopo un ultimo, educato inchino, i fratelli Locklin si congedarono dall'Arcibanchiere ed uscirono con calma e in ordine dal suo ufficio, con Runyar che stringeva a sè il documento che attestava la sua promozione, con la stessa determinazione di un naufrago che agguanta uno scoglio durante una tempesta. Per tutto il percorso fino ai cancelli della Banca di Abadar, i due fratelli restarono in silenzio mentre si avvicinavano all'uscita, facendosi cortesemente strada tra i chierici e gli adepti che ancora lavoravano alacremente...

E finalmente, una volta giunti fuori e salutate le guardie, Runyar ed Iven si allontanarono... e una volta che ebbero l'impressione di essere abbastanza lontani, in barba al tipico stoicismo dei nani, esplosero in un liberatorio grido di vittoria e si diedero il cinque!

"Fantastico!" esclamò Iven. "Banchiere di prima classe! Ci pensi, Runyar? Questo sì che è un incarico di gran fiducia!"

"Già... mi rendo conto che questo vuol dire... che l'Arcibanchiere Tuttle ha piena fiducia nelle mie capacità!" affermò Runyar, ammirando raggiante il documento che sanciva la sua promozione. La sua espressione si fece più seria un istante dopo, e il nano chierico ripose con cura il foglio ornato nella sua bisaccia. "Anche se mi rendo conto che per me comporterà anche dei doveri più importanti. E spero che la mia nuova posizione non finisca per creare dei contrasti con il Trono Cremisi."

"A questo proposito..." disse Iven, abbassando la voce mentre i due si allontanavano in un vicolo isolato. "Che cosa ha intenzione di fare? A quanto ho visto... la posizione di Sua Maestà Ileosa non è esattamente una delle più limpide. Sento già delle voci insoddisfatte... e certe sue recenti decisioni non hanno certo incontrato il favore del popolo di Korvosa."

"Non so che dirti, Iven." affermò Runyar, guardando con aria malinconica verso i tetti dei quartieri più bassi di Korvosa. "Ho l'impressione che i guai per la nostra città siano soltanto iniziati... anche se non ho idea di cosa potrà accadere in futuro."

"Ed è per questo che il tuo ufficio sarà importante, fratello." rispose Iven. "Credo proprio... che un difensore della legge deciso come te sarà indispensabile, in questi tempi bui."

Runyar non rispose, ma dentro di sè si sentì incoraggiato dalle parole del fratello. Fare onore alla sua nuova posizione aiutando a mantenere l'ordine nella sua città in quel periodo di tensione... era un suo preciso dovere come devoto di Abadar, e aveva tutta l'intenzione di rispettarlo.

"Sì, hai ragione anche tu." rispose Runyar. "Ora... è meglio che ci prepariamo. Stasera abbiamo una sgradita incombenza... una a cui speravo di non dover mai adempiere."

"Ti riferisci... a quell'esecuzione, vero?" chiese Iven. Quando il fratello annuì, Iven non poté fare altro che guardare in lontananza, comprendendo la sua riluttanza. 

"Esatto... più ci penso, e più mi convinco che non sia altro che una pagliacciata... una messinscena per tenere buono il popolo di Korvosa." rispose Runyar. "Ma al momento... non ci posso fare niente. Solo sperare che succeda qualcosa che salvi quella povera vittima."

 

oooooooooo

 

In uno dei quartieri bassi di Korvosa, un'altra coppia di fratelli era impegnata in un piccolo scontro di allenamento...

"Attento! Tieni alta la guardia, Orik!" esclamò Verik con un sorriso arguto. Con un abile gioco di gambe, il minore dei Vancaskerkin evitò il fendente con cui Orik cercava di farlo inciampare e contrattaccò, usando il suo bastone da allenamento per sferrare un affondo. Ma Orik era un combattente esperto, e non si fece ingannare da quel semplice trucco. Sollevò il suo bastone da allenamento e deviò il colpo di Verik, poi lo costrinse ad indietreggiare e si riposizionò.

"Hehee... non serve che me lo dici, fratellino! Sono in anticipo rispetto a te!" affermò il mercenario. Con abilità, Orik e Verik si scambiarono una raffica di colpi, ognuno di essi contrastato dall'arma dell'altro... e finalmente giunsero a distanza ravvicinata, e i loro bastoni si incrociarono spingendo l'uno sull'altro.

Per diversi secondi, lo stallo tra i due Vancaskerkin proseguì, senza che nessuno dei due avesse la meglio sull'altro. Da una parte, Orik aveva dalla sua una maggiore forza fisica e maggiore esperienza, mentre Verik poteva contare sulla sua agilità e scioltezza di movimenti. Lo scontro di allenamento sembrava in perfetta parità, e nessuno dei due appariva in procinto di sopraffare l'altro.

E in effetti, non accadde. Dopo un contrasto che era durato più a lungo di quanto i due non immaginassero, Orik e Verik si separarono e si rimisero in guardia, ognuno brandendo il suo bastone da allenamento con aria decisa. Si guardarono negli occhi ancora per un po', studiando la posizione di guardia dell'altro alla ricerca di possibili punti deboli...

E alla fine, entrambi si rilassarono e appoggiarono i loro bastoni al muro con aria soddisfatta, terminando lì l'allenamento. "Heh... niente da fare, Orik. Alla fine, resti sempre tu il più forte di noi due." disse Verik, senza rancore. "Immagino che tu abbia combattuto più battaglie di me."

"Beh, in effetti... mi sono ritrovato nelle peste più di una volta, e ho dovuto cavarmela in qualche modo..." rispose Orik, riprendendo la sua espressione seria e decisa. "Però sei migliorato molto, Verik. Continua così, e sono convinto che mi supererai."

"Beh, allora stai in guardia, fratellone." rispose Verik con aria tranquilla. "Sei sempre stato il più forte di noi due, fin da quando eravamo piccoli... ma le cose potrebbero cambiare in un futuro... non troppo lontano!"

Orik si sgranchì una spalla e guardò fuori dalla finestra semiaperta della loro stanza. Un sorriso amaro apparve sulle sue labbra al ricordo della loro infanzia a Riddleport - una città pericolosa e violenta, che certo non si addiceva a due bambini; i piccoli furti e vandalismi fatti assieme alla loro sorellastra Natalia, la figlia che il loro padre Saul aveva avuto da una Varisiana; e le piccole avventure nelle foreste attorno a Riddleport, vissute assieme al loro zio Damon. Quelle, in particolare, erano state tra i momenti più felici che entrambi ricordassero di un periodo difficile e problematico.

Adesso, la famiglia Vancaskerkin sembrava dispersa per Varisia... e loro ne erano gli ultimi rappresentanti, che si ingegnavano come potevano per vivere in maniera dignitosa. Non rimpiangevano certo di essersi lasciati Riddleport alle spalle... nè Orik rimpiangeva di aver incontrato quel ragazzo di Sandpoint che gli aveva permesso di cambiare strada prima che fosse troppo tardi. Chissà dove si trovavano adesso, lui e il suo ex-capo...

"Ti ho mai parlato di quel ragazzo che ho incontrato lì a Collecardo, Verik? Sai, quando ho deciso di raggiungerti qui a Korvosa e vedere se qui avrei avuto miglior fortuna..." chiese Orik, sinceramente incuriosito.

Verik si sfregò il mento e mise da parte il suo corpetto protettivo di cuoio. "Hmm... mi avevi accennato a lui, questo me lo ricordo. Ma non mi hai mai davvero raccontato cosa è successo. Se non ricordo male... avevi detto che stavi lavorando per una aasimar che voleva vendetta contro la città di Sandpoint."

"Sì... una certa Nualia Tobyn, che voleva vendicarsi di come era stata trattata dalla gente di Sandpoint." spiegò Orik. "Fatto sta... che un gruppo di avventurieri era arrivato a Sandpoint, ed è rimasto coinvolto nei piani di Nualia... e di un dannato damerino mezzelfo che le andava dietro." Orik grugnì e scosse la testa al ricordo di Tsuto Kaijitsu - non gli era mai piaciuto quell'odioso individuo. "E indovina un po'? Uno di questi avventurieri era un amico d'infanzia di Nualia. In pratica, l'unica persona che l'avesse trattata bene. Insomma, fatto sta che io e questo ragazzo ci siamo battuti... e lui ha vinto. Lui e i suoi compagni mi hanno offerto di combattere per loro... e alla fine questo ragazzo... Yan Gudril... ha combattuto con Nualia e l'ha convinta a lasciar perdere la sua vendetta."

"Beh... che posso dire, mi fa piacere che sia andata così." rispose Verik. "Questo ragazzo e i suoi compagni sono stati leali... e onorevoli."

"Diciamo anche... che vedere fin dove si stava spingendo Nualia pur di avere la sua vendetta mi ha fatto capire... che se avessi proseguito nel mio intento di vendicarmi di quel bastardo di Zincher, avrei rovinato la vita a me stesso e ad altri." continuò Orik. "Tra le parole di quel ragazzo, e la storia di Nualia, credo di essermi finalmente dato una svegliata. Ho ancora molto da fare... e non voglio sprecarlo in una vendetta che non gioverà a nessuno."

"Quindi... non tornerai a Riddleport, vero?" chiese Verik. Quando Orik annuì lentamente, Verik tirò un sospiro di sollievo e gli battè amichevolmente una mano sulla spalla. "Mi sembra giusto. Ormai... Riddleport non è più nulla per noi. Adesso... abbiamo la possibilità di qualcosa di meglio di una vita di furti ed espedienti. E anche se ancora non posso dire che Ileosa mi piaccia... almeno Korvosa è una città che offre molte più possibilità."

Orik annuì, e un raro sorriso apparve sul suo volto dall'aspetto rude. Malgrado tutti i suoi problemi, Korvosa era stata una grande opportunità per entrambi loro... e lavorare a fianco di Krea e dei suoi compagni era stato piacevole. Adesso... Orik e Verik speravano che il fraintendimento che si era creato di recente non avesse danneggiato seriamente i legami tra i membri della Compagnia del Draco. Era stato sgradevole vederli litigare...

"Beh... adesso che ne dici, fratellino?" chiese Orik, iniziando a prepararsi. "Andiamo a vedere questa esecuzione? Se non altro per assicurarci che Krea e gli altri non facciano sciocchezze?"

"Preoccupato per loro?" chiese Verik, sapendo già la risposta. "Beh, non posso darti torto. Se potessi fare anch'io qualcosa, anche solo per metterla in quel posto a quella stronza di Ileosa... ma non siamo esattamente nella posizione per farlo."

"Spero solo che quei ragazzi non si facciano prendere la mano..." affermò Orik, per poi raccogliere il suo equipaggiamento e guardare nella direzione della piazza dove si sarebbe tenuta l'esecuzione...

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

  
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