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Autore: ambertwo    12/10/2023    1 recensioni
Mai stata una che stava ferma; non per scelta, ma per necessità - almeno, questo è quello che avrebbe detto lei. Hikari aveva passato quasi dieci anni girando lavori su lavori, senza mai sceglierne uno 'per la vita', ripetendo lo stesso ciclo ancora e ancora: trovava un impiego che attirava la sua attenzione, gli dava una possibilità, e trovava qualcosa che non le andava bene approssimativamente in un mese, o risultava chiaro che non era tagliata per esso. Si licenziava, lavorava part-time al bar vicino al cantiere o al mercato mentre cercava un nuovo impiego: ripetere ad oltranza.
***
Gli eventi di Water Seven ed Enies Lobby, visti attraverso degli occhi diversi rispetto a quelli che hanno raccontato la storia originale. Prevalentemente quelli di una civile che non sa stare al suo posto, perchè non trova un posto che sia suo.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franky, Kaku, Nuovo personaggio, Paulie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Guardando fuori dalla finestra, le uniche cose che potevano essere intraviste erano confuse forme nel buio. Le onde sembravano in grado di ingoiare il treno in qualsiasi momento.
I binari c'erano già al tempo? Non se lo ricordava più, ormai.
La città sembrava già così distante. Così piccola, più piccola di quanto avesse il diritto di sembrare ai sui occhi; sembrava che anch'essa potesse venire ingoiata dalle onde. Sarebbe successo davvero?
Una vita può cambiare del tutto nel giro di giorni? E' anche solo possibile?
Era accaduto in passato, in fondo, in un tempo persino più breve. L'aveva solo dimenticato.
Nonostante tutto quello che era accaduto... nonostante sapesse tutto quello che era accaduto, nonostante avesse visto tutto... ogni cosa sembrava così irreale. Il mondo intero sembrava capovolto.
La ragazza si guardò intorno, guardò i volti che la circondavano; le loro espressioni preoccupate, quelle determinate di alcuni di loro. Quanto tempo era passato da quando aveva visto quelle facce per la prima volta? Due giorni? Alcuni anni? Più di un decennio?
Il viaggio sarebbe stato ancora lungo. L'unica cosa che realisticamente poteva fare in quel momento, nonostante la sua mente non desiderasse nient'altro che bloccare i pensieri... era cercare di mettere insieme tutto ciò che era accaduto.
Più di un decennio, alcuni anni, o anche solo due giorni prima.


1 - Il lavoro ideale

"Ti sei licenziata?!"
La voce della persona dall'altra parte della linea suonava incredula; e l'espressione sulla faccia della lumaca mimava perfettamente quella che doveva essere l'espressione dell'interlocutore. La ragazza apparve vagamente perplessa da quella reazione.
"L'hai detto in tono sorpreso."
"Beh, sono sorpreso! C'è voluto quanto, una settimana? Sei riuscita a fare una settimana intera?"
"Eddai! Dieci giorni. Sono stati dieci giorni. Gli ho dato un'onesta possibilità, semplicemente non era roba per me."
"E' una cosa un attimino ridicola da affermare dopo soli dieci giorni, non diresti?"
"Mi ci è voluto così poco tempo per capirlo!" abbaiò lei. "Il lavoro in sè era pure apposto, ma viaggiare ogni mattina era semplicemente una scocciatura troppo grossa, mi tiene fuori città veramente per troppo tempo. E prima che mi fai 'beh prenditi un appartamento là', ti ho appena detto che anche solo viaggiare mi tiene troppo tempo lontana dalla città, non ho mica intenzione di trasferirmi!"
La voce rimase in silenzio per qualche secondo, mentre la lumaca mostrava un'espressione pensierosa. Il silenzio venne poi interrotto da una risata incerta.
"D'accordo, ho capito. Ed ora? Hai già un piano di riserva?"
"Nnnnon proprio" la ragazza abbasso lo sguardo verso il giornale aperto sul tavolo, accanto al lumacofono e ad uno zaino che mostrava vari oggetti disparati al suo interno. "Probabilmente andrò alla solita routine mentre cerco roba da fare".
"Certo, certo. Era più o meno quello che mi aspettavo di sentire" convenne la voce, in un tono lievemente esasperato, mentre dei fruscii si iniziavano a sentire dall'altro lato della linea. "Beh, vorrei senza dubbio continuare la conversazione e sentire qualche d'una delle opzioni, ma sto entrando a lavoro. Ci sentiamo più tardi, Hikari".
"A dopo!"
Hikari riagganciò il ricevitore e la lumaca chiuse gli occhi, cadendo apparentemente nel sonno, mentre lei prese il giornale e lasciò la piccola stanza in cui si trovava, venendo salutata dall'odore del mare. Era una giornata piuttosto ventosa; le onde schizzavano acqua anche ai bordi della piccola piattaforma che ospitava la stazione, ma i binari del treno sembravano saldi al loro posto come sempre.
Guardò per un momento il suo riflesso nell'acqua; una ragazza smilza con gli occhi verdi, corti capelli scompigliati di un castano chiaro, e svariate macchie scure sul viso le restituì lo sguardo. Sorrise, e il suo riflesso le mostrò un orrida bocca piena di denti aguzzi; 'giusto, pensò tra se e se, Hikari, ragazza mia, tu non devi MAI sorridere a bocca aperta.'
Mentre perdeva tempo a fare le boccacce alla ragazza nell'acqua, un riflesso luminoso sul fischietto di metallo che portava al collo l'accecò per un istante. A quel punto, dopo essersi strofinata gli occhi, la ragazza smise di prestare attenzione al suo riflesso e si concentrò invece su ciò che le stava attorno.
"Grazie per avermi lasciato usare il lumacofono, Kokoro!"
Una donna anziana era seduta su una sedia appena fuori la stazione, una bottiglia di vino in mano, e la guardava con un'espressione divertita.
"Quindi ti sei licenziata un'altra volta? Ho sentito bene?" la donna iniziò a ridere. "Ce la fai a pagare l'affitto?".
"Si, si, ho abbastanza da parte per questo mese" assicurò la ragazza in fretta, mentre spulciava la pagina degli annunci di lavoro sul giornale. "Questo l'ho già fatto... quello l'ho già fatto... per questo non ho qualifiche... Uh, che te ne pare di questo? Cercano alcuni idraulici."
"E per quello sei qualificata?".
Hikari parve interdetta per qualche secondo.
"Beh, ho girato abbastanza fogne per sapere come sono fatte, suppongo?"
Un'altra sonora risata seguì quell'affermazione.
Alcuni minuti passarono senza ulteriore conversazione, mentre Hikari continuava a leggere il giornale cercando qualcosa di interessante. Nel frattempo, una ragazzina ed un coniglio avevano raggiunto le due; la bambina tirava la manica di Hikari cercando di dirle qualcosa, mentre il coniglio correva in cerchio attorno ai loro piedi.
"Non adesso, Chimney, non adesso, aspetta un secondo, forse ho trovato qualcosa".
Hikari alzò gli occhi dal giornale sentendo un fischio distante; guardò un orologio là vicino, poi si voltò di nuovo verso Kokoro. "Aspetta, quand'è il prossimo treno per la città? Pensavo fosse stasera".
"Lo è. E' solo in transito, non fa fermata qui a quest'ora".
"Oh, sta passando?" la ragazza chiuse il giornale e si voltò a guardare i binari. "Bella lì! Lo prendo al volo, allora. Mi risparmia un po' di tempo".
"Ohh, te ne vai di già?" si intromise Chimney, ancora appigliata alla manica di Hikari.
"Si, ho un po' di robe da sistemare ora che sono disoccupata" Hikari riuscì a liberare il suo polso dalla stretta della ragazzina, e si avvicinò nuovamente verso il bordo della piattaforma mentre il suono diventava sempre più sordo. "Verrò di nuovo nel finesettimana però. Promesso!"
"Ehi sorellona, ascolta-"
Prima che la ragazzina potesse aggiungere altro, il treno sfrecciò proprio accanto alla piattaforma. Hikari non la stava più ascoltando; si tirò su i guanti, prese il giornale arrotolato tra i denti e, senza troppi preamboli, saltò semplicemente verso il treno, aggrappandosi ad uno dei vagoni. In una manciata di secondi, il veicolo ed il suo nuovo passeggero si erano allontanati.
"Ed eccola che se ne va" Chimney si rivolse al suo coniglio, che le rispose con un suono simile ad un miagolio.
"Sempre in movimento, quella là" l'anziana rise di nuovo. "Che cosa le volevi dire?"
"Che ha lasciato il suo zaino sul tavolo".
"Di nuovo?"

La ragazza si arrampicò sul vagone e si sedette semplicemente sul suo tetto con le gambe incrociate; il vento le soffiava in volto, aiutato dalla velocità del treno, mentre il giornale ancora stretto tra i denti continuava a sbatterle sulla faccia. Se lo sputò letteralmente in una mano, ma decise di non riaprirlo lì sul momento, visto che il vento avrebbe senza dubbio volato i fogli ovunque. Si voltò indietro a guardare la Shift Station mentre si allontanava sempre più. Si vedeva anche una piccola nave in lontananza; pescatori? Una nave cargo? Strizzando un po' gli occhi, si poteva intravedere una bandiera scura. Pirati, allora; probabilmente diretti in città anche loro. Hikari non ci fece particolarmente caso.
Si voltò di nuovo a guardare di fronte a lei, mentre la figura in lontananza iniziava ad assomigliare sempre meno ad una semplice fontana, e più all'intricata, magnifica collezione di canali e strutture che era in verità. Non vedeva l'ora di arrivare; aveva passato dieci giorni a fare avanti e indietro tra un'isola e l'altra, e già le sembrava di aver passato un'eternità lontana da casa. Water Seven, la metropoli dell'acqua; Hikari non riusciva propriamente a ricordare un tempo precedente alla sua vita in città.
Mai stata una che stava ferma; non per scelta, ma per necessità - almeno, questo è quello che avrebbe detto lei. Hikari aveva passato quasi dieci anni girando lavori su lavori, senza mai sceglierne uno 'per la vita', ripetendo lo stesso ciclo ancora e ancora: trovava un impiego che attirava la sua attenzione, gli dava una possibilità, e trovava qualcosa che non le andava bene approssimativamente in un mese, o risultava chiaro che non era tagliata per esso. Si licenziava, lavorava part-time al bar vicino al cantiere o al mercato mentre cercava un nuovo impiego: ripetere ad oltranza. Era ormai conosciuta in città per questo; chiunque la assumesse sapeva esattamente a cosa andava incontro - probabilmente la ragione per cui era diventato sempre più difficile trovare un impiego, con la sua reputazione di impiegata entusiasta ma inaffidabile ormai ampiamente diffusa, costringendola a volte a cercare lavoro nelle isole vicine. Con un po' di fortuna però, e soprattutto con la buona volontà dei cittadini che ormai la conoscevano da svariati anni, di tanto in tanto riusciva ancora a trovare qualcosa da fare nella sua città.
Quando il treno finalmente arrivò a destinazione, Hikari aspettò che tutti i passeggeri scendessero e si allontanassero dal mezzo, per evitare di saltare addosso a qualche povero malcapitato mentre lei scendeva dalla sua postazione; uno dei due controllori della stazione la rimproverò per essere di nuovo salita senza biglietto, mentre l'altro sembrava più preoccupato dal fatto che avesse viaggiato sul tetto del treno. Hikari non stava prestando loro molta attenzione, ed era molto più interessata a guardare il suo riflesso in uno dei finestrini del treno... in particolare, lo stato dei suoi capelli, in quel momento pettinati in un completo disastro. Mortificata, cercò di appiattirsi almeno la frangia sulla fronte, ma ciuffi di capelli ribelli continuarono a puntare in tutte le direzioni senza nessuna logica. Alla fine rinunciò al tentare di sembrare presentabile, e mise fine alla disputa che i controllori stavano avendo in quel momento sulla tariffa da pagare per aver viaggiato sul tetto del treno - sbattendo 10 berry in mano loro, prima di affrettarsi a correre a casa.

Tutto nella norma quel giorno; gente che passeggiava per la città, sui marciapiedi, nei canali a bordo degli Yagara; gente al lavoro, e alcuni - come un vecchio appollaiato su una sedia proprio fuori casa - che se la ronfavano alla grossa.
Hikari rischiò di finire in acqua quando alzò lo sguardo per guardare in alto senza interrompere la sua corsa; destra e sinistra, scrutò il cielo come se sperasse di vederci qualcosa che non fossero solo nuvole dipinte sul blu di sfondo.
Mentre si avvicinava alla porta di casa, un ragazzo biondo con una giacca in jeans uscì dalla porta immediatamente accanto. Si fermò per un secondo quando la vide, e i due si scambiarono un'occhiata perplessa prima che entrambi esclamassero all'unisono la stessa frase: "Tu non dovresti essere a lavoro?"
Lei fece spallucce, liquidando la domanda con un rapido '"mi sono licenziata". L'altro apparve completamente indifferente a quell'affermazione.
"Beh, sai che razza di sorpresa".
"Senti, ci ho provato davvero, ma non era roba per me..."
"Pensavo ti piacessero gli animali?"
Lei apparve vagamente confusa da quella domanda, poi comprese il senso.
"Oh no, come assistente al negozio di animali ci ho lavorato il mese scorso. Stavolta ero impiegata come giardiniera a San Popula."
L'altro sbuffò e si passò una mano tra i capelli, lanciandole un'occhiataccia esasperata.
"Porca miseria, deciditi a sceglierti un qualcosa da fare e tienitelo. Sta diventando difficile non perdere il filo delle tue scemenze".
La ragazza aprì il giornale e diede un rapido sguardo alla pagina degli annunci.
"Ecco cosa stavo pensando per il prossimo... 'Cercasi apprendista parrucchiere, nessuna qualifica particolare richiesta'."
"Parrucchiera?" fece l'altro, con fare beffardo. "Con quel nido di rondini che hai in testa?"
"Sai che ti dico? Non hai tutti i torti. E per la cronaca, sei uno stronzo" buttò lì lei, disinvolta. "Senti questo invece..."
"PAULIE!"
Prima che la conversazione continuasse, una voce poco distante li interruppe. Il ragazzo biondo si guardò alle spalle, preoccupato, apparentemente riconoscendo la voce.
"Beh, uhh, non ho tempo ora. Devo andare."
Scappò via prima che lei potesse aggiungere altro, mentre la persona che aveva urlato - un uomo più anziano e basso, in giacca e cravatta - correva verso il posto dove si trovava precedentemente il ragazzo. Fece un cenno di saluto ad Hikari, poi riprese il suo inseguimento.
"FERMATI! PAGA IL TUO DEBITO!"
La ragazza si limitò a guardare i due sparire dietro un vicolo, grattandosi la testa, e sospirando al vedere di nuovo quella scena. 'Paulie potrà pure avere un lavoro fisso ed io no, pensò tra se e se, ma almeno non sono io quella che spende più di quanto guadagna in giochi d'azzardo. Che fesso.'
A differenza della ragazza, il suo vicino di casa era riuscito a costruirsi una bella carriera, arrivando ad essere capomastro nel miglior cantiere della città. Quella posizione era tenuta da solo altre quattro persone; tutte e cinque erano... peculiari, ognuno a proprio modo. Conosceva Paulie da una vita; più o meno avevano la stessa età, erano amici sin da bambini, quando giocavano a pallone insieme ed insieme erano soliti gettarsi in qualsiasi tipo di assurdità, come scorrazzare nelle fogne per intrufolarsi in chissà quale posto. Era sempre stato maleducato ed aveva un caratteraccio; con l'andare del tempo aveva avuto sempre meno pazienza per le bizzarrie della ragazza, e ad allo stesso modo lei aveva avuto sempre meno pazienza per i creditori del suo vicino che urlavano nella via dove abitavano.
La ragazza aprì la porta di casa per mettere a posto il suo zaino, e solo in quel momento si rese conto che il suo zaino non aveva mai lasciato il tavolo alla Shift Station.
Senza zaino, niente in particolare da fare in casa e senza lavoro, Hikari si appoggiò alla porta di casa e continuò a fissare il cielo, incerta su cosa fare. 'Resto a casa o scendo giù alla baia? Al mercato o al bar? Forse a Tarou e Tana va di fare una partita a pallone...' si fermò su quel pensiero. 'Oh giusto, anche Kitana dovrebbe essere al lavoro'.
Era orario di lavoro, in cantiere. Hikari fece spallucce, e decise di dirigersi là - più o meno come faceva di solito.
Il cantiere era la principale attrazione del posto, ed i suoi carpentieri il fiore all'occhiello della città. Molti dei suoi amici erano impiegati lì; ma naturalmente, non essendo nè un cliente nè un'impiegata lei stessa, Hikari non era esattamente autorizzata ad entrare e mettersi ad infastidire i lavoratori...
Non che questo l'avesse mai fermata.
  
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