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Autore: May Jeevas    12/10/2023    1 recensioni
Paesi Baltici, XIII secolo.
Dopo la sconfitta contro un ordine che ha invaso le loro terre e che ha preso la vita dei suoi genitori, il giovane Toris Laurinaitis ha un solo obiettivo: difendere la sua gente da qualunque invasore, che siano i Cavalieri Portaspada o che siano i Vichinghi. E' proprio da una delle tribù scanidinave che un giorno salva Feliks, un giovane un po' stravagante con cui Toris si ritroverà a stabire un rapporto forte e solido. Insieme lotteranno per la libertà dei Curi. La storia darà loro ragione, o dovranno piegarsi agli invasori? [LietPol]
[Questa storia partecipa al Writober di FanWriter.it, lista pumpSea]
Genere: Guerra, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Estonia/Eduard von Bock, Lituania/Toris Lorinaitis, Nordici, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: comprendersi.

Feliks ebbe una sensazione di un dejà-vu mentre si risvegliava.
La testa doleva forte, pulsando nel punto dove aveva battuto.
Con un gemito cercò di mettersi seduto, fallendo miseramente.
Sentendosi osservato girò il viso alla sua sinistra, incrociando lo sguardo di Toris. Il ragazzo era a petto nudo, fasciato sul punto dove lo aveva colpito la lama. Feliks ricordò il combattimento e il suo tentativo di salvare quello che ormai lui considerava un amico. Anche se i fatti avevano dimostrato che il sentimento non era reciproco. Ricordò anche il modo in cui Toris lo aveva guardato quando gli aveva puntato la freccia contro. All’improvviso si sentì a disagio e in pericolo, si allontanò dal ragazzo andando contro il muro, scrutandolo.
Toris sospirò, chiudendo gli occhi. Apparve stanco e provato, e Feliks dovette reprimere il pensiero di confortarlo che era nato spontaneo nella sua mente.
Grazie per avermi salvato la vita. Mimò il ragazzo incastrando gli occhi nei suoi. Due volte. Aggiunse, aspettando una risposta.
Feliks avrebbe voluto rispondere: Tu avresti fatto lo stesso per me. Davvero, avrebbe voluto, ma il ricordo dello sguardo pieno d’odio di Toris non lo fece capitolare così in fretta. Non era abbastanza, aveva il diritto a spiegazioni.
Perchè? Domandò. Non ci fu bisogno di specificare. Toris afflosciò le spalle e lo guardò. Con fatica, si alzò dal letto per dirigersi verso un plico di carte che c’era sul tavolo. Barcollò, appoggiandosi a un barile lì vicino per non cadere.
Stai attento, ti farai male!”Feliks lo urlò nella sua lingua senza riflettere. Si morse il labbro, maledicendo il fatto di non poter comunicare più facilmente e il anche questo sentimento di protezione che provava contro il ragazzo che aveva cercato di ucciderlo. Toris lo guardò interrogativo prima di continuare a cercare tra quelle carte. Ne prese una più grande delle altre e si trascinò di nuovo a letto. Aprì quella che si rivelò essere una cartina dell’Europa. Feliks lo guardò, sbattendo le palpebre. Non capiva. Toris mise la cartina dalla sua parte.
Da dove vieni?
Ancora quella domanda. Feliks fissò la mappa. Trovò il fiume Vistula con un colpo al cuore. Indicò la sua terra, accarezzandola affettuosamente sul foglio.
Toris sgranò gli occhi e lentamente si ritirò su sé stesso, ginocchia al petto e mani tra i capelli, tremando, lo sguardo che lo evitava. Il più piccolo piegò con cura la mappa e annullò le distanze tra loro. Ancora non aveva capito, ma il suo istinto diceva che non era più in pericolo.
“Scusa…” mormorò il ragazzo, e quella parola Feliks la capì senza bisogno che venisse mimata. “Mi dispiace… Io credevo… Mi dispiace…” Toris continuava a tremare, mormando frasi che il ragazzino non riusciva più a capire. Mise una mano sulla spalla dell’amico, aspettando che si calmasse. Dopo pochi secondi riuscì ad alzare lo sguardo e riprese la mappa, riaprendola. Indicò una regione situata sotto Mar Baltico ma sopra la sua terra. Feliks rabbrividì, riconoscendola, e lo sguardo di Toris gli fece capire prima che il ragazzo mimasse.
Pensavo venissi da qui. Gli occhi di Toris continuavano a chiedergli scusa. Poi si rabbuiarono. Loro hanno ucciso i miei genitori.
Feliks sussultò. Senza renderse conto, senza più barriere di timore o paura, prese la mano di Toris sulla mappa e la strinse nella sua.
Loro hanno ucciso anche mio padre. Fissò il ragazzo negli occhi, voleva che capisse quel dolore condiviso. E loro… Con la mano libera risalì, arrivando ad indicare la Scandinavia. Loro hanno ucciso mia madre. Confessò, non smettendo di guardarlo. “Mokosh” mormorò.
Fu il turno di Toris sussultare, posando la mano sopra quella di Feliks. Bastò uno sguardo per capirsi.
Lei era di queste terre. Cura.
Toris aveva gli occhi lucidi esattamente come lui. Nello stesso istante si abbracciarono, cercando conforto l’uno nell’altro da quei ricordi che ancora facevano male, cercando un appiglio per calmare il loro dolore…
Toris cercava un po’ di calore per il gelo che sentiva dentro da quel giorno lontano, Feliks cercava una sicurezza che non aveva più avuto da quando aveva visto sua madre sparire tra le onde.
Piansero, restando abbracciati e scivolando pian piano tra le lenzuola e tra le braccia di morfeo, le guance segnate dalle lacrime ma gli sguardi più sereni di quanto non lo fossero stati negli ultimi anni.
 


Angolino di May
E mettiamoci un po’ di fluff in questo ultimo aggiornamento della giornata, vi va? XD
Finalmente questi due cretinetti hanno parla… cioè, comunicato seriamente e si sono chiariti. Toris in realtà non è malvagio, il suo caratteraccio è colpa mia che gli ho dato un trauma subito nel prologo, tato.
Detto questo, io continuo a scrivere, sperando prima o poi di rimettermi in pari.
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti.
Mata ne!

   
 
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