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Autore: Sasha88    15/10/2023    1 recensioni
Sarò sincera, sono anni che non seguo One Piece ma a seguito del live action mi è venuta voglia di scrivere questa fanfic sul mio personaggio preferito, Mihawk Occhi di Falco. Tutto ciò che vi occorre sapere è che le vicende si svolgono 10 anni dopo l’esecuzione di Gol D. Roger.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul Mihawk, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lilian se ne stava ancora a terra cercando di elaborare tutto quello che le era capitato a partire dal rapimento fino a qualche secondo fa, quando si era ritrovata così vicina allo spadaccino. Per un attimo il dolore era sparito e il cuore aveva preso a battere all’impazzata. Che diavolo le era preso? 

Il vento freddo sulla pelle la riportò alla realtà. Vide Drakul spostarsi verso il timone. I suoi occhi gialli guardavano il mare e la bussola, la bussola e mare. Quando ebbe impostato la rotta, marciò verso di lei e senza proferire parola alcuna la tirò su per un braccio e l’accompagnò nella cabina. Era molto piccola e accogliente. C’era un lettino singolo e qualche mobiletto. Yoru, la mastodontica spada nera, se ne stava saldamente appoggiata in un angolo della stanzetta. Lilian, senza fare complimenti, andò ad accomodarsi sul letto. Era morbido e pulito, quasi le dispiaceva sporcarlo sudicia com’era. Lui andrò ad accarezzare la sua spada, gesto che le sembrò piuttosto strano, poi prese qualcosa da un cassetto e si avvicinò.

- Puoi alzare le braccia?

La ragazza ubbidì e, senza chiederle il permesso, le sfilò la maglietta strappata lasciandola solo col reggiseno. Lilian s’irrigidì e per un attimo la terribile sensazione di impotenza tornò a farsi viva.

- Tranquilla, non ti farò niente.

Le toccò le spalle magre e fece scivolare le mani grandi lungo le braccia provocandole un brivido. Si soffermò su ogni livido, ogni ematoma, fino ad arrivare ai polsi, abrasati dalle corde. Le aprì i palmi delle mani, scoprendole piene di ragadi. La scrutava serio, senza un briciolo di malizia, domandandosi com’era possibile ridurre in quello stato una ragazzina indifesa. Nuovamente riaffiorarono i sensi di colpa. Continuava a sentirsi responsabile anche se stava cercando di rimediare meglio che poteva. Scosse il capo cercando di non pensarci.

La “cosa” risultò essere una camicia. L’aiutò ad indossarla. Le stava enorme ma era l’unico indumento che poteva prestarle. Poi aprì un altro cassetto e tirò fuori un barattolo ricoperto da un tappo di sughero. L’aprì ed estrasse due compresse di colore verde.

- Buttale giù, ti faranno sentire meglio.

- Cosa sono?

- Caramelle.

La ragazza lo guardò dubbiosa, era chiaro che non le avrebbe mangiate senza una risposta sensata.

- Erbe medicinali, contro il dolore - rispose senza alzare lo sguardo. Stava dando un’occhiata ad una mappa presa dallo stesso cassetto.

La risposta la convinse. Mandò giù le pillole senza protestare e poi face una richiesta che mai avrebbe immaginato di fare ad un uomo,   sconosciuto per giunta.

- Puoi… potresti aiutarmi a toglierli? - chiese arrossendo mentre indicava i pantaloni. Mihawk la guardò con la sua solita serietà. Erano sporchi e zuppi del sangue ormai ossidato, il perché volesse toglierli era abbastanza comprensibile. Senza scomporsi li afferrò dalle caviglie e cominciò a tirare. Erano aderenti e di ottima fattura, un vero peccato buttarli. Lilian stette ben attenta a coprirsi l’intimo con il restante della camicia che ormai indossava come un vestitino. 

- Domattina attraccheremo da qualche parte, compreremo qualcosa che ti stia bene.

- Grazie…

- Riposati ora - disse avviandosi verso l’esterno.

- Aspetta un attimo per favore.

Drakul si fermò sulla porta.

- Sei Mihawk occhi di falco, non è vero? - Conosceva già la risposta ma sentì lo stesso il bisogno di domandarglielo.

Lui annuì.

- Ti ha mandato Giulius a cercami?

- Più o meno - tagliò corto, poi prese Yoru ed uscì fuori lasciandola sola e ancora piena di domande.

Lilian fu investita da un sonno improvviso. Si distese esausta, con la testa che girava all’impazzata. Si sentì stranamente leggera. Tutti i dolori erano spariti nel giro di pochi istanti e si chiese se in quelle pasticche ci fosse della droga. Fu il suo ultimo pensiero prima di cadere in un sonno profondo, una fortuna per Mihawk che non aveva più voglia di parlare. In realtà, per i suoi standard, aveva chiacchierato anche troppo. Andò a sedersi sulla prua del suo piccolo veliero, di circa dieci metri. Essendo un uomo solitario non aveva mai avvertito la necessità di procurarsi un’imbarcazione più grande. Tutto quello che gli interessava è che fosse pratico e resistente.

Stette allerta tutta la notte e navigò ad alta velocità per raggiungere rapidamente l’isola più vicina. Aveva avuto molto tempo per pensare alle sue prossime mosse. Decise che la cosa più saggia da fare era attraccare a Rouge Town, nell’arcipelago di Polestar, dove avrebbe sostato un giorno o due per permettere alla ragazza di rimettersi in sesto.  Conosceva molti posti e persone di cui poteva fidarsi il che, visto le circostanze, era perfetto. Poi avrebbero navigato verso l’isola di Diamon così da riportarla a casa e, finalmente, sarebbe tornato alla sua vita di sempre.

 

Arrivò all’alba. Attraccò al pontile e approfittò di qualche ora per riposare un po’.

Al porto c’era fermento già dal primo mattino. Pullulava di mercanti che caricavano le merci sulle navi mercantili per rifornire le isole vicine. Turisti, curiosi e pirati andavano e venivano. Rouge Town era una delle città più grandi e importanti del mare orientale, città dove dieci anni prima fu giustiziato Gol D. Roger. Per Mihawk, che quel giorno aveva assistito all’esecuzione del re dei pirati, era sempre emozionante farci ritorno.

Lilian fece capolino dalla cabina qualche ora più tardi. Lo spadaccino, appisolato con la schiena contro lo scafo, aprì gli occhi per darle un’occhiata fugace. Aveva indosso la sua camicia che arrivava alle gambe e i capelli più arruffati che mai. Sembrava reduce da una sbronza ma almeno stava in piedi sulle sue gambe.

- Come va? 

- Molto meglio - rispose lei guardandosi intorno - Dove siamo?

Rouge Town - rispose lui tirandosi su.

- Dove hanno ucciso il re dei pirati?

Mihawk annuì e con un saltello balzò sul pontile. Allungò una mano invitando Lilian a fare lo stesso. La ragazza l’afferrò e, finalmente, dopo giorni trascorsi in mare, toccò terra. La sensazione fu strana ma bellissima. Le sembrava che il mondo girasse sotto i suoi piedi tanto da metterci qualche secondo prima di muovere un passo. 

- Stammi sempre vicino e andrà tutto bene.

Lilian, ubbidiente, lo affiancò. Non aveva alcuna intenzione di allontanarsi da lui e magari smarrirsi in una città così grande con un temibile pirata che, probabilmente, le stava già dando la caccia. Cominciarono a camminare lungo i vialetti gremiti di persone e di botteghe. I mercanti esponevano le loro merci migliori in vetrina e cercavano di vendere ai passanti qualsiasi cosa avessero tra le mani. L’aria profumava di cose buone da mangiare ricordandole che non faceva un pasto decente da quattro, forse cinque giorni. La gente, di ogni etnia e razza, parlava, comprava, rideva e tutto sembrava così allegro e colorato.

Ogni tanto gettava uno sguardo su Mihawk che camminava alla sua sinistra e puntualmente le sembrava più bello della volta precedente. Aveva un passo fiero e un aspetto curato. Indossava una camicia nera sbottonata al centro e un pantalone dello stesso colore. Sul capo portava un capello di velluto, anch’esso nero, con una voluminosa piuma bianca. L’unico tocco di colore erano i fiori rossi ricamati sul soprabito aperto. E poi Yoru, la sua spada, che era grossa quasi quanto lei.

Notò con un leggero fastidio che molte donne si giravano ad osservarlo e commentavano tra di loro con dei risolini ammiccanti. Anche gli uomini in realtà lo guardavano ma sicuramente per motivi diversi. Dopotutto, era il famoso Mihawk occhi di falco.

Si fermarono davanti ad una bottega, un piccolo negozietto di abbigliamento. Drakul infilò una mano nel suo soprabito tirando fuori un sacchetto pieno di berry e glielo porse.

- Tieni, compra quello che vuoi.

Lilian, visibilmente imbarazzata, accettò i soldi. Non poteva continuare ad andare in giro con quella camicia. Per quanto fosse pulita e di ottima qualità si sentiva una scappata di casa tanto da provare vergogna nel camminargli vicino.

- Giuro che ti restituirò tutto.

- Non mi importa - rassicurò lui - Cerca solo di fare presto, e compra degli occhiali scuri. Dobbiamo nascondere i tuoi occhi.

Lilian annuì e si infilò nel negozio mentre lui rimase fuori ad aspettare con la solita aria vigile. Impegnò quel tempo concentrandosi sulle conversazioni delle persone, in particolare quelle dei pirati. Voleva captare informazioni circa Spyros e la sparizione della principessa. Fortunatamente, per il momento, nessuno ne parlava, segno che la notizia non si era ancora diffusa. 

Lilian uscì circa dieci minuti più tardi con due buste cariche di vestiti. Il pensiero di spazientire il suo accompagnatore era motivo di forte stress perciò si era spicciata il prima possibile arraffando tutto ciò che era di suo gradimento.

Soprattutto aveva comprato gli occhiali da sole.

- Come mi stanno? - chiese con leggerezza mentre li indossava. Le sembrava incredibile che fino al giorno prima era prigioniera su un vascello di pirati ed ora, invece, passeggiava spensierata affianco allo spadaccino più forte del mondo che, per giunta, le stava facendo da portaborse.

- Bene, credo - rispose serafico. Non era un tipo da complimenti anche se pensava che la ragazza era, oggettivamente, di una bellezza mozzafiato.

 

Continuarono a camminare fino a raggiungere una stradina meno affollata. Da lì sorgeva l’insegna sgangherata di un’osteria affittacamere.  

- Andiamo.

Varcarono la porta ed entrarono in un vecchio locale con tavole e panche tutte in legno. Un scampanellio annunciò la loro entrata. L’illuminazione era fioca e le vetrate erano talmente sporche da non far penetrare la luce del sole. C’erano alcuni uomini al bancone che bevevano birra ed altri seduti al tavolo intenti a sgranocchiare qualcosa. Tutti pirati, senza dubbio.

Nonostante l’aspetto decadente, c’era un buon odore di pulito e di cibo, tanto che lo stomaco di Lilian prese a brontolare.

- Scusa - disse imbarazzata - Sono giorni che non mangio. 

Drakul la guardò alzando un sopracciglio.

Un ometto cicciottello dagli occhi buoni posto dietro al bancone sventolò una mano in segno di saluto.

- Occhi di falco! - chiamò felice come si fa quando si rivede un amico dopo tanto tempo - Quale onore averti qui!

- Salve John - Mihawk si avvicinò all’uomo e ricambiò il saluto con un serio cenno di capo - Ho bisogno di una stanza e qualcosa da mangiare.

- Tutto quello che desideri! - rispose l’uomo mentre gli versava da bere - Fiona vieni ad accogliere i nostri ospiti speciali! La signorina è con te?

- Si - rispose e bevve il rum in un solo sorso.

- Accidenti! Davvero stupenda hehe, complimenti! - disse ammiccante senza trattenere l’entusiasmo - Ecco la chiave, la stanza numero tre.

E poi, con un filo di voce aggiunse

- Non sapevo ti piacessero così giovani hehe!

Per l’ennesima volta Lilian arrossì. Già sentiva tutti gli occhi degli uomini presenti addosso e il commento di John non fece che peggiorato la situazione. Inoltre, indossava ancora la camicia di Mihawk che le stava pericolosamente corta, facendola sentire ancora più in imbarazzo. Percependo il suo disagio, Drakul l’avvolse con un braccio attorno alla vita, coprendola con il suo soprabito. Il cuore di Lilian tornò a battere all’impazzata. Ormai aveva deciso di reagire così ogni volta che lui si avvicinava troppo.

- Già - rispose lui, visibilmente irritato con la ragazza che se ne stava avvolta nella sua presa ancora con le guance in fiamme.

Prese le chiavi dal bancone e ringraziò stizzito. Ordinò che Fiona, la cameriera, portasse da mangiare in camera tutto ciò che prevedeva il menù e una bottiglia di vino rosso italiano mentre John malediceva la sua boccaccia che parlava sempre a sproposito.

 

Avevano appena salito qualche gradino che portava al piano superiore quando la porta del locale si aprì facendo oscillare il campanello posto sul telaio. Cinque figure mastodontiche entrarono nella sala e Lilian fu costretta ad alzare gli occhiali per assicurarsi che la sua vista non stesse le facendo brutti scherzi. Il vocio nel locale si ammutolì all’istante. Erano spaventosamente grossi, degli esseri metà uomo e metà pesce. Dalla paura strinse le mani attorno al braccio dello spadaccino e, indietreggiando, finì spiaccicata contro il suo torace.

- Ricorda che non devi avere paura di niente finché sarai con me - le sussurrò nell’orecchio cercando di tranquillizzarla. Ma calmarsi era difficile quando ti trovavi difronte a degli esseri tanto spaventosi. Le abbassò gli occhiali da sole. I suoi occhi bicolore erano un marchio di fabbrica e non potevano correre il rischio che qualcuno la riconoscesse.

 

- A…Arlong - salutò John cercando di mascherare il tremolio nella sua voce - Ben..bentornato nel mio locale!

- Gli uomini pesce hanno FAME! - gridò furente Arlong, una creatura con un lungo naso seghettato, capelli neri e orribili denti aguzzi. Afferrò un tavolo e lo lanciò in aria sfiorando la povera Fiona che si accucciò a terra coprendosi la testa. Gli altri risero a crepapelle.

 

- Spiacente, il locale è pieno - esordì Mihawk scendendo le scale - non c’è posto qui per voi.

Lilian gli si piazzò davanti cercando di fermarlo, ma lui, delicatamente, la scostò. 

- Non andare ti prego - disse con un filo di voce.

Che diavolo voleva fare? Quelle cose lo avrebbero fatto in mille pezzettini. Erano alti il doppio di lui ed erano in cinque! Cinque bestioni contro un uomo solo! 

Arlong si guardò intorno cercando di capire chi fosse così folle da sfidarlo visto che il locale era semivuoto. La sua espressione cambiò di colpo quando, nella pallida luce arancione, riconobbe la figura dello spadaccino. Aveva estratto la sua spada nera e gliela puntava pericolosamente contro. Grande e grosso com’era, indietreggiò. 

- Occhi di falco - ringhiò l’uomo pesce con disprezzo - che ci fa un cane del governo a Rouge Town.

Mihawk alzò la sua spada ancora di più verso la faccia del pirata.

- Sono in dolce compagnia - rispose con il suo solito tono serio - E la vostra presenza sta turbando la mia signora.

Arlong lanciò un sguardo verso Lilian e arricciò il naso. Era feroce, ma non era stupido. Sapeva che non avrebbe potuto nulla contro un pirata di quel calibro, nemmeno se gli avesse scagliato contro l’intera colonia di uomini pesce. 

- Sono sicuro che Fiona apprezzerebbe tanto se riuscissi ad alzare quel tavolo che, per uno spiacevole malinteso, è finito sottosopra.

Due della sua ciurma, uno metà manta e l’altro metà polpo, andarono ad alzare il tavolo senza fiatare. Arlong ordinò ai suoi di andare via e a testa bassa uscirono dal locale. Avevano beccato il giorno sbagliato per fare casino.

 

Lilian, col cuore in gola, era rimasta a bocca aperta tutto il tempo, del resto come i commensali presenti. Se l’impresa di liberarla completamente da solo non le era bastato per farle comprendere tutta la sua potenza, quell’episodio l’aveva sicuramente convinta. Solo con l’uso delle parole era riuscito a scacciare via cinque uomini pesce spaventosi come quelli. Tornò verso di lei, pacato, come se nulla fosse successo. Lilian non riuscì a trattenersi e lo abbracciò forte.

- Dio se mi hai fatto spaventare!

Drakul ricambiò timidamente l’abbraccio. A differenza di Lilian non era una persona fisica. Difficilmente si lasciava andare a gesti affettuosi o carinerie ma con lei gli veniva tutto abbastanza spontaneo. Il che, lo sorprendeva di se stesso. E un po’ lo spaventava anche.

Prese le buste cariche di vestiti e finalmente cominciarono a salire.

- Fiona - chiamò un’ultima volta prima di procedere - per favore, portaci qualcosa da mangiare il prima possibile, la mia signora ha molta fame.

   
 
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