VETRO
Scosṭ le tende e osserṿ in direzione della casa del Professor Agasa: sembrava tutto tranquillo. Ormai quello era diventato il modo in cui trascorreva le sue giornate: osservando il mondo da dietro i grandi vetri di quella lussuosa villa e controllando che alla ragazzina dai capelli ramati non succedesse nulla di male. Per qualcuno quello avrebbe potuto sembrare il paradiso, non far nulla tutto il giorno e disporre di un’intera villa per fare qualunque cosa volesse, ma ai suoi occhi tutto cị equivaleva a una prigione. Il mondo non è fatto per essere guardato da dietro una finestra.Poṣ una mano sul vetro, nel tentativo di toccare quello che stava al di fuori. Quando la scosṭ rimase l’impronta della sua mano, come un alone evanescente che pian piano si ritiṛ fino a scomparire, quasi fosse un fantasma. In fondo era proprio questo cị che era diventato: un fantasma. Il mondo lo credeva morto mentre lui si nascondeva in quella grande casa con un nuovo volto.
Un fantasma in prigione.
Si ricorḍ di una frase dello scrittore Tennessee Williams: “Viviamo tutti in una casa che brucia. Nessun vigile del fuoco da chiamare, nessuna via d’uscita. Solo la finestra del piano di sopra da cui guardare fuori mentre il fuoco divora la casa con noi intrappolati, chiusi dentro”.