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Autore: Lina Lee    21/10/2023    0 recensioni
Questa raccolta partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
Cap. 1: Itadakimasu (Laelius e Aiko, miei OC)
Cap. 2: Hoppipolla (Luna)
Cap. 3: Hanami (Laelius e Aiko, miei OC)
Cap. 4: Drachenfutter (Sirius e Remus)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Drachenfutter: letteralmente "il cibo del drago", ovvero il regalo che si fa a qualcuno quando si sa di aver fatto qualcosa di sbagliato, nel tentativo di addolcirlo e placare la sua rabbia.


Era stata una settimana terribile ed estenuante, sia fisicamente che psicologicamente. Remus aveva passato in infermeria i primi giorni successivi alla luna piena; il suo corpo stremato aveva bisogno di riposo e silenzio per potersi riprendere completamente. Ciò che era accaduto, però, non era così facile da dimenticare, quello che era parso un semplice scherzo si stava per trasformare in tragedia, e solo l'intervento tempestivo di James aveva evitato il peggio. Questo stava alla base del motivo per cui il resto della settimana, passata fuori dall'infermeria, si era dimostrata, per Remus, ancora più difficile da gestire rispetto alle altre volte. I suoi amici fidati gli erano stati vicini per aiutarlo, ma come doveva comportarsi quando proprio uno di loro era stato l'artefice di quello scherzo? Non era facile, non era per niente facile, perché Remus si fidava di loro, di lui, e quando aveva scoperto quanto accaduto si era sentito in parte tradito.


Quella sera Remus l'aveva passata per la gran parte in biblioteca, cercando di recuperare le lezioni perse con l'aiuto di Lily e Lele. Le amiche in quei giorni non gli avevano messo fretta, lo avevano aiutato a memorizzare i nuovi incantesimi, e quando si accorgevano che Remus crollava sui libri, lo lasciavano dormire e completavano i compiti al posto suo. Il ragazzo si disse che la prossima volta che si fossero recati a Hogsmeade, avrebbe dovuto sommergerle di dolcetti e cioccolato per ringraziarle.
Quando i tre tornarono nella Sala Comune di Grifondoro, scorsero James che stava lasciando il Dormitorio insieme a Peter e ad altri ragazzi.
«Forse è meglio se per oggi te ne vai a dormire... Non credi, Remus?»
Quest'ultimo annuì con un sospiro, e dopo aver salutato e ringraziato per l'ennesima volta le amiche, salì al Dormitorio, desideroso solo di poggiare la testa sul cuscino e cercare di non pensare a quanto accaduto una settimana prima. Una volta entrato nella camera che condivideva con gli altri compagni di Casa, Remus si rese conto che il suo era l'unico letto con le tende tirate. Era strano, lui non aveva motivo di tenere le tende in quel modo, a meno che non stesse dormendo e non volesse essere disturbato. Il ragazzo sospirò, sperando di non trovarsi davanti a un altro pessimo scherzo e, messa mano alla bacchetta, spostò le tende. Ciò che si trovò davanti lo lasciò a bocca aperta: il suo letto era stato riempito fino all'orlo di un'infinità di dolciumi, nemmeno qualcuno si fosse impegnato a svaligiare Mielandia!
Fu in quel momento, mentre ancora rimaneva immobile a cercare di capire, che Remus percepì un leggero tossicchiare, che lo fece in parte sobbalzare e lo portò a voltarsi. Alla sua sinistra, seminascosto nell'ombra, stava colui che gli aveva peggiorato l'ultima luna piena: Sirius. Quest'ultimo accennò un sorriso e fece qualche passo avanti ma senza avvicinarsi troppo all'amico, aveva bisogno di parlargli ma senza metterlo troppo sotto pressione.
«Scusami se ti ho spaventato, non era mia intenzione» principiò, perché aveva notato il piccolo sobbalzo di Remus quando si era reso conto di non essere solo nella stanza.
Remus, la cui espressione del viso era passata dallo stupore, allo spavento, all'amarezza, indicò il proprio letto con la bacchetta.
«È opera tua?» chiese con voce stanca; in quel frangente non aveva né la forza, né la voglia di discutere con qualcuno, meno che mai con Sirius. Quest'ultimo annuì, mentre il sorriso diventava un po' più acceso e non un semplice accenno.
«Ho preso tutto da Mielandia e l'ho portato qui. E prima che me lo chieda, sta tranquillo, ho lasciato sul bancone tutti i galeoni necessari per gli acquisti».
Nell'udire il racconto di quella che pareva un'altra bravata di Sirius Black, Remus si lasciò andare all'ennesimo sospiro.
«E si può sapere perché lo hai fatto?»
Sirius lo osservò confuso; possibile che non lo capisse? O forse era troppo stanco per comprendere? In entrambi i casi gli doveva una spiegazione, e non solo quella.
«Beh, in questi giorni avrei voluto parlarti da solo ma era praticamente impossibile. Quando non eri in infermeria, immancabilmente avevi accanto una guardia del corpo che non ti lasciava mai, e che mi lanciava occhiatacce con le quali avrebbe potuto incenerirmi».
«Non chiamarla a quel modo» ribatté Remus pacatamente; aveva compreso come l'altro si stesse riferendo a Lele.
«Credo che ormai sappia come ragiona, l'ha visto come un tradimento alla nostra amicizia e al mio segreto e sta agendo di conseguenza».
A quella spiegazione Sirius si limitò a un'alzata di spalle e proseguì a parlare.
«Come ti pare, sta di fatto che ho cercato un modo per parlarti da solo e ho chiesto aiuto a James per riuscirci. È lui che si è occupato di trascinare un po' tutti i nostri compagni fuori dal Dormitorio, in maniera da poter rimanere da soli e da darmi il tempo di preparare il tuo letto a dovere».
A quel punto Remus comprese non solo il motivo per cui James e Peter si stavano allontanando rapidamente dal Dormitorio, ma anche e soprattutto che lui non avrebbe potuto evitare quel confronto, cosa che in un modo o nell'altro gli era riuscita per tutta la settimana.
«Allora parla, ti ascolto».
Poche parole pronunciate quasi con rassegnazione, un sentimento che a Sirius dispiacque ma che poteva capire, vista la situazione che si era creata tra loro. Si prese quindi qualche attimo in più per mettere ordine tra i pensieri e trovare le parole più adatte per ricucire un rapporto che sembrava vicino a uno strappo definitivo.
«Mi dispiace per quanto accaduto» principiò Sirius, in maniera semplice e diretta.
«Non avrei mai e poi mai voluto che si creasse una situazione di questo genere. Sai bene quanto i Malandrini siano legati tra loro, quanto teniamo l'uno all'altro, e quanto abbiamo fatto per aiutarti e non lasciarti solo durante la luna piena».
Sì, questo Remus lo sapeva e non poteva negarlo o dimenticarlo. A sua insaputa gli amici avevano seguito il lungo e complesso procedimento per diventare Animagi e non lasciarlo da solo alla Stamberga Strillante. E proprio Sirius, nelle vesti di Felpato, era colui che maggiormente mitigava i suoi istinti da Licantropo, che latrava in risposta ai suoi ululati, che per primo gli si parava davanti quando il ragazzo iniziava a scomparire e lentamente appariva il mostro.
«E allora perché?» chiese semplicemente Remus, dando voce alla domanda più logica che potesse venirgli in mente.
«Perché volevo prenderlo in giro e spaventarlo, ma non mi sarei mai aspettato che quell'idiota avrebbe avuto il fegato di recarsi alla Stamberga Strillante. Pensavo che avrebbe finito per nascondersi sotto il suo letto, tremante di paura!» rispose Sirius di getto, dando l'impressione di essere contrariato dal comportamento di Piton, che non corrispondeva a quanto si sarebbe aspettato da lui.
Remus scosse il capo in un gesto sconsolato, rassegnato, come se nel profondo avesse da subito immaginato che alla base di quello scherzo ci potesse essere una motivazione tanto scontata, quanto incosciente e insensata.
«Non credere che Piton sia così idiota» gli fece dunque notare, mentre si avvicinava al letto e riprendeva a osservare tutte quelle leccornie, ma senza vederle realmente, come se la mente fosse concentrata su altro.
«È probabile che avesse dei sospetti su di me. Del resto passo alcuni giorni in infermeria tutti i mesi, e questo deve averlo insospettito. Tu gli hai solo fornito il modo per trasformare i suoi dubbi in certezze».
A quel punto calò il silenzio tra i due, come se entrambi avessero bisogno di riflettere su quelle ultime parole.
E fu Sirius a spezzarlo per primo, i pugni chiusi tremanti, nemmeno si stesse trattenendo dall'afferrare la bacchetta e andare a cercare Piton per fargliela pagare.
«Se solo Mocciosus si azzarda a dire a qualcuno del tuo segreto, giuro che-».
«Stai tranquillo» lo interruppe Remus, la voce decisamente più pacata.
«Silente gli ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. E quando Lele è arrivata in infermeria con le dita fratturate gli ha ripetuto lo stesso concetto».
«E sarà meglio che non se lo dimentichi» aggiunse Sirius, piuttosto minaccioso.
A quelle parole Remus abbozzò un sorriso, l'amico si era espresso in maniera non dissimile da Lele, e a lui venne spontaneo domandarsi quanto quei due potessero essere caratterialmente simili. Sirius, notando quel piccolo sorriso, osservò l'amico con espressione interrogativa.
«Perché sorridi? Ho detto qualcosa di divertente?»
Remus scosse il capo in un cenno di dissenso, allontanando dalla mente quello strano confronto.
«No, semplicemente dubito che Piton sia così pazzo da sfidare Silente, tutto qui» glissò, per poi indicare nuovamente i dolciumi.
«Potresti spostarli? Ho bisogno di riposare».
Subito Sirius estrasse la propria bacchetta e iniziò a impilare i dolci un po' sul davanzale della finestra posta vicino al letto di Remus, un po' sul suo comodino e un po' accanto al letto, che nel giro di un battito di ciglia era di nuovo libero.
«Non credi di avere un po' esagerato?» gli chiese Remus, sedendosi sul suo letto e recuperando una barretta di cioccolato e liquirizia.
«Sono proporzionati alla mia colpa e alle mie scuse» spiegò Sirius, proseguendo subito.
«E poi tu ne mangi in gran quantità, peraltro senza mai ingrassare» continuò, permettendosi di sedersi accanto all'amico.
«Magari è quell'altro essere che ingrassa» rifletté Remus, porgendo all'altro la barretta di cioccolato proprio come faceva sempre, dividendo i dolci con gli amici.
«Vorrà dire che alla prossima luna piena controllerò se “il licantropino” ha messo su qualche chilo».
Sirius prese un pezzo di cioccolato e iniziò a mangiarlo.
«E come vorresti fare?» chiese Remus, che proprio non riusciva a immaginarsi una scena tanto stupida.
«Beh, posso portarmi appresso un metro da sarta e misurargli il girovita. Facendolo a ogni luna piena potrò davvero controllare se è lui che ingrassa al posto tuo».
Il tono di Sirius fu così stupidamente serio e deciso che Remus non riuscì a trattenersi dal ridacchiare, sentendo come la tensione che aveva caratterizzato il loro rapporto in quella settimana si fosse finalmente incrinata. Certo, ci sarebbe voluto ancora del tempo perché il loro rapporto tornasse alla normalità, ma entrambi si resero conto di come il primo, fatidico passo fosse stato appena compiuto.


Note dell'autrice: Salve! Torno su questa raccolta per prendere in considerazione un momento non raccontato nella mia long. Sappiamo tutt* dello scherzo di Sirius, sappiamo da una one shot ("Scherzo") presente in una mia raccolta ("Write, write, write!") di come Lele abbia dato un pugno a Sirius, ma come quest'ultimo ha cercato di farsi perdonare da Remus? Ho provato a immaginarlo,e spero che questa piccola one shot sia di vostro gradimento.
Un abbraccio.
Lina

 
  
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