Lo so che il corretto ordine delle parole
nel titolo dovrebbe essere: Tints, Tones & Shades (mancano anche
altre diciture legate a questo mondo), ma ho arbitrariamente deciso di
assegnare alle parole questo ordine per una pura questione di piacevolezza di
pronuncia consequenziale delle parole. Spero capirete, grazie.
𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵
Prompt giorno 23: sabbia
[Modern!AU]
OCCASIONI
1761 parole
Stella e
Beatrix avevano scelto di sposarsi sulla spiaggia, nel bel mezzo dell’estate—la
stagione preferita di Stella.
Appena
finita l’Università, Stella aveva prenotato un viaggio per la Grecia e lì aveva
scelto di fare la proposta di matrimonio a Beatrix, la sua ragazza fin dai
tempi delle superiori.
Le era
stato raccontato che c’era stato addirittura un flash-mob e dei fuochi d’artificio.
Tipico di Stella non badare a spese. Per riuscire a tenersi il suo lavoro da
barista, Beatrix aveva dovuto discutere molto con Stella—che invece avrebbe voluto
vederla all’Università insieme a lei oppure in un’enorme villa vista mare. Ma
Beatrix non era tagliata per quegli agi, le piaceva avere la sua indipendenza;
avere “la ragazza ricca” non rappresentava, secondo lei, alcun vero vantaggio.
Suo padre, Andreas, l’aveva viziata abbastanza fin da piccola, nonostante vivessero
sperduti in un piccolissimo paesino montano, e non le aveva mai fatto mancare
nulla—com’era giusto che fosse.
I granelli
di sabbia si infiltrarono ovunque nei sandali che Bloom portava ai piedi. Era
quasi certa che, con il lieve venticello che passava ogni tanto al di sotto del
grande tendone bianco sotto cui stavano cuocendo, della sabbia le fosse finita
in bocca; sentiva la lingua ruvida.
Il resto
delle ragazze: Terra, Musa, Aisha e Flora erano sedute nello stesso ordine alla
sua destra. Dietro di lei sentiva borbottare Riven, che si lamentava con Sky,
seduto accanto a lui da un lato, e con Dane, il suo ragazzo—seduto anche lui a
lato, di quanto la cerimonia stesse andando per le lunghe e di quanto facesse “stramaledettamente
caldo”. Avevano frequentato tutti la stessa scuola, quindi si conoscevano bene
l’un l’altro. A turno, ognuno di loro si rivolgeva a Riven e gli intimava di
fare silenzio. Quest’ultimo si limitava ad alzare gli occhi al cielo e ad
accarezzare esasperato una coscia del suo ragazzo, cacciando la testa indietro
e sospirando. Fortunatamente, Stella, già in lacrime, e Beatrix, che si
sforzava di trattenerle per orgoglio, erano troppo assorbite dal loro
coinvolgimento emotivo per curarsi davvero di quello che stava accadendo agli
invitati.
Bloom le
invidiava.
Mai lei
era riuscita a provare lo stesso amore che loro due sembravano provare l’una
per l’altra. Lei e Sky si erano frequentati per circa un anno scolastico, ma
poi le differenze di pensiero e approccio alla vita si erano rivelata
invalicabili e avevano deciso unanimamente di lasciarsi. Erano rimasti amici, e
tra loro non c’era imbarazzo.
Un
bambino scalmanato stava rischiando di cadere con la faccia in mezzo alla
sabbia. Non aveva fatto altro che correre per tutto il tempo in mezzo alle
sedie degli invitati, sembrava non scaricarsi mai. Alla fine, prima che
qualcuno si alzasse e facesse una scenata in piena regole, venne acciuffato al
volo da un uomo che Bloom riconobbe immediatamente.
Si
trattava di Sebastian Valtoriano.
Era
stato un loro professore di storia durante gli anni delle superiori, Bloom
aveva avuto una cotta pazzesca per lui, ma non si era mai permessa di provare a
fare nulla nei suoi confronti, per non mettere nei guai sia lei sia lui, il loro
futuro. Al tempo lei aveva avuto solo sedici anni, mentre Sebastian ne aveva
circa venticinque o ventisei; da quel poco che sapeva di lui, che aveva
imparato a conoscere tra una lezione e un’altra, non avrebbe mai intrattenuto
rapporti di natura diversa da quella che doveva esistere tra insegnante e
alunna.
Stella, ma
soprattutto la spavalda Beatrix, avevano provato a convincerla a lanciarsi nell’impresa
di “sedurre” il suo professore, ma Bloom aveva voluto essere più saggia di
così; era forse stata una delle poche volte nella sua vita in cui non si era
lasciata governare dalla sua impulsività, nonostante la tentazione di dichiararsi
al “Signor Valtoriano” fosse stata non indifferente.
«Se—Signor
Valtoriano? Anche lei qui?» gli domandò scioccamente, seppur sottovoce, non
riuscendo a ignorarlo del tutto.
«Ah,
Bloom, giusto?» ricambiò lui.
Finse
che il suo quasi non ricordarsi il nome di Bloom non l’avesse leggermente ferita
nell’orgoglio.
«Ti
trovo bene, spero» le chiese lui, probabilmente ignaro dell’effetto che era
sempre stato in grado di avere su Bloom. Era come se pendesse dalle sue labbra,
e si odiava per questo, per la disperazione con cui cercava il suo sguardo e la
sua approvazione.
“Daddy
Issues and Mummy Issues at their finest” le avrebbe detto Beatrix con un sorriso
vittorioso, sapendo di aver ragione. Bloom era sempre stata alla ricerca di una
figura di riferimento che potesse guidarla nella vita, da cui potesse sentirsi
amata e considerata. Sebastian, a sua insaputa, era stato quella figura per
anni, fino a quando le loro strade non si erano divise. Bloom si era trasferita
a Londra, insieme ad Aisha, mentre Sebastian presumeva che fosse rimasto a
insegnare in Irlanda. Bloom era originaria di Gardenia, in California, ma per
via del lavoro dei suoi genitori in Europa si erano dovuti trasferire in
Irlanda, in modo da essere più vicini al Paese europeo in cui si sarebbero
dovuti dirigere ogni volta che venivano chiamati. Ne conseguiva che Bloom aveva
passato molte giornate, anche settimane o mesi, da sola in un Paese a lei
sconosciuto, e in cui si sentiva il fenomeno di cui tutti parlavano, anzi:
sparlavano. Incontrare il suo futuro e leale gruppo di amiche era stata una
gran fortuna—che delle volte aveva dato per scontata.
«Sì, non
c’è male» rispose lei, per non annoiarlo con l’Odissea che era la sua vita da
studentessa e lavoratrice. Arrivata alla maggiore età, aveva tagliato tutti i
ponti con i suoi genitori, già assenti per deformazione professionale, e viveva
ancora con Aisha nello stesso appartamento a Londra. Tornava in Irlanda solo
quando dovevano vedersi tutte insieme.
Quel
matrimonio ne era una dimostrazione.
Il caldo
improvviso della giornata e il vento che via via si faceva più veemente era una
fonte di distrazione e guai considerevole. Sperava solo che il capannone allestito
non volasse via da sopra le loro teste e si scagliasse contro le scogliere in
lontananza. Anche se, doveva ammettere, sarebbe stato sicuramente un ricordo da
raccontare ai loro figli—per chi di loro ne avrebbe avuti, almeno.
Quel
pensiero le riportò alla mente il fatto che il motivo per cui aveva rivisto
Sebastian era perché lui si era prodigato a recuperare un bambino prima che
cadesse e si mettesse a piangere per il resto della cerimonia.
«E lei,
signore? Spero tutto bene» ricambiò la domanda di cortesia. «Ha salvato suo
figlio in calcio d’angolo, vedo» si permise di dire con un risolino innocente,
sperando di non risultare offensiva.
«Chi,
lui?» Sebastian fece segno con un dito verso il bambino, come a chiedere
conferma, nonostante fosse l’unico bambino presente tra loro.
«È il figlio
di una donna seduta accanto a me, mi ha chiesto di recuperarlo per lei perché è
all’ottavo mese e fa fatica a star dietro a questo fulmine di bambino» le
spiegò conciso. Poi si rivolse al bambino che aveva ancora in braccio: «Vero
che fai correre la mamma a destra e a sinistra? Mh?» gli chiese, pur con
un sorriso stampato in faccia per fargli capire che non lo stava sgridando
davvero. Il bambino si limitò a corpirsi la faccia in modo teatrale e a dondolarsi
nelle braccia di Sebastian, fino a nascondere il volto sul petto ampio di
Sebastian, racchiuso in un elegante completo nero, compreso di papillon nero—sembrava
quasi che si dovesse sposare anche lui quel giorno. Entrambi si intenerirono di
fronte a quell’infantile dimostrazione di colpevolezza.
Senza
rendersene neanche conto, fu più un riflesso istintivo, entrambi si guardarono
negli occhi in quell’esatto istante.
Vedendo l’espressione
calma, famigliare, dipinta sul volto di Sebastian, il cuore di Bloom si calmò
ulteriormente. Il suo professore era sempre stato in grado di farla sentire a
suo agio, ma quella conversazione si era presto trasformata in qualcosa di
ancora più confortevole.
Si
chiedeva se gli occhi che sentiva puntati addosso appartenessero alle sue amiche
o a Sky, dietro di lei. O forse da entrambe le direzioni.
Bloom
riflettette sul fatto di aver parlato troppo, nonostante si fossero premurati
di mantenere un tono di voce molto basso, quindi, a malincuore, dovette decidersi
a fare il primo passo e salutare il suo ex-professore. Almeno per ora, sperava
di rivederlo durante il ricevimento.
«È stato
un piacere rivederla, professore» disse, calcando la mano sulla parola “professore”.
Dovette alzare il mento per riuscire a guardarlo in faccia, nonostante i
tacchi, rimaneva sempre più alto di lei di almeno una testa. In quegli anni lei
non era cresciuta chissà quanto, anzi: fisicamente si sentiva ancora un’adolescente,
ma la sua mente aveva corso un’estenuante maratona nel tentativo di maturare il
più in fretta possibile. Era stato necessario, ma ogni giorno si pentiva di non
essersi goduta a pieno gli anni dell’adolescenza, in cui poteva ancora per poco
tempo permettersi di prendere la vita alla leggera. Ma così non era stato,
purtroppo, e rimpiangere il passato non l’avrebbe fatta tornare indietro nel
tempo.
«Anche
per me è stato un piacere, Bloom» le rispose. La sua voce, se possibile, negli
anni si era fatta ancora più calda e roca.
A parte
qualche ruga di espressione in più intorno agli e alla bocca, il resto di lui era
rimasto pressocchè identico, tranne per la barba portata più lunga—anni fa era
solito mantenere solo un accenno di barba sul volto. Così come i capelli neri rimanevano
portati corti. Quegli occhi neri la guardavano con la stessa affabilità del
passato, forse addirittura accentuata dalla nostalgia del loro incontro
fortuito. Forse non così casuale, però, avrebbe dovuto chiedere alle spose perché
mai avessero invitato Sebastian al loro matrimonio; non le risultava che
avessero chissà quale rapporto ai tempi della scuola. Allo stesso tempo, doveva
ringraziarle per averle fatto rivivere ricordi di una sé più giovane e sognante,
sicura che, raggiunta la maggiore età avrebbe trovato il coraggio di dichiararsi
a lui e che, per qualche motivo, lui l’avrebbe ricambiata e sarebbero stati
felici e contenti per il resto dei loro giorni.
La
verità è che la vita ti scorre in fretta tra le dita, come sabbia al vento, e prima
che tu abbia la possibilità di rendertene conto, sei cresciuta e le tue
priorità cambiano.
Tuttavia,
era contenta di sapere che alcune cose non fossero cambiate. Come la sua cotta
per il suo professore, e la buona notizia era che lei non era più una ragazzina
e Sebastian, se Bloom aveva interpretato bene i suoi sguardi durante quello
breve scambio di battute amichevoli, sembrava più che disponibile ad
approfondire la sua conoscenza; come anni fa non avrebbe mai potuto fare…