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Autore: AndyFloyd94    23/10/2023    0 recensioni
[Senki zesshou symphogear]
[Sommario]
Prima di partire per il Grande Concerto con Tsubasa, Maria ha un’ultima cosa importantissima da fare: trovare qualcuno che si prenda cura di Kirika e di Shirabe mentre lei è via.
Sceglie Chris.
E scopre qualcosa sui suoi tesori di ragazza che nemmeno sospettava.
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[Note]
Benritrovati, vecchi e nuovi seguaci del Verbo di Symphogear! Questa volta ridiamo con la traduzione di una delle prime fanfic mai apparse, e una delle più spolliciate. Proseguiamo il giro di presentazioni con il trio FIS: la nostra "cat mom" preferita, e le due baby del gruppo - ma non chiamatele "idiote", visto quello che fanno per buona parte della serie...
La storia è ambientata appena prima di GX, quindi occhio agli spoiler per le prime due stagioni.
L'idea e la storia originale ("Maria Finds Out") sono di "tumantuke", e la potete trovare su AO3.
In fondo, GRANDE ANNUNCIO!
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1.

Chris.

Inutile dirlo, Maria non aveva voluto questo – assumere il ruolo di volto pubblico delle Nazioni Unite, nello specifico. Spacciarsi per un’eroina che si era infiltrata nella spregevole organizzazione FIS e l’aveva sabotata dall’interno.

Il fatto che la suddetta organizzazione terroristica volesse unicamente salvare il mondo e fosse composta – a parte lei – dalla sua anziana madre adottiva con una malattia incurabile e i suoi sogni di pace, due tesori di ragazza la cui idea di una buona cena era una tazza condivisa di spaghetti istantanei, e un tipo pazzo per davvero che non era mai stato realmente d’accordo con tutta quanta la storia del “salvare il mondo”, sarebbe stata una cosa troppo grossa da accettare per il grande pubblico, senza dubbio. Ecco quindi la storia di comodo.

In certi giorni, è tutto quello che può fare per rimanere seria in viso.

Maria tossisce, interrompendo il treno sdolcinato dei suoi pensieri. “Allora, Chris.”

“Volevi parlarmi di qualcosa?” dice Chris.

Non è la prima volta che hanno una conversazione fuori dal campo di battaglia. Ma è la prima volta che hanno una conversazione senza la presenza di Hibiki, Miku o Tsubasa. Se Maria fosse stata più scaltra, forse avrebbe notato l’evidente tensione che agita Chris, la quale cerca di comportarsi in modo civile con un altro essere umano senza una terza persona a fare da tramite.

Ma nessuno ha mai accusato Maria Cadenzavna Eve di essere perspicace.

“Sì. È molto importante.” Maria sospira. “Tra poco andrò all’estero come agente per le Nazioni Unite.”

“Vuoi dire che andrai all’estero per cantare con Tsubasa, con tutte le spese pagate,” brontola Chris.

Maria prosegue come se Chris non avesse detto niente. “Questa è la prima volta dopo anni che dovrò stare lontana da Kirika e Shirabe. Sono molto giovani, come sai.”

Con la giusta sensibilità, Chris evita di far notare come Kirika sia più giovane della stessa Chris solo di un anno e qualcosina. Kirika e Shirabe non sono molto giovani. Maria è semplicemente vecchia.

Cioè, più vecchia.

E più alta.

E bella da far schifo.

Mentre Chris si chiede come Maria riesca a costringere i suoi capelli a fare quella ridicola serie di tentacoli con le orecchie da gatto (dopotutto, la stessa Chris non ha mai superato la fase ‘capelli da medusa’), la ragazza più vecchia mette le mani sui fianchi e sorride. “Dunque, Chris. Voglio che ti prenda cura di loro mentre io sono via.”

Chris si blocca all’istante. L’aria nel corridoio sembra essersi gelata all’improvviso.

“Allora?” dice Maria, con quel sorriso speranzoso ancora stampato in faccia.

“P-perché io?”

Maria ride. “Oh, hai avuto i tuoi momenti difficili, lo so, ma sembri molto responsabile. E sei più vecchia di Kirika e di Shirabe. Quindi sono sicura che sarai una sorella maggiore per loro. Sai, per dare un esempio!”

“Un esempio?”

“Certo!” dice Maria. “Sai meglio di chiunque altro com’è difficile adattarsi dopo aver trascorso tutta una vita al di fuori della società. In più, hai un appartamento tutto tuo! Sarà bello per loro poter uscire dai dormitori della scuola, ogni tanto.”

“Perché non Hibiki e Miku?” chiede Chris. “Loro hanno un sacco di esperienza con le ragazze randagie.” Valuta brevemente se ricordare che una volta lei era una di quelle randagie, ma sarebbero molte più informazioni di quanto è disposta a rivelare. “E anche loro hanno un appartamento privato.”

Maria sospira. “Per un po’ le ho considerate. Ma…”

“…ma?”

Maria si avvicina, controllando che in corridoio non ci siano orecchie indiscrete. “Penso che potrebbero avere una cattiva influenza,” sussurra.

“Beh,” dice Chris. “la scema forse è un po’ impulsiva, ma ha il cuore al posto giusto. E l’altra salva vite. Letteralmente. Mi ha letteralmente salvato la vita.”

Maria agita una mano in segno di rifiuto. “Oh, sono persone meravigliose, ne sono certa. Ma ho paura che la loro vita privata sia un pochino…”

“La loro vita privata?”

“Sai come devono fare quelle due,” dice Maria, arrossendo lievemente. “Sempre a far questo e quello quando nessuno le guarda. Ho paura che Kirika e Shirabe possano avere un’idea sbagliata di come comportarsi, specialmente da quelle due.”

Chris scuote la testa. Ha un’idea molto chiara di cosa Maria stia dicendo, ma non vuole proprio crederci. Sceglie di fare una domanda. “Questo e quello?”

“Sai, ‘quello’. Non è una cosa che due ragazze adolescenti dovrebbero vedere.”

Chris prova a sorridere, consapevole che lo sforzo potrebbe distorcerle il viso in una specie di smorfia orrenda. “Quindi… quanto bene diresti di conoscere Kirika e Shirabe?”

Maria reclina la testa da un lato, uno sguardo distante negli occhi. “Beh, mi sono presa cura di loro fin dal primo momento in cui ci siamo incontrate. Le conosco bene come conosco me stessa, direi.” Sorride malinconica. “Sono molto speciali per me.”

Chris si sfrega la fronte. “Non sono sicura che dovresti sentire questo da me, ma persino io l’ho notato, quindi…”

“Sentire cosa?”

“Come posso dirlo,” inizia Chris. “Kirika e Shirabe sono, ehm, molto simili a te e a Tsubasa.”

Maria sorride. “Me lo auguro. Un’amicizia forgiata nel fuoco delle battaglie è più forte di ogni altra cosa.”

“Amicizia? Pensavo che tu e Tsubasa foste–”

“Uhm?”

“Non importa. Ci dev’essere un modo più facile di– oh, al diavolo.” Chris fa un respiro profondo e chiude gli occhi. “Kirika e Shirabe si amano.”

Maria ride. “Ma certo! Sono come sorelle.”

“No. Si amano.”

“Come sorelle!”

Chris si alza e prende Maria per le spalle. “No,” dice. “Come Hibiki e Miku.”

Aspetta che scoppi la bomba.

Niente.

“Maria?”

Chris dà alla ragazza più alta una timida scossa. Senza preavviso, lei si affloscia come carta velina, trascinando Chris con sé.

“E-ehi!” dice Chris. “Maria!”

È inutile. Maria è svenuta. Mentre Chris si piega per controllarle il respiro, farfuglia qualcosa.

Qualcosa tipo “Serena.

 

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2.

Maria da sola.

Maria apre gli occhi.

La stanza è buia e fredda. Ha il profumo inconfondibile dell’antisettico e del metallo. C’è anche un debole accenno a qualcosa di più dolce.

Si siede. Una rapida occhiata intorno a lei le conferma di trovarsi nell’infermeria della S.O.N.G. A quanto pare qualcuno ha lasciato un vasetto di gigli sul davanzale della finestra, anche se a chiunque l’abbia fatto probabilmente andrebbe spiegata la differenza tra i fiori da ‘guarisci presto’ e i fiori da ‘condoglianze per la tua perdita’.

C’è un peso appena percepibile sul suo petto. Abbassa lo sguardo e trova… un biglietto adesivo?

No. È davvero un biglietto adesivo. In realtà potrebbe non essere nemmeno un biglietto adesivo. Chiunque ha lasciato il biglietto sembra aver usato della colla.

Maria stacca il biglietto, portandosi dietro un pezzo di tessuto, e prova a leggere. I suoi occhi riescono a mettere a fuoco ancora a malapena, ma può distinguere le parole.

Ehi, ho pensato a quello che hai detto. Mi prenderò cura di loro mentre sei all’estero. Grazie per avermi affidato questo compito. Scusa se hai dovuto scoprirlo in quel modo! <3 – Chris.

Questo risolve un problema.

Maria mette le gambe fuori dal letto e inizia a cercare in giro le sue scarpe. Non appena i suoi piedi nudi toccano il pavimento, si ricorda di come è finita in quel luogo.

Kirika e Shirabe si amano.

Una cosa impossibile, ovvio.

Praticamente sono cresciute insieme.

E chi ha mai sentito di persone cresciute insieme che si mettono insieme?

Questo, crede Maria, è assolutamente impensabile.

E non che abbiano frequentato Hibiki e Miku abbastanza da prendere una delle loro… cattive abitudini.

Perché, in pubblico, non si penserebbe mai che Hibiki e Miku siano qualcosa di più che amiche estremamente intime, estremamente affettuose sul piano fisico, estremamente gay. Amiche! Solo ragazze amiche per la pelle.

E Kirika e Shirabe sono molto più che amiche.

Sono come sorelle.

Ritorna con il pensiero a quando erano solo loro tre, rannicchiate insieme in un futon logoro ma accogliente, a condividere il loro calore, niente in mezzo a loro due tranne Maria.

Certo, erano in fuga dal governo degli Stati Uniti. E certo, stavano per imbarcarsi in una pericolosa missione per salvare il mondo. E certo, passavano molto tempo a soffrire la fame. Ma per Maria quelle notti erano preziose in un modo inestimabile. Lo sono ancora, quando ci ripensa.

E comunque, dice Maria tra sé e sé, non è possibile che mettermi a letto con loro indossando solo e soltanto la mia camicia da notte ab-bia potuto dare il via a qualcosa.

O fare il bagno con loro.

O giocare a farsi il solletico. In biancheria intima.

Di sicuro, la loro età dello sviluppo era stata trascorsa quasi sempre intorno a Maria in vari tipi di deshabillé.

Ma causa ed effetto non sono così semplici. Non così semplici come “Sono andata in giro nuda tutto il tempo davanti a loro, e ora sono attratte dalle ragazze.”

Giusto?

Pensa più a fondo.

Di sicuro è ridicolo.

Maria però ha notato negli anni alcune cose fuori dall’ordinario tra le due ragazze.

Mentre riflette, capisce che “alcune” è piuttosto riduttivo.

Quante volte era entrata nella stanzetta condivisa da loro tre, e le aveva sorprese senza fiato, rosse in viso?

Quante volte nell’ultimo anno le aveva sorprese con i vestiti in disordine?

Quante volte le aveva notate uscire di nascosto per rimanere da sole?

Chris poteva aver ragione?

Impossibile.

Come avrebbe potuto non accorgersi di una cosa del genere?

E comunque, non le abbiamo cresciute per essere così! pensa Maria. Non c’è niente di sbagliato in questo, tutt’altro. Ma non la mia Kirika e la mia Shirabe! Sono troppo giovani per una cosa del genere!

Certo, a essere del tutto onesta, sono troppo giovani per tante cose.

Come i flirt con il terrorismo. E quel fiasco con il Frontier.

E tutta la violenza.

E lasciarle sole con il dottor Ver e la sua totale incapacità di rispettare lo spazio intimo per più di una volta sola.

E quella volta in cui avevano cercato di uccidersi a vicenda. A riguardo non aveva ancora sentito la storia completa, però ricorda che Shirabe era finita non si sa come con quindici centimetri della falce di Kirika nella sua cassa toracica. E pareva che ad un certo punto fosse stato coinvolto il fantasma di Finé.

Era tutto molto confuso. Il punto è, le cose erano andate molto male, quel giorno.

Mentre Maria riflette su tutti gli altri suoi fallimenti, si rende conto di qualcosa.

Se si sta sbagliando su tutto il resto, potrebbe sbagliarsi per davvero su Kirika e Shirabe.

Afferra il telefono, con decisione.

Fa un respiro profondo. “Signor Ogawa? Sì, sono Maria. Dica a Tsubasa che dovremo rimandare il volo, per favore. Ho delle… questioni personali di cui devo occuparmi.”

 

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3.

Questioni personali.

Anche se non sono impressionanti come la Lydian originale, distrutta dalla lettera d’amore alta chilometri – e sospettosamente fallica – di quella pazza di Finé al creatore dell’Universo, gli attuali terreni scolastici della Lydian sono abbastanza carini. Hanno rinunciato alle fontane e alle cascate per un cortile e delle mura con i mattoni rossi. Probabilmente la retta non sarà più un inferno da pagare.

Inoltre, e forse questa è la cosa più importante, non è un cumulo di macerie leggermente radioattive, come la vecchia sede.

Maria osserva da lontano mentre Kirika e Shirabe guadagnano l’uscita attraverso le porte della scuola, mano nella mano. Ma non è troppo insolito, no? Sono sempre mano nella mano. E i braccialetti dello stesso modello in colori coordinati sono una cosa indossata da tutti gli amici molto intimi, nient’altro. Eppure decide che sarebbe meglio osservare più da vicino.

Se Kirika e Shirabe dovessero girarsi proprio in questo momento, non vedrebbero nulla al di fuori dell’ordinario. O così pensa Maria. Ha copiato una delle loro tattiche e ha indossato un travestimento.

Un travestimento molto più efficace del loro, che di solito consisteva in un paio di occhiali di colore coordinato.

Il travestimento di Maria è composto da un paio di occhiali scuri.

Maria Cadenzavna Eve è un’artista di primo piano e un’eccellente combattente. Ma come con la perspicacia, nessuno accuserebbe mai Maria di sottigliezza. In realtà, la sottigliezza è l’esatto opposto di quello che ci si aspetterebbe da una superstar.

Eppure se la sta cavando. Loro sembrano troppo prese l’una dall’altra per notare che i cespugli dietro di loro emettono fruscii e tremano ogni volta che si spostano. O che quei cespugli sembrano mormorare da soli con la voce di Maria.

Nei cespugli fa un caldo pazzesco, e Maria è una cascata di sudore. In qualche modo ha più caldo ed è più preoccupata adesso di quanto non sia mai stata sotto lo sguardo delle luci della ribalta, o nel bel mezzo di una battaglia campale.

Forse perché i cespugli sembrano avere vita propria e insistono a infilarsi in posti estremamente imbarazzanti.

Si avvicina, sputando una foglia, sforzandosi di ascoltare la loro conversazione. Lo sforzo provoca altri fruscii. Riesce a distinguere solo brandelli di parole.

Mentre si siedono su una panchina del viale, coglie l’occasione per avvicinarsi abbastanza da sentire che stanno parlando… di lei?

Shirabe si appoggia a Kirika; i suoi lunghi capelli scuri contrastano sul bianco della divisa scolastica. “Sei preoccupata per qualcosa, Kiri.”

Maria non riesce a vedere Kirika in faccia, ma la sua voce sembra innegabilmente preoccupata mentre mormora in segno di assenso.

“Si tratta di Maria?”

“Sì.”

Shirabe alza gli occhi al cielo limpido di primavera. “Anch’io.”

“Di cosa sei preoccupata tu?” chiede Kirika, tirando con noncuranza la manica di Shirabe. Certo, fa quasi tutto con noncuranza. Il che potrebbe spiegare come quella volta ha finito per conficcarle una falce nelle vertebre.

“Sono preoccupata che lei sarà preoccupata per noi.”

Kirika ride, ma persino Maria può capire che non le viene dal cuore. “Sarà così strano qui senza di lei.”

Shirabe annuisce. “Lei è la nostra famiglia. Soprattutto adesso che non c’è più la professoressa Nastassja. Siamo tutto ciò che ha.”

Suo malgrado, Maria sente una luce calda farsi strada dall’interno. È bello che qualcuno si prenda cura di te. Anche se è lei quella che dovrebbe prendersi cura di loro.

Kirika sospira. “Cosa mangerà? Alla cena ci pensi sempre tu.”

“A Londra hanno un servizio di catering. Starà bene.” Shirabe tira calci alla rinfusa con le gambe, il ritratto dell’adolescente con un pensiero per la testa. Maria si accorge che in realtà i piedi di Shirabe ora toccano terra quando è seduta. E non ha proprio idea di quando sia successo questo.

Maria tira distrattamente una delle lunghe ciocche dei suoi capelli chiari che si trascinano dietro di lei dovunque vada, domandandosi cos’altro si sia persa.

Kirika tira la mano di Shirabe. “Ma non mangerà se è preoccupata per noi.”

Shirabe scuote la testa. “Sono sicura che sarà troppo impegnata per preoccuparsi. Con il concerto. E Tsubasa.”

Se una di loro si fosse girata in quell’esatto momento, avrebbero notato che nel cespuglio era spuntata una cosa simile a un gigantesco fiore color rosso acceso. E che quel fiore stava sputacchiando con un imbarazzo del tutto insolito per un vegetale.

“Sono contenta che abbia trovato qualcuno a cui stare vicino,” dice Shirabe sottovoce. “A parte noi.”

Kirika ridacchia. “Pensi che faranno mai ‘quella cosa’?”

Per fortuna, nessuna delle due sente il rantolo indignato di Maria.

Shirabe si rivolge a Kirika e le fa lo sguardo più feroce che è in grado di mettere insieme. Non è molto feroce. “Non essere volgare, Kiri.”

“Non sono volgare!” dice lei. “È solo, sai. Sono tutte e due davvero carine, e stanno per fare un lungo viaggio insieme, sino a Londra. La città più romantica del mondo!”

“Quella è Parigi, Kirika. O Venezia.”

“Le città straniere sono tutte romantiche,” fa Kirika, alzando il naso. “E poi, ho visto come Maria la guarda.”

Io non faccio una cosa del genere, si dice Maria. No, non trascorre ogni suo momento di dormiveglia pensando al corpo tonico e atletico di Tsubasa, pensando all’aspetto pallido della sua pelle perfetta, immaginando la sensazione delle sue labbra morbide, o cercando di decifrare come i suoi occhi svelino accenni di tragedia celati da un’enorme forza interiore. Neanche per sogno. No.

Insieme alle due precedenti, nessuno accuserebbe mai Maria Cadenzavna Eve di essere sincera con sé stessa.

“Ehi, magari finalmente si baceranno dietro al palco?” Kirika dà una gomitata a Shirabe. “Quello sarebbe romantico.”

Maria ha un brivido. Tsubasa è sua amica. Le amiche non baciano le amiche, non importa quanto siano follemente attraenti. O quanto bene riempirebbero il doloroso vuoto di solitudine nel suo cuore.

Shirabe scuote di nuovo la testa. “Sei una causa persa.”

Le due ragazze si sorreggono a vicenda per un po’. Stanno così bene insieme, pensa Maria. Anche se passano un sacco di tempo a parlare di cose che non sono proprio affari loro.

“Ehi, Shirabe.”

“Sì, Kiri.”

“Mi mancherà tanto,” dice Kirika.

“Sì.”

“Ma c’è una cosa positiva sul fatto che Maria non sarà qui per alcuni mesi.”

“Quale?”

Kirika lascia andare la mano di Shirabe e si gira verso di lei. Mentre si avvicina, Maria coglie un sorriso malizioso sul suo viso.

Shirabe le mette una mano sul petto. “Non in pubblico, Kiri.”

Quel sorriso è ancora stampato fisso sul volto di Kirika. “La Lydian è proprietà privata!”

E avvolge le sue braccia intorno a Shirabe e la bacia.

Il cuore di Maria precipita come un sasso.

Precipita ancora di più mentre Shirabe ricambia, spingendo Kirika all’indietro sulla panchina.

Suo malgrado, Maria si scaglia fuori dai cespugli, getta via gli occhiali, e cerca di dire i loro nomi.

Tutto ciò che ottiene è un sussurro soffocato.

Qualcosa tipo Serena.

Kirika e Shirabe si lanciano giù dalla panchina terrorizzate. “M-Maria?” balbetta Kirika.

Shirabe le dà una gomitata, poi sfoggia il suo sorriso più smagliante. Non è molto smagliante. “Stavamo giusto parlando di te.”

Maria ritrova la voce. Un’ombra pallida di com’è normalmente. “Vi stavate baciando!”

Kirika e Shirabe si scambiano uno sguardo affranto. “Volevamo dirtelo–” comincia Shirabe.

“Con la lingua!”

Kirika alza un dito. “Ma eravamo preoccupate di come avresti reagito–”

Con la lingua!

Shirabe scuote la testa. “Era solo la puntina–”

Non esiste ‘la puntina della lingua’!”

“Ma–”

“Troppo giovani!” balbetta Maria, gettando al vento ogni senso logico.

A stento si rende conto che Kirika e Shirabe la chiamano per nome, mentre l’oscurità si abbatte su di lei un’altra volta.

 

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4.

Confessioni.

Per la seconda volta nello stesso giorno, Maria apre gli occhi.

Da qualche parte arriva una brezza sfuggente. Mentre si siede, scopre Shirabe accovacciata al suo fianco, che le fa aria con un foglio di giornale; le sue due code svolazzano indolenti. È chiaro, lo sforzo di fare aria è drammaticamente sproporzionato al sollievo prodotto.

Sorride, con il respiro affannoso. “Sono contenta che tu stia bene.”

Si fa vedere Kirika. “Sei svenuta. E hai battuto la testa.”

Maria si allunga e si tocca con cautela il cuoio capelluto, sussultando mentre fa scorrere le dita sull’inizio di un brutto bernoccolo. Per fortuna lascerà solo una cicatrice.

Guarda Kirika e Shirabe. Ci dev’essere qualcosa nella sua espressione, perché il sorriso di Shirabe si dissolve nel nulla, e la faccia di Kirika diventa triste. Maria la guarda mentre cerca di nuovo la mano di Shirabe, come d’istinto, e la tira a sé.

Si accorge del modo in cui stanno in piedi – le braccia di Kirika avvolte intorno alle spalle di Shirabe, quasi come a proteggerla.

“Volevamo dirtelo, davvero,” dice calma Shirabe. Ha un’aria triste, ma decisa.

“Solo che non era mai il momento,” aggiunge Kirika. “Con il Frontier. E la fuga. E il terrorismo! E il Dottor Ver.”

Maria annuisce in silenzio.

Shirabe allunga una delle mani e l’appoggia su quella di Maria. “Ti prego, non odiarci,” dice.

Maria non può fare a meno di notare quanto la sua mano sembri ancora piccola.

Ma è più grande di quanto ricordi.

Loro, tutte e due, sono molto più grandi di quanto Maria ricordi.

Capisce che deve averne avuto un ricordo sbagliato.

Anche se le aveva viste crescere, anche se non aveva trascorso un solo giorno senza essere separata da loro, anche se in un senso molto concreto era una donna che avrebbe potuto far loro da madre, per lei erano ancora le stesse bambine spaventate incontrate da lei e da Serena tanti anni prima.

Ma… non sono questo.

L’hanno seguita in battaglia. Hanno aiutato a salvare il mondo.

Hanno fatto le loro scelte. Certo, alcune sono state scelte davvero stupide. Maria però ripensa a tutte le scelte fatte da lei, e conclude che se le scelte stupide ti rendono un bambino, allora probabilmente anche lei dovrebbe ancora definirsi tale.

Essere adulti, in parole povere, significa fare delle scelte – e accettarne le conseguenze.

Quindi Maria fa una scelta, adesso. Ritrova la voce e sorride con gentilezza. “Come potrei mai odiarvi?”

“Beh, ti abbiamo detto una bugia.”

Maria scuote la testa. “Non mi avete detto una bugia. Ero io che non stavo facendo abbastanza attenzione.”

Kirika scivola a fianco di Maria e incrocia le gambe. “A cosa?”

“A voi due.”

Kirika tossisce. “Non è mai successo prima.”

Suo malgrado, Maria ride. “E invece sì. Non siete più delle bambine. È sbagliato da parte mia vedervi in questo modo. Ora siete tutte e due molto più alte, e più forti. E siete più sveglie di quanto non fossi io alla vostra età.”

Le due si mettono a ridere con lei. È una bella sensazione, ridere come una famiglia. Maria capisce come questa sia una delle cose che le mancherà di più a Londra. Si asciuga una lacrima. “Sono sicura che nemmeno la professoressa Nastassja si arrabbierebbe.”

“Allora ci perdoni?” cinguetta Kirika.

“Non c’è nulla da perdonare,” risponde Maria, stringendole in un abbraccio, beatamente inconsapevole che sta quasi per soffocare Shirabe contro il proprio seno.

Kirika reclina la testa. “Quindi… credo tu ci abbia sentite parlare di te e di Tsu–”

“Non voglio discuterne,” dice Maria schermendosi.

“Beh, penso che voi due sareste carine insieme,” replica Kirika. Shirabe, con il viso ancora sepolto nel petto di Maria, tenta di colpirla con un diretto alle costole, ma la manca completamente.

“Se continuate mi arrabbio sul serio.”

Kirika fa il broncio – o ci prova. L'effetto è rovinato dal sorriso che continua a minacciare di congelarsi sul suo volto.

“Va bene,” dice.

Shirabe si libera dall’abbraccio di Maria e fa un respiro profondo. “Allora…”

“Allora?” chiede Maria, sorridendo.

“Non ti dà fastidio questo?” dice Shirabe. “Noi, intendo.”

“Certo che no,” risponde lei. “Ero solo… sorpresa, tutto qua.”

Shirabe abbassa lo sguardo, le mani giunte in grembo. “Sono contenta.”

Maria si alza in piedi, trascinando entrambe le ragazze con sé. “Sarei d’accordo con qualsiasi cosa facciate.”

“Qualsiasi cosa?” dice Kirika, sorridendo ancora di più. Si avvicina per baciare di nuovo Shirabe.

Una mano saetta più veloce di un fulmine, bloccando le labbra di Kirika contro il suo palmo. Maria sospira mentre si pulisce il palmo nella gonna. “Purché non lo facciate davanti a me. Non sono sicura che il mio cuore reggerebbe, vedendovi crescere così in fretta.”

“Va bene… non davanti a te,” dice Shirabe.

Maria ride e si gira per andarsene. Dopotutto ha un aereo da prendere.

Mentre si allontana, un pensiero le fulmina in mente. Si gira di nuovo verso le ragazze. “Non ricomincerete a baciarvi non appena vi darò le spalle, vero?”

Kirika e Shirabe fanno spallucce, quasi all’unisono, arrossendo.

Non dicono di no.

Ma non dicono nemmeno di sì.

Maria sorride malinconica. Dovrà farselo bastare.

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EPILOGO: quando l’aereo atterra a Londra, Maria apre la cartella dei messaggi ricevuti sul telefono e trova dodici immagini di Kirika e Shirabe che amoreggiano in modo sfrenato, perché Kirika ha pensato fosse divertente.

[Note]
Adoro queste ragazze. Non servono per forza grandi storie o grandi riflessioni su questioni filosofiche per creare bei personaggi e farli interagire tra di loro in modo credibile, profondo ma anche divertente... è un altro dei pregi di Symphogear.

E adesso, a proposito di grandi riflessioni... GRANDI NOTIZIE! Visto che finalmente, durante l'inverno del 2024, avremo questo benedetto quarto film/sequel di "Rebellion" a chiudere (speriamo) la storia, ho deciso di fare un altro passettino e di tradurre una fanfic di Puella Magi Madoka Magica. Non è il mio franchise preferito, ma è comunque uno dei migliori anime degli anni 2010 e tutti noi fan delle "maghette" gli dobbiamo qualcosa - per esempio, riuscire a parlare di questo genere anche se siamo ormai cresciuti... Un'avventura per sperimentare qualcosa di nuovo e prepararci al grande momento, soprattutto dopo il trailer che ci ha messo tutti in ansia!

Per adesso, vi posso dire che comparirà anche qualche personaggio dei vari spin-off, e che si baserà su un idea molto accattivante, che è stata la ragione per cui l'ho scelta. Dimenticavo: una volta tanto, non insistiamo troppo sul soffrire, visto che è diventato un meme ;)

   
 
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