- Monsieur Bonnet. – lo chiamò Marianne mentre si avvicinava, tenendo un’assonnata Juditte per la mano, ma senza bagagli e senza Louise. Nella luce incerta di quel mattino piovoso, si stagliava su tutto il suo scialle azzurro.
- Madame. –la salutò Bonnet deferente togliendosi il cappello. – E’ meglio che vi affrettiate. Fra poco sarà giorno. – incalzò con fare ansioso. Con lo sguardo vagava qua e là alla ricerca di qualcosa o qualcuno. – E quello scialle…troppo pregiato per la moglie di un carrettiere, dareste nell’occhio. Prendete il mantello che trovate sotto la cesta delle verdure e indossate quello -
- Louise sta ultimando i bagagli, fra poco saremo pronte. – rispose Marianne, spogliandosi dello scialle e calandosi sul capo quel rozzo pastrano di lana grezza.
- Non c’è tempo da perdere. – continuò lui, voltandosi indietro di tanto in tanto con fare sospettoso.
- Ditemi: è successo qualcosa? C’è qualche problema? – chiese Marianne accorgendosi dello strano comportamento dell’uomo.
- Clermont, per l’amor di Dio! Dov’eri rimasto? – gli si rivolse Bonnet con impazienza.
- Che c’è, Bonnet? Parla. – domandò di rimando il deputato, dominando con estremo autocontrollo la preoccupazione crescente, consegnando i documenti contenuti nella borsa.
- Qualcuno ti ha visto? – gli chiese sottovoce Clermont, avvicinandosi per non farsi sentire da Marianne, che nel frattempo aveva preso posto insieme a Juditte sotto il telone, in mezzo alle verdure.
- Chi può dirlo? Ad ogni fruscio di foglie sobbalzavo. Ho dei sospetti, nessuna certezza. – rispose Bonnet che, con un salto, scese dal carretto per aiutare Louise a trascinare i miseri bagagli.
- Chi l’avrebbe mai detto: la contessa Roqueville de Beaufort, consorte di un Pari di Francia, costretta a viaggiare in mezzo a verze, zucche e cipolle. – scherzò lei, sorridendogli grata.
- Chi l’avrebbe mai detto: il deputato Clermont costretto a nascondere la consorte di un pari di Francia in un carretto di verdure di stagione. –
- Nessuno ti costringe, Jacques.- lo corresse lei, avvertendo in quel momento tutto il peso di quello che gli aveva chiesto di fare per lei.
- Mi costringe una forza più forte di me. E anche di te. – le rispose, accarezzandole una guancia.
- È buffo: in questo momento siamo così diversi da quello che dovremmo essere. – osservò Marianne, fissando i suoi limpidissimi occhi celesti in quelli di lui.
- Questo è forse uno dei pochi momenti in cui possiamo essere noi stessi. – disse, e la baciò per un’ultima volta. Un bacio rapido, prima di balzare a terra. Marianne gli prese una mano.
- Promettimi, Jacques, che mi cercherai, quando tutto questo sarà finito, che verrai da me in Inghilterra. – lo implorò con gli occhi lucidi.
- Marianne, - abbassò il capo per trovare le giuste parole, - io questo non te lo posso promettere: sono un deputato della Convenzione, non posso tradire la Repubblica. – poi, scorgendo lo scoramento negli occhi di lei, soggiunse: - Ti scriverò, ti farò avere mie notizie. Non ti dimenticherò, Marianne, questo te lo giuro. –
- Prima o poi ci ritroveremo. In questa o nell’altra vita. – le strinse più forte la mano, poi, con un cenno del capo si congedò.
Bonnet, dopo aver caricato il bagaglio, aiutò l’anziana Louise a salire a bordo; poi, seduto a cassetta, diede lo schiocco ai cavalli che si mossero.
- Abbi cura di te, Marianne. – le gridò Clermont, mentre il carretto si metteva in moto.
- Abbi cura di te, Jacques. – rispose lei, sotto lo sguardo complice di Louise.