MANETTE
Era una grigia e umida mattinata di ottobre e lei avrebbe preferito di gran lunga restarsene sotto alle coperte piuttosto che andare al lavoro. Invece si era ritrovata lì, da sola, ad inseguire un ubriacone al volante. Naeko era a casa con l’influenza e pertanto non aveva nessuno a farle compagnia (o in quel caso a condividere le sfortune).Finalmente l’auto con il conducente in stato di ebrezza si fermò, quasi schiantandosi contro un muro.
- Fermo, polizia!- gridò, scendendo dalla mini car - Scenda subito dalla macchina!-
L’uomo aprì la portiera e faticò a scendere, per poi muovere qualche passo verso di lei barcollando.
- Che diavolo vuole? Non ho fatto niente!- sbiascicò con la bocca impastata, mentre il fetore di alcol usciva dalla bocca e si espandeva nell’aria.
- Sono l’agente Miyamoto, polizia di Tokyo! La dichiaro in arresto per guida in stato di ebrezza!-
Si avvicinò velocemente a lui e afferrò le sue mani, pronta a mettergli le manette ai polsi. Fu allora che si accorse di non avere il solito paio di manette che teneva sempre nella tasca destra della divisa. Sgranò gli occhi inorridita e iniziò a sudare freddo…dove poteva averle messe? Ma soprattutto, come avrebbe fatto ad ammanettare quell’idiota?
- Yumi-taaaaaaaan- le sembrò di sentire la voce del suo fidanzato alle sue spalle.
“Andiamo Yumi, non è il momento di pensare a Chukichi!” si rimproverò nella sua testa.
- Yumi-taaaaaaan- sentì di nuovo quella voce, stavolta più vicina e reale.
Forse non la stava immaginando, forse Shukichi era davvero dietro di lei. Si girò e si trovò di fronte al suo fidanzato, che reggeva in mano niente di meno che le sue manette.
- Yumi-tan, avevi scordato queste sul tavolo- le disse, cercando di riprendere fiato dopo aver corso.