Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Mixxo    27/10/2023    2 recensioni
Hisako è una fan di maghette che sogna di diventare una di loro.
Lurue vorrebbe solo avere degli amici.
Un incontro fortuito esaudirà i desideri di entrambe, ma presto dovranno scontrarsi con le loro insicurezze ed emersioni da altri mondi che appaiono per distruggere la città.
...ma loro fanno meno paura, circa.
Genere: Azione, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lurue esce dall’edificio assieme a Lapis, per qualche ragione le avevano fatte passare da una porta sul retro che dà su un vicoletto angusto. Passano accanto un cestino colmo di componenti meccanici bruciacchiati ed protesi di vario genere.

Che fosse per non destare sospetti?

“Cioè,” esordisce Lapis posando il telefono in tasca, “il numero delle eroine della città non lo hanno tutti. Dovremo proteggere il tuo cellulare come un piccolo tesoro.”

Lurue stringe tra le dita il foglietto di carta con i due numeri scritti sopra. Ho il numero di due amiche!

Se lo avvicina alla bocca, saltella.

Lapis dà un calcio ad un bullone per terra, questo rotola fino a colpire un cassonetto. “Ma come mai non lo hai memorizzato direttamente lì?”

Si gela, sbatte un paio di volte le palpebre. “E-ecco…”

Rimangono in silenzio per un lungo istante.

“Ohi, non dirmi che non ne hai uno.”

Lurue incassa la testa tra le spalle, annuisce. Effettivamente non ho visto neanche una persona in questi giorni senza. Potrei sembrare sospetta senza.

Lapis mugola, le porge il suo. “Ne ho un altro di riserva tanto.”

Lurue guarda il telefono, il colore azzurrino è scalfito da alcuni graffi, un triangolino sul bordo superiore è staccato. È un flip phone come quello di papà. Si vede che non può più usarlo perché è sotto controllo delle autor- Ma se è così poi controllerebbero me!

Scuote la testa. “N-non posso accettarlo!”

“Massì che puoi. Non puoi rimanere in contatto facilmente con noi se possiamo chiamarti solo a casa. È una comodità comune ormai,” Lapis le spinge il telefono al petto. “Insisto.”

Lurue prende il dispositivo prima che le scivoli di dosso. Lapis accelera il passo e si caccia le mani in tasca.

Devo restituirglielo. Aumenta l’andatura e la raggiunge appena sboccano sulla strada principale.

La luce al neon la abbaglia. Un’ insegna molto grande s’illumina a intermittenza, raffigura una mano di carte con una mezza maschera al centro dell’unica visibile. La scritta Gamble Night brilla in un miscuglio di rosso e blu.

Lurue strabuzza gli occhi. “S-s-siamo s-s-state i-in un…”

“Casinò? Yup. Prima volta?”

Inizia a respirare affannata. Afferra il sacchetto che Lapis le porge, non si fa domande su dove lo ha preso. Ci soffia dentro. Inspira ed espira.

Sono stata in un edificio adibito al gioco d’azzardo, dove migliaia di persone potrebbero aver perso la casa, la fiducia dei loro cari, i loro beni, e forse i loro organi per debiti di gioc-

Una mano le si piazza in mezzo alle piccole corna, le scompiglia i capelli. “Chill, pera. Non è solo un casinò.”

Lurue alza lo sguardo, terrorizzata. Ha il mal di stomaco al pensiero. “Quali altre attività ci sono lì?” esala.

“Hmm vediamo…” Lapis inizia a contare sulla punta delle dita. “Sono abbastanza sicura di aver visto una sorta di gabbia per combattimenti ‘clandestini’ al piano di sotto. Poi ai piani alti ho visto tipo delle stanze da hotel, molte avevano un cartello ‘Non disturbare’ ma dai suoni erano più loro a disturb-”

“NON AGGIUNGERE ALTRO TI PREGO!” Lurue si tappa le orecchie e si accovaccia, ha gli occhi umidi. “Mi sento sporca.” La mano di Lapis si sposta su una delle sue spalle, le dà dei colpetti ma lei non si sente meglio. “Cosa ci fanno delle eroine in un posto come questo!?”

“Hanno dato loro un posto dove stare quando sono emerse.”

Lurue deglutisce. Chissà cosa hanno chiesto loro di fare in cambio…

“Sento che ti stai facendo film mentali, pera.” Lapis la tira su. “Non sono quel tipo di persone là dentro. Ci son stata qualche giorno anch’io-”

“SAPEVO CHE ERI UNA CRIMINAL-” Si tappa la bocca con entrambe le mani. Mi è sfuggito, mi è sfuggito!

Lapis la squadra per un lungo istante con espressione neutra, gli angoli della sua bocca si piegano verso l’alto, contrae le labbra, gonfia le guance. Infine scoppia a ridere piegandosi in due.

Forse avrei preferito che si arrabbiasse. Come interpreto questa cosa?!

Dopo un mare di risate imbarazzanti Lapis si alza e si asciuga un occhio. “Ti va un cornetto?”

 

Lurue non si è permessa di aprire bocca dopo essere esplosa con quella frase. Continua a fissare nervosa Lapis per tutto il tragitto, inizia a temere che il suo ridacchiare a voce bassa sia un segnale di pericolo.

E se stesse per farmi sparire per averlo solo pensato?

Le tremano le spalle quando scendono dalla navetta.

“Profilo basso, sia mai che qualche curioso possa riconoscerci.” Lapis si tira su il cappuccio e costeggia il parco messo in quarantena. Un paio di vigili del fuoco stanno spegnendo le ultime fiamme libere, alcuni lavoratori della Kaiser chiudono gemme sbozzate violacee accuratamente posizionate dentro delle cassette di sicurezza.

Lurue rimane vicino Lapis. Non attaccata, in questo momento ha paura anche di lei. La sua guida s’infila in una stradina poco illuminata tra due case. Si avvolge nella barriera, teme in una coltellata a tradimento, si abbraccia le spalle e avanza.

Si avvicina alla strettoia, le maniche del cappotto sfregano contro i muri. Dovrà lavarlo domani mattina.

Con sua grande sorpresa non sente odori sgradevoli, ma basta l’oscurità ad atterrirla.

“L-Lapis?”

“Quasi arrivata, smetti di tremare, i ratti sentono la paura.”

R-ratti!?

Caccia un gridolino, si spinge in avanti correndo a perdifiato. Si sente afferrare per le spalle e tirare di lato.

“Relax, scherzavo.”

Sbuca in una strada, a quell’ora tarda solo una delle insegne è ancora accesa.

“…Skill Issue?” Domanda Lurue leggendo il nome del locale.

Lapis la supera e fa cenno di entrare. Lurue esita. Perché ha questo nome? È gergo giovanile a me sconosciuto per la mia mancanza nell’interloquire con esseri umani della mia generaz-

La porta si apre, Lapis la afferra per un braccio e la tira dentro.

Il locale è un piccolo bar, simile a quello vicino alla fermata dell’autobus vicino casa. L’unica differenza è una stanza rumorosa in fondo, dove il vociare di un gruppo di ragazzi sovrasta la musica della radio appoggiata su una delle mensole. Al bancone si trova una ragazza sui vent’anni, occhi rossi, capelli azzurri legati dietro la nuca in una crocchia, alcuni ciuffi rosa ricadono ai lati del volto. Distoglie lo sguardo dal panno che passa sulla superficie e si volta verso di lei. “Buonasera.”

L’espressione è forzata, cerca di non darlo a vedere ma ha l’aria stanca.

Come papà quando torna dal lavoro.

“Sup’ Takane!” Lapis si avvicina e con disinvoltura si lancia su uno degli sgabelli azzurro neon davanti al bancone, adocchia una delle brioche sopravvissute alla giornata. “Quella è libera?”

La barista prende un tovagliolo di carta ed acchiappa il cornetto, lo appoggia su un piattino e lo mette in un fornetto.
“Fra,” Lapis si sporge in avanti. “Freddo va bene, mi diventa secco.”

“…Grazie.” Takane prende il cornetto e glielo porge davanti. Si appoggia con il braccio al bancone. “È già secco. La tua amica invece?”

Lurue scuote la testa come se si fosse svegliata di colpo, la barista batte la mano un paio di volte. “Sedersi non costa.” Le fa l’occhiolino prima di staccarsi e mettersi davanti al lavandino.

Si avvicina a Lapis. Si tira sullo sgabello. Un nuovo grido, che proviene dall’altra stanza, la fa sussultare. Un bicchiere pieno di un liquido viola striato di bollicine scorre fino ad arrivarle di fronte.

“Offre la casa.” Takane si toglie il grembiule e accelera il passo verso l’altra stanza. “Oi, facciamo meno casino!” Si chiude la porta scorrevole alle spalle.

Lapis dà un morso al cornetto, il suo masticare e l’effervescenza delle bollicine della sua bevanda si alternano alle note allegre della radio.

“Direi che è il momento di fare quella cosa se ti va di farla.”

Lurue allunga la mano verso il bicchiere. Voglio davvero berla? Quel colore è normale? Mi dovrei fidare? Mi ha portata qui dopo averle dato della criminale.

“Ah già.” Lapis si allunga verso il retro del bancone, afferra una cannuccia, la scarta e la mette nel bicchiere. Tira un lungo sorso, prima di farsi indietro.

“Non è velenosa, visto? Hm.” Si appoggia il dorso della mano sulla bocca. “È quella leggera, ewww.”

Se parli così ho paura che ci sia altro al posto del veleno!

Lurue fissa il bicchiere, lo stringe nella mano, il liquido si agita a causa delle sue dita tremanti.

“Ma si, forse non l’hai mai bevuta una Tsun Tsun, meglio non dare traumi al tuo stomaco.” Lapis si caccia in bocca il cornetto rimasto.

Lurue abbassa lo sguardo sulla bibita. La porge a Lapis. “Ti si impasterà la bocca.”

Non voglio bere quella roba.

Lapis la squadra, lancia un’occhiata alla porta chiusa. Allunga la mano e tira giù un altro sorso. Le grida concitate non sono calate, anzi, tra il vociare si distingue la voce della barista.

“Ufficialmente, l’hai bevuta tu. O la mette sul mio conto.” Appoggia il bicchiere di nuovo davanti a lei. Ha delle briciole di cornetto sulla bocca, tira fuori la lingua per prenderle “Dicevamo. Domanda! Fai quella che vuoi.”

Lurue stringe le mani sul bicchiere. Sembra una ragazza normale, perché è così losca?

“Ci sono motivi egoistici…” o criminali “…per cui mi giri sempre intorno?”

Lapis ingoia il boccone. “Wow, parti da quello? Detto in maniera così vaga?” Accavalla le gambe. “Mi aspettavo un ‘Per chi lavori?’, o ‘Perché sembri una stalker?’, o ancora ‘Hai davvero dormito sotto il mio letto?’ Questa è una domanda facile al confronto. Troppo tardi, non puoi cambiarla, o potrei spezzare la mia promessa d’onestà alla risposta.” La fissa. Attende qualche istante. Sospira. “Ok…”

Lapis allunga la mano al bicchiere, Lurue glielo lascia prendere.

“In parte, si.” Porta il bicchiere alle labbra, sorseggia la bevanda violacea. “Spero di poter cambiare la mia vita.” Ruota con lo sgabello verso il bancone “Riavere qualcosa dopo Marton…”

Lurue sbatte gli occhi. Non sta lasciando intendere- “Riavere cosa?”

Lapis fa un sorriso amaro, tira su il bicchiere e lo svuota. “Qualcosa. Un anno fa c’è chi ha perso la vita. Ad alcuni è rimasta giusto quella.” Lo poggia sul bancone.

Lurue porta le mani alla bocca, le fa scivolare sugli occhi. Sono orribile. Chissà cosa ha passato dopo aver perso tutto quello a cui teneva… ed è finita in mano a quei criminali!

Lapis si volta. “Ohi, è queste reazioni che voglio evitare quando la gente mi chiede da dove spunto.”

Si piega in avanti “Scusa…”

“Neh, eri genuinamente curiosa. E poi sto per ricambiarti la domanda disagiosa.”

Sono io quella che si è sentita a disagio! Un brivido le percorre la schiena, si raddrizza, guarda Lapis. Oh no. Tocca a lei.

L’altra poggia gli indici all’altezza delle tempie, puntandoli verso l’alto.

“Considerando le tue cornine, sei un emersa?”

Lurue stringe le mani sul bordo della gonna. Dovevo aspettarmelo. Le dita tremano e sfregano contro il tessuto, incassa la testa tra le spalle.

“Prenditi tutto il tempo che ti serve, credo che Takane si sia messa a giocare con la cricca serale. Siamo sole.”

Annuisce. Respira profondamente. “Credo di esserlo per metà.”

“Uhh, tuo padre? Ci avrei scommesso, è gigantesco per essere un normale umano.”

Scuote la testa. “Mamma è emersa tanto tempo fa. Papà mi ha raccontato di averla trovata priva di sensi dopo un servizio. L’ha portata a casa e ha aspettato che si risvegliasse.”

“E conoscendosi è sbocciato l’amore? Carini.” Lapis si sporge e riempie il bicchiere con del latte. “E tua madre?”

China il capo. “Sparita quando ero ancora piccola. Non la ricordo bene, ho solo qualche foto a casa.”

“Oh, non era una cosplayer quella. Tua madre è davvero bella.”

Lurue sbatte le palpebre.
“Che c’è? Credi che sia andata dritta sotto al tuo letto quella sera?”

Sono atteggiamenti da criminale, ma ora so da dove li ha presi. Non è cattiva, spero. Respira. Annuisce. “È tutto.”

“Direi che hai soddisfatto la mia curiosità. Ed anche il motivo per cui Yelena ti ha scelta.”

Yelena?

“Non mi aveva scelto la Guardiana?”

“Anche lei ha un nome normale.”

“Oh.”

 

Ghaar si alza da dietro il bancone, sorride quieta "Lo sapevo."

 

Hisako scorre il pollice sullo schermo. Acchiappa l’Emerso non dà segni di attività, la cosa è preoccupante. Inizia a temere che tutti i frequentatori del forum siano esplosi nell’incidente del parco. O si sono fatti una vita. Magari se la facesse quell’aggro player di prima.

L’altra mano è appoggiata sul petto all’altezza del cuore. Il flusso dello iuxx segue la circolazione sanguigna, si sente meglio di quando è arrivata la sera prima, ma è certa di aver ancora bisogno degli antidolorifici. Poggia una mano sulla guancia, si concentra.

Aspetta, no. Questa è la cicatrice che mi ha lasciato la cura di Myra.

Stacca la mano dal petto. Sfiora uno dei lividi del braccio, ci poggia il palmo sopra e si concentra. La macchia di sangue sottopelle si asciuga, la cute torna rosea.

“…Myra non dev’essere molto capace di curare le persone. Nel senso proprio del termine.”

“Sai,” Inui si volta verso di lei e si appoggia alla finestra con le braccia. “Forse il tuo problema è che pensi troppo a paragonarti a Myra più che pensare a cosa fai.”

“Eh?”

La ragazza-canide sposta lo sguardo verso la porta d’ingresso. “Riprendiamo questo discorso dopo, hai visite.”

Hisako si volta, due figure s’intravedono dietro la vetrata opaca. La porta scorre appena di lato. La testa di Lapis spunta. “Yo, Main Chara, ti ho portato la AOE vivente.”

Lurue si sporge dalla porta. “Cosa significa ‘AOE’?”

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mixxo