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Autore: GReina    29/10/2023    1 recensioni
[sakuatsu: vampire!Sakusa - human!Atsumu]
L'eternità era noiosa e Sakusa Kiyoomi ne era consapevole, ma bastò scambiare un singolo sguardo con un umano combattivo per ribaltare il suo mondo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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•CAUGHT• 

•••
Sakusa

Kiyoomi era maledettamente annoiato quando si trasferì (di nuovo) nei pressi di Hyogo. A dirla tutta era maledettamente annoiato da anni. 

Entrò nel possente maniero senza molto entusiasmo, guardando i begli arazzi e gli straordinari dipinti che adornavano le pareti con poco interesse, per nulla impressionato. Aveva visitato quel castello mezzo secolo prima e da allora si era molto impreziosito, eppure tutto ormai, ai suoi occhi, aveva perso briosità. 

Trovò i suoi averi più importanti nella camera padronale. Tutta spazzatura, adatta a sfoggiare ricchezza e a nient'altro. L'unico, vero oggetto che gli era caro era il pianoforte: bello, a coda, d'ebano, un Cristofori importato direttamente dall'Italia quasi un secolo prima. Lo trovò nel salotto dell'ala est, una stanza di modeste dimensioni, se paragonata a tutto il resto; più intima e certamente non degna del suo oggetto più amato. La scandagliò con lo sguardo: le grandi finestre, alte e bellissime, e allo stesso tempo così potenzialmente fatali per una creatura della notte come lui; l'imponente caminetto, con il suo gelido marmo nero ed i bassorilievi bianchi; la tappezzeria, i divani, il mobilio. 

Infine, posò lo sguardo sulle figure in attesa, schierate lungo la parete alla sua sinistra. Sakusa sospirò, accarezzando il Cristofori e sistemandosi l'abito. Poi si avvicinò a loro. I suoi servitori – dieci in tutto – avevano pulito e sistemato il castello per lui; infine, avevano raggiunto l’abitato più vicino e raccolto i dieci ragazzi più belli per portarli al suo cospetto. Non appena si avvicinò, le orecchie acute di Kiyoomi furono assordate dai frenetici battiti cardiaci degli umani. Odoravano di paura, sporcizia e sudore. Il vampiro lo trovava disgustoso. Con una smorfia, si portò il fazzoletto davanti al naso superando i primi tre candidati senza degnarli di uno sguardo. Il quarto catturò la sua attenzione, il quinto il suo interesse, ma fu solo al sesto che si fermò davvero. Dimostrava tra i venti e i venticinque anni, come gli altri; era bello e con i muscoli temprati al punto giusto. I suoi capelli castani ricadevano in ciocche disordinate, dandogli un aspetto spavaldo che ostentava anche nello sguardo. Curioso di osservarlo meglio, il vampiro sollevò una mano e gli afferrò il mento. 

"Non toccarlo!" arrivò immediatamente un ringhio. Gli occhi di Kiyoomi si allargarono con sorpresa. Erano anni che nessuno alzava la voce in sua presenza. Si voltò verso quel fastidioso suono solo per trovare l’esatta copia del ragazzo che stava tenendo tra le mani dimenarsi nella stretta del suo servitore più lontano. Anche il ragazzo più vicino a lui parlò: in un rantolo preoccupato, sussurrò tra i denti "Tsumu sta' zitto." ma Kiyoomi lo ignorò. Invece, lo lasciò andare e si avvicinò all'altro. Da vicino poté accorgersi di alcune lievi differenze tra i due gemelli. Il ragazzo che gli aveva urlato contro aveva più massa muscolare, i capelli – pettinati in modo diverso – erano leggermente più chiari e la sua mascella appariva meno squadrata. Se gli occhi blu di suo fratello gli erano parsi sicuri e pronti a sfidarlo, quelli castani di questo ardevano di puro odio, intenzionati non a sfidarlo bensì ad ucciderlo. 

Sakusa ghignò, felice di divertirsi per la prima volta dopo mesi.  

"Tutti gli altri possono andare. Che rimangano solo loro due." Subito, i servitori eseguirono ed in breve a rimanere nella sala del pianoforte furono solo in cinque. I gemelli furono avvicinati: uno calmo e l'altro che si dimenava. Il vampiro non aveva occhi che per quest'ultimo. 

"Parenti?" Gli chiese con sarcasmo. L'umano rispose con un ringhio senza accorgersi che in quel modo non faceva altro che il suo gioco. 

Sakusa si avvicinò al fratello più placido, ispirò il suo odore sonoramente, avvicinandosi al suo collo mentre esponeva i canini per il solo gusto di sentire l'altro impazzire. 

"Sta' lontano da lui, stronzo!" 

"Tsumu non fare l'idiota!" 

Kiyoomi ghignò ancora, cambiando bersaglio. 

"Dammi solo una ragione per la quale dovrei ascoltarti." 

"Se lo tocchi ti uccido."  

Quindi Sakusa rise. "Una credibile." Riformulò. L'umano non poté far altro che respirare affannosamente. Furente, spaventato. Irresistibile. 

Kiyoomi lanciò un ultimo sguardo al ragazzo più tranquillo, poi si rivolse nuovamente al fratello. 

"Tsumu?" Chiese. "Per cosa sta?" Non ci fu risposta, quindi senza staccare gli occhi dai suoi Sakusa allungò di scatto la mano e la serrò attorno alla gola dell'altro. La reazione del ragazzo fu impagabile; dopo aver sgranato gli occhi, tra i rantoli di suo fratello, urlò: "Atsumu! Atsumu!" respirò a fatica. "Miya Atsumu."  

Soddisfatto, Kiyoomi ritirò la mano. I suoi artigli avevano scavato la pelle dell’umano più di quanto avesse voluto, ma colse con piacere l'opportunità di vedere crollare Atsumu un'altra volta e leccò le poche gocce di sangue che aveva rubato a suo fratello dalle proprie dita. 

"Ti propongo un patto." Si rivolse ancora a lui. "La libertà di tuo fratello con la tua prigionia." 

"Andata." Disse subito. 

"Stronzate!" Si oppose l'altro. Sakusa rise, avvicinandosi ad Atsumu.  

"Non ho finito. Libererò tuo fratello se eseguirai ogni mio ordine. Esita soltanto, e io lo ucciderò. Non importa quanto lontano scapperà. Non riuscirà a sfuggirmi." Miya lo guardò con sfida, ma prima che potesse rispondergli suo fratello urlò di nuovo: 

"Tsumu! Non pensarci nemmeno! Non accetterai, coglione!" Questa volta fu lui a dimenarsi mentre Atsumu rimaneva calmo. Né lui né Kiyoomi diedero segno di aver sentito l'altro. 

"Lo farò, ma non solo per la sua libertà. Lo farai riportare in paese, a casa, e ti assicurerai che sia al sicuro." 

In effetti, non sarebbe costato nulla a Sakusa proteggere quell'umano, ma non gli piaceva scendere a patti, soprattutto se la controparte era così debole come il ragazzo che gli stava di fronte. Studiò il suo sguardo, che da castano si infiammò in un più lucente color miele. 

"Bene." Disse infine. "Tuo fratello sarà libero e al sicuro."  

Atsumu, che stava trattenendo il fiato, espirò rilassato. Poi chinò lievemente il capo. Un gesto dato dal sollievo, forse, o magari dalla rassegnazione. Aveva appena firmato il suo patto con il diavolo, vendendo la sua anima in nome di una semplice promessa. 

Il vampiro fece un cenno ai suoi servitori, che liberarono Atsumu e portarono via suo fratello tra le maledizioni e i deliri di quest'ultimo. 

Kiyoomi si avvicinò al ragazzo rimasto, mettendogli le mani addosso per la prima volta. Gli accarezzò il collo facendolo rabbrividire per il tocco lieve dei suoi artigli prima e per la temperatura gelida delle sue dita poi. Gli occhi del vampiro scattarono alle mani di Miya, strette a pugno e tremanti, fremevano per attaccarlo, ma ugualmente rimanevano inerti lungo i suoi fianchi. Avvicinò il viso alla giugulare pulsante del ragazzo, che riluttante voltò il capo per dargli più spazio. Sakusa però non lo morse, non ancora. Ispirò a fondo il suo profumo, pregustando il suo sapore. 

"Dirò ai servi di prepararti un bagno. Benvenuto a casa, Atsumu." 
 

•••
Miya

Atsumu visse le ore successive alla sua decisione in uno strano stato di confusionale calma. Tutto quello a cui riusciva a pensare, mentre i servitori del padrone di casa lo conducevano verso la sala da bagno, era a Osamu e a quanto ardentemente in quel momento dovesse starlo odiando. I suoi pensieri non divagarono nemmeno quando si immerse nella vasca e neppure quando i servitori iniziarono a toccarlo ovunque per pulirlo. Le loro mani erano fredde, i volti spettrali e la pelle di un pallido innaturale. Come il loro padrone, le creature intorno a lui erano vampiri, eppure Miya non riusciva a provare paura, solo tristezza, e non per la propria prigionia, ma per i sentimenti che sapeva essere nel cuore di suo fratello. 

Non poteva biasimarlo, in ogni caso. A parti invertite Atsumu non lo avrebbe mai perdonato. Ma Osamu era vivo, libero e al sicuro. Anche se adesso non riusciva a capirlo, col tempo si sarebbe rifatto una vita, e questo era tutto ciò che importava. 

Quando Atsumu fu abbastanza profumato, i vampiri lo fecero uscire e lo asciugarono tamponandogli il corpo con della stoffa soffice. Lui li lasciò fare, non opponendo resistenza, quasi fosse una bambola di pezza; allo stesso modo lo vestirono così, prima che Miya potesse rendersene conto, fu pronto per il padrone. I vampiri lasciarono la stanza, e fu solo in quel momento che la sua mente tornò lucida. All'improvviso, il motivo per cui i servitori avessero dedicato particolare zelo nel pulirgli il collo divenne spaventosamente chiaro. Se qualche ora prima, quando aveva stretto il patto per la sua condanna, una parte di lui sapeva cosa sarebbe successo, i fatti adesso rendevano l'idea ben più inquietante di quanto non avesse voluto immaginare. Deglutì al pensiero dei lunghi denti aguzzi del suo carceriere. Atsumu non era mai stato tanto consapevole della propria vulnerabilità, il suo collo - dopo quel bagno approfondito più sensibile che mai - iniziò a sembrargli per la prima volta troppo esposto, troppo fragile, quasi potessero bastare due canini – quei due canini – per tranciarlo; quasi potessero bastare cinque dita – le sue – per spezzarlo. Sentì il proprio battito cardiaco pulsare nella giugulare, quando deglutì; il pomo d'Adamo guizzare su e giù. I servitori avevano scelto abiti leggeri, raffinati, eleganti e scollati. Non vi era modo di sollevarne l'orlo fino al collo, quindi non gli rimase altro che cingersi la pelle con le mani.  

Inutile. Come se, poi, la stoffa avrebbe potuto fare di più. Niente aveva più importanza, la sua vita non gli apparteneva, la sua volontà non contava. Aveva provato paura quando i vampiri erano venuti a prendere lui e Osamu al paese, terrore – persino – quando avevano raggiunto il castello. Ma non appena fu lasciato solo, lì, in attesa del proprio destino, quando tutto gli apparve chiaro, lucido come fino a quel momento non era stato, lo assalì la più pura forma di disperazione. Iniziò a tremare, la voce gli venne meno, la gola prese a bruciargli. Strinse la presa sul proprio collo, tentando di proteggerlo o di renderlo insensibile con la morte. Non lo seppe, né riuscì mai a darsi una risposta, perché il padrone di casa spalancò la porta ed entrò nella stanza. 
 

•••
Sakusa

La sua servitù era efficiente e conosceva bene i suoi gusti. Ancor prima di raggiungere la sala da bagno, Kiyoomi sapeva che sarebbe rimasto soddisfatto di come avrebbe trovato Atsumu. Eppure, ancora una volta, quel ragazzo superò le sue aspettative. Il vampiro non era ancora riuscito a decifrarne del tutto il fascino, rimanendo ignorante sul perché Miya gli piacesse così tanto. Certamente era di bell'aspetto ed il suo odore era invitante, eppure ne aveva visti tanti di ragazzi con quelle stesse qualità, nel corso dei suoi anni. Atsumu aveva qualcosa in più, ma non capire cosa fosse stava iniziando a infastidirlo. Quando Sakusa aprì la porta sapeva che avrebbe trovato l'umano pulito ed agghindato, così come sapeva che l'avrebbe trovato terrorizzato. Il suo odore, ancor prima che Kiyoomi avesse aperto i battenti, era riuscito a dargli un'idea precisa delle emozioni che imperversavano in Atsumu. Vista la sua situazione il vampiro non ne fu stupito, né tantomeno si ritrovò deluso da una cosa tanto ovvia. Eppure, non appena il corvino mise piede nella stanza, ebbe giusto un attimo per osservare la paura nel volto di Miya; poi essa scomparve. Il suo corpo smise di tremare, le sue membra si raddrizzarono. Il suo sguardo da tetro si fece di fuoco e Sakusa, ancora una volta, si ritrovò ad ammirare con curioso interesse quell'essere umano, unico nel suo genere, e adesso e per sempre... suo.  

Gli sorrise con divertimento, poi gli si avvicinò. Il corpo dell'altro si irrigidì, ma non fece cenno di volersi ritrarre. Invece, teso, rimase al suo posto. Kiyoomi gli accarezzò una ciocca di capelli, trovandoli morbidi ed ancora umidi per il bagno appena fatto. Gli sistemò la ciocca più lunga della frangia insieme alle altre. 

"Mi piacciono più biondi." Affermò ad alta voce tra sé e sé. Avrebbe detto ai servitori di schiarirglieli. Solo allora abbassò lo sguardo su quello di Atsumu. Era ancora duro, per nulla incline a sottomettersi, ma Kiyoomi sapeva che – come da accordi – avrebbe fatto tutto ciò che gli avrebbe chiesto, e solo per il puro gusto di appurarlo gli afferrò il mento con due dita. Come immaginato, al suo primo cenno di volergli voltare la testa, il ragazzo seguì l'ordine silenzioso e allungò il collo in modo che Sakusa potesse morderlo. Il vampiro in realtà non voleva farlo, non in quel momento, ma si compiacque comunque del suo gesto, dunque si avvicinò alla pelle di Miya, ispirò il suo odore fresco di bagno e gli lasciò un bacio lì dove molto presto l'avrebbe bucato. A quel contatto le spalle di Atsumu scattarono, il suo intero colpo ebbe un sobbalzo, pronto a scappare ed impossibilitato a farlo. Non parve rilassarsi quando capì che quello appena ricevuto era un fioco bacio e non un morso: fu sorpreso, ma non rincuorato. Deglutì, osservando confuso Kiyoomi che si ritraeva. 

"Ti faccio fare un giro." Disse questi, poi poggiò una mano sulla parte bassa della schiena di Atsumu e lo guidò fuori dalla sala da bagno.  
 

•••
Miya

Sin da quando era piccolo Atsumu era stato messo in guardia dai vampiri. Tutti sapevano che erano mostri assetati di sangue e incapaci di provare emozioni. Avevano la pelle di marmo, gli era stato insegnato: resistente, fredda e perfetta; bramavano il sangue perché nelle loro vene non ne scorreva; l'unico modo per ucciderli era trafiggere il loro cuore, mozzargli la testa od esporli alla luce del sole. Questo era tutto quello che Atsumu sapeva di quelle creature quindi, se non per essere usato come pasto, il ragazzo non aveva idea di cosa quel vampiro potesse volere da lui. Erano passate diverse ore dal suo arrivo al castello. Arrivati a quel punto Miya credeva che sarebbe già stato esangue. Invece, il vampiro gli stava mostrando la sua nuova casa. 

Si presentò: gli disse di chiamarsi Sakusa Kiyoomi. Atsumu aveva dato per scontato che si trattasse di un nobile, ma l'altro non aggiunse nessun onorifico al suo nome. Era probabile che quei titoli nobiliari per lui non contassero nulla. Perché dare importanza a simili investiture, d'altronde, quando semplicemente con la forza e la paura potevi ottenere tutto ciò che desideravi? Atsumu era lì, d'altronde, proprio come Sakusa aveva voluto; mentre non voleva neanche immaginare dove potesse essere finito il precedente proprietario di quel castello. 

Durante il giro, Atsumu cercò di godersi la vista delle meraviglie che lo attorniavano. C'erano dipinti, statue, vasi, arazzi e tappeti dalla indiscutibile bellezza, tanto che neanche un profano come lui avrebbe potuto non notarli. Eppure, non appena si perdeva ad osservare un'opera, la sua guardia si abbassava e la minaccia del vampiro che lo seguiva gli sembrava aumentare. Quando accadeva, il ragazzo non riusciva ad impedirsi di sobbalzare, il che – capì – divertiva Sakusa, dunque Atsumu cercò di reagire il meno possibile, ma gli risultò difficile non sussultare ogni volta che – probabilmente per mero divertimento – il corpo del corvino incombeva su di lui.  

Verso la fine della visita, Atsumu fu messo al corrente di quali fossero le regole: non toccare le tende, se non vuoi essere squartato; non uscire dal castello, se non vuoi essere squartato; non toccare il pianoforte, se non vuoi essere squartato; non disobbedire, se non vuoi essere squartato; non farmi aspettare quando chiamo, se non vuoi essere squartato. Il doppio del dolore che sarebbe toccato a lui ad ogni ammonizione, sarebbe andato a suo fratello. Atsumu non era mai stato il tipo di persona abituata a rispettare le regole, ma decise che da quel giorno sarebbe stato il dannatamente migliore al mondo nell'eseguire gli ordini. 

Come ultima tappa, il vampiro gli mostrò la camera dove Atsumu avrebbe dormito. Era grande, poco illuminata come il resto del castello, ma comunque calda e all'apparenza accogliente. C'erano tre divani, un paio di tavolini da caffè ed uno più imponente per consumare i pasti. Infine, il letto si trovava sulla destra, in una parte della stanza resa più intima da un arco con delle tende al momento ripiegate ai lati. Il letto era a baldacchino, le coperte di un bordeaux scuro con ricchi ricami neri. Atsumu ne stava ancora studiando i disegni quando Sakusa, roco, gli disse: "Provalo." 

Una parte di lui si chiese se dovesse considerare anche quello come un ordine. Non provare il letto subito avrebbe avuto qualche ripercussione? Atsumu non aveva intenzione di scoprirlo. Si era ripromesso di diventare il migliore ad eseguire gli ordini, dunque obbedì immediatamente. Sospirando, fece qualche passo in avanti e si sedette sul materasso. Era molto morbido; Miya lo testò facendo pressione un paio di volte, così non ebbe modo di accorgersi di Sakusa finché non fu su di lui. Gli afferrò il mento, come già aveva fatto diverse volte nell'arco della notte, e Atsumu si limitò a fissarlo. Si era già sbagliato più di una volta pensando che stesse per morderlo, quindi non fece una piega neanche quando l'altro si avvicinò al suo collo. Sentì il fiato del vampiro – gelido come il suo tocco – incontrare la sua pelle. Il battito cardiaco di Miya aumentò, ma ripetendosi che sarebbe stato come le ultime volte tentò di rilassarsi e a non pensare ai denti aguzzi del vampiro così vicini ad uno dei suoi punti vitali. Poi, Sakusa dischiuse le labbra, e continuare a tenere in piedi quell'illusione iniziò a diventare impossibile. Fece alcuni respiri profondi, Atsumu, mentre l'altro gli poggiava una mano sul petto e lo spingeva a coricarsi. 

Chiuse gli occhi. Il fiato del vampiro era ancora su di lui; gli mise una mano sul volto e lo spinse a voltare la testa. Il ragazzo poggiò il capo sul letto e si concentrò sul mantenere la calma. Sentiva Sakusa respirare profondamente il suo odore, e si domandava solo quando infine l'avrebbe assaggiato. Nonostante la profonda preparazione mentale, quando infine ciò avvenne Atsumu si sentì svenire. Spalancò immediatamente gli occhi ed iniziò a dimenarsi nel dolore e nel panico mentre urlava. I canini del vampiro, brutali, si erano scavati un varco fino alle sue vene, ma non contento il corvino si era ritratto per affondare nuovamente nella sua carne, allargando le ferite e l'agonia della sua vittima. Il corpo di Atsumu agì d'istinto provando a scappare, ma la presa del succhia-sangue era forte e non gli lasciò scampo. Sentì pungere nei polsi lì dove – stretti tra le dita di Sakusa – gli artigli del vampiro gli stavano lacerando la pelle; sentì le gambe pesanti, lì dove quelle dell'altro stavano premevano per impedirgli i movimenti; ed infine sentiva tirare i capelli, lì dove la sinistra di Sakusa li teneva ferrei per mantenere il collo di Atsumu in posizione. 

Tra le lacrime, Miya non poté far altro che fissare la porzione di stanza che aveva davanti: la colonna destra del baldacchino del letto, le tende dell'arco e la piccola finestrella sprangata da grezze placche di legno. Cercò di concentrarsi su quella, di contare i chiodi con cui era stata barricata, di cercare forme simili a volti nelle venature del legno, ma il dolore era troppo forte, e nulla riuscì a distrarlo. Sakusa stava bevendo senza pietà, stringendogli i polsi e i capelli come un uomo disperato, se di uomo si poteva parlare. Atsumu percepiva il sangue risalire lungo le proprie vene ed infine abbandonarlo, sentendo chiaramente la sua linfa vitale venire meno. Non riusciva ad evitare di emettere lamenti, di muovere le membra: tutto inutile. Il fiato gli divenne corto, poi improvvisamente lento. Più il vampiro andava avanti, più il corpo di Atsumu diventava pesante. Sentiva freddo ed era stanco. A un tratto, non ebbe più la forza di combattere. Lasciò che il vampiro lo prosciugasse, fissando la finestrella con la testa svuotata. Sentiva i denti di Sakusa entrare e uscire dal suo corpo, forse in cerca di una posizione più comoda, forse in cerca di più sangue, forse per mero divertimento, forse semplicemente accecato dalla frenesia. Atsumu non lo sapeva, né riusciva a pensarci. Era ancora lucido quando il vampiro smise di bere, abbastanza per capire che quelli non erano gli occhi di qualcuno che aveva finito. Gli voltò il viso e bucò l'altra parte del suo collo ricominciando da capo. Miya si sentiva fluttuare sopra l'oblio, incapace di capire se sperasse di caderci dentro o di sfuggirgli mentre il vampiro, ancora e ancora, ritirava i denti e lo mordeva. 

Atsumu non si accorse quando Sakusa finì di cibarsi. Probabilmente a un certo punto aveva perso i sensi, ma non avrebbe potuto dirlo con certezza. Quando si accorse di non avere più i denti di Sakusa nel suo corpo, fu perché questi lo stava fissando negli occhi. Quelli del vampiro apparivano di un verde brillante e non neri ossidiana come erano stati fino a poco prima. Lo stava guardando soddisfatto, appagato. Le sue labbra ed il suo mento grondavano di sangue scuro e alla sola vista il corpo già infreddolito di Miya gelò. Sakusa si leccò le labbra, poi, con una delicatezza che sorprese Atsumu, lo prese tra le braccia e lo adagiò sotto le coperte con il capo sul cuscino. 

"Sei squisito." Credette di sentirgli dire. "E sei stato bravo." Anche. La mente di Atsumu era troppo confusa per capire se esse furono frasi realmente pronunciate, o solo frutto della sua immaginazione. La carezza che il vampiro gli diede sui capelli, però, la sentì bene. Tornò a chiudere gli occhi e non ebbe più la forza di riaprirli. Si addormentò, del tutto ignaro se il sangue che gli rimaneva in corpo sarebbe bastato per fargli vedere un altro giorno.  

   
 
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