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Autore: Demy77    29/10/2023    2 recensioni
Per questa nuova long a tema Poldark ho deciso di farmi ispirare da un’altra delle mie grandi passioni televisive: la telenovela messicana Cuore Selvaggio, andata in onda in Italia nei primi anni ’90.
La trama in sintesi: Francis Poldark è tra i più ricchi giovani scapoli della Cornovaglia. L’ambizioso padre Charles pianifica il suo matrimonio con la contessina Elizabeth Chynoweth, la cui famiglia, pur di nobili origini, è caduta in disgrazia dopo la morte del capofamiglia Jonathan.
Con Elizabeth, bellissima ma capricciosa e volubile, vive Demelza, sua sorella adottiva, una trovatella che è stata cresciuta dai Chynoweth per volontà del defunto padre di Elizabeth; la ragazza è segretamente innamorata di Francis.
Il cugino di Francis, Ross, diseredato dalla famiglia molti anni prima, ritorna in Cornovaglia dopo aver combattuto nella guerra di indipendenza americana. Conduce una vita sregolata, dedicandosi ad affari poco leciti, trattando con disprezzo le classi sociali più abbienti.
Le strade dei quattro giovani si incroceranno, dando vita a passioni, intrighi, malintesi e ad una inaspettata e travolgente storia d’amore…
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Demelza era corsa in camera sua a sciacquarsi il viso. Il cuore le batteva all’impazzata, e non poteva credere di aver accettato su due piedi di sposare Ross Poldark. In un primo momento, come probabilmente anche sua madre e Ross, aveva pensato che Francis avesse scoperto la tresca fra suo cugino e sua moglie. Per un colpo di fortuna, quando la signora Chynoweth aveva parlato di una ragazza di buona famiglia disonorata da Ross, “sua figlia”, Francis, trovatosi ad origliare, aveva pensato alla sorella minore, senza essere neppure sfiorato dal dubbio che si potesse alludere ad Elizabeth. Si poteva definire un colpo di fortuna, perché l’equivoco in cui Francis era caduto, complice anche un’indiscrezione della governante di qualche giorno prima, distoglieva l’attenzione da Elizabeth. Demelza era la colpevole, Demelza si assumeva le sue responsabilità: pagato questo prezzo, lei e Ross si sarebbero allontanati da Trenwith e l’onore di Francis sarebbe stato salvo. Nessuno avrebbe avuto ragione di rivangare il passato e nessuno scandalo avrebbe travolto le loro famiglie.
Solo in quel momento Demelza rifletté che Ross poteva non essere d’accordo con quella decisione. Se le avesse opposto un rifiuto? Come avrebbe potuto sopportare quella vergogna? Che cosa avrebbero pensato tutti di lei? Doveva assolutamente parlargli e convincerlo ad accettare, fargli capire che era l’unica via d’uscita onde evitare di incorrere in conseguenze peggiori.
Anche Ross era ansioso di avere quanto prima un colloquio con Demelza L’ultimatum di Francis aveva posto entrambi in una posizione molto sgradevole; tra l’altro, per come aveva cercato di opporsi alla decisione del genero, la signora Chynoweth non era affatto favorevole a quelle nozze. Ross doveva ammettere che un po’ lo stuzzicava l’idea di maritarsi con la sorella di Elizabeth: quale modo migliore per farla ingelosire? Gli ripugnava, però, l’idea di usare Demelza per i suoi scopi: a suo modo aveva imparato ad ammirare e rispettare quella fanciulla. Aveva dei principi, delle idee che manifestava con coraggio, senza pensare al proprio tornaconto. Gli aveva poi fatto tenerezza il suo imbarazzo quando lo aveva sorpreso mezzo nudo nella sua stanza, e gli aveva chiesto di coprirsi…Ross era abituato a ben altro tipo di donne e non ne aveva conosciuto molte capaci di mostrarsi indifferenti al suo fascino.
Mentre Demelza e Ross meditavano sul da farsi Francis, molto irritato, aveva comunicato al padre  quanto appena accaduto e la decisione che aveva assunto, obbligando il cugino a rimediare alle sue colpe. A sua volta Charles era rimasto sbalordito e deluso. C’era qualcosa, in tutta quella situazione, che gli appariva stonato e fuori luogo, ma non sapeva ben definirlo. Forse era vero che il nipote era nato sotto una cattiva stella: proprio come sua madre, che era stata la rovina di Joshua, quel giovane riapparso all’improvviso rischiava di trascinare nel fango la loro gloriosa famiglia. Charles doveva ammettere che il figlio si era comportato in maniera coscienziosa: quelle nozze avrebbero messo a tacere ogni pettegolezzo, ed in un certo senso avrebbero suggellato ancora di più il legame fra i Poldark e la famiglia Chynoweth, cosa cui aveva mirato fin da quando aveva organizzato le nozze di Francis con Elizabeth. Un po’ gli dispiaceva consegnare Demelza in pasto a quell’avventuriero del nipote, ma evidentemente il destino voleva così. Ross e Demelza, a conti fatti, provenivano dalla stessa feccia: chissà, infatti, che sangue scorreva nelle vene di quella giovane, sangue non certamente nobile ed onorato come quello dei Poldark. Se quei due si erano scelti, voleva dire che si meritavano a vicenda.
Charles pensò che non tutto veniva per nuocere, anzi: il matrimonio avrebbe tenuto Ross impegnato e lo avrebbe distolto dalle sue mire affaristiche: Anche su questo aspetto, Charles non credeva minimamente alle buone intenzioni predicate dal nipote. Ross era furbo, certamente abituato a vivere di espedienti, ed una voce interiore gli suggeriva di tenerlo alla larga dalla Wheal Grace. La sua condotta con Demelza, oltretutto, giustificava da parte dello zio un trattamento meno generoso rispetto alla proposta iniziale. Di una casa la coppia avrebbe avuto certamente bisogno; gli avrebbe restituito Nampara, unitamente ad una somma come dono di nozze, ma al di là di questo nulla di più. Charles gongolò, pensando che la sfacciataggine del borioso nipote gli si ritorceva contro.
Dopo il breve confronto con suo padre, Francis si ritirò nella camera padronale, dove Elizabeth lo attendeva. La donna si era struccata, lavata e svestita ed attendeva il marito sotto le lenzuola. La presenza di Ross le aveva risvegliato certi ricordi e pensava che fosse il caso di sfruttare quell’estro con Francis, in modo tale che anche lui si distraesse e non dubitasse di lei e del suo amore. Francis, però, non pareva dello stesso avviso: era nervoso, di malumore, si strappò quasi con rabbia il fazzoletto dal collo e la camicia.
“Mia cara, non hai idea di cosa è successo poco fa! Una cosa di una gravità inaudita che, purtroppo, riguarda tua sorella!” - le disse sconsolato.
Elizabeth si drizzò a sedere sul letto, ed il suo volto cambiò mille espressioni man mano che ascoltava il racconto di Francis. Cominciò a indagare, con una serie di domande incalzanti, se Ross aveva accettato di sposare Demelza, ed il marito le rispose: “Vorrei ben vedere! Quel farabutto non ha altra scelta, l’ho messo con le spalle al muro”. Elizabeth era sconvolta, si alzò dal letto e, a piedi nudi, percorse la stanza fino a raggiungere il marito; lo fronteggiò, quasi in lacrime, dicendo: “Mia sorella non può sposare quell’uomo! Non può! Devi assolutamente impedirlo!”. Francis pensò che Elizabeth contrastasse le nozze perché Ross non era un gentiluomo, la persona adatta per sua sorella. Con fare comprensivo, disse che lui stesso non era troppo lieto della cosa, perché era affezionato a Demelza e Ross si era rivelato una persona inaffidabile; ma se quest’ultima gli si era concessa voleva dire che provava del trasporto per lui, ed ora doveva pagare le conseguenze del suo gesto… d’altra parte, se non avesse sposato Ross, disonorata com’era, sarebbe rimasta da sola per sempre. Inoltre Ross aveva assicurato di disporre di qualche sostanza, ed anche lui e suo padre non avrebbero mai consentito che la sorella di sua moglie vivesse in ristrettezze.
Elizabeth assicurò al marito che conosceva bene sua sorella e che era impensabile che avesse avuto una relazione carnale con Ross… aggiunse che era certa di questo, perché una ragazza scialba come Demelza non poteva piacere ad un uomo come Ross, dunque quelle nozze erano del tutto inutili.
Francis aggrottò la fronte. “Tesoro, come puoi dire questo? Cosa ne sai tu, di cosa può piacere a mio cugino? Tu sei una ragazza ingenua, ma per un uomo come lui ogni donna è una conquista, e, mi vergogno a dirlo, quanto più una fanciulla è pura ed innocente, tanto più rappresenta un trofeo per tipi simili. Inoltre Demelza ha confessato: che motivo avrebbe di mentire su una faccenda tanto delicata? Non te lo avevo ancora raccontato, ma la signora Tabb una notte l’ha vista entrare in camera di lui. Che motivo aveva di cercarlo, se non per quello che immaginiamo?”
Elizabeth si morse la lingua, e comprese che Ross e Demelza si erano trovati nella stessa sua condizione: non potevano dire la verità, ma solo recitare il ruolo che Francis aveva loro assegnato in quell’assurda commedia.
Quella notte, per motivi diversi, tutti in quella casa erano sulle spine.
La mattina successiva Ross si alzò prima del solito cercando, mentre la casa dormiva ancora, di avere un confronto importante con Demelza. Anche Elizabeth desiderava parlare con il suo antico amante prima che prendesse una decisione irreparabile, ma quando bussò alla sua porta, Ross era già uscito.
Demelza era sempre molto mattiniera, perché sapeva che il fattore e sua moglie si alzavano all’alba per occuparsi del lavoro dei campi ed i bambini restavano da soli. Preparava loro la frugale colazione, ma quasi ogni giorno vi aggiungeva qualche prelibatezza presa di nascosto dalla cucina della tenuta; la consumava insieme ai bambini, si esercitavano un po’ con la lettura e la scrittura e poi Demelza ritornava alla casa padronale, oppure andava a cavallo o a passeggiare in giardino. Quella mattina si era avviata ancora prima del solito, perché avrebbe fatto di tutto pur di evitare Francis, Ross, sua madre, sua sorella… tuttavia Ross, avendo trascorso vari giorni in casa dello zio, era al corrente delle sue abitudini e si recò a cercarla proprio nella casetta del fattore.
Appena Demelza aprì la porta, Ross si scusò per averla importunata, ma Demelza stessa lo invitò ad entrare, non potendo fare diversamente. La casa del fattore si componeva di un’ampia cucina con il focolare e di due stanzette in cui dormivano i bambini e i genitori. Demelza lasciò i bambini accanto al tavolo ad esercitarsi con i loro fogli e calamai e lei e Ross si accomodarono davanti al camino ancora tiepido. Nessuno li avrebbe cercati lì, e, dopo tutto quello che era successo, che qualcuno li sorprendesse insieme era il male minore.
Demelza disse che non c’era molto da discutere: Francis era stato chiaro, quel matrimonio doveva avvenire al più presto. Non importava che quella decisione si fondasse su premesse sbagliate: l’importante era distogliere l’attenzione da Elizabeth e dalle vere intenzioni per cui Ross era giunto a Trenwith. In più, con Ross sposato a sua volta, Elizabeth non avrebbe osato commettere pazzie, ed il suo matrimonio con Francis sarebbe stato salvo.
Ross, premettendo che era il caso di passare a darsi del “tu”, visto che erano in procinto di sposarsi, disse: “Mi stai dicendo che sei disposta a sacrificare la tua vita, sposando un uomo che disprezzi, pur di separarmi da Elizabeth e salvaguardare la felicità di mio cugino?”
“Io non vi disprezzo! Cioè, volevo dire non ti disprezzo – si corresse Demelza – non ho approvato i tuoi scopi, la maniera in cui sei arrivato qui; ritengo inqualificabile il modo in cui ti sei comportato con mia sorella, ma devo ammettere che la colpa è stata anche sua. Per il resto, non ti disprezzo affatto. Penso, al contrario, che tu sia un uomo da ammirare per il coraggio con cui difendi le tue opinioni ed affronti le avversità. Non è colpa tua se non hai potuto godere della vita agiata di Francis”.
“Ti ringrazio – rispose Ross con un sorrisetto compiaciuto – ma hai risposto solo in parte alla mia domanda. Forse non mi disprezzi, magari con il tempo potrai arrivare a nutrire un po’ di stima per me, ma il matrimonio è qualcosa che presuppone… non dico l’amore (che fra di noi evidentemente non esiste), ma almeno una qualche forma di … intimità. Noi non ci conosciamo affatto, non proviamo nulla l’uno per l’altra. Ti chiedo, dunque: sei disposta a dividere la vita con me solo per proteggere tua sorella e suo marito? Pensi che al tuo posto loro farebbero lo stesso per te?”
Demelza avvampò. In effetti all’aspetto dell’intimità non aveva pensato. L’unica cosa che le interessava era proprio quella che aveva indicato Ross: separarlo da sua sorella e tutelare così la serenità di Francis.
Cercò di difendere la bontà delle sue ragioni, sottolineando, con una certa amarezza, che la vita non le poneva grosse alternative. Sua madre ed il signor Poldark le avevano praticamente impedito di prendere il velo; era molto probabile che le imponessero di sposarsi, ma qualsiasi altro partito non avrebbe fatto differenza, in quanto Francis era l’unico uomo che amava. Se proprio era costretta a sposarsi, che almeno servisse a qualcosa. Piuttosto, chiese a Ross di essere sincero: era lui che non gradiva sposarla? Ross rispose che non doveva pensare questo: Demelza era una ragazza graziosa e ricca di pregi, qualsiasi uomo sano di mente avrebbe fatto carte false per sposarla. Il fatto è che non trovava giusto il suo sacrificio in favore di individui immeritevoli e non voleva che per una scelta impulsiva ella fosse condannata ad una perenne infelicità. Ross aggiunse che di sé non gli importava, era disposto ad uniformarsi a qualunque decisione Demelza avesse preso. Aggiunse che su una cosa non transigeva: non era giusto che Francis pensasse di lei che non era una ragazza onesta. Le disse che avrebbe trovato il modo di far capire al cugino che l’aveva sì corteggiata, ma che non era accaduto ciò che lui definiva l’irreparabile, cosicché non vi era tutta questa urgenza di sposarsi.
Demelza scosse la testa. Il matrimonio doveva avvenire quanto prima, il tempo di ufficializzare le pubblicazioni. Elizabeth, la conoscevano entrambi, avrebbe cercato di opporsi strenuamente e bisognava metterla dinanzi al fatto compiuto.
Alla fine, concordarono di dire che Ross aveva conosciuto Demelza durante una passeggiata sulla spiaggia e se ne era invaghito; tornato dopo diversi mesi in Cornovaglia, era andato a cercarla a Cusgarne, dove aveva trovato la casa sprangata e gli era stato riferito del recente matrimonio di Elizabeth con suo cugino; così, era andata a cercare Demelza a Trenwith per dichiararle il suo amore. Demelza inizialmente lo aveva respinto, ma Ross non demordeva. Aveva approfittato della parentela con i Poldark per trattenersi a Trenwith ed aveva sfruttato ogni occasione per cercare di convincere Demelza. Alla fine lei aveva ceduto alle sue lusinghe perché ne era innamorata, ma le intenzioni di lui erano serie, l’avrebbe chiesta in moglie anche se Francis non glielo avesse imposto.
Elizabeth, intanto, era come una tigre in gabbia. Non trovando Ross e neppure Demelza in casa era andata a sfogarsi da sua madre, ma il loro colloquio non l’aveva soddisfatta. Innanzitutto si era innervosita ad ascoltare quanto era stato ottuso l’uomo che aveva sposato, e poi la signora Chynoweth era d’accordo con Francis: sacrificare Demelza era la scelta migliore nell’interesse di tutti. Elizabeth non condivideva quel parere ed era folle di gelosia. Non poteva essere proprio sua sorella a rubarle Ross: avrebbe lottato con tutta se stessa per impedire quel matrimonio assurdo.
Nel corso della giornata riversò la sua ira sia su Demelza che su Ross.
Alla prima disse che, come al solito, si immischiava nella sua vita e pretendeva di giudicare cosa fosse giusto e cosa sbagliato. La schernì dicendo che Ross non l’avrebbe mai amata, che la sposava solo per una ripicca, che avrebbe continuamente fatto confronti tra le due, che Demelza non sarebbe stata mai alla sua altezza e, in particolare, mai in grado di soddisfare un uomo passionale come Ross.
Demelza le rispose che era Elizabeth a non doversi immischiare nella sua vita e pretendere di imporle decisioni. Avrebbe sposato Ross, che le piacesse o no; quali erano le sue motivazioni, non era affare di Elizabeth.
Non ottenendo nulla da Demelza (di cui conosceva la testardaggine, al di là dell’apparente dolcezza di carattere), Elizabeth cercò di convincere Ross. Gli disse che era uno sciocco ad accettarla in moglie perché Demelza era molto diversa da lui, era un’ipocrita, una santarellina, inoltre era innamorata di Francis e non di lui. Ross le rispose freddamente che quello era un problema suo e che Elizabeth non doveva permettersi di intromettersi, dopo i danni che già aveva fatto.  Con sarcasmo le disse che aveva sognato di avere come moglie una contessa, l’aveva perduta, e non si poteva biasimarlo per cercarne un’altra. Elizabeth sghignazzò: Demelza non possedeva nessun titolo nobiliare perché era una figlia illegittima! Cominciò a denigrarla ulteriormente, a definirla una parassita che era sempre vissuta alle spalle della sua famiglia, una miserabile degna di Ross. Udendo quelle parole così offensive, Ross ebbe la definitiva conferma della pochezza di Elizabeth. Semmai avesse nutrito qualche dubbio, ora era più che mai convinto di accettare di sposare Demelza. Elizabeth fingeva di disprezzarla, ma moriva di gelosia. I suoi parenti pensavano forse di umiliarlo dandogli in sposa una trovatella, ma Ross avrebbe dimostrato che lui e Demelza erano le uniche persone degne in quella combriccola.
Appena gli fu possibile, Ross chiese di parlare sia con Francis che con lo zio Charles. Sebbene Demelza non fosse d’accordo, Ross ritenne doveroso cercare di proteggerne l’onorabilità ed accennò con i suoi parenti al fatto che lui e Demelza avevano soltanto amoreggiato, ma la ragazza era ancora vergine e qualsiasi medico avrebbe potuto comprovarlo, benché volesse a tutti i costi risparmiarle quell’ignominiosa verifica. Francis non gli credette, anche perché Demelza pareva aver ammesso tutt’altro. Ross disse che la sua innamorata lo aveva fatto perché era così pura ed ingenua che viveva con vergogna il solo fatto di aver compiuto atti sconvenienti nella casa in cui era ospite.  “Dovresti conoscerla meglio di me…” – insinuò Ross, ma Francis non colse l’allusione. Ross pensò che il cugino doveva essere un vero imbecille a non essersi accorto non solo dei sentimenti che Demelza provava per lui, ma anche della sua integrità.
In quell’occasione Ross e lo zio toccarono anche il discorso economico. Ross disse che per garantire alla futura moglie una sistemazione degna di lei era costretto ad accettare la proposta dello zio di restituirgli Nampara. Era impossibile, infatti, trovare una casa disponibile a buon mercato in così breve tempo. Charles disse che fin dal loro primo incontro gli aveva precisato che si trattava di una casa disabitata da 25 anni, in rovina, e che non poteva assicurargli anche il denaro necessario per ristrutturarla. Era disposto a concedergli solo cinquemila ghinee, come proposto la prima volta. Ross tentò il tutto per tutto e rialzò la posta, chiedendo diecimila ghinee, tenendo conto del fatto che Demelza non aveva una dote e che qualsiasi altro uomo avrebbe preteso da Charles, in quanto consuocero della madre di Demelza,  una somma ben superiore. Francis questa volta fu d’accordo con il cugino: la sorella di sua moglie meritava di abitare in una dimora degna, ed era giusto essere generosi.
Il giorno dopo Ross andò ad ispezionare la proprietà che lo zio voleva rendergli. Si trovava in collina, immersa nel verde, ma lo stato di abbandono in cui versava era desolante. Il cancello di ingresso, neppure stabile sui suoi cardini, era invaso dall’edera; il portone di casa, di legno, era completamente marcio; in terra vi erano tegole e calcinacci, il muro di contenimento era sgretolato in vari punti.  Ross aprì la porta con una chiave in ferro che lo zio aveva fortunosamente recuperato e con somma sorpresa scoprì che l’abitazione non era stata preda dell’usura del tempo o dello sciacallaggio di persone senza scrupoli: presentava, anzi, gran parte di quelli che dovevano essere gli arredi di un tempo. Si trattava di una tipica casa di campagna, non lussuosa come Trenwith, ma all’epoca del suo massimo fulgore doveva essere stata decorosa ed accogliente. Entrando, si accedeva in un grande salone, che in qualche punto presentava tracce di umidità. Vi era un ampio camino, una sala da pranzo adiacente e, procedendo sul lato opposto, una cucina con una grande dispensa. Vi era una scala per recarsi al piano superiore, i cui gradini parevano integri, benché sotto i suoi passi producessero un terribile cigolio. Al piano superiore vi erano due stanze da letto con un piccolo scrittoio adiacente.
Quella rapida perlustrazione diede a Ross l’idea che Nampara fosse messa meno peggio del previsto. Sicuramente c’era da intervenire rapidamente per renderla abitabile, ma non sembravano esserci danni strutturali.
Accanto alla casa vi era un fienile, e dei terreni che sarebbe stato molto difficile rendere nuovamente fruttiferi in breve tempo. La cosa migliore da fare sarebbe stata sistemare anche il fienile affinchè potesse presto accogliere almeno una mucca e due cavalli.
A Ross serviva innanzitutto del personale, gente di fiducia e con buona volontà che lo aiutasse a sistemare la casa. Gli unici due servitori che riuscì a trovare a buon mercato erano i coniugi Paynter, che si presentarono come vecchi amici di suo padre. Furono loro a spiegare a Ross che se Nampara al suo interno si era mantenuta intatta era anche grazie a loro, che nel tempo ogni tanto si erano recati a dare un’occhiata, ad aprire le finestre e dare una pulita. Ross sospettò che i due lo avessero fatto per dare assalto alle riserve di gin di suo padre e che la loro presenza non fosse stata del tutto disinteressata: era probabile che qualche oggetto di valore fosse stato sottratto per ripagare il loro disturbo. Tutto sommato, però, non si poteva lamentare di loro.
I suoi vecchi marinai, il mozzo Peter e i due fratelli Daniels (Tholly era sparito nel nulla, nel frattempo), si dichiararono disposti a dargli una mano con i lavori di muratura e a strappare le erbacce tutto intorno. Ross chiamò un paio di contadini per dissodare il campo e, tempo una settimana, Nampara aveva ripreso almeno in parte un aspetto dignitoso.
Furono effettuate le pubblicazioni, presi accordi con il sacerdote, trovato l’abito di nozze (che Demelza volle estremamente semplice). Si sposarono il 24 giugno, giorno di San Giovanni. Al termine di una modesta cerimonia nella cappella del villaggio e di un ricevimento sobrio e con pochi invitati, tenutosi nel cortile antistante l’edificio religioso, Ross e Demelza salirono in carrozza e salutarono parenti ed amici per dirigersi verso la loro nuova vita insieme.
Elizabeth, livida dalla rabbia, vestita con un abito verde come il colore del suo viso in quel momento, si avvicinò a Demelza per salutarla con un bacio e le sibilò all’orecchio: “Maledetti… vi auguro di essere infelici come meritate!”. Ross non si scompose e ad alta voce, affinchè tutti sentissero, rispose: “Auguriamo altrettanto a te, cara cognata!”. Strinse la mano di Demelza, le sorrise e con l’altra mano colpì la fiancata della carrozza, per dare segno al cocchiere di partire.
Nampara distava circa un quarto d’ora dal luogo della celebrazione. Durante tutto il tragitto Demelza fu silenziosa. Fino a quel momento era stata presa dall’ansia di organizzare tutto, di tenere a bada le ire di Elizabeth, di vigilare su Ross affinchè non cambiasse idea. Adesso era cosa fatta, aveva giurato dinanzi all’altare di amare e rispettare Ross e di essergli fedele per l’eternità. Avrebbe dovuto vivere al suo fianco come legittima sposa; con tutta probabilità lui quella notte avrebbe preteso di esercitare i diritti coniugali. Demelza non aveva esattamente idea di cosa questo significasse, ma certamente sarebbe stato qualcosa di imbarazzante e di umiliante. Ross intuì il suo turbamento e con grande delicatezza cercò di distrarla, parlandole di Nampara, delle migliorie che aveva apportato e di qualche altro piccolo cambiamento che si poteva fare… disse a Demelza che da quel momento sarebbe stata la padrona e che poteva liberamente disporre con la servitù, per gli acquisti, per la gestione della casa e per qualsiasi cosa desiderasse.
Nonostante la stagione estiva, durante il tragitto era scoppiato un violento temporale. Giunti a destinazione, si ripararono la testa alla meglio e corsero in casa, dove li accolse Prudie, la domestica, che insieme al marito Jud abbozzò un goffo inchino verso la nuova padrona. Demelza si guardò intorno e notò che la casa appariva ancora piuttosto in disordine, ma nel complesso era accogliente. Ross incaricò Jud di caricare i bauli fino al piano superiore e mentre l’uomo bofonchiava qualcosa che pareva una tiritera Demelza rifiutò di cenare, dichiarando che si sentiva ancora sazia per il rinfresco. Ross le fece eco, sebbene non avessero mangiato molto. Una volta sceso Jud, i due novelli sposi diedero la buonanotte ai servitori e salirono al piano superiore. La scala era stata riparata, e l’unico rumore che si udiva era il fruscio dello strascico della sposa sul pavimento.
“Spero che ti piaccia. Il letto è quello originale, mentre la cassapanca è nuova, così come la biancheria sul letto… non potevo sapere se Prudie sarebbe riuscita a lavare e stirare decentemente le lenzuola che erano di mio padre” – disse Ross, mostrando la spaziosa camera da letto a Demelza.
“E’ tutto molto bello, Ross, grazie…” - rispose Demelza, sfiorando il copriletto candido.
Seguì un silenzio imbarazzante. Demelza aveva ancora in mano il suo bouquet da sposa, e sistemò i fiori in un piccolo vaso, riempendolo d’acqua con la brocca che Prudie aveva lasciato accanto alla finestra.
Ross capì che gli conveniva subito mettere in chiaro le cose con sua moglie.
“Demelza, ascoltami: so bene che per te non è semplice, viste le circostanze in cui sono maturate le nostre nozze. Qui siamo solo noi due e non abbiamo motivo di fingere. Posso capire che tu non abbia nessuna voglia di dormire nella mia stessa stanza, né tanto meno essere mia moglie… in tutti i sensi. Non sono abituato a prendere le donne con la forza, e mai ti costringerei a fare qualcosa che non desideri. Per questa ragione ho dato disposizioni a Prudie di preparare un letto nella stanza di fianco, mi accomoderò lì, fin quando tu non deciderai diversamente. Non preoccuparti – disse Ross, scorgendo una forma di perplessità da parte di Demelza – di quello che potranno pensare i domestici. Qui comando io, e basterà ricompensarli adeguatamente affinchè tengano la bocca chiusa. Sei d’accordo?”
“Va bene, Ross” – si limitò a replicare Demelza, grata che Ross avesse compreso il suo disagio.
Prima di uscire, però, il marito le fece una raccomandazione: “Inutile dire che, quando Elizabeth ti domanderà (perché sono certo che morirà dalla voglia di metterti in imbarazzo) com’è andata la nostra prima notte di nozze, dovrai metterla a tacere senza mostrare titubanza alcuna. Buonanotte”.
Demelza rimase sola nella grande stanza. Non sapeva dire se si sentiva più sollevata o più spaventata dal fatto che Ross le avesse fatto quel discorso. Apparentemente era un uomo che la rispettava e mostrava di tenere da conto la sua opinione: ma se Elizabeth avesse avuto ragione? Se Ross aveva accettato di sposarla solo per vendicarsi di Elizabeth, ma in fondo al suo cuore continuava ad amarla, sua sorella sarebbe sempre stata una presenza incombente fra di loro. Era vero che qualsiasi uomo, in un confronto fra le due, avrebbe scelto sua sorella? Le malignità di Elizabeth le rimbombavano in testa. Francis le aveva preferito Elizabeth, Ross aveva dovuto sposarla come ripiego e forse si era sistemato in un’altra stanza perché lui stesso non aveva alcuna voglia di avere un rapporto fisico con lei, perché Elizabeth era l’unico oggetto del suo desiderio. A dispetto di tutto, i due vecchi amanti avrebbero potuto trovare il modo di incontrarsi ancora. Quel matrimonio era una farsa, Ross era stato onesto nel ricordarglielo… ad un tratto le sembrò tutto più difficile del previsto. Demelza rovesciò la testa sul guanciale e, scossa dai singhiozzi, versò le sue prime lacrime da signora Poldark.

  
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