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Autore: Kifuru    29/10/2023    1 recensioni
Al termine della Seconda Guerra Magica, il giovane Ronald Weasley, deciso fermamente a non ripetere più gli errori del passato, si appresta ad affrontare una nuova vita insieme ai propri cari e ad Hermione, la ragazza che ama alla follia. La terribile guerra appena combattuta lo ha portato a conoscere il terribile dolore della perdita, ma al termine di essa il giovane mago si sente finalmente pronto a vivere e ad amare. Entrando a far parte del Corpo Auror, Ron affronterà dure prove che lo porteranno a conoscere meglio sé stesso e il mondo sia magico che babbano.
La storia di un eroe fallibile e generoso alla disperata ricerca della giusta via da seguire.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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CAPITOLO 9
 
 
TORMENTI
 
Febbraio 1999
Campo di addestramento Auror, Inghilterra
 
Una volta uscito finalmente dai sotterranei dell’Archivio segreto, Ronald Weasley provò una travolgente sensazione di sollievo. Era così bello poter respirare nuovamente aria fresca e pulita. Il giovane mago si stupì nel constatare che fuori fosse già arrivata la sera, probabilmente era rimasto in quel buco per più tempo di quanto avesse percepito e pensato. Riflettendoci, durante le terribili visioni scatenate dalle armi magiche, lui non era mai riuscito a distinguere con precisione per quanto tempo fosse rimasto in quella specie di realtà parallela. Forse anche ore, ma non avrebbe mai potuto stabilirlo con certezza.

Per quella che doveva essere la centesima volta in pochi minuti, Ron strinse con forza il manico di cuoio dello scudo d’argento. Nella fretta di uscire dal sotterraneo, non aveva avuto modo di studiare a fondo la nuova arma che si era scelto. Mentre camminava silenzioso nella notte verso l’uscita tra le aree deserte del campo di addestramento Auror, Ron strinse con forza la grossa cinghia di cuoio, grazie alla quale aveva trasportato con facilità lo scudo. Si trattava di una robusta striscia di cuoio ben legata alle due estremità dello scudo, fatta proprio per consentire al portatore il comodo trasporto dell’arma sulla schiena.

L’enorme peso dello scudo, tenuto saldamente in posizione verticale, era ben dosato grazie a questa cinghia. Nella parte interna, invece, c’erano altre quattro strisce di cuoio, sempre robuste ma molto più piccole. Ron ipotizzò che si trattava proprio del punto, in cui avrebbe dovuto far passare il braccio per utilizzare l’arma in combattimento, anche se ignorava completamente il motivo per il quale ce ne fossero così tante.

Per il momento decise di tralasciare qualsiasi analisi o considerazione, quel tempo sarebbe arrivato presto. A quell’ora, uffici e aree di addestramento erano quasi del tutto deserti, ragion per cui Ron non tentò nemmeno di avvicinarsi allo studio di Layla nella speranza di trovarla. Si affrettò verso l’uscita con un unico pensiero: Hermione. Doveva scusarsi e non c’era spazio per altro. Mentre il suo corpo si smateralizzò verso Grimmuld Place, Ron sperò con tutto il suo cuore che Hermione trovasse la forza di perdonarlo per la sera prima.

Indipendentemente dalle conseguenze, il rosso non vedeva l’ora di rivedere il viso della sua ragazza.
 
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Quella sera stessa
Notting Hill, Londra
Casa Fontaine-Connors

 
Layla Connors percorse per la millesima volta a passi ondulati e con un costante movimento di braccia il piccolo corridoio del suo accogliente appartamento a due piani. Da quasi due ore stava combattendo una battaglia davvero estenuante contro un avversario apparentemente invincibile. Quel nemico implacabile aveva da poche settimane compiuto un anno e si dà il caso che il suo avversario fosse anche il suo amato e tenero bambino.

< < Su su tesoro…… cerca di essere gentile con la mamma > > sussurrò Layla al piccolo Max, il quale, invece, rispose con vivaci gridolini felici. Come a voler dimostrare che in quel momento il sonno fosse l’ultimo dei suoi pensieri, sebbene il piccolo si trovasse completamente a suo agio tra le braccia del genitore.

L’Auror sospirò stancamente, regalando allo stesso tempo al figlio un dolce sorriso. Cullando abilmente il bambino tra le braccia, Layla proseguì il suo giro per casa ondulando lentamente il corpo nella vana speranza di far addormentare la sua piccola peste. Aveva imparato diversi trucchi durante quei primi mesi di maternità, ma quella sera sembrava davvero del tutto inutile.

Il corridoio e il soggiorno, illuminati da luci calde e soffuse, era pieno di foto magiche e non della sua piccola famiglia: di Max durante quel meraviglioso primo anno di vita, di lei e di sua moglie Remi. L’Auror Connors restò incantata nell’osservare nelle foto i volti di quelle due persone che erano tutto per lei. Sua moglie e suo figlio erano la sua vita.

Nonostante i guai abituali con Max, quella sera Layla si sentiva calma e rilassata. Remi stava conducendo un semplice e ordinario convegno sulla storia archeologica inglese a Londra, per cui sarebbe rientrata sicuramente tardi. La guerriera era rimasta sola ad occuparsi del loro piccolo, rasserenata però dal fatto che sua moglie si trovasse al sicuro in noioso raduno di studiosi, piuttosto che in qualche scavo archeologico ai confini del mondo e nel bel mezzo di una qualche zona di guerra. Layla Connors soleva essere estremamente protettiva verso la sua piccola famiglia e verso le persone a cui teneva. Protettiva nel modo più implacabile e spietato.

< < Il mondo è pieno di bastardi, piccolo mio > > disse Layla, con voce tenera, carezzandogli una guancia.

< < Credimi, tesoro, io lo so bene, perché una volta ero una di loro > > aggiunse con un sorriso triste e amaro.

Il piccolo, forse accorgendosi dell’improvviso mutamento nell’animo del genitore, afferrò con fare possessivo un dito della donna tra le manine paffute. Layla baciò teneramente la fronte di suo figlio, per poi riprendere a cullarlo.

< < La tua mammina tornerà presto, tesoro. Perché non le facciamo un bel regalo e ci facciamo trovare belli addormentati? Scommetto che sarà molto stanca. Sono sicura che apprezzerà molto una casa bella tranquilla con un ometto bello addormentato > >.

L’Auror Connors adorava parlare con suo figlio. Adorava osservare ogni suo comportamento, le sue espressioni teneramente buffe, le sue adorabili espressioni di sorpresa per tutte le cose che succedevano intorno a lui. Non importava molto che le risposte del piccolo fossero dei gridolini allegri o dei pianti sempre più forti quando era arrabbiato. Per Layla erano musica per le orecchie.

< < Chissà cosa penserebbero i miei amabili genitori se potessero vedermi > > pensò una guerriera, con un sorriso divertito.

L’unica parola che Max aveva pronunciato era proprio la parola “mamma” e incredibilmente lo aveva fatto per la prima volta proprio con lei e non con Remi. Sua moglie le ripeteva spesso che la sua aria di genitore burbero e severo fosse solo apparente e questo il bambino lo percepiva facilmente. Una delle più grandi combattenti del Dipartimento Auror d’Inghilterra, una volta rientrata a casa, diventava decisamente preda facile del proprio bambino. Remi aveva ragione, quella piccola peste l’avrebbe avuta sempre vinta con lei.

Ciò non cambiava il fatto che si trattava di un momento meraviglioso nella crescita di suo figlio e Layla era decisa a goderselo fino in fondo. Spesso si ritrovava a riflettere su come i suoi colleghi Auror avrebbero trovato surreale questa sua veste di madre amorevole e protettiva, lei che era ormai conosciuta nell’ambiente criminale di mezzo mondo come una combattente brutale e implacabile. Almeno verso chiunque mostrasse una coscienza sporca. Finalmente Max stava per crollare sotto il costante cullare della madre. Con il bambino quasi addormentato poggiato comodamente sulla sua spalla, Layla si soffermò su una delle tante foto poste sulla parete del corridoio. Era l’unico ricordo che preferiva non avere in quella casa.

Si trattava di una foto magica ed era l’unica testimonianza visibile della sua giovinezza in quell’appartamento. Ritraeva una ragazza sui quindici anni, con l’inconfondibile divisa sportiva della squadra di Quiddich di Serpeverde. La giovane cercatrice nella foto rideva allegramente con una punta di giovanile arroganza, sventolando la propria costosa e nuova scopa da corsa, mentre con l’altra mano stringeva il boccino appena catturato. Alle sue spalle era ben visibile il manifesto dello stadio dichiarava a caratteri giganteschi la vittoria schiacciante dei Serpeverde contro gli eterni rivali dei Grifondoro.

Layla osservò con occhi spenti quella sciocca ragazzina che era stava. Forse in quel periodo era ancora una ragazza tutto sommato normale, pura e innocente, anche se dotata di una certa arroganza e incoscienza, ma sicuramente ben lontana da quel che sarebbe diventata da lì a qualche anno. Durante il corso di quell’anno scolastico, il lavaggio del cervello non era ancora del tutto completo e lei aveva ancora il tempo di pensare a cose semplici come la scuola o il Quiddich.

Anni dopo, Layla Connors si era categoricamente rifiutata di far entrare nella casa che avrebbe condiviso con sua moglie ricordi di qualsiasi tipo del suo passato, soprattutto del periodo immediatamente precedente al diploma. Quella testona di Remi aveva desiderato quella foto, quando la vide nella vecchia stanza di Layla a casa Connors alcuni anni prima. La guerriera non avrebbe mai dimenticato quel giorno. Era stata tutta un’idea di Remi, quella di presentarsi nella sua vecchia casa di origine. Nessun babbano era mai entrato in quel posto.

Remi, ignorando tutte le proteste della sua allora fidanzata, arrivò a sfidare apertamente l’intera famiglia.

< < Mi chiamo Remi Fontaine. Sono come ci definite voi una babbana. Non possiedo alcuna capacità magica, ma amo vostra figlia con tutto il mio cuore. Lei sarà la mia famiglia > >.

Layla rise leggermente, stando attenta a non svegliare Max. Le facce dei suoi genitori e dei suoi fratelli restavano tra le cose più divertenti che le capitò mai di vedere. Una voce malvagia le sussurrò che avrebbe persino gioito se fosse stato necessario un intervento diretto per difendere Remi, anche se lui non ne aveva veramente bisogno. Layla si era innamorata perdutamente del suo coraggio e della sua forza. Non accadde nulla e la sua ragazza, prima di lasciare quella casa sotto gli occhi colmi di odio e disprezzo dei suoi abitanti, decise di portare via quella foto.

< < E’ una foto bellissima, Layla. Permettimi di tenerla, almeno questa > >.

Ormai il piccolo Max era completamente addormentato nelle sue braccia. La direttrice della Divisione Omega si ritrovò a pensare al proprio allievo, si chiese se fosse finalmente riuscito a fare la sua scelta. Layla rientrò nella camera da letto che condivideva con la moglie e sistemò con cura il bambino sotto le coperte della culla, fiera di essere finalmente riuscita in quell’impresa titanica.

Ora, il primo passo era inviare un gufo a Ron, poi chissà cosa sarebbe accaduto.
 
 
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Quella sera stessa
Grimmuld Place, Londra
 
Hermione aveva sofferto. Aveva pianto e ancora una volta era stato lui la causa di quella sofferenza. Ron chiamò la sua ragazza dallo specchio magico con voce incerta e dopo qualche secondo il volto sofferente della riccia si palesò davanti ai suoi occhi.

< < Hermione io…… > >.

< < Perché? Perché mi escludi, Ron? > > gli domandò con voce carica di rabbia e tristezza.

Ron esitò e questo fece infuriare di più la giovane. < < Ti ho chiamato da questo maledetto specchio. Tante volte > > ruggì Hermione contro il suo ragazzo. < < Ti ho chiamato e tu non hai risposto. Proprio come quella….. > > ma si interruppe di colpo, mordendosi il labbro.

Ron sentì un familiare e doloroso groppo in gola. Forse era un colpo basso da parte di Hermione e in un altro tempo lui avrebbe reagito con altrettanta ira e aggressività, rischiando di dire cose che non pensava. Capiva bene come si sentisse Hermione, ora doveva farle capire come si sentiva e soprattutto che cosa aveva dovuto affrontare.

< < Hermione, ti prego ascoltami. Ti amo e ti amerò sempre, questo non cambierà mai. Ma ora, tii prego, vorrei che tu mi ascoltassi > >.

< < Se non posso stare al tuo fianco in questi momenti, Ron, quando potrò farlo > > obiettò Hermione con le lacrime agli occhi. Naturalmente aveva ragione lei, come sempre.

< < Non mi hai permesso di supportarti, di aiutarti. Come posso sopportare che tu mi escluda dalla tua vita, Ronald, soprattutto quando hai bisogno di me. In momenti come questi io e te dovremmo agire come una squadra, invece tu…… > >.

< < Tu non eri al mio fianco, Hermione > > dichiarò Ron, con tono duro, forse ancora più duramente di quanto avesse voluto.

< < Che cosa? > > sbottò la ragazza, incredula.

Il rosso non rispose subito. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. < < Ti prego, Hermione ascoltami > > disse, con voce molto più dolce. Hermione era ancora troppo scossa per reagire, ma presto rabbia e tristezza avrebbero preso il sopravvento. Ron la conosceva bene.

< < E’ la verità, amore.  Purtroppo tu non eri al mio fianco, almeno non potevi esserlo come io avrei desiderato in questa situazione > >.

Hermione lo guardò confusa, senza sapere come ribattere. < < Che diavolo vorrebbe dire? > >.

< < Quello che ho visto in quel sotterraneo, Hermione, mi ha sconvolto terribilmente. Più di qualsiasi altra cosa abbia mai visto in vita mia > > continuò il suo ragazzo, con voce addolorata.

< < E’ vero, abbiamo combattuto una guerra insieme e ho…. > > Ron esitò leggermente, con il cuore pronto a stringersi in una familiare e dolorosa stretta. < < Ho persino visto la morte di mio fratello, proprio davanti ai miei occhi, tutti noi abbiamo affrontato terribili situazioni. Però non avevo mai visto così tanta morte gratuita, Hermione e la cosa peggiore è che la visione per un momento mi ha fatto credere di essere io l’autore di quelle stragi, come se fossi io a utilizzare quelle armi contro gente innocente e indifesa > >.

Quelle parole la scioccarono letteralmente. Si era aspettata qualcosa di grave, ma non fino a questo punto. La mente di Hermione la costrinse a rivedere il suo amato straziato e traumatizzato sul corpo esanime di suo fratello maggiore. Vide quella famiglia, che Hermione amava con tutta sé stessa, piangere disperata il ragazzo allegro e solare che era stato Fred.

< < Ron…. io…… > >.

Il giovane alzò lentamente una mano per fermarla. Non era facile riuscire a spiegarsi, ma doveva farlo. < < Ciò che ho visto in quelle specie di visione è qualcosa di diverso, amore. Un massacro che noi non possiamo nemmeno immaginare, non era una battaglia o uno scontro tra due diverse fazioni. Era solo morte e distruzione > >.

< < Forse il potere delle armi magiche ti ha costretto a visitare una parte della loro storia. Forse faceva parte della prova, Ron. Potrebbe anche essere che non sia realmente accaduto e che era soltanto una suggestione > > ipotizzò Hermione, con un tono non troppo convinto.

< < Forse è così, non posso negarlo > > confermò la recluta Auror, passandosi una mano sul viso < < Ciò non toglie che per un momento mi è sembrato di crollare, come se avessi commesso io tutti quegli omicidi indiscriminati. Ho quasi perduto la mia determinazione, Hermione, tutta la sicurezza che a fatica ero riuscito ad acquisire. Soprattutto su me stesso e sulle mie capacità. Layla mi aveva avvertito che in passato queste armi magiche sono state usate per fare del male a gente innocente > >.

Ron cercò gli occhi castani della ragazza che amava. I suoi occhi color cioccolato, che continuavano ad essere accesi di un’ira profonda, ma allo stesso tempo amorevoli e preoccupati. < < La sera in cui ho ignorato i tuoi richiami dallo specchio magico > > disse Ron, con voce tremante. < < L’ho fatto perché se ti avessi visto sarei crollato definitivamente > >.

Hermione Granger sentì il cuore battere all’impazzata. Non era sicura di aver compreso fino in fondo le ragioni del suo fidanzato. Il dolore per non averlo potuto aiutare quella sera restava così forte e intenso. < < Perché? > > si limitò a chiedere la giovane strega, di nuovo sull’orlo delle lacrime.

Ron le sorrise amorevolmente, alzando una mano verso lo specchio. Toccò il vetro, ma la sua ragazza non fece lo stesso, pur non distogliendo mai gli occhi da lui.

< < Perché non avrei potuto toccarti > > rispose alla fine con semplicità. Hermione sgranò gli occhi per la sorpresa. < < L’unica cosa che desideravo quella sera era di vederti. Vederti realmente senza barriere > >.

< < Questo > > disse Ron, indicando con forza lo specchio. < < Non sarebbe stato abbastanza, non attraverso questo maledetto specchio. Senza poterti toccare, baciare o abbracciare. Il vederti semplicemente senza poterti avere realmente avrebbe soltanto aggiunto un nuovo dolore a quello che già mi tormentava. Quella sera la nostra lontananza………la lontananza che continuiamo ad affrontare e ad accettare…….non avrei potuto affrontarla > >.

< < Ron….. > >.

< < Non fraintendermi, amore > > esclamò Ron , alzando leggermente la voce. < < Stiamo facendo la cosa giusta e stiamo affrontando la situazione nel migliore dei modi. Semplicemente ieri sera non ce l’avrei fatta > >.

In realtà alla fine Ron aveva ugualmente trovato un aiuto insperato. Forse Hermione già sapeva dell’enorme supporto emotivo che Harry era riuscito a dargli, ma non era quello il punto.
< < Mi dispiace Ron………….io ero così arrabbiata e spaventata > >.

Ron sorrise dolcemente alla sua ragazza. < < Lo so, anch’io ho avuto paura. Ti amo, Hermione e non ti escluderò più, te lo giuro > >.

< < Ti amo anch’io, razza di testone > > disse Hermione, regalandogli finalmente quel caloroso sorriso che riservava soltanto a lui. < < Presto questa lontananza finirà. Ma per adesso sono ancora arrabbiata con te > >.

< < Non ne dubito > > replicò il rosso, sollevato che la tensione si stesse sciogliendo.

Hermione posò la fronte sul vetro dello specchio magico e in un attimo il suo ragazzo la imitò. C’era ancora una barriera a dividerli, ma finalmente era tornata la serenità. Fin da quando erano poco più che bambini il loro rapporto si era sempre manifestato in questo modo: litigavano, alcune volte anche furiosamente, ma poi facevano sempre pace, recuperando il loro complicato rapporto d’amicizia. Ora che stavano insieme, però, Ron ed Hermione riuscivano ad esternare più facilmente le loro emozioni l’uno con l’altra e così entrambi riuscivano a controllarsi meglio, ad evitare di dire o fare qualcosa di cui si sarebbero presto pentiti amaramente.

< < Vorrei schiaffeggiarti > > sussurrò lei. < < Prima di baciarti fino a farti perdere i sensi > >.

Restarono in quella posizione per molto tempo, decisi che quella notte, sebbene si trovassero così tanto lontani l’uno dall’altra, l’avrebbero trascorsa insieme. Si stabilì un rinnovato senso di quiete e serenità nella stanza. La giovane coppia alternava momenti di silenzio a semplici interazioni fatte di parole e gesti amorevoli. Dopo diverse ore nel cuore della notte, finalmente gli occhi di Hermione si posarono sull’oggetto che solo di sfuggita si vedeva dalla sua posizione. Era poggiato sul muro e se ne vedeva solo una parte.

< < Così è quella l’arma che hai scelto > > mormorò la riccia, facendo sussultare il suo ragazzo.

Per la verità, Ron si era completamente dimenticato dello scudo. In realtà entrambi non se ne erano preoccupati, nella foga di risolvere i loro tormenti interiori. Ora che ci pensava, da quando aveva fatto la sua scelta, non era riuscito a trovare nemmeno il tempo di analizzare l’arma d’argento. Si alzò per prendere l’arma, in modo da poterla analizzare meglio con l’occhio esperto e critico della sua fidanzata.

Con lo scudo tra le braccia, Ron si sedette nuovamente sul tappeto di fronte lo specchio. Da lì Hermione aveva una visuale perfetta dell’arma.

< < Hai scelto uno scudo > > commentò la ragazza, i suoi occhi fissi sulla parte centrale dell’oggetto argentato.

< < Già > > convenne il rosso. < < Credimi, non è stato semplice. Tra tutte le armi, lo scudo è quello che più mi sembrava si adattasse a me. O almeno lo spero > >.

La coppia analizzò con cura la struttura dell’arma. La fisionomia non era uniforme, così come non si trattava di un oggetto interamente colorato e ornato d’argento. Nella parte esterna dello scudo c’erano disegnati strani cerchi neri che diventavano sempre più scolpiti e visibili soprattutto nel centro dell’arma. Lo scudo era affilato come una lama vera e propria. Ron fece passare con cautela un dito lungo una parte del bordo e immediatamente si formò un piccolo taglio sulla pelle.

< < Stai attento, Ron. E’ affilatissimo > > esclamò Hermione preoccupata.

< < Lo vedo > > commentò pensieroso il ragazzo, osservando il taglio. Era facile immaginare per quale motivo lo scudo fosse stato costruito con una parte così affilata. Non era soltanto un’arma di difesa, lo aveva visto chiaramente nelle visioni. Ron preferì non pensare alle vite che quello scudo potrebbe aver spezzato in passato.

< < Quello che adesso mi preoccupa di più è il peso. È pesantissimo, come farò a usarlo durante un combattimento? In questo momento riesco a malapena a sollevarlo > > disse Ron, passando una mano sulla superficie argentata.

< < Di sicuro serve un duro addestramento per imparare ad usare un’arma del genere. Chissà quanti segreti può avere un oggetto così antico > >.

< < Presumo che la tua amabile maestra ti aiuterà a controllare lo scudo nei prossimi mesi > > aggiunse la riccia, con una punta di scetticismo mista ad irritazione.

< < Ne sono sicuro > > mormorò Ron, con un sorriso amaro. < < Me lo insegnerà sicuramente a suon di legnate, ma almeno adesso ci sono un po’ abituato > >.

Hermione gli lanciò un’occhiata non troppo convinta, prima di tornare a studiare lo scudo. Dopo un’attenta analisi, si accorse che l’unica particolarità dell’arma stava nei cerchi neri disegnati e soprattutto in un altro particolare. Inizialmente non l’aveva nemmeno notato.

< < C’è qualcos’altro, Ron. Proprio al centro, lo vedi? > > gli indicò Hermione con un dito.
Ron spostò l’attenzione verso il punto indicato dalla fidanzata. Ci volle qualche secondo prima di capire a che cosa si riferisse. C’era effettivamente qualcosa, proprio all’interno del cerchio nero più piccolo e più nitido situato proprio al centro dello scudo. Non era facile capire che cosa fosse.

< < Che cos’è? > > chiese Ron, avvicinandosi all’arma.

< < Sembra un’iscrizione. Avvicina di più lo scudo allo specchio, Ron, non riesco a vedere bene > > disse Hermione, impaziente di saperne di più.

La recluta Auror si sforzò non poco per sollevare lo scudo. Lo portò all’altezza degli occhi accesi e attenti della sua amata. Era vero, si trattava di una specie di scritta a caratteri minuscoli. Il colore dei simboli era sul nero, ma troppo sbiadito e quasi completamente assorbito dal tempo e dall’argento dominante.

< < Sono strani simboli > > commentò Hermione, dopo un’attenta e scrupolosa analisi. Fece cenno al suo uomo di poter riabbassare lo scudo. Ron lo fece con enorme sollievo.

La sua ragazza si accarezzò lentamente il mento con le dita, spostandosi una massa ribelle di capelli dalla fronte. Lui conosceva bene quell’espressione, la sua classica posa di “so tutto io”. Ron adorava vederla così appassionata e concentrata, per questo non poté trattenersi dal sorridere teneramente.

Hermione sembrò non farci caso. < < Potrebbe essere una lingua antica, ma non riesco a capire quale possa essere. Tempo fa ho letto che i maghi alchimisti usavano particolari codici per mascherare le loro attività e le loro scoperte, soprattutto quando si trattava di magia oscura > >.

< < Tutti i maghi selezionati per entrare a far parte della Divisione Omega sono stati chiamati a scegliere un’arma magica creata dagli alchimisti > > osservò Ron, lanciando uno sguardo emblematico alla sua ragazza. < < Forse qualcuno di loro ha trovato nella propria arma un’iscrizione di questo tipo. Layla più di tutti potrebbe saperne qualcosa, anche se, conoscendola, non sono sicuro che risponderà come ci aspettiamo > >.

Hermione annuì lentamente, ancora completamente immersa nelle proprie riflessioni. < < Per il momento ne sappiamo troppo poco. Lasciami soltanto ricopiare questa scritta in una pergamena, così da poterla studiare con calma nei prossimi giorni. E per favore, amore, stai attento. Le cose diventeranno sempre più difficili e pericolose. Forse ora ancora di più > >.
< < Che intendi dire? > >.

Hermione si morse le labbra. < < Hai scelto un cammino difficile, per così dire inusuale. È vero che non ci sono più i pregiudizi di una volta, ma stai sempre attento. Forse non tutti accetteranno una strada così lontana dai loro malati schemi mentali > >.

< < Per paura o per semplice idiozia > > aggiunse Ron, con tono riflessivo. La sua ragazza annuì, guardandolo preoccupata. Il rosso cercò di tranquillizzarla. < < E’ vero che sarà pericoloso, non posso negarlo. Però non devi preoccuparti, amore. A prescindere dai guai in cui mi caccerò, sono certo che non sarò mai solo, giusto? Oltre a Layla, c’è sempre Harry a coprirmi le spalle > >.

< < Certo, testone > > rispose la giovane strega, guardandolo con fare aggressivo e possessivo. < < Ma non dimenticare mai che ho combattuto anch’io una guerra, mio caro. Non ci metterei più di dieci secondi a raggiungerti in qualsiasi posto e conosco giusto un paio di incantesimi utili per difendere il mio stupido e imprudente fidanzato > >.

Le orecchie del ragazzo arrossirono all’istante, mentre la sua ragazza lo sfidò con occhi di fuoco a controbattere. Ma lui se ne guardò bene. < < Lo so bene > >.
 
Ad un tratto, la loro interazione venne bruscamente interrotta da un rumore intenso proveniente dalla finestra della stanza di Ron, come lo sbattere ripetuto di qualcosa.

< < Che cos’è, Ron? > >.

Il rosso sgranò gli occhi per la sorpresa, quando si accorse dell’ospite appena giunto. Si avvicinò alla finestra per aprirla. < < E’ il gufo di Layla, ma che cosa ci fa qui a quest’ora? > >.

Il gufo era nero e per nulla stanco, in modo inquietante sembrava il riflesso della sua padrona. Leggermente in ansia, Ron abbeverò il volatile e prese in consegna il messaggio della sua maestra. Si trattava di un semplice foglietto.

< < Che cosa dice? > > gli chiese Hermione.

Il suo fidanzato lo lesse ad alta voce:

“Alla Recluta Auror Ronald Bilius Weasley. Questa convocazione è valida soltanto nell’eventualità che tu abbia scelto un’arma magica. Se hai compiuto questa scelta come mi aspetto, presentati domani mattina alle nove in punto a Londra nel mio ufficio presso il Ministero della Magia. Ti aspetto domani e non provare a fare tardi - Firmato Auror Capo Divisione Omega Layla Connors”
 
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La mattina dopo
Ministero della Magia inglese, Londra
Uffici Amministrativi Auror
 
Dopo svariate indicazioni, finalmente la recluta Auror Ronald Weasley raggiunse con tanto di fiatone gli uffici amministrativi degli Auror. Fortunatamente, dietro consiglio di Hermione, si era presentato diverse ore prima l’ora della convocazione, consapevole della complessità di quegli edifici. Non importava quante volte ci fosse stato, quel posto restava immenso oltre ogni immaginazione, per di più Ron non era mai stato in quella specifica area del Ministero, quella riservata all’organizzazione dell’intero Corpo Auror e a sua volta suddivisa in diverse sezioni.

Lo scudo era ben fissato sulla schiena grazie alle cinghie di cuoio, ma non passava di certo inosservato. Maghi e streghe di ogni età, dipendenti o ospiti del Ministero, si giravano uno dopo l’altro per fissare la strana arma d’argento di un giovane mago, per di più famoso e conosciuto per essere il più stretto amico del salvatore del mondo magico. Presto la notizia si sarebbe diffusa in ogni angolo del paese e da lì non sarebbe stato facile gestire la situazione. Ron si sforzò di ignorare quel pensiero, considerando che ancora non era nemmeno capace di usare quello scudo che portava così in bella vista.

Continuò la sua ricerca, ignorando commenti e sussurri non troppo velati. Chiese indicazioni su dove si trovassero gli uffici della Divisione Omega e in breve tempo li raggiunse. La maggior parte delle Divisioni Auror erano composte da innumerevoli corridoi piene di uffici, sale d’attesa o di riunione. Ron non si stupì nel constatare che alla Divisione capeggiata da Layla Connors era stato dedicato un solo corridoio, con pochissime stanze e quasi tutte così spartane da sembrare quasi del tutto abbandonate. L’ufficio della sua superiore si trovava alla fine del corridoio. Era in perfetto orario, ma prima di bussare il rosso udii delle voci dall’interno della stanza. C’era qualcuno con Layla, ma le voci non erano così alte da poter capire di che cosa stessero parlando o tantomeno chi fosse lo sconosciuto. Ron pensò che forse avrebbe dovuto aspettare che finisse quell’incontro, ma alla fine decise di bussare lo stesso. Da diversi mesi aveva imparato a rispettare alla lettera le indicazioni e gli ordini di Layla in qualsiasi situazione.

Bussò un paio di volte, aspettando poi una risposta. < < Avanti > > rispose l’imperiosa voce di Layla Connors dopo qualche secondo.

Lentamente Ron fece il suo ingresso nella stanza. Come si era aspettato, l’ufficio di Layla era in totale disordine, esattamente come quello del Campo di Addestramento, forse anche peggio perché con ogni probabilità Layla usava pochissimo quel posto e lo si poteva notare chiaramente. I mobili erano coperti di polvere e sporcizia, così come la scrivania dietro la quale era seduta la guerriera vestita con la sua solita tuta da combattimento nera. Di fronte a lei c’era un uomo in piedi.

Era un tipo robusto dai lineamenti del viso duri e severi. Teneva le braccia unite dietro la schiena in una posa che manifestava un formale senso di superiorità e a quanto pare non aveva nemmeno accettato di sedersi in una delle poltroncine riservate agli ospiti. Era pelato e i suoi occhi neri scrutarono freddamente il giovane appena entrato. Indossava un’elegante e costosa tunica rossa che gli arrivava fino alle caviglie, Ron non ricordava di aver mai visto una divisa del genere né tra i dipendenti del Ministero, né tra gli Auror. L’espressione calcolatrice e di puro disprezzo sembrava voler manifestare l’enorme affronto del ragazzo nell’aver interrotto quell’incontro.

< < Chiedo scusa per l’interruzione > > esordì Ron, per nulla intimorito dalle occhiate gelide dell’uomo. < < Mi avevi convocato per le nove, Lay…..ehm Auror Connors. Spero che non sia troppo in anticipo > >.

Layla lo squadrò per qualche attimo con espressione indecifrabile, prima di sorridere calorosamente. Lei aveva notato lo scudo d’argento legato dietro la schiena e Ron si sentì il cuore gonfio di orgoglio nell’osservare quella prima reazione della sua maestra.

< < Oh sì, Ron, ti aspettavo > > disse Layla, con calore. < < Tranquillo, questo incontro era quasi terminato. Colgo l’occasione per presentarti il nostro illustre ospite. Il….. > >, ma l’uomo la interruppe con foga e impazienza mal celata.

< < Il mio nome è Stanley Bricks, ragazzo. Sono un Auror della Divisione Interna, nonché, forse per tua sfortuna, membro della Commissione d’esame per gli esami di quest’anno. Gli esami che tu e i tuoi compagni dovrete affrontare, recluta Weasley > > disse l’uomo, con voce fredda e solenne.

< < Molto onorato, signore > > rispose sicuro Ron, non distogliendo mai lo sguardo dall’occhiata minacciosa e carica di disprezzo dell’Auror.

< < Stavo proprio discutendo di questo con la tua superiore. Sono stato incaricato di avvertire i vari responsabili dell’addestramento quali saranno le prove di quest’anno > > aggiunse Bricks, con aria di superiorità. < < Ma certo lei non poteva saperlo facendo irruzione qui dentro, signor Weasley. Ho molto sentito parlare di lei e della sua famiglia > >.

Ron stava quasi per ribattere a tono, ma venne prontamente fermato da Layla. < < Temo che la colpa sia mia, Bricks. Il mio allievo obbedisce ad ogni mio ordine e si da il caso che sono stata proprio ad ordinargli di venire qui questa mattina per questione…ehm….d’ufficio. Inoltre, devo ringraziarti per essere venuto ad informarmi. Lo apprezzo molto > > disse l’Auror, sorridendo con fare innocente.

L’uomo sembrò soppesare per un attimo la situazione, prima che nel suo volto si dipingesse una smorfia, che appariva più come un ghigno compiaciuto. < < Ma certo, non importa. È bello vedere giovani leve all’opera. In fin dei conti il nostro futuro è affidato a questi ragazzi > >.

< < Pienamente d’accordo > > esclamò Layla, con una finta risata.

Stanley Bricks tornò a squadrare il rosso, soffermandosi con insistenza sull’arma argentata, per poi mostrare nuovamente il suo sorriso inquietante. I suoi modi erano tristemente familiari agli occhi di Ron. Lui aveva visto molte volte quello sguardo di supponenza mista a disprezzo. Era facile percepirlo. Quell’uomo voleva dimostrare a tutti costi che in lui si trovassero tutti gli aspetti più negativi e vergognosi che un mago potesse possedere.

Si osservarono a lungo, sotto lo sguardo calmo e attento della donna. Poi, senza aggiungere altro, Bricks rivolse nuovamente a lei. < < Devo dire che mi ha sorpreso molto vedere quest’incredibile novità, Auror Connors. Da che ho memoria tu non ha mai preso allievi > >.

< < Piccola precisazione, Bricks > >. Lo interruppe Layla, amabilmente < < Io non ho mai preso allievi poco interessanti o poco motivati. Quando un traguardo è già prestabilito, il percorso diventa noioso e di conseguenza non fa per me > >.

Bricks cercò di nascondere il fastidio per essere stato interrotto di nuovo. < < Non è quello che professa la gloriosa casa di Serpeverde, di cui entrambi facciamo parte. L’ambizione e la superiorità magica fanno parte di una casta eletta, che ha il compito di elevare il nostro sangue di maghi. Avrebbe potuto prendere qualcuno di più…….come posso dire…….promettente. Come Potter per esempio, anche se non è un Serpeverde > >.

< < Beh, per fortuna i Serpeverde non sono tutti uguali, Bricks > > ribatté la guerriera, tranquilla.

< < Inoltre > > aggiunse Layla, con voce improvvisamente gelida e letale. < < Da molto tempo ho perso interesse verso concetti superati come il sangue o la casa di provenienza. Forse voi della Divisione Interna l’avete dimenticato, ma molti di noi hanno combattuto proprio contro discriminazioni del genere durante l’ultima guerra > >.

L’uomo non si scompose. < < Oh, ora non mi fraintendere, Connors > > disse, con una risata palesemente falsa. < < Anche se sono rimasto sempre fedele ad una filosofia, beh, possiamo definirla di riservatezza verso l’arte magica, io personalmente non ho mai avuto niente contro creature come Babbani o Mezzosangue. Ho sempre pensato soltanto alla difesa e alla sopravvivenza del mondo magico > >.

In un movimento automatico, Ron strinse con forza i pugni, pericolosamente ad un passo dallo scagliarsi contro l’Auror. Quest’ultimo vide la sua reazione e gli lanciò un ghigno maligno, mentre la sua mano destra si spostava lentamente verso la cintura dove si trovava la bacchetta. Layla Connors si limitò ad ammonire il suo giovane allievo con una semplice occhiata di fuoco. Dopo un momento di silenzio carico di tensione, Bricks si voltò di nuovo verso Layla, come se non fosse accaduto nulla.

< < Naturalmente il Signore Oscuro andava sconfitto > > commentò Stanley Bricks, ignorando l’espressione rabbiosa e di puro odio del ragazzo. < < Fortunatamente l’abbiamo sconfitto, vincendo la guerra ed inaugurando questa nuova epoca di pace e prosperità. Adesso ci aspettiamo molto da voi giovani. Non desidero ripetermi, ma siete voi il fulcro del nostro futuro > >.

La falsità che Ron percepì in quelle parole lo disgustò. Non c’era niente di vero in quell’uomo e per un momento si ritrovò a temere quelle che potevano essere le sue doti manipolatorie.  A quanto pare anche Layla provava le stesse sensazioni, ma forse lei era semplicemente più brava a nasconderle.

< < Sono d’accordo con te, Bricks > > dichiarò la donna, con un sorriso altrettanto falso. Poggiò comodamente i gomiti sulla scrivania guardando dritto negli occhi l’uomo di fronte a lei.

< < Mi creda, noi lo sappiamo bene > > continuò, non distogliendo mai lo sguardo. < < Mentre tu e i suoi compagni della Divisione Interna eravate impegnati nelle vostre importantissime responsabilità amministrative e di controllo, io e il mio qui presente allievo abbiamo combattuto contro il Signore Oscuro in persona e i suoi Mangiamorte assassini. Abbiamo cercato di proteggere il futuro di cui parli così tant, Bricks > >.

Forse per la prima volta in quella discussione Stanley Bricks si trovò in difficoltà. Arrossì visibilmente ed esitò nella risposta. Layla lo anticipò. < < Direi che ognuno ha fatto la sua parte alla fine in questa guerra, Auror Stanley Bricks > > la voce della guerriera era di nuovo glaciale e affilata come una lama.

Questa volta Bricks impallidì visibilmente, indietreggiando suo malgrado di un paio di passi, come una preda catturata da un predatore assetato di sangue.

< < Bene > > disse l’uomo, mentre cercava inutilmente di darsi un contegno. < < Abbiamo certamente superato tempi oscuri e difficili. Ora sta a noi credere in un futuro migliore. Questo è tutto, grazie per avermi ricevuto, Auror Connors > >.

< < E’ stato un piacere, Bricks > > rispose Layla con un sorriso che appariva più come un ghigno trionfante. < < Grazie ancora per avermi comunicato le modalità degli esami di quest’anno > >.

< < Dovere, Connors. È stato semplicemente un mio dovere. Le auguro una buona giornata > > si congedò finalmente Stanley Bricks, chiaramente desideroso di uscire al più presto da quella stanza.

Si affrettò a raggiungere l’uscita, passando accanto alla giovane recluta. Questa volta era di puro odio l’occhiata che l’uomo rivolse a Ron, il quale non si scompose minimamente.

< < E’ stato un piacere conoscerla, signore > > disse freddamente il rosso. Bricks se ne andò senza rispondere.

< < Ci sarà modo di incontrarsi di nuovo in futuro, signor Weasley > > sibilò l’Auror della Divisione Interna, prima di uscire dalla stanza. Una volta soli Layla Connors diede subito libero sfogo al proprio divertimento con una risata sguaiata che sorprese il suo giovane allievo.

< < Davvero un incontro interessante che non mi aspettavo questa mattina. Mi sono proprio divertita > > esclamò la guerriera, ridacchiando.

< < Se posso dirlo, Layla, mi sembra un personaggio piuttosto sgradevole > >.

La donna rise ancora una volta. < < Oh puoi dirlo senza timore, ragazzo mio. Però non farci troppo caso, è una prerogativa dei membri della Divisione Interna, almeno della maggior parte. Per il lavoro che svolgono, questi bastardi tendono ad acquisire la brutta abitudine di giudicare gli altri con disprezzo > >.

< < La Divisione Interna è quella che esercita una funzione di controllo verso tutte le altre, giusto? Per questo non viene vista di buon occhio dalla maggior parte degli Auror > > disse Ron, avvicinandosi alla scrivania.

< < Precisamente, Ron > > confermò Layla, mentre si sedeva comodamente sulla poltrona in pelle. Fece segno al ragazzo di sedersi.

< < In parole povere sono i maledetti spioni della baracca. Per fortuna non sono tutti così idioti e sgradevoli come Stanley Bricks > >.

Ron aggrottò la fronte pensieroso. < < Allora mi sono già procurato l’antipatia di un membro della Commissione d’esame a quanto pare > > commentò non troppo preoccupato.

La donna gesticolò con una mano per non dare troppa importanza alla cosa. < < Sì, ma non dargli troppo peso. Bricks è soltanto un membro e la sua opinione conterà fino a un certo punto. Tu pensa soltanto a fare del tuo meglio, non preoccuparti. Il resto non conta > >.

Confortato dalla sicurezza e dal buonumore della sua maestra, anche se fino ad un certo punto, Ron sorrise sollevato. Per l’ennesima volta si sentì fortunato nell’aver incontrato quella scorbutica ed esuberante donna, la quale continuava a credere così tanto in lui.

< < Ma ora parliamo d’altro, Ron, se non ti dispiace > > disse Layla, lanciandogli un’occhiata intensa. < < A quanto vedo abbiamo cose molto importanti di cui discutere, non credi? > >.
Il rosso si portò una mano dietro la schiena, toccando immediatamente l’ormai familiare superficie argentata dello scudo.

< < Alla fine hai scelto, Ron. Sono davvero orgogliosa di te > > disse semplicemente, con evidente orgoglio.

Grattandosi la nuca, Ron abbassò leggermente lo sguardo. < < Non è stato facile > > confessò. < < Ci sono stati dei momenti in cui ho seriamente temuto di non farcela > >.

< < Lo immagino. È perfettamente normale > > commentò la donna, incrociando le dita guantate. < < Ci sono passata anch’io tanti anni fa, tutti noi in verità. Ognuno di noi della abietta e selvaggia Divisione Omega ha dovuto affrontare questa scelta, Ron. Certo non posso immaginare cosa tu abbia passato, cosa tu abbia dovuto vedere in quel sotterraneo. Però vorrei farti lo stesso una domanda se non ti dispiace > >.

Ron rimase immobile sulla poltroncina, tormentandosi nervosamente le mani in attesa della domanda.

< < Hai davvero scelto da solo, Ron? > >.

Il ragazzo esitò per un attimo. < < Come? > >.

< < Voglio dire, fisicamente ti sei trovato da solo in quell’archivio e da solo senza costrizioni hai afferrato quello scudo. Ma hai davvero scelto da solo? Pensaci bene > >.

Per il rosso quelle semplici parole furono illuminanti. La sua mente lo riportò alle infinite discussioni con Hermione, all’incrollabile fiducia che lei, la donna che aveva imparato ad amare perdutamente, riponeva in lui. Ripensò alle parole di conforto e di incoraggiamento di Harry la notte prima del terzo e ultimo giorno. In effetti la risposta alla domanda era molto semplice.

< < No > > rispose con semplicità, dopo un momento di riflessione. < < Non ho scelto da solo > >.

La donna annuì comprensiva, come si fosse aspettata quella risposta. < < Siamo umani, Ron. E’ nella nostra natura sbagliare, possiamo commettere errori più o meno gravi. Alcuni potranno avere poca importanza e saranno facilmente dimenticabili, altri, invece, possono arrivare anche a segnare fortemente la nostra vita e bada bene, non soltanto in senso negativo > >.

Senza poterlo evitare, la mente di Ron lo riportò con forza sotto la pioggia con il cuore colmo di ira e gelosia, in quel posto dove a nulla erano serviti i richiami disperati di Hermione.

< < Gli errori non definiscono la nostra vita, Ron > > continuò Layla, riportandolo bruscamente alla realtà. < < Una persona deve saper affrontare i propri sbagli, Ron. Deve saperlo fare con coraggio e con l’aiuto delle persone amate. Tu l’hai fatto, incurante delle conseguenze e ne devi essere orgoglioso, così come lo sono io nell’averti come mio allievo e come diretto subordinato > >.

Un turbine di emozioni rischiò seriamente di sopraffarlo. C’era stato un momento della sua vita in cui aveva creduto di non potere veramente rimediare ai propri errori. La solitudine e il rimorso durante la disperata ricerca di Harry ed Hermione avevano rischiato di gettarlo nelle tenebre più profonde. Si era salvato per miracolo da un destino oscuro peggiore della morte stessa e arrivato a quel punto, Ronald Weasley acquisì finalmente una certezza: quella di essere finalmente cresciuto e maturato. Si sentiva veramente una persona migliore. Ci era riuscito gradualmente e soprattutto ci era riuscito con l’aiuto di tante persone a cui doveva davvero tantissimo. Hermione, Harry, la sua famiglia e ora anche l’Auror Layla Connors.

< < Grazie > > disse, con la voce rotta per l’emozione. La sua maestra gli sorrise teneramente con fare materno. Era raro vederla così, lui che aveva combattuto contro di lei, contro una guerriera implacabile, innumerevoli volte, arrivando sempre a mangiare la polvere in un mondo di dolore.

Improvvisamente, però, la curiosità o meglio il desiderio di saperne di più sulla vita di quella persona, che l’aveva aiutato così tanto, divenne molto forte. Ron si accorse che voleva saperne di più, desiderava conoscerla realmente al di là della sua veste di Auror forte e determinata. Sapeva bene che cosa voleva chiedere per iniziare. Lo scudo d’argento saldamente fissato dietro la schiena lo faceva sentire degno di osare a chiedere. Una cosa che da tempo avrebbe desiderato sapere di quella donna.

< < Se posso, Layla… > > provò a chiedere.

< < Non avere timore, Ron > > lo interruppe Layla, con un sorriso triste perso in chissà quali ricordi < < Ti sei guadagnato questo diritto. Non sono una persona facile, me ne rendo conto. Chiedi pure, ragazzo mio. Ti risponderò con sincerità > >.

Il ragazzo non parlò subito. Per molto tempo aveva atteso quel momento. Avrebbe finalmente potuto scoprire una parte dell’oscuro e misterioso passato di Layla Connors.

Fece un respiro profondo e parlò con un tono calmo e pacato. < < Quali sono stati i suoi errori in passato? > >.

Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, la donna rise sonoramente. Era una risata strana, priva di gioia, indecifrabile per lui. Ron la guardò incredulo in attesa di una risposta.

< < Perdona la mia reazione, Ron. È una domanda piuttosto personale > > rispose Layla, mentre pigramente poggiava una guancia sul palmo di una mano. < < Ha un che di divertente la cosa, perché sai nella mia vita ho commesso una quantità incalcolabile di errori. Alcuni potremmo considerarli delle sciocchezze da ragazzi, per altri sarebbe potuto finire davvero male per semplice imprudenza o arroganza, ma credimi quando ti dico che nessuno di questi errori rientra neanche lontanamente tra i miei veri tormenti > >.

Ron non restò tanto sorpreso della risposta. Sapeva che c’era dell’altro, per questo decise di non proferire parola, sapendo benissimo che ciò che lei stava per confessare fosse molto grave. La situazione iniziò a trasmettergli un gelido disagio nel cuore e per un attimo non fu più tanto sicuro di voler conoscere la verità. Come si era aspettato, infatti, Layla continuò pochi attimi dopo: < < Occorre fare una piccola correzione, Ron. Il mio vero tormento non è un errore, un errore come può essere abbandonare i propri amici in un attimo di debolezza > >.

Gli occhi neri della donna si fecero cupi e tristi. < < Il mio più grande tormento è un crimine. Un crimine terribile, che mi porto sulla coscienza da molto tempo. Quello che ho fatto popola ancora dopo tanti anni i miei peggiori incubi e forse così sarà fino alla fine dei miei giorni. Nonostante tutto il mio pentimento, non credo proprio che questa mia azione potrà mai essere perdonata. Almeno non da me > >.

Ron provò un brivido di freddo lungo la schiena, mentre un senso di disagio e ansia diventava sempre più forte. Alla fine trovò il coraggio di chiedere, preparandosi al peggio.

< < Che cosa hai fatto? > >.

Una lacrima solcò la guancia della guerriera, scioccando letteralmente il giovane di fronte a lei. Mai Ron si sarebbe immaginato di vederla piangere. Una persona fredda e forte come Layla Connors.

< < Ho torturato una persona > > dichiarò alla fine la donna con voce tremante, carica di un terribile dolore mai guarito.

Ronald Weasley sentì il cuore battere all’impazzata, sperando fino all’ultimo di aver capito male.

< < Ho torturato mia moglie. Ho torturato Remi con la Maledizione Cruciatus > >.
 
 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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