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Autore: DISORDER    30/10/2023    0 recensioni
Mara e Serena hanno un mondo di cose da dirsi, ma non sempre riusciranno a dirle tutte. O almeno a dirle ad alta voce.
Mara e Serena si osserveranno da lontano, si avvicineranno, si allontaneranno di nuovo.
È difficile capire qualcosa di sé, ancor più capire l’altro.
E se il mondo avesse già scelto un destino per te? E se non ti avesse neanche lasciato lo spazio di esplorare i tuoi sentimenti? O almeno di vederne le infinite possibilità?
“Siamo in una piccola bolla, il mondo attorno sembra sfocato, anche la musica improvvisamente più bassa.
“Che vuoi da me?”
A mia giustificazione, devo dire che a parlare è la birra mixata alla coscienza.
“Domanda troppo generica. Non posso darti una risposta soddisfacente.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Luci, la pianti di trascinarmi?”

La mia miglior amica sembra impaziente, barcolla sui tacchi alti, ma non ha alcuna intenzione di fermarsi. Non proprio una personcina tranquilla e a modo. E non accetta un no come risposta.

Siamo ad una festa in spiaggia fin troppo rumorosa, il lido ha attrezzato lo spazio esterno per ballare. Su una pedana sopraelevata un dj con due enormi cuffie lancia hit e pezzi meno conosciuti velocemente, dando di tanto in tanto un’occhiata alla folla danzante (e ubriaca, aggiungerei).

“Ti dai una mossa?”

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. “Ti dai una calmata? Siamo arrivate, dammi tregua.”

Lucia si blocca, pianta le mani sui fianchi e mi fissa con un cipiglio severo. “Siamo in ritardo di almeno un’ora rispetto all’appuntamento.”

Rido sommessamente perché i nostri amici sono già qui, ma sicuramente non sono lì con un quadernino e una penna rossa. Scuoto la testa e le faccio segno di proseguire, come una star sul red carpet, con un piccolo inchino. Adocchio Federico, lì con un cocktail tra le mani, accanto una ragazza che non riconosco (non quella della volta scorsa, ad ogni modo). Lo saluto con un cenno della mano per non intromettermi e raggiungo gli altri. Tutti su di giri, tutti casinisti, Giovanni e Max spacciano un pugno di sabbia bagnata per una maschera di bellezza. Lara balla da sola, gli occhiali da sole calati sul naso, e le braccia spalancate.

Ho già caldo in questo casino e, tra l’altro, la minigonna di jeans e il corpetto non aiutano minimamente. Sul tavolo dei miei amici noto una bottiglia di prosecco ancora mezza piena, la afferro con decisione e ne bevo un sorso.

“Aaaaah…”

“Quel tizio l’ho già visto su Tinder.”

Lucia interrompe i miei pensieri indicando un tizio simil Jason Momoa, tanti capelli e tanta barba.

“Che bono.” Aggiunge.

Annuisco riflettendo sull’ampiezza delle sue spalle. “Avvicinati, no?”

Lucia sorseggia il suo drink pescato chissà dove e mordicchia la cannuccia indecisa.

“Potrei.”

La incito dandole una leggera spinta sulla schiena. “Vai e conquistalo.”

Resto un po’ in disparte da sola, ascolto la musica e tengo il ritmo con la testa e con il corpo. Ho ancora il prosecco tra le mani, mi guardo intorno cercando di scorgere qualche altro volto familiare, ma non riesco a decifrarne nessuno con quel buio e le luci stroboscopiche. Giovanni mi si avvicina invitandomi a ballare, declino gentilmente, poso il prosecco sul tavolino e mi faccio spazio tra la folla per dirigermi verso la postazione dei drink. Mi ci vuole qualcosa di fresco.

Colleziono qualche spintone di troppo finché un tizio non mi si piazza davanti con un sorrisino malizioso.

“Ciao, bellissima.”

Sospiro e cerco di passare avanti. L’armadio a due ante probabilmente non afferra il concetto e mi blocca nuovamente la strada.

“Come ti chiami?”

Alzo gli occhi al cielo. “Scusami, volevo prendere un drink. Mi fai passare?”

Il tizio sorride ancora, in maniera vagamente divertita, e non accenna a spostarsi.

“Dai, dimmi il tuo nome.”

“Non è quello che voglio fare al momento, scusami.”

Cerco di toglierlo dalla mia visuale, ma insiste.

“Ti offro io qualcosa da bere.”

“No, grazie.”

“Fai la difficile?”

La conversazione viene interrotta da un braccio che si posa sulle mie spalle. Quasi mi prende un colpo, Mara è accanto a me, leggermente sudata e molto probabilmente su di giri.

“Volevi chiedere qualcos’altro alla mia amica?”

Scruta il tizio con serietà, l’armadio sembra adesso ancor più divertito. Che diamine ha da ridere?

“Se vuoi offro un drink anche a te.”

Sono sempre stupita dall’audacia di alcuni, incapaci di accettare un no e di comprendere il basilare concetto di consenso. Non so, dovrei girare con una scritta lampeggiante sulla testa?

“No, grazie.” Risponde Mara. “E ora levati.”

Cerca di trascinarmi lontano da lì, ma la calca è davvero soffocante e dà al tizio l’ultima occasione per insistere.

“Che antipatia, sciogliti un po’.”

Mara lo guarda in cagnesco e anche io, osservando poi la sua mano ferma sulla mia spalla, delicata ma ferma.

“Mi sciolgo con chi mi pare, di certo non con te.”

Questa volta lo allontano con un gesto della mano, sbilanciandolo, e trascino Mara lontano da lì. Ci fermiamo in un angolo della postazione dei drink, più lontano dalla fila principale.

“Ciao.”

Mara mi guarda e mi sorride e a me sembra più bella che mai. Credo sia quasi una calamita per me, non riesco neanche a spiegarlo.

“Ciao.”

Le sorrido anche io, incoraggiata dall’atmosfera caotica e dalle luci non troppo forti.

“Allora? Sei sparita.”

Beh, anche tu. Vorrei proprio dirlo, ma taccio.

“Troppi impegni in agenda.” Le rispondo sarcastica, dandomi arie in maniera decisamente accentuata.

“Capisco.”

Fa finta di esser dispiaciuta, ma mi guarda con una luce negli occhi che non riesco bene a decifrare.

“Cosa bevi? Ti offro qualcosa.”

Cerca di fermarmi, ma sono decisa. Le blocco la mano che, alla ricerca del portafoglio, si inserisce nella tasca posteriore dei jeans Levi’s che indossa.

Inclina la testa, ma non ammetto repliche.

“E va bene, un Negroni, grazie.”

Annuisco e mi dirigo al bar, Mara mi segue. Il suo profumo è riconoscibilissimo anche in mezzo alla folla, mi inebria. Faccio cenno al barman di preparare un Negroni e un gin tonic e intanto attendo. Mara è dietro di me, tiene una mano ben ferma sul mio fianco, sento il suo respiro solleticarmi la nuca, per un attimo mi irrigidisco. È sempre stupefacente per me constatare l’effetto di questa ragazza sul mio corpo. Sono sempre stata sufficientemente sicura di me stessa, non ho mai mostrato tanto imbarazzo in situazioni simili, ma con lei mi sembra inevitabile.

Le passo il Negroni e, con il mio cocktail tra le mani, cerco con lo sguardo un posto un po’ più riparato. Lo trovo accanto alle cabine del lido e, a passo svelto, vado in quella direzione. Mara mi segue senza dire una parola, mi appoggio con la schiena alla struttura in legno e bevo un sorso. Lei è di fronte a me, non distoglie lo sguardo, io riesco soltanto a soffermarmi sui suoi lineamenti illuminati a sprazzi dalle luci colorate.

“Sei qui da sola?” Le chiedo.

“Con delle amiche.” Mi risponde.

Stefania non è qui, il che mi fa presupporre che le cose tra le due siano ancora in bilico. E tiro un sospiro di sollievo. Mara si avvicina ancora un po’, cerco di sfuggire al suo sguardo soffermandomi sulla gente in pista, ma nessuno fa caso a noi, tutti sono concentrati sulla serata.

“Sei troppo vicina.”

Mi sfugge dalle labbra, non riesco a trattenere quella frase, me ne rendo conto solo dopo.

“È un problema per te?”

La sento a stento, lo dice quasi in un sussurro, la voce è calda come sempre, magnetica come sempre. È seria, incredibilmente seria, e decisamente brilla.

“Sì, lo è.”

In fondo spero quasi che il frastuono copra le mie risposte. Mara fa un piccolo passo indietro, ma non mi toglie gli occhi di dosso.

Inspiro.

Una ragazza dalle lunghe trecce ci raggiunge saltellante, salta sulle spalle di Mara e la abbraccia forte.

“Possibile che sparisci ogni due secondi?”

Mara ritorna al mondo e guarda la sua amica con un’espressione tra l’infastidito e la rassegnazione.

“Tu sai scegliere proprio i momenti giusti, no?”

La ragazza la ignora e mi si piazza davanti, allunga una mano nella mia direzione.

“Paola, molto piacere.”

“Serena.”

Le sorrido spostando una ciocca di capelli che mi ricade sulla fronte. Mi scruta con interesse, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Mara, lì impalata con un cubetto di ghiaccio sulla lingua.

“Che facevate qui? Venite a ballare con noi!”

Mara alza gli occhi al cielo, ho l’impressione che voglia disintegrarla con le sue mani, ma annuisce impassibile.

“Ti va?” Mi sussurra.

“E andiamo.” Le rispondo io.

E in un attimo sono nella bolgia.

 

*

 

In realtà non mi piace bere. Anzi, direi che mi piacciono tre cose in croce: la birra, il gin tonic e, in rare occasioni, il vino. Mi convinco di poter sorseggiare il gin tonic come se fosse acqua minerale, ma la realtà è questa. Sono irrimediabilmente su di giri, in quella fase di ubriachezza non depressiva, ma euforica, libera e priva di freni inibitori. Non sapevo neanche di poter ballare così a lungo, ma sono qui. Al centro di questa pista, tra la folla, Mara e le sue amiche intorno a me. Per esser più precisi, Mara è proprio di fronte a me, ogni tanto mi accarezza i fianchi con le dita.

Vorrei. Sprofondare. Negli. Abissi.

Federico, poco più lontano, mi guarda di tanto in tanto, mentre balla con una ragazza che, al contrario, dedica a lui tutte le sue attenzioni. In questo gioco, la poca sobrietà mi aiuta nel coraggio. Non mi importa quello che accade intorno a me.

Le amiche di Mara sono tutte carine, cercano di farti sentire a tuo agio, ti coinvolgono. Qualcuna ogni tanto mi fa fare una giravolta, ci ballo, sentendo lo sguardo di Mara sulla mia schiena.

È il remix di Take Me Into Your Skin.

Sento la musica invadere ogni centimetro del mio corpo, le gambe tremare, la testa vorticare. I bassi quasi mi squarciano lo stomaco. Alzo le braccia al cielo, i ricci mi coprono il viso, qualcuno si attacca alla fronte sudata. Una mano salda sul mio fianco mi tira a sé.

Mara è vicina come mai lo è stata prima d’ora. Sento il suo respiro sulle mie labbra, le sue mani non mi lasciano via di scampo, le gambe sono tra le mie. Sono in una morsa e non posso scappare, neanche lo voglio in realtà. Tutt’intorno è sfocato, ovattato, non c’è più nulla. C’è solo lei, lì davanti a me. Gli occhi scuri come la pece mi scrutano, si soffermano un po’ troppo sul mio viso.

È una frazione di secondo. Solo adesso so come quantificarla. La sua mano mi prende il viso e mi tira a sé. Le sue labbra sono sulle mie.

Solo adesso conosco, solo adesso capisco. E capisco di non aver mai baciato nessuno in questo modo. Non così. Non so come spiegarlo, è travolgente e in qualche modo liberatorio. Ci fondiamo. La sua lingua mi accarezza, io accarezzo la sua. I nostri respiri si incrociano, i nostri corpi caldi e sudati aderiscono senza alcuna forzatura, non stridono, si incastrano.

Non so quanto tempo dopo, mi stacco per riprender fiato. Mara poggia la fronte sulla mia e non accenna ad allontanarsi, mentre con la punta delle dita mi accarezza il braccio fino ad intercettare la mia mano e a stringerla forte.

La guardo e le sorrido, ma faccio fatica. Non ho il controllo del mio corpo né delle mie emozioni. Non è il momento di pensare, indubbiamente, ma sono le mie viscere, i miei muscoli, la mia pelle a rispondere al mio posto.

“Vieni con me.”

Mara mi trascina lontana dalla folla, si avvicina alla riva, poi si lascia cadere sulla sabbia e io la seguo. La gonna corta e stretta mi impedisce movimenti troppo fluidi, ma non m’importa. La sabbia è fredda, umida. Il rumore delle onde mi solletica l’udito.

“Cazzo.” Biascico. Ho la bocca improvvisamente secca.

Mara si volta nella mia direzione, poggia la testa sul palmo della mano e mi sorride, poi si mordicchia il labbro inferiore.

“Questo complica tutto.” Mi dice, indicando qualcosa di indefinito tra noi.

“Dici? Io non credo.”

Le mie parole sono in netto contrasto con l’espressione del mio viso e il calore che sento sulle guance, ma ci provo ugualmente.

“Non sei molto credibile, sai?”

Mi prende in giro, ride, la trovo incredibile. Sbuffo e incrocio le mani dietro la nuca. Guardo la luna ben visibile nel buio della notte, mi soffermo su qualche stella, le conto lentamente nella mia testa. Mara si avvicina e si mette nella mia stessa posizione, i gomiti si sfiorano. La vicinanza della sua pelle mi fa rabbrividire e di certo non è il fresco della notte.

“Lo sai perché è strano tutto questo?” Le chiedo ad un certo punto.

“No, perché?”

Prendo un bel respiro prima di rispondere.

“Perché è da mesi e mesi che ti guardo da lontano. Ed ora eccoci qui. Che tempismo, eh?”

Mara resta in silenzio, pare riflettere sulle mie parole. Chiude per un attimo gli occhi, poi li riapre e mi guarda.

“Sei bellissima, come ho fatto ad esser così cieca?”

Abbozzo un sorriso.

“Pensaci un po’ su stanotte, poi mi fai sapere.”

E da lontano risuona una canzone, questa volta più lenta.

 

Guarda da qui le luci della città

E mentre i taxi vanno via

Hai detto che eri solo mia

Mi chiedevo se

Vanno via tutti, resti con me?

  
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