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Autore: Justice Gundam    30/10/2023    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 22 – Giustizia per Korvosa!

 

 

oooooooooo

 

Poche ore prima dell'esecuzione...

Nella grande stanza riservata per le evocazioni, l'imponente figura di un individuo obeso e disgustoso, vestito in abiti eleganti e puliti che stridevano con il suo corpo ripugnante, era seduta comodamente su un grande cuscino di raso rosso, sfregandosi allegramente le mani grassocce e viscide mentre, di tanto in tanto, andava a piluccare qualcosa da un piatto di dolciumi posto al suo fianco. Con estrema voluttà, l'individuo prese una ciambella e cominciò a divorarla senza lasciarsene sfuggire nemmeno una briciola, per poi esplodere in un rutto di compiacimento.

"E' proprio necessaria questa mancanza di educazione?" chiese una voce femminile dal tono acido, appartenente ad una donna dalla pelle scura, di chiara etnia Vudrana, avvolta in splendide vesti di seta rossa e gialla che stava entrando in quel momento nella sala delle evocazioni, portando con sè alcuni tomi dall'aspetto inquietante e diverse componenti necessaria a tracciare un cerchio di evocazione - chiaramente, i due si apprestavano ad evocare qualcosa di terrificante e mostruoso da chissà quale dimensione dell'esistenza.

L'uomo obeso si leccò disgustosamente le dita. "Hohohohohoooo! Dovresti imparare a goderti certi piaceri della vita, mia cara Vavana! E mangiare è uno dei più grandi piaceri che io conosca! La cucina Korvosana è stata una vera rivelazione, e rimpiango di non averla scoperta prima!" rispose con una voce che suonava quasi come un gorgoglio di gioia infantile. Dopo aver passato qualche altro istante a riderci su e a pulirsi le mani a modo suo, l'individuo obeso si sistemò come meglio poteva e fece cenno alla donna Vudrana di accomodarsi qualche passo di fronte a lui. "Comunque, adesso che sei qui possiamo cominciare con l'evocazione. Hai portato tutto quello che serve, vero?"

"Certamente." rispose la donna, per poi disporre ordinatamente il materiale attorno ad un punto e sedersi sui talloni di fronte al grassone. "Comunque, non sono sicura che sia una buona idea. Siete sicuro che non accadrà nulla di spiacevole, una volta che avremo evocato questa... Madre delle Spine?"

L'uomo obeso ridacchiò di nuovo. "Hohohohoooo! Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Mia cara, dovresti sapere che i sahkil sono facili da evocare. Un po' meno da controllare, questo è vero... ma è qui il bello, non abbiamo bisogno di controllarla! Basterà darle quello che vuole e sarà più che disposta a lavorare per noi!"

"Se lo dice lei. Io non mi assumo nessuna responsabilità se qualcosa va male, ve lo dico subito." rispose la donna di nome Vavana. Con attenzione, la Vudrana mise mano ai suoi strumenti e cominciò a tracciare sul terreno un cerchio di evocazione spargendo su di esso della polvere argentata in una forma circolare. Il mago obeso tirò fuori alcune candele grigie e le dispose regolarmente attorno al circolo di evocazione, poi schioccò le dita tozze e creò una fiammella sulla punta dell'indice, che usò per accendere le candele una ad una. Immediatamente, un penetrante odore di erbe cominciò ad aleggiare nella sala, e la donna iniziò ad intonare una strana, discordante cantilena in una lingua dalla tonalità cupa ed opprimente. L'uomo chiuse gli occhi e si unì alla cantilena, per poi alzare le mani davanti a sè e muoverle lentamente per tracciare in aria dei simboli mistici.

"Ooooooh! Dalle nebbie dell'Etereo, dalle empie profondità di Xibalba, noi ti chiamiamo, Madre delle Spine..." cantilenò l'uomo obeso. "Noi chiediamo i tuoi servigi... Rivelati a noi... emergi dagli abissi del terrore e della disperazione!"

"Madre delle Spine, noi ti evochiamo!" esclamò la donna. Sollevò in aria entrambe le braccia, e il suo corpo venne avvolto da una tenue aura violetta, mentre il cerchio di evocazione iniziava a sua volta a brillare e a diffondere una strana luminescenza argentata nella stanza. "Ascolta il nostro richiamo! Vieni a noi, e diffondi in questo mondo il terrore!"

Entrambi gli evocatori cercarono di concentrarsi al massimo, mentre le barriere tra le dimensioni si assottigliavano davanti al potere dei loro incantesimi. Per un attimo, una gelida folata di vento spirò nella stanza, penetrando loro nelle ossa e facendo loro provare un brivido gelido. Ma questa sgradevole sensazione non durò a lungo. La temperatura tornò rapidamente quella di prima, e il cerchio di evocazione brillò di una luce ancora più splendente, emettendo una sorta di scintillante colonna di luce argentata che salì quasi fino al soffitto. Sul pavimento, il circolo sbiadì e si trasformò... e al suo posto apparve una sorta di vortice nero composto da strane nubi che turbinavano frenetiche. Un ghigno malefico apparve sul volto del grassone, mentre una mano artigliata emergeva dal vortice, facendosi strada tra i confini esoterici che separavano una dimensione dall'altra.

"Sì! Sì, così è perfetto!" esclamò. "Vieni, Madre delle Spine, e spargi orrore e disperazione tra i miseri mortali!"

Una mostruosità solo vagamente umanoide cominciò ad emergere dal varco dimensionale, usando le mani artigliate per sollevarsi dal buco immateriale che si era aperto nel terreno. Aveva un aspetto vagamente femminile, con due grandi corna che fuoriuscivano dalle tempie e si ricongiungevano sopra la testa, in modo da creare una sorta di anello sopra il cranio. Il suo corpo innaturale era avvolto in un manto di rovi, foglie e rose appassite, e non aveva gli occhi - al loro posto, un reticolo di innaturali piante rampicanti usciva dalle orbite di quella creatura e si avvolgeva attorno al suo corpo, sviluppandosi in una maniera così esagerata che sembrava che la mostruosità indossasse un decadente vestito fatto di piante e rovi, con qualche bocciolo di rosa che spuntava fuori di tanto in tanto.

Sotto lo sguardo compiaciuto del mago obeso, e quello inquieto della donna Vudrana, la mostruosità trascendentale conosciuta come la Madre delle Spine emerse del tutto dal portale che l'aveva condotta lì dal Piano Etereo. Attorno a loro, l'aria sembrò quasi vibrare ed emanare una bizzarra, inquietante sensazione... come se il mondo stesso avesse paura di ciò che era stato appena evocato, e cercasse in qualche modo di comunicarlo a tutti. Si sentirono altri suoni spettrali, e nell'aria risuonò un urlo di terrore proveniente da chissà dove, prolungato e lacerante, che ben presto si trasformò in un pianto angosciato... e per qualche istante, i due evocatori riuscirono a vedere delle forme spettrali che apparivano e scomparivano attorno alla creatura evocata... facce contorte in espressioni di estremo orrore, occhi spalancati e bocche che gridavano e digrignavano i denti!

Ma questo inquietante spettacolo non durò a lungo. Il potere magico che ancora aleggiava nella stanza si disperse con un’ultima scarica di energia, che diede ai due evocatori la sensazione di un gelido brivido elettrico che percorreva i loro corpi. Finalmente, l'oscuro rituale ebbe termine, e i due officianti si rilassarono... ma non per molto, visto che il mago obeso si alzò con facilità insospettabile e incrociò lo sguardo di quell'empia creatura - o meglio, lo avrebbe incrociato se la Madre delle Spine avesse avuto occhi o qualsiasi cosa simile ad essi.

"Hohohohoooo! Sono molto soddisfatto di com'è andata!" ridacchiò il grassone, sfregandosi le mani tra loro con evidente compiacimento. Poi, si schiarì la voce e si rivolse a quella mostruosità con tono molto più serio e professionale. "Ehm... grazie per aver risposto al nostro richiamo, potente Madre delle Spine."

"Non sarà per il piacere di una dotta conversazione che mi avete convocato da Xibalba." Una voce telepatica, dal timbro vagamente femminile ma dal tono stridente ed innaturale, riecheggiò nelle menti dei due evocatori, che rabbrividirono quasi istintivamente. Non era una semplice questione di coraggio... c'era qualcosa nella voce, nel modo di comportarsi di quell'essere che scatenava una reazione di terrore primordiale in chiunque lo ascoltasse, e solo facendo appello alla loro volontà i due evocatori riuscirono a resistere alla tentazione di scappare.

L'uomo obeso si ricompose quasi subito, rimettendosi a posto i vestiti e guardando l'inquietante creatura con attenzione. Proprio come aveva previsto, si trattava di un sahkil - un essere soprannaturale proveniente dal Piano Etereo, che incarnava un tipo particolare di paura. In questo caso, questa era una pakalchi, ovvero i sahkil che rappresentavano la paura delle relazioni interpersonali che si guastano o si infrangono.

"Certo che no, Madre delle Spine." rispose il grassone. Era abbastanza sicuro di poterla respingere se le trattative fossero fallite, ma prima di tutto voleva fare del suo meglio per convincere la creatura con tatto e diplomazia. "Abbiamo bisogno delle vostre... abilità peculiari per raggiungere certi nostri obiettivi. Non vi annoierò con i dettagli, mi basti dire che, se volesse aiutarci, noi sapremmo ricompensarla adeguatamente, in termini sia materiali che di favori alla vostra causa."

"Ma voi sapete bene qual è la causa di noi sahkil." quella terribile voce telepatica riecheggiò nuovamente nelle menti dei due evocatori. Questa volta, il mago obeso riuscì a mantenere la calma, già abituato all'inquietante presenza della pakalchi, mentre l'altra evocatrice restò per qualche istante a grattare il pavimento con una mano nel tentativo di mantenere l'autocontrollo. "Ciò nonostante, vorreste darmi qualcosa che favorirà il compimento della nostra missione in cambio dei miei servigi... certo, voi mortali siete creature davvero peculiari nella vostra grettezza e sete di potere."

"Oh, sono perfettamente consapevole dell'impressione che possiamo dare." rispose compiaciuto il grassone. "Ma se volesse ascoltarmi, Madre delle Spine, potrei farle una proposta. Un patto che recherà vantaggio ad entrambe le parti. Che ne dice? Può interessarle?"

Alcune delle liane ricoperte di spine che avvolgevano il corpo innaturale della pakalchi si mossero come serpenti che si apprestavano ad avvinghiare una preda. La Madre delle Spine restò ferma dov'era, come se stesse ponderando l'offerta... poi, le sue labbra sottili si incurvarono in un'espressione di gioia maligna, e la sahkil estese un braccio verso l'uomo per fargli cenno di parlare.

"Avete la mia piena attenzione. Sono disposta ad ascoltarvi, almeno per adesso." rispose telepaticamente. "Illustratemi la vostra idea, e io vedrò se mi conviene aiutarvi."

"Hohohooo, perfetto! Sono sicuro che non ve ne pentirete!" sghignazzò il grassone. "Molto bene, ecco quello di cui abbiamo bisogno..."

 

oooooooooo

 

Diverse ore dopo... 

La condanna a morte di "Trinia Sabor" era stata sbandierata in tutta Korvosa come un momento decisivo per tutta la città, quasi fosse stato un ballo in maschera o un matrimonio piuttosto che un'uccisione a sangue freddo. Nella piazza principale di Korvosa si erano riuniti nobili vestiti di tutto punto e popolani nei loro abiti da lavoro, in un'atmosfera che non poteva che essere definita tesa.

Krea Aldinn poteva percepire che le opinioni dei cittadini di Korvosa erano quanto mai divise su quanto stava per accadere. Alcuni esprimevano la speranza che quell'esecuzione avrebbe posto fine al caos che aveva martoriato la città fin dalla scomparsa di re Eodred, mentre altri erano più scettici, e mormoravano che non si sarebbe risolto nulla. La giovane magus, il fratello minore e il loro amico draco si fecero lentamente strada tra la folla, dirigendosi verso il palco in legno duro dove sarebbe stata eseguita la condanna a morte, guardandosi attorno per vedere se tra la folla sarebbero riusciti a riconoscere qualche volto noto.

"Credi che... siano venuti anche Fedra e gli altri?" chiese Rilo a voce bassa, tenendosi vicino alla sorella maggiore, che emise un sospiro malinconico. Il ricordo di quel diverbio che era scoppiato con Kostur e Fedra era ancora fin troppo fresco, e Krea aveva paura che se li avessero rivisti in quel momento, avrebbero finito per litigare di nuovo. E la maga-spadaccina aveva la netta sensazione che Rilo fosse stato parecchio rattristato dalla frattura che si stava creando tra lui e Fedra...

"Non lo so, Rilo..." rispose Krea. "E sinceramente, non so neanche se mi farebbe piacere parlare loro di nuovo... Ho paura che finirei per dire qualcosa che li offende..."

"Ma se Krea non parla con loro, allora non può sapere..." volle intervenire il piccolo Majenko. "Majenko pensa... che Krea non vuole offendere... e che anche voi mancate a Fedra..."

Rilo sorrise un po' tristemente e accarezzò la testa al draghetto. "Io... non so che cosa dire... certo, mi piacerebbe se potessimo chiarirci..." affermò. "Mia sorella... vuole credere che Sua Maestà Ileosa stia agendo per il bene di Korvosa, e che sia colpevole soltanto di inesperienza ed impulsività."

"Io voglio credere... che sia solo questione di tempo e di esperienza!" rispose prontamente Krea. "Ma... in effetti, ha senso che Kostur non l'abbia presa bene... in fondo, la donna che lui ama è considerata una criminale e ricercata in tutta Korvosa... e se fosse stata catturata, sarebbe lei a salire su quel patibolo, adesso..."

"E tu... che cosa ne dici?" chiese Rilo. "Sei... davvero d'accordo che venga giustiziata una donna che non c'entra niente soltanto per tenere buona la popolazione di Korvosa?"

Ecco, quella dannata domanda. Per come la vedeva Krea, non era per niente d'accordo con questo modo di fare. Non riteneva certo giusto sacrificare qualcun altro, fosse anche una criminale della peggior specie, per crimini che non aveva commesso, soltanto per motivi di ordine pubblico. Ma Krea non aveva la responsabilità di un'intera città sulle spalle, e si rendeva conto che a volte essere in una posizione di responsabilità comporta dover fare delle scelte poco gradevoli.

"Io... sinceramente non lo so. Penso... che in certi casi sia necessario scegliere il minore di due mali." rispose Krea. "Se fosse per me... io non avrei mandato a morte qualcun altro al posto della presunta colpevole... ma immagino che Sua Maestà Ileosa si sia trovata in una posizione tale che non abbia avuto scelta."

"E se... la regina avesse condannato Rilo, cosa direbbe Krea?" chiese Majenko con un tremitio nella voce.

Davanti ad una domanda così diretta e personale, Krea restò come congelata... poi rispose, come un fiume in piena. "Non lo accetterei! Non permetterei mai che mio fratello... o chiunque altro della mia famiglia... venisse mandato a morte, al diavolo l'ordine pubblico! Farei di tutto per impedire che Rilo venga sacrificato... a qualche nebulosa ragione di stato!"

"Lo vedi, sorella?" esclamò Rilo con decisione. "Adesso parli così perché sono tuo fratello! L'unica differenza con quello che sta accadendo adesso... è che la persona che sta per andare sotto la scure del boia è una che tu non conosci! Non dirmi che non ti sono venuti dubbi quando sei venuta a sapere..." Il ragazzino si interruppe di colpo e si mise la mano davanti alla bocca, dandosi dello stupido per essersi quasi lasciato sfuggire un segreto così importante. "Sì, insomma... quando siamo venuti a sapere di quella cosa che tu sai!"

Krea sgranò gli occhi, colpita sul vivo dalla realtà dei fatti. Con un brivido, si rese conto che il fratello minore stava dicendo la verità... l'unico motivo per cui lei non si stava opponendo a questa condanna a morte era che non coinvolgeva una persona a lei cara. Se invece fosse stato così, la sua reazione sarebbe stata ben diversa.

"Io... io non sono cosa dirti, Rilo... Majenko... comincio a non sapere più cosa sia giusto e cosa no!" esclamò la ragazzina con crescente frustrazione. "Io... voglio credere che Sua Maestà Ileosa sappia quello che sta facendo, ma... ma adesso comincio... ad avere tanti di quei dubbi, che mi sta venendo un mal di testa infernale!"

Rilo e Majenko restarono fermi dov'erano, chiedendosi cosa avrebbero potuto fare per dare una mano a Krea... ma prima che la discussione potesse proseguire oltre, uno squillo di trombe risuonò per tutta la piazza, annunciando l'arrivo della Regina Ileosa!

"Popolo di Korvosa!" esclamò la voce chiara e stentorea di una donna in armatura completa, il cui volto era celato da un elegante elmo con il pennacchio rosso, e che recava il simbolo della casata degli Arabasti sul pettorale. "Salutate la vostra regina, Sua Maestà Ileosa Arvaxani in Arabasti prima del suo nome!"

La folla, sorpresa e spaventata, rivolse immediatamente la sua attenzione al gruppo di araldi, guardie del corpo (tutte rigorosamente donne) e rappresentanti che stava facendo il suo ingresso dalla parte opposta della piazza, dirigendosi verso il patibolo. Krea, Rilo e Majenko guardarono con attenzione il gruppo di donne in armatura che apriva la processione, ed ebbero l'impressione di riconoscere Tisharue, l'elfa che aveva accompagnato la comandante Sabina Merrin durante la "visita" alla loro casa. Sicuramente, pensarono i due fratelli, in quel gruppo ci doveva essere anche la comandante in persona, anche se gli elmi che la maggior parte delle soldatesse indossavano rendeva impossibile capire quale di loro fosse la Merrin.

"Eccola lì..." brontolò Majenko. "Elfa maleducata. E pure brutta."

"Quelle cicatrici certo non le fanno favori..." sussurrò Rilo, il cui sguardo si spostò sulla persona che la processione stava accompagnando, e che ora avanzava con tutta l'eleganza, lo stile e la grazia che si addicevano al suo rango.

Krea sentì il cuore mancarle di un battito. La regina Ileosa Arabasti era appena emersa tra le ali dei suoi araldi e delle sue guardie, annunciata da squilli di trombe e rullo di tamburi, vestita di uno splendido abito di seta verde e bianca che doveva valere qualche migliaio di vele d'oro, con i capelli raccolti ai lati della testa e un ventaglio di piume rosse nella mano destra. Il suo sguardo acuto ed indagatore passava attentamente in rassegna la folla riunita per il macabro spettacolo dell'esecuzione, mentre tutti i presenti, nobili e popolani, favorevoli e contrari, si mettevano ad applaudire con espressioni di timore e soggezione.

Con passo leggero e sicuro, la regina e le sue guardie del corpo raggiunsero le scale di legno che portavano in cima alla piattaforma dove la "colpevole" sarebbe stata giustiziata - e sulla quale troneggiava inquietante la figura del boia, un omaccione a torso nudo che indossava il classico cappuccio nero della sua sanguinosa professione, e giocherellava distrattamente con una scure affilatissima e meticolosamente pulita. Due donne in armatura stavano salendo un'altra piccola rampa di scale che raggiungeva la piattaforma... e stavano portando con loro una giovane donna con le mani legate dietro la schiena che, Krea notò immediatamente, assomigliava a Trinia Sabor in maniera scioccante. Gli stessi capelli biondi e corti, la stessa espressione acuta... se i due fratelli non avessero saputo che Trinia era al sicuro in un altro posto, avrebbero davvero potuto pensare che si trattasse dell'amata di Kostur. La giovane venne condotta vicino al ceppo del boia, che sghignazzò malignamente e prese la sua scure con entrambe le mani, non vedendo l'ora di cominciare il suo macabro lavoro...

La condannata a morte avanzava con evidente paura, ma cercando in ogni caso di andare incontro alla fine con dignità, e rivolgendo alla regina uno sguardo di sfida mentre Ileosa prendeva posizione al centro del patibolo. Un minaccioso rullo di tamburi risuonò nella piazza, e la regina alzò una mano con tutta l'eleganza che le era propria per chiedere il silenzio...

"Cittadini di Korvosa!" esordì la regina, affiancata da Tisharue e dalla sua guardia del corpo in armatura completa ed elmetto - che i fratelli Aldinn e Majenko erano sempre più convinti che fosse Sabina Merrin. "Miei carissimi, nobili amici! Oggi è un giorno pieno di tristezza per tutti noi. Difatti proprio oggi, dopo molti imprevisti ed incidenti, si è deciso di dichiarare questo come giorno di lutto, in cui si commemora la morte di Re Eodred II del suo nome della nobile casa degli Arabasti."

La regina guardò in lontananza, evidentemente ricordando il defunto marito. "E la cosa, ahimè, mi rende assai triste. Difatti non vi nascondo che come moglie questo è un giorno di amare lacrime per me. Ma come regina invece io considero questo come un giorno di vittoria e vi spiegherò il perché."

"Voi, buon popolo di Korvosa, avete grandemente sofferto nelle settimane passate." continuò la regina, rivolgendosi al suo popolo con voce calma e controllata. "Molte case sono state date alle fiamme, molte famiglie hanno perso i propri cari, molti patrimoni sono andati perduti. Io, sia come regina che come donna, partecipo al vostro dolore, perché io stessa ho perso un marito che rispettavo e amavo. Un uomo buono e giusto, e credetemi se vi dico che a ogni singolo atto di anarchia, di morte e di follia che è seguito alla sua scomparsa, il mio cuore sanguinava ancor di più. Sono stati tempi difficili per noi, ma il nostro tormento è giunto al termine. Innanzi a voi c’è la VERA causa della vostra angoscia e sofferenza. Non lasciatevi ingannare dal timido e incantevole sembiante di questa omicida: ella è un’assassina dal cuore malvagio, che ha ucciso il re, IL VOSTRO RE! E lo sapete perché lo ha fatto? Semplice, mio buon popolo. Per vendetta."

La regina fece una pausa e abbassò lo sguardo, mentre la gente di Korvosa cominciava a vociare allarmata e scioccata. Poi, con rabbia appena trattenuta, Ileosa continuò a parlare.  "Difatti io sono riuscita a strapparle tramite la magia una confessione in cui ella esplica le motivazioni che l’hanno portata a compiere questo atto malvagio. Lo so cosa state per chiedermi... voi volete delle prove poiché corre voce che io non le ho fatto nemmeno un giusto ed equo processo. Ebbene, voglio che voi sappiate che tutte queste voci non hanno fondamento. Il processo è stato fatto in piena regola, e la sua confessione è stata annotata e posta nero su bianco. Ed ora, mio buon popolo, vi leggerò la confessione di Trinia Sabor e le sue motivazioni."

Ileosa si fece consegnare un foglio di pergamena arrotolato dalla donna in armatura completa, e la regina lo srotolò e cominciò a leggerlo...

"Io, Trinia Sabor, dichiaro dinnanzi a Sua Maestà Ileosa prima del suo nome del nobile casato degli Arvaxani in Arabasti di aver ucciso il re tramite la somministrazione di un veleno di mia creazione, poiché la fu Sua Maestà Eodred secondo del suo nome del nobile casato degli Arabasti ha rifiutato di ripudiare la moglie e di prendere me come sua sposa."

"Inoltre io mi dichiaro anche colpevole del crimine di stregoneria, poiché ho proposto al re di dargli dei figli tramite l’uso della magia pur di invogliarlo a ripudiare sua moglie e prendere me come sposa."

"Tuttavia, il re ha con fermezza declinato il mio corteggiamento e le mie proposte ed io, come gesto di vendetta, ho ucciso il re usando un veleno di mia creazione che simulasse gli effetti di una malattia. Sfruttando il fatto che dovevo dipingere un quadro per lui, ho stregato delle guardie che mi hanno aiutata nel somministrare il veleno."

"Dopodiché, alla morte del re, ho incoraggiato i disordini in modo tale da scatenare una rivolta che avrebbe, in caso di successo, deposto la regina ed assicurato a me il trono."

"Inoltre mi dichiaro colpevole dell’aver commissionato la morte del siniscalco Neolandus Kalepopolis, che voleva denunciarmi alle autorità locali poiché aveva scoperto il mio piano, usando degli assassini ombra che io avevo creato con la magia allo scopo di uccidere il siniscalco."

"Un veleno... che simula gli effetti di una malattia?" si chiese Krea con evidente orrore. "Esistono davvero prodotti del genere...? Ma soprattutto... da dove viene quella confessione? Non... non può che essere stata... falsificata!"

"Avete udito, mio buon popolo?" riprese Ileosa mentre arrotolava la pergamena e la consegnava a Tisharue. "In questa confessione sta la verità, ossia che il nostro amato re è stato assassinato da una strega, da questa cagna spregevole che vedete davanti a voi. Da questa donnaccia, una vile strega, megera e meretrice che probabilmente non è neanche un’artista, e che deve tutto alla fortuna se ella sa tenere in mano un pennello e sa dipingere. Da questa immondo, schifosissimo demonio travestito da avvenente ragazza, che non è neppure all'altezza di baciarmi le scarpe!"

La regina, che si stava infervorando sempre di più, si calmò di colpo e prese fiato per cercare di mantenere la dignità. "Ma sto divagando, mio buon popolo. Difatti io non sono venuta per sbraitare senza senso contro la strega regicida, bensì per comunicarvi che Il tempo del dolore è ormai prossimo a terminare, anzi si potrebbe dire che è già passato. Poiché è ormai giunta l'ora di guardare in avanti, verso un futuro pieno di pace e prosperità in cui tutti noi potremmo tornare ad essere felici. E in cui io tornerò di nuovo a sorridere… Non appena avremo preso QUELLA donnaccia che vedete laggiù, avremo messo QUELLA sua testa sopra questo ceppo per poi decapitarla con QUELL’ascia! E infine avremo appeso la sua testa di traditrice su QUELLA picca che sto indicando!" Ileosa puntò l'indice verso una grossa picca infissa nella piattaforma con la punta rivolta al cielo. 

"Esatto, mio buon popolo!" esclamò con enfasi Ileosa, il cui sguardo tornò a spaziare sulla folla riunita. Si sentivano alcune voci di assenso, ma per gran parte, i partecipanti sembravano scioccati ed increduli di quanto stava accadendo, e non protestavano soltanto per paura. "Io oggi, al tramontare di questo giorno, vi offro la sua morte come balsamo per alleviare l’odio e il dolore che voi avete sofferto. Non il suo esilio, ma la sua morte! Poiché io sono, se la situazione lo rende necessario, una regina giusta ma spietata, e non una sciocca dal cuore tenero."

“E così io, Ileosa prima del suo nome, della nobile casa degli Arvaxani in Arabasti, regina di Korvosa, assieme a voi entro in questa nuova era di pace con un atto di giustizia! Che l’anarchia si plachi, e boia… CHE LA SUA TESTA CADA!”

Le due carceriere costrinsero "Trinia" ad inginocchiarsi e appoggiarono la sua testa sul ceppo del boia, che sghignazzò malignamente mentre finiva di arroventare la sua scure sui tizzoni ardenti, in modo da assicurarsi che il colpo avrebbe staccato la testa più facilmente alla condannata. Poi, le legarono i polsi e le caviglie con delle cinghie di cuoio scabre, in modo che non potesse muoversi mentre il giustiziere eseguiva il suo macabro lavoro... e un attimo dopo, il muscoloso boia si avvicinò alla sua vittima e tenne la scure arroventata a pochi centimetri dal suo collo. Rendendosi conto che ormai per lei era la fine, la condannata chiuse gli occhi e rivolse un'ultima preghiera a Pharasma, per raccomandarsi almeno l'anima e fare sì che arrivasse all'Ossario sana e salva...

Il boia guardò verso Ileosa, che restò per qualche istante a guardare con disprezzo la condannata... e infine, la regina fece un cenno di assenso. Mentre il popolo di Korvosa esplodeva in un coro di proteste ignorate, il boia sollevò la sua arma e prese la mira verso il collo di "Trinia"...

Rilo volse altrove lo sguardo, incapace di assistere...

Tutto avvenne in una frazione di secondo.

Un sibilo metallico, qualcosa di rapido e luccicante che solcava l'aria...

E un istante dopo, il grido di dolore del boia infranse la coltre di paura e tensione che si era posata sulla piazza!

Ileosa sgranò gli occhi incredula mentre il giustiziere faceva cadere la sua scure sulla piattaforma e si allontanava urlando di dolore e tenendosi la mano destra... nel cui dorso si era piantato un piccolo coltello da lancio scagliato da qualche punto sopra di loro! Le guardie della regina imbracciarono le armi, sorprese ed oltraggiate, e Tisharue sguainò la spada, che ad un suo comando venne avvolta da lingue di fuoco scarlatte! La condannata stessa aprì gli occhi e si guardò attorno, incredula di essere ancora viva!

Krea sgranò gli occhi, al tempo stesso stupita e sollevata, e i due fratelli e Majenko si misero a guardare in giro, sperando di vedere chi fosse intervenuto. La regina, da parte sua, era sbalordita e furiosa, e guardava incredula il boia che camminava su e giù con una serie di mugugni di dolore.

"Chi è stato?" esclamò Ileosa con indignazione. "Chi osa intromettersi nella giustizia di Korvosa?"

"Mia regina!" esclamò la donna in armatura completa, indicando un punto su un tetto vicino. "Guardate! C'è un uomo su quel tetto!"

Gli sguardi di tutti si rivolsero al punto che la guardia della regina aveva indicato... e infatti, in piedi su quel tetto, si trovava una figura dall'aspetto audace e misterioso: interamente coperto da una veste nera con delle piccole decorazioni argentate, il nuovo arrivato indossava anche una maschera del colore dell'argento sugli occhi, e anche se non indossava nessuna armatura, portava dei braccialetti argentati a ciascun polso, e un ampio mantello grigio svolazzava nel vento dietro le sue spalle. Indossava inoltre un paio di guanti di cuoio neri, alti fino ad oltre il gomito, e i suoi stivali erano dello stesso colore. Diverse fiale ed armi di piccole dimensioni erano assicurate ad una bandoliera che gli cingeva il trapezio sinistro e il torace, e una maschera occultava la metà inferiore del suo volto, rendendo impossibile vederlo bene in faccia.

Ma per il popolo di Korvosa, quella figura non aveva certo bisogno di presentazioni...

"Sia lode a Sarenrae!" esclamò una voce maschile spezzando il silenzio. "E' Blackjack!"

 

oooooooooo

 

Nascosta nel bel mezzo della folla, una minuta ragazzina dalla pelle candida e dai capelli d'argento guardò sbalordita verso la figura ammantata di nero e grigio che era apparsa all'improvviso sui tetti di Korvosa.

"Blackjack..." mormorò Fedra come ipnotizzata dalla vista del misterioso protettore della città.

Accanto a lei, anche Kostur era rimasto a bocca aperta e ad occhi spalancati. "Blackjack... come mai adesso?" si chiese il mezzorco. "Perché è riapparso ora?"

"Non posso crederci..." mormorò Runyar scuotendo la testa. "Ma se Blackjack è qui, questo significa... che forse è il momento di rompere gli indugi!"

 

ooooooooooo

 

La figura mascherata restò per un attimo a fissare la folla mormorante sotto di lui, prima di puntare lo sguardo verso Ileosa. Le sue due guardie del corpo più vicine si mossero per proteggerla e si piazzarono davanti a lei... ma Blackjack non si mosse da dov'era, e continuando a fissare la regina dritta negli occhi, fece la sua arringa con voce chiara e stentorea.

"Sono d'accordo." disse Blackjack, senza dubbio né esitazione. "Che sia fatta giustizia. Ma che sia giustizia per Korvosa, non per questa pagliacciata che voi chiamate monarchia! Lunga vita a Korvosa! Abbasso la regina!"

Le parole di Blackjack infiammarono la folla. Con un collettivo grido di ribellione, i cittadini di Korvosa si mossero come uno solo contro la piattaforma di legno, spaventando diverse delle guerriere in armatura, mentre Krea, Rilo e Majenko restavano come imbambolati a guardare. Blackjack scese giù dal tetto con un agile balzo e atterrò senza alcun problema sul selciato, facendo una capriola per attutire l'impatto... poi, il difensore di Korvosa scattò verso il patibolo, deciso a liberare la condannata!

"Popolo di Korvosa!" esclamò la donna in armatura più vicina alla sbalordita ed oltraggiata regina. Sabina Merrin, disarmata, aprì le braccia nel tentativo di indurre la folla alla ragione, ignorando alcuni sassi che le rimbalzavano sull'armatura. "Popolo di Korvosa, aspettate! Non lasciatevi sobillare! Deponete le armi e tornate a casa! L'esecuzione è annullata! Condono generale a chiunque abbandoni questa ribellione!"

"Abbasso la regina usurpatrice!" esclamarono diverse voci tra la folla.

"Difendete Blackjack! Fate che raggiunga la condannata!"

"Indietro!" esclamò Tisharue. L'elfa sfregiata scese giù dal patibolo e agitò la spada fiammeggiante davanti alla folla per spaventarli. "Indietro, pezzenti ingrati! Chiunque osi avvicinarsi finirà i suoi giorni sulla lama della mia spada!"

Krea era rimasta ferma al suo posto, come bloccata da un misto di stupore, paura e meraviglia. Mentre la folla sciamava attorno a lei, e Rilo e Majenko la chiamavano frenetici, la giovanissima magus aveva la mente in preda ad un vortice di pensieri. Vedeva la gente che raccoglieva sassi da terra e li lanciava contro le guardie reali. Vedeva Blackjack che zigzagava tra i cittadini di Korvosa, invitandoli a mettersi al sicuro mentre lui si dirigeva verso il patibolo. Vedeva le guardie reali che barcollavano in preda alla confusione, ed Ileosa che cercava in qualche modo di riprendere il controllo del caos che era scoppiato.

E il discorso di Ileosa le riecheggiò nella mente.

La regina aveva parlato di pace. Di un nuovo inizio. Di un'era di prosperità per Korvosa...

Ma ora, il velo era sceso dagli occhi della ragazzina, e Krea aveva preso la sua decisione.

E la sua decisione era semplice.

No, non poteva lasciare che delle persone innocenti venissero sacrificate così alla leggera, per nient'altro che un nebuloso "bene maggiore".

Questo era quello che lei doveva fare. Battersi secondo la sua coscienza. Restare fedele ai suoi ideali, come aveva fatto sua madre. Anche se questo avesse voluto dire esporsi a dei rischi. Anche se questo avesse voluto dire andare contro il volere di Sua Maestà Ileosa. La regina stava prendendo delle decisioni fatali... e finchè non avesse visto la ragione, Krea doveva fare in modo che il popolo di Korvosa non patisse le conseguenze delle sue decisioni. Questo era il suo dovere... e Krea decise che lo avrebbe fatto, fino in fondo.

"Rilo." affermò la ragazzina. "Hai i tuoi incantesimi pronti?"

Dopo un istante di stupore, Rilo sorrise, riconoscendo finalmente la sorella maggiore che sempre aveva ammirato. "Puoi scommetterci, sorella!" esclamò. "Andiamo a dare una mano a Blackjack!"

"Per Korvosa!" esclamò allegramente Majenko.

Krea alzò una mano e lanciò un semplice incantesimo verso Tisharue, che si era piazzata davanti alle scale per affrontare Blackjack. Prima che il misterioso individuo mascherato raggiungesse l'elfa, quest'ultima strinse i denti e barcollò - una distrazione che non durò più di cinque secondi, ma comunque abbastanza da permettere a Blackjack si scartarla e salire sul patibolo.

"Fermatelo, presto!" esclamò la Merrin. Due delle guardie reali si piazzarono davanti a Blackjack con le spade sguainate, ma il misterioso protettore di Korvosa si mosse con agilità e sfoderò un pugnale da un fodero nascosto nelle vesti, con il quale ferì la guardia più vicina al braccio destro. La donna in armatura gridò di dolore e fece cadere la sua spada, mentre Blackjack si voltava di scatto e sferrava un poderoso calcio all'addome della seconda guardia, facendola cadere a terra. La Merrin si fece avanti per cercare di fermare Blackjack, ma fu costretta a restare dov'era quando si rese conto che la folla non attendeva altro che lei si allontanasse per aggredire Ileosa. "Vostra Maestà, cosa possiamo fare?"

Ileosa ammutolì, ribollendo di rabbia mentre Blackjack si chinava sulla condannata, che si stava sciogliendo in un pianto di gioia e sollievo. Senza perdere tempo, Blackjack tagliò le cinghie che la legavano, e poi le prese i capelli... e li sollevò, rivelando che si trattava di una parrucca!

E i fratelli Aldinn, in quel momento i più vicini al patibolo, riconobbero la condannata - era Tiora, la giovane ladruncola che avevano salvato nella tana di Rolth Lamm!

"Guardate, popolo di Korvosa!" esclamò Blackjack, mentre aiutava Tiora a rialzarsi. "Questa monarchia manda a morire i suoi cittadini spacciandoli per assassini e traditori! Come la si può definire se non... una tirannide?"

Le parole di Blackjack infiammarono ancora di più la folla, e Tisharue fu costretta ad indietreggiare quando diversi cittadini inferociti le si avvicinarono pericolosamente. Tisharue agitò ancora la sua spada fiammeggiante, ferendo al volto uno dei facinorosi e tracciandogli una ferita dai bordi frastagliati su una guancia, ma questo non fece altro che farle guadagnare qualche secondo prima che la folla riprendesse ad avanzare verso di lei.

Nel frattempo, il boia si era ripreso. Con un ringhio di rabbia, l'energumeno incappucciato raccolse la sua scure arroventata e si diresse verso Blackjack e Tiora, pensando che fossero distratti ed indifesi. Sollevò la sua micidiale arma sopra la testa, e si accinse a sferrare un colpo fatale, senza accorgersi che Blackjack lo aveva già visto con la coda dell'occhio...

"Abadar fermi la tua mano, carnefice!" esclamò la voce di Runyar. "Blocca Persone!"

Il nano puntò la mano aperta verso il boia, che si arrestò di colpo e restò rigido come una statua, con la scure ferma a mezz'aria e un bagliore di rabbia e paura negli occhi! Un po' sorpreso dall'intervento del chierico di Abadar, ma contento al tempo stesso, Blackjack annuì in segno di approvazione... e per un attimo, Runyar ebbe l'impressione che ci fosse qualcosa di molto familiare nei suoi modi di fare...

"Runyar!" esclamò Rilo in quel momento, abbassando la mano con la quale si apprestava a lanciare un incantesimo contro il giustiziere. "Guarda, Krea! Ci sono anche Kostur e Fedra!"

"Krea, Rilo!" esclamò Fedra riconoscendo i due fratelli. "Ragazzi, ci siete anche voi!"

"Hey, non dimenticatevi di noi!" esclamò una voce ben conosciuta. Dalla folla emersero due figure in armatura, una armata di lancia e una di spada... e i fratelli Vancaskerkin si riunirono ai loro compagni.

"Verik! Orik!" esclamò Krea sollevata. "Che piacere rivedervi, ragazzi!"

"Bada alle mie parole, vile incappucciato!" esclamò Ileosa. Le sue guardie del corpo riuscivano a malapena a tenere a bada la folla mentre la regina di Korvosa e il suo seguito di ritiravano verso la carrozza reale. "Io ti giuro solennemente che pagherai per la tua insolenza!"

"Questo significa che stavamo per giustiziare il criminale sbagliato!" ribatté prontamente Blackjack. Con un gesto sicuro del braccio, puntò il suo pugnale contro la regina. "Perché il solo criminale che vedo è qui dinnanzi a me! Popolo, ascoltami! Le prove che lei è un male per questa città ci sono tutte! Io non sarei qui se non fosse così... perciò insorgete! Ribellatevi con me!"

"Arrestate Blackjack! Uccidete la strega!" urlò furente Tisharue. Ma era ormai evidente che la situazione era sfuggita di mano, e non c'era altro da fare se non salvare il salvabile e ritirarsi... tanto più che dalla folla stava arrivando una pioggia di sassi, cibo marcio e addirittura dei pezzi di sterco, uno dei quali aveva insozzato il vestito di Ileosa.

E in quel momento, quando Ileosa e le sue attendenti erano arrivate a una decina di passi dalla carrozza, un'assordante esplosione riverberò nella piazza, travolgendo le guardie reali più vicine e facendo cadere a terra Ileosa, Sabina e Tisharue! La folla restò indietro, ma per fortuna - o forse per un preciso calcolo - nessuno dei cittadini di Korvosa era abbastanza vicino all'esplosione da restare ferito... ma in compenso, l'esplosione fece a pezzi la carrozza reale, riducendola ad un ammasso di macerie incendiate, e le due guardie reali più vicine alla conflagrazione caddero riverse per non rialzarsi mai più. Ileosa riuscì a rialzarsi senza troppi problemi... ma quando sentì un dolore acuto alla guancia destra, si passò una mano su di essa... e restò agghiacciata nel vederne il palmo inzuppato di sangue! Un grosso frammento di legno le aveva colpito il volto di striscio, aprendole una ferita appena sotto lo zigomo. Non era una ferita grave, ma dopo tutte le umiliazioni e i rovesci di fortuna della giornata, questa fu per Ileosa la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso, e la sovrana di Korvosa fissò Blackjack con uno sguardo furioso, a malapena trattenuta da Tisharue.              

"BLACKJAAAACK!" urlò la regina. "Io giuro davanti a Zon-Kuthon che ti acciufferò... e ti strapperò quel cuore maledetto con un cucchiaio!"

Mentre le guardie superstiti si rialzavano, molte di loro sanguinanti e stordite, Sabina prese un cavallo legato lì vicino e vi montò agilmente, come se la sua armatura fosse ormai parte di lei. Si avvicinò rapidamente alla regina e le fece cenno di salire. "Vostra Maestà! Presto... dobbiamo tornare a palazzo! Non possiamo restare qui ancora a lungo!"

"Lasciamo... che questi pezzenti sbraitino all'aria!" ringhiò Tisharue con astio, montando a sua volta su un cavallo dal mantello grigio. Con riluttanza, Ileosa annuì, tenendosi una mano sulla ferita sanguinante alla guancia... e un attimo dopo, la regina di Korvosa e il suo seguito si allontanarono di gran carriera verso Castel Korvosa, inseguiti dai dileggi e dalle esclamazioni della folla. Krea restò a riprendere fiato per qualche istante... e poi si rivolse al resto dei suoi compagni. Non ricordava di essere mai stata così contenta di rivedere Fedra, Kostur e Runyar.

"Ci siamo tutti..." affermò Krea con un sorriso sollevato. "Ragazzi, non sapete quanto mi faccia piacere rivedervi. Io... sono stata in preda ai dubbi per tutto questo tempo... ma adesso finalmente ho capito cosa è giusto fare. Non potevo permettere... che una ragazza innocente morisse per i capricci di Sua Maestà!"

Kostur le fece il segno dell'okay, mentre la folla applaudiva ed esultava per quell'atto di ribellione che aveva avuto successo. "E noi siamo contenti di averti di nuovo in squadra, Krea!" affermò.

"Rilo!" esclamò Fedra, raggiungendo il giovane stregone e il suo amico draghetto. "Majenko, come sono contenta di rivedervi!"

I due avventurieri più giovani si abbracciarono, mentre Krea si scambiava delle energiche strette di mano con i fratelli Vancaskerkin, e poi con Runyar e Kostur. Finalmente, dopo i dissapori del giorno prima, si erano ritrovati d'accordo ed erano di nuovo una squadra.

Accompagnando Tiora tenendole per mano, Blackjack si avvicinò al gruppo, che rivolse a lui tutta la loro attenzione. Krea e Rilo si schiarirono la voce, mentre Fedra guardava il misterioso difensore di Korvosa con espressione trasognata. Blackjack non disse una parola, ma si limitò a fare un cenno di approvazione in direzione del gruppo. Fu invece Tiora a ringraziare profusamente, inchinandosi e cercando di sembrare uanto più presentabile possibile.

"Grazie... signor Blackjack." disse con voce affannata. "Io... credevo che ormai fosse la fine per me... e grazie a tutti voi... è la seconda volta che mi salvate!"

"Signorina Tiora..." disse Kostur, ricordando bene il volto della giovane ladruncola che avevano salvato nel nascondiglio di Rolth Lamm. "Ci fa piacere che siate sana e salva... ma aspettiamo a parlarne. Adesso vi riportiamo a casa... e lì ci potrete raccontare cos'è successo. Credo... che avremo bisogno di sapere cosa sia successo."

"E'... un'informazione che potrebbe essere molto importante." affermò Rilo. "Ma per adesso... è meglio che ci allontaniamo. La rappresaglia della regina... temo che non tarderà ad arrivare."

"Già... ho l'impressione che questa volta ci siamo ficcati in una strada senza uscita..." commentò Kostur.

Questa volta Blackjack volle dire la sua. "Quello che dite è vero. Temo che da questo momento... molte cose cambieranno per voi, per esservi opposti alla volontà della regina. Ma sappiate anche che Blackjack sarà dalla vostra parte, in qualsiasi momento. Buona fortuna a tutti voi."

"Blackjack! Blackjack! Blackjack!" esclamò la folla festante, mentre i pochi che ancora sostenevano la sovrana di Korvosa decidevano saggiamente di dileguarsi. Affidando la ex-condannata alle attenzioni di Krea e del suo gruppo, e consapevole che il suo ritorno aveva riacceso la speranza nei cuori dei suoi concittadini, Blackjack si affrettò verso un vicoletto vicino e fece ben presto perdere traccia di sè nelle labirintiche strade di Korvosa.

"Wow... è così fico..." mormorò trasognata Fedra. "Credo che sia diventato il mio nuovo eroe!"

Rilo alzò gli occhi al cielo. "Ooookay..." affermò sarcastico, mentre Majenko tratteneva una risatina ironica.

"Ehm... forse è meglio lasciar perdere certe considerazioni... e sbrigarci a tagliare la corda." consigliò Verik. "Signorina Tiora... per favore, venga con noi. Vedremo di trovare un posto in cui non possano ritrovarla."

"Non... non vi preoccupate. Conosco un po' di posti dove nascondermi. Le guardie potranno anche tornare... ma lì non mi scoveranno mai." affermò Tiora.

Kostur volle aggiungere qualcosa. "Forse è meglio portare la signorina con noi a Cittadina Volshyenek. Lì almeno siamo sicuri che non rischia di essere presa da qualche pattuglia o da quegli sporchi Cavalieri Infernali." propose. "Presto, signorina Tiora... seguiteci, vi condurremo alla nostra base... e da lì cercheremo di pensare al da farsi."

"Sì... mi sembra una buona idea..." affermò Orik. "E dovremo anche fare rapporto alla comandante... sinceramente, ho l'impressione che ci farà una bella lavata di capo."

"Dite che... sappia già che siamo qui e abbiamo... agito contro la regina?" chiese Krea con espressione incerta. "Beh... in effetti... ora che ci penso..."

 

oooooooooo

 

Il ritorno a Cittadella Volshyenek non fu esattamente il più tranquillo che Krea e i suoi compagni avessero mai fatto. La cittadella era in fermento per quello che era successo... e la prima cosa che la Compagnia del Draco aveva fatto, dopo aver trovato una temporanea sistemazione a Tiora, era stata di fare rapporto alla comandante Kroft... che, in maniera non proprio sorprendente, era già venuta a sapere cosa era successo... e aveva non poco da dire a quel gruppetto di scavezzacollo.  

"Ecco... questo completa il nostro rapporto, comandante Kroft." disse Runyar con un attimo di esitazione, immaginando che ben presto, la Kroft avrebbe iniziato a fare loro una predica di cui non si sarebbe più vista la fine. La comandante delle guardie cittadine di Korvosa era rimasta seduta al suo posto, massaggiandosi la fronte con una mano come per tenere a bada un feroce mal di testa, e ogni tanto picchiettava con una penna sopra i documenti impilati sulla sua scrivania. Krea aveva la sgradevole impressione che stesse cercando le parole giuste con cui esprimere il suo dissenso...

"Marca male..." sussurrò Fedra, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

Finalmente, dopo un paio di minuti che al gruppo erano sembrati ore, Cressida scosse la testa e sospirò di nuovo. "Da non credere. Davvero, da non credere. Vi rendete conto di quanto sconsiderato è stato intervenire a favore di Blackjack? Se qualcuno si fosse accorto del vostro coinvolgimento e fosse andato ad informare Sua Maestà Ileosa di quello che avete fatto... voi vi sareste immediatamente ritrovati con un ordine di cattura sulla testa, e non credo che le guardie reali sarebbero state tenere con voi se fossero riuscite a catturarvi. Avreste potuto anche essere condannati a morte, ve ne rendete conto?" affermò, calma ma freddamente decisa.

Krea deglutì nervosamente e diede una rapida occhiata ai suoi compagni. "Beh... noi... ce ne rendiamo conto, comandante Kroft..." rispose, per poi prendere un bel respiro, che ebbe l'effetto di darle la sicurezza necessaria a proseguire. "Alla fine... abbiamo deciso che non potevamo restare lì senza fare nulla vedendo Blackjack che rischiava la vita per salvare quella donna condannata ingiustamente."

"E come avevamo appurato, comandante Kroft... Tiora era la più recente delle detenute della Volta Testa di Morto. E per quanto avesse precedenti penali... non erano nulla che giustificasse una condanna a morte." affermò Kostur. "Credo... che a questo punto non ci sia bisogno di troppa fantasia per giungere... ad una conclusione che temevo."

Verik strinse gli occhi, provando una sorta di feroce soddisfazione nel constatare che i suoi sospetti verso Ileosa si stavano rivelando fondati... e neanche Cressida poté negare quello che l'investigatore aveva appena detto. "Se Blackjack... il cosiddetto 'spirito di Korvosa' in persona... è intervenuto per impedire che quella ragazza fosse giustiziata, vuol dire che Sua Maestà ha davvero qualcosa da nascondere... e qualcosa di molto grave, oserei dire." affermò. "Per adesso... vi consiglierei di restare qui e aspettare che le acque si calmino un po'. A questo proposito, signorina Aldinn..."

"S-sì, comandante Kroft?" chiese la ragazzina con evidente nervosismo.

Dopo un istante di silenzio, la Kroft fece un sorriso di intesa. "Volevo dire... che approvo in pieno quello che avete fatto. Solo... cercare di essere più discreti la prossima volta, okay?"

Sollevata, Krea sfoderò un sorriso gioioso. "Certo... certamente, comandante Kroft! Non mancheremo!"

 

oooooooooo

 

Nello stesso momento, a Castel Korvosa...

Ileosa tirò il fiato quando sentì il pizzicore del taglio sulla guancia che si chiudeva da solo, sotto gli effetti dell'incantesimo curativo che le era stato lanciato dal guaritore seduto di fronte a lei. Si diede un'occhiata allo specchio, in modo da assicurarsi che non le fosse rimasta alcuna cicatrice... e poi, sentendo che finalmente le era sbollita la rabbia di poco prima, si rivolse a Sabina e Tisharue, che erano rimaste lì ad assistere.

"Molto bene. Non si può dire che sia stata una giornata molto favorevole... ma non importa. Per adesso, facciamo credere a quel maledetto ribelle di essersela cavata." affermò la regina, alzandosi dal suo posto e cominciando a dirigersi verso le sue camere per cambiarsi d'abito. "Mia fedele Sabina... fammi preparare un cambio. Non posso certo presentarmi con questi abiti insozzati. Anzi, già che ci sei... falli gettare via."

"Come desideraTe, mia Regina." rispose la Merrin, evidentemente dispiaciuta per come fosse andata quella che avrebbe dovuto essere una giornata di vittoria e trionfo. "Che cosa dovremmo fare con i facinorosi? Dobbiamo mandare qualche altra compagnia per arrestarli e cercare indizi su Blackjack?"

"Non sarà necessario." replicò Ileosa. "Ulteriori repressioni non aiuterebbero. Non farebbero altro che dare maggiore peso alle parole di quel ribelle. No, quello che dobbiamo fare... è esercitare moderazione, per adesso. Verrà il momento in cui i nodi verranno al pettine, e potremo finalmente epurare questo seme di tradimento e ribellione dalla nostra città... ma fino ad allora, dobbiamo denunciare le sue parole come le menzogne che sono, e dare prova di buona fede al popolo di Korvosa."

"Comprendo, mia Regina." rispose Sabina con un inchino. "Farò come desideraTe."

Tisharue si schiarì la voce. "Per quanto riguarda il gruppo chiamato Compagnia del Draco... dobbiamo continuare a tenerli d'occhio?" chiese. "Stanno ricevendo i favori della popolazione di Korvosa, e temo che possano anche loro farsi irretire dalle parole di ribellione di Blackjack."

La regina strinse gli occhi per un attimo. "Continuate a tenerli d'occhio, per quanto possibile." affermò. "Sono degli agenti molto validi, e spero che non cedano alle menzogne di Blackjack. A parte questo... è tutto. Potete congedarvi."

Tisharue e Sabina si inchinarono nuovamente mentre Ileosa si dirigeva verso le sue camere private... e con un sospiro malinconico, Sabina si congedò a sua volta, rivolgendo a Tisharue qualche ultima parola. "Sapete quello che dovete fare, tenente Tisharue." affermò. "La nostra Regina non desidera inutili spargimenti di sangue."

"Me ne rendo conto, comandante Merrin." replicò l'elfa sfregiata, cercando di non dare a vedere il suo fastidio. Per il momento, doveva sopportare... e attendere l'occasione giusta. "Non si ripeteranno più scenari come quello di casa Aldinn."

"Glielo auguro per lei, tenente." replicò Sabina, per poi dirigersi fuori dalla sala. Tisharue la seguì con lo sguardo con fare astioso per qualche istante, poi prese a sua volta la via e passò oltre una grande arcata di marmo grigiastro...   

"Tenente Tisharue?" chiese con fare incerto una giovane donna in armatura, dall'aria non troppo sveglia, affiancandosi alla sua superiore. "Ehm... scusi se le faccio questa domanda, ma... ehm... perché Sua Maestà vorrebbe strappare il cuore a Blackjack... con un cucchiaio? Perché non un'ascia, o una..."

"Perché non è affilato, scema!" sbottò Tisharue. "Così farà più male!"

Tisharue si allontanò rabbiosamente, a passo spedito, mentre la donna in armatura restava imbambolata al suo posto, con gli occhi spalancati e una mano tesa a mezz'aria...  

       

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

 

 

 

  
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