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Autore: Nemesis01    31/10/2023    0 recensioni
Benjamin Lockhart si è da poco trasferito ad Aberdeen per andare a vivere con suo padre. Ispirato da sua madre, sacerdotessa wiccan, con cui ha vissuto fino a pochi mesi prima, Benjamin cerca sempre di essere in pace con se stesso e la natura. È, però, un ragazzino schivo che fatica a fare nuove amicizie e a cui non piace parlare. Preferisce di gran lunga la cucina, che trova una scienza affidabile e curativa alla pari dell'esoterismo che gli è stato insegnato dalla madre. Ismael MacGairbheith, invece, è nato e cresciuto ad Aberdeen. Dichiaratamente gay, va alla ricerca di relazioni amorose complicate perché ha imparato a gestire solo i drammi. Chissà, però, come saranno le loro vite quando inizieranno a intrecciarsi...
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 12.
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Non volendo scomodare Edgar, Benjamin e Ismael avevano deciso di andare a scuola a piedi. L'istituto non era lontano da casa Lockhart e, fortunatamente, non pioveva così forte da arrestare due scozzesi. Senza neanche rendersene conto, i due camminavano mano nella mano e chiacchieravano con naturalezza.
- Ok, ok, - rise Ismael. - Altre cose che devo sapere su tua mamma? Tipo, che so, le piacciono i tatuaggi? O li devo coprire? -
- Non devi coprire proprio niente, Ismael! Lei adora le persone, le piace conoscerle per quello che sono. Chi la capisce, - disse Benji.
Circa dieci minuti dopo, si trovarono fuori al cancello della scuola e si fermarono qualche secondo. Ismael aveva le mani sudate e si guardava intorno con fare circospetto. Non riusciva a staccare la mano da quella dell'amico.
- A cosa pensi? - 
- Se i miei sono qui? Se venissero a cercarmi qui? Se avessero, che so, chiamato la polizia e... -
- Se dovessero presentarsi qui, penseremo a un modo. -
Ismael annuì. Non sapeva se i suoi genitori si preoccupassero per lui a tal punto da cercarlo a scuola, ma di certo non poteva continuare a saltare le lezioni. Entrarono, poi Ismael subito gli liberò la mano. - Ah, scusa, non mi ero accorto di... - lasciò cadere la frase, ma sottintendeva "di tenertela ancora".
Benjamin lo guardò perplesso. - E quindi? -
- Siamo a scuola, no? Cioè poi magari ci vedono... -
- Ed è un problema per te? -
- No, - rispose Ismael stranito a sua volta. - Ma lo è per te. -
- No. -
- Come no? Camminare... cioè... mano nella mano... davanti a tutti... è un po' too much, no? -

La verità era che Ismael sapeva di doversi contenere in pubblico. Gli era capitato di uscire con molti ragazzi, tutti diversi, ma ognuno aveva in comune il non volersi farsi vedere insieme in pubblico. Inizialmente, Ismael aveva pensato che fosse per imbarazzo o per evitare un coming out traumatico, ma alla fine aveva capito che i motivi erano molto meno nobili. Si era adattato a questa soluzione e quindi aveva smesso di mostrarsi apertamente perché, in fondo, a lui interessava scopare e quello lo faceva lo stesso.
Ma con Benji era diverso. Non era stato in grado di capire perché, ma gli voleva bene davvero. E non era per l'ospitalità, né perché se ne era preso cura, né per l'aria buona e profumata che respirava, né per Anakin. Era proprio Benjamin.

- Hai paura che Anakin ti graffi? -
- Beh, un po' sì, - ammise Ismael, - ma non è qui, vero? O te lo sei portato nello zaino? -
- No, è a casa! -
- Allora no, non è per Anakin... è per te! -
- Hai paura che ti graffi io? -
- No, - rise di nuovo Ismael. Adorava l'espressione quasi da manga che Benjamin metteva su quando era interdetto. - Nel senso che magari ti può mettere in imbarazzo. La gente può iniziare a dire che sei gay... e tu non sei gay... no? -
- Senti, - esordì Benjamin scrollando le spalle. - Io... a me piaci tu, a prescindere dal tuo genere. Mi piaceresti anche se fossi una ragazza, una persona non binaria o una persona transgender. Mi piaceresti comunque. Quindi se non vuoi darmi la mano perché la gente può incastrarmi in qualche etichetta arcobaleno, sappi che non me ne frega proprio un cazzo, - ammise il ragazzo.  - Se imbarazza te, il discorso è diverso. -
- Non mi imbarazza, - dichiarò Ismael. - È solo che magari può darti fastidio, no? Magari vogliono incastrarti in qualche etichetta che non ti appartiene o boh... -
- Sempre meglio di una caccia alle streghe, - disse Benjamin. Poi ridacchiò, perché lui lo trovava divertente. - Va beh, comunque, fai come preferisci. Io inizio a entrare altrimenti faccio tardi, - gli comunicò e si avviò. 
- Aspettami! - lo richiamò Ismael raggiungendolo di corsa, poi gli prese la mano e continuò a  camminare insieme a lui verso l'interno della scuola.
- Ehi, Ben! - salutò Arnold, venendo subito ricambiato dall'amico. - MacGairbheith, buongiorno! Non ti ho visto in classe, tutto ok? -
- Tutto ok, - rispose Ismael sorridendo, col cuore che gli batteva forte. - Mi sono perso qualcosa di importante? -
- Nah, soliti monologhi della Flowers sulla nullafacentezza della nostra generazione predestinata all'ignoranza buia, cit. -
- Quanto mi sta antipatica la Flowers, - commentò Benjamin. Non accennava a lasciare la mano dell'altro ragazzo e si comportava con naturalezza estrema.
- Sapessi a me, mi ha messo F- due volte e solo per un piccolo errore di battitura, - sbuffò Arnold. - Comunque, Ben, domani ci vieni allo Slains o mi lasci da solo nel weekend? -
- Verrò sabato, - disse Benjamin. - Se sopravvivo a mia mamma. -
- No, - disse Arnold sgranando gli occhi. - Viene Skye? Davvero? Ma allora io passo a casa tua! -
Benjamin roteò gli occhi e non notò lo sguardo quasi ingelosito di Ismael. 

- È una tragedia! - gridò Moyra dal fondo del corridoio. Corse fino a raggiungere il gruppetto, tanto da avere l'affanno. - Una tragedia! -
- Cosa? -
Moyra si ritrovò di fronte a Benji e non poté fare a meno di notare le mani di lui intrecciate con quelle di Ismael. Storse il naso, ma cercò di ignorare la questione almeno per il momento. - La Flowers sta preparando l'aula per un test e io non ho aperto libro! -
- E tu questa la chiami tragedia? - chiese Ismael sollevando un sopracciglio. Già indispettito per la confidenza tra Arnold e Benji, aveva notato la guardataccia della ragazza.
- Io non ho voti inferiori alla A, non me lo posso permettere! - Moyra scosse Benjamin e poi gli si avvinghiò al braccio libero. - Che cosa facciamo? -
Solo in quel momento, Benjamin ebbe la percezione di quello che gli stava succedendo, allora sospirò. - Penso che mi prenderò una bella C, giusto per avere una valutazione scolastica più variopinta. -
- Cosa state studiando? - domandò Arnold a Moyra. - La Flowers fa gli stessi test ogni anno. Potrei esservi d'aiuto! -
- Oh, sì, ti prego, - disse Moyra liberando Benji e avvicinandosi all'altro ragazzo. - Che se mi affido a Lockhart va a finire che mi bocciano! -
Benji roteò gli occhi ancora una volta, poi, insieme agli altri, riprese a camminare verso le aule. Lui e Ismael, ancora mano nella mano, si trovavano a un paio di passi di distanza da Moyra e Arnold. 

- Quindi... Arnold conosce tua mamma? - domandò Ismael indispettito.
Benji faticò a trattenere una risata e annuì. 
- Fammi capire, lui conosce tua mamma! -
Benjamin annuì ancora, in silenzio. 
- Cos'è, il tuo modo di sedurre? Ci porti tutti a casa tua e ci fai conoscere tua mamma? -
- Noto un lieve sentore di fastidio nel tuo tono! -
- Lieve?! Lieve? È palese che tra te e Arnold ci sia qualcosa, l'avevo notato anche alla festa delle matricole, allo Slains. E poi, vabbè, la principessina ti mangia con gli occhi! -
- Non mi mangia con gli occhi! -
- Sì, invece! Ma quello che mi perplime di più è... perché Arnold conosce tua mamma? State insieme? Cioè, vorrei saperlo! -
- Sai qual è il cognome di Arnold? -
- No, - ammise Ismael. Sebbene fossero compagni di classe, non gli era mai capitato di approfondire la conoscenza.
- Ora è chiaro! - obiettò Benji. - Lui si chiama Arnold River. Come mia mamma. -
- ...nel senso che è un tuo fratellastro? -
- No, - rise Benjamin. - È mio cugino! -
- ...ah, - disse soltanto Ismael sentendosi uno stupido. Perché si era ingelosito tanto? E, soprattutto, con quale diritto? Solo perché Benji era stato gentile con lui, o perché non si vergognava di camminare insieme, o ancora perché avevano dormito insieme, non significava mica che era il suo ragazzo. - Scusa. -
Benji ridacchiò ancora. Era davvero carino quando rideva, gli si illuminava tutto il viso. - Mi ricordavi un po' Anakin, bellino. - 
   
 
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