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Autore: lulette    31/10/2023    3 recensioni
Dal capitolo III
[Sono Arthur, Merlin! Tu sei Merlin, vero?"
Il giovane agì d'istinto.
Un’ intensa luce dorata gli illuminó gli occhi e allungò il braccio libero verso l’altro, sussurrando le parole nella lingua dell’antica religione:
'Ic nelle neah bē!’
Subito Arthur fu sollevato da terra e spinto all'indietro da una forza invisibile. Il re cacciò un urlo di spavento e dopo diversi metri cadde a terra con un tonfo.
Merlin cominciò a correre come se ne andasse della sua vita. Voltandosi indietro vide Arthur rialzarsi e lanciarsi al suo inseguimento.
"Merlin, fermati!" urlava e invece Merlin correva più forte.
"Fermati, ti prego!"
Arthur non l'aveva ancora raggiunto, ma se avesse continuato così presto se lo sarebbe ritrovato addosso. E questo acuì il suo senso di panico.]
[Quasi lo odiò, per la sua mancanza di tatto e comprensione, per la testardaggine che da sempre lo contraddistingueva, per l'arroganza di cui era capace, quando voleva.
E di nuovo usò la magia contro il suo re, senza neanche troppi sensi di colpa.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Mithian, Principe Artù, Will
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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3064 parole

 

 

Capitolo II

 
Adhuc simul

(Ancora insieme)















 

"Perché diavolo non hai accettato subito? Non è da tre anni che aspetti questo momento?"

 

Gaius era piuttosto arrabbiato e la sua faccia era ancora più raggrinzita del solito.

 

"Perché ormai è cambiato tutto da quando ero a palazzo" disse Merlin spalancando le braccia.

 

"La magia non è più vietata, e questo è un bene! Il re è stato di parola"

 

"Non parlo della magia" aggiunse Merlin. "È cambiato Arthur!"

 

"Non più di tanto. Ha avuto un momento di forte sbandamento, quando ti mandò via, ma per il resto Arthur è sempre lui. Meno allegro, meno guascone, d'accordo. Ora è un re più maturo, più serio, forse più triste ma la vita a volte va così."

 

"È sposato! Ha dei figli!"

 

"E cosa pretendevi Merlin? È il sovrano di un grande regno. Non avrebbe mai potuto essere solamente tuo!"

 

Merlin strinse i denti dalla rabbia.

"Io non c'entro. È stato lui a cacciarmi…"

 

"Lo so. Ma ora ha dei doveri verso il suo regno e uno di questi è assicurargli una discendenza."

 

"Mi sembra che non abbia perso tempo!" disse cinico.

'Gaius non può capire. Non potrà mai!' si disse il ragazzo rassegnato.

 

E invece Gaius aveva capito benissimo. Sapeva perfettamente che entrambi i giovani soffrivano dolorose pene d'amore ma purtroppo non poteva farci niente. E quindi forse aveva il dovere di ricordare ai due ragazzi il motivo più alto del loro legame e cioè la salvezza dell'intera Albion. Cosa poteva fare se non rimanere alternativamente accanto ad entrambi e offrire loro la sua amicizia e il suo consiglio, anche se quest'ultimo spesso era malaccetto. Se anche parteggiava nascostamente per loro, non li avrebbe aiutati a illudersi che il loro amore sarebbe stato possibile. Non riusciva a vedere una vita lieta per loro, né separati, né insieme.

 

"Potrebbe essere la tua ultima occasione, Merlin! Io spero che tu un giorno potrai finalmente rivelargli la tua identità, ma se tu rifiuti la possibilità di stargli accanto, questo non avverrà! Arthur ha bisogno del suo mago e tu hai bisogno del re di Albion! Non lo dico io, Merlin. Sta scritto! Devi pensare a fare il tuo dovere. Sarà doloroso? Sì, purtroppo. Ma tu lo farai lo stesso."

 

Merlin respirava a fatica e avvertì un forte calore al viso.

"D'accordo. Avete ragione. Ma non avete idea di ciò che mi state chiedendo!"

 

"Quando sarai con Arthur, non vedrai così spesso né la regina né i principini. Credo però che almeno loro ti piacerebbero. Sono così piccoli e carini. Due terremoti in fieri, beninteso! E la regina è un'ottima regnante, generosa e disponibile."

 

Le parole di Gaius ebbero solo l'effetto di aumentare la sensazione di gelosia bruciante nel suo cuore. Pensare alla regina insieme ad Arthur, nel suo talamo con lei, di notte, era anche peggio di ciò che aveva provato quando c'era stata Gwen. Tanto valeva che Arthur si fosse sposato con lei.

In fondo avevano orchestrato di tutto per liberarsi di Gwen. Ora quell'idea di Arthur gli sembrava un'idea inutile, stupida e crudele. Soprattutto perché era ciò che li aveva separati.

 

E Merlin spesso si dava ancora dello stupido. 

Quando Gaius gli aveva detto che il re l'aveva cercato presso Valiant, si era illuso che Arthur lo rivolesse con sé e sull'onda dell'entusiasmo si era sentito subito pronto a presentarsi a corte con il suo aspetto di giovane servo, ma per fortuna aveva aspettato, perché, tempo due mesi e Arthur era già sposato con Mithian e aveva capito che nulla sarebbe mai tornato come ai tempi felici quando stava con il re a palazzo.


Gaius non aveva torto quando diceva che per adempiere al loro fato, avrebbe dovuto sopportare di tutto.

Se si fosse concentrato su questo scopo, sarebbe riuscito a vedere Arthur solo come il magnifico re di Camelot da sostenere e proteggere. L'amico, il compagno d'avventure, il ragazzo tanto desiderato, sarebbero doverosamente passati in secondo piano, e per tutta la vita.

 

Merlin pensò anche che, un giorno, avrebbe potuto trovare un'altra persona da amare, un altro uomo. E questo gli diede un leggero conforto.

 

Certo, non fino a quando avesse avuto le sembianze di vegliardo come adesso. Né finché avesse avuto sotto il naso l'arrogante bellezza di Arthur con cui fare da paragone agli altri.

 

Per lui la vita era molto lunga, molto più lunga di quella di chiunque conoscesse. Dei suoi genitori, dei suoi amici e soprattutto più lunga di quella di Arthur.

Ma non voleva deprimersi per questo, non di nuovo, non adesso. Ora doveva pensare a riavvicinarsi al re per poter adempiere con lui alla salvezza dell'intero regno: un nobilissimo compito, che meritava qualsiasi sacrificio, compreso quello di veder vivere il re in un modo che, lo sapeva, l'avrebbe fatto soffrire come un cane bastonato.

Era contento di sapere Arthur felice ma non poteva certo essere felice per se stesso.

 

Così il giorno dopo scrisse un breve messaggio al re, dicendogli che accettava la sua proposta e mandò un messo a palazzo perché lo consegnasse.

 

Il messo tornò con un messaggio in risposta per Merlin in cui Arthur gli chiedeva di rivolgersi a Gaius per la sua sistemazione e poi di presentarsi a lui.

 

Merlin sistemò la capanna e gli altri ripari, facendo sparire con la magia tutto ciò che non serviva. Infine noleggiò un carretto con un cavallo per trasportare i suoi averi, più che altro libri e qualche vestito, in modo da non destare sospetti.

 

Gaius lo accolse con un gran sorriso e lo aiutò a mettere in ordine le sue cose. 

"La tua stanzetta è ancora lì se vuoi, ma se preferisci un'altra sistemazione …"

 

"Andrà benissimo. È un po' come tornare a casa." gli sorrise.

 

L'indomani era il giorno di presentarsi al re per i nuovi incarichi. Merlin si preparò con particolare cura. Si lavò e indossò i panni più decenti che aveva. A un certo punto prese una decisione un po' ardita. Con la magia si concentrò su di sé. Occhi dorati e un incantesimo in lingua antica sulle labbra:

 

"Rydych chi'n dod yn ddeng mlynedd yn iau"

 

Quando si guardò fu abbastanza soddisfatto. Non si aspettava nulla di speciale: solo che sentirsi a posto lo faceva sentire più sicuro di sé. Con l'incantesimo si era tolto circa dieci anni d'età. Ora aveva l'aspetto di un settantenne.

L'aveva fatto soprattutto per avere più resistenza e forza. Altrimenti seguire Arthur nei suoi spostamenti sarebbe diventato a tratti impossibile. Sperava che il re non si accorgesse di quel cambiamento.

Spuntò i capelli che ora gli arrivavano sotto le orecchie e pareggiò la corta barba bianca. Questo al contrario lo fece solo per soddisfare quel residuo di vanità che gli rimaneva.

 

Arthur era nelle sue stanze, quando lo ricevette.

 

Sedeva al tavolo e stava scrivendo con la piuma d'oca.

"Vieni Myrddin"

"Maestà!" Merlin si inchinò e rimase in piedi di fronte a lui. Gli sembrava così strano ritrovarsi in quelle stanze così note, dopo un tempo che gli era sembrato infinito.

 

Arthur alzò gli occhi e rimase a guardarlo con espressione incerta.

 

"Myrddin! Scusami ma … sei diverso dall'altro giorno … ti ricordavo più vec … perdonami!" E gli sorrise.

 

"Mi sono solo dato una ripulita per l'occasione, maestà"

 

"Quanti anni hai?"

 

"Settanta!"

 

"Li porti molto bene. Dimmi Myrddin, hai un cognome?"

 

"Silvester*. Mi chiamo Myrddin Silvester"

 

Arthur sorrise:

"E infatti... sei un boscaiolo. Cosa sai fare? Cosa ti piacerebbe fare?"

 

"Ho fatto il servo per molti anni presso una famiglia nobile. Non qui, ma in Irlanda, dove sono nato… Quindi so fare i lavori domestici. Mi piace soprattutto occuparmi della vestizione, della somministrazione dei pasti ma so anche assemblare un'armatura in modo preciso e veloce. Conosco bene Camelot perché in gioventù ho vissuto qui qualche anno. So cucinare all'occorrenza."

 

"In caso di missioni al di fuori di Camelot, è necessario portarsi dietro la tua legna?"

 

"No, sire. In quel caso la legna non serve, basto io."

 

"Dovrai portarti la tua miscela…"

Merlin decise di osare. 

Avrebbe dovuto mentire ad Arthur tante di quelle volte, proprio come stava facendo in quel momento che  decise che per quel che poteva, Merlin gli avrebbe detto la verità.

 

"Mi dispiace, maestà, ma dal momento che accetto di lavorare per voi, credo di non dovervi nascondere nulla. Io …possiedo la magia ma l'ho sempre e solo usata a fin di bene."

 

Arthur sgranò gli occhi. Non se l'aspettava proprio e rimase bloccato per lo stupore.

 

Merlin continuò. "È così che ottengo la legna che non si bagna. Con un incantesimo. È una magia molto utile"

 

"La magia…"

 

"Mi rendo conto maestà. Se avete cambiato parere su di me, non preoccupatevi."

 

"Quindi l'altra volta, … i cuscini sotto di me, quando sono caduto…"

 

"Esatto. Ho usato la magia.

Ma come sapete non l'ho usata troppo bene, poiché vi siete comunque ferito…"

 

"Mi hai curato con un incantesimo?"

"Solo in parte. Non volevo che ve ne accorgeste, visto che ancora non mi conoscevate."

 

Arthur rimase in silenzio a lungo osservando attentamente l'uomo.

 

"Hai famiglia?"

 

Merlin si chiese cosa centrasse quella domanda.

"No. Non mi sono mai sposato, né ho avuto figli… e della famiglia originaria sono rimasto soltanto io."

 

"Come mai?"

 

Merlin aprì la bocca stupito. Perché il re voleva sapere quelle cose?

"C'era una persona… una persona che non ho potuto avere e ho atteso tanto tempo … invano"

 

Arthur lo studiò ancora per un po', poi si alzò in piedi.

 

"Eppure avrei giurato che l'altro giorno non avevi tutti i denti che hai adesso!"

Merlin si mise a ridere, sollevato dal cambio di argomento.

"Beh, sì. Un altro incantesimo, maestà"

E Merlin arrossì. Gli seccava che Arthur pensasse di avere un nuovo servo così vanitoso.

 

"Ti dispiacerebbe se per adesso non parlassimo con gli altri della magia che utilizzi per incantare la legna?

Solo per il momento …"

 

"Certamente. Non lo farò, visto che me lo chiedete voi" 

 

"E accetteresti di venire in missione con me e i miei uomini, nel caso?"

 

Merlin si aprì un gran sorriso.

"Voi adesso mi vedete così, vecchio e magro, ma sono molto più resistente di quello che può sembrare. E poi la magia aiuta…"

 

"Guarda che non ho pensato a te come a un vecchio debole. Anzi mi sembri un uomo in forma per la tua età… soprattutto oggi!"

 

Merlin arrossì nuovamente.

 

"Non so perché, ma

tu mi ricordi qualcuno, te l'ho già detto. Non riesco ancora a inquadrarti. Sei una specie di enigma per me. Ma mi ispiri fiducia"

 

"Mi fa piacere. E per quanto riguarda la fiducia, peccherò di immodestia ma mi sento di dirvi che essa è ben riposta. Non avrete mai a pentirvi di questo."

 

"Ma è vero che nascondi altri misteri?"

 

"Forse qualcuno, mio signore, ma non più della maggior parte delle persone. E comunque non ritengo di avere segreti pericolosi per nessuno, e meno che mai per voi"

 

Arthur sorrise. La voce di quell'uomo, le sue espressioni e il fatto che fosse un mago gli fecero venire in mente …lui. Quasi non osava nemmeno pensarlo quel nome. E una stretta allo stomaco gli ricordò quanto ancora gli mancasse, quanto ancora il suo cuore lo cercasse in mezzo alla folla. E ad ogni ragazzo alto e moro, sobbalzava dalla speranza che fosse lui. Aveva pensato di essere riuscito a mettere una pietra sopra a quella faccenda ed era andato avanti con la sua vita.

 

Teneva a Mithian. Era una brava madre. Una brava regina. Non avrebbe potuto trovare una donna migliore di lei. Non ne era innamorato, ma sapeva che a quel punto, non era poi così importante. Sapeva che ormai non si sarebbe più innamorato di nessuno. Era rimasto del tutto impantanato con Merlin e il fatto di non aver avuto la possibilità di amarlo ne aveva acuito il desiderio ed era rimasto come un segno impresso a fuoco nella sua testa.

 

Il re viveva questa felicità tiepida, questi sentimenti controllati, come una fortuna insperata. Nessun desiderio sfrenato, nessuna intensa passione. Meno gioia significava anche meno dolore. A lui andava bene così. O almeno quasi sempre. Diciamo che per lui, la barca andava lenta, ma comunque andava. Alcune notti non dormiva pensando a Merlin. E fantasticava su di lui mentre altre volte semplicemente piangeva. Quasi sempre ritornava alla stessa scena e la rivoltava, all'infinito. "Voi non prendereste in considerazione l'idea di amarmi ... con tutto voi stesso? È chiaro che se voi vorreste io lo vorrei ancora di più". E Arthur cancellava la sua risposta piena di paura e menzogna. "Ti prego non insistere"

E immaginava di dirgli: " Lo voglio Merlin, ma tu non hai paura?"

"L' unica mia paura é che non possiate amarmi come vi amo io"

"Di questo non devi preoccuparti" 

Si sarebbe avvicinato e l'avrebbe baciato, accarezzato e abbracciato come non aveva mai fatto con nessuno e Merlin avrebbe intravisto cosa c'era nel suo cuore e, ne era certo, se ne sarebbe accorto. 

 

Arthur e Mithian dormivano separatamente. L'uno poteva accedere liberamente alla camera dell'altro e viceversa ma per dormire era uso che ognuno stesse nella propria camera. Era così da sempre per tutte le coppie di reali che li avevano preceduti. Il pensiero di Merlin soprattutto di notte gli risultava insopportabile. E Arthur si limitava a sopportare il dolore, bramando qualche ora di pace e riposo. Durante una delle notti peggiori, quelle dove la mancanza di Merlin si faceva particolarmente sentire, il re era arrivato a toccarsi. Solo come sfogo disperato, per trovare un attimo di sollievo al dolore. 'Queste fantasie sono sciocche e infantili' si era detto, dopo, vergognandosi di se stesso. Ma dopo pochi giorni tornava a fantasticare su quel "sì" che mai gli aveva detto e sulle sue ormai impossibili conseguenze.

 

Solo una cosa riusciva a distrarlo completamente da tutto il resto: i suoi bambini. 

Li adorava. Per lui erano davvero i bimbi più belli, più intelligenti e più simpatici del mondo. Proprio come per qualsiasi altro padre. Era orgoglioso del maschietto, più simile alla madre, con grandi occhi e capelli scuri. Era incantato dalla dolcezza della femminuccia che aveva preso invece i suoi colori. Li benediceva ogni giorno ed era molto grato a Mithian che gli aveva dato la ragione più importante della sua vita. 

Aveva a disposizione ingenti somme di denaro e nel regno aveva il potere di fare qualsiasi cosa eppure non riusciva a godersi i propri figli come avrebbe voluto.

Purtroppo i tanti impegni quotidiani glielo impedivano. Era re, era ricco e non poteva neanche permettersi di portare i figli qualche giorno in montagna o al mare. 






 

Erano passate alcune settimane da quando Merlin era tornato a palazzo. I primi tempi era stato piuttosto agitato, temeva di commettere qualche errore, che avrebbe potuto compromettere il suo lavoro, che avrebbe potuto allontanarlo da Arthur.

 

Si occupava del legname, della preparazione e della vendita. Durante l'estate la vendita diminuiva drasticamente e vendeva qualcosa solamente se pioveva. 

Doveva aiutare Gaius nella raccolta delle erbe medicinali. Dava una mano agli stallieri, ai cavalieri se avevano bisogno di uno scudiero. Vedeva il re abbastanza di rado ma stare a Camelot dove poco o niente era cambiato a parte la famiglia del re, bastava a renderlo sufficientemente felice.

 

Vedeva il re tutti i giorni per pochi minuti, quando Arthur passava in rassegna le scuderie.

Un giorno avvenne che George, portando un grande cesto di panni da lavare, non vide un gradino e ruzzolò per le scale di pietra procurandosi una brutta storta a una caviglia. 

Fu Arthur a chiedere che fosse Myrddin a sostituirlo per un po'. 

"Non è un ruolo particolarmente impegnativo e io non sono molto esigente, ma se non te la senti…"

"Lo faccio con piacere. Solo ditemi se faccio qualcosa che non va…"

"Non preoccuparti. In tal caso sentirai il tuo nome risuonare per l'intero castello…"

 

Merlin rise al ricordo di quei "Merliiin!” gridati da Arthur che una volta udiva spesso, e che gli procuravano un po' di ansia ma anche un certo divertimento. 

 

Era contento di essere stato scelto ma al tempo stesso era spaventato dalla vicinanza al re che quel ruolo comprendeva.

 

Un giorno mentre tornava dalle scuderie incontrò la piccola Seraphine con Arthur. 

La bimba doveva avere circa due anni ed era incantevole, molto simile ad Arthur. Era sporca di marrone attorno alla bocca e anche il delicato vestitino era imbrattato di una sostanza non meglio conosciuta.

Merlin fece un inchino a entrambi.

"Non riesco a tenerla a freno. Anche se la amo soprattutto per questo, sua madre mi mangerà la faccia per averla fatta sporcare così…"

Merlin fece un sorriso a labbra chiuse.

"Mi sembra che vi somigli… alludo ai lineamenti!"

"È vero. È bellissima!"

'Il solito modesto' pensò Merlin.

"Anche se non vale che lo dica io! Sono il padre"

"No. Lei lo è davvero!" disse Merlin, in leggero affanno.

 

"Chi sei?" chiese la bimba a Merlin.

"Sono Myrddin"

"Sei il mio nonno?"

Arthur intervenne. "No, il tuo nonno si trova in Mercia ma verrà a trovarti presto."

"Sei un amico di papà?"

 

"Io sono un servo del tuo papà…"

 

"Però è anche mio amico…" aggiunse il re.

 

Merlin sorrise con gli occhi bassi.

Era emozionato. Anche se il re l'aveva detto solo per impartire alla figlioletta un esempio di buona educazione.


Merlin non aveva ancora visto il piccolo principe da quando era nato. Non ci teneva nemmeno particolarmente. I figli di Arthur erano la manifestazione lampante che il re aveva scelto una compagna, che non era lui.

Erano innocenti e non aveva nulla contro di loro, ma rimanevano comunque la testimonianza più concreta del tradimento di Arthur.

Non avrebbe voluto pensarla in questo modo, perché Arthur l'aveva lasciato andare prima di tradirlo. Ma era così che si era sempre sentito. Non poteva farci niente.

 

La prima volta che vide Martin, questo era il nome del figlio maschio del re, questi era insieme ai suoi genitori. E si rese conto di quanto Mithian avesse acquistato importanza agli occhi di Arthur. Lei gli aveva dato dei bei figli e si occupava di loro.

 

L'infante era molto bello. Rosa e paffuto. Bruno come la madre ma con il fisico robusto del padre.

Merlin dopo poco si allontanò velocemente con una scusa.

Era ancora difficile per lui, stare lì a guardare il perfetto quadretto della famiglia felice di cui Arthur sembrava l'orgoglioso capofamiglia.

 

Quanto avrebbe dovuto aspettare prima che la cosa non gli facesse più effetto, o almeno perché diventasse più sopportabile?

 

Merlin temeva di conoscere la risposta.





 











*Silvester, in italiano Silvestro o silvestre, derivato di selva, bosco.





 


   
 
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