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Autore: lulette    17/10/2023    3 recensioni
Dal capitolo III
[Sono Arthur, Merlin! Tu sei Merlin, vero?"
Il giovane agì d'istinto.
Un’ intensa luce dorata gli illuminó gli occhi e allungò il braccio libero verso l’altro, sussurrando le parole nella lingua dell’antica religione:
'Ic nelle neah bē!’
Subito Arthur fu sollevato da terra e spinto all'indietro da una forza invisibile. Il re cacciò un urlo di spavento e dopo diversi metri cadde a terra con un tonfo.
Merlin cominciò a correre come se ne andasse della sua vita. Voltandosi indietro vide Arthur rialzarsi e lanciarsi al suo inseguimento.
"Merlin, fermati!" urlava e invece Merlin correva più forte.
"Fermati, ti prego!"
Arthur non l'aveva ancora raggiunto, ma se avesse continuato così presto se lo sarebbe ritrovato addosso. E questo acuì il suo senso di panico.]
[Quasi lo odiò, per la sua mancanza di tatto e comprensione, per la testardaggine che da sempre lo contraddistingueva, per l'arroganza di cui era capace, quando voleva.
E di nuovo usò la magia contro il suo re, senza neanche troppi sensi di colpa.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Mithian, Principe Artù, Will
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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3011 parole

 

Capitolo I


Ubi es?


Dove sei?















 

Erano ormai passati tre anni da quando Merlin aveva lasciato Camelot.

 

Arthur aveva passato un periodo terribile, dopo aver mandato via il suo fido servitore e migliore amico. Era diventato prima apatico e depresso. Trascurava i suoi doveri di regnante, beveva troppo e stava bene solo quando dormiva.

 

Fu un brutto periodo anche per la servitù del castello.

George era avvilito, tanto da sentire anche lui la mancanza di Merlin. Quello che faceva non andava mai bene anche se sapeva di essere un bravo servo. Lui non era divertente come Merlin, lo sapeva. Non aveva il dono di intrattenere il re come fosse un vecchio amico. Non andava a caccia con il re, tanto meno in missione. Non era coraggioso, perspicace e nemmeno grazioso come Merlin. Lui era puntuale, preciso, un lavoratore indefesso, ma il re non lo apprezzava. Riusciva a leggere sul viso del re che il sovrano lo trovava noioso e asfissiante. Tutto ciò che preparava al meglio per il re, finiva per essere ignorato quando non apertamente svilito.

George allora se ne andava per tornare a fare ordine solo quando il re si allontanava dalle sue stanze. 

 

I membri del consiglio non se la passavano meglio. Gli avevano parlato. I più saggi l'avevano voluto incontrare a quattr'occhi. Avevano cercato di stimolarlo, di spaventarlo anche, purché tornasse a regnare come aveva fatto fino a pochi mesi prima. Qualche consigliere aveva suggerito in gran segreto che forse al re mancasse una donna, poiché si vociferava che l'ultima fidanzata del re se ne fosse andata con uno dei cavalieri. 

 

Avevano osato prendere drastiche iniziative, tra cui far trovare in camera del re, qualche donna di piacere perché speravano che potesse rilassarsi e dimenticare ciò che lo angosciava. La presenza di una bella donna compiacente nel proprio letto poteva fare miracoli per molti uomini. Non che il re ne avesse bisogno: Arthur era sempre stato apprezzato dal gentil sesso. Ma siccome non  frequentava più nessuna ragazza, avevano provato ad 'aiutarlo'. Tutto per poter riavere indietro il loro amato re.

 

Arthur semplicemente congedava le donne con modi garbati e con una scusa. E non gli interessava neppure di sapere chi gli avesse mandato quei "doni", anche se lo immaginava. Alcuni membri del consiglio erano quanto meno eccentrici.

 

Una sera Arthur entrando in camera non si accorse della persona di spalle che sostava vicino al caminetto acceso.

Stava per buttarsi sul letto quando intercettò quella figura e quasi saltò in aria per lo spavento.

"Oh, dèi! …" strillò.

 

Sfilò il pugnale dalla cintura, poiché si era già tolto la spada che era lontana e gridò: "Chi sei?"

Poi lo mise a fuoco. Il ragazzo era magro, alto, con i capelli neri.

 

'Merlin!'

Lo stomaco sembrò fargli una capriola in pancia.


Il ragazzo si girò lentamente verso di lui. Anche di profilo gli ricordava Merlin.

 

Il giovane uomo lo fronteggiava sorridendo.

 

'No! Non è lui!' e avvertì nell'addome lo schianto della delusione.

 

Il ragazzo si accorse solo in quel momento che il re brandiva un pugnale e sgranò gli occhi di terrore.

"Vi prego maestà. Non fatemi del male" supplicò disperato.

"Chi sei?"

"Mi chiamo Aland!"

 

"Cosa fai qui?"

"Vi prego, riponete il pugnale, maestà."

 

Il ragazzo tremava: Arthur capì che non aveva niente da temere e rinfoderò l'arma.

"Mi è arrivato un messaggio in cui sarei dovuto trovarmi qui a quest'ora."

"E con le guardie come hai fatto?"

"Mi ha scortato fin qui un vecchio signore dall'aria elegante."

"Per cosa? Sei il nuovo valletto?"

Il ragazzo si schiarì la voce e sorrise. "Non so se si dica così, maestà. Sono qui per … farvi compagnia."

"In che senso?"

"Quello che volete … possiamo parlare, posso farvi un massaggio rilassante, posso fare tutto quello che volete…"

Il ragazzo fece un paio di passi lenti verso il re.

Arthur lo squadrò.

'Dèi, quegli imbecilli! Hanno passato il segno, stavolta! Li metterò alla gogna tutti quanti finché non gli verrà una gobba tale che non riusciranno più a rialzarsi sulla vita!’

 

Il ragazzo prese coraggio:

"Sono molto felice, maestà! Me l'avevano detto ma non credevo che foste l'uomo più bello di tutta Camelot. Sarà un piacere oltre che un onore per me, mettermi al vostro servizio…"

 

Arthur alzò una mano per metterlo a tacere.

"Senti Harold…"

"Aland…"

 

"Aland, non prendertela, ma devi andare subito via"

"Ma… io…"

"Tu sei adorabile ma … aspetto già qualcun altro. Mi dispiace, se l'avessi saputo… sarà per un'altra volta!" mentì senza il minimo scrupolo.

"E … il mio compenso?"

"Puoi aspettare un po’ nella camera di fianco. Poi puoi tranquillamente dire loro che il tuo re è stato più che soddisfatto. Non ti smentirò!”

Così dicendo lo spedì fuori dalla porta.

Il ragazzo appena uscito era bello e aveva modi suadenti, ma non gli aveva smosso nulla. E capì che l'unico uomo che gli fosse mai interessato era Merlin. 

Per certi versi questa conferma lo rese triste. Se avesse potuto trovare anche un minimo conforto tra le braccia di un altro uomo, forse si sarebbe sentito meno a terra.


Più passavano i giorni, più Arthur si arrovellava il cervello.

Perché aveva mandato via Merlin?

Solo perché quello stupido bacio per allontanare Gwen era piaciuto un po' troppo ad entrambi?

A Merlin piacevano gli uomini e quindi per lui era comprensibile. Arthur sapeva invece che a lui piacevano le donne ma … purtroppo, ora gli piaceva anche Merlin. E gli piaceva anche più che le ragazze. Si era, odiava ammetterlo, innamorato di lui, altrimenti non si spiegava la sua profonda malinconia di vivere. Poi c'era il motivo peggiore, il suo dolore più grande, il vero rimorso che non gli dava pace: era stato lui stesso a chiedergli di allontanarsi. E l'aveva fatto perché tenerselo vicino significava prima o poi cedere al desiderio bruciante che aveva di lui. Desiderio unito a una dolorosa tenerezza e ad un'intensità di sentimenti che non gli era mai capitato di provare per nessun'altra persona.

 

Aveva scoperto che uno dei modi più efficaci per lenire in parte le ferite del suo povero cuore sembrava essere la vicinanza di Gaius, sfinito ormai dalla  continua richiesta di averlo al suo fianco. Gaius voleva bene a Merlin e anche il ragazzo si era molto affezionato al vecchio medico, per cui averlo vicino glielo riportava alla mente quando ancora provava solo amicizia per il ragazzo. Ed era l'unica persona che provava un dolore simile al suo per la lontananza di Merlin. Simile, anche se non uguale.

 

"Andrà meglio" gli ripeteva il mentore comprensivo. "Un giorno quando starete meglio potrete sempre farlo tornare qui."

Arthur non gli aveva parlato dei suoi sentimenti per Merlin, ma con lui non nascondeva il fatto che il servo gli mancasse molto.




 

'Vederlo, solo … vederlo', era diventata un'ossessione, per Arthur. 

Così una mattina, all'alba, era partito per il regno di Valiant. Si era messo in viaggio da solo: una leggerezza che Arthur non avrebbe dovuto commettere.

 

Gaius che intuì dove Arthur si fosse recato mandò vari cavalieri incontro al re.

Quando Arthur giunse a destinazione, si recò da Valiant.

Gli ci volle mezza giornata per trovarlo.

 

"Principe Valiant, sono qui per vedere Merlin. Ho bisogno di alcune importanti informazioni che credo lui possa fornirmi."

 

"Non è tornato a Camelot, maestà? disse Valiant con profondo stupore.

 

"Che cosa significa?"

 

Valiant aspettò a lungo con lo sguardo basso poi alzò gli occhi su quelli del re.

 

"Merlin non è mai arrivato fino a qui. Non era interessato a ciò che potevo offrirgli. Poco dopo essere partiti da Camelot ha detto che avrebbe proseguito da solo. E siccome eravamo ancora vicini a Camelot, ho pensato che dopo un po' sarebbe tornato da voi. Ma … non l'avete più visto?"


Arthur era costernato. Dov'era finito Merlin in quei sei mesi? Provò un dolore sottile e profondo al petto e allo stomaco. Lui aveva pensato che fin da subito Merlin sarebbe diventato il favorito del principe Valiant. Con dolore e estrema gelosia l'aveva immaginato tante volte tra le braccia del cavaliere nel suo talamo. Invece non era mai stato nel suo regno. Meglio così! Anzi no! Aveva disubbidito ai suoi ordini. E provò un momento di disperazione. Solo in quel momento Arthur capì perché si fosse recato lì. Non solo per l'ossessione di  rivederlo, ma per riprenderselo. Non importava con quanti uomini fosse finito a letto nel frattempo. Solo con Valiant o con altri venti. Però ora che lo rivoleva l'altro non c'era più. Mentre tornava indietro incontrò i suoi cavalieri che gli andavano incontro e tornò mestamente a Camelot con loro. 

 

Per non pensare più a Merlin decise di fare una cosa che aveva sempre odiato. Avrebbe incontrato qualche principessa. Ormai che tutto era andato a scatafascio doveva solo pensare al regno, a sposarsi e a dare degli eredi a Camelot. Aveva perso Merlin per fare in modo che Gwen si allontanasse da lui ed ora stava per ricominciare da capo con un'altra donna.

Quando si dice il destino!

 

Tra le ragazze nobili e le varie principesse che invitò a corte scelse Mithian, principessa di Mercia. La ragazza era bella, intelligente, colta e simpatica. Aveva uno spiccato senso dell'umorismo e non nascondeva di provare una forte attrazione per lui. Era anche giovane e sana: avrebbe potuto dargli figli forti e altrettanto sani. 

 

Dopo poche settimane Arthur sposò Mithian che diventò regina di Camelot. E in un paio d'anni diede alla luce due bei bambini: un maschio e una femmina.





 

Merlin aveva cambiato il suo nome in Myrddin, che non era altro che il suo nome in lingua gallese. Per tutta la durata di quei tre anni aveva sempre fatto il boscaiolo. Vendeva legna soprattutto in inverno poiché con la magia era riuscito a rendere rami e ceppi impermeabili e presto si sparse la voce su di lui e sulla sua legna che con ogni condizione climatica era in grado di prendere fuoco, senza fumo. Non si parlava di magia. Si diceva che il boscaiolo aveva messo a punto una mistura che spennellata sulla legna da ardere la rendeva asciutta per sempre.

 

Anche Camelot mandava i suoi inservienti a rifornirsi di legna da ardere da lui, sebbene Merlin non avesse mai incontrato Arthur.

Ogni mattina presto, Gaius si recava da lui e gli raccontava i fatti salienti successi a Camelot.

Gli portava anche qualcosa da mangiare, come il pudding o le costine di cui Merlin andava ghiotto.

Gli aveva raccontato del dolore del re dovuto alla sua mancanza. Gli aveva raccontato del viaggio fatto dal re fino al regno di Valiant. E gli raccontò anche delle principesse in visita, della regina scelta, del matrimonio e della nascita dei due eredi. Merlin pensò che fosse giusto, che tutto stava andando come doveva andare, ma ciò non gli impedì di provare un forte senso di perdita, come se il suo Arthur ormai non esistesse più, il principe di cui era stato molto amico e con cui, ora poteva dirlo aveva passato il periodo più felice e spensierato della sua vita.

 

Il giorno del matrimonio del re, Merlin non aveva resistito alla tentazione ed era andato a vedere, confuso in mezzo a migliaia di persone. Era stato uno sbaglio. Arthur aveva baciato la sua regina in pubblico.

Merlin lì per lì c'era rimasto malissimo. 

 

'E cosa mi aspettavo, scusa!? È un matrimonio questo! Cosa sono venuto a fare?'

 

Aveva sofferto. Anche perché la regina era giovane e bella. Forse aveva sperato di essere diventato più resistente a certe emozioni, ma evidentemente non era così.

Con il tempo si era detto che se avere una famiglia fosse servito a rendere Arthur felice, allora anche lui doveva accettare la cosa.

Più facile a dirsi che a farsi. 

Ma non aveva scelta. E sentiva che in fondo era giusto così. Era sicuramente quello che Arthur voleva, fin da quando l'aveva mandato via.

 

Quando Gaius gli diceva che il re sarebbe probabilmente passato vicino a uno dei suoi rifugi, Merlin si nascondeva o si allontanava per qualche ora.

Meglio evitare d'incontrarlo, non tanto per paura di essere riconosciuto, il che era pressoché impossibile, ma per non essere tentato di avvicinarlo e di soffrire ancora nel vederlo. 

 

Eppure quella volta non era riuscito a evitarlo. Erano in pieno inverno e una mattina Merlin stava scendendo per un ripido sentiero di rocce in fondo al quale c'era una delle sue capanne più grandi.

Arthur in carne ed ossa  sostava proprio di fronte alla sua abitazione. Merlin rimase immobile senza fiato. Gli sembrava di avere un'allucinazione. Arthur non era cambiato. Era ancora il ragazzo stupendo che ricordava. 

Con la coda dell'occhio intravide a una certa distanza da lì un manipolo di cavalieri. Forse c'erano anche i suoi vecchi amici insieme a loro. Merlin dovette fermarsi, per non rischiare di cadere, tanta era l'emozione di trovarselo di fronte.

 

"Ehi buon uomo! Siete voi che vendete la legna che non si bagna?" gli urlò il re da sotto in su.


Merlin impedito dalla legna che aveva tra le braccia disse immediatamente. "M- maestà! Sì, sono io! Arrivo"

 

"Fate con calma, amico mio"

Che colpo al cuore per Merlin! Nonostante gli avvertimenti del re, Merlin scese molto velocemente e Arthur, preoccupato che il vecchio cadesse sfracellandosi, gli andò incontro ma fu lui a inciampare. D'istinto Merlin usò la magia, senza formule e senza gesti. Solo con il bagliore dorato delle sue iridi, ma nessuno lo vide e Arthur sbigottito si ritrovò sdraiato su un paio di cuscini che l'avevano protetto dalla caduta e lasciato illeso. O quasi, poiché una mano del re era rimasta fuori ed era piena di escoriazioni.

 

"Cos'è successo?" chiese Arthur. "Da dove vengono questi cuscini?"

 

Merlin era piuttosto agitato. Sapeva di non correre rischi in quanto Arthur stesso era stato di parola e aveva liberato la magia già tempo prima ma forse temeva che il re potesse riconoscerlo.

 

"Li avevo in mano maestà, insieme ai rami!"

 

"Non credere che non ti sia riconoscente, ma cosa ci facevi con dei cuscini?"

 

"Ecco, vedete, maestà. Su per di qui" e indicò la via da dove era venuto "c'è una grotta che utilizzo come riparo, quando non sono tranquillo, come quando sento parlare di predoni o bestie feroci in zona. Solo che … ogni tanto i cuscini vanno lavati!" asserì, indicando il torrente che scorreva lì vicino.

 

Arthur assentì con un sorriso.

"Certo. Sembri un vecchio piuttosto in gamba. Hai dimostrato riflessi pronti e buona mira."

 

"Una volta ero un valente scudiero. Forse qualcosa mi è rimasto."

 

Entrambi scesero lentamente fino alla terra in piano. 

"Sanguinate? Non sono stato poi così veloce" disse Merlin con un po' di preoccupazione nella voce.

 

"Non è niente!"

 

"Venite con me nella

capanna."

 

"Sono qui Arthur" disse Gwaine che aveva seguito l'intera scena e li aveva raggiunti "entrerò con voi!"

 

Il re non poteva rischiare di entrare da solo nella casa di uno sconosciuto. Merlin sorrise affettuosamente al vecchio amico, che lo guardò con curiosità.

Il re era lì, nella sua capanna, con un piccolo sorriso e il solito cipiglio deciso. Bellissimo e forte, come lo ricordava.

Arthur si sedette.

 

"Come vi chiamate?"

 

"Mi chiamo Myrddin"

 

Merlin tirò su il capo e per un attimo si guardarono negli occhi.

 

"Ci conosciamo?" fece Arthur.

 

"Non credo, maestà!"

E mostrò ad Arthur un sorriso un po' sdentato.

 

"Eppure i vostri occhi mi ricordano qualcuno… avete qualcosa di familiare."

 

Merlin cominciò a sudare.

"Sono a Camelot da poco. E non ho parenti in vita, sire!"

 

"Certo. Mi sarò sbagliato."

 

Merlin lavò la mano di Arthur con abbondante acqua. Prese un vaso con un unguento alle erbe e avvolse il tutto con una benda pulita. 

"Credo che tra poche ore, la ferita migliorerà sensibilmente."

 

Merlin faceva fatica a guardare Arthur che invece aveva continuato ad osservarlo.

 

"Sei un medico?" chiese Arthur.

 

"No. So usare solo qualche metodo naturale efficace."

 

"Gaius è il medico di corte. Lo conoscete?”

"Ne ho sentito parlare, anche se non ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente." mentì Merlin.

 

"È anziano"

"Lo sono anch'io"

"Ma siete molto diversi e tu potresti dargli una mano. Ci vorrebbe qualcuno di fiducia, che conosca le erbe da raccogliere e che lo accompagni nelle visite."

Merlin intravide la possibilità di tornare a Camelot che aveva a lungo atteso per poter vivere ancora al fianco di Arthur. Ma ora che era sposato con figli, non era più così tentato dalla proposta. E prese tempo.

 

"Non so maestà. Non sto male qui e voi non mi conoscete abbastanza da potervi fidare di me. Dovrei pensarci!"

 

"Ecco, bravo, pensaci e fammi sapere. E per quanto riguarda le persone oneste, io mi fido del mio sesto senso."

Merlin fece un inchino verso Arthur.

"Puoi prepararmi legna sufficiente per un falò?"

"Della durata di quante clessidre circa circa?"

"Quattro o cinque"

"Certamente." Merlin si mosse spedito, mettendo i rami all'interno di un sacco.

Arthur si allontanò lasciando a Gwaine l'incombenza del pagamento dopo avergli dato un sacchettino di monete.

"Grazie di tutto, Myrddin. Fatevi vedere a palazzo!"

"Grazie a voi Ar… maestà!"


"Avete fatto colpo sul nostro re. È una cosa rara, caro signore!" sussurrò Gwaine.

 

"Voi dite?" rispose Merlin guardandolo negli occhi solo un attimo.

Gwaine pagò la legna e disse: "la vostra invenzione è fantastica, Myrddin! Come ci siete riuscito?"

Merlin sorrise: "Perdonatemi cavaliere, ma se ve lo rivelassi, non avrei più l'esclusiva e rischierei di non riuscire a vendere nemmeno un pezzo di legno…"

 

Gwaine sorrise e pensò che quell'uomo parlasse in un modo piuttosto colto per essere un semplice boscaiolo. In più, non aveva paura di dire ciò che pensava e questo gli piacque.

Quel vecchio doveva essere stato un bell'uomo ai suoi tempi. Aveva due occhi blu grandi e luminosi che contrastavano con il resto del viso assai rugoso. Era alto e magro anche se aveva un principio di gobba. Pensò anche lui per un attimo, che, come Arthur, il vecchio gli ricordasse qualcuno. Si mosse per raggiungere gli altri e non ci pensò più.

 

Merlin al contrario di Gwaine, non riuscì a non pensare a quella visita per tutto il giorno. E a quello che Arthur gli aveva proposto.

Era tentato, ma sarebbe stata una buona idea?

 
   
 
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