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Autore: Mai Valentine    02/11/2023    0 recensioni
«Cosa vuoi che siamo, donna?» gli aveva chiesto una mattina poco prima dell’alba, il giorno prima di approdare a Sabaody.
«Amici?» gli aveva risposto cercando di ricomporsi con ancora i battiti del cuore accelerati.
«Non chiedi altro?»
«Zoro sono abbastanza grande da capire cosa possiamo essere e cosa no. Ho nove anni più di te» aveva sorriso accarezzando la schiena con la punta delle dita. Zoro aveva sussultato ma si era alzato e senza dire più una parola era andato via.
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ZoRobin e riferimenti SaNami
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Caffè e Sakè
 
 
 
Le gambe strette al petto, lo sguardo verso il cielo ad ammirare la luna. I lunghi capelli corvini ricadevano sulle spalle.  La tazza di caffè vuota era abbandonata sulle assi della nave.  Robin non pensava che le parole di Zoro potessero ferirla, scalfirle l’anima e riportare alla memoria tutto ciò che cercava di dimenticare notte dopo notte. Il loro rapporto era sempre stato complicato dal primo giorno, ambiguo dopo Skypiea. A volte i loro odori si mischiavano, mescolandosi e il caffè assumeva le note dolciastre del sakè. A volte lei aveva dei segni rossi sul collo, altre lui graffi sulla schiena. C’era un tacito accordo tra loro, si trovavano di notte, quando tutti dormivano, nell’ acquario bar o nella coffa e consumavano la loro passione. Corpo contro corpo. Labbra contro labbra. A volte lui si addormentava sul suo seno e lei gli accarezza i capelli canticchiando una antica ninna nanna di Ohara. Altre dormivano schiena contro schiena fino all’alba per poi separarsi. Non avevano mai definito il loro rapporto, oltre a considerarsi amici. 
 
***
«Cosa vuoi che siamo, donna?» gli aveva chiesto una mattina poco prima dell’alba,  il giorno prima di approdare a  Sabaody.
«Amici?» gli aveva risposto cercando di ricomporsi con ancora i battiti del cuore accelerati per l’orgasmo. 
«Non chiedi altro?» 
«Zoro sono abbastanza grande da capire cosa possiamo essere e cosa no. Ho nove anni più di te» aveva sorriso accarezzando la schiena con la punta delle dita. Zoro aveva sussultato ma si era alzato e senza dire più una parola era andato via. 
***
 
Dopo quella notte non si erano più incontrati. Aveva dovuto aspettare due anni.  A Saboady si erano lanciati sguardi fugaci. Sull’isola degli uomini pesce erano stati subito divisi, poi la sua reazione contro quel polipo spadaccino.  Infine, era calata la notte e lei era andata a cercarlo, per ringraziarlo ma non avevano parlato molto, erano stati i loro corpi a farlo. Gli erano mancati i loro momenti fugaci.  Erano stati amanti per tutte le notti di navigazione fino a Punk Hazard ed erano stati scelti per esplorarla insieme. La fortuna gli aveva sorriso. In debito con loro da due anni. Fino a quel momento. Quando la reazione di qualche ora fa l’aveva stupita.  Aveva bevuto più del solito dopo una gara di bevute con Nami ma le  parole trapelavano altro, se la sua mente fosse stata poco meno razionale avrebbe detto che erano intrise di gelosia.
 
***
Erano tutti ancora in cucina. Sanji puliva i piatti aiutato da Nami. Usopp raccontava storie delle sue avventure a Chopper e a Momonosuke che lo guardavano con occhi rapiti. Brook suonava il suo violino allietando la serata. Rufy si era legato al frigo, gridando che aveva ancora fame.  Robin era seduta tra Franky e Law. sul tavolo il suo diario rivelava tutti gli appunti presi sui poignegriffe, sospirava. A interrompere il silenzio era stato Trafalgar Law.il misterioso chirurgo della morte.
«Dove hai imparato a leggerli» disse. Aveva alzato gli occhi verso il suo interlocutore, sorpresa. Anche Franky era stupito di quell’osservazione fino a quel momento non aveva mostrato nessuna curiosità per nessuno di loro.
«Perché la nostra Robin è unica. Super!» Gridò
«Grazie» gli aveva sorriso Robin. Sanji aveva iniziato a gridare contro il cyborg che quel sorriso era solo per lui finché Nami non gli aveva chiesto di prepararle qualcosa di dolce e del caffè e Sanji si era perso in complimenti sulla sua dea mentre Rufy piagnucolava disperato.
«Allora - continuò ignorando il caos alle sue spalle - dove hai imparato?» disse ticchettando le dita sul tavolo.
«A Ohara, la mia isola, da un gruppo di archeologi, di nascosto - sospirò - Ero sempre sola e loro sono stati la mia unica compagnia, fino al Buster Call» e Trafalgar notò l’incupirsi dello sguardo e la posizione chiusa delle braccia poi un improvviso sorriso «è vero ho dovuto aspettare vent’anni ma ne sono valsi la pena, ho trovato la mia famiglia» Franky scoppiò in lacrime, per poi abbracciarla. Sanji si avventò contro il cyborg per essere subito fermato nuovamente da Nami.
 Law alzò le spalle «Dopo desidero parlarti… in privato». Brook intervenne con un commento non richiesto «Yohoho un appuntamento segreto» e Zoro al suono di quelle parol  si era sollevato dal divano spingendo in terra  il samurai Kin’emon che gli russava accanto. Gli occhi di Roronoa erano rossi e fissavano prima Law, Robin e Franky.
«Vedo che ti interessa essere circondata dall’attenzione di uomini più grandi. Con quanti sei stata prima?»
Calò il silenzio. Neanche più Rufy si lamentava di aver ancora fame. Usopp e Chopper si erano voltati verso Zoro con la bocca aperta. Brook tappò le orecchie a Momonosuke.  Robin si era alzata dal suo posto e lanciando un sorriso di circostanza aveva risposto con un nodo alla gola «tanti». Zoro abbassò lo sguardo stringendo i pugni, solo in quell’istante si rese conto di aver esagerato, quando aveva visto il sorriso spegnersi sul volto dell’archeologa e i suoi occhi intristirsi. Franky in un impeto di collera aveva sollevato Zoro dai lembi della maglia «che diamine ti prende. Non sei per niente SUPER!»
 Nami gli aveva lanciato un coltello proprio in mezzo le gambe. Sanji era partito all’attacco con il suo diable jambe. «Come ti permetti marimo di dire una cosa del genere».  Zoro aveva parato il colpo con le sue spade «Non sono affari tuoi stupido cuoco». Nella confusione Robin abbandonò la cucina nel più silenzioso dei modi. Law l’aveva seguita con lo sguardo per poi vederla sparire oltre la porta. 
***
Era sulla coffa da diverse ore e il caos si era calmato da un pezzo ma la sua memoria affondava i denti nel passato; in quegli anni di solitudine dove per fame e per sopravvivere aveva fatto di tutto. Con i suoi compagni non ne aveva mai parlato apertamente, solo qualche piccolo accenno con Nami e ovviamente con Zoro. Per questo le faceva ancora più male. Ricordava ancora le mani di quegli uomini sul corpo e le voci affannose ma mai i loro volti perché quando accadeva chiudeva gli occhi. Anche con Crocodile.  Sospirò ancora. Sentì sul suo corpo la stanchezza e la ferita alla spalla bruciarle più di prima e anche leggere le risultava difficile. Gli occhi poi si aprivano e chiudevano e il mare diveniva sempre più un punto lontano. 
 
***  
Una mano ruvida e calda le sollevò la coperta fino al mento. Si era addormentata, sì ma per quanto? In Robin scattò subito il senso di colpa e frustrazione ma quando si voltò vide che Zoro era seduto accanto a lei con un thermos di caffè e una caraffa di sakè. 
«Scusa se ho tardato ma la dannata coffa si è spostata» disse con voce profonda e seria. Lei lo scrutò, abbozzò un sorriso. Zoro le passò una tazza di caffè caldo. «Perché sei qui?» gli chiese. L’odore dell’alcool era forte ma delicato le narici, era l’odore distintivo di Roronoa Zoro quando non combatteva. «Perché volevo allenarmi e poi ti ho vista e ho pensato di portarti il caffè ma la coffa si era già spostata di nuovo». Sebbene non le confidò che il piccolo suggerimento gli era stato fornito da sopraciglio riccio che aveva beccato in cucina di notte, con Nami.
«Grazie» disse Robin.
«Dannazione donna, dovresti essere arrabbiata con me, non dirmi grazie!» rispose con rabbia.
«Lo sono Zoro perché tu più di tutti dovresti sapere cosa ho fatto per sopravvivere ma apprezzo questo tuo tentativo di rimediare» Zoro si zittì incrociando le braccia e chiudendo l’unico occhio sano godendo del profumo della sua compagna. 
«Mi dà fastidio come ti guarda. Lui è più grande di me, no?» disse con gran fatica, sentendo lo stomaco sotto sopra. Era come se un nemico lo avesse aperto in due e fatto uscire tutte le sue viscere e i suoi pensieri. Robin lo fissò spalancando gli occhi grandi e azzurri. «E anche Franky» continuò. Robin fece scivolare la tazza in terra. «Non che questo significa che io sia geloso» si giustificò Zoro. Robin gli prese la mano stringendola nella sua. Roronoa per nascondere l’imbarazzo portò alla bocca la coppa di sakè. Avevano dormito insieme numerose volte ma quei gesti innocenti bruciavano come il fuoco di Punk Hazard. «Ricordi ancora quella conversazione?» domandò Robin sorpresa. Zoro sbuffò. «Sì» rispose seccamente senza aggiungere altro tracannando ancora alcol. «Zoro guardami» disse con dolcezza tanto da farlo tremare. Zoro si girò verso Robin, i suoi grandi occhi azzurri brillavano per le lacrime. Buttò giù la saliva sentendo un nodo alla gola. Ora perché stava piangendo? Non aveva mai pianto, mai, neanche davanti a lui. Prima.  Dannata donna! Pensò con disperazione. Robin vedendo il voltò di Zoro inasprirsi per la preoccupazione lo baciò. Era un bacio diverso dagli altri che avevano condiviso. Era un bacio dolce, da amanti. Zoro ricambiò travolgendola donna con il suo corpo trattenendola per i polsi. “Mi farai uscire pazzo” disse con il fiato corto tra l’eccitazione e la rabbia. Proprio a volte non la comprendeva. Robin capì che a quel punto doveva essere chiara con lui e mettersi a nudo più di quanto avesse già fatto. «Voglio te Roronoa Zoro ma non è giusto legarti a me. Il mondo è vasto oltre questa nave e prima o poi incontrerai una principessa e non una come me» disse con voce spezzata. Zoro la liberò dalla sua forte presa «Robin trovo presuntuoso da parte tua decidere per me la mia donna ideale e poi ho qui te, la bambina demoniaca che cosa vuoi che me ne faccia di una principessa». Robin gli accarezzò il viso senza barba sfiorandogli le labbra umide mentre il suo petto si alzava e abbassava. «Possiamo essere qualunque cosa tu voglia, dannazione» disse von voce profonda che a Robin fece perdere un battito. «Va bene Zoro, allora saremo come il caffè e il sakè». Zoro alzò un sopracciglio confuso «qualunque cosa voglia dire va bene così».  Si baciarono ancora una volta tenendosi stretti l’uno tra le braccia dell’altra fino all’alba.

Angolo Autrice 

Era davvero da tanto tempo che non scrivevo più su EFP e sono tornata con  una raccolta di  FF su Zoro e Robin dopo aver ripreso l'anime e la lettura del manga. Spero vi piaccia.

A presto. 

Mai Valentine
 
   
 
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