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Autore: Freaky_Frix    07/11/2023    0 recensioni
Raccolta di racconti sul mio universo cartaceo che partecipa al Writober 2023 di Fanwriter.it. Estratto dal primo racconto:
Il contenuto di quel cassetto era la sua felicità, che aveva assaporato per qualche anno per poi perderla, inesorabilmente, e non ottenerla più. Ed era stata, a suo tempo, tutta racchiusa in un paio d’occhi identici a quelli, color caffè, capaci di vedere persino oltre gli spettri e i demoni, occhi per i quali Ivan, più giovane e completamente innamorato, avrebbe fatto qualunque cosa. Gli occhi della sua Cassandra.
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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31/10 – Tomba

Personaggi:
Agente: dipendente statale del Ministero della Difesa, sezione 33.
Infetto: individuo affetto da una patologia cronica che muta la struttura dei globuli rossi causandone la morte prematura e il conseguente deficit da parte del midollo osseo, che non riesce a sopperire a questa mancanza. Gli infetti, di conseguenza, devono seguire una specifica terapia a base di integratori e trasfusioni per non morire. Quando i globuli rossi diminuiscono oltre una certa soglia, alcuni infetti perdono di lucidità e attaccano le persone con il fine di nutrirsi del loro sangue. Un simile infetto viene definito come ferale e deve essere contenuto dagli agenti.
 
Kajus Kohlheim è un Infetto. È un chimico.
Sarah Spencer è un’Infetta. È una benefattrice.
Victor Waterfall è un ex-agente del Ministero ed è l’ex marito di Margaret. È stato condannato a 12 anni di carcere perché abusava di sua moglie e dei suoi figli. Uscito per buona condotta prima dello scadere dei 12 anni, è ricercato per omicidio. È un segugio.
 
La nebbia era un fenomeno piuttosto raro in città, ma quella notte aveva deciso di fare capolino dalle montagne, accomodandosi proprio ai loro piedi, dove si ergeva il cimitero.
 
Il camposanto racchiudeva un’essenza elegante d’altri tempi: le lapidi spuntavano dal terreno come pallide dita ossute fino a scomparire tra ciuffi incolti e cappelle dove i morti riposavano avvolti dal cemento. A differenza di quanto si sarebbe potuto pensare, il cimitero era in realtà un luogo molto tranquillo, privo di particolari alterazioni sovrannaturali, dal momento che gli spiriti dei defunti tendevano – quando capitava – a restare nei paraggi del luogo della dipartita, senza seguire il corpo nella terra.
 
Quella notte, tuttavia, quando i cancelli erano chiusi e nessuno a parte qualche gatto o scoiattolo avrebbe dovuto aggirarsi tra le lapidi, la porta di un mausoleo – uno dei pochi presenti – era accostata, e dall’interno del piccolo edificio pallido proveniva un leggero bagliore.
 
Sarah sapeva che avrebbe potuto usare uno smartphone o una torcia elettrica, ma aveva sempre pensato a sé stessa come a una donna dall’anima antica, così aveva portato con sé un paio di candele. Quel mausoleo era suo, anche se ufficialmente non vi era sepolto nessuno. Nessun cognome sulla facciata, nessun mazzo di fiori all’interno o nelle vicinanze. Il motivo era in realtà molto semplice: a cosa serviva apporre fiori e nomi su un luogo che fungeva da rifugio, più che da dimora eterna?
 
Sarah sorrise, pensando a ciò che si celava sotto il suo sedere. La donna si era infatti accomodata sulla tomba che occupava la maggior parte dello spazio – alta, spessa e di marmo, nascondeva un’entrata che si trasformava in un tunnel. Il corridoio – scavato interamente con la magia, levigato e immerso nell’oscurità – collegava alla città la sua villa, lontana, immersa nel verde del bosco e circondata da un incantesimo di difesa che la rendeva perfettamente invisibile. Affinché il corridoio si aprisse, tuttavia, c’era bisogno della mano della padrona, ed era per quel motivo che lei si trovava lì, con una candela in mano, seduta su una tomba finta, ad attendere il suo servo.
 
Victor Waterfall di solito usava il bosco per tornare, ma quella notte la donna aveva avuto l’impressione che non fosse saggio per lui inoltrarsi nella boscaglia; gli alberi sussurravano inquieti, e lei era stanca: non avrebbe potuto usare un portale per alleggerirgli il viaggio.
 
Non che lo meritasse: quell’uomo si era rivelato un egocentrico, contravvenendo a ogni singola regola che lei gli aveva dato. Come servo si era dimostrato ingrato e famelico, ma era sicuramente migliore del ragazzino nascosto in bella vista.
 
Sospirò. Non avrebbe dovuto farsi coinvolgere emotivamente negli affari di quei due miserabili assassini, ma anche se non lo avrebbe mai ammesso, adorava farlo. Si immergeva nelle pozze delle loro emozioni come avrebbe fatto con una fonte termale e vi sguazzava all’interno, rimestando dolori, paure e ingiustizie che le loro menti malate continuavano a riportare a galla.
 
E lì, pensò con una certa soddisfazione, seduta nel suo mausoleo di bugie, sedeva simile a una Lucy Westenra moderna, in attesa degli uomini che l’avevano amata in vita e che l’avrebbero uccisa in morte.
 
Io però non lo lascerò accadere, si disse.
 
Nessuno l’avrebbe fermata, o sottomessa. Né Waterfall, con la sua forza bruta, né Mathers, con i suoi guaiti da cucciolo spaventato. Né tantomento l’avrebbe fatto Kajus, così concentrato sulle sue ricerche da aver dimenticato persino perché le stesse svolgendo.
 
No, io sono la burattinaia, si disse. Loro, tutti loro faranno esattamente quello che dico io.
 
Note: bene, con una settimana esatta di ritardo si conclude il mio Writober. Lucy Westenra è un personaggio di Dracula, e vi saluto alla prossima.
   
 
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