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Autore: Selene123    10/11/2023    4 recensioni
Una versione alternativa dello scontro tra Oscar e Saint-Just nell'episodio 35 perché non mi soddisfaceva abbastanza l'originale.
[traduzione del mio oneshot in inglese: https://archiveofourown.org/works/51357529]
Genere: Angst, Avventura, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Saint-Just
Note: Lime, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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Il comandante Oscar François De Jarjayes era l'avversario perfetto e Saint-Just voleva confrontarsi direttamente con lei. Faccia a faccia. O meglio, faccia a maschera – la stessa che indossava il secondo prima di estrarre il pugnale da sotto il mantello e assalirla.

C'era qualcosa in quella donna che lo stuzzicava. Quella spilla azzurra sulla giacca blu e oro era il motivo principale per cui voleva ucciderla. Degli aristocratici bisognava diffidare, sempre, e lei era una di loro. Il mero essere una bellissima donna elegante in sella a un cavallo bianco con indosso un'uniforme cucita su misura in mezzo ad un reggimento di uomini poveri e rozzi lo dimostrava. Poco importava quanto provasse a comportarsi come un'umile dea scesa dal cielo per graziare qualche plebeo con il suo supporto, lei era un nemico. Di conseguenza, qualcuno di cui sbarazzarsi. E ancora, era fondamentale per lui e i suoi scagnozzi distrarre, rapire e toglierla di mezzo. Il piano per  infastidire i soldati della Guardia e provocare una reazione violenta da parte dei cittadini così da guidarli poi verso Versailles necessitava del suo sangue. Pardonnez-nous, le Commandant, c'est une question d'une importance vitale.

Eppure, la figura che si stagliava sopra la folla gli faceva perdere la testa e ascoltarla parlare con i suoi soldati voglia di sentirsi impartire degli ordini. Un vero peccato dove spegnere quel fuoco che bruciava fiero nel suo sguardo... Doveva essere lui il privilegiato, l'eletto a compiere un compito tanto importante. Doveva essere lui l'ultimo su cui posare i suoi occhi di ghiaccio, le proprie mani dovevano essere sporche del suo sangue.
Mentre i parigini inneggiavano alla liberazione di dodici uomini innocenti detenuti su proposta di Bernard Chatelet, Saint-Just la attaccò alle spalle con il pugnale ben saldo tra le dita. Aspettò un istante, il tempo necessario per concentrarsi e non mancare il bersaglio. Come previsto, Oscar si accorse dei suoi movimenti e si voltò al momento giusto. Gli afferrò il polso e, in men che non si dica, caddero entrambi a terra circondati dalla folla, ignara dello scontro, che marciava verso la prigione dell'Abbazia. Il Comandante della Guardia Nazionale era in assoluto la persona più agile e pronta allo scontro che avesse mai incontrato. Vendeva cara la pelle fino all'ultima goccia di sudore, schivava ogni colpo senza la minima preoccupazione di perdere quel viso meraviglioso sotto la lama scintillante della sua arma. 

In lontananza, una voce maschile chiamava il proprio superiore confondendosi con il tumulto della protesta. 

Era lì, a terra, che cercava di sopravvivere a un vero e proprio agguato strisciando sul terreno con addosso un uomo mascherato che voleva la sua testa e il suo corpo. Oscar riuscì a raggiungere l'apertura di una fognatura e a liberarsi dal peso di Saint-Just. Caddero entrambi in un rivolo di acqua sporca, finalmente da soli e isolati dalla confusione della via. Il ribelle continuava a cercare di pugnalarla, rimanendo sopra di lei finché non lo calciò abbastanza lontano da potersi rialzare e vederlo finire nuovamente con la schiena sul terreno. 

- Mi ricordo di voi. - gli disse in tono deciso. - Voi siete l'uomo che voleva uccidere il principe di Spagna. 

Quando la sua voce lo raggiunse, un brivido freddo lo attraversò, lasciandolo confuso con la schiena a terra per alcuni istanti. Dietro la maschera apparve un ghigno sornione, provato soltanto dal movimento degli occhi. 

Le mani dell'ufficiale sfoderarono la spada: era tempo di confrontarsi sul serio.

Saint-Just si rialzò e si precipitò verso di lei con il pugnale puntato al suo petto. Non c'era mossa che Oscar non riuscisse a prevedere, nessun passo falso che la traesse in inganno. Invece di scoraggiarlo, la sua bravura sembrava nutrire una passione che bruciava nelle vene, spingendolo ad usare ogni singola strategia per imporre la propria supremazia. Nonostante la semi-oscurità, i due contendenti riuscivano a fronteggiarsi alla pari. Sembrava quasi che stessero danzando: le strade di Parigi non avevano mai visto uno scontro così pieno di grazia, agilità e scaltrezza. Come faceva l'uomo a fronteggiarla usando solo un pugnale invece di una spada regolare? Nessuno aveva intenzione di cedere, a qualunque costo. Mentre Oscar si difendeva e attaccava con l'istintiva precisione di una leonessa, Saint-Just la studiava, rifletteva velocemente e traduceva tutto in movimenti perfetti. 
Dopo un lungo affondo, si ritrovarono praticamente uniti. Le due armi si erano incastrate l'una nell'altra, limitando il raggio di azione.

Essendo stata impercettibilmente tagliata da Oscar, la maschera si ruppe in due metà esatte; prima che gli cadesse, però, Saint-Just era riuscito a coprirsi il volto con la mano libera. 

Ora o mai più.

Il sangue gli ribolliva nelle vene, era pronto per un'ultima danza e poi sarebbe scappato fino all'occasione successiva. Con il pugnale conficcato nell'elsa della spada, l'uomo si avvicinò sempre di più ed afferrò la sua rivale per la vita.  Nonostante avesse il viso scoperto e su Parigi splendesse un sole caldo e accecante, era comunque difficile riconoscerlo a causa sel buio della fognatura. La donna riusciva soltanto a scorgere i suoi occhi tra i raggi di luce che filtravano dalle grate e illuminavano il suo sorriso arcigno.

Quando il comandante finalmente si accorse che quella mano la stava tirando sempre più a sé provò in ogni modo a liberarsi, ma il suo corpo non pareva collaborare. 

All'improvviso Saint-Just si diresse verso l'angolo più buio e la spinse contro il muro bagnato, obbligandola a un bacio. Oscar provò a divincolarsi, ma la cosa pareva sortire solo effetti opposti e indesiderati da parte del suo aggressore. Sentì le sue labbra umide aprirsi sulle proprie prima di lasciarle un piccolo morso. Con gli occhi chiusi l'uomo le bloccò il braccio sinistro alla parete e gettò via la spada dall'altra mano. Si muoveva rapido, esperto, come se sapesse esattamente cosa fare.

Senza via di fuga, la donna tentò in ogni modo di protestare. Sopra le loro teste marciava una folla enorme troppo distratta e rumorosa per accorgersi di loro, nascosti là sotto. 

Nel momento esatto in cui Sain-Just si scostò per osservare quel viso arrossato, esausto e sudato, Oscar trovò un po' di fiato in corpo pregando che fosse sufficiente per attirare l'attenzione di qualcuno. 

- André! André! - gridò mentre l'uomo mascherato scoppiò in una fragorosa risata. - André, sono q—... - ma le sue parole vennero subito interrotte. 
Il ribelle la baciò di nuovo, più intensamente e questa volta decise che avrebbe dovuto lasciare un segno sul suo volto di nobildonna. Era evidente che non avrebbe potuto vincere né ucciderla, ma voleva che si ricodasse di lui il più possibile.

Quando morse ancora, fece attenzione a premere di più fino al punto di sentire il sapore del sangue. Passò la punta della lingua sulle sue labbra, ben consapevole del fatto che fossero un frutto proibito che avrebbe maledetto e sognato per il resto dei suoi giorni. 

Una volta finalmente fuggito, Oscar percepì un'ombra di saliva sulla propria pelle. Senza fiato, la donna recuperò quel poco di energie che ancora aveva in corpo e, raccolta la spada, la lanciò nella direzione del suo assalitore; quest'ultimo, ormai lontano, seminò l'arma, la cui lama si conficcò nelle fuge del pavimento di pietra. Le sue dita affusolate sfiorarono il segno del morso e un conato le strinse lo stomaco. Il gusto del suo respiro pesante le riempiva la bocca come un invito a liberarsene vomitando, ma sapeva che se lo avesse fatto sarebbe svenuta nel giro di pochi istanti. Si appoggiò al muro e lo seguì fino a che non trovò una via d'uscita. Ogni singola parte del corpo era dolorante, ma non c'era tempo da perdere. I suoi uomini avevano bisogno di lei e non poteva deluderli.

***

André la stava cercando in ogni strada di Parigi mentre tutti intorno a lui, compresa la compagnia B, stavano già raggiungendo la prigione. Controllava dietro qualsiasi angolo, porta lasciata aperta, ma sembrava scomparsa. All'improvviso, quando il suo cavallo passò accanto ad un vicolo sulla destra, fece il suo nome e la vide riaffiorare lentamente dall'ombra. 

- Oscar, perché sei qui? - l'uomo le domandò con una risata, senza poterla vedere bene alla luce del sole.

- Dimmi... - gli rispose lei, la mano destra premuta sul braccio sinistro. - Cosa succede alla prigione dell'Abbazia? - La sua voce pareva sconvolta ma decisa: era fondamentale sapere come fosse proseguita la situazione.

- Dire che va tutto bene! - disse André con un sorriso radioso in volto che lei amava al punto da aver avuto seriamente paura di non poterlo vedere mai più. - Cinquemila persone si sono riunite davanti alla prigione!

Il volto di Oscar si iluminò in un'espressione rilassata. - Ah, eccellente! Forse ce la facciamo! - Non sapeva dove riuscisse a trovare quell'entusiasmo, ma quella era l'unica cosa che avrebbe voluto sentire e andava bene così.

Una volta fuori dal vicolo, la luce abbagliò i suoi occhi ancora abituati al buio delle fognature e André riuscì a vedere in che condizioni versasse. La sua uniforme era completamente consunta e strappata, i suoi capelli bagnati e in disordine. Aveva perfino dei lividi sugli zigomi e la sua faccia era sporca. 
- Cosa diavolo ti è successo, Oscar? - si precipitò a chiederle, scendendo da cavallo.

Il comandante scosse la testa per tentare di allontanare le sue preoccupazioni. 

L'uomo le alzò il viso con la mano sotto il mento e lo studiò attentamente finché lei non si liberò. Avrà avuto problemi di vista, ma sapeva ancora riconoscere i segni di uno scontro!

- Ti prego, dimmi, ch—... - ma in quell'esatto momento si accorse di avere delle macchie rosse sulla punta delle dita e un rivolo di sangue che colava dal labbro gonfio. Prese in fretta un fazzoletto dalla tasca, poi glielo appoggiò con delicatezza sulla ferita lasciandoglielo in mano.

- Abbiamo trovato il tuo cavallo da solo quando la folla si è spostata da qui, lo stanno tenendo gli altri soldati. - Spiegò André mentre la accompagnava sul proprio. Nessuno dei due avrebbe dovuto andare a piedi fino all'Abbazia, era troppo pericoloso. 

La sua voce era profonda e severa, lo stesso tono che era solito usare quando voleva aprirle gli occhi su qualcosa che lei non accettava e ancora erano a palazzo Jarjayes. Una volta di nuovo in sella e l'animale al trotto per lasciare il vicolo, Oscar sentì il suo supporto e il calore della sua presenza alle proprie spalle, appoggiandosi istintivamente al suo petto. Era esausta, provava dolore a ogni muscolo e il sole stava trasformando la sua uniforme blu in un vero e proprio forno. Non c'era niente al mondo di cui aveva bisogno più di lui accanto. 

- Ricordi l'uomo mascherato? Quello che voleva uccidere il principe di Spagna? - gli chiese, ancora con il fazzoletto premuto sulle labbra.

André annuì con il capo. Quelle parole sarebbero state sufficienti per capire l'intera situazione, ma la lasciò proseguire: sapeva di essere il suo porto sicuro. Era sempre stato così, non sarebbe mai cambiato fino alla fine delle loro vite.
   
 
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