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Autore: GReina    11/11/2023    1 recensioni
[sakuatsu: vampire!Sakusa - human!Atsumu]
L'eternità era noiosa e Sakusa Kiyoomi ne era consapevole, ma bastò scambiare un singolo sguardo con un umano combattivo per ribaltare il suo mondo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Miya 

Atsumu rimpianse immediatamente di aver voluto una novità nelle sue giornate. 

Quei nuovi vampiri non gli piacevano. Ne era stato alla larga, ma quei pochi sguardi che vi aveva incrociato – specie con uno di loro – erano bastati per fargli capire che sarebbe stato meglio non averli incontrati affatto. 

Passò diverse ore chiuso in camera propria, sussultando ad ogni rumore, che poi puntualmente si rivelava essere un servitore che puliva. Cercò di dormire un po', ma aveva i nervi a fior di pelle e ogni suo tentativo di rilassarsi risultò vano.  

Dopo un tempo imprecisato, Kiyoomi lo raggiunse. Era la prima volta che si vedevano faccia a faccia dopo giorni, ma la loro interazione durò poco: il vampiro lo avvisò solo che avrebbe mandato via gli ospiti entro la notte e poi andò via. Il ragazzo non dubitava che le sue intenzioni fossero state sincere, ma nei fatti si rivelarono essere false, perché la giornata passò, calò la notte, poi sorse nuovamente il sole e gli estranei erano ancora lì.  

Dopo un po', Atsumu capì che Sakusa stava facendo in modo che rimanessero al piano di sotto, quindi, passati due giorni, decise che non poteva più rimanere prigioniero della sua stanza, specie non sapendo quando gli intrusi sarebbero andati via, e iniziò ad oziare per tutto il secondo piano. 

Riprese a suonare e a leggere, sussultando ancora ad ogni brezza ma abituandosi pian piano a pensare che Kiyoomi avrebbe tenuto gli estranei lontani. Non sapeva da cosa nascesse quella sua fiducia nel proprio secondino, ma consapevole di dover dare tregua ai propri nervi decise di accettarla senza porsi troppe domande.  

Forse fu per quello che non si accorse del non-morto che entrò nella sua stessa stanza, anche se molto più probabilmente fu perché i vampiri – quando vogliono – riescono a non farsi sentire. 

"Te l'ha insegnata Kiyo?" Atsumu stava suonando il pianoforte quando una voce sconosciuta proveniente dalle sue spalle gli porse quella domanda. Il ragazzo trasalì facendo stonare qualche nota, ma in qualche modo riuscì a non urlare. Deglutì e si voltò, ma notando che si trattava di strane-sopracciglia e non di uno dei due vampiri dai capelli neri, poté rilassarsi.  

"Sì." Affermò, riferendosi alla melodia. "Questa e tutte le altre che conosco." L'altro allargò gli occhi, all'apparenza stupito e divertito. 

"È così strano immaginare mio cugino che insegna a qualcuno! Non ha mai avuto la pazienza necessaria per questo genere di cose." 

"Kiyoomi è tuo cugino?" Si ritrovò a chiedere il biondo. Il vampiro che aveva di fronte non gli sembrava minaccioso; inoltre aveva perso il conto di quanti giorni fossero passati dall'ultima vera conversazione che aveva potuto intrattenere con qualcuno.  

Il castano annuì. 

"Mi chiamo Komori Motoya, piacere." Fece un galante inchino. "Tu sei?"  

"Miya Atsumu." Rispose in fretta. Poi esitò. Come avrebbe dovuto definirsi? Di certo non era un amico di Sakusa, e di certo non si sarebbe trovato lì se il cugino di Komori gli avesse permesso di uscire. Stava ancora cercando qualcosa da aggiungere per spiegare la sua presenza in quel castello quando l'altro cambiò argomento. Era probabile che sospettasse la situazione o che non gl'importasse affatto. 

Afferrò una sedia e la portò vicino allo sgabello del Cristofori cosicché potessero continuare a conversare. 

"Non oso avvicinarmi di più." Rise Motoya facendo un cenno del capo verso la sua direzione. "Kiyo ha pochissime cose di cui è geloso, e credimi ho imparato a mie spese che è meglio non mettere alla prova la sua pazienza. Scommetto che in questo momento ci sta ascoltando per assicurarsi che faccia il bravo e tenga le mani a posto. Come se poi con me ce ne fosse bisogno..." Miya non riuscì a capire se parlando "delle cose di cui Sakusa era geloso" Komori si stesse riferendo al pianoforte o a lui, ma quelle parole lo rasserenarono ugualmente: poteva rimanere nell'illusione di essere protetto, quantomeno quando si trovava vicino al Cristofori. 

"Se ci sta ascoltando approfittiamone e facciamolo imbarazzare." Si ritrovò a dire – sicuro e beffardo – il biondo. Il vampiro sorrise malandrino. 

"Mi piaci!" Esclamò. "Quindi ti accontenterò. Ho tantissimi aneddoti di Kiyo imbarazzanti." 

Così, tra le risate, Atsumu scoprì che Sakusa odiava la polvere. Quella, soprattutto se si contava quanto tempo i servitori di casa passassero a pulire, non era una novità. Lo fu invece il fatto che il vampiro si trovava a trasalire alla prima ragnatela che vedeva e che arrivava persino a strillare come una ragazzina se era sfortunato abbastanza da ritrovarsi vicino ad un insetto.  

Scoprì che la leggenda secondo la quale l'aglio era dannoso per i vampiri veniva da Kiyoomi: gli bastava sentirne l'odore, infatti, che la sua espressione diventava tanto brutta da sembrare che stesse per morire. 

Motoya gli raccontò anche quella volta in cui il corvino si era affogato bevendo il sangue dal collo di un ragazzo, ed Atsumu – stranamente – si ritrovò ad arrossire mentre rideva. Conoscere tutte le allusioni sessuali che derivano dall'atto rendevano il racconto ancora più imbarazzante; immaginarsi Kiyoomi farsi andare il sangue di traverso e poi dirlo – in qualche modo – a suo cugino rendeva la scena troppo divertente per potersi trattenere. 

Infine, Komori nominò "il mantello giallo" di suo cugino. Anche se chiamarlo così, gli disse, era un complimento. Il colore del soprabito, infatti, era talmente abbagliante da non poterlo guardare direttamente. Quella ad Atsumu sembrava un'esagerazione, ma proprio per questo la sua voglia di vederlo con i propri occhi crebbe a dismisura. Motoya gli raccontò che Sakusa era sempre stato preso in giro per quel mantello. Era il suo preferito, quindi quando qualcuno osava insultarlo Sakusa si assicurava di fare male (molto male) ai poveri sciocchi che parlavano troppo. Anche Komori, naturalmente, aveva riso di quell'indumento, e come ripercussione gli erano toccati due decenni di totale silenzio da parte del corvino. 

Quando, quasi con un broncio, Miya si lamentò del fatto che non l'avesse mai visto indossare niente del genere, il castano gli spiegò che da qualche anno Sakusa si era stufato di dover difendere il proprio onore e che probabilmente aveva smesso definitivamente di indossarlo per farsi rispettare dai servitori che si occupavano della sua casa. Atsumu aveva sempre dato la loro lealtà verso Kiyoomi per scontata, ma parlando con Komori capì che invece essa era basata sulla paura ed il rispetto per la forza e che per questo si trovava ad essere sempre in bilico, pronta a crollare al primo segno di cedimento. 

Chiacchierare con Motoya fu divertente oltre ogni dire. Erano anni che Atsumu non rideva così tanto. Fu solo quando si stese sul proprio letto che capì di essere tremendamente stanco. Non aveva idea di quante ore avessero passato a parlare, ma il ragazzo non poté dirsi che contento di aver passato del tempo di così alta qualità con qualcuno che non lo guardasse come se volesse mangiarlo.  

Chiuse gli occhi, felice e soddisfatto, e dormì profondamente senza nessun tipo di pensiero ad attanagliargli lo stomaco e a rovinargli il sonno.  
 

••• 
Sakusa 

Nonostante l'ultima cosa che Kiyoomi volesse fosse far restare anche solo una notte in più i suoi ospiti non invitati, doveva considerare che in caso di scontro sarebbero stati in quattro (tre, non contando Motoya) contro uno. Legato al nido e a tutte le sue regole, non avrebbe mai potuto chiedere a suo cugino di schierarsi dalla sua parte se alla fine la rissa sarebbe scoppiata. Dunque era solo, e preferì far credere di essere stato indulgente concedendo loro qualche giorno nel castello piuttosto che consapevole del proprio svantaggio. La situazione non gli piaceva, ma le cose stavano così, quindi decise di pensare al lato positivo e di usare quelle giornate per recuperare il tempo perduto con il suo parente e con quello che un tempo era stato amico e mentore. Nel pacchetto erano inclusi Ryosei e Inubushi la cui sola presenza gli recava sofferenza, ma d'altronde si era ripromesso di non perderli mai di vista, e così fece. 

I quattro gli parlarono del nido. Di quanto fosse diventato potente, sconfiggendo qualsiasi altro manipolo di vampiri osasse sfidarlo, "Anche senza il tuo aiuto" volle specificare Kai. Gli dissero dei nuovi acquisti di Itachiyama e dei nuovi rapporti amichevoli che avevano stretto con quello che un tempo era stato il loro nido rivale per eccellenza, lo Shiratorizawa. Per quanto non gli fosse mai dispiaciuto vedere Ushijima né avere novità di questi, di tutto quello a Kiyoomi non importava nulla. Sapeva che con quei discorsi i quattro stavano cercando di convincerlo a tornare nella squadra, ma senza saperlo stavano ottenendo l'effetto contrario. Sentire delle nuove reclute – sconfitte da altri nidi o trasformate per l'occasione – gli ricordò di quando lui e suo cugino erano stati forzati ad unirsi a loro; sentire della nuova sede di Itachiyama – a Tokyo – gli ricordò che non aveva mai avuto nessuna voce in capitolo sugli spostamenti. Andarsene era stata la cosa migliore che avesse mai fatto e certamente adesso non avrebbe cambiato idea. 

Quando Komori, Iizuna, Ryosei e Inubushi capirono che le loro chiacchiere non stavano portando a nulla, cambiarono discorso lasciando finalmente perdere gli aneddoti su Itachiyama per passare a cose più generali, come romanzi, politica, storia e arte. Kiyoomi li lasciò parlare. Più il tempo passava, più tutti loro sarebbero stati inclini ad andare via senza fare storie; avrebbero capito che Sakusa era irremovibile e avrebbero lasciato il castello. Spesso qualcuno – specie Higashi – metteva alla prova i suoi nervi con provocazioni poco velate, ma Kiyoomi resistette sempre. Rimanere ininterrottamente nella stessa stanza di Inubushi lo stava logorando, ma questi era un sadico: mordeva le sue vittime passando attraverso i nervi così che si dimenassero a più non posso mentre lui beveva. Non avrebbe mai potuto rischiare che si avvicinasse ad Atsumu, e l'unico modo per evitarlo era quello di tenerlo costantemente sotto controllo. 

"I vampiri non dormono perché non si stancano" aveva spiegato molti mesi prima a Miya, eppure la sgradita visita dei quattro vampiri stava consumando ogni sua energia e senza che se ne accorgesse iniziò a perdere colpi: dapprima lasciando che Komori si avvicinasse ad Atsumu ed in seguito – se ne accorse con sgomento sentendo il ragazzo urlare il suo nome – che lo facessero Inubushi e Ryosei. 
 

••• 
Miya 

Alla sua prima conversazione con Komori ne seguì un'altra e poi un'altra ancora. Il vampiro castano gli raccontò che suo cugino non aveva risparmiato gli avvertimenti, ma che infine si era detto tranquillo di lasciarlo interagire a suo piacimento con lui. Atsumu non seppe se esserne lusingato oppure offeso: per come la metteva sembrava quasi che Kiyoomi lo ritenesse il suo animaletto domestico! Ma si accorse che tendeva a spendere un po' troppo tempo a pensare a cosa Sakusa pensasse e cosa lo preoccupasse, quindi smise di farlo decidendo di godersi semplicemente la compagnia di Motoya.  

Fu questi a dirgli – rispondendo alla sua domanda – che erano passate esattamente sette notti da quando erano arrivati, ma gli assicurò anche che non ne sarebbero passate altre sette prima che ripartissero. 

"Iizuna è il leader del nostro nido. È stato il mentore di Kiyo e sa benissimo di godere di grande rispetto da parte sua. Ma è anche saggio e non metterà alla prova la pazienza di mio cugino. Sta cercando di convincerlo a venire a Tokyo con noi con ogni mezzo." Ghignò. "Ma non ci riuscirà."  

"Perché ne sei così sicuro?" Si interessò Atsumu. 

L'altro ampliò il proprio ghigno. 

"È strano che io sia l'unico ad essermene accorto. Te e Kiyo compresi." Miya non capì, aggrottò la fronte, ma l'altro non risolse i suoi dubbi. 

"Lascia perdere." Disse invece. Poi scrollò le spalle. "A parte tutto, ormai dovresti conoscerlo abbastanza da sapere che non è un tipo molto socievole."  

Il ragazzo non era del tutto certo di voler lasciar cadere l'argomento di poco prima così facilmente, ma quelle ultime parole lo fecero ridere. Dire che Sakusa non era molto socievole era un eufemismo. 

"E come se questo non bastasse, non è mai stato troppo felice di fare parte di Itachiyama. Quando eravamo ancora giovani vampiri è rimasto perché si sentiva costretto, ma ora che ha assaporato la libertà non penso che tornerà indietro."  

"La libertà." Sospirò Atsumu. "Non avrei mai detto che Kiyoomi ne fosse un estimatore." Continuò amaro, ma se Komori lesse qualcosa nel suo tono, non lo diede a vedere e continuò: 

"Quando fai parte di un nido sei costretto a rispettare una serie di regole che a Kiyo non sono mai piaciute. Sei libero di andartene solo se dimostri la tua forza combattendo. Lui avrebbe potuto farlo da secoli, ma è sempre rimasto per me. Alla fine, sono stato io a pregarlo di andare via. Lui non ci ha mai veramente creduto fino in fondo, ma io sono sincero quando dico di stare bene a Itachiyama." Miya annuì, contento di apprendere una cosa nuova sulla società dei vampiri. Chiese a Komori di dirgli di più, e così lui fece. Parlarono per ore, fino a quando le parole di Atsumu non furono interrotte da un suo sbadiglio. Motoya rise. 

"Va bene, ti lascio andare a dormire. Sarà tardi, ormai." Atsumu mormorò concorde. "E poi devo andare a salvare Kiyo. Iizuna mi aveva detto di voler provare a convincerlo a seguirci parlandoci da solo. Scommetto che lo sta facendo proprio in questo momento." 

"D'accordo." Annuì il biondo. "Ci vediamo più tardi." 

"Ci vediamo più tardi." Concordò Motoya prima di lasciare la stanza per raggiungere suo cugino. Miya invece si alzò con più calma, si stropicciò gli occhi ed uscì in corridoio diretto alla sua camera da letto. Stava già sognando le proprie coperte quando si ritrovò la strada sbarrata dalle ultime due creature che avrebbe mai voluto vedere. 

I vampiri con i capelli scuri. 

Atsumu non sapeva quali fossero i loro nomi. In effetti, aveva fatto di tutto per evitare di pensare a loro sin da quando avevano messo piede nel castello. I loro occhi erano freddi; solo quelli furono in grado di gelare il ragazzo sul posto. Se aveva avuto paura di Kiyoomi, a volte, fu niente in confronto a ciò che provò ritrovandosi davanti a loro. 

Non emise suono. Divenne una statua di sale. Era come se il suo corpo non gli rispondesse più; talmente paralizzato da non riuscire neanche a tremare. 

"Guarda, Kai." Disse uno di loro. "Il bocconcino di Kiyoomi finalmente si fa vedere." Atsumu fu solo in grado di deglutire. 

"Ero tanto curioso di vederti da vicino," continuò il vampiro, "ma quello scettico di Sakusa non mi staccava gli occhi di dosso." Ridacchiò. "Immagino che la pazienza ripaghi, non è così?" Chiese conferma al suo amico, che incrociò le braccia e mormorò d'accordo. 

"È inspiegabile quanto Kiyoomi sia diventato servile." Disse questi. La sua voce era più profonda e rauca di quella dell'altro. "Speravo che vedendo l'umano che protegge avrei capito, ma rimane un mistero. Vuoi dirci come hai fatto a trasformare il potente Sakusa Kiyoomi nel tuo personale cagnolino, piccolo umano?" 

La voce di Atsumu non venne fuori, e anche se l'avesse fatto non avrebbe saputo cosa rispondere. Kiyoomi il suo cagnolino? Piuttosto era il contrario. 

Prima che Miya potesse ritrovare le parole, il primo vampiro che aveva parlato rise. 

"Non riesce neanche a parlare. L'atteggiamento di Kiyo non può dipendere da lui. È più probabile che si sia semplicemente rammollito."  

"Oppure il sangue di questo umano è talmente afrodisiaco da fare impazzire persino uno come Sakusa." Ipotizzò quello che rispondeva al nome di Kai. A quelle parole, una luce pericolosa si diffuse nello sguardo dell'altro, che eccitato si leccò le labbra. Un grosso brivido pervase tutto il corpo di Atsumu; non aveva mai temuto per la propria incolumità come in quel momento. Il ghigno che si aprì sul volto del vampiro lo fece quasi svenire, poi il non-morto parlò, e lo fece con voce rauca e trepidante: 

"C'è solo un modo per scoprirlo."  

Miya sapeva bene quanto potessero essere veloci i vampiri. In parte dalle leggende, in parte da Sakusa e in parte da Komori aveva scoperto che per natura i succhia-sangue possedevano tutte le caratteristiche capaci di renderli il predatore perfetto: nessun odore, infinita resistenza, sensi acutissimi. Ma tutto quello era superfluo, perché in ogni caso nessun essere vivente – che appartenesse alle creature soprannaturali o che non lo facesse – poteva sfuggire alla loro velocità. Se avessero deciso di prenderti non avresti avuto scampo, e questo Atsumu lo sapeva meglio di chiunque altro. 

Quando il corvino balzò verso di lui, il ragazzo ebbe a stento il tempo di spalancare gli occhi. Fece mezzo passo indietro ed inciampò su se stesso. Sapeva, comunque, che non sarebbe arrivato a cadere, perché il vampiro gli sarebbe stato addosso prima che ciò potesse accadere. Nel terrore, la sua mente pensò di fare l'unica cosa che poteva sperare di salvarlo: chiamare Kiyoomi. Tuttavia, il suo corpo non reagì come avrebbe dovuto, così – mentre il suo aggressore lo afferrava – furono solo le ultime tre lettere del suo urlo a venire fuori. 

"--OMI!"  

Poi Atsumu non vide più nulla. Sentì un forte impatto sul fondoschiena e null'altro. Respirando a fatica, si accorse di essere sul pavimento e di avere gli occhi chiusi. Li riaprì lentamente e con timore, ed era talmente scosso che ci mise davvero troppi secondi per comprendere l'immagine che si ritrovò davanti. Sakusa si ergeva imponente davanti a lui; in mano – stringendola per i capelli – reggeva la testa mozzata del vampiro che aveva provato a morderlo. Se quelli della testa mozzata erano ormai vacui, gli occhi di Sakusa erano invece di un verde accecante e spaventoso. Nonostante fossero due anni che vivevano insieme, Atsumu non l'aveva mai visto così minaccioso; lo fu talmente tanto che – sebbene consapevole che fosse accorso per aiutare proprio lui – il ragazzo non si azzardò a muoversi, quasi la sua situazione non fosse per niente migliorata.  

Kiyoomi, lentamente, si voltò verso il vampiro rimasto, e se questi l'aveva guardato con rabbia fino a un secondo prima, cambiò subito atteggiamento non appena gli occhi verde brillante di Sakusa lo puntarono. Ritirò i canini che aveva scoperto poco prima in segno di sfida e fece due passi indietro. 

"Via." Ordinò il padrone di casa. Anche la sua voce si era fatta glaciale. Kai ebbe il coraggio di assottigliare lo sguardo con fare infastidito, ma nulla di più, e in un attimo scomparve. Sakusa gettò a terra il capo del vampiro ucciso facendo sussultare Miya; poi si voltò verso Iizuna e Komori, ai quali – però – non dovette dire nulla. Il primo fece solo un cenno del capo da lontano prima di seguire Kai, mentre il secondo salutò con la mano.  

"La prossima volta vi scriverò un telegramma prima di passare a trovarvi." Il ringhio che provenne dalla gola di Kiyoomi fece quasi tremare le pareti. Motoya sussultò al pari di Atsumu. "Da solo!" Si affrettò a puntualizzare il castano. Sakusa si calmò, fece un impercettibile segno a suo cugino e poi questo andò via. Atsumu si ritrovò da solo con Kiyoomi. Era ancora terrorizzato da lui, ma tutto cambiò quando il vampiro incrociò il suo sguardo. I suoi occhi erano tornati d'ossidiana e le sue sopracciglia tradivano preoccupazione. Prima che potesse realizzare cose stesse facendo, Miya si ritrovò a sorridere per tranquillizzarlo. Funzionò, e Sakusa sospirò rasserenato.  

"Hai appena usato un nomignolo per chiamarmi?"  

Atsumu ci mise un attimo per capire a cosa si stesse riferendo. La voce gli era venuta meno; chiamarlo "Omi" non era stato premeditato, ma l'idea di usare quel diminutivo non gli dispiaceva, specie sapendo che i membri del suo vecchio nido si ostinavano a chiamarlo "Kiyo". 

"È carino, vero?" Disse, come se avesse pensato a che nome usare per giorni. 

Kiyoomi si crucciò. 

"Per niente." Miya rise, riuscendo a scaricare un po' di tensione. Sakusa gli porse la mano per rialzarsi e lui la accolse con piacere. Si rimise sui suoi piedi, ma non appena la stretta di Kiyoomi venne meno, le sue gambe cedettero. D'istinto, il corvino lo afferrò e lo tenne tra le proprie braccia. Solo a quel punto Atsumu si rese conto che stava ancora tremando. Buttò fuori un enorme respiro, ma non bastò a renderlo saldo. Sakusa lo strinse più forte. 

"Nessuno ti farà del male, te lo prometto." Gli sussurrò circondandolo con il suo corpo. Atsumu e Kiyoomi avevano più o meno la stessa stazza, ma in quel momento gli sembrò che il vampiro riuscisse ad avvolgerlo completamente. Sebbene il ragazzo sapesse che lo stava abbracciando per cercare di calmarlo, sapeva anche che non avrebbe mai potuto sfuggire ad una morsa del genere se solo Kiyoomi avesse deciso di non lasciarlo più andare.  

All'improvviso, le parole di Sakusa gli sembrarono ipocrite e con frustrazione strinse la sua camicia tra i pugni. 

"Nessuno tranne te." Lo corresse in un sussurro. Per un po' nessuno dei due parlò. Poi il vampiro gli diede ragione. 

"Nessuno tranne me." 

Nel sentirlo, Atsumu sospirò. Non sapeva cosa si fosse aspettato né sapeva cosa volesse. Il vampiro fece per sciogliere la stretta ed improvvisamente il cuore dell'altro iniziò a correre veloce, come spaventato. Miya seguì le braccia di Kiyoomi e non lo lasciò andare. 

"Tu puoi mordermi." Disse di getto. Non sapeva nemmeno lui perché l'avesse fatto, ma facendosi un esame di coscienza lo capì immediatamente dopo: erano settimane che Sakusa lo evitava; in particolare da quando avevano parlato dei morsi e di cosa significassero davvero per i vampiri. Atsumu non era ancora certo che l'idea di far bere il suo sangue a quelle condizioni gli piacesse; quello di cui era certo era che rivoleva Kiyoomi e le attenzioni che gli rivolgeva nella sua vita.  

Sospirò. 

"Tu puoi mordermi." Ripeté con più consapevolezza. "Se è stata la tua preoccupazione per me a tenerti lontano in questi giorni... Sì, ecco, se è il mio consenso che vuoi, ce l'hai." Kiyoomi si scostò appena dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi. 

"Non sei costretto a farlo. Puoi dirmelo se non vuoi che beva più il tuo sangue." Atsumu soppesò se dirgli che in effetti non voleva. Era sicuro che Sakusa non l'avrebbe ucciso per questo. Nel peggiore dei casi l'avrebbe tenuto ancora nel castello per avere compagnia e nel migliore l'avrebbe lasciato andare. Ma poi corsero alla sua mente le cure che il vampiro gli riversava subito dopo ogni singolo pasto, e la sua testa doveva essere messa davvero molto male, perché una volta che quelle immagini gli vennero in mente non riuscì più a farle andare via.  

"Puoi mordermi." Confermò una terza volta. Kiyoomi sorrise e Atsumu lo trovò affascinante.  

Lo baciò sulla fronte. 

"Ora pensiamo solo a farti stare meglio." 

   
 
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