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Autore: Astrid von Hardenberg    12/11/2023    0 recensioni
❝ Una notte, Ginevra decide di scappare dal Palazzo in cui abita, per ritrovare i suoi genitori e perché lo considera più un incubo e non solo una prigione.
Durante la fuga, in un momento di disperato bisogno, incontrerà il suo angelo con un'accompagnatrice e la porteranno al sicuro in una Villa che, per un po', diventerà il suo rifugio: lì, durante un ballo, avrà inizio tutto. ❞
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Juliet/Giulietta, Nuovo personaggio, Romeo Montague
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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~ La Partenza ~


Dopo alcuni minuti ricomparve Lorenzo vestito come si addiceva a un gentiluomo.
Si sentivano miagolii, risate provenienti da una locanda non molto lontana, l'odore di urina, mischiato a quello di liquidi seminali e sangue, più diversi altri.
Ginevra aveva ricominciato a tremare, lo sguardo basso, l'aria cupa, il bordo del mantello lasciò intravedere la punta delle scarpe, dove c'era del sangue, e gli occhi le si riempirono di lacrime, detestava sentirsi così vulnerabile, perché ogni volta che era successo se n'erano tutti approfittati, li chiuse per evitare di piangere davanti a due perfetti estranei e prese un bel respiro profondo, provando a infondersi la forza necessaria per non crollare.
Ginevra respirò profondamente diverse volte, così da farsi passare il magone e deglutire, sentì male, anche se non si paragonava agli eventi di prima, poteva farcela.
"Devo. Devo farcela" si disse mentalmente.
Lorenzo le chiese dov'era diretta e quando lei, dopo diversi secondi, rispose Verona, lui le propose di accompagnarla, visto che abitava lì.
«Non ho ben capito cosa le sia successo, anche se forse lo immagino, ma la tua proposta è inadeguata. Non verrà mai con noi, dopo ciò che suppongo abbia passato» bisbigliò Selene all'orecchio dell'amico.
«Non possiamo nemmeno lasciarla qui» replicò Lorenzo con aria seria.
«Potremo pagare qualcuno perché se ne prenda cura».
I due amici si scambiarono un'occhiata, in fondo Lorenzo sapeva che l'idea di Selene poteva essere sensata, ma non era nemmeno una certezza che i soldi garantissero l'incolumità di Ginevra.
A girare da sola correva molti rischi, ormai Ginevra lo stava realizzando e non ci sarebbe stato un altro Lorenzo pronto a salvarla. Anche se l'idea non le piaceva, non poteva più continuare da sola.
Lorenzo sussurrò qualcosa all'orecchio di Selene, che esitò un momento prima di andarsene, una volta soli, il giovane dall'aria angelica spiegò anche a Ginevra cosa aveva in mente.
«Comprendo perfettamente la vostra diffidenza, per questo motivo una carrozza vi porterà a Verona, mentre Selene e io vi scorteremo. In questo modo avrete il vostro spazio, ma non affronterete il viaggio da sola e io non mi sentirò in colpa per avervi lasciata qui, in balia di chiunque».
"In fondo mi ha salvato la vita, non credo abbia cattive intenzioni. Spero. E se invece ne avesse? Cosa devo fare?".
Ginevra non era del tutto convinta, sentiva un nodo in gola e voleva solo che tutto quello finisse, come poteva fidarsi di quelle persone? Se quel giovane uomo l'avesse salvata per poi portarla chissà dove? Se lui e la sua amica fossero dei ladri? Cosa poteva fare?
«Non siamo ladri, ne assassini» dichiarò Selene, come se le avesse letto nel pensiero «Mi rendo conto sia difficile credermi sulla parola, dato che mi pare di capire siate stata salvata da una brutta situazione. È comprensibile diffidiate, fate bene, io stessa mi comporterei così, ma al momento non avete tante alternative, perché o proseguite da sola, a vostro rischio e pericolo e nelle vostre condizioni non mi sembra saggio, oppure vi affidate al Fato, fidandovi di noi e arrivando a Verona sana e salva. A voi la scelta» concluse Selene, aveva parlato in un modo così pratico, così freddo, che Ginevra restò a guardarla confusa.
Lorenzo intanto non sapeva cosa fare per rassicurare Ginevra.
«Cosa posso dire, o fare, per convincervi delle nostre buone intenzioni?» le parole di Lorenzo suonarono come suppliche, voleva aiutarla sinceramente.
Il punto era proprio che non c'era esattamente qualcosa da dire o fare, in quel momento nemmeno Ginevra sapeva come reagire, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era allo sporco che si sentiva addosso, alla rabbia e alla paura, diversi sentimenti vollero prevalere, però lei non era più intenzionata a crollare, non ancora almeno.
«La nostra carrozza non è tanto lontana da qui, anche la vostra si trova lì» la voce di Selene s'insinuò nella mente di Ginevra, strappandola dalla gabbia di pensieri in cui si era momentaneamente chiusa.
«Ho bisogno di lavarm» disse infine Ginevra, la voce strozzata per quel prolungato silenzio, la gola dolorante per lo sforzo che fece nel pronunciare quella frase.
Lorenzo annuì, capendo subito il perché di quella richiesta.
Ginevra non aspettò un momento di più e corse verso la fontana della piazzetta, dove si immerse: grattò le braccia, il collo, il petto, continuava a lavarsi ossessivamente mani e viso, ciò che Selene pensò riguardo Ginevra fu confermato, una violenza sessuale, anche se in quel determinato caso era stata evitata.
Ginevra guardò la propria immagine riflessa nell'acqua, era distorta, esattamente come lei interiormente, gocce si staccavano dalle sue ciocche castano ramate, dalle ciglia folte, dalla punta del naso e dal mento, era come se a ogni goccia caduta perdesse una parte di sé: quella aggredita, quella parte calpestata, umiliata, quella parte imbrattata da mani bramose, ma era solo un'illusione, non stava perdendo nulla, bensì stava acquisendo consapevolezza di quella dura verità, di ciò che era stata la sua vita fino a poco fa.
Si lasciò cadere sulle ginocchia, gli occhi bruciavano, un nodo più forte in gola la faceva respirare a fatica e una stretta le comprimeva lo stomaco. Tutto ciò che aveva represso fino a quel momento pretendeva di uscire, il suo corpo voleva liberarsi e allora espulse il disagio, la paura, il disgusto per quei balordi.
Lorenzo le fu accanto, come un angelo misericordioso dagli occhi tristi e cercò di porgerle un fazzoletto, solo che lei rifiutava qualsiasi contatto con lui, con un uomo, allora Selene intervenne.
Durante il viaggio Ginevra non fece altro che pensare, ricordava la vita in quella prigione dall'aspetto sontuoso, agli uomini che vi andavano per approfittarsi di lei, al modo in cui ogni notte quell'uomo, che diceva di essere suo zio, la molestava e lei non opponeva resistenza per paura. Ricordò il terrore di quella notte, del dolore emotivo e fisico, poteva ancora sentire sui polpastrelli il labbro sproporzionato per via del gonfiore, provocato dagli schiaffi e dai pugni di quei farabutti; Ginevra era tutta un dolore, sentiva anche la pesantezza della stanchezza, gli occhi volevano chiudersi, ma lei voleva restare sveglia, voleva essere in grado di difendersi se ce ne fosse stato bisogno, nonostante le forze fossero minime non era intenzionata ad arrendersi.


NdA:
Ciao a te che, anche questa volta, hai deciso di dedicare un po' del tuo tempo a questo nuovo capitolo
☺️ spero ti sia piaciuto 🤞🏻😌
Piccola curiosità: il nome della protagonista doveva essere un altro, ho usato quello attuale -Ginevra- perché l'iniziale (G) richiama quello di Giulietta.
Ci leggiamo nel prossimo capitolo, se lo vorrai
😉

As 💫
   
 
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