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Autore: Severa Crouch    15/11/2023    1 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 10 - Lettere dal Preside 

 

Casa Turner, 31 ottobre 1974

 

La mattina di Samhain sarebbe stata diversa da tutte le mattine precedenti. Era un sabba così importante per il mondo magico che i suoi echi erano giunti persino nel mondo Babbano dove festeggiavano Halloween. 

I Babbani non sapevano che, in realtà, quella che per loro era una festa fatta di scherzi e dolcetti, per i maghi più tradizionali era un sabba in cui a farla da padrona erano le Arti Oscure. In quei giorni, infatti, il velo che separava il mondo dei morti e quello dei vivi era più sottile che mai. I Veggenti spesso raccontavano che a Samhain venivano formulate le Profezie o che scoprivano il dono della Vista per la prima volta. Secondo la posizione ufficiale dei Turner, naturalmente, la Vista e la Divinazione erano tutte fandonie. Fandonie molto pericolose, ripetevano i suoi genitori, visto che nei giorni successivi a Samhain il San Mungo si riempiva di pazienti che si erano convinti di aver avuto un’illuminazione e, invece, avevano avuto solo un’idea sciocca o pericolosa.

Robert finì di prepararsi e scese in sala da pranzo. La colazione a casa Turner era il pasto più importante della giornata nonché l’unico che riuscivano a consumare tutti insieme. I suoi genitori, infatti, spesso tornavano tardi dal San Mungo dopo che Robert e Alexandra avevano già finito di cenare e si stavano preparando per la notte, assistiti dalla loro elfa domestica Tocky.

Alcune volte, però, i loro genitori li raggiungevano a Grimmauld Place, bevevano qualcosa con i signori Black e poi tornavano tutti insieme a casa. 

“Mi raccomando, Alex, aiuta Walburga a preparare la sala. Non essere di intralcio e non lasciarti coinvolgere da Regulus. Quel ragazzo sta prendendo una brutta piega,” la mamma era già sul piede di guerra.

“È solo un ragazzo, crescerà,” mormorò il papà dietro le pagine della Gazzetta del Profeta. “Buongiorno, Robert.”

“Mamma, papà, Alex, buongiorno,” disse prendendo posto a tavola.

“Che bello vederti già sorridente, sveglio e benvestito… Forse qualcuno dovrebbe imparare a prendere esempio dal fratello maggiore,” aggiunse Darlene. Alexandra alzò gli occhi al cielo. “È inutile che alzi gli occhi al cielo, signorina, sei ancora con la vestaglia, mentre Robert è vestito di tutto punto.” Robert notò che, in effetti, entrambi i loro genitori erano già pronti per il lavoro. La mamma indossava uno dei suoi completi da strega che, al San Mungo, avrebbe sostituito con il camice color porpora da Guaritrice, così come il papà che, tuttavia, quel giorno era impegnato con un’importante conferenza sulle ultime novità del veleno di Drago. Avrebbe presentato i risultati dell’ultimo anno di ricerca della sua squadra. 

Alexandra nascose il suo sbuffo dietro la tazza di tè quando un paio di gufi entrarono in sala da pranzo. 

“Corinna santissima, chi è che manda questi gufi così maleducati?” esclamò la mamma mentre due buste di pregiata pergamena venivano lasciate sulla tavola da pranzo accanto ai loro rispettivi destinatari. Robert osservò la sorella ed entrambi esclamarono: “Hogwarts!” Le mani quasi tremavano mentre aprivano la lettera.

Egregio Signor Turner,

con la presente le comunichiamo che le condizioni di sicurezza della scuola sono state ripristinate e che domani l’Espresso di Hogwarts partirà dal binario nove e tre quarti per condurre tutti gli studenti a scuola. Le lezioni riprenderanno il giorno successivo.

Cordialmente,

il Preside

Albus Percival Wulfric Brian Silente.

Alexandra esclamò entusiasta: “Torniamo a scuola!” Darlene le prese la lettera dalle mani e scosse la testa sconvolta. “Il giorno dopo Samhain, con un preavviso così breve! Senza ritegno! Silente si conferma senza alcun ritegno!”

“Ma è una bella notizia, no?” domandò Robert.

Suo padre abbassò il giornale e gli sorrise: “Certo che lo è. Voi tornerete dai vostri amici e in questa casa tornerà un po’ di pace, vero cara?” 

“Tocky! Inizia a preparare i bauli di Alex e Robert! Per tutti i Fondatori, ma è mai possibile? Noi oggi lavoriamo e poi siamo a Grimmauld Place e loro domani, alle undici, devono essere a King’s Cross pronti per partire! Ma Silente è pazzo! Pazzo! Come se le famiglie potessero stare ai suoi ordini!”

“E noi siamo maghi, pensa come possono fare i figli di Babbani…” commentò Edward divertito prima di posare il giornale, fare un occhiolino ad Alexandra e andare a prendere il mantello. Robert assistette alla scena in silenzio, mentre sorseggiava il suo tè e dentro di lui cresceva la consapevolezza che l’indomani avrebbe finalmente rivisto Giles e Xeno. Sul treno avrebbe ritrovato Emily…

“Perché sorridi?” La domanda di Alexandra lo colse di sorpresa e lo costrinse ad allungare una mano per prendere il succo di zucca. Lo mandò giù tutto in un sorso, con la paura che si vedessero le guance rosse e che sua sorella iniziasse con le sue domande davanti alla mamma. Poi, gli venne in mente la soluzione perfetta per liberarsi di Alex e della sua curiosità da rompiscatole: “Non devi prepararti per andare dai Black?” Quella domanda sembrò risvegliare la mamma e riportarla al presente, lontana dai borbottii contro il Preside e tutto il corpo docente di Hogwarts per quell’ennesima prova di inefficienza. Alexandra fu spedita al piano di sopra a prepararsi, mentre Robert riuscì a finire la colazione in pace.

Grimmauld Place era sottosopra. 

Robert e Alexandra vennero accolti da Sirius e Regulus, il primo con l’aria divertita, l’altro più taciturno e sofferente. “Al piano di sopra ci sono la mamma e zia Druella che stanno strigliando gli elfi domestici che non sanno eseguire i loro ordini.” 

“La verità è che loro cambiano idea in continuazione,” disse Regulus, “e io ho un mal di testa tremendo.”

“Scommetto che ora che è arrivata Alex, la mamma avrà un elfo affidabile e smetterà di urlare,” ridacchiò Sirius. Alexandra gli rispose con una smorfia indispettita. Frugò nella borsetta in cui Tocky le aveva preparato il cambio per la serata ed estrasse una fialetta di pozione. “Tieni, è il filtro contro il mal di testa della mamma, me lo ha dato nel caso non stessi bene.”

Regulus lo mandò giù mentre Sirius faceva cenno a Robert di seguirlo al piano di sopra, lasciando i fratelli minori alle prese con le pozioni e i preparativi del sabba.

“Hai ricevuto la lettera di Hogwarts?” domandò Robert mentre salivano le scale. Sirius annuì: “Non vedo l’ora di lasciare questa casa di matti e tornare nella torre di Grifondoro.”

“Ma questa volta non è andata poi tanto male, no? Insomma, tua madre non fa che lodarti…” Robert si fermò di colpo sulle scale nel vedere lo sguardo di Sirius. Per la prima volta, dietro l’aria svagata del suo amico, intravedeva la stanchezza e l’esasperazione che aveva accumulato in tutti quei giorni. “Se non fosse stato per il Mantello, Rob, non so come avrei sopravvissuto per tutti questi giorni…” Erano state le loro fughe nel mondo babbano a tenere in piedi Sirius, a dargli la forza di non dire cosa pensasse e di tentare di ingannare sua madre. Era stata una specie di gioco che, alla lunga, aveva iniziato a stancarlo.

“Per fortuna domani torniamo a scuola,” provò a rassicurarlo. “Non c’è niente di meglio di una serata con tutti gli amici altezzosi dei nostri genitori per chiudere in bellezza questo strazio…”

“Rob…”

“Sir…”

“Non darmi pessime idee…”

“Non so che idee tu abbia, ma se hai bisogno di un complice…” Non dissero altro, si chiusero nella stanza di Sirius per nascondere nel baule tutti gli acquisti che avevano fatto nel corso delle loro fughe nel mondo Babbano.

 

***

 

Regulus stava male. Soffriva di mal di testa da quando ne aveva memoria e sua madre diceva che ciò era dovuto al fatto che era stato concepito mentre lei era ubriaca. Secondo Edward e Darlene, invece, la convinzione di Walburga non aveva alcun fondamento, sia secondo le scienze magiche che secondo quelle babbane, ma ciò non aveva minimamente scalfito la sua convinzione. Secondo Orion, invece, era qualcosa di ereditario, preso da nonna Melania che per tutta la vita aveva dovuto convivere con l’emicrania.

Aveva portato Alexandra nella sala di lettura di Walburga, quella in cui solitamente facevano i compiti e la sua amica aveva chiamato Kreacher, lo aveva pregato di avvisare Walburga del suo arrivo e che non appena Regulus si sarebbe sentito meglio l’avrebbe raggiunta. Era sempre così premurosa nei suoi riguardi. Steso sul divano, Regulus osservò l’amica socchiudere le tende e sedersi sulla poltrona accanto, in silenzio, perché sapeva che l’unica cosa che Regulus detestava era rimanere solo. In quei momenti, il mondo sembrava sospeso, era come se il caos che infuriava nella sua testa si calmasse e riuscisse a tornare a sentire il proprio respiro. Persino il ticchettio dell’orologio a pendolo non sembrava più un martellare incessante, ma ricordava il battito del suo cuore. Non sapeva se era la pozione, o la presenza della sua migliore amica, o il modo in cui si prendeva cura di lui.

Quel silenzio venne interrotto dall’apertura della porta. Walburga scivolò all’interno della stanza, sembrò sollevata dal pensiero di trovare Alexandra seduta composta sulla poltrona. “Grazie,” le sussurrò. “Puoi andare al piano di sopra ad aiutare Druella? Non farle mettere le peonie, per nessuna ragione al mondo.” Alexandra annuì e Regulus la vide scomparire dalla stanza, mentre il viso di sua mamma entrava nel suo campo visivo. 

“Come ti senti?”

“Va un po’ meglio, Alex mi ha dato la pozione di Darlene.” 

Walburga prese posto sul divano, spostando leggermente i piedi di Regulus. Mosse delicatamente la bacchetta, senza nemmeno pronunciare una formula magica e le scarpe si slacciarono e si sfilarono dai piedi di Regulus per posarsi ordinate vicino al divano. “Non ci si stende sul divano con le scarpe,” gli disse prima di evocare una coperta di lana soffice, gli passò una mano tra i capelli scuri. “Riposa un altro po’ e quando ti senti meglio ci raggiungi al piano di sopra. Io devo andare prima che tua zia assuma il comando e trasformi il nostro impeccabile salone nel regno del kitsch.” Regulus sorrise al ricordo delle feste organizzate da zia Druella, piene di fiori di tutti i colori, e alle critiche di sua mamma e Darlene. Non sapeva perché sua mamma e zia Druella non andassero d’accordo, probabilmente era perché erano profondamente diverse, anche se aveva sentito la mamma lamentarsi con Darlene del fatto che Druella fosse solo invidiosa perché lei aveva dato due figli maschi ai Black, mentre lei aveva avuto solo tre figlie femmine. Da quando Andromeda, poi, era fuggita con quel Nato Babbano, le figlie erano diventate due.

Regulus si soffermò a pensare a sua cugina, si domandò se avrebbe celebrato il sabba di Samhain o se, come tutti i Babbani, avrebbe preferito festeggiare Halloween. Forse, lei non voleva più avere niente a che fare con gli antenati e nemmeno con le tradizioni. Andromeda era fuggita per amore e Regulus si domandò se era possibile per amore rinunciare alla propria famiglia, la casa in cui si era cresciuti, i propri genitori e gli amici di una vita. Se era possibile rinunciare ai fratelli e alle sorelle. Pensò a Bellatrix, che ormai era una strega sposata e la chiamavano Madame Lestrange e che quella sera sarebbe stata presente. Pensò anche a Narcissa, fidanzata con l’ex Caposcuola Lucius Malfoy, e si domandò quanto Narcissa sentisse la mancanza di Andromeda e di Bellatrix. L’anno che Regulus aveva trascorso a casa da solo, dopo la partenza di Sirius per Hogwarts, aveva avvertito moltissimo la mancanza del fratello, nonostante i pomeriggi e le serate di gioco trascorse con Alexandra. Essere il figlio minore era una vera e propria seccatura, era come se tutte le scoperte e gli inizi non fossero veri, perché qualcuno lo aveva fatto prima.

Regulus si impegnava a scuola perché voleva essere il primo Black Prefetto e poi voleva diventare Caposcuola, certo che Sirius, con tutte le punizioni che collezionava, non avrebbe mai ricoperto quei ruoli. I suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lui e, il sorriso gli spuntò sul viso, sarebbe stato divertente punire il fratello e i suoi amici durante le ronde notturne togliendo punti a Grifondoro. Avrebbe dimostrato che non era una piattola. Il mal di testa gli era scomparso, sembrava che le forze gli fossero tornate.

Trovò Alexandra che teneva su una mano una tovaglia bianca con un tovagliolo dai bordi ricamati con lo stemma dei Black mentre l’altra mano reggeva un’altra tovaglia, color ghiaccio su cui erano ricamati dei motivi serpenteschi. 

“Quella con lo stemma dei Black,” disse Walburga. 

“Credo che sia meglio l’altra…” commentò Druella. “Dopotutto, vogliamo sottolineare il nostro legame con la casa di Serpeverde, no?” L’inclinazione della voce aveva un sottotesto perfido e Regulus notò il modo in cui la sua amica studiò la reazione di Walburga, seguì lo sguardo fino a notare il modo in cui la mandibola di sua madre si induriva e gli occhi si scurivano. “Non nasconderò lo stemma di famiglia per dare spazio alla Casa di Serpeverde. Hogwarts è finita da un pezzo,” fu il commento tranchant di sua madre. “Dovresti ricordartelo anche tu, Druella.” 

“Come vuoi… è casa tua, dopo tutto.”

“Esatto, è casa mia!” Walburga si guardò intorno esasperata. “Kreacher!” L’elfo domestico comparve immediatamente, il suo inchino fu così profondo da arrivare a sfiorare il pavimento con il naso. “Apparecchia con questa tovaglia, all’inglese, mi raccomando, che non ne posso più di cose francesi…” La risposta fu uno sbuffo innervosito di Druella che, per sfogarsi, diede un calcio a un elfo. “Nemmeno i fiori sai sistemare, creatura disgustosa!”

A pranzo si ritrovarono tutti in cucina, ché la sala da pranzo era già stata allestita per la cena. Papà e zio Cygnus, di ritorno dal club, trovarono divertente pranzare con i sandwich farciti con il roastbeef, dopo venne servito uno sformato di patate e porri, dissero che sembrava quasi un pic nic. Persino Sirius e Robert erano divertiti da quel pranzo insolito, mentre Alexandra sedeva vicino a Walburga e cercava in ogni modo di rimanere impeccabile.

“Come si stanno rivelando i nostri elfi domestici?” domandò Sirius indicando con lo sguardo Regulus e Alex.

“Dovresti avere più riguardo nei confronti di tuo fratello che, a differenza tua e del tuo amico, si sta rendendo utile.”

“Mamma, mi hai sempre detto di non far danni e io ti prendo in parola! Robert è così gentile da farmi compagnia…”

“Hai la stessa sfacciataggine di Bellatrix, Sirius, lasciatelo dire,” commentò zia Druella strappando uno sguardo indignato a Sirius che non amava affatto essere paragonato alla cugina.

“Sarà il destino dei primogeniti Black, anche Walburga era piuttosto sfacciata,” disse Cygnus. Orion sorrise al cognato. “Concordo, persino Lucretia ha una bella lingua…” si fermò un attimo, come se si fosse appena ricordato un dettaglio, e aggiunse: “A proposito di Lucretia, mi ha scritto e mi ha detto che stasera sarà dei nostri… è un problema se si ferma a dormire da noi insieme a Ignatius?”

“Vedi? Era meglio la tovaglia di Serpeverde,” commentò Druella.

Regulus alzò gli occhi al cielo e trattenne una risata nello scorgere la stessa reazione anche sul viso della sua amica. “Non ricominciare, Druella, la questione è chiusa. Lucretia rimpiangerà di non essere più una Black per essere diventata una… Prewett… Lo stemma dei Black sarà ovunque.”

Zia Druella tossì per coprire il commento: “Pacchiana…” 

Walburga non rispose, ma il calice di vino di zia Druella si rovesciò sulla tavola e finì per macchiarle l’abito. Regulus riuscì a scostarsi in tempo ma notò che, anche se fosse rimasto fermo, il vino non lo avrebbe colpito. Guardò sua madre che, indifferente, disse solo: “Bere a pranzo ti fa male, cara. Forse è il caso che andiamo a riposare prima di riprendere i lavori.” Così ciascuno di loro venne spedito nelle stanze degli ospiti e Regulus riuscì a ottenere il permesso di giocare con la sua amica a condizione di lasciare aperta la porta della sua camera. 

 

***

 

Da quando era arrivata la lettera, era come se il tempo avesse smesso di scorrere. Sirius fremeva di impazienza al pensiero che l’indomani avrebbe rivisto James, Remus e Peter. Finalmente, avrebbe lasciato quella casa di pazzi. Doveva resistere solo per qualche ora e poi sarebbe stato libero. 

Robert stava finendo di prepararsi. Entrambi avevano indossato l’abito da cerimonia tradizionale, una lunga veste da mago in velluto nero. Era stato dispensato dall’utilizzare i colori di Serpeverde, sua madre gli aveva detto che, in quanto erede dei Black, aveva tutto il diritto di indossare una veste tradizionale con il nero, il colore della loro famiglia. 

“Sembra che stiamo andando a un funerale,” disse Robert sistemandosi i capelli biondi allo specchio. Il suo amico aveva un abito da mago tradizionale molto simile a quello di Sirius, segno che le loro madri avevano gusti decisamente simili. L’abito di Robert, però, era blu scuro con una serie di ricami a filo nero che diventavano visibili solo in controluce. Sirius cercò di intuire la trama e notò che si trattava di una decorazione runica che, probabilmente, richiamava il sabba di Samhain.

“Si tratta pur sempre del sabba che celebra gli antenati, è come un super-funerale,” ridacchiò Sirius. I ricci neri gli cascavano ai lati del volto dandogli quello che Remus aveva definito un profilo elegante. “Secondo te, viene Marlene?”

“Non lo so, dipende se suo padre era al club quando il tuo ha avuto l’idea di invitare mezzo mondo magico a Grimmauld Place.” Sirius scoppiò a ridere. Quella festa non aveva alcun senso, in effetti, ed era certo che persino sua madre se la sarebbe risparmiata se non avesse rischiato di far sfigurare i Black per via delle strambe iniziative di Orion Black. Così, entrambi si avventurarono nel salone che era stato magicamente ingrandito per ospitare gli invitati. Individuò Regulus che indossava - come era prevedibile - una veste da mago con i colori di Serpeverde, mentre Alexandra indossava un abito da strega in velluto verde scuro con dei ricami neri. Entrambi sorrisero quando Jago Mulciber arrivò insieme ai suoi genitori. 

“Sirius, Robert, raggiungete i ragazzi e intrattenete gli ospiti,” disse Walburga mentre andava a salutare i Mulciber. Sirius salutò con un cenno del capo i signori Mulciber e raggiunse il fratello che sembrava sulle spine. “Non riesco a capire come si possa fremere d’eccitazione nel vedere quell’idiota di Jago,” disse sottovoce Robert, “guarda Regulus com’è, tra un po’ si mette a scondizolare…” Sirius scrollò le spalle, suo fratello diventava un mistero giorno dopo giorno. In quel caso, però, il mistero durò molto poco, l’impazienza di Regulus era ben giustificata, lo sentirono domandare: “Hai visto Desmond? Sai come sta?”

Fu sollevato a pensare che Regulus era pur sempre il bravo bambino che si preoccupava per gli altri ed era normale, considerate circostanze che li avevano fatti tornare prima del tempo, che fosse preoccupato per il suo compagno di Casa. Certo, il pensiero che quella preoccupazione fosse rivolta a quell’idiota di Desmond Avery, rendeva Regulus troppo empatico o fosse con pessimi gusti in fatto di amicizie.

Jago annuì: “Sì, so che arriverà con i suoi genitori, ma è inutile che gli chiediate se sa qualcosa dell’aggressione, non ricorda niente di quanto accaduto. Le pozioni che gli hanno dato lo hanno confuso del tutto.”

“Non che prima fosse chissà che luminare…” si lasciò sfuggire Sirius. Jagò gli puntò i suoi occhi azzurri contro, ma Sirius non si lasciò intimorire, lui non era come Regulus. E poi, senza Mocciosus a suggerirgli le mosse, Mulciber era ancora più inoffensivo. Infatti, provò con il sarcasmo. Si finse sorpreso della sua presenza: “Black, non ti avevo notato. Devo dire che a casa, sotto le sapienti mani di mammina, torni quasi un mago decente. Nemmeno si sente la puzza di feccia…”

“Bada a come parli, Mulciber,” gli disse Robert, già con la bacchetta in mano.

“Oh, quando non c’è Potter, ecco che arriva Turner a sostituirlo… Come ci si sente ad essere il numero due, eh, Turner?”

“Ragazzi, calmiamoci… La serata è solo agli inizi e… beh… mia… nostra madre ci sta guardando…” Regulus cercò di riportare la calma, ma Sirius aveva una voglia incredibile di affatturare Mulciber. Tirò per la manica Robert e domandò: “Dicevi che mi avresti fatto da complice?”

Robert sorrise: “Se è per Mulciber, faccio quello che vuoi, ma sai che ho una voglia di prenderlo a ceffoni alla babbana?” Sirius chiuse gli occhi e si ricordò di quando era riuscito a terrorizzarlo con le sembianze di Felpato. Sì, dargli un pugno in faccia sarebbe stato una grande soddisfazione.

“Per tutti i Fondatori, Sirius, ma stai benissimo…” La voce squillante di Eloise Rosier, una delle nipoti di zia Druella, bloccò Sirius e Robert dal continuare a sognare il modo in cui avrebbero ridotto Jago. Eloise, dopo aver rivolto un sorriso smagliante a Sirius, Eloise alzò un sopracciglio non appena inquadrò Robert e si limitò a salutarlo freddamente: “Turner…”

“Rosier…” Robert inarcò un sorriso sbilenco. “Non ti preoccupare, Eloise, non ti voglio sposare. Anzi, ti giuro solennemente che da me non avrai mai una proposta di matrimonio!” Eloise lo guardò tra il sollevato e l’offeso man mano che iniziava a percepire il sarcasmo di quelle parole. 

Eloise Rosier era la classica Purosangue altezzosa, cresciuta nella convinzione di dover andare in sposa a qualcuno delle Sacre Ventotto. Robert, pur avendo un legame con i Rowle e una linea di sangue di tutto rispetto, era un Turner e la sua famiglia non figurava in quello stupido elenco, così, veniva considerato non abbastanza Purosangue. Secondo Sirius era un’immensa fortuna perché gli toglieva di dosso un sacco di pressione e, soprattutto, non era costretto ad avere a che fare con queste pazze fondamentaliste che tanto piacevano a sua madre.

Sirius notò che Eloise si guardava intorno, agitava i suoi boccoli, mentre gli innumerevoli bracciali d’oro tintinnavano ai polsi. “Dov’è? Non è qui?”

“Chi?” domandò Robert.

“Tua sorella! Vorrei dire la dama di compagnia di Regulus, la sua ombra, insomma…”

“La sua elfa domestica,” si lasciò sfuggire Sirius e, subito dopo, se ne pentì. Il sorriso di Eloise si allargò e gli occhi azzurri si colorarono di perfidia: “Mi piace! Elfa domestica, è perfetta! È crudele e rende l’idea… Sirius perché non sei in Serpeverde? Tu sì, che saresti un ottimo partito…”

Sirius ridacchiò compiaciuto. Non che gli importasse di Eloise, ma era divertente quando persino i Serpeverde della peggior specie come i Rosier finivano per riconoscere che lui fosse meglio di Regulus e, soprattutto, che non avrebbero mai messo le mani su di lui. “Perché ho gusti migliori e, soprattutto, ho il coraggio di dire le cose che penso…”

Robert invece continuava a mostrarsi a disagio, quasi risentito. “Sì, ma mia sorella non è un’elfa domestica, non permetterti di rivolgerti a lei in questo modo indecoroso!” Era divertente quando si ricordava di essere il fratello maggiore di Alex e di dover, in qualche modo, difendere l’onore dei Turner. 

Eloise arricciò il naso disgustata, come ogni volta in cui era costretta a rivolgersi a Robert. “Figurati se perdo tempo dietro a tua sorella.” Nel voltare la testa dall’altra parte, Eloise intravide Regulus e Mulciber intenti a parlare. Sirius e Robert la videro sollevare la veste da strega e accelerare il passo verso i due Serpeverde in un modo che Walburga avrebbe considerato poco consono per una strega per bene. Da lontano la videro fare gli occhi dolci a Mulciber. 

“Ti rendi conto da cosa mi sono salvato?” 

Robert che scoppiò a ridere. “Aspetta a cantar vittoria, sono proprio curioso di vedere chi cercherà di propinarti tua madre… Lo sai che i contratti di fidanzamento si stipulano solo dopo i G.U.F.O.”

“Stai organizzando il tuo fidanzamento, Black?” Marlene era arrivata di soppiatto, con il suo passo leggero da gatto e, come al suo solito, lo aveva fatto trasalire con un pizzicotto sul fianco. “Non avevi un debole per le babbane?”

“Ehi! Parla piano,” esclamò Robert. “Non è un posto dove lasciarsi andare a simili battute, qui non sanno cosa sia il senso dell’umorismo.”

“Ma non era una battuta… Lui e Potter hanno un debole per le Babbane…” Sirius rivolse un sorriso nervoso a Marlene che proprio non si rendeva conto che a Grimmauld Place certi discorsi non si potevano fare. “Scherza, sta cercando di scongiurare la possibilità che io le chieda la mano…”

“A me? Sei ubriaco?”

“Sei una McKinnon, sei Grifondoro, saremmo una coppia meravigliosa.”

“E avere tua madre come suocera? Scordatelo, piuttosto sposo Mulciber.”

“Oh, ma che ha Jago che siete tutte interessate a lui?” 

Marlene scrollò le spalle. “È biondo, ha gli occhi chiari, è caruccio…”

“È idiota…” aggiunse Robert, “e comunque anch’io sono biondo e con gli occhi chiari…” Raddrizzò le spalle e si passò una mano per sistemare il ciuffo di capelli che gli era sceso sulla fronte e, così facendo, mostrare i suoi occhi azzurri. Marlene scoppiò a ridere, posò una mano sul braccio di Robert e disse: “Tu non conti, Robert, sei proprio off-limits.” Sirius e Robert si guardarono sorpresi, mentre Marlene si rendeva conto di aver parlato troppo. “Non farmi domande, ma è così.” 

Erano giunti vicino Regulus, Eloise, Jago e si era appena unito Desmond Avery la cui presenza stava calamitando tutte le attenzioni dei presenti, tra cui l’odiosa amica di Eloise, Margareth McNair. Persino Alexandra li aveva raggiunti insieme ai suoi amici, Elizabeth Nott, Aldous Yaxley, Ezra Travers.

“Che bella accoglienza,” disse Desmond nel salutare i compagni di Casa. “Vi dico subito che di quella notte non ricordo nulla. Mi hanno riempito di pozioni e ho la memoria confusa.”

Jago, il suo migliore amico, prese la parola a nome di tutti. “Con Regulus ci domandavamo se, per caso, il preside ti avesse comunicato quale fosse la causa dell’aggressione.”

Desmond scosse la testa. “No, i miei genitori sono piuttosto infuriati su questo aspetto, non so se mi faranno tornare a scuola domani. La lettera diceva solo che non sono state rinvenute minacce e che la scuola è sicura.”

“Siamo al punto di partenza,” esclamò Robert deluso. “Speravamo che la tua lettera fosse un po’ più specifica. Insomma, se l’aggressore fosse ancora presente?”

“Dopo le ispezioni dei professori?” domandò Eloise. “Mi sembra impossibile, stiamo parlando di Albus Silente, un Supremo Pezzo Grosso, uno dei maghi viventi più abili e forti.” 

“Questa tua fiducia nel preside è commovente, Rosier,” scherzò Marlene, ricevendo una smorfia infastidita da Eloise. Marlene osservò tutti i presenti, diede un leggero colpo con il gomito al braccio di Sirius per avvertirlo di quanto avrebbe detto. Sirius si preparò, di solito quando Marlene parlava, anche a lezione, riusciva a spiazzare i presenti e anche quella volta non si smentì. 

“E se l’aggressore fosse uno studente?”

Tra di loro corsero occhiate fugaci di sospetto. Margareth McNair con la sua vocina acuta che tradiva il terrore di dover prolungare la permanenza a casa domandò: “Chi potrebbe mai fare una cosa del genere?” 

Marlene, però, si stava avventurando in un terreno minato che, fino a quel momento, avevano volutamente lasciato a margine di ogni riflessione. “Non è la prima volta che si trovano studenti feriti nei corridoi, no?”

“Sì, ma questa volta è diverso," disse Avery. Negli occhi dei Serpeverde si vedeva la voglia di chiudere il discorso. 

“Perché è diverso? Illuminami, Avery…” lo provocò Marlene. “Perché sei stato colpito anche tu? Potrebbe essere stato un modo per depistare, per far chiudere la scuola. Non è curioso che non ricordi nulla?”

“Nessuna vittima ricorda nulla.” Regulus intervenne in sostegno del suo Compagno di Casa. Sirius si irrigidì. Non doveva pensarlo, sapeva che non era così, ma non poteva fare a meno di notare che quando era necessario schierarsi, Regulus prendeva sempre la parte dei suoi compagni di Casa.

“Perché non ci sono tracce di aggressione da incantesimo, McKinnon.” Desmond fece un passo in direzione di Marlene e dall’alto del suo metro e ottanta si chinò per guardarla negli occhi. Il suo sguardo tradiva la stanchezza e uno stato di salute non ancora ottimale. “Non hai idea di cosa mi abbiano fatto al San Mungo in questi giorni, quante pozioni abbia assunto e a quanti controlli mi sia dovuto sottoporre. Hanno controllato ogni centimetro del mio corpo e ti posso assicurare che non ci sono tracce di incantesimi. Quanto successo non è compatibile nemmeno con una forma di attacco babbana, quindi posso assicurarti che non è uno studente.”

“Potrebbe essere una creatura magica,” disse Jago.

“Ed è per questo che voi Serpeverde girate di notte nei boschi? Per proteggere la scuola?”

“Fino a prova contraria, Turner, chi è finito in punizione per le scampagnate notturne nella Foresta Proibita, sei tu con quegli strambi di Ollivander e Lovegood… Non è che avete raccolto una bestiolina e l’avete portata nella scuola?”

Fu in quell’istante che la situazione precipitò. Robert perse il suo proverbiale aplomb e si lanciò contro Mulciber. Sirius lo osservò per un istante e poi decise che avrebbe dato una mano al suo amico molto volentieri. Intorno a loro, urla che intimavano di smetterla, lo sguardo di Regulus pietrificato dalla vergogna, altri che incitavano alla rissa. Sirius riuscì a realizzare il sogno di colpire in faccia Mulciber, diede anche una gomitata ad Avery che voleva difendere l’amico. Sentiva l’adrenalina che gli scorreva nelle vene ed era come se dopo giorni in cui era stato costretto a rimanere fermo e immobile, finalmente qualcuno l’avesse risvegliato, si sentiva vivo. Persino quando le funi magiche di sua madre immobilizzarono lui e Robert e li trascinarono in una stanza attigua dove li avrebbe attesi una ramanzina, non riuscivano a smettere di sorridere soddisfatti.

L’indomani avrebbe avuto qualcosa da raccontare sul treno.

 
   
 
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