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Autore: Elizabeth_3rd    17/11/2023    5 recensioni
[Tomarry - Sloooow burn - What if - Rewrite dal secondo libro in poi]
Per una serie casuale di eventi, Harry entra in possesso del diario di Tom Riddle prima che Ginny scopra di averlo ottenuto, e inizia a scrivere i suoi pensieri e i suoi sfoghi. Il Tom sedicenne, intrappolato nel diario da cinquant'anni senza sapere minimamente il tempo che è passato, pensa sia l'occasione perfetta per possedere l'ignaro ragazzino e concludere la sua missione di liberare Hogwarts dai nati babbani, ma qualcosa in Harry Potter lo colpisce più profondamente di quanto si sarebbe aspettato. Le loro due anime sembrano chiamarsi l'una all'altra, come se fossero connesse.
Insomma, praticamente il diario Tom diventa il confidente di Harry (e poi suo amico, e poi... ehhhh) e si affrontano tutti gli anni tranne il primo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Tom O. Riddle | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Camera dei Segreti

 

“Tom, sai qualcosa della Camera dei Segreti?” fu la prima frase che Harry scrisse una volta tornato nel dormitorio. Se Tom aveva effettivamente imparato a discernere il tempo che passava, ne era passato pochissimo da quando aveva aperto la Camera dei Segreti servendosi di Harry.

…E HARRY AVEVA GIÀ CAPITO CHE TOM ERA COINVOLTO?!

Ma come era possibile?! Harry era stupido!

Forse la sua amica Hermione ci sarebbe arrivata, ma Hermione non sapeva dell’esistenza di Tom… vero?

Decise di fare il vago.

“Perché mi fai questa domanda?” chiese, fingendo sorpresa.

Avrebbe voluto semplicemente negare e dire qualcosa del tipo “Mai sentita in vita mia”, ma non era esattamente una buona idea. Quando lui era a Hogwarts, almeno nel dormitorio Serpeverde, era una leggenda molto comune. Tom ricordava di aver scoperto della sua esistenza il primo anno, quando aveva sentito alcuni compagni dire che speravano che l’erede di Serpeverde sarebbe arrivato presto a Hogwarts per liberarla dalla feccia sanguemarcio come lui.

E da allora Tom, nella sua infinita meschinità, aveva iniziato a ricercare informazioni perché se trovava il modo di aprire la camera lui stesso, l’avrebbe fatta vedere lui agli altri chi aveva il sangue sporco!

Poi aveva scoperto di essere effettivamente lui l’erede di Serpeverde, ed era stata la soddisfazione più grande della sua vita, probabilmente, ma dettagli.

Il punto era che era una leggenda comune, e c’era la possibilità che Harry scoprisse che, ops, Tom aveva vinto un premio per i servigi resi alla scuola proprio per aver catturato chi aveva aperto la camera per la prima volta cinquant’anni prima.

E a quel punto se Tom non gli diceva nulla al riguardo sarebbe stato sospetto, e sarebbe stato ancora più sospetto se Tom mentiva proprio dicendo di non conoscerla.

E se infine Harry trovava il collegamento tra il Tom di cinquant’anni prima e il Tom del diario con l’apertura della camera, e si rendeva conto che il tempismo coincideva troppo bene…

Forse Tom aveva agito leggermente di impulso.

Tutta colpa di Mirtilla che lo aveva destabilizzato!

Okay, dai, niente panico. Harry era stupido, non avrebbe mai scoperto che lui era coinvolto.

Non c’era neanche l’assoluta certezza che la camera fosse aperta, no? Insomma, era tutto avvolto nel mistero.

Persino per Tom… non aveva indicato una vittima, infatti, aveva solo detto al basilisco di attaccare un essere indegno a caso, e poi eclissarsi fino a nuovo ordine.

“Durante il banchetto qualcuno ha aggredito il gatto di Gazza e ha lasciato un messaggio sul muro, vicino ai bagni: ‘La camera dei segreti è stata aperta. Temete, nemici dell’erede’ con il sangue!!”

…forse Tom avrebbe dovuto frequentare un corso sull’impulsività e uno sulla comunicazione.

Il primo perché la frase scritta con il sangue (che poi era solo vernice rossa) se la poteva sicuramente risparmiare, soprattutto scriverla proprio accanto all’ingresso della camera. Ma che idiozia!

Il secondo era perché… in che senso era stata aggredita UNA GATTA?! Tom aveva detto di attaccare qualcuno di indegno, ma non credeva di dover specificare anche “umano”.

Tom ripensò all’improvviso attacco non organizzato la sera prima.

Aveva fatto andare Harry in bagno, si era assicurato che non ci fosse nessuno, e poi aveva aperto la camera dei segreti, scivolando al suo interno.

Si era premurato, ovviamente, di far coprire gli occhi a Harry prima di procedere meglio, e aveva chiamato il basilisco, sperando di riuscire a parlare serpentese anche controllando una persona che il serpentese non lo sapeva parlare, e per fortuna ci era riuscito.

Il basilisco era comparso, sorpreso e pronto all’azione. E Tom gli aveva ordinato, presentandosi come erede di Serpeverde e suo padrone, di uscire da lì, fare fuori una creatura indegna di frequentare Hogwarts, e poi tornare nella camera senza essere beccato. L’aveva detto in termini più elucubrati, ma quello era il sunto.

Poi era uscito stando attento a non essere visto, aveva scritto un messaggio minaccioso sulla parete perché voleva spaventare tutti quanti e far partire con il botto la nuova ascesa di Voldemort, e… era tornato alla festa. 

Ci era tornato a malapena, alla festa, in realtà, e si era dovuto eclissare perché controllare Harry così a lungo lo aveva sfiancato. E non era riuscito più a stabilire neanche un minimo contatto per il resto della serata.

Anche in quel momento sentiva che non sarebbe riuscito neanche a controllare occhi e orecchie… era frustrante.

Ma insomma… non credeva che ci sarebbe stato niente di importante da scoprire. Lui era bravo quando si trattava di coprire le sue tracce.

Anche se… Harry magari lo era un po’ meno? 

Meglio indagare un minimo.

“Terribile, si sa chi è stato?” chiese, cercando di non mostrare nessuna reazione che poteva essere fraintesa, e allo stesso tempo chiedendo ulteriori informazioni. Era anche curioso di scoprire se era effettivamente riuscito a terrorizzare tutti quanti.

“Danno la colpa a me” rispose Harry, e si vedeva dal tremore della penna che era nervoso.

MA COME?! MA PERCHÉ?! NON AVEVA LASCIATO PROV… in effetti Tom era stato incauto, a dirla tutta.

Non aveva dato a Harry un alibi completo, mentre quasi tutta la scuola era al banchetto. Aveva scritto il messaggio con la scrittura di Harry, e Mirtilla era anche rientrata in bagno poco prima che Tom uscisse dalla camera. Non che si fossero incontrati, ma Tom l’aveva sentita piangere e aveva inondato il bagno e i corridoi adiacenti.

Insomma, era stata l’operazione meno discreta dell’universo.

Se Tom non avesse imparato a riconoscere ogni sfumatura della scrittura di Harry, avrebbe quasi potuto pensare che Silente o qualche altro professore avesse trovato il diario e stesse scrivendo a lui per ottenere informazioni.

Avrebbe avuto senso.

Ma Tom riconosceva la scrittura di Harry e il suo modo di porsi.

“Perché dovrebbero pensare una cosa del genere?! Tu non faresti male a nessuno” gli disse in modo confortante, per levare ogni sospetto da sé stesso, e soprattutto cercando di evitare che Harry chiedesse ancora cosa Tom sapesse della camera dei segreti, perché era un argomento sul quale doveva assolutamente mentire, o quantomeno tacere.

“Ho scoperto io Mrs Purr, per questo pensano che sia stato io, ma non ho fatto niente. Per fortuna Silente mi ha difeso” spiegò Harry.

“In che senso l’hai scoperta tu? Stai bene?” oh no! Che si fosse reso conto di ciò che Tom stava facendo con lui, e una volta uscito fuori dal controllo fosse andato a trovare la gatta per aiutarla o… beh, non doveva sapere che proprio la gatta sarebbe stata aggredita, ma era davanti al bagno, quindi forse era andato al bagno per controllare o qualcosa del genere, e aveva beccato la prima vittima.

Vabbè, comunque non aveva certezze che fosse stato Tom a controllarlo, in tal caso, giusto?

Forse per questo stava indagando? 

Tom iniziava un po’ ad agitarsi, ma non aveva niente da temere.

Era un diario, nessuno oltre a Harry sapeva della sua esistenza e della sua coscienza, e aveva la situazione sotto controllo.

“Stavamo uscendo dal complemorte di Nick, e stavamo per andare, con Ron e Hermione, in Sala Grande, quando…” Harry si interruppe.

Oh…

Allora non lo aveva fatto perché si ricordava, forse.

Però era comunque strano.

Insomma, Tom aveva fatto la strada dal complemorte di Nick al bagno delle ragazze, ed era molto distante dalla Sala Grande, nella direzione quasi opposta. 

Perché Harry si sarebbe dovuto trovare lì se si stava dirigendo in Sala Grande?

“Suppongo che ci sei passato davanti per caso nella strada. Mi dispiace, Harry, non deve essere stato bello” Tom si fece partecipe, allestendo però una piccola trappola, per vedere se Harry gli avrebbe mentito.

“Già, era di strada e l’ho scoperto per sbaglio, ma Piton e Gazza sono convinti che siamo stati io, Ron e Hermione solo perché eravamo lì” Harry cadde dritto nella trappola, e ciò attirò l’attenzione e il sospetto di Tom.

C’era qualcosa che chiaramente non gli stava dicendo.

Non aveva trovato la vittima e la scritta per caso.

E poteva essere un problema, se era uscito dal controllo vedendo qualcosa.

A meno che non avesse sentito il basilisco, che aveva la brutta abitudine di parlare da solo, e non avesse sentito la sua voce, ma era impossibile, perché Harry non parlava serpentese. Nessuno oltre a Tom parlava serpentese.

Purtroppo Tom non poteva chiedergli informazioni esplicitamente senza rischiare di dare via il suoi coinvolgimento.

“E la gatta come sta?” chiese invece, curioso circa lo status della sua prima vittima da cinquant’anni, sebbene non quella che avrebbe voluto colpire.

“È stata pietrificata, ma Silente dice che riusciranno a salvarla” scrisse Harry, ottimista.

“Oh, che sollievo”

E CHE CAVOLO! Ma come solo pietrificata?!

Doveva essere morta!

Va bene, niente di grave. Alla fine era solo una gatta, non poteva far risalire l’attacco a nessuno. Non potevano interrogarla, o prenderle il ricordi, e il suo peggior peccato era essere il gatto di un aggressivo e disgustoso magonò. Non esattamente una vittima designata.

“Hai mai sentito parlare della camera dei segreti, quando eri a Hogwarts?” Harry ripetè la domanda che gli aveva fatto appena entrato.

Tom avrebbe sbuffato se avesse potuto.

Perché Harry era così insistente?! Non era ancora il momento di rivelare troppe cose a Harry circa la camera.

Maledetto il momento in cui era finito nelle mani di un ragazzo così curioso!

“Cos’è questo complemorte di Nick? Non me ne avevi parlato” cercò di cambiare argomento, sperando che Harry non si insospettisse, ma che comunque capisse che era meglio non insistere.

Per sua fortuna, Harry si distrasse, e gli raccontò nei dettagli la terribile e noiosa serata passata alla festa di fantasmi.

Non chiese più a Tom informazioni sulla camera, e dopo poco andò a dormire. Tom sperò che non gli scrivesse per un po’. Doveva riordinare le idee e capire cosa fare da quel momento in poi.

 

Tom aveva evitato la domanda.

Persino Harry se n’era accorto, e non capiva perché.

Se Tom non conosceva informazioni sulla camera, avrebbe risposto qualcosa del tipo “Non ne ho mai sentito parlare, Harry, mi dispiace”, invece aveva proprio evitato di rispondere.

Di solito, quando evitava una domanda, era perché la risposta non era molto lusinghiera nei suoi confronti, come quando Harry gli aveva chiesto se aveva una ragazza. Tom era sempre gentile e disponibile, oltre che umile, ma Harry aveva notato che rispondeva molto più in fretta quando poteva vantarsi di qualcosa, e molto più lentamente se non faceva proprio una bella figura con la risposta. Forse non aveva risposto sulla camera proprio perché davvero non sapeva niente, e non voleva risultare ignorante?

Era una buona ipotesi, ma Harry non ne era convinto. 

Forse parlare della camera gli evocava brutti ricordi?

Possibile.

In ogni caso, meglio non insistere.

Pertanto avevano chiesto informazioni al professor Rüf, che aveva spiegato tutto sulla camera dei segreti e il mostro di Serpeverde. Informazioni molto inquietanti e interessanti. Sicuramente la lezione più entusiasmnte che il professor Rüf avesse mai tenuto nei centinaia di anni di insegnamento, sia in vita che come fantasma.

Poi lui, Ron e Hermione avevano esplorato un po’ i dintorni del luogo dove era stata ritrovata Mrs Purr, senza purtroppo ottenere molte informazioni.

Ma avevano un sospettato principale, e un piano per scoprire se fosse effettivamente lui l’erede di Serpeverde.

E tale sospettato era ovviamente Malfoy.

Aveva senso, dopotutto. Il suo disprezzo per i nati babbani, l’aria soddisfatta quando aveva visto la scritta, il suo commento…

Tra le ricerche, lo studio, le indagini e anche gli allenamenti di Quidditch, che diventavano sempre più pesanti mano a mano che si avvicinava la prima partita, che si sarebbe svolta proprio contro Serpeverde, Harry aveva avuto pochissimo tempo per scrivere a Tom.

E con “pochissimo tempo”, si intendeva che gli scriveva praticamente solo il buongiorno e la buonanotte, si dimenticava di portarlo con sé in giro, lasciandolo perlopiù nel dormitorio, e al momento erano due giorni che non lo prendeva in mano.

Non è che non volesse scrivergli, anzi, gli mancava farlo, ma era davvero distratto, e le uniche cose che avrebbe voluto dirgli non voleva tirarle fuori perché temeva di infastidirlo, dato che c’era la possibilità che la Camera dei Segreti fosse un argomento pesante, per lui.

Quindi fu solo alla vigilia della partita di Quidditch, subito dopo aver preso il libro di Pozioni per creare la pozione polisucco che Hermione avrebbe fatto il prima possibile per spiare Malfoy e scoprire se era stato lui, che si ritagliò un minimo di tempo per scrivere a Tom qualcosa di più che il solito “Buongiorno, oggi c’è Trasfigurazione, spero che non assegni troppi compiti” o “Giornata pienissima oggi, ho troppo sonno, buonanotte”.

Anche se esordì allo stesso modo.

“Oggi Allock è stato più insopportabile del solito” ripensò alla dimostrazione che aveva dovuto fare davanti a tutta la classe nei panni di lupo mannaro che Allock aveva sconfitto. Decisamente umiliante!

“Capisco, buonanotte allora” rispose Tom, sorprendendo un po’ Harry per la freddezza delle sue parole.

“Perché buonanotte?” chiese, confuso.

“Oh, perdonami, volevi scrivermelo tu per primo? Ho solo giocato d’anticipo” 

Sembrava irritato.

“Tutto bene, Tom?” chiese Harry, iniziando a preoccuparsi di aver fatto qualcosa di male.

Forse Tom iniziava a irritarsi a parlare sempre e solo con lui. Forse Harry si stava lamentando troppo. O forse a Tom non piaceva che gli scrivesse cose futili.

“Certo, perché non dovrebbe? Sono solo un diario, dopotutto. Non posso letteralmente stare male” rispose Tom.

Da un lato le sue parole sembravano tranquille, ma Harry sembrava di avvertire una nota di estremo fastidio, e di sarcasmo in ciò che scriveva.

Esitò appena prima di rispondere, cercando le parole giuste.

Forse stava capendo male, e avrebbe dovuto semplicemente scrivere normalmente, magari parlare della sua giornata, o fare qualche domanda a Tom, che sembrava sempre felice di rispondere.

Però non riusciva a fare finta di niente, e preferiva essere sicuro.

Non voleva che Tom ce l’avesse con lui.

“Ho fatto qualcosa di male? Ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio? Se è così dirmelo e ne possiamo parlare” scrisse, accomodante e pronto a comunicare. La comunicazione era importante tra amici, e tenersi tutto dentro non faceva bene.

“Questa domanda dovrei farla io, in realtà. Sei tu quello che all’improvviso ha praticamente smesso di scrivermi” rispose Tom, sorprendendo non poco Harry, che finalmente capì cosa avesse infastidito Tom.

Non era per via di ciò che Harry poteva aver detto, ma qualcosa che NON gli stava dicendo.

E riuscì a comprendere il motivo.

Dopotutto Tom viveva attraverso Harry. Harry era l’unica persona con la quale il diario aveva un contatto, e se fino a quel momento Harry aveva pensato che Tom non avesse una grande concezione del tempo che scorreva, dato che sembrava essere sorpreso degli anni passati da quando era un diario, si stava finalmente rendendo conto che si accorgeva comunque quando Harry non gli scriveva per un po’.

E probabilmente si sentiva solo o annoiato.

A Harry dispiaceva.

Ma allo stesso tempo, sentì un leggero calore nello stomaco.

Perché non gli era mai capitato che qualcuno fosse così felice di parlargli, tanto da arrabbiarsi se non si sentivano per un po’.

Nella sua vecchia vita, prima di scoprire di essere un mago, tutti cercavano sempre di allontanarlo, o lo reputavano noioso e irritante, soprattutto i Dursley.

E da quando era un mago era sì circondato da persone sempre ansiose di conoscerlo, e aveva anche ottimi amici, ma era per via di una fama che non poteva controllare.

Tom non sapeva nulla, e, certo, sicuramente voleva parlare con Harry principalmente per il fatto che fosse l’unica persona con la quale potesse parlare, ma era comunque piacevole sentirsi importante per qualcuno.

Sebbene fosse una grande responsabilità.

E comunque, se Tom avesse preferito parlare con altre persone, bastava che lo dicesse a Harry, e lui si sarebbe organizzato. Il fatto che avesse chiesto al ragazzo di restare un segreto significava che si fidava di lui e che Harry, alla fine, bastava.

Stavano creando davvero un bel legame.

Consapevole finalmente di ciò che turbava Tom, Harry si affrettò a rispondere.

“Scusami, non l’ho fatto di proposito, ma sono stati giorni impegnati. Tra le lezioni, il quidditch e le indagini” scrisse, giustificando la sua assenza.

“Indagini su cosa?” chiese Tom, sorpreso.

Oh, maledizione! Harry non voleva parlarne con lui! Ma aveva scritto senza pensare.

“Su nulla di importante” provò a chiudere subito l’argomento, sperando che Tom non insistesse.

“Non ti fidi di me? Pensavo che ci dicessimo tutto, Harry” ovviamente Tom insistette. 

In realtà Harry voleva parlargli della camera, e di Malfoy, e anche di tutte le orribili occhiate che riceveva da quando era comparso quel messaggio, ma non voleva appesantire Tom con i suoi problemi.

“Non è questo, è che non voglio turbarti” rispose, sincero, senza però offrire dettagli.

“…turbarmi? Perché dovresti turbarmi?” Tom non accennava a chiudere la questione.

Harry esitò appena, ponderando se fosse effettivamente il caso di dire qualcosa o no, ma non voleva creare incomprensioni con Tom, quindi alla fine decise di essere sincero.

Glielo doveva.

“Riguarda la camera dei segreti, e siccome hai evitato l’argomento, immagino che potrebbe essere un argomento che ti da fastidio” spiegò, un po’ imbarazzato.

Tom ci mise qualche secondo a rispondere.

“Oh.. non è che ho evitato l’argomento! Ma forse è meglio se non indaghi sulla camera dei segreti, potrebbe essere pericoloso” scrisse infine.

Era chiaro che sapesse qualcosa che non gli voleva dire.

“Perché? Tu sai qualcosa della camera?” e ora che l’argomento era fuori, forse Harry poteva indagare un minimo. Era importante per capire come procedere.

“Solo che è pericolosa ed è meglio non indagare al riguardo”

Harry sospirò, deluso, e non rispose. Non voleva farsi fare la morale da Tom come gliel’aveva già fatta Percy. Alla fine Tom era un prefetto, sicuramente era rigido proprio come il fratello di Ron.

Decise che era meglio cambiare argomento e non condividere più nulla con Tom riguardo la camera.

Chiaramente non era un buon argomento da tirare fuori con lui.

“Ma se ci tieni tanto a indagare, almeno dimmi che hai intenzione di fare, così posso aiutarti” l’aggiunta di Tom, dopo qualche secondo, lo sorprese non poco.

“Aiutarmi?” non si aspettava minimamente che Tom si offrisse di aiutarlo.

Temeva che l’avrebbe rimproverato e basta perché andava contro le regole.

Dopotutto sembrava un secchione ed era prefetto, no?

“Harry, non sono qui per giudicarti o rimproverarti. Sono qui per ascoltarti se vuoi sfogarti, e aiutarti se ne hai bisogno. Ma non posso farlo se tu non mi racconti ciò che ti turba o le indagini che fai. Sono il tuo diario” gli ricordò Tom, cercando di convincerlo a scrivergli.

In effetti Tom non lo aveva mai giudicato, e Harry aveva iniziato a scrivergli proprio per sfogarsi su quelle cose.

Eppure, più diventavano amici, e più lo trovava difficile, per certi versi.

“Non mi piace considerarti un diario, preferisco vederti come un amico” ribatté Harry, un po’ nervoso.

Tom ci mise qualche secondo a rispondere.

Sebbene Harry gli avesse già scritto che lo considerava un amico, e anche quella volta Tom era sembrato sorpreso dall’affermazione, il diario non aveva mai ricambiato dicendo di considerare Harry un amico a sua volta.

Chissà, forse non era abituato, o forse non si sentiva abbastanza umano da essere l’amico di qualcuno? Però Harry sperava che prima o poi avrebbe ricambiato.

“Se essere tuo amico significa che non vuoi disturbarmi con i tuoi pensieri o non ti senti abbastanza sicuro da sfogarti, o temi il mio giudizio, allora preferisco essere solo il tuo diario” rispose infine.

Harry non sapeva minimamente come prendere quelle parole. E non sapeva come rispondere.

In qualche modo aveva centrato completamente il punto del comportamento di Harry, che stava cambiando mano a mano che si avvicinavano.

Ma allo stesso tempo, Tom si stava comportando in modo strano.

Eppure, nonostante si stesse dimostrando diverso dall’immagine affabile e precisa che aveva voluto trasmettere in quei giorni, a Harry non stava del tutto dispiacendo vedere anche quel lato.

Lo rendeva più… umano.

E più era umano, più era effettivamente difficile continuare a vederlo semplicemente come un diario con il quale sfogarsi.

Harry però cercò di sbloccarsi un po’, perché riusciva a capire l’irritazione di Tom, in quel momento.

Insomma, era normale innervosirsi quando si era annoiati ad essere un diario e nessuno gli parlava.

“Va bene, ho capito. Scusa se non ti ho scritto per un po’. Non serve prenderla così male. Comunque non ho moltissimo da dire. Il professor Rüf ci ha parlato della camera dei segreti, non abbiamo trovato indizi vicino ai bagni dove è comparsa la scritta, nessun altro è stato aggredito, e pensiamo che l’erede di Serpeverde potrebbe essere Malfoy” fece il riassunto degli ultimi giorni, informando Tom delle scoperte.

“Malfoy?” Tom sembrava sorpreso dall’accusa.

“Purosangue, Serpeverde, e quando ha visto la scritta ha detto: ‘La prossima volta tocca a voi, sanguesp… nati babbani’, ma non ha detto nati babbani” spiegò Harry, rabbrividendo al pensiero della frase che il ragazzo aveva pronunciato, con un sorrisetto davvero inquietante.

“Normale comportamento da Serpeverde purosangue, in effetti” si lasciò sfuggire Tom.

“Erano cattivi anche quando tu frequentavi Hogwarts?” chiese Harry, curioso.

Se scopriva che i Serpeverde avevano bullizzato anche Tom, si sarebbe davvero arrabbiato. Era una pessima casata.

…una casata dove il cappello avrebbe voluto mandarlo, ma Harry cercava di non pensarci.

“Non direi cattivi. Non credo che i Serpeverde siano tutti cattivi, Harry. Ti ho detto che non credo agli stereotipi sulle case” si affrettò a difenderli Tom.

Ma Harry non era convinto.

In qualche modo sentiva l’esigenza di allontanarsi il più possibile da quella casa di Hogwarts, per evitare a tutti i costi che qualcuno lo associasse ad essa.

Bastavano già tutte le occhiate sospettose, senza che la gente scoprisse che sarebbe dovuto effettivamente essere proprio un Serpeverde.

“Beh, ma sicuramente l’erede di Serpeverde non può essere un Tassorosso, no? Sempre meglio essere cauti. Non ho mai incontrato un Serpeverde decente” pensò a Malfoy, a Tiger, Goyle, Piton. 

E soprattutto pensò a Voldemort, il Serpeverde peggiore di tutti.

Perché il cappello parlante avrebbe voluto metterlo nella stessa casa dell’assassino dei suoi genitori, l’uomo che lo aveva condannato quando aveva solo un anno di vita?!

In quel momento odiava profondamente i Serpeverde.

Era tutta colpa di quella casa, e del loro fondatore, se Harry non riusciva ad avere neanche un anno di scuola normale!

“Ovviamente… e che prove avete contro Malfoy?” Tom cambiò argomento, e Harry notò che la sua scrittura sembrava più marcata e rigida.

Ma non ci fece troppo caso, perché non era un grandissimo osservatore.

“Ancora nessuna, ma abbiamo intenzione di interrogarlo il prima possibile e farlo confessare” spiegò Harry, non parlando della pozione polisucco e del piano perché non voleva che Tom scoprisse che avrebbero infranto le regole.

Sicuramente non avrebbe approvato.

“Buona fortuna con qualsiasi sia il piano. Spero otterrete un’ottima confessione” Tom, per fortuna, non chiese informazioni aggiuntive, anche se la scrittura rimase molto rigida.

“Lo spero anche io. Voglio trovare il responsabile prima che possa attaccare altre persone” Harry però si fomentò e basta, determinato a risolvere anche questo inghippo il prima possibile e passare normalmente ciò che restava dell’anno scolastico.

“Posso chiedere perché un dodicenne è responsabile di indagare su una pericolosa creatura in una camera segreta? Non dovrebbe essere responsabilità dei professori o quantomeno dei prefetti e caposcuola?” chiese Tom, dopo qualche secondo.

Sollevava ottimi punti.

Ma Harry si irritò.

“Pensavo che avessi detto che non mi avresti giudicato” quella era una frase molto da Percy, in effetti.

“Non ti stavo giudicando, era una domanda. Mi preoccupo per te e non voglio che ti fai male” arrivò la ragionevole risposta di Tom.

Harry sospirò, valutando meglio le sue parole senza mettersi subito sulla difensiva.

In effetti avrebbe dovuto lasciare che altri se ne occupassero, ma non sentiva che fosse la cosa migliore.

Sentiva che lui era l’unico che potesse effettivamente fare qualcosa.

Forse a causa della voce che aveva sentito prima di ritrovare Mrs. Purr? Forse era solo una sensazione? O forse credeva che se non fosse stato lui a trovare il colpevole, nessuno avrebbe smesso di guardarlo con sospetto.

“Mi sembra di dovermene occupare io, in qualche modo” disse solo, senza scendere nei dettagli.

Non voleva parlare a Tom della voce misteriosa. Non voleva che Tom lo prendesse per pazzo. Persino Hermione e Ron lo avevano guardato straniti.

“Posso chiedere perché? Tu non hai niente a che fare con questo” Tom continuò ad indagare.

Era stranamente insistente.

“Ma tutti pensano che sono stato io”

Eddai, Tom, è abbastanza come scusa! Smettila!

“Solo perché l’hai trovata? E poi perché non accusano anche Ron e Hermione. Non ha molto senso che accusino te e basta”

Ovvio che accusavano solo Harry. Era Harry quello famoso, sempre sulla bocca di tutti.

“È diverso, Tom. Non potresti capire” scrisse di getto, irritato, sperando che Tom la smettesse di indagare.

Aveva il diritto di avere dei segreti!

“Capire cosa? Cosa non mi stai dicendo, Harry?”

C’erano molte cose che non gli stava dicendo.

Che era famoso, che era il bambino sopravvissuto, che tutto lo fissavano sempre e lo consideravano sempre nel bene e nel male, che l’anno prima aveva ucciso un uomo e tutta la scuola lo sapeva, che il motivo per il quale aveva trovato Mrs Purr era perché aveva sentito una voce inquietante.

Troppe cose che avrebbe davvero voluto confidare ad un diario.

Ma non a Tom.

Perché Tom era suo amico, non il suo diario.

E ogni giorno sembrava diventare sempre più umano.

E, nel bene e nel male, Harry iniziava a stare più attento a ciò che diceva e ciò che teneva nascosto.

Perché era vero che con i suoi amici si metteva sempre qualche censura, per apparire meglio, o non dare fastidio.

Sono norme sociali, dopotutto. Raramente ci mostriamo agli altri senza maschere.

E così come Tom indossava una maschera, anche Harry si sentiva in diritto di indossare ogni tanto la propria, con lui.

“Niente. E penso che è il caso che io vada a dormire. Sono stanco, e domani c’è la partita di Quidditch contro Serpeverde. Devo essere in forma” provò a chiudere l’argomento. 

“Sì, certo, capisco. Dovrai assolutamente battere tutti quegli orribili mascalzoni di quella casa irredimibile!” gli augurò Tom, e per la prima volta la sua scrittura non sembrava solo rigida, ma anche rabbiosa. Lasciò addirittura qualche macchia di inchiostro.

Harry avrebbe volentieri chiuso il diario e basta, ma non voleva concludere in quel modo la conversazione.

Non gli sembrava giusto.

“Perché sei arrabbiato con me?!” chiese, esasperato, non comprendendo minimamente questo improvviso astio.

Solo perché non gli diceva tutto? Ma che diritto aveva Tom di conoscere tutto di Harry?

“Non sono arrabbiato!”

Sì, certo, come no!

“Sembri arrabbiato!” persino Harry se n’era accorto, non poteva fingere di non avercela con lui.

“Sono solo… non lo so, Harry. Meglio se vai a dormire e basta” Tom però non aveva voglia di parlare.

Bene!

Un sentimento che Harry poteva capire!

Ma non gli avrebbe lasciato l’ultima parola.

“Comunque non mi puoi fare la morale solo perché non ti dico tutto della mia vita. Neanche tu mi dici mai nulla della tua, a meno che non te lo chiedo io!” disse come ultima cosa.

Tom non rispose.

E Harry andò a dormire piuttosto turbato.

Quella notte sognò una cosa davvero molto strana: un sotterraneo cupo e umido fatto di pietra, e una lunga coda di un serpente gigante vicino ai suoi piedi.

Sentì anche vagamente una voce sibilante sussurrare una cosa del tipo: -Un essere umano, padrone?-

E una voce che sembrava la propria rispondere -Sì, umano, dopo la partita di Quidditch. Non importa chi sia, deve solo essere indegno, e distrarre l’attenzione da quella stupida partita!-

Quando Harry si svegliò, il giorno della partita, non si sentiva per niente riposato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Angolo autrice)

Ohhhhh, Tommy è irritato.

E deve assolutamente frequentare un corso sull’impulsività perché finirà per fare cose di cui si pentirà amaramente.

Intanto già sta litigando con Harry perché si sente abbandonato e ignorato, e la cosa non va affatto bene per il suo piano.

Anche se va benissimo per Harry, perché inizia a conoscere anche il vero Tom, e non solo la versione patinata che il diario cerca di mostrare di sé. E mi piace molto questa cosa.

E penso che piaccia in realtà anche a Harry. 

Alla fine il capitolo è uscito più lungo di quanto mi aspettassi, spero vi piaccia.

Nel prossimo si capirà perché Tom è così irritato, anche se è abbastanza chiaro. Ma comunque è più complesso di quanto appare ad un primo sguardo. 

Spero che il capitolo sia piaciuto. Non sono proprio convintissima dalla parte di Harry, ma ho fatto del mio meglio.

   
 
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