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Autore: dragun95    18/11/2023    2 recensioni
Sono passati sei mesi dagli eventi della città di Nidolan in cui gli Inquisitori hanno trionfato. Nonostante ciò il lavoro degli Inquisitori non è ancora finito.
Havel un membro dei Consiglieri dell'ordine con il secondo potere decisionale più forte. Decide di riprendere le sue armi è mettersi alla ricerca di una reliquia che forse, potrebbe aiutarli. Ma trovarla non sarà semplice nemmeno per lui e l'epidemia della piaga, potrebbe complicare le cose.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 5

 

Passò un altro giorno e l’elfo oscuro non si era ancora svegliato. In quel lasso di tempo Havel era rimasto in gabbia trascorrendo la giornata facendo qualche piccolo allenamento e coccolando il suo Anfisbena. I pasti gli venivano portati sempre da quell’Alchimista, Miriam.
Una parte di sé però stava pensando alle sue armi, non poteva lasciargli l’Ignis era un segreto troppo prezioso per l’Ordine. Se lo avesse perso nemmeno lui sarebbe stato esente da una possibile pena punitiva.
 
“Il velo dell’acqua nasconde misteri sotto di esso. Ma per svelarli, segui la mia luce quando è totale” ripensò alle parole del dio della luna, erano ormai un pensiero fisso per il Consigliere. Anche durante la notte stava lì a rimuginarvisi.
 
“Il velo dell’acqua deve riguardare il lago, ma il resto?” aveva capito che il tempio si trovava nel lago e non riguardava quello distrutto, ma come poteva arrivarvisi. Mentre ci pensava la testa rossa sibilò contro un lato del soffitto della cella.
Havel diede uno sguardo alla guardia posta davanti alla sua cella.
 
-Mi scusi- disse attirando l’attenzione dell’elfo oscuro.
 
-Che vuoi?-
 
-Per caso la persona che ho salvato si è già svegliata. Avrei altro da fare che restare qui- disse cordialmente per non innervosirla. La guardia sbuffò per quell’atteggiamento, non si abbinava per niente alle voci che aveva sentito su di loro.
 
-Non ne ho idea- rispose bevendo dalla sua borraccia. Dopo un minuto sentì gli occhi stanchi e si addormentò sul posto cadendo con la schiena contro le sbarre. L’Inquisitore allora si rivolse alla figura nascosta nelle ombre della stanza.
 
-Via libera- una figura ammantata di nero uscì allo scoperto. Era un membro delle Ombre, la divisione spionaggio degli Inquisitori. Quest’ultima si inginocchiò davanti al Consigliere.
 
-Piacere di conoscervi Consigliere, il mio nome è Sumi. Sono stata inviata qui per fornirle assistenza- era il membro della sua unità più vicina al luogo dov’era il Consigliere.
Anche se nemmeno lei poteva credere di ritrovarsi in una cella di un villaggio sconosciuto. Aveva sentito che il Lupo degli Inquisitori fosse uno dei migliori di tutto l’ordine, di cui anche il Primo Inquisitori si fidasse ciecamente. Ma vedendolo rinchiuso, non gli sembrava proprio il guerriero di cui aveva sentito tante voci.
 
-Puoi toglierti la maschera se vuoi- a quelle parole lei portò le mani al volto per togliersi la maschera da gufo. Sumi era una donna minuta dai tratti asiatici, aveva lunghi capelli neri legati in due chignon ai lati della testa e occhi marrone scuro.
Legate alla cintura sotto al mantello di piume nera, si potevano intravedere i foderi delle sue fidate lame e dei pugnali nascosti.
 
-La nobile Sabina, mi ha chiesto di unirmi a voi e di ubbidire a ogni vostro comando- rispose lei molto formale abbassando la testa in segno di rispetto. Havel annuì sorridendo sotto alla maschera, lanciando uno sguardo al serpente a due teste che intanto stava facendo da vedetta.
 
-Molto bene Sumi. Ho tre compiti da darti- iniziò alzando la mano con tre dita alzate. L’Ombra annuì, mentre lui spiegava: -Primo: voglio che controlli se l’elfo oscuro di nome Mevil che ho salvato si sia svegliato. Secondo: Trova la mia arma, ma non prenderla. Scopri solo la sua ubicazione. Terzo: precedimi al Lago della luna per dare una prima occhiata e fare un sopralluogo della foresta circostante. Appena hai scoperto tutto riportamelo subito. Intesi?- L’orientale annuì rimettendosi la maschera, ma prima di sparire nuovamente tra le ombre, rivolse una domanda al Consigliere.
 
-Davvero non vuole scappare? Non ha fatto niente per meritarsi questo, tutto il contrario!-
 
-Comprendo ciò che vuoi dire…ma la gente ha paura di noi è un dato di fatto- rispose con un sospiro: -Se ora fuggissi sarei dalla parte del torto e da quanto ho visto i capi del villaggio sembrano persone oneste- anche così però la donna non sembrò molto convinta della sua decisione.
 
-Non preoccuparti, non ho dimenticato la mia missione. Se tra due giorni massimo tre non si sarà svegliato, allora evaderò. Ma fino ad allora io resterò qui-.

 
 
 
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-Come ti senti Menvil?- chiese Brown il medico del villaggio. Un Alchimista maturo e navigato con dei capelli color argento e una barba curata. L’elfo oscuro si era svegliato ritrovandosi nell’infermeria del villaggio, non ricordando di come ci fosse arrivato.
L’ultima cosa che ricordava era che avevano subito un agguato da parte dei Felinx e che stava venendo torturato. Doveva essere svenuto, visto che da quel momento era tutto buio.
 
-Di merda!- rispose con la voce impastata. L’uomo annuì sollevato che si fosse svegliato.
 
-Gli altri come stanno?- chiese dopo un minuto di silenzio, non vedendoli nell’infermeria. Il medico esitò a rispondergli.
 
-Te lo diranno i Capi. Ho mandato qualcuno a dirgli che ti eri svegliato- gli sorrise. Dopo un paio di minuti Cirdan e sua moglie arrivarono. L’elfo oscuro fece un cenno di saluto.
 
-Mevil è magnifico vederti sveglio!- Lisa era felicissima di non aver perso un altro amico, dopo tre giorni aveva paura che non si sarebbe più svegliato.
 
-Fa piacere anche a me…ma non ricordo come sono tornato qui al villaggio- ammise debolmente: -Gli altri stanno bene?- i coniugi si guardarono con espressione affranta.
 
-Cornelia è ancora scossa, ma sta bene. Ma gli altri……- il silenzio fu una risposta più che sufficiente. Mevil strinse gli occhi ricordando di come quelle bestie torturavano lui e i suoi amici, provando divertimento mentre lo facevano. Quei ricordi lo colpivano come pugnalate nello stomaco.
 
-Siete stati fortunati…un Corvo è passato di lì e vi ha aiutati-
 
-Un Corvo. Un Inquisitore ci avrebbe salvati?- non poteva crederci. Vista la loro fama, non credeva che quei tizi salvassero le persone, al massimo le bruciavano vive.
 
Nascosta nell’ombra della stanza, Sumi ascoltava tutta la conversazione restando sotto forma di ombra. Anche se non credeva di essere individuata con gli Elfi oscuri era meglio non rischiare. Conosceva bene le loro capacità percettive molto elevate.
Rimase in ascolto sentendo la persona salvata, che raccontava anche lui la sua versione. Alla fine sia Cirdan che sua moglie, dopo aver sentito che ciò che diceva Mevil fosse uguale a quello dettogli da Cornelia. Dopo averlo ringraziato lo lasciarono riposare.
 
Uno dei compiti era fatto. Ora prima di andare al lago, doveva trovare l’arma del Consigliere. Ma dove potevano averla messa.
La prima tappa che le venne in mente da controllare, fu la fucina. Mentre procedeva, rimase attenta a non farsi percepire. Appena raggiunge la fucina salì sul tetto e facendo un foro entrò da sopra, senza farsi notare. Non era poi diversa da quelle dei loro Forgiatori, anche se non avevano di certo i loro metalli.
Si mosse silenziosamente cercando con la vista l’arma a mezzaluna. Ma dopo qualche minuto non credeva che si trovasse lì.
 
-Quanto vorrei esaminare l’arma di quell’inquisitore. Solo a pensarci mi prudono le mani!- a parlare fu un Alchimista che stava plasmando il metallo. Sumi si fermò, restando in ascolto.
 
-Lascia perdere- gli consigliò un altro: -Quell’arma è custodita sotto chiave nella dimora del Capo villaggio. Nessuno ha il permesso di avvicinarvisi-
 
-Smettetela di parlare voi due e tornate a lavoro!- li riprese Khalak. Gli altri due si rimisero a lavoro, mentre anche il vecchio alchimista fece Altrettando. Quando si sentì come se qualcuno li stesse osservando. Plasmò un frammento di metallo che teneva in mano facendogli assumere l’aspetto di una scheggia appuntita e la lanciò in alto sul soffitto. Tutti rimasero si voltarono verso di lui, nessuno si aspettava quel gesto, chiedendosi perché lo avesse fatto. L’alchimista continuò a guardare in alto ma poi scosse la testa.
 
-Tutto bene capo?- chiese un giovane Alchimista. Il più anziano annuì.
 
-Si, sarà stato il vento-
 
Dal soffitto Sumi guardò la scheggia che gli aveva lievemente graffiato la maschera. Quel vecchio fabbro era riuscita in parte a percepirla. Questo era male, doveva stargli alla larga, se non voleva essere scoperta.
Tanto aveva le informazioni che gli servivano, sapeva dov’era l’arma del Consigliere.
 
Aveva osservato bene il luogo da quando era arrivata, come gli era stato insegnato a fare. Per cui aveva già capito quando si era aggirata nascosta per il villaggio dov’erano le strutture più importanti. Raggiunta la dimora del capo villaggio e salendo sul tetto, individuando una finestra aperta. Silenziosa entrò dentro usando la magia d’ombra per passare in osservata, anche se non percepiva alcuna presenza all’interno.
 
“Troviamo l’arma!” si mosse velocemente in ogni stanza, fino a trovare una porta in metallo spesso chiusa a chiave. Il suo istinto gli diceva che aveva fatto bingo.
Poggiò la mano sulla maniglia e guardò nella serratura. Erano presenti duo o tre trappole tra cui un aculeo avvelenato, in caso qualcuno avesse provasse a forzarla. Una trappola tipica degli elfi oscuri, le conosceva bene. Visto che alcuni membri della loro divisione lo erano. E per ciò sapeva come aggirarle.
Si avvolse nel mantello diventando un’ombra e sgusciando sotto la porta fino al muro dall’altra parte prima di tornare tangibile.
 
La stanza era un piccolo magazzino con scaffali per provviste e altri oggetti che dovevano essere preziosi. Al centro c’era un tavolo in pietra, su cui era appoggiata l’arma principale del Consigliere Havel. Tuttavia non si avvicinò, gli sembrava troppo semplice. Non potevano davvero aver lasciato una cosa così preziosa, senza un’ulteriore protezione.
 
Prese un sacchetto pieno di polvere di talco. La usava per asciugarsi le mani prima di infilarsi i guanti per avere maggiore presa. Ne prese una manciata e la sparse vicino all’arma. Grazie a questo vide un filo posto sotto alla lama, collegato sicuramente ad un allarme o una trappola di qualche genere.
 
“Lo sapevo!” avrebbe tanto voluto disinnescarla. Ma i suoi ordini erano solo di individuare la lama in Ignis e non di recuperarla. Anche se una parte di sé, non si sentiva sicura di lasciare lì una delle loro armi.
Mentre ci rifletteva sentì che qualcuno stava armeggiando con la serratura della porta, forse per disinnescare la trappola. La maniglia si abbassò facendo aprire la porta, ma Sumi era già scomparsa dalla vista. Miriam entrò nella stanza, muovendosi lentamente. Se i suoi genitori avessero scoperto che era entrata nella stanza sarebbe finita in grossi guai.
 
La giovane adocchiò subito l’arma, senza sapere di essere tenuta d’occhio. L’Inquisitrice si chiese che diavolo volesse fare. La vide avvicinarsi al tavolo accorgendosi subito della trappola collegata all’arma. Lei ghigno il suo obiettivo non era prenderla o almeno non tutta.
Poggiando la mano sulla superficie liscia della lama a mezzaluna. Già al tatto poteva sentire il grande lavoro che c’era stato dietro per crearla. Anche se non sapeva se il metallo di quei Corvi fosse una lega o un minerale naturale. Ma lo avrebbe di certo scoperto.
Si concentrò lasciando che le sue capacità da Alchimista facessero il resto. Plasmò un piccolo pezzo dell’arma creando un oggetto sottile delle dimensioni di un tagliacarte.
 
“Ecco fatto” sorrise uscendo subito dalla stanza e richiudendo la porta, riattivando le trappole. Nessuno avrebbe notato l’assenza di qualche grammo da quella grossa arma. Per sua sfortuna però qualcuno aveva assistito a tutta la scena.
 
Sumi era avvolta nel suo mantello imbevuto di magia dell’ombra.  Con il totale annullamento della presenza la povera ragazza non si era accorta di lei. Il solo pensiero che qualcuno rubasse una loro arma e restasse vivo.
Era qualcosa che in quanto Inquisitrice non poteva assolutamente permettersi. Con un movimento silenzioso fece uscire delle lame ricurve ad uncino, alzandole le braccia fino al collo di Miriam.

 
 
 
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Il velo dell’acqua nasconde misteri sotto di esso. Ma per svelarli, segui la mia luce quando è totale” nell’attesa aveva ripreso a rimuginare sulle parole di Tsukuyomi, mentre aspettava che Umi facesse ritorno per portargli notizie.
Rifletté attentamente sulle parole dette dalla divinità, soprattutto quello che riguardava la sua luce. La prima parte era chiara, ma quell’ultima invece era la chiave per risolverlo.
 
L’Anfisbena mosse appena le spire facendolo destare dai suoi pensieri. In risposta si tolse il guanto accarezzando le squame a mani nude. Nonostante sembrassero dure come una corazza, avevano una consistenza morbida come la seta. Passò il palmo lungo il corpo, quando dovette subito ritirarla per un improvviso dolore.
Involontariamente aveva finito per allungare sulla parte del serpente che era esposta ai raggi del sole che entravano dalla finestra sbarrata. Le due teste si mossero subito preoccupate da quella reazione.
 
-Tranquilli, va tutto bene- disse tenendosi la mano, che era diventata rossa. Come se fosse stata bruciata dal sole e con una piccola vescica che era subito spuntata sulla parte colpita. La testa rossa si avvicinò leccandogli la mano. Ciò strappò un sorriso all’uomo, mentre si rimetteva il guanto.
Sospirò guardando il sole che filtrava dalle sbarre, ecco perché preferiva la luna. In quel momento gli venne l’illuminazione. Dandosi dell’idiota per non averlo capito subito.
 
“Ma certo, era così chiaro” annuì con un sorriso sulle labbra. La sua cavalcatura sibilò in una direzione. Con un movimento fece scivolare dalla manica l’impugnatura di un coltellino, pronto ad utilizzarlo.
 
-Che ha il tuo animale?- chiese la guardia di turno alla sua cella. L’Anfisbena soffiò, sentendosi offeso da quelle parole. Che per loro risultavano come un insulto.
 
-Niente, si sta solo annoiando- rispose lui. La guardia sbuffò dicendogli qualche parola poco cortese. Havel schioccò le dita due volte e l’animale si acciambellò intorno a lui aprendo le ali come faceva quando voleva dormire. Nascosto da occhi indiscreti Sumi comparve davanti all’uomo, restando bassa per evitare di poter essere intravista.
 
-Se sei già qui, hai portato a termine i tuoi incarichi?- chiese parlando sottovoce per non essere udito. La corvina scosse appena il capo, dispiaciuta.
 
-Ho scoperto che la persona da voi salvata si è svegliata e ha dato la sua versione. Dovrebbe andare a vostro favore. Ho anche trovato la vostra arma ma…è sorto un problema…-
 
-Spiegati meglio- disse subito. L’Ombra si affrettò a raccontare ciò che aveva visto riguardo alla figlia del Capo villaggio e ciò che aveva preso. Questa non ci voleva proprio per niente. Farsi sottrarre una parte di Ignis anche se piccola era un errore imperdonabile.
 
-Non l’hai uccisa, vero?-
 
-Ero tentata…per recuperare il frammento di Ignis. Ma no, non l’ho sfiorata- ammise l’Ombra. Lui gliene fu grato, l’uccisione della figlia del capo, avrebbe solo gettato benzina su quella situazione già spinosa. Anche per questo doveva trovare un modo di azione per risolvere quel nuovo problema.
 
-Dobbiamo recuperare quel frammento! Se scoprono i suoi segreti, la punizione…- lui la fermò subito, sapeva bene che nel peggiore dei casi, la punizione sarebbe stata l’esecuzione dell’Inquisitore in questione. Nemmeno i consiglieri come lui erano esentati da questo, nonostante le cariche elevate.
Anche se la visione di essere giustiziato non lo disturbava così tanto. Lo feriva più nell’orgoglio che nella paura di morire. Si portò la mano sotto il mento, per pensare una soluzione, anche se aveva già un’idea.
 
-Ok, nuovo compito per te: Riprendi il frammento di Ignis e riportalo da me- per ora il recupero del frammento doveva avere la priorità assoluta. Sumi annuì, ma restò ferma per qualche secondo.
 
-Dovrò però fare rapporto alla sede degli Inquisitori. Non credo la prenderanno bene…ma non posso non farlo-
 
-Ehy si può sapere che diavolo stai facendo?- la guardia doveva essersi insospettita da tutto il tempo in cui era rimasto nascosto dietro al serpente a due teste. Le due teste dell’Anfisbena si girarono soffiandogli contro irritati. Non poteva continuare a parlare per ora.
 
-Fa ciò che credi- rispose velocemente alzandosi in piedi e superando la sua cavalcatura che si rimise in piedi: -Vuoi realmente sapere che stavo facendo?- gli domandò avvicinandosi alle sbarre. La guardia lo guardò leggermente intimorito per poi scuotere la testa.
 
-Lascia perdere. Voi Corvi siete strani, ma strani davvero!- quelle parole non gli fecero né caldo e né freddo. Il Lupo degli Inquisitori si limitò a lanciare uno sguardo nella direzione dell’Ombra nascosta nelle tenebre. Questa capì subito il messaggio e strisciò via dalla cella.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Dopo mesi ecco il nuovo capitolo. Sono stato molto impegnato con altre storie e poca ispirazione.
Alla fine vediamo che Havel ha richiesto aiuto e infatti gli hanno mandato un membro delle Ombre: Sumi. Che il Consigliere mette subito a lavoro.
Se da una parte Mevil si è svegliato e ha esposta la versione di quanto è accaduto. Dall’altra Miriam ha avuto la sciocca idea di rubare un frammento di Ignis.
 
Decisamente la mezza Alchimista ora avrà sicuramente problemi. Ma per il momento questo è tutto.
Ringrazio chi ha letto fin qui e ci sentiamo al prossimo capitolo (Sperando non mi blocchi di nuovo).
  
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