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Autore: Kifuru    21/11/2023    1 recensioni
Al termine della Seconda Guerra Magica, il giovane Ronald Weasley, deciso fermamente a non ripetere più gli errori del passato, si appresta ad affrontare una nuova vita insieme ai propri cari e ad Hermione, la ragazza che ama alla follia. La terribile guerra appena combattuta lo ha portato a conoscere il terribile dolore della perdita, ma al termine di essa il giovane mago si sente finalmente pronto a vivere e ad amare. Entrando a far parte del Corpo Auror, Ron affronterà dure prove che lo porteranno a conoscere meglio sé stesso e il mondo sia magico che babbano.
La storia di un eroe fallibile e generoso alla disperata ricerca della giusta via da seguire.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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CAPITOLO 10
 
L’OSCURITA’ NEL CUORE
 
Gennaio, 1977
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Inghilterra
 
Durante quell’ultimo anno scolastico, il tradizionale e rigido inverno inglese colpì con forza e precisione la sconfinata regione della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Il gelido clima invernale aveva scatenato un’ondata di neve e ghiaccio nel castello e dintorni, portando a lunghe giornate tenebrose dove il gelo del clima si sentiva sin dentro le ossa. Quell’anno le rigide temperature portarono la presidenza a decidere di cancellare persino le consuete visite ad Hogsmeade per diverse settimane. L’inusuale ordine proveniva direttamente dal Preside Albus Silente in persona. Il freddo si fondeva pienamente con l’oscurità, che dominava gran parte delle giornate, dando all’imponente castello un’immagine ancora più spettrale del solito e a tratti davvero spaventosa.

In realtà l’aria spettrale e deprimente che si respirava, rispecchiando perfettamente l’umore nero dei tanti studenti della scuola, non proveniva soltanto da quell’inverno così gelido e rigido. Gli oscuri incidenti, di cui si sentiva parlare in tutto il paese, erano sempre più frequenti e le vittime erano prevalentemente babbani, mezzosangue e maganò. Pochi studenti avevano il coraggio di parlarne liberamente a scuola: tra i corridoi, tra le aule, nella Sala Grande o persino tra le mura sicure delle sale comuni, nonostante le notizie circolassero ancora liberamente grazie alla Gazzetta del Profeta. Tuttavia, non tutti gli abitanti di Hogwarts erano così preoccupati o tantomeno rattristati riguardo il destino di certe persone o di certe classi sociali.

Layla Connors, giovane studentessa di Serperverde dell’ultimo anno, camminava silenziosa tra i corridoi scarsamente illuminati dei sotterranei. Da fuori era possibile udire distintamente l’impetuoso e glaciale vento che spirava senza sosta. I pensieri della giovane strega si susseguivano in un turbine di confusione ed esitazioni. Da molte settimane Layla aveva smesso di soffermarsi su cose semplici, come poteva essere una semplice lezione di Incantesimi o quella che era stata persino la sua grande passione fin da piccola: vale a dire il Quiddich. Era un sacrificio necessario per la salvaguardia della razza eletta di cui faceva parte. Il glorioso sangue dei maghi non poteva essere sporcato da esseri immeritevoli, persone indegne di anche solo avvicinarsi alla magia. Lei, i suoi fratelli maggiori, sua sorella minore Avis, tutti loro erano stati educati così. Facevano parte di una razza eletta e come prescelti dovevano vivere. Poco importava il destino degli immeritevoli, anzi era loro dovere assicurare che quella feccia restasse sempre al proprio posto.

Layla ci credeva seriamente. Era fiera del suo sangue e delle sue origini. A parte il suo talento nel Quiddich, la ragazza dai capelli neri e mossi, dai modi spesso vivaci e allegri, eccelleva in molte altre arti, tra cui anche gli stessi duelli magici. Non si era ancora approcciata alle gloriose arti oscure, di cui sentiva spesso parlare. Le era giunta voce che i suoi due fratelli maggiori Elias e Rowan, diplomati due anni prima, già eccellevano nell’utilizzo della Maledizione Imperius e della Maledizione Cruciatus. Per questa ragione si erano guadagnati nonostante la loro giovane età il diritto di combattere per la causa più importante. Layla era ansiosa di affrontare quella prova e si aspettava che quel momento, il suo momento, sarebbe presto arrivato.

Certo, non era sempre facile proseguire su un cammino tanto illuminato. Layla era stata costretta a tagliare i ponti con tante persone che in fin dei conti non le avevano fatto nulla e come se non bastasse erano tutte persone per le quali lei nutriva sinceri sentimenti di amicizia o rivalità.  Quello era stato il primo grande sacrificio per la causa. Per il suo obiettivo era arrivata a ripudiare professori che stimava moltissimo, ma soprattutto era giunta a disprezzare tanti cari amici.

Il dolore era stato intenso: scatenare un odio apparentemente insensato contro quelli che erano stati gentili e amichevoli con lei, i suoi compagni e i suoi amici. Tutto questo non era stato affatto facile da affrontare. Non aveva mai provato un disagio e un dolore simile, né aveva mai provato così tanta vergogna verso sé stessa. Forse quell’esperienza l’avrebbe resa più forte. C’era un obiettivo più grande da raggiungere e tutta la sua famiglia riponeva grande fiducia in lei e nelle sue capacità. Layla Connors non aveva alcuna intenzione di deludere la sua illustre e gloriosa casata di maghi purosangue. Mentre camminava lungo i corridoi deserti della scuola, la giovane strega cercò di isolare la sua mente da inutili pensieri e riflessioni. C’erano cose molto più importanti da fare quella notte. Per maghi eletti come lei diventavano ridicolmente superflue le regole di Hogwarts che imponevano agli studenti il divieto di non girovagare per il castello durante le ore notturne. Layla Connors non era una normale studentessa di Serpeverde, non più almeno.

Gli incontri segreti si erano fatti sempre più frequenti negli ultimi tempi e sempre più rilevanti per la causa. Era piuttosto facile capire che cosa fossero quelle riunioni organizzate sempre in posti diversi: come i locali periferici e più malfamati di Hogsmeade, la sala comune di Serpeverde, le aree abbandonate dei sotterranei. Di recente persino la Foresta Proibita venne utilizzata per quegli incontri aperti ad un ristretto numero di persone e ogni volta essi erano presieduti da maghi e streghe diversi. Eletti dell’esercito illuminato.

Layla Connors aveva iniziato a partecipare a quegli incontri già durante l’anno precedente, pur se raramente, in quanto otteneva l’autorizzazione a parteciparvi solo in rare occasioni data la sua giovane età. Solo i più forti e meritevoli venivano ammessi. Durante quel suo settimo e ultimo anno, invece, la giovane Seroeverde era diventata un’accanita componente di quel gruppo segreto. I maghi purosangue venivano reclutati con sempre maggiore frequenza soprattutto tra gli studenti che si approcciavano ai MAGO. Le voci riguardanti l’esercito eletto, che diventava sempre più forte e numeroso, erano sempre più assordanti. Un’armata di maghi eletti che si prodigava a difendere la magia da mani impure. Era una sensazione elettrizzante e Layla voleva far parte di questa imminente rivoluzione a tutti i costi.

Raggiunse la sala comune di Serpeverde, ansiosa e impaziente come non mai. Il nuovo incontro si sarebbe tenuto presto. < < Spero di non essere in ritardo. L’incontro di oggi è fondamentale per il mio futuro > > rifletté la ragazza, mentre si stropicciava nervosamente la divisa.

Dopo aver pronunciato la parola d’ordine, Layla ignorò i pochi passanti che conosceva, affrettandosi verso il luogo di incontro scelto per quella notte tenebrosa e glaciale. Alcuni sostenevano che l’incontro odierno sarebbe stato decisivo, perché presieduto da uno dei più importanti membri dell’esercito eletto, un Mangiamorte di cui si sentiva spesso parlare ultimamente. Arrivò con il fiatone nella spaziosa ed elegante sala scelta per quell’incontro notturno. Solitamente era adibita con comode poltrone, divanetti in pelle e mobili costosi, dal momento che spesso veniva utilizzata come luogo d’incontro o di riunione per prefetti, caposcuola di Serpeverde e insegnanti.

Quella notte, però, la sala appariva completamente diversa, senza alcun mobile di lusso e persino senza le insegne del grande serpente verde, d’altro canto a quell’incontro avrebbero partecipato anche studenti di altre case. Layla trovò incredibile il fatto che fossero stati ammessi studenti per così dire esterni nella loro sala comune, probabilmente una cosa del genere non accadeva da migliaia di anni, ulteriore dimostrazione di quanto fosse importante quella riunione. L’incontro non era ancora cominciato e la folla di ragazzi in attesa parlottava senza sosta in attesa dell’ospite speciale.

La mora conosceva molti dei presenti, ma tra tutti preferì avvicinarsi alla amica più cara, nonché compagna di dormitorio, Moira Lenners. Era una ragazza atletica e slanciata, dai capelli lunghi e lisci di uno strano colorito verdastro.

< < Finalmente ce l’hai fatta, dannata zuccona. Sei in ritardo come al solito > > esclamò Moira, euforica.

< < Oh, chiudi il becco, Moira > > ribatté scherzosa Layla, dando alla compagna una leggera spinta. < < Rilassati! A quanto vedo la vera festa non è ancora iniziata. Mi sono persa qualcosa? > >.
Moira alzò le spalle con noncuranza. < < Niente di particolare, a parte che ora si conosce con certezza il nome del tizio che presiederà questo incontro > >.

< < Cosa? > > chiese la mora, incredula. < < E chi sarebbe? Sputa il rospo > >.

< < Un nome di cui si sente spesso parlare da molte settimane. Si chiama Lores Mine, un Mangiamorte potentissimo, Layla. Si dice che sia uno dei leader con la carica più alta nell’esercito eletto, gode della piena fiducia del nostro signore e le sue abilità superano qualsiasi nostra immaginazione > >.

Layla rabbrividì per l’eccitazione. Conosceva quel nome, la Gazzetta del Profeta ne parlava in continuazione da mesi. Un Mangiamorte che uccideva senza pietà babbani e mezzosangue. < < Vuoi dire che è…… > >.

< < Sì > > completò Moira per lei, intuendo i pensieri dell’amica < < Un tipo del genere non si scomoderebbe mai se non fosse veramente importante. Questa può essere davvero la nostra occasione, Layla. Il nostro tempo sta per arrivare > >.

Layla Connors non ricordava di aver mai provato un’eccitazione simile. Era una sensazione elettrizzante: sentire di avere finalmente l’opportunità di onorare ciò che era per nascita. Il suo sangue, la sua famiglia. Proprio non poteva permettersi di fallire. I presenti nella grande sala restarono in attesa con il fiato sospeso. Quel momento di forzata inattività si rivelò terribilmente snervante, anche per la stessa Layla. Chiunque avesse dovuto presiedere l’incontro per quale motivo stava tardando tanto? Forse anche quello era un modo per metterli alla prova? Per tastare i loro nervi?
Passò un’ora intera e nulla accadde. Fino al momento in cui tutte le voci nervose ed elettrizzate nella sala si interruppero di colpo. I numerosi fuochi, che avevano illuminato l’ambiente durante l’attesa, si spensero tutti insieme in una volta sola. Insieme al buio pressoché assoluto arrivò anche un freddo innaturale, facendo rabbrividire tutti i presenti. C’era qualcosa di strano nell’aria, Layla lottò contro l’improvviso desiderio di scappare e non era l’unica. Qualcuno lo fece.

Dopo qualche istante i ragazzi presenti notarono con sgomento che era entrato qualcuno nella sala ma non dalla porta. Una figura vestita in nero ed incappucciata era comparsa in fondo alla stanza vicino il grande tavolo rettangolare pieno di libri e pergamene dedicate alla magia oscura. Nessuno l’aveva visto smaterializzarsi e nessuno aveva notato i familiari effetti del prodursi di un qualche tipo di incantesimo. Era come se la figura fosse sempre stata una parte stessa dell’ambiente circostante, delle pareti, del pavimento, persino dell’aria che si respirava e che si fosse palesata solo in quel momento.

Senza poterne fare a meno, Layla Connors tremò, facendo un passo indietro ancora spinta dal desiderio di non volersi più trovare in quel posto.

< < Come ha fatto? > > pensò la ragazza, con un groppo alla gola. < < Non ho visto nessun segno di smaterializzazione, senza contare che non sarebbe possibile farlo all’interno dei confini di Hogwarts. Chiunque sia questo tizio, è veramente potente > >.

Il silenzio era teso e opprimente nella grande sala e nessuno trovava il coraggio di rompere quell’aria carica di terrore. Poi finalmente, con movimenti lenti e teatrali, la figura si abbassò il cappuccio nero. Tutti trattennero il fiato nell’osservare chi c’era di fronte a loro. Era proprio il Mangiamorte di cui si sentiva spesso parlare. Appariva completamente diverso rispetto alle foto segnaletiche della Gazzetta del Profeta. Era terrificante.

A prima vista si trattava di un uomo sulla quarantina, ma non era per nulla possibile specificare con precisione la sua età. C’era qualcosa di strano in lui, qualcosa di orribile. Teneva i suoi lunghi capelli bianchi in una coda alta e ben fatta, in effetti non c’era niente fuori posto in quell’uomo. Il suo mantello nero era pulito e ben conservato. Si poteva notare chiaramente quanto il suo corpo fosse forte e robusto, nonostante i vestiti decisamente invernali. I muscoli erano scolpiti, frutto sicuramente di un duro ed estenuante addestramento che andava ben oltre la semplice istruzione magica. Tuttavia, il particolare più inquietante e spaventoso stava decisamente nei suoi occhi cremisi minacciosi e spietati. Erano spaventosi, del tutto innaturali e colmi di un odio intenso.

Per interminabili minuti l’uomo non parlò, limitandosi a squadrare i giovani presenti con spaventoso interesse. Il suo sguardo famelico e glaciale si soffermò su tutti, terrorizzando anche i più coraggiosi. Quando venne il suo turno, Layla sentì il proprio respiro mozzarsi bruscamente, rischiando seriamente di crollare dinnanzi ad una pressione indescrivibile, ad un senso di terrore mai provato prima. Dopo quello che sembrò un’eternità, lo sguardo dell’uomo in nero passò oltre e la mora euforica tornò finalmente a respirare. Immediatamente si affrettò ad asciugare il sudore dal viso e forse persino una lacrima passeggera, sperando che nessuno la vedesse.

La terribile analisi silenziosa terminò e l’uomo parlò per la prima volta con un terribile ghigno che mostrava un’orribile dentatura giallastra. < < Questo squallido posto non è cambiato per niente in questi anni. Avrei preferito non tornare qui, ma spero almeno che ne sia valsa la pena > > sibilò con tono glaciale e metallico, osservando la folla con disgusto e disprezzo.

 < < Il mio nome è Lores Mine e oggi sono stato incaricato per presiedere a questo incontro di reclutamento. La prima cosa che vorrei dirvi è molto semplice: non credo proprio che voi mocciosi abbiate veramente compreso l’importanza di queste riunioni segrete. In caso contrario non mi guardereste così impauriti come cuccioli tremanti > >.

Nessuno osò ribattere. I giovani presenti attesero pieni di paura che il mago proseguisse. < < Molte voci si sono diffuse durante questi ultimi mesi. Per molte alcune di esse voi sciocchi ragazzini potreste anche nutrire dei dubbi, ma ad una cosa potete credere con assoluta certezza. Non è per tutti essere scelti dal nostro signore e padrone tra le fila del nostro glorioso esercito di maghi puri. La nostra causa necessita di forza, non soltanto magica. Un Mangiamorte non esita mai: uomo, donna, vecchio o bambino. L’unica cosa che conta è difendere il nostro sangue di maghi. Difenderlo dalla feccia che insudicia il nostro mondo > >.

Lores Mine aspettò in silenzio per qualche secondo una possibile reazione prima di continuare. < < Sapete una cosa curiosa > > esclamò il Mangiamorte con un ghigno malefico. < < Quando frequentavo questo posto c’era sempre qualcuno, esattamente come oggi, che andava blaterando sull’eguaglianza fra noi maghi purosangue e i mezzosangue. E non finivano certo qui le blasfemie. Insegnanti, studenti: molti di loro tradivano la magia stessa affermando che noi potessimo considerarci uguali persino ai babbani stessi. Ve lo immaginate? > >.

Finalmente i ragazzi si concessero una risata sguaiata e nervosa. Anche Layla rise senza potersi controllare. Anche se in effetti lei non aveva mai incontrato un babbano in carne e ossa, tutto questo era un’assurdità. Per tutta la vita Layla aveva sentito dire da suo padre che i babbani erano solo una massa di rozzi ignoranti senza dignità. Buoni a nulla inferiori a loro sotto ogni punto di vista.

< < Noi maghi purosangue uguali ai babbani. Non posso credere che ci sia veramente qualcuno così idiota da pensarlo seriamente > >.

< < Sì, avete capito bene. È davvero una follia che non si può perdonare > > dichiarò Lores, con un odio profondo. < < Entrare a far parte del nostro esercito significa combattere con ogni mezzo questa follia. Significa combattere la feccia che continua ad infangare il nostro mondo, i Mangiamorte hanno il dovere di sterminare senza pietà questa feccia. E voi giovani maghi purosangue potreste farne presto parte se ne siete degni > >.

< < Che cosa si deve fare per entrare a far parte di questo esercito? > > chiese all’improvviso un ragazzo biondo di Serpeverde.

Il Mangiamorte gli lanciò un’occhiata malefica carica di disprezzo. Il ragazzo tremò dal terrore, mentre Layla percepì per un attimo un chiaro intento omicida nell’osservare gli occhi rosso-sangue dell’uomo.

Poi Lores Mine sorrise in modo beffardo. Sembrava più il ringhio di una bestia. < < E’ molto semplice. Di sicuro non vi si chiede di spazzare via questo castello. Siete ancora ridicolmente deboli come maghi. Tutti voi > > disse con una malefica risata di scherno.

< < No, questo immenso onore dovrete meritarvelo in un altro modo > > continuò il Mangiamorte < < < Verserete senza pietà il sangue degli esseri inferiori. Pensateci, riflettete su quanto innaturale sia la loro presenza in questo mondo. Nel nostro mondo. Noi maghi possediamo un potere divino, che nessuno sporco babbano potrà mai comprendere. Allora perché, giovani maghi, proprio noi, le creature che più si avvicinano ad un Dio, dobbiamo vivere all’oscuro, nascondendoci come dei criminali, addirittura facendo dei compromessi con questi insulsi insetti quando potremmo semplicemente schiacciarli con il più elementare movimento della nostra bacchetta > >.

Di nuovo Layla fece fatica a respirare. Era quello che voleva sentire, che si aspettava di sentire. Le parole del Mangiamorte erano vere. Lei era forte e talentuosa, perciò come tale meritava di vivere in cima al mondo e non nascosta nelle tenebre. Un pensiero, però, si fece spazio con forza dentro la sua testa. Un pensiero molto pericoloso.

< < Io ho conosciuto dei nati babbani altrettanto talentuosi. Alcuni molto di più di me. Davvero ho più diritto di loro? > >.

Layla scosse la testa, forzandosi a non pensarci. Solo un dubbio, solo un maledetto passeggero. Certo che aveva più diritti di loro, lei era per nascita destinata alla grandezza e alla gloria. Muovendosi in modo tale da essere osservato da tutti, Lores Mine si alzò fino al gomito la manica della tunica che indossava sotto il mantello nero. Sull’avambraccio c’era uno strano simbolo nero impresso sulla carne: era l’immagine di un teschio con un serpente che fuoriusciva orribilmante dalla bocca. I giovani maghi sgranarono gli occhi nel vedere quel terribile tatuaggio.

< < Questo è il Marchio Nero, giovani maghi purosangue > > spiegò il Mangiamorte, glaciale come la morte. < < E’ il simbolo della nostra causa. Il simbolo del nostro esercito e soprattutto è il simbolo del nostro signore. Per ottenerlo dovrete semplicemente difendere il nostro sangue di maghi puri. Dovrete umiliare, mutilare, torturare e alla fine uccidere tutti gli esseri inferiori. Da voi mi aspetto una fedeltà assoluta verso la nostra causa. Valuterò con cura il vostro operato contando i corpi dei babbani e dei mezzosangue che vi lascerete alle spalle > >.

Le reazioni dei ragazzi furono diverse. Alcuni sorridevano eccitati, altri si guardavano tra loro impauriti. Layla si scambiò un’occhiata nervosa con l’amica Moira, anche lei sembrava incerta su come reagire. < < In questo castello voi giovani maghi siete troppo controllati. Il padrone di questo squallido posto, Albus Silente, pur essendo uno schifoso traditore del suo sangue, è comunque un mago molto potente, forse l’unico in grado di resistere all’immensa forza del nostro signore. Qui non potrete agire, perciò dovrete ancora avere pazienza > >.

< < Ma una volta che uscirete da questo miserabile posto > > proseguì Lores, mostrando un ghigno diabolico. < < Mi aspetto vostre notizie. Mi aspetto che anche voi difendiate la nostra causa con coraggio e fedeltà. Farete tutto di vostra iniziativa, sceglierete voi come muovervi e come agire. Combattete e uccidete.  Sappiate che io vi osserverò e allora capirò chi è veramente degno di portare il nostro marchio, perché una volta impresso nella vostra carne voi tutti diventerete servi del nostro signore e non potrete più tornare indietro > >.

< < Le vostre vite saranno nostre > > concluse Lores Mine, sibilando con immane cattiveria. Di nuovo Layla sentì la paura assalirla. Non aveva mai provato un terrore simile. Forse quello che stava vivendo in quella sala era davvero il momento più importante della sua vita. Era pronta a difendere il suo onore, il buon nome della famiglia Connors e il suo sangue puro di mago.
Ma quale sarebbe stato il prezzo?
 
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Dieci mesi dopo
Villaggio di Burgh Castle
Contea di Norfolk, Inghilterra
 
In origine si trattava di un forte militare dell’antica Roma risalente all’incirca al 400 d.C., un periodo molto delicato della storia romana. Molti archeologi definivano quella parte di storia come l’alba imminente del crollo dell’impero romano d’occidente, la quale si sarebbe difatti definitivamente verificata una settantina d’anni dopo. A quel tempo le invasioni barbariche diventavano sempre più drammatiche e minacciose per le province romane dell’Europa occidentale. In territorio britannico il pericolo maggiore era rappresentato dai Sassoni, un popolo di guerrieri estremamente bellicosi e come raccontato dagli storici, essi passarono alla storia anche per aver condotto terribile e sanguinose scorrerie nelle isole della Gran Bretagna.

Con queste premesse molti archeologi dedussero che la fortezza di Burgh Castle, costruita sulle rive della grande distesa d’acqua di Breydon Water direttamente collegata con il Mare del Nord, servisse proprio per difendere parte di quei vecchi territori romani dalle numerose ondate violente dei Sassoni provenienti dal mare. Nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano, il forte divenne prima un insediamento monastico e poi una roccaforte normanna, ma gli obiettivi della spedizione archeologica restavano costantemente collegati alle antiche origini romane del forte. In quell’occasione l’università di Cambridge aveva organizzato una piccola spedizione iniziale, la quale aveva ricevuto l’incarico di ricostruire preliminarmente gli eventi militari e politici del periodo della fondazione del forte militare, passando poi alle vicissitudini che portarono al definitivo ritiro delle truppe romane dal territorio. Doveva trattarsi di una prima e rapida analisi, allo scopo di poter aprire in futuro un vero campo archeologico se i risultati fossero stati soddisfacenti.

La giovane e promettente studentessa di “storia ed archeologia” dell’università di Cambridge Remi Fontaine era stata scelta dal suo famoso professore Jonathan Bane per far parte della piccola spedizione. Fin dalle prime lezioni il celebre archeologo e accademico di Cambridge si era accorto del talento di Remi, della sua sconfinata passione verso la storia e l’archeologia. Non accadeva spesso che una giovane studente venisse invitata a far parte di una spedizione archeologica, sebbene non si trattasse ancora di uno scavo vero e proprio. L’evento che cancellò ogni dubbio nella mente del professore fu l’esame di “storia dell’archeologia inglese”, che la ragazza sostenne a pieni voti proprio con la sua cattedra. Una delle materie più difficili dell’intero corso, ma Remi affrontò l’esame evidenziando tutta la sua passione verso tutto ciò a cui il professor Bane aveva dedicato la vita. Non c’era epoca o evento storico che quella ragazza non volesse approfondire e studiare, sia che si trovasse in biblioteca, sia che si trovasse direttamente all’interno di un sito archeologico.

Così il professor Bane decise che quella ragazza, ancora in giovane età e molto prima della laurea, meritasse la possibilità di partecipare a veri e propri scavi archeologici. Quella spedizione era già la quinta per lei e inutile dire che Remi si era sempre dimostrata impeccabile in ogni cosa che faceva. La sua studentessa preferita era in breve diventata anche una valida assistente nei suoi viaggi di ricerca e di studio. Il professor Bane era orgoglioso di lei.

Una Remi dall’aria stanca ma eccitata si muoveva con cautela nel terreno erboso vicino ai ruderi sopravvissuti dei vecchi avamposti romani. Era il terzo giorno di ricerca. La piccola spedizione, formata da quattro archeologi esperti e una studentessa promettente, portava avanti una complessa e difficile indagine archeologica. Remi Fontaine lavorava con grande diligenza, rispettava con grande attenzione le procedure di tutela dei reperti storici, insieme ai consigli del suo professore e degli altri componenti della spedizione. Ogni scavo archeologico doveva essere preservato con ogni mezzo e precauzione, era la prima regola che un archeologo doveva sempre rigorosamente rispettare. Nonostante la sua enorme ambizione e la sicurezza che da sempre nutriva verso sé stessa, Remi era pienamente consapevole di essere giovane e di avere ancora così tanto da imparare. Questo, però, non spegneva minimamente il suo entusiasmo.

< < Professor Bane > > esclamò con forza Remi Fontaine, richiamando l’attenzione del suo professore. < < Abbiamo trovato altri resti di armi e oggetti di assedio. Le nostre teorie trovano sempre più riscontro. A quanto pare ci sono state altre battaglie ed eventi non spiegati prima della presa della fortezza da parte dei Sassoni > >.

Lo studioso le posò una mano sulla spalla con fare paterno. < < Ottimo lavoro, Remi. Forse questa giornata si rivelerà più proficua delle altre. Continuando così, avremmo modo di poter allestire un vero e proprio scavo archeologico nei prossimi anni > >.

< < Continuando così l’università organizzerà davvero una spedizione in grande stile > > ipotizzò Remi, con un tono più cupo. Anche se soddisfatta del suo lavoro, non era difficile immaginare cosa sarebbe accaduto. Non era giusto che il duro lavoro, portato avanti con incrollabile fiducia non sarebbe stato ultimato da loro cinque.

Era stata quella piccola spedizione ad aver creduto fermamente all’impresa e il professor Bane si era dovuto sforzare notevolmente per convincere i piani alti dell’università di Cambridge a finanziarla.

Bane si accorse dello sguardo cupo della sua allieva. < < So cosa stai pensando, Remi > >.

< < Professore io…… > >.

< < Non dobbiamo avere fretta, mia cara > > la interruppe l’esperto archeologo, non desiderando davvero smorzare l’entusiasmo di Remi. < < Sei ancora giovane, ci sarà tempo per preoccuparsi anche delle questioni burocratiche. Anche per te arriverà il momento in cui ti dovrai difendere dagli intricati equilibri di potere, ma non adesso. L’esperienza mi insegna che un’importante e prestigiosa istituzione archeologica non è per nulla facile da convincere in situazioni come questa. Dobbiamo essere prudenti e soprattutto pazienti > >.

< < Ma le prove sono evidenti, professore > > protestò focosamente Remi, senza potersi trattenere. < < Gli scavi condotti in passato sono stati indubbiamente efficienti, ma evidentemente incompleti. Noi possiamo ultimare quest’importante ricerca storica, possiamo persino arrivare a raccontare una parte del tutto oscura del periodo sia precedente che immediatamente successivo alla caduta dell’impero romano d’occidente > >.

< < Sono d’accordo con te, Remi > > ribatté Bane, alzando le mani in segno di resa. Sorrise orgoglioso di fronte all’animosità della ragazza. Remi Fontaine sarebbe potuta diventare una grande archeologa, ne era certo.

< < Ci sarà tempo per risolvere anche le formalità con i piani alti. Per il momento quello che dobbiamo fare è continuare la nostra indagine storica con il massimo impegno e la massima dedizione. Puoi fidarti del tuo vecchio professore, troveremo il modo di far ragionare i boriosi capoccia dell’università e soprattutto non ci faremo tirare fuori alla fine dei giochi, te lo prometto. Se ce ne sarà bisogno scenderò io stesso in prima linea > >.

< < Ora preoccupati soltanto di affinare le tue capacità di archeologa. Credimi in questo momento è la cosa più importante per te > > concluse lo studioso con convinzione.

Remi sorrise con sincerità. Come spesso le accadeva durante le lunghe discussioni con il professor Bane, provò una sensazione di sollievo e di protezione. Lei si considerava una persona forte e forse molto spesso eccessivamente orgogliosa, eppure anche la giovane archeologa a volte desiderava fortemente la protezione di persone care. Certo non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma erano poche le persone in grado di farla sentire veramente protetta, amata e rispettata.

I suoi genitori erano sicuramente in cima alla lista. Remi non sapeva descrivere quanto amasse suo padre e sua madre, da sempre schierati al suo fianco. In una società ancora troppo conservatrice come quella inglese, i suoi genitori avevano accettato ogni singolo aspetto del carattere e della personalità della loro unica figlia: il suo animo focoso e testardo, il suo sogno per nulla tradizionalista di diventare una grande archeologa e storica e persino la sua sessualità.

Jack e Camille Fontaine amavano tutto di lei e ora c’era anche il professor Bane, indubbiamente il più grande mentore che Remi potesse desiderare, colui che l’aveva fatta innamorare ancora di più della storia e dell’archeologia, spingendola a migliorarsi sempre di più. Pur avendo un carattere forte e determinato, Remi era grata di avere il sostegno di persone di cui poteva fidarsi ciecamente.

< < Molto bene, ragazzi > > esclamò il professor Bane, battendo le mani energicamente. Aveva da poco compiuto cinquant’anni, ma possedeva ancora un’energia fuori dal comune.

< < Abbiamo ancora alcune ore prima del tramonto. Direi di continuare fino a quando la luce del giorno lo consentirà, poi tutti noi avremo bisogno di una lunga nottata di riposo in albergo. Stasera ceneremo e poi andremo tutti a letto, questo è un ordine. Coraggio allora, cari colleghi, proseguiamo le nostre ricerche > >.

Remi Fontaine, ignorando la stanchezza già accumulata, si rimise diligente a lavoro. Era eccitata al pensiero di scoprire di più sulle battaglie combattute nei pressi di quell’antica fortezza, ma allo stesso tempo era anche decisa a non lasciare che i frutti della sua ricerca e di quella del professore venissero rubati da burocrati o arroganti accademici.

Remi si concentrò sul lavoro con il massimo impegno insieme al resto della spedizione. Nessuno di loro si accorse di essere sotto costante sorveglianza. Occhi ostili e minacciosi colmi di odio, che nascosti nell’ombra seguivano ogni mossa della piccola spedizione di archeologi.
 
 
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Layla Connors osservava nervosa e curiosa al tempo stesso gli strani esseri umani a pochi metri da lei. L’incantesimo di occultamento da lei stessa prodotto proteggeva il loro appostamento, che nonostante le continue proteste di Moira Lenners, si protraeva ormai da un intero pomeriggio. Era Layla ad aver insistito e il motivo principale, pur non potendolo ammettere apertamente con i suoi compagni, stava nell’enorme curiosità che provava.

Per tutti loro si trattava della prima vera scorreria dopo il loro diploma. Per lei, per la sua amica Moira e per l’altro loro compagno, un ragazzo dai capelli biondo chiaro della casa di Serpeverde, neodiplomato come loro e di nome Oliver Malfoy. Dopo la fine della scuola, avevano soltanto partecipato a piccole scaramucce con mezzosangue e con centauri, anche questi ultimi nemici giurati dei Mangiamorte. Quella, invece, sarebbe stata la loro prima vera azione in difesa della causa, mentre il loro personale obiettivo restava sempre lo stesso: entrare a far parte dell’esercito eletto.

Tuttavia, l’appostamento non andò come Layla si era aspettata. La mora non riuscì a restare fredda e impassibile dinnanzi al suo compito, strane emozioni si fecero largo nel suo animo durante quel lungo appostamento. Lei non aveva mai visto dei babbani in carne e ossa prima d’ora, pertanto, pur non potendolo ammettere con nessuno, desiderava ardentemente scoprire qualcosa su di loro. Che tipo di creature fossero, quali fossero le loro abitudini e soprattutto se fossero vere le voci che si raccontavano su di loro in gran parte del mondo magico. Voci che ritraevano i babbani come creature rozze e ignoranti, immeritevoli della benché minima attenzione. Ma non era quello che lei vedeva. Restò ad osservarli per ore e ore, ignorando del tutto le lamentele dei compagni che desideravano agire rapidamente. Il risultato di quell’interminabile pomeriggio fu sconvolgente per lei. Niente di quello che vedeva in quelle persone rispecchiava realmente quello che da una vita Layla aveva creduto di conoscere.

La strega di Serpeverde osservava rapita cinque persone impegnate con passione nel proprio lavoro, anche se lei non riusciva proprio a comprendere le ragioni della loro faticosa ricerca. Non capiva per quale motivo quei babbani fossero così interessati a quelle vecchie rovine?

Durante un certo momento dell’appostamento, però, l’attenzione della mora si rivolse, quasi come spinta da un richiamo anormale, alla più giovane del gruppo. La ragazza dai capelli biondi color sabbia lavorava instancabile a tratti anche più dei suoi compagni più anziani e Layla si ritrovò inconsciamente a studiare ogni suo comportamento con attenzione. Ogni suo gesto, ogni sua azione, ogni sua interazione con gli altri. La osservava silenziosamente e gradualmente il cuore iniziò a battere sempre più forte. Scoprì molto presto che quella giovane babbana si chiamava Remi Fontaine e poteva avere al massimo due anni in più di lei.

La consapevolezza che ne derivò fu disarmante e soprattutto pericolosa come non mai perché rischiava di mettere in discussione ogni cosa. In quella ragazza Layla vedeva molto sé stessa: l’arroganza e l’ambizione, la determinazione e la forza, il coraggio e l’impulsività. Eppure in quella ragazza forse c’era anche qualcosa che lei non possedeva nel proprio carattere: gentilezza verso gli altri, una straordinaria capacità nel capire quali limiti non si dovessero superare in certe situazioni, ma anche una certa fragilità che la babbana dai capelli biondi preferiva non mostrare al mondo.

< < Che cosa diavolo stiamo aspettando? > > chiese Oliver, con il suo solito tono irritante che fece trasalire le due ragazze.

< < Chiudi il becco, Malfoy > > sbottò Layla, rabbiosa. < < Attenderemo il tramonto. Hai sentito quel babbano. Resteranno a lavoro fino a quando avranno a disposizione la luce del giorno. Non possiamo palesarci prima di allora. Dobbiamo avere pazienza, poi agiremo > >.

< < Che sciocchezza > > si lamentò Oliver con un’alzata di spalle. < < Che differenza vuoi che faccia? Questi stupidi babbani non potrebbero nemmeno farci il solletico. Possiamo umiliarli e torturarli come più ci aggrada. Ucciderli sarebbe così semplice, anche con l’incantesimo più elementare. Potremmo farlo se sei d’accordo > >.

Lalya percepì distintamente la sete di sangue del compagno, ma forse ancora di più percepiva in lui un desiderio sfrenato di godersi in pieno la totale impotenza delle loro prossime vittime. Per un attimo Layla provò un fortissimo senso di vergogna, non solo per il fatto di lasciarsi accompagnare da un personaggio così maligno e meschino. Dovette sforzarsi per non pensarci, d’altro canto la causa aveva la precedenza su tutto, anche sulle strane e intense emozioni che stava provando nell’osservare quella babbana così forte, così piena di vita.

Si rivolse rabbiosa al biondo, mentre Moira continuava a mordersi nervosamente. < < Sei un idiota, Malfoy. Come è possibile che tu non riesca a capire? > > sibilò Layla con voce velenosa. Malfoy arrossì per la rabbia e l’imbarazzo.

< < Per tutti i folletti! Prova a usare il cervello > > continuò la mora con foga, ignorando l’occhiata di puro odio del ragazzo. < < Qui non sono certo questi patetici babbani a doverci preoccupare. Sicuramente ti sarà capitato di sentire le voci che circolano sempre di più ultimamente > >.

< < Quali voci? > > domandò Moira, preoccupata.

Layla sospirò esasperata, portandosi una mano sul viso. < < Sto parlando dell’Ordine della Fenice, ragazzi. Un gruppo di maghi traditori del loro sangue, ma tutti molto potenti e pericolosi. È Silente che li guida e noi tre non possiamo permetterci di sottovalutarli, almeno fino a quando non saremmo dei veri Mangiamorte > >.

< < Danno la caccia ai Mangiamorte > >proseguì Layla con enfasi, < < Molti Mangiamorte sono morti, altri sono caduti in mano loro. Davvero credete che potremmo sopravvivere ad un loro attacco? Saremmo spacciati in pochi secondi, potete scommetterci > >.

< < Con questo vuoi dire forse che dovremmo lasciar perdere e permettere a questa feccia babbana di vivere in libertà? > > sibilò con cattiveria Oliver Malfoy. Questa volta fu Layla ad incenerirlo con gli occhi. < < Mio cugino Lucius è già un Mangiamorte e non è molto più grande di me. Ha già ucciso molti babbani e io non posso essere da meno, Connors > >.

< < No di certo, Malfoy > > rispose freddamente la ragazza. < < Tuttavia, tieni a mente una cosa molto importante. Lucius Malfoy non è un idiota, lui ha raggiunto la posizione che occupa gradualmente, senza bruciare le tappe, di questo ne sono assolutamente certa. Agiremo come Lores Mine si aspetta da noi. Solo che non lo faremo qui in bella vista dove chiunque potrebbe vederci. Mine ci ha espressamente detto di combattere a modo nostro e noi lo faremo. I babbani hanno lasciato i loro strani mezzi di trasporto a poche miglia da qui. Quando smetteranno di lavorare, dovranno percorrere un lungo tratto a piedi per un sentiero dove raramente passa qualcuno > >.

Fu in quel momento che sul viso di Layla Connors si formò un ghigno malefico decisamente non da lei. Il sorriso di un predatore, tale da sconvolgere persino la sua migliore amica Moira.
La mora squadrò attentamente i due compagni prima di concludere. Layla notò che anche Malfoy iniziava ad apprezzare il suo piano.

< < Avrete notato che il sentiero passa anche attraverso un bosco nascosto da una fittissima vegetazione. Non avranno altri percorsi, dovranno per forza passare da lì. È proprio lì che attaccheremo i babbani, con il favore delle tenebre, senza testimoni e soprattutto senza il rischio di essere scoperti dai maghi dell’Ordine della Fenice. Loro attaccano soltanto i Mangiamorte per il momento, ecco perché a noi non conviene attirare troppo l’attenzione. Atteniamoci soltanto al nostro compito > >.

< < Ripulire il mondo dalla feccia babbana > > ringhiò crudelmente Malfoy. < < Questo significa che possiamo anche ucciderli, giusto Connors? > >.

Per un attimo Layla esitò, i suoi occhi quasi inconsciamente si posarono sulla giovane babbana a pochi passi da lei, del tutto inconsapevole della minaccia che si stava per abbattere su di lei e sul suo gruppo. A quanto pare anche Moira sembrava non voler essere parte di quella situazione.

Layla si fece forza, consapevole di non potersi in alcun modo mostrarsi debole di fronte ad un tipo come Malfoy. Aveva già fatto tanti sacrifici e non poteva più tornare indietro.

< < E’ meglio di no, Malfoy > > replicò la strega con voce ferma e severa. < < Come ho detto prima non dobbiamo attirare l’attenzione. Non possiamo lasciarci indietro dei cadaveri con la nostra firma, né possiamo permetterci di far scomparire nel nulla cinque babbani e vicino una delle loro città per giunta. L’Ordine della Fenice risalirebbe subito a noi > >.

< < Che cosa dobbiamo fare allora? > > chiese l’amica, con voce rotta. Forse sperava che la decisione di Layla sarebbe stata quella di lasciar perdere e in realtà in un angolo della sua mente Layla lo desiderava davvero.

< < Distruggiamo la loro sicurezza > > rispose seccamente la mora. < < Mostriamo loro cosa sia la vera paura, il terrore che solo noi maghi illuminati e purosangue possiamo scatenare. Facciamo comprendere a questi patetici esseri quanto siano inferiori rispetto a noi. Torturateli se volete, ma non uccideteli, siamo intesi? > >.

Il loro momento era finalmente arrivato.
 
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Nonostante tutta la sua passione per l’archeologia, Remi Fontaine non poteva essere più sollevata del fatto che la giornata di lavoro fosse finalmente giunta a termine. Quella sera si sentiva veramente a pezzi, ma allo stesso modo era soddisfatta per i risultati raggiunti fino a quel momento da quella spedizione di cui aveva l’onore di fare parte. Ora, però, quello che desiderava più di ogni altra cosa era il caldo e comodo letto della sua camera d’albergo dopo aver gustato un’abbondate cena. Il tragitto fino al pulmino affittato attraversava un lungo sentiero non troppo accidentato, ma ugualmente ben faticoso da affrontare dopo aver lavorato tutto il giorno. I membri della spedizione commentavano instancabili i risultati e le scoperte dello scavo, il professor Bane tra tutti si complimentava con tutti i suoi compagni, evidenziando quanto fosse importante il lavoro di ciascuno di loro. Remi si ritrovò a fissarlo ammirata, grata di aver avuto una così incredibile opportunità.

I cinque archeologi percossero in pochi minuti la prima parte di sentiero. Buona parte dell’attrezzatura era stata lasciata in una tenda montata vicino le rovine, perciò il gruppo, nonostante la stanchezza accumulata, si mosse molto velocemente. Giunsero nei pressi del fitto bosco che avevano percorso anche all’andata. Rispetto a quella mattina, però, il boschetto, ormai immerso nella più fitta oscurità, trasmetteva una sensazione di profonda inquietudine. Remi rabbrividì dopo pochi passi e si accorse che anche i suoi compagni non apparivano più tanto sereni. Tutti loro avevano a disposizione una torcia elettrica, ma questo non sembrava avere troppo effetto contro quel buio e contro quel freddo opprimente.

C’era qualcosa di strano tra la vegetazione più fitta. Remi si voltò istintivamente, come se sentisse davvero gli occhi minacciosi di qualcuno dietro di lei. Puntò ansiosamente la torcia verso il tratto completamente buio del sentiero che avevano già percorso. Non c’era nulla, ma allora perché aveva così tanta paura? La ragazza tornò a fissare il sentiero davanti a sé e con sgomento notò che i suoi compagni si erano tutti fermati. Stavano guardando qualcosa.

< < Remi > > mormorò il professore, mettendosi istintivamente davanti a lei.

Dapprima Remi pensò che fosse tutto frutto della sua immaginazione, molto probabile data la sua stanchezza. Tre ombre nere erano apparse dal nulla davanti a loro sul sentiero boscoso, tre figure incappucciate che sembravano aspettare proprio loro. Nel palesarsi, gli sconosciuti non avevano prodotto alcun rumore, la natura intorno a loro continuava a seguire ogni suo normale ciclo, come se quelle figure nere appartenessero ad un altro mondo. L’intera spedizione archeologica si bloccò dinnanzi ai tre incappucciati. La notte diventava sempre più buia e fredda, mentre i cinque studiosi si guardavano l’un l’altro con disagio e con un senso di paura crescente.

Fu il professor Bane a prendere coraggiosamente la parola puntando la sua torcia elettrica verso gli sconosciuti. < < Buonasera > > salutò con tono educato < < Sono il dottor Jonathan Bane e sono il capo di questa spedizione archeologica finanziata dall’università di Cambridge. Abbiamo l’autorizzazione a condurre importanti ricerche storiche in questa località. Avrete sicuramente sentito parlare della vecchia fortezza romana da queste parti. Noi…… > >.

< < Non siamo interessati alle vostre sciocchezze > > rispose uno degli sconosciuti con voce glaciale. Dalla voce sembrava una giovane donna.

< < Allora farete meglio a mostrarvi e a chiarire le vostre intenzioni > > ribatté energicamente un altro archeologo, sebbene l’uomo tremasse visibilmente. < < Altrimenti saremmo costretti ad allertare le autorità della zona > >.

L’unica risposta dei tre fu una risata. Una risata fredda e crudele. Adesso Remi era davvero spaventata. Lei non era per niente estranea ai pericoli, ma c’era qualcosa di strano in quella situazione. Qualcosa di brutto e oscuro. L’esperta archeologa al suo fianco, l’altra donna del gruppo, iniziò a versare le prime lacrime. Muovendosi lentamente quasi con teatralità, i tre si tolsero i cappucci. Gli archeologi rimasero sconvolti. Erano dei ragazzi, ma per qualche motivo li fissavano con un odio e una rabbia smisurata, mai vista prima.

< < Siete davvero la feccia di questo mondo, sporchi babbani > > sibilò un ragazzo biondo, osservandoli con una smorfia di disgusto. Un braccio uscì lentamente dal mantello nero. Con il buio era difficile per gli studiosi notare che cosa impugnava la mano stretta a pugno dello sconosciuto.

Anche gli altri due mostrarono il braccio destro e anche loro impugnavano la stessa cosa. La giovane donna dai lunghi capelli neri che aveva risposto per prima puntò uno strano bastoncino verso la piccola spedizione. Remi aveva letto da diversi autori che la vera paura nasceva sempre dall’impotenza più totale. Forse da lì a poco avrebbe davvero scoperto la veridicità di tale affermazione.
Il silenzio della notte venne brutalmente sconvolto da urla di terrore.
 
 
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Layla Connors scatenò senza pietà la sua magia contro l’inerme gruppo di babbani, quella stessa magia che aveva imparato con tanti sacrifici sotto la guida di uno dei migliori presidi della lunga storia di Hogwarts. Suo malgrado si chiese che cosa avrebbe pensato Albus Silente se avesse potuto vedere l’operato dei suoi studenti in quel momento. La ragazza di Serpeverde scagliò un incantesimo di impatto proprio contro il capo di quella spedizione, l’uomo che aveva osato parlare in modo arrogante, credendosi loro pari. La luce azzurra centrò in pieno lo sterno indifeso dell’uomo. L’impatto scagliò violentemente il malcapitato contro il tronco di un grosso albero. Il babbano cadde tra cespugli e roghi taglienti, ferendosi ulteriormente.

< < Professore > > urlò terrorizzata la più giovane tra i babbani. A pochi passi da lei, nel giro di pochi attimi l’altra donna del gruppo venne brutalmente ferita da Oliver Malfoy. Diverse ferite di taglio profonde e molto dolorose si aprirono in diverse parti del corpo della donna che poteva avere l’età delle loro madri. Layla riconobbe immediatamente gli effetti terribili dell’incantesimo proibito chiamato Sectumsempra.

La babbana crollò a terra urlando fino a perdere la voce. Gli altri due babbani, due uomini sulla quarantina, sebbene terrorizzati, provarono a soccorrere la compagna. Riuscirono a fare pochi passi prima di essere sollevati da terra. Furono sballottolati a mezz’aria come corpi vuoti. Con occhi sgranati, Moira Lenners muoveva la bacchetta con foga. Sembrava come impossessata da un demone, Layla non l’aveva mai vista così. Ad ogni movimento i due babbani venivano costretti a girare su sé stessi in volo, mentre i corpi sbattevano brutalmente l’uno contro l’altro. Molto presto le due vittime persero persino la forza di urlare.

< < Fermi > > urlò in lacrime la babbana dai capelli color sabbia. < < Vi prego, non fateci del male. Vi daremo tutti i soldi che volete, ma lasciateci in pace > >.

Nonostante tutta la sua determinazione, Layla provò una dolorosa stretta al cuore nell’udire quelle urla disperate, anche se non sapeva perché. Il braccio che impugnava la bacchetta tremava come non mai, forse inconsciamente il suo corpo si rendeva conto della portata di quello che stavano compiendo. La giovane Sepeverde non era nuova nel mondo del dolore, lo aveva provato e lo aveva fatto provare ad altri. Ma mai contro persone inermi, mai contro persone che non potevano difendersi contro la sua magia.

Improvvisamente si sentì sporca come mai nella sua vita. Non si sentiva illuminata e superiore come aveva creduto e sperato. Non era onnipotente, era solo meschina. Una vigliacca della peggior specie.

Con gli occhi fissi sulla babbana in lacrime, Layla scosse con forza la testa. < < Non pensarci, maledizione. È il nostro dovere, la nostra missione. Queste persone sono la feccia che insudiciano il glorioso mondo magico > >.

Dopo alcuni secondi di esitazione, la mora puntò con forza la bacchetta contro la babbana sua coetanea. Provò una nuova ondata di dolore al cuore quando scagliò un nuovo incantesimo contro di lei.

< < CHIUDI QUELLA BOCCA > > strillò fuori di sé Layla, mentre una nuova luce azzurra fuoriuscì come una saetta dalla bacchetta.

Di nuovo si trattava di una magia di impatto violento, ancora più potente di quello precedente. Layla usava spesso quell’incantesimo nei duelli magici. L’attacco colpì il viso terrorizzato della babbana, la quale dopo il violento impatto fece un’innaturale giravolta prima di crollare sul terreno erboso a diversi metri di distanza.

< < Chiudi quella dannata bocca > > ripeté Layla sconvolta, con voce falsamente tranquilla.

La bionda restò a terra muovendosi appena. C’era una brutta ferita sulla fronte della ragazza e Layla si ritrovò a fissare a bocca aperta quel lungo e profondo taglio che lei stessa aveva procurato. Il volto della babbana era già una maschera di sangue, mentre l’impatto le aveva svuotato tutta l’aria dai polmoni. Di nuovo Layla Connors provò l’istinto di urlare per l’orrore. Un orrore che lei stessa stava causando ad altri per ragioni che solo in quel momento le parvero assurde. Che cosa le avevano fatto quelle persone per giustificare una simile azione? Una parte di lei desiderava conoscere quella ragazza, non ferirla e torturarla come stava facendo? Se solo fosse nata purosangue anche lei?

Le sue riflessioni interiori erano folli, se ne rendeva conto perfettamente. Doveva proseguire la sua missione a tutti i costi. Un urlo intenso richiamò la sua attenzione, non un grido terrorizzato, ma di pura rabbia. Il capo della spedizione si era rialzato miracolosamente in piedi e con una smorfia di pura collera scolpita sul suo viso stremato e dolorante, cercò di scagliarsi proprio contro di lei. Layla fece un semplice movimento con la bacchetta, bloccando l’uomo dopo pochi passi.

Il babbano urlò per la rabbia e la frustrazione, fissando la sua assalitrice dritto negli occhi. C’era anche paura nello sguardo di quell’uomo ormai disperato e senza speranza, paura non per sé stesso, Layla lo sapeva dopo osservati tutto il giorno. Aveva visto con i suoi occhi quanto fosse legato alla sua allieva.

< < Lasciate andare la ragazza……..vi prego, lei non ha alcuna colpa > > mormorò il babbano, con voce strozzata. Il suo corpo era immobile come un blocco di ghiaccio, mentre i piedi toccavano a malapena il terreno.

Layla rispose freddamente al suo sguardo, nonostante un turbine di emozioni rischiò più volte di assalirla. < < Non sei nelle condizioni di dare ordini, sporco babbano. Il vostro destino è quello di obbedire, altrimenti tutti voi morirete. Il nostro compito qui è farvi capire questa realtà immutabile, farvi capire voi siate impotenti dinnanzi a noi. Possiamo schiacciarci come dei miseri insetti > >.

L’uomo non poté nemmeno rispondere. Con l’incantesimo di Layla ancora attivo, il corpo del capo della spedizione venne di nuovo scagliato violentemente contro il tronco di un albero, ma questa volta restò bloccato contro di esso, come se ci fosse un muro invisibile contro di lui. Non era stata Layla a scagliare quella magia, era stato Oliver Malfoy. Quest’ultimo si era avvicinato ridendo istericamente con la bacchetta alzata. La mora sapeva bene di che cosa si trattava, era un incantesimo di pressione, che concentrava una potenza crescente su specifiche parti del corpo della vittima. Malfoy aveva scelto e difatti concentrò tutta la pressione dell’incantesimo sulle gambe dell’uomo già bloccato da Layla. Il babbano urlò disperatamente per diversi secondi prima di perdere completamente i sensi.

< < Lasciatelo stare……… vi prego > > urlò la giovane babbana, piangendo. Nonostante il suo viso fosse una maschera di sangue, era comunque possibile vedere quante lacrime stesse versando.

< < Vi prego………..fermatevi. Lo state uccidendo > >.

Ignorando la vergogna e il disprezzo che provava verso sé stessa, Layla si sforzò di parlare con tutta la freddezza di cui era capace. < < Dovete capire quale sarà il vostro posto in questo mondo, voi feccia senza magia. Non vi uccideremo, dovrete considerare questa notte come una…. Una....... > >.

< < Una lezione > > completò per lei Moira Lenners, mostrando un sorriso folle.

< < Già > > confermò Layla, glaciale. < < Una lezione > >.

Oliver Malfoy si passò sadicamente la lingua sulle labbra, voleva continuare a godere della sua forza e del suo potere, Layla glielo leggeva chiaramente negli occhi. Il biondo finalmente lasciò andare il capo della spedizione, il quale si accasciò a terra ai piedi dell’albero. La sua attenzione si rivolse nuovamente alla donna che aveva colpito per prima, la quale era ancora a terra semisvenuta, continuando a perdere sangue dalle tante ferite da taglio.

Anche Moira lasciò andare le sue vittime che aveva tenuto crudelmente a testa in giù. Lanciò i corpi dei due uomini probabilmente svenuti con uno svogliato movimento di bacchetta. I due caddero violentemente a terra e Layla udì con una smorfia il suono delle ossa che si spezzavano.

< < Attenti a non esagerare. Ricordatevi che non dobbiamo ucciderli > > esclamò rabbiosa Layla, rivolgendosi soprattutto a Malfoy, il quale si avvicinava lentamente, quasi pregustando il momento, alla donna.

< < Non preoccuparti > > disse il biondo, con una sorta di cantilena inquietante. < < Voglio solo procurarmi un piccolo trofeo prima di concludere questa bellissima serata > >.

Layla vide una piccola scintilla verde iniziare a prodursi pericolosamente sulla punta della bacchetta del compagno. La mora sentì un’ondata di terribile disgusto allo stomaco. Sapeva bene quali fossero le intenzioni del compagno: stava per mozzare una parte del corpo della donna. Voleva fermarlo, voleva vomitare, voleva urlare per l’orrore che si stava consumando in quel bosco. Doveva resistere, la sua famiglia contava su di lei.

Si ritrovò a fissare nuovamente la giovane babbana ai suoi piedi. Sbatté le palpebre per lo stupore, perché la babbana dai capelli color sabbia la stava fissando intensamente. Era in ginocchio, ferita, spaventata e disperata. Eppure i suoi occhi erano ancora accesi, colmi di un coraggio che Layla proprio non riusciva a capire. Il loro obiettivo era proprio quello di sottrarre ai babbani ogni speranza, ma la più giovane sembrava ancora pronta a resistere.

< < Questa ragazza è come me > > ma con orrore quel pensiero le sembrò assurdo e schifosamente falso. Non era vero, quella ragazza non era come lei. Non più, non dopo quello che aveva appena compiuto.

Piena di orrore e di un rimorso mai provato prima, Layla tornò ad osservare Malfoy. Il mago purosangue aveva finalmente fatto la sua macabra scelta, stava per mozzare il braccio destro della donna ferita gravemente. Layla voleva fermarlo, ma senza compromettere la sua posizione e il suo futuro come strega purosangue. In quel momento di drammatica esitazione, Layla Connors non si accorse minimamente della furia inaspettata che si apprestava a scatenarsi contro di lei. Quando si rese conto del pericolo era già troppo tardi.

Con uno scatto fulmineo, la babbana chiamata Remi Fontaine si avventò su di lei mostrando, oltre ad un coraggio straordinario, un’incredibile resistenza ed energia. Afferrò il braccio destro della maga, proprio quello che impugnava la bacchetta e lo tenne bloccato sotto l’ascella. Poi con precisione e rapidità mosse il palmo della mano sinistra contro il gomito dell’avversaria. Il braccio di Layla si spezzò come un ramoscello, mentre la mano lasciò andare la bacchetta.

Layla Connors non aveva mai provato un dolore simile. Per la sorpresa e il terribile dolore urlò al cielo, senza contare che la furia della giovane babbana non si era ancora arrestata. La bionda non le diede tregua, caricò un pugno che centrò in pieno la mascella dell’assalitrice. La bionda era ferita e stremata, ma il colpo fu abbastanza per stordirla. L’azione disperata della ragazza durò soltanto pochi secondi. Nell’osservare quell’incredibile reazione, Oliver Malfoy si immobilizzò con la bacchetta, che un attimo prima sembrava pronta a ferire irrimediabilmente la donna incosciente. Remi non mostrò alcuna esitazione, dando fondo alle sue ultime energie. Sfruttò il poco spazio che aveva a disposizione e la sorpresa del momento. Il torace di quel sadico individuo era completamente scoperto, perciò caricò un calcio con tutta la brutalità di cui era capace. Lo prese proprio allo stomaco e Layla fu certa che quel calcio spezzò diverse costole al suo compagno Serpeverde.

Questa volta fu il turno di Malfoy di urlare per un dolore lancinante e anche lui perse immediatamente il possesso della bacchetta. Layla osservò completamente scioccata la ragazza babbana completare la sua temeraria azione suicida. Si strinse il polso destro con l’altra mano e con un ringhio di pura rabbia assestò al biondo una violentissima gomitata. Olivier Malfoy cadde all’indietro con un urlo silenzioso, mentre il sangue fuoriusciva copiosamente da naso e bocca. Il silenzio tornò dopo quei pochi secondi di pura follia. La coraggiosa babbana ansimava sconvolta, chiaramente senza più alcuna energia. C’era una traccia di soddisfazione sul suo viso stremato.

< < Purtroppo per voi, schifosi bastardi, ho seguito molti corsi di autodifesa e sono cintura nera di karate > > parlò ansimando, non rivolgendosi a nessuno in particolare, come se sapesse quali sarebbero state le conseguenze delle sue azioni.

Moira Lenners, ripresasi dalla sorpresa, puntò meccanicamente la bacchetta contro la giovane babbana ormai inerme. Non ebbe il tempo di fare nulla perché un ennesimo grido di rabbia selvaggia scosse il paesaggio solitamente calmo e sereno di quel bosco.

< < CRUCIO > > ruggì Layla Connors, con il braccio sinistro, puntando con occhi terrificanti la bacchetta contro la giovane babbana.

La sua vittima urlò con gli occhi fuori dalle orbite, cadendo a terra come una bambola spezzata. Remi si rotolò, agonizzante sul terreno mentre la giovane Serpeverde continuava imperterrita la tortura. Quelle urla di immane sofferenza ebbero l’effetto di sconvolgerla come non mai, era la prima volta che usava quell’incantesimo. Per un attimo lo aveva voluto veramente, ma subito dopo l’orrore più profondo si impadronì di lei.

Ciò nonostante Layla non si arrischiò ad interrompere la maledizione senza perdono. Aveva agito di impulso, spinta dalla rabbia e dallo choc del momento, ma ora si sentiva la più sporca e meschina delle creature. Eppure mantenne attivo l’incantesimo di tortura osservando con occhi sgranati l’agonia di quella ragazza che si era dimostrata più forte e coraggiosa. Alla fine riuscì faticosamente ad interrompere la maledizione, mentre Remi Fontaine continuava a tremare e a divincolarsi pur avendo perso conoscenza. Sconvolta e sull’orlo delle lacrime, Layla lasciò cadere la bacchetta a terra, osservando raggelata la ragazza ai suoi piedi.

Con sgomento si rese conto in quel momento che aveva iniziato a provare un senso di ammirazione per una persona che doveva invece odiare per natura senza esitazione. Layla voleva disperatamente aggrapparsi al pensiero di aver agito per un fine più grande, ma niente appariva più falso nella sua mente. Non c’era perdono o redenzione per la tragedia si era appena consumata durante quella notte maledetta, nessun grande discorso e nessun insegnamento della sua famiglia avrebbe mai potuto cancellare la sua colpa. Nel frattempo, Oliver Malfoy si era rialzato a fatica e traballante. Il setto nasale era rotto e il sangue colava copiosamente fino ad imbrattare il costoso mantello nero. Con entrambe le mani il ragazzo si teneva lo stomaco, cercando di controllare il lancinante dolore per le chissà quante costole spezzate.

< < Questa bastarda……… questa schifosa feccia………….come ha osato farmi questo? > > parlò a fatica, tremante per il dolore, ma c’era anche una collera omicida riflessa sui suoi occhi chiari. Sotto gli occhi sconvolti di Layla, recuperò la bacchetta.

< < MALEDETTA > > ruggì Malfoy, con un’espressione sul volto decisamente folle. < < Questa sudicia babbana senza valore. La ucciderò………..LA FARO’ A PEZZI > >.

Si avvicinò con uno sguardo di puro odio alla ragazza stesa a terra. Layla osservò la scena tremando per la paura e il rimorso, non sapendo più come agire. Tutto era precipitato, niente era andato come previsto. A quel punto dovevano uccidere i babbani perché una di loro si era ribellata contro di loro, un affronto che dei maghi purosangue non potevano perdonare.

Sarebbe diventata un mostro peggiore di quanto già fosse……….una crudele assassina oltre che una torturatrice. Non sarebbe mai più potuta tornare indietro, ma almeno avrebbe difeso con successo il suo sangue di mago. Sarebbe diventata una Mangiamorte. Era giusto per lei sacrificare i suoi sentimenti per un disegno più grande? Una Connors non poteva permettersi di provare simpatia o dispiacere per un essere inferiore.

Malfoy alzò la bacchetta preda di una follia inarrestabile e la puntò contro la ragazza svenuta. Layla Connors scattò senza pensarci, senza riflettere. Si gettò agilmente sull’erba recuperando la sua bacchetta con il braccio integro, per poi puntarla decisa contro il compagno furioso. Lei era capace di lanciare incantesimi anche con la mano sinistra e la babbana, a cui ora stava incredibilmente per salvare la vita, lo aveva appena sperimentato a sue spese.

< < AVADA……… > >.

< < MALFOY > >.

Oliver si girò di scatto verso di lei preso dalla sorpresa. < < Non provarci > > sibilò Layla, minacciosa e glaciale.

Malfoy la squadrò scioccato e furioso al tempo stesso. In preda ad una collera selvaggia, il giovane mago non chiese spiegazioni, invece rivolse rabbiosamente la bacchetta contro Layla, ma lei fu più veloce.

< < STUPEFICIUM > > ruggì prontamente la mora con rabbia.

La luce rossa colpì in pieno la parte già ferita dello stomaco di Malfoy. Quest’ultimo volò all’indietro spinto dalla forza dell’incantesimo sbattendo la schiena contro una roccia e cadendo poi bruscamente oltre il sentiero boscoso. Il corpo di Malfoy scomparve tra la vegetazione e pur non potendo vedere a pieno il risultato del suo attacco Layla fu certa di averlo ferito gravemente, anche se gran parte del merito restava della ragazza babbana. Una voce imperiosa nella sua testa le disse di aver finalmente agito per il meglio. La prima volta da chissà quanto tempo. Ma non era ancora finita.

Alle sue spalle Moira la guardava scioccata, incapace anche solo di pensare ad una reazione. Forse anche lei era sconvolta per aver torturato delle persone innocenti, ma Layla non poteva esserne sicura. Ormai la mora aveva deciso e non c’era più modo di tornare indietro. Layla si voltò in direzione dell’amica. Le due ragazze restarono immobili ad osservarsi per alcuni secondi.

Fu Layla a non esitare oltre. < < PIETRIFICUS TOTALUS > > gridò decisa, puntando la bacchetta contro l’ultima persona rimasta in piedi in quel bosco degli orrori. Il corpo di Moira Lenners si bloccò di colpo, cadendo sull’erba come un blocco di marmo.

Il silenzio tornò finalmente a regnare nel bosco. Layla Connors tornò inginocchiarsi accanto al corpo di Remi, tenendosi il braccio rotto con la mano sinistra e respirando faticosamente. Ascoltò attentamente gli inconfondibili e rilassanti suoni della natura, pur non trovando alcun conforto in essa.

Con una risata isterica Layla osservò i corpi di tutte quelle persone, poi finalmente si lasciò andare in un pianto disperato.
 

 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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