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Autore: Scaglie_D87    22/11/2023    1 recensioni
Durante il suo percorso per diventare un'eroina, Evelyn si trova ad affrontare molteplici sfide. Non solo deve superare i suoi limiti fisici e mentali per diventare una supereroina degna dei suoi genitori ma deve anche fronteggiare il rischio di non riuscire a controllare a pieno i suoi poteri.
Mentre Eve cerca di migliorarsi come vigilante un antico male si sta risvegliando dalle profondità oscure, minacciando di distruggere tutto ciò che Eve sta cercando di proteggere.
Riuscirà la ragazza, grazie alla sua determinazione e ad una nuova squadra di Giovani Titani, a sconfiggere il male e riportare la pace a Jump City?
Genere: Dark, Noir, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo Personaggio, Raven, Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 01 - Pancakes


Avevano fatto irruzione in quell’edificio lui, Batman, Superman e Cyborg.
Erano giunte voci di una fabbrica di nuovi supercriminali, dicevano che stavano inoculando i poteri dei peggiori super-cattivi in cavie umane non consenzienti.
Corpi mutilati e smembrati in quel laboratorio, sangue e viscere, definirlo un macello di esseri umani sarebbe stato limitante per descrivere quel che c’era lì dentro …quei corpi erano stati usati come cibo per altri detenuti. Lui non l’avrebbe mai più scordato l’odore di morte che emanava quell’inferno.
Proprio come non avrebbe mai dimenticato gli occhi di quelle due piccoline, Anya e Lilian.

Anya venne trovata vicino al corpo della madre, all’interno della cella che condividevano.
Questa l’aveva nutrita con la sua stessa carne, si era mutilata le dita dei piedi, poi la pianta, in seguito la caviglia. E infine era morta insanguinata.
Quando provarono a stabilire un contatto con la ragazzina, la piccola Anya si era difesa e aveva messo in seria difficoltà lui e tre importanti membri della Justice League.
Quel giorno Dick la vide combattere per la prima volta, e non ebbe dubbi: sapeva a chi apparteneva il potere che quella bambina nascondeva dentro di sé.



Le prime luci dell’alba filtravano attraverso la lunga e spessa tenda che copriva la grossa vetrata situata di fronte al letto. Oramai svegliarsi a quell’ora era diventata un'abitudine visto che gli allenamenti, da quando ne aveva memoria, iniziano presto, molto presto.
Dick
 si stiracchiò pigramente e si alzò dal letto, circospetto recuperò i suoi abiti e si diresse verso la porta della camera da letto con cautela, silenzioso come solo lui sapeva essere. Non voleva svegliare la sua compagna ma aveva dato appuntamento a due persone, era in ritardo e doveva muoversi.
Camminava per il corridoio verso la cucina quando ripensò ai momenti passati in quella torre: per lunghi anni aveva guidato non una ma due generazioni di Titani. La prima con Garth, Roy, Donna e Wally rispettivamente Aqualad, Speedy, Wonder Girl e Kid Flash. Grazie alle loro gesta era riuscito a guadagnarsi la fiducia della Justice LeagueE poi la sua seconda squadra di titani: Koriand'r, soprannominata Kory Anders ma conosciuta ai più con il nome di Starfire, l’incredibile duo Victor Stone e Garfield Mark Logan ovvero Cyborg e Beast Boy e infine la misteriosa e letale Rachel Roth, conosciuta come Raven.
Negli anni avevano protetto il mondo e Jump City dall’attacco di svariati criminali, calamità del calibro di Deathstroke, Madame Rouge, Brain e la Brotherhood of Evil…ma sicuramente la più grande minaccia si era rivelata essere il demone Trigon, che più di tutti li aveva messi alla prova. Solo grazie alla loro forza di volontà, il loro coraggio e alla loro innata capacità di restare uniti erano riusciti a vincere. Dick ripensava a queste storie tra sé e sé mentre beveva il caffè del mattino, sorseggiando il nero liquido dentro la sua tazza, quella con il logo del suo mentore, proprio la tazza che gli era stata regalata da sua figlia e che da anni custodiva gelosamente.

Terminata la colazione cominciò la routine. Si diresse verso la sala allenamento nel silenzio che rimbombava nella torre. Da quando i Teen Titans avevano ciascuno preso la loro strada quell’edificio monumentale non era altro che un contenitore vuoto. Se ne era sempre lamentato, ma nel profondo Dick rimpiangeva teneramente il fracasso dei suoi vecchi compagni di avventure, loro sì che erano dei rumoristi d’eccezione.
Passeggiando lungo i corridoi si disse che quella torre, tra una cosa e l’altra, era la sua casa da diverso tempo. Solo in un ambiente simile avrebbe potuto veder crescere sua figlia e vivere la famiglia continuando a coltivare la sua carriera come super eroe.
In un primo momento con il nomignolo di Robin e ora con sotto le vesti di Nightwing.
Tutto ciò, la sua carriera e la sua vita, non sarebbero state così se non ci fosse stato supporto della “Wayne Family”, detta anche la “Bat Family”.
Erano loro i suoi mentori, sia nei panni di uomo che di super-sorvegliante, tutto ciò che sapeva, lo aveva appreso con o tramite la Bat Family. Lo aveva aiutato nel percorso di genitore, consigliandolo e promuovendo la vita familiare. Al contempo erano stati sempre loro a indicargli le norme e le peculiarità della vita a super-eroe, solo così aveva potuto difendere e controllare Jump City e Blüdhaven e diventarne ufficialmente il sorvegliante.
Avvicinandosi alla porta della sala pesi sentì un leggero vociferare. A quanto pare i suoi ospiti erano mattinieri. Non avrebbe mai scommesso su ciò nemmeno un nichelino.
Per quanto il giorno precedente li avesse spinti ad allenarsi sin dalle prime luci dell’alba, mai si sarebbe aspettato di venir ascoltato, tra dire una cosa e farla… entrò nella stanza, nascondendo i suoi pensieri, subito sorrise alle due ragazze che gli si pararono di fronte.
«Buongiorno! Devo farvi i complimenti, siete davvero mattiniere, non ci contavo proprio!»
Le due indossavano tute da ginnastica in acrilico, colorate e comode. Una portava i capelli corti ad altezza collo, un pò spettinati, color blu notte e meches viola. Meches in tinta con i suoi occhi. Era pallida ma con entrambe le mani impugnava con fierezza un lungo bastone di legno. Fu lei a parlare per prima: «Beh sei stato tu a dirci di presentarci qui alle prime luci dell’alba e così abbiamo fatto…senza contare che per me non è stato un grosso problema visto che qui ci abito…»
Venne interrotta dalla compagna di allenamento: «Guarda Dick devo dirtelo…se tua figlia ieri sera non mi ospitava, potevi scordartelo che sarei arrivata a quest’ora, sono sincera!»
Terminata la frase, sorrise e mostrò i suoi denti bianchi; aveva la pelle scura e profondi occhi azzurri, capelli stile afro color magenta. Un aspetto inusuale che veniva tradito, o esasperato, dalle due spade di legno che stringeva nei pugni. 
«Ammiro la tua sincerità Anya ma guarda… anche tu e la tua famiglia avreste potuto vivere qui, è stato tuo padre che non ha voluto….»
«Chiamalo scemo - disse allungando una gamba in avanti intenta a fare stretching - ha fatto il salto di qualità LUI. Si è unito alla Justice League e ti assicuro che la Sala della Giustizia a Washington è F A V O L O S A!» - Ebbene si, scandì ogni singola sillaba neanche fosse a un concorso di spelling mentre si rialzava dalla scomoda posizione in cui era stata costretta dall’allenamento. 
E aggiunse: «Senza contare che può bazzicare a suo piacimento nei STAR Labs perché…beh lo sai già…no?»
A Dick non serviva spiegare perché il suo amico Victor era in quei laboratori.
Beh si, certo, dopo ogni scontro il suo corpo robotico aveva bisogno di essere riparato. E ok.
Victor era lì per costruire nuovi dispositivi insieme al team di tecnici a disposizione. E va bene. D'altra parte lui aveva la fissa di dover essere d’aiuto in battaglia, sempre al meglio, sempre più utile.
Ma il motivo reale per cui Victor era in quei laboratori, era uno solo: sistemare la relazione con la dottoressa Sarah Charles. Lui non poteva proprio sopportare quel continuo tira e molla e voleva mettere a posto la situazione una volta per tutte, e non solo per una rivincita personale. Victor e Sarah avevano cresciuto Anya e Lilian insieme. Quel mezzo uomo mezza macchina non riusciva proprio a vedere smembrata la sua famiglia. 
Dick interruppe i suoi pensieri vedendo sbadigliare la ragazza dai capelli blu:
«Dormito male tesoro?»
«Per favore papà! Non mi chiamare così davanti agli altri!»
«Oh, scusatemi Miss Evelyn Grayson, non volevo mettervi in imbarazzo - rispose ridacchiandosela - Cosa dite se iniziamo?»
Le due non se lo fecero ripetere, subito si posizionarono al centro della stanza con le armi ben strette tra le mani, in attesa dell’arrivo di Dick, che li si parò di fronte.
«Senza rancore boss, ma oggi sono sicura che io e Evelyn ti rompiamo il culo!»
«Voglio proprio vedere, vediamo cosa sapete fare!» rispose il mentore sorridendo sarcastico. 
Lui rimase fermo, senza estratte le armi. Voleva vedere come si sarebbero mossi i suoi avversari. Chissà se avrebbero messo in pratica i suoi insegnamenti.
Anya si era spostata sulla destra e stava effettuando un attacco diretto verso il petto mentre Evelyn, da sinistra, cercava di colpirlo con il bastone ad altezza gambe.
Il piano delle giovani poteva sembrare ben orchestrato, schivare uno dei due attacchi, per un combattente qualunque, avrebbe significato essere irrimediabilmente colpito dal secondo avversario. Dick, però, poteva contare su incredibili quanto conosciute capacità acrobatiche. D’altra parte non poteva tradire le origini da circense nel Haly's Circus e nemmeno scordare gli anni passati a sopportare il brutale regime di addestramento di Batman.
Gli bastò una capriola per atterrare perfettamente in equilibrio sul bastone di Evelyn, nel mentre ebbe pure il tempo di estrarre i suoi bastoni Escrima in teak brasiliano e parare le spade di Anya.
Stupite ma non troppo e senza perdersi d’animo, le due ragazze ripresero il combattimento sferrando colpi su colpi contro il maestro.
Per lui fu semplice disarmare la figlia, le bloccò a terra il bastone con un piede e la colpì sulle mani facendole perdere la presa. 
Anya senza esitare lanciò una delle sue spade all’amica per riprendere ad attaccare Dick.
Doveva proprio ammetterlo, quelle due lo stavano mettendo in difficoltà. A nulla era valso esser stato definito dal suo mentore come il combattente corpo a corpo migliore tra tutti i Robin. 
Erano ormai quattro anni che addestrava quelle due.
Sua figlia doveva imparare ancora a controllare il suo potere ma nel caso di Anya la situazione era ben diversa. Ma non era proprio il tempo di pensare a questi aspetti mentre si era in combattimento. Anche perché proprio in quell’istante Evelyn lanciò una spada all’amica così da essere libera di creare una cupola nera con il suo potere e potersi proteggere dall'attacco del padre. Anya sferrò due sciabolate all’avversario intento a districarsi dallo scudo della figlia. Il primo fendente venne parato ma il secondo colpì la mano di Dick, che si vide costretto a mollare la presa e lasciar cadere un bastone.
L’arma non fece in tempo a toccare il terreno. Evelyn la recuperò grazie alla telecinesi e la usò per assestare un colpo ben piazzato sotto il mento del padre. Quest'ultimo assorbì l’attacco e indietreggiò ansimante. 
Le due combattenti non volevano lasciare tempo di pensare all'avversario quindi attaccarono repentinamente.
Dal canto suo, Dick estrasse i bastoni teak da combattimento dalla manica e li combinò insieme per creare un bastone bo.
Lanciò a terra una bomba fumogena e si avventò contro la figlia brandendo una scarica elettrica emessa dal bastone. Evelyn evitò il colpo rendendosi intangibile mentre Anya continuava l’attacco.
Dick non potè che difendersi dalle spade usando la sua arma.
Il fumo riempiva la stanza e rendeva l’aria irrespirabile e la visuale nulla.
Le ragazze però non indietreggiarono e continuarono a tartassare Dick, in evidente difficoltà.
Finché il bastone del maestro non cadde a terra.
Dopo anni di fatiche e sacrifici, fu proprio quel giorno che riuscirono a disarmarlo: avevano raggiunto il loro obiettivo.
«Evvai! Ci siamo riuscite Evelyn! Abbiamo vinto!» esclamò Anya urlando verso il cielo. 
«Mi dispiace deludere le vostre aspettative, c’eravate davvero vicine, ma guardando bene…» la voce di Dick era molto vicina, troppo.
Il fumo si stava dissipando e la realtà era ben diversa da quella che ci si aspetterebbe: il maestro aveva perso il bastone ma era riuscito a posizionarsi alle spalle delle ragazze, puntando un pugnale alla tempia di ciascuna.
«Siete state formidabili ma ricordate bene: lì fuori non avranno alcun scrupolo. Sono orgoglioso che rispettiate il codice d’onore dei combattenti ma i criminali di questa città sono mostri senza ideali. Dovete essere sempre sicure che i vostri avversari siano disarmati, altrimenti, nel dubbio, tramortiteli. Questa piccola precauzione potrebbe essere la differenza tra la vita e la morte.»

«Noto che nonostante tutto sei ancora in forma…però evita di colpire nostra figlia in volto … che l’ultima volta è stato un macello con i professori, volevano denunciarci per maltrattamento su minore» avvertì una voce femminile, autoritaria e decisa, dall’esterno della stanza. 
Nonostante tutto il suo impegno per non far rumore, l’aveva svegliata. Il silenzio non era riuscito a tenere a bada Rachel Roth, compagna di Dick e madre di Evelyn.
«Non preoccuparti mamma, ho quasi 18 anni e a breve finirò il liceo! - disse portandosi la mano alle spalle per nascondere un livido bluastro -  Quando inizierò il college sarà un pò più semplice per me far convivere le mie due realtà.»
«Sai bene come la penso - disse Rachel evidentemente scocciata - se il tuo andamento scolastico peggiorerà a causa della lotta al crimine, io ti inchiodo sulla sedia di camera tua a studiare. E mandiamo in giro tuo padre a fare ronde, visto che è ancora così abile e non vuole proprio saperne di smettere con la lotta al crimine…»
A Rachel non andava proprio giù l’idea che il marito mettesse ancora a repentaglio la propria incolumità per salvare il prossimo, se non il mondo. Gli aveva chiesto più volte di smetterla.
Dick non se la sentiva, non poteva smettere proprio ora. La salute del signor Wayne non era più quella di un tempo e tutti sapevano che se Bruce avesse dovuto scegliere un successore, avrebbe scelto proprio Dick.
«Non ti preoccupare Rachel, io e mia sorella saremo pronte a coprire le spalle a Eve!» si intromise Anya mentre si asciugava i sudori con un asciugamano.
«Quindi una Grayson e due Stone? Che c’è, volete mettere su una nuova squadra di giovani titani?» rispose Rachel sorridendo.
Rachel stava immaginando quelle tre insieme, a combattere il crimine e il male. Dei titani con poteri come quelli di Raven, ma anche un po' di Robin e di Cyborg. Sarebbe mancato solo un po' delle qualità di quel chiacchierone verde, senza pensare alle doti della principessa aliena… ma era meglio non pensare troppo a quella vecchia storia.
«Ah, a proposito Anya, Come sta tua sorella? Come procede il suo allenamento?» disse Eve rivolta all’amica. 
«Te lo dico io, riprese Rachel - Sono in piedi proprio per questo motivo, da oggi inizierò ad addestrare Lilian io stessa.»
«So che la stava addestrando Martian Manhunter, tra le altre cose si trovava bene con Miss Martian, hanno legato parecchio quelle due…» rispose Anya stupita. 
«Non hai tutti i torti ma è stato proprio J’onn a chiedermi di aiutarla. Dice che il mio potere empatico è molto simile a quello di Lilian anche se il risultato finale è diverso. Di certo la posso aiutare molto a controllare le sue capacità. Pensiamo che le sue emozioni siano la fonte concreta delle sue qualità, piuttosto che pensare ad un vero e proprio potere mentale o Psicocinesi.»
«Ah, che storia! A che ora dovrebbe arrivare la mia sorellina?» 
«Verso le otto, otto e trenta. La meditazione e la concentrazione richiedono riposo. Dovete picchiarvi ancora o potete scendere a fare colazione? Preparo pancakes per tutti?»
Anya e Evelyn volsero lo sguardo verso il maestro che le rassicurò:
«Per oggi direi che siamo apposto, vi siete comportate bene. - poi sorrise e aggiunse - E io come posso dire di no ai pancakes di Rachel?»
Anya lanciò l'asciugamano sudato sul volto dell’amica e cominciò a correre verso la cucina urlando:
«L’ultima che arriva pulisce la palestra!»
«Sei una imbrogliona! Non ci provare Anya! Non ci provare!» rispose quell’altra cominciando a rincorrere la compagna.
Le due ragazze stavano giocando come fossero bambine sotto gli occhi dei genitori compiaciuti, d’altra parte l'età glielo consentiva ancora. Quel momento terminò quando i due si incamminarono verso la cucina, fu in quel momento che Rachel domandò a Dick:
«Come mai questa barba incolta?»
«Jason, Tim e Damian dicono che mi sta bene … in realtà, non ho avuto tempo di radermi.»
«Hanno ragione i tuoi fratellastri, ti dona. Sembri più maturo. Anche se sei sempre stato il più maturo di tutti noi, seppur fossi il più giovane della squadra, eri a capo dei Titani per un buon motivo…»
«Sai, sono contento di come si sono evolute le nostre vite ma a volte mi manca quella spensieratezza, quella innata capacità che avevamo di stare insieme io, te, Garfield, Victor e Kory…è che poi ci siamo persi di vista…Victor è sempre impegnato con la Justice League, da quando ha lasciato la torre io e Garfield ci siamo sentiti poco e ci siamo pure lasciati in malo modo…e di Kory non abbiamo più saputo nulla da quando è tornata sul suo pianeta… »
«Stavo pensando giusto a lei prima…vorrei tanto sapere come sta…» aggiunse Rachel rammaricata. 
«Rachel, ti ricordi la prima volta che hai fatto i pancakes per la squadra?» rispose Dick sorridendo. 
«Certo che mi ricordo…erano tutti neri, abbrustoliti e con un aspetto terribile…mi sentivo così avvilita…ma voi li avete assaggiati lo stesso. Ricordo ancora le facce che avete fatto dopo averli messi in bocca! Kory invece era davvero felice e si vedeva che le piacevano un sacco, mi aveva fatto sentire così….bene…»
Dopo una breve pausa, con un pò di titubanza, Rachel riprese:
«Hai….hai mai pensato cosa sarebbe successo se lei non fosse mai partita? Cioè tu….e lei…»
Dick fu sorpreso da quella affermazione.
«Se lei fosse rimasta avrei comunque capito che quello che cercavo non era lei e che quello che mi rendeva, e mi rende ancora felice, era più vicino di quanto pensassi.»
Dick diede un dolce bacio sulla guancia a Rachel, la quale arrossì altrettanto dolcemente.
Senza dire niente intrecciò la sua mano con quella di Dick. I due si sorrisero guardandosi negli occhi quando un urlo secco e deciso li interruppe:
«Visto che devo pulire la palestra, quando posso avere questi benedetti pancakes?!?»

 
   
 
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