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Autore: Star_Rover    23/11/2023    5 recensioni
Ovvero: come un anti-eroe americano tentò di sopravvivere alla sua apocalisse personale nel mezzo di una guerra mondiale.
***
Per raggiungere il suo obiettivo doveva dimostrare di non essere quel che era realmente. O’ Hagan poteva vantare una consolidata esperienza nel campo. Da buon impostore aveva finto in ogni genere di situazione, poteva fingere di essere anche un valoroso soldato. O almeno così credeva...
Genere: Avventura, Commedia, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15. When Johnny comes marching home
 

Lumiere di cristallo, cornici dorate, specchi splendenti e tende di velluto…l’enorme salone era stato addobbato per l’occasione. Ovunque sventolavano bandiere a stelle e strisce, la piccola orchestra suonava la melodia di "When the Boys Come Home". La maggior parte degli uomini presenti era in uniforme, anche Billy indossava una divisa da ufficiale, decorata con la Medaglia al Valore. Dove l’aveva guadagnata? Forse sulla Somme, oppure nelle Fiandre…non ricordava esattamente. Doveva essere stata una battaglia importante, di questo ne era certo.
Scendendo gli ultimi gradini Billy urtò un giovane soldato. Egli parve riconoscerlo al primo sguardo.
«Tenente William O’ Hagan! È un onore conoscerla di persona. Ho letto l’articolo su di lei pubblicato in un numero di The Stars and Stripes!» esclamò con emozione.
Billy gonfiò il petto d’orgoglio.
«Oh, davvero? Deve essere stata una lettura interessante»
«Certamente, signore. Al fronte avrei davvero voluto combattere a fianco di un uomo coraggioso e valoroso come lei!»
Il ragazzo si allontanò prendendo a braccetto la sua fidanzata. Billy lo udì bisbigliare alle sue spalle.
«Hai visto, Mary? Lui era il tenente O’ Hagan! L’eroe di cui parlano tutti!»
Giunto nella hall, Billy si ritrovò a sorridere e a stringere le mani di sconosciuti che si complimentavano con lui, ringraziandolo per il servizio reso alla patria.
Finalmente nella folla riconobbe l’esile figura di una donna. Rose indossava un abito bianco adornato di ricami argentati e pietre preziose. Come sempre, con la sua bellezza splendeva come un raggio di sole.
Billy era intenzionato a raggiungerla, ma qualcuno lo trattenne per un braccio. Voltandosi si trovò davanti un uomo alto e biondo, avvolto in un elegante completo scuro. Si trattava di Larry Carter, il suo amico avvocato.
«Billy! Finalmente ti ho trovato. Devo parlarti, è molto importante!»
«Aspetta, io…»
Carter ignorò le sue proteste e lo trascinò in disparte.
«So che non è il momento adatto, ma presto dovrai pensare a come gestire la tua fortuna. Vorrei che prendessi in considerazione alcune delle mie proposte»
O’ Hagan non capì: «di che stai parlando?»
«Con la morte di John, dopo il matrimonio l’intera eredità della famiglia Farley sarà in mano tua»
Billy strabuzzò gli occhi.
«Il capitano Farley è morto?»
«Certo, Billy. Come puoi non ricordarlo? È accaduto un anno fa a Cambrai»
Egli tentò di fare del suo meglio per manifestare dolore e tristezza per quel lutto.  
«John era un buon ufficiale»
«Già, è stata una dolorosa perdita. Anche il tenente Gerald Healy è stato ucciso in Francia» continuò l’avvocato.
O’ Hagan non si intristì alla notizia, aveva sempre detestato quell’uomo. Non era un mistero che Healy fosse innamorato della sua Rose, anche dopo il fidanzamento, lui non aveva smesso di corteggiarla. Avrebbe volentieri stretto la mano al tedesco che aveva eliminato il suo rivale.
L’espressione sul volto di Larry cambiò rapidamente, da triste e crucciata, divenne allegra e speranzosa.
«Ma adesso basta parlare di tragedie, la guerra è finita. Puoi dimenticare il tuo passato nell’esercito, con la tua nuova reputazione ti aspetta un brillante futuro!»
«Penserò a quel che mi hai detto. Ma ora, se non ti dispiace, vorrei festeggiare con la mia futura moglie»
Con uno strattone, Billy si divincolò dalla stretta dell’avvocato.
Attraversò la sala quasi di corsa, impaziente di ricongiungersi con la sua amata.
Rose l’accolse con un dolce sorriso e gli occhi umidi per la commozione.
«Oh, Billy! Sapevo che saresti tornato!»
Egli la strinse tra le braccia e la baciò con passione.
 
***

«O’ Hagan! O’ Hagan! Riesci a sentirmi?»
Nessuna reazione.
Il dottor Wright si chinò per controllare lo stato del soldato disteso sulla barella. Il respiro era flebile e il battito irregolare.
«Che gli è successo?»  
Jenkins, agitato e nervoso, rispose con voce tremante.
«È stato ferito mentre eravamo in pattuglia, gli hanno sparato in una gamba»
Il medico era perplesso.  
«Non ha perso molto sangue, ma è incosciente. Quanta morfina gli è stata somministrata?»
Il soldato abbassò lo sguardo con aria colpevole: «be’, forse un po’ di più della dose necessaria»
Il medico insistette: «quanta in più?»
«Io…di preciso non lo so»
«Come puoi non saperlo?» lo rimproverò Wright.
«Lui sembrava soffrire così tanto…continuava a urlare e pensavo di calmarlo per aiutarlo» si giustificò.
«Dannazione, Jenkins! Volevi ammazzarlo?»
«No! Probabilmente il soldato Jackson voleva ucciderlo»
«Che diamine stai dicendo?»
«È stato lui a sparare, era la sentinella e…oh, era buio, non ricordo altro»
«D’accordo, sarà compito di qualcun altro indagare sulla faccenda. Coraggio, aiutami a sollevarlo!»
I due sistemarono il ferito sull’ambulanza.
Jenkins tentò ancora di scusarsi.
«Mi dispiace dottore, io non potevo sapere…» continuò a blaterare nel panico.
«Adesso lascialo a me. Ci penso io» replicò Wright con fermezza.
Jenkins obbedì, con un balzo scese dalla Ford T, poi richiuse lo sportello e diede il segnale all’autista.
L’ambulanza partì a tutta velocità in direzione dell’ospedale.
 
***

Due uomini in divisa con al braccio la fascia della Polizia Militare si allontanarono dall’accampamento alle prime luci dell’alba. Uno era intento a scrivere sul suo taccuino, l’altro fumava tranquillamente la sua sigaretta.
«Allora Frank? Che ne pensi di questa storia?» domandò il più giovane dopo aver riletto il tutto con attenzione. 
L’altro sospirò e scosse le spalle: «ad essere sincero, Johnny, ritengo che sia solo una perdita di tempo»
«Sembra che tu abbia le idee chiare a riguardo»
«Un ragazzino con il fucile spara un colpo nella notte, accidentalmente colpisce un commilitone che non si è fatto riconoscere. Mi sembra che i fatti siano piuttosto evidenti»
Johnny non era convinto.
«Ultimamente accadono molti incidenti» constatò.
«Siamo al fronte, i soldati sono nervosi e commettono errori. Noi scriviamo un rapporto che i nostri superiori chiudono in un cassetto e la faccenda viene archiviata. Questo è il nostro lavoro, sempre meglio della prima linea»
«E se questa volta non fosse stato un errore?»
Frank alzò un sopracciglio con aria dubbiosa: «che intendi?»
«Forse il soldato Jackson e il soldato O’ Hagan erano d’accordo. Una variante del classico metodo di spararsi a un piede per tornarsene nelle retrovie»
«Peccato che il proiettile si sia conficcato all’altezza della femorale, quell’uomo ha rischiato di morire dissanguato»
«Già, suppongo che questo non fosse previsto»
Dopo qualche istante di silenzio Frank riprese il discorso.
«E cosa ci avrebbe guadagnato il soldato rimasto incolume? Io non rischierei di finire sotto processo nemmeno per il mio migliore amico!»
Johnny sapeva che spesso la risposta corretta era quella più semplice.
«L’hai detto anche tu, è un ragazzino…forse convincerlo non è stato difficile»
«Nel caso in cui tu avessi ragione quei due soldati si sarebbero accordati per inscenare un falso incidente»
«Si tratterebbe sempre di un atto di diserzione»
Frank rimase serio per qualche secondo, poi scoppiò in una fragorosa risata.
«Hai davvero una bella fantasia, quando la guerra sarà finita dovresti iniziare a scrivere romanzi. Diamine, scommetto che diventeresti famoso come Arthur Conan Doyle!»
«Non credo che a molti lettori interesserebbero le vicende di un agente della Polizia Militare. E poi la questione non mi sembra così assurda»
«Ascolta, quel ragazzino era già abbastanza traumatizzato, mentre l’altro soldato rischia di perdere una gamba, sempre che non sia già morto di setticemia. Ti interessa davvero provare che siano colpevoli? Penso che il loro destino sia una condanna sufficiente»
Johnny non poté dargli torto. Per quanto fosse suo dovere cercare la verità, il suo mestiere non l’aveva reso del tutto insensibile.
Così, prima di salire a bordo dell’automobile, strappò l’ultima pagina del suo taccuino. Il foglio stropicciato cadde in una pozza di fango.
«Credi davvero che potrei avere successo come scrittore?» domandò prendendo posto a fianco del guidatore.
Il compagno accese il motore.
«Certo. Ma dovrai trovare uno pseudonimo, Johnny Smith è troppo banale. La gente preferisce i nomi lunghi, sembrano più importanti»
«Mi ricorderò di ingaggiarti come mio agente»
Frank sorrise: «però Johnny suona bene, dovresti utilizzarlo per un personaggio»
Il giovane dimenticò la questione dell’incidente, sostituendo gli appunti del caso con nuove idee per i suoi futuri romanzi.
Johnny, sì…qualcuno dovrebbe scrivere di un soldato chiamato Johnny.
 
   
 
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