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Autore: steffirah    26/11/2023    1 recensioni
° 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘂 𝗪𝗮𝘁𝘁𝗽𝗮𝗱 °
In una notte di luna piena la nobile signora Li trova una bambina abbandonata nei pressi di un fiume. Malgrado le sue origini incerte, decide di crescerla nel proprio casato, battezzandola con il nome Yinghua.
Nel corso degli anni ella diviene parte integrante della famiglia, sennonché Xiaolang, il figlio della signora, non sembra averla presa in simpatia. Non fidandosi di lei, tenta di scoprire qual è il suo passato, portando così alla luce delle verità nascoste che stravolgeranno completamente la loro vita.
🌸
Estratti dal testo:
𝐼𝑜, 𝑝𝑖ù 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜, 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑜 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜... 𝐸 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑜𝑠𝑎? 𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑚𝑖𝑛𝑢𝑠𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑖𝑜...
𝑃𝑒𝑟 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎...
𝑃𝑒𝑟 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑚𝑒, 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖...
«𝑋𝑖𝑎𝑜𝑦𝑖𝑛𝑔... 𝐶ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑚𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑖 𝑛𝑎𝑠𝑐𝑜𝑛𝑑𝑒𝑛𝑑𝑜?»
«𝑄𝑢𝑎𝑙𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑠𝑖𝑎 𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑖 𝑓𝑎 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎, 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟ò 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑑𝑎.»
«𝐻𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑚𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑛𝑛𝑖, 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜...»
«𝑆𝑒 è 𝑐𝑜𝑠ì, 𝑡𝑖 𝑡𝑒𝑟𝑟ò 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑚𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑛𝑛𝑖, 𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑖ù.»
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Syaoran Li | Coppie: Shaoran/Sakura, Takashi/Chiharu, Touya/Yukito
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 
 
 







Stavo visionando le ultime informazioni che aveva raccolto Enlai, quando mi sentii chiamare a gran voce.
«Li-shàoyé, Li-shàoyé!»
Misi i fogli da parte e sollevai il viso, vedendo Yinghua entrare di corsa nella stanza. Dopo due giorni di riposo si era ripresa del tutto, e ora sprizzava energia da ogni poro.
Si piegò in due per riprendere fiato, prima di gettarsi sul pavimento.
«Che stai facendo?»
«Non potrò mai smettere di ringraziarla per avermi salvato la vita!» esclamò con enfasi, continuando imperterrita a inchinarsi.
«Alzati» le ordinai secco, prima di rivolgermi a Enlai, porgendogli un foglio con il nome di un altro sospettato. «Puoi andare.»
Lui assentì e si avvicinò a Yinghua, aiutandola a rialzarsi.
«Yinghua-gūniang, sono lieto di vedere che ti sei ripresa in fretta.»
Lo avevo congedato proprio perché sapevo che altrimenti avrebbe perso tempo in chiacchiere, ma a quanto pareva non era servito a niente.
«È grazie a Zhishi-gūniang, è un ottimo medico. Ora non mi fa più male nulla.» E a dimostrazione di ciò roteò la spalla ferita, dandovi dei colpetti.
«Sono lieto di sentirlo, ma non esagerare.»
Enlai mi guardò con la coda dell’occhio, abbozzando un sorrisetto scaltro.
Mi alzai dalla seduta, in procinto di cacciarlo via con la forza.
Stavo ancora girando attorno al tavolo quando aggiunse, subdolamente: «Sarebbe bello se Xiaolang continuasse ad appellarsi a te come ha fatto l’altro giorno, vero?»
«Come l’altro giorno?» ripeté lei, confusa.
«Esatto. Sarebbe più familiare. D’altronde, salvandogli la vita si diventa automaticamente fratelli. E poi, considerando quello che ha fatto per te -»
«Aaah!»
La attirai a me e le coprii le orecchie con le mani, spergiurandogli contro.
«Pussa via» lo intimai, lasciandogli intendere che se si fosse fatto scappare un’altra parola non gliel’avrei fatta passare liscia.
Lui in tutta risposta rise con allegria e ci salutò, tornando al suo dovere.
Solo quando lo vidi chiudersi le porte alle spalle tolsi le mani dalle orecchie di Yinghua, allontanandola da me.
«Non far caso a quello che dice.»
Ritornai al mio posto, ma dato che non ribatteva nulla le rivolsi uno sguardo, notando che aveva le gote arrossate e una mano posata sul petto.
«Ti senti male?»
Sobbalzò e scosse rapidamente la testa.
«No, no, sto benissimo! Solo, mi chiedevo… come mi ha chiamata l’altro giorno?»
«Ti ho sempre chiamata Yinghua.»
Si portò un dito al mento, picchiettandoselo.
«Però ho un vago ricordo, di quando andammo a palazzo…»
Mi feci teso, cominciando a sudare freddo. Non era consapevole di nulla di quello che avevo fatto per lei, vero? Mi auguravo vivamente che nessuno gliene avesse parlato. Le uniche persone a saperlo erano Zhishi-yīshēng ed Enlai – già mi pentivo di averglielo rivelato, ma quella volpe aveva approfittato della mia stanchezza per strapparmi le parole di bocca. Ad ogni modo, a quest’ultimo avevo proibito di parlarne, mentre nel caso del dottore… Non ero certo di poter tenere a freno anche la sua lingua. Potevo solo sperare che avesse avuto il buonsenso di tenerselo per sé.
«Prima che perdessi i sensi, mi è parso di sentirla pronunciare “Xiaoying”.»
«Ah, quello… dev’essere stata l’influenza di mia madre, non farci caso.»
«Non mi fraintenda, mi ha resa molto felice. Come ha detto anche Enlai-gōngzǐ, crea un clima di familiarità.»
«Quindi adesso, solo per quello che ha detto lui, mi consideri un fratello?»
Avvampò, scuotendo la testa.
«Non oserei mai tanto, ma almeno… potrei essere sua amica» mormorò con voce fine, facendosi piccola sul posto.
«Prima vuoi essere mia confidente, poi mia sorella, poi mia amica» elencai, sul punto di perdere la pazienza. «Se tu fossi mia amica, in qualità di nostra servitrice, sarebbe indecoroso.»
«Ha ragione» ammise, coprendosi il viso con le mani.
«Ciò non toglie che io abbia la libertà di chiamarti come più mi aggrada; per cui, se talvolta mi dovesse scappare “Xiaoying”, non restarne sorpresa» conclusi secco.
Abbassò le mani di scatto, mostrandomi due occhioni luccicanti di gioia.
«Io posso chiamarla Xiaolang?»
La fissai basito.
«Certo che no!»
Mi guardò ferita, e per un attimo mi sentii come se mi stesse strappando il cuore dal petto. Cos’era quella sensazione?
Per non badarci concessi, con un borbottio: «E va bene. Basta che ci aggiungi un titolo, per mostrarti meno ingrata».
«Xiaolang-shàoyé! Mi piace come suona» cantilenò, al che mi portai una mano alla fronte, scuotendo leggermente la testa.
Tornai sul foglio che avevo messo da parte, piegandolo, ma lei non colse il messaggio perché rimase lì; al contrario, si fece ancora più vicina, poggiando le braccia sul tavolo. Cos’era quell’improvvisa confidenza?
«Posso chiederle un’ultima cosa?»
«Cosa?» domandai fiacco.
«Siccome in questi giorni ho usato la sua stanza non ha riposato molto, e di questo mi sento in colpa.»
«Non devi sentirti in colpa, ho deciso io di cederti il mio letto.»
Guardai il foglio bruciare finché non rimase che cenere. Allora mi accorsi che anche lei lo aveva puntato.
La adocchiai circospetto, ma lei non parve farci caso.
«Nondimeno, posso permettermi di farle una richiesta?»
«Dipende dalla richiesta.»
«Come le dicevo, poiché è essenzialmente colpa mia, queste sere posso servirla?»
«Non mi lascio servire da nessuno.»
«Lo so, ma potrei farle un massaggio» propose, cogliendomi totalmente alla sprovvista. «Le assicuro che sono molto brava, facevo massaggi anche alle signorine quando vivevano ancora con noi.»
Sospirai pesantemente, strofinandomi le tempie. Come faceva ad essere così ottusa?
«Xiaoying, sarò diretto. Non ho alcuna intenzione di farmi toccare da te. Non sai che è considerato indecente il contatto tra un uomo e una donna?»
«Oh, è preoccupato per la sua reputazione» suppose, facendomi quasi scoppiare la testa.
«Non è la mia reputazione a preoccuparmi.»
«Ma allora non vedo che male c’è. Potrei apportarle benessere!»
«Il problema è che -»
Non riuscii a concludere la frase che Shanyuan accorse trafelato, annunciando: «Shàoyé, è giunto un decreto imperiale!»
Non avevano atteso molto per prendere una decisione.
Mi alzai, aggiustandomi meglio gli abiti, e passando accanto a Xiaoying le dissi solo: «Ne riparleremo in un altro momento».
Mi affrettai a uscire, non facendo attendere ad oltranza l’eunuco che aveva portato il messaggio di sua maestà. Lo ascoltai per niente stupito e ringraziai, andando a cambiarmi per recarmi con loro a palazzo.
Fortunatamente Enlai, quasi avesse fiutato la notizia, fece marcia indietro.
«Vengo con te?» chiese, mentre mi aiutava a stendermi il mantello sulle spalle.
Mai avrei pensato che a una sì giovane età potessi indossare l’armatura di mio padre.
«No, resta qui. Verrà Shanyuan con me, anche lui è piuttosto astuto. Tu tieni d’occhio i confini e assicurati che non accada nulla.»
Fuori trovai ad aspettarmi mia madre. Quando mi guardò, nei suoi occhi navigava un misto di orgoglio e afflizione.
Le sorrisi rassicurante ed entrai rapidamente nella carrozza, non voltandomi indietro. Era giusto che andasse così, e tanto valeva trarne beneficio: d’ora in avanti, avrei cercato di approfittare della mia rinnovata posizione per riuscire a dissipare ogni mio dubbio.
Non appena il cocchiere annunciò il nostro arrivo scesi, lasciandomi aiutare stavolta da Shanyuan.
Mi ersi in tutta la mia statura, camminando a testa alta, finché non mi trovai al cospetto dell’imperatore. Mi inginocchiai per accettare la carica e lasciai che si svolgesse la cerimonia di conferimento, partecipe solo a metà. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che anni addietro tutto questo era stato vissuto anche da mio padre. Mi chiedevo cos’avesse provato, ma soprattutto mi chiedevo dietro quale di quelle centinaia di sorrisi si nascondeva colui che lo aveva pugnalato alle spalle.
A termine della cerimonia ciascuno dei presenti venne a congratularsi, chi con gioia genuina e chi perché era tenuto a mantenere una buona facciata, al cospetto dell’imperatore. Il precedente generale, in particolare, sprizzava veleno dagli occhi, che ricambiai con un sorriso gelido e misurato.
Coloro che ne parvero maggiormente felici furono le nuove reclute, le quali si mostrarono piene di aspettativa, dopo aver assistito alla dimostrazione dell’altro giorno. Si misero nelle mie mani e io garantii che non avevano nulla da temere: avrei riportato l’esercito al suo antico splendore, costi quel che costi.
Nel pomeriggio raggiunsi insieme a loro il campo di addestramento, in modo che potessi già cominciare a familiarizzare con l’ambiente. Scandagliai con occhio critico la grandezza dell’edificio, le armi e gli agi che offriva, mentre il capitano, un uomo maturo, con poca barba sul viso, i capelli tenuti insieme da uno spillone di legno poco ingombrante e l’aria responsabile, fungeva da guida. Mi mostrò la stanza che avremmo occupato durante le riunioni, la mensa e l’arena in cui avrei dovuto addestrare i soldati. Mi informò sui giorni e gli orari in cui si incontravano, e mi sarei stupito di quanto fossero pochi, se non avessi saputo che stavamo attraversando un periodo di pace. Una volta i soldati vivevano lì, ma per il momento il nostro regno era in buoni rapporti con i regni confinanti, grazie essenzialmente agli scambi commerciali.
Non volendo sprecare tempo, ordinai ai soldati di mostrarmi le loro abilità. Li osservai uno per uno, con zelo. I movimenti dei veterani erano puliti, si muovevano come se fossero un unico insieme, dando vita a sequenze impeccabili; i più giovani, invece, andavano affinati in diversi aspetti.
Ne discussi col capitano, il quale parve positivamente stupito da tanta meticolosità.
«L’avevo detto anche al generale Wang, ma lui non mi aveva mai dato ascolto.»
«È stata una sua mancanza» mi limitai a commentare.
Stilai un nuovo regime d’allenamento per le reclute, assicurandomi che avessero le capacità e la forza necessaria per eseguirlo e completarlo, dopodiché cedetti alle loro insistenze per cenare con loro. Mandai Shanyuan a casa con un messaggio, in modo da informare mia madre che per quella notte mi sarei fermato lì con i miei nuovi compagni e assicurarle che non c’era da preoccuparsi.
Dovevo familiarizzare con tutti, farli sentire a proprio agio in mia presenza, rassicurarli che in caso di bisogno potevano contare su di me; ma, soprattutto, dovevo stringere amicizia con gli ufficiali più anziani, così da garantirmi degli alleati.
 
 
֍
 
 
Il giorno successivo ritornai alla mia dimora.
Durante il tragitto tenni lo sguardo fisso sulla strada, e per un istante, tra le bancarelle del mercato, mi parve di intravedere Xiaoying. Sapevo che non potesse uscire da sola e che le era stato concesso solo di recente, unicamente per recarsi dallo speziale, per cui non era possibile che si trovasse al bazar. Mi massaggiai le palpebre, accusando la stanchezza per quell’abbaglio.
Poggiai il capo contro la parete interna del palanchino, distendendo tutti i nervi. Meditai per un po’ in quella posizione, isolando tutti i suoni e rumori esterni, finché non mi avvisarono che fossi arrivato.
Scesi e, in primo luogo, andai a fare un bagno e a cambiarmi, sentendomi indolenzito. Non ero esattamente abituato a portare un’armatura per tutte quelle ore. Dopodiché la lucidai e ripulii e affilai anche la spada, ripensando alle parole di mio zio.
Poco prima che me ne andassi, mi aveva ricordato di rispondere ai miei doveri di fronte all’imperatore – il che consisteva prettamente nel non prendere decisioni senza essermi prima consultato e accordato con egli e non mancare alle riunioni importanti. Sentivo che sarebbe stata una rottura di scatole.
Sospirai, rimettendo la spada nel fodero, proprio quando entrò una servitrice. La riconobbi come Chunhua dalle sue alte trecce castane.
«Li-dàren,[1] vostra madre richiede la vostra presenza.»
Misi tutto al suo posto, prima di seguirla in giardino. Ad essere onesto, non desideravo altro che farmi una bella dormita, ma mi rendevo conto che, finché non avessi conferito con mia madre, sarebbe stato impossibile.
La trovai seduta attorno a un tavolino, di fronte alle peonie nella loro prima fioritura. Con lei c’erano Hualing, Yuanmei e Xiaoying. Ridevano di buon umore, e quando mi chiesi quale fosse la fonte di tanto diletto trovai risposta proprio in Xiaoying. Non ci misi molto a capire che stava imitando il modo di camminare e parlare delle dame a corte.
Anche Chunhua si fece scappare una risatina, ma immediatamente tornò composta, annunciandomi.
Notandomi, tutte si inchinarono, e la risata di mia madre si affievolì gradualmente. Ordinò loro di lasciarci soli e mi fece segno di accomodarmi alla sua destra.
«Com’è andata?» si interessò, senza troppi giri di parole.
«Bene. Sembra che tutti i soldati mi abbiano preso a cuore.»
«Questa è una splendida notizia.»
Trasse un sospiro di sollievo, e io aggiunsi, accorto: «Ieri il capitano Zhou, nell’ebbrezza, si è fatto sfuggire alcune parole su mio padre. Posso condividerle?»
Contemplò tacita i fiori rosati distesi dinanzi a noi, limitandosi ad annuire con un sottile movimento del capo.
«Ha rimpianto i giorni in cui egli era vivo. Ha condiviso i racconti di alcune delle sue campagne, ne ha celebrato l’eroismo, e alla fine ha brindato in mio onore, nella certezza che sarei stato il suo degno erede.»
Mia madre si asciugò rapidamente una lacrima e mi rivolse un’occhiata carica di orgoglio.
«Sembrano riporre molta fiducia in te.»
«Non deluderò le loro aspettative.»
«Sarai molto assente?» si informò, mentre mi versava del tè.
Capii che quella fosse una delle sue preoccupazioni principali, per cui mi affrettai a mettere pace nel suo animo.
«No. Considerando l’epoca di pace in cui viviamo, hanno concesso a noi tutti il congedo. Ci incontreremo periodicamente per addestrarci, per quanto abbia invogliato i soldati ad allenarsi anche a casa, da soli. È bene che temprino non solo il corpo, ma anche lo spirito, e nulla è meglio della solitudine per riuscirci.»
Accettai il tè, bevendolo a piccoli sorsi.
«Molto saggio da parte tua.»
«Così sono stato addestrato da Wei-shīfù.»
Si aprì in un sorriso, rivelando: «Sai che è stato anche il maestro di tuo padre?»
Posai la tazzina, sorpreso.
«Non ne ero a conoscenza.»
Abbozzò un sorriso, rivolta verso le peonie, prima di cambiare argomento.
«È di tuo gradimento?»
Supponendo parlasse del tè assentii, notando già da quando ero tornato a casa: «Avete cambiato tipologia?»
«È il jin suochi,[2] proviene dalle piantagioni dei monti Wuyi. La fragranza e il sapore sono molto floreali, per cui lo preferisco ai precedenti.»
Ne contemplai il colorito limpido, di una lieve tonalità di verde dorato. Sembrava essere stato fermentato appositamente per noi.
«Raccontami della vita in Accademia. Ti sei sentito solo?»
Negai, narrandole brevemente: «Ho conosciuto dei fidi compagni, tra cui Enlai».
«È un giovane molto ammodo. A quale famiglia appartiene?»
«Purtroppo ha perso entrambi i genitori in tenera età. La sorella maggiore, Yueliang-gūniang, è proprietaria di una casa di piacere. Non potendo vivere lì, da bambino è stato affidato alle cure di Lin-lǎoshī, essendo un conoscente dei suoi genitori, con i quali pareva fosse in debito. Pertanto ha deciso di crescerlo come fosse un figlio suo.»
«Lin-lǎoshī… Colui che ti ha insegnato le arti magiche» osservò.
«Ufficialmente, colui che ci ha insegnato i classici.»
«Mi chiedevo se anche Enlai-gōngzǐ potesse avere abilità magiche.»
«Essere in dubbio è lecito. È una sua specialità nascondere segreti.»
«E per questa ragione l’hai preso al nostro servizio» giunse alle sue conclusioni, sembrando approvare. «Meiling sta crescendo bene?»
«Negli ultimi tempi è diventata più raffinata, meno sfrontata. Ma resta combattiva» tentai di elogiarla. In realtà, era ancora piuttosto ribelle.
«Un’ottima caratteristica, per una Li.»
Sarebbe stato così, se non fosse stata estremamente insistente e appiccicosa, in determinati momenti.
Non osai tuttavia contraddirla, e lei cambiò nuovamente argomento: «Sei lieto di essere tornato?»
«Contavo i giorni al mio ritorno.»
«Non hai appena detto che ti trovavi bene in Accademia?»
«Certamente. Ciononostante, non riuscivo ad allontanare i miei pensieri da voi. Soprattutto in seguito al matrimonio delle mie sorelle, ero…» Cercai il termine più adatto, che non le risultasse offensivo, ma senza darmene il tempo mia madre rise sottilmente, stringendo una mia mano nelle sue.
«Figlio mio, la gentilezza è sempre stata una delle tue migliori qualità. Apprezzo il tuo essere filiale, ma non devi darti pena per me. Da quando le tue sorelle sono andate via, non mi sono sentita sola. Ho la servitù al mio fianco, lo sai che mi è estremamente fedele. E poi, c’è Xiaoying.»
Ed ecco che ricominciava a parlare di lei.
Mi annullai, ascoltandola soltanto a metà.
«Solitamente prendeva ella il tè con me, ma da quando sei tornato sembra aver deciso di allontanarsi, per permettermi di trascorrere quanto più tempo possibile con te.»
«Siete molto legate» rimarcai, cercando di non far trasparire nulla.
«Sai bene che è come un’altra figlia per me.»
Sapevo che lo fosse prettamente perché il suo ritrovamento era avvenuto a pochi giorni dal funerale di mio padre, quando il suo spirito ormai era pronto per reincarnarsi. Probabilmente sperava che, essendo ella neonata, potesse rappresentare una sua nuova esistenza.
Rilasciò un tenue sospiro, spostando lo sguardo verso il cielo limpido.
«Sono già trascorse diciassette primavere da allora.»
Non commentai nulla, chinando invece il capo. Non desideravo si deprimesse, ma non avevo alcuna idea di come potessi confortarla.
Tempestivamente, quasi avesse percepito il suo cambio d’umore, apparve dinanzi a noi Xiaoying, reggendo un vassoio tra le mani. Lo adagiò sul tavolo senza fare rumore e porse a mia madre una ciotola, contenente dei fiori e un liquido ancora fumante di un colore pallido, semitrasparente.
«Mia signora, è l’ora della medicina. Ho seguito a dovere le indicazioni di Zhishi-gūniang, ma è la prima volta che preparo il decotto completamente da sola» si scusò, sembrando contrita.
«Chunhua e Yuanmei non erano con te?»
Scosse leggermente il capo, spiegando: «Mia madre è uscita con Xiaoju, per mostrarle dove acquistare la seta, mentre Chunhua si sta occupando della cena insieme a suo padre e non ho voluto disturbarla».
«Ciononostante, hai assistito molte volte al procedimento per prepararlo e hai seguito le indicazioni del dottore. Non vedo perché dovresti sentirti tanto mortificata.»
«Perché… se dovessi aver sbagliato qualcosa…» Si morse il labbro, e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Davvero era così preoccupata?
Senza aggiungere altro, mia madre bevve tutto il medicinale, accettando poi l’acqua per sciacquarsi la bocca, che sputò nella ciotola vuota nascondendosi dietro la lunga manica.
Xiaoying le porse prontamente un fazzoletto per ripulirsi, e intanto chiese, agitata: «Era molto amara?»
«Meno rispetto al solito.»
Tirò un sospiro di sollievo, sembrando finalmente rilassarsi.
«Zhishi-gūniang mi ha consegnato delle nuove erbe che servono ad alleggerire il sapore, ma dato che le ho aggiunte per la prima volta temevo che non le sarebbe piaciuto.»
Mia madre le rese il fazzoletto, rivolgendole un sorriso così spontaneo da lasciarmi spiazzato.
«Non dubitare di te stessa.»
«Farò del mio meglio» promise.
Osservai ammutolito il loro scambio.
In quegli ultimi giorni mi ero accorto di una cosa. Ero certo di non aver mai visto mia madre abbassare tanto le difese in presenza di qualcuno che non fosse un membro stretto della famiglia; per quanto il suo tono fosse affettuoso, persino con la servitù manteneva un portamento fiero e severo. E poi, nei miei ricordi Xiaoying era una bambina chiacchierona, ficcanaso, solare e pasticciona. Come poteva essere cambiata tanto? Aveva seguito la rigida educazione di mia madre?
No, c’era qualcosa che non tornava. Tutti coloro che prestavano servizio presso la nostra famiglia erano stati educati da mia madre, ma nessuno era come lei; perché seppure fosse vestita, acconciata e truccata come le altre servitrici, c’era qualcosa in più in lei, che la rendeva tanto… tanto…
«Xiaolang-shào- ehm, volevo dire, dàren» mi chiamò spontaneamente, facendomi impallidire.
Dannazione Xiaoying, non davanti a mia madre!
Guardai quest’ultima terrorizzato, ma ella si limitò a fissarla colpita.
«Ti appelli così a lui?»
«Perché Xiaolang-dàren ha cominciato a chiamarmi “Xiaoying”» spiegò candidamente.
Mia madre mi guardò incuriosita, al che rimproverai Xiaoying.
«Sbaglio o ti avevo detto di non farlo in presenza di altri?»
«Non è vero, lei non ha posto alcuna condizione» confutò.
Maledetta.
«Come temevo, è più stanco di quanto voglia dare a vedere. Si ritiri nella sua stanza, le porterò la cena lì» decise per me, prima di ritirarsi.
Ma da quando era diventata così sfrontata?
Mi voltai stancamente verso mia madre e la delucidai sulla situazione, temendo che potesse farsi un’idea sbagliata.
Al di là di ogni mio timore, se ne mostrò più che lieta.
«Lasciala fare, vedrai che non te ne pentirai.»
La assecondai, contenendo a stento uno sbadiglio. Notandolo, anch’ella mi esortò a raggiungere la mia stanza.
Non potevo neppure immaginare che, non appena mi fossi poggiato sul letto, sarei crollato in poco tempo, venendo accolto dalla dolce fanciulla dei miei ricorrenti sogni.





 
 

[1] Da questo momento in poi verrà usato quest’onorifico con Xiaolang, visto che gli è stata assegnata una carica autorevole, quella di jiāngjūn (generale).
[2] Tipologia di tè conosciuto in inglese come Golden key.
  
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