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Autore: SamBluefire    26/11/2023    1 recensioni
Autore: Ho sempre pensato che Moster allergy meritasse più di quanto ha avuto, vediamo se riesco a ridargli gloria con queste mie storie, spero vi piacciano.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Elena Patata, Ezechiele Zick
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 15: Il risveglio.

Nell’armeria tutto si era fermato, dopo la strage di Moog Magister bisognava onorare e seppellire i corpi dei caduti: dieci domatori e sette rifugiatori. Nell’armeria erano tutti silenziosi, nessuno lavorava o si allenava, dovevano fermarsi e metabolizzare quanto accaduto.
Ai funerali nessuno disse nulla, neanche con la telepatia, il silenzio regnava sovrano e gli unici a piangere furono i domatori, soprattutto gli adulti anche i membri ritenuti da tutti come “feroci guerrieri” ovvero: John Mesignè, Zay Mamery, Skylaja Clash e Raphael Sol Machaby. I tutori e rifugiatori avevano visto i domatori in tutti modi possibili e immaginabili: furiosi, felici, tristi, arroganti, ecc. Ma questa era la prima volta che li vedevano così… fragili. Un tristezza e una sofferenza grande da parte loro non si era mai vista, che siano sempre così i funerali dei domatori?
C’era chi voleva chiedere “è tutto normale?” ai domatori, ma avendo paura di essere irrispettoso rimaneva in silenzio, Elena guardava Teddy, Lay, Lyu e i gemelli Luseney e tutti sembravano ugualmente tristi, poi guardò Zick, che era proprio accanto a lei, lui più che triste sembrava… scosso.
Del resto solo loro due hanno avuto la sfortuna di assistere all’orrore di Moog Magister, da quando si erano riuniti i domatori e c’era questa tregua con i tutori e rifugiatori, si sentivano potenti, invincibili, che potessero fare tutto.
Poi all’improvviso arriva questo “Moog Magister” che riesce a entrare nell’inespugnabile armeria, da solo tiene testa a diversi domatori e rifugiatori insieme, e ha sia la forza che il sangue freddo necessari per ucciderli… e loro non hanno potuto fare niente, niente di utile, e se là fuori ce ne fossero altri come lui?
Che faranno tutti ora che l’armeria non è più sicura?
Dove andranno?
Cosa faranno?
Dopo interminabili minuti di silenzio, gli adulti domatori, mandarono i bambini e i preadolescenti nelle camere dove si dorme e di aspettare lì, glielo dissero con la telepatia.
Tutti i ragazzini lasciarono la piazza delle cento porte, lasciando gli adulti e i tutori a discutere sul da farsi.
“Non posso credere che la nostra casa non sia più sicura…” commentò Zay tristemente, non il migliore dei modi per iniziare un discorso dopo un funerale, ma non sapeva cos’altro dire, Greta chiese “Cosa facciamo ora?” “L’armeria non è più sicura…” disse John Mesignè “…dobbiamo lasciarla.” rifugiatori e tutori rimasero stupiti dalle parole di Mesignè, che in quel momento stava parlando a nome di tutti i domatori, un tutore si fece avanti “In che senso?” “Credevamo di essere stati chiari… dobbiamo andarcene, questo luogo non è più sicuro.” “M-ma, era solo uno.” “Appunto, era solo uno… e guarda che cosa ha fatto.” disse John “Forse per voi tutori è un concetto troppo complicato da capire… una persona normale soffre da morire quando subisce un lutto… noi soffriamo dieci volte tanto…” l’espressione di tutti i non domatori cambiò in un’espressione scioccata “...noi siamo centomila…” disse John, “...E siamo uno.” dissero tutti i domatori insieme.
“Voi sapete cosa si prova a morire? Chi ha combattuto ed è morto lo sa… e lo sappiamo anche noi che proviamo ciò che provano i nostri fratelli morenti, mentre una parte di noi se ne va per sempre lasciando un vuoto che non può essere colmato, un dolore paragonabile alla morte ci tormenta, è uno degli svantaggi dell’essere tutti connessi… i lutti li metabolizziamo molto lentamente…” disse John, si fece avanti Dan Tulasech “...tra i quelle vittime c’erano amici… fratelli… genitori… figli… -prese un profondo respiro- per questo dobbiamo lasciare l’armeria, se ce ne sono altri come… quello… dobbiamo pensare proteggere i nostri cari, e non è restando dove ci hanno trovati che lo faremo.” concluse Dan.

I domatori non permisero ai rifugiatori e ai tutori di rispondere, chi provava a parlare con loro non veniva ascoltato, chi usava la forza veniva ignorato.
Loro erano abituati a combattere, ma non alla guerra e ai loro orrori, troppo distanti dai parenti ancora di leva, la morte non naturale per loro era terribile, ma ancora di più il fatto che ci fossero altri esseri oltre ai tutori abbastanza forti da abbatterli.
I rispettivi clan fecero le valigie, le coppie miste dovettero separarsi, i mostri vennero nuovamente trasferiti, ma se c’era una cosa che accomunava tutti: era il fatto che nessuno sapesse cosa fare da quel momento in poi, lontano dall’armeria.
Di certo non potevano tornare nelle loro vecchie case, anche se a qualcuno, Zick, mancavano i suoi nonni fantasma.

Elena tornò di nuovo a casa tardi, trovò la sua cena nel microonde e i genitori esausti sdraiati sul divano insieme ai neonati.
Lei aspettò a mangiare la sua cena, prese i suoi genitori e li mise a letto, fece la stessa cosa con i suoi fratellini. Una volta pronto da mangiare… non toccò cibo, non le piaceva farlo da sola, si mise a guardare fuori dalla finestra con uno sguardo perso, cosa pensava?
Lo sapeva solo lei, non sembrava esserci pace da quando ha deciso di fare parte di quel mondo, ripensava ai suoi genitori che faceva preoccupare ogni giorno, forse non è stata una buona idea diventare una rifugiatrice.
Spruscio si strusciò sulla sua gamba, lei lo prese in braccio e lo strinse a se.
Una settimana dopo.
Era il primo giorno di maggio, da quando i domatori hanno abbandonato l’armeria, Elena non ha più visto Zick e ne si è sentita con Greta, o con qualsiasi altro rifugiatore.
Si erano come volatilizzati, guardandosi in giro cercava con lo sguardo il suo amico domatore, si sentiva costantemente triste, quando sembra che le cose possano andare bene e durare succede sempre qualcosa che rovina tutto, sembrava aver perso la voglia di socializzare a scuola, non reagiva a nulla se non alla maestra e presto passo dall’essere presa in giro per il suo naso, all’essere presa di mira per il suo atteggiamento.
A Bibbur-sì si radunarono tutti i tutori per aiutare i tutori massimi a gestire la situazione, certo rischiarono di essere declassati o peggio, puniti con la gattivizzazione permanente per aver lasciato andare i domatori, ma Carnaby Croth e Jeremy Joth riuscirono a calmare i loro colleghi. Timothy, Marilys e Mercyrius ora erano un squadra di semplici tutori, il loro unico compito era di difendere la città sospesa da eventuali minacce, c’erano altre squadre come le loro, composte principalmente dai tutori che hanno vissuto all’armeria.
I mostri tutelati nelle oasi ottennero il permesso di ritornare nella città sospesa e abitare con le proprie famiglie, ma vennero comunque messi ai domiciliari per impedire loro eventuali ricadute.
All’ora di pranzo, Timothy e la sua squadra si fermò su uno dei tanti ponti di cui era composta la città sospesa, seduti con le gambe a penzoloni mentre mangiavano dei panini e guardavano la città dall’alto, Marilys si rese conto che Timothy guardava il suo cibo senza addentarlo “Ti senti bene collega?” chiese lei “Ti sembra che sto bene?” rispose Timothy con tono secco, Marilys disse “No.” e Timothy rispose “Ora hai la risposta.” lanciando giù dal ponte il suo panino, “Sei ancora contrariato per questo cambio di lavoro? Guarda che anche noi non siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo.” disse Mercyrius, “Non si tratta del lavoro.” rispose Timothy “Eppure dovrebbe, per un tutore non esiste altro che il dovere.” “Mercyrius Marx, non stai capendo la mia situazione, per me si sta ripetendo quello che è successo quando ho perso la tutela di casa Barrymore-” “Con il titolo di Stellato.” s’intromise Marilys “Ho dovuto salutare per sempre Greta e Zick…” precisò Timothy, Mercyrius lo guardò confuso “Il domatore? Posso capire la rifugiatrice, ma perché anche il ragazzino?” chiese Mercyrius “…” “Perchè?” “… …” “Collega Timothy Moth Esigo una risposta!” “Io non l’ho mai odiato! Ho solo capito come si sente un genitore…” Mercyrius e Marilys rimasero confusi dalla rivelazione di Timothy “...L'ho trattato come un detenuto tutta la sua vita, poi quando me ne sono andato, ho visto nei suoi occhi quelli di Greta… forse mi sono effettivamente rammollito a vivere con loro, ho vissuto quattrocento anni in quella casa, con quella famiglia, ho visto molti bambini nascere e altri morire, ma se c’era una cosa che mi ha sempre reso orgoglioso: era vedere quei bambini le persone che sono diventate nella loro vita. E anche se all’inizio l’ho negavo a me stesso, con Zick ne avevo perso l’occasione una volta e odiavo l’idea di come sono stato con un bambino che aveva bisogno di un padre.” concluse Timothy lasciando di sasso i suoi colleghi, i quali non seppero come rispondere o cosa dire.

Intanto a Cupiditas l’attesa era finita, i due mesi di tempo erano scaduti, Moog Magister si connesse al suo portatile e aspettò che si riunirono le anguane venerabili, stando ai rapporti le anguane di tutto il mondo erano pronte, tranne le anguane inglesi, quindi escluse.
Ermelia e ciò che restava delle sue sotto poste entrarono nella stessa stanza del loro maestro per assistere al discorso che doveva fare, Moog Magister iniziò a parlare “Mie allieve, mie anguane, vi ho dato il tempo per prepararvi, ma ora è il momento di agire!” si fermò per tradurre questa frase “Nel corso della mia lunga vita ho visto tutto il mondo, ho accentrato il mio potere, ho costruito una congrega di tutto rispetto…” si ferma e traduce “...eppure questo mondo, ha ancora altri segreti per me… o almeno, questo è quello che ho pensato, prima di scoprire gli antichi.” si ferma e traduce, tutte le anguane sembravano confuse, quali antichi? Di cosa parlava? “Nel corso dei miei viaggi, ho trovato il luogo di riposo di tutti, e ripeto, TUTTI i Gaiga-monster giganti.” si ferma e traduce lasciando le anguane a bocca aperta.
“Avete capito bene anguane, gli antichi mostri giganti, dormienti da millenni su questa terra, più volte l’umanità ha rischiato di svegliarli con i loro test atomici e le loro guerre…” si ferma e traduce “...ma per fortuna non si sono mai svegliati, ma mi hanno permesso di trovarli più facilmente…” si ferma e traduce “...la prima volta che vidi uno di quei giganti, mi sono sentito piccolo e impotente, e lì ho capito che dovevo fare mia la loro infinita forza e usarla… PER DOMINARE SUL MONDO!!!” si ferma e non traduce, continua col suo discorso “Ormai li ho mappati tutti, dalle montagne più alte agli abissi più profondi, nemmeno uno è sfuggito al mio sguardo, e ora sono pronti a essere svegliati e dominati da me per conquistare il mondo.” si ferma e traduce, inizia a illustrare nel dettaglio il piano e come procedere “Vi mando in questo momento la copia delle mappe dei vostri rispettivi paesi e continenti dove ho segnato i Gaiga più vicini.” si ferma e traduce “Il vostro compito è: raggiungere i luoghi segnati, piazzare le bombe, preparare le pozioni d’ipnosi e domare i Gaiga.” si ferma e traduce “Una volta domato un gigante, mi aspetto che vuoi conquistiate i vostri paesi… per me, e una volta che il mondo si sarà arreso al mio potere… AVRÀ INIZIO! UNA NUOVA ERA!!!” concluse Moog Magister, le anguane dopo lunghi attimi di silenzio sorrisero e esultarono al piano del loro maestro.

Le anguane di tutto il mondo si armarono di: esplosivi, pozioni d’ipnosi, respiro subacqueo e visione notturna. Si divisero in squadre, distribuirono le mappe e stabilirono quali Gaiga approcciare per evitare fraintendimenti.
Nei vari angoli del mondo, che fosse giorno o che fosse notte, le anguane si muovevano nei punti stabiliti, ma anche se li raggiungevano non significava che dovevano subito bombardare a tappeto la zona, dovevano prima addentrarsi all’interno delle caverne e avvicinarsi il più possibile ai Gaiga dormienti.
L’ideale sarebbe piazzare le bombe abbastanza vicino da non ferirli, ma solo disturbare il loro sonno per farli svegliare.
Le anguane fremevano all’idea che potevano avere dei mostri giganti al loro servizio, ma dovevano aspettare, aspettare il segnale del loro maestro, sarebbe stata una forma di mancanza di rispetto svegliare un Gaiga prima di lui e Moog Magister aveva in mente un Gaiga preciso che sarebbe stato il suo “animaletto”, e infatti ce n’era uno proprio non molto lontano da Bigburg, nelle vicinanze di Port Reef per essere precisi, Moog Magister e le anguane del bosco di Ciam passarono ore a guidare fino al paesino di pescatori.
Con la forza si fecero largo tra la città attirando l’attenzione dei cittadini terrorizzati, e non solo loro, anche la città sospesa locale con il suo consiglio dei tutori massimi li vide, ma prima che le loro squadre di tutori guardia potessero scendere per fermarli, avevano già preso il largo con dei pescherecci.

Moog Magister e le sue anguane si allontanarono così tanto dalla terra ferma che non si vedeva più a occhio nudo, Moog controllava più volte la mappa, era anche lui ansioso di mettere le mani su un Gaiga, al suo fianco c’erano Ermelia e Miranda, onorate di essere in prima linea al fianco del maestro.
Circa verso mezzogiorno, finalmente Moog Magister e la sua piccola squadra raggiunsero il punto che cercavano, Moog mandò Ermelia e Miranda in mare per raggiungere almeno i 450 metri di profondità, prima di lasciar cadere le bombe a orologeria, perché il Gaiga che stavano cercando era ancora più in profondità e dato che la durata del respiro subacqueo era limitato, come il tempo delle bombe prima di esplodere, dovevano agire velocemente, calcolare bene le distanze e evitare di farsi male.
Per assicurarsi che le bombe raggiungano l’obbiettivo, le fecero appositamente super pesanti, apposta per non essere spostate da qualche corrente marina dopo che le sganciarono.

Moog attese sorridendo sul peschereccio, il cielo era limpido con solo qualche nuvola e il mare calmo, per ora, le sue anguane si erano immerse da all’incirca un’ora, quando all’improvviso Ermelia e Miranda spuntarono fuori dall'acqua e si affrettarono a risalire sulla barca, infreddolite dalle acque gelide si misero al sole per asciugarsi e riscaldarsi, non avendo portato l’asciugamano non avevano altra scelta.
Mentre le due anguane si riprendevano, Moog Magister chiese “Avete sganciato le bombe?” Ermelia rispose “Certamente maestro, arrivati a questo punto, credo che le bombe raggiungeranno il fondale e il Gaiga prima che esplodano.” “Quanto manca?” “Se non erro cinque… o dieci minuti arrivati a questo…” Ermelia venne interrotta quando si udì un violento botto proveniente da lontano, mentre dal mare iniziarono ad alzarsi le onde “...oppure adesso.” concluse Ermelia.
Moog Magister fece preparare le pozioni d’ipnosi, si sporse verso il mare cercando con lo sguardo il Gaiga in questione.
Dopo circa un minuto iniziarono a salire ammollo pesci morti, mentre il mare si faceva più scuro fino a diventare nero, una gigantesca ombra proveniente dal profondo dell’inconscio rimasta per tutto quel tempo dormiente si era svegliato.
Le onde si alzavano sempre di più mentre un suono si faceva sempre più vicino, un suono simile a un ruggito, un ruggito che non apparteneva all’odierna fauna marina, il peschereccio di veniva sbalzato dalle onde facendo andare nel panico le anguane, Moog era l’unico che sorrideva mentre un’onda infinitamente più grande di tutte si alzò come un geyser verso l’alto.
Prima che si alzasse troppo, Moog, Ermelia e Miranda saltarono su di essa abbandonando la loro imbarcazione, non salirono sulla testa ma alla base del collo su una spalla, per sfortuna, ma almeno erano sopra il mostro.
Il Gaiga solo emergendo sembrava raggiungere l’altezza di un grattacielo, da lontano sembrava un montagna che cammina, Moog e le anguane si tapparono le orecchie quando il mostro una volta emerso emise il suo ruggito.

Il ruggito del Gaiga era così forte che venne udito da tutta Bigburg, pur essendo lontano chilometri e chilometri.
I cittadini rimasero ammutoliti dal ruggito innaturale, fece preoccupare i umani, i domatori e i rifugiatori, ma terrorizzò i mostri, soprattutto i tutori, i quali capirono all’istante che quel ruggito era un segnale di pericolo al massimo livello possibile.
Tutti i tutori guardia e normali vennero mobilitati sui palazzi e preparati ad affrontare l’inferno, mentre i mostri cittadini vennero fatti evacuare di fretta e furia, dovevano lasciare la città sospesa il prima possibile e nascondersi, la stessa, sequenza di eventi si verificò negli altri centri abitati della zona dove si è risvegliato il Gaiga.

Moog Magister, Ermelia e Miranda, non con poca fatica riuscirono a scalare il corpo del mostro fino a raggiungere il muso, una volta lì spruzzarono come un profumo le pozioni d’ipnosi facendolo inalare al mostro.
Dopo qualche attimo in stato confusionale, il mostro fu pronto, tutti i suoi cervelli erano svuotati per essere manovrati da Moog Magister, il quale diede alle altre anguane in giro per il mondo il segnale che stavano aspettando tramite messaggio radio.
Una dopo l’altra, ogni squadra finalmente azionò le bombe e si preparò ad assaltare il Gaiga che hanno puntato.

Intere montagne si sbriciolavano dinanzi agli occhi attoniti degli abitanti delle città vicine, dal sottosuolo enormi crateri si aprivano da cui sorgevano delle creature così grandi che non potevano esistere, con bocche che possono inghiottire navi da guerra in un boccone, bestie alate che solo volando oscurano il sole e provocano correnti d’aria così forti da far volare dei camion come se fossero foglie secche.
Quando la gente ha visto l’orrore di questi mostri ha chiamato le rispettive forze speciali, le forze armate di tutto il mondo si mossero quasi all’unisono con carri armati, caccia e missili, il governo russo e il governo americano erano tentati di rispondere con le loro armi nucleari verso quei mostri.
Ma per via del trattato INF i due paesi non poterono ricorrere alle armi nucleari, poteva passare per un attacco e avrebbero scatenato una nuova guerra mondiale, quindi i rispettivi eserciti dovettero arrangiarsi senza nucleare.

A Bigburg regnava il panico, mostri e umani scappavano a cercare rifugio, scavalcandosi e spintonandosi come pazzi, i bambini piangevano e la gente urlava, mentre caccia armati fino ai denti miravano alle gigantesche mostruosità volanti.
I tutori massimi lasciarono la stanza del consiglio, vedendo dei Gaiga di taglia titano, svegli, non potevano restare seduti a discutere, dovevano fare quanto in loro potere per combatterli… e non solo loro, per la città sospesa non c’erano solo i vari tutori, guardia e non, ma c’erano anche dei Gorka, Bonz Mangiatutto, Bomber Back insomma tutti i mostri che combattevano i domatori si unirono per aiutare i tutori a combattere questi avversari giganteschi, o quasi, guardando meglio le strade non c’erano solo i Gaiga titani, ma anche minori come i Tulkumani e Tulku-sporchi, evidentemente il risvegli dei giganti ha fatto lasciare ai Gaiga minore le loro tane e habitat facendoli entrare nel panico spingendoli fino ai centri abitati.
Le forze armate umani non ebbero alcuna possibilità contro i Gaiga, a fatica un missile riusciva a fare dei graffi sulle loro pelli e esoscheletri, mentre ai Gaiga bastava uno starnuto per distruggere i loro caccia, portaerei, carri armati e bombardieri.
Le anguane mentre cavalcavano i Gaiga ridevano come pazze, quasi a rendere un gioco il distruggere il maggior numero di forze armate possibile, finché non ne sopravvissero neanche uno.
Quando i Gaiga fecero un massacro dei soldati, devastarono le città facendo crollare il palazzi e paralizzato la popolazione impotente di fronte alla loro forza, le anguane in groppa ai Gaiga con dei megafoni, iniziarono un discorso indirizzato a tutta la popolazione.
“La vostra forza è inutile, la vostra paura è il nostro potere, le vostre città cadranno, tutto il mondo verrà distrutto per essere ricostruito in un glorioso mondo, riconosceteci come vostri padroni e avrete la pietà, in nome di Moog Magister reclamiamo il diritto di possedere le vostre città e le vostre vite!” mentre le anguane di tutto il mondo facevano lo stesso discorso a tutta l’umanità, venendo anche riprese dai giornalisti e trasmesse sulle televisioni di tutto il mondo.

In un luogo buio e lontano, qualcuno osservava e giudicava le loro azioni “Maestro!” disse una ragazza all’uomo che ascoltava il discorso delle anguane alla televisione “Maestro! Dobbiamo andarcene, è iniziata la fine del mondo! Se non ce ne andiamo sarà la fine e-” il maestro della ragazza alzò la mano facendo segno di fare silenzio, poi disse “Bravo Mugmug, vedo che hai fatto tu la prima mossa… sei sempre stato impaziente di prendere tutto ciò che vuoi…” la ragazza lo osservava confusa rivolgendo il suo sguardo verso il televisore “...considera questa esperienza come una lezione.” disse il maestro “Non farti prendere dal panico, impara ad aspettare il momento giusto, giudica la situazione e i giocatori che hai davanti… ma soprattutto, impara… guarda.” disse il maestro indicando la televisione.

Nelle città i tutori guardia, Gorka e Bonz Mangiatutto combattevano con tutti loro stessi per fermare almeno i Gaiga minori, a terra, in cielo ci pensavano i Bomber Back affiancati da dei Gorka che si fecero spuntare le ali e anche da altri mostri alati, tutto mentre i tutori, massimi e non con i loro raggi energetici cercavano di buttare giù i Gaiga titani.
Limitare i danni alle città era impossibile, e spesso i tutori si ritrovarono a indietreggiare dinanzi ai Gaiga che si erano avvicinati troppo.
Zick e Elena assistettero alla scena con orrore, Zick dal centro città, Elena dalla scuola, il terrore che provavano era così grande che era difficile concettualizzarlo, nemmeno l’attacco di Moog Magister di qualche settimana fa li aveva sconvolti così tanto, se quel giorno aveva visto un vero mostro tra i mostri, ora stavano assistendo alla fine del mondo che conoscevano.
Era davvero quella la fine?
Loro che scappavano come topi su una nave che affonda, mentre il mondo brucia loro non potevano fare niente, anche gli altri domatori sembravano aver perso la forza di combattere fuggendo dai Gaiga minori.
Dopo che l’ennesimo palazzo crollò facendo separare Zick da sua madre nella fuga, per Zick divenne tutto nero e le sue orecchie fischiavano, e mentre lui cercava di rimettere a fuoco la vista e l’udito, vide con la coda dell’occhio due cose: prima le anguane che ridevano come pazze da uno dei mega schermi pubblicitari dei palazzi, poi un altro palazzo crollare, ma che su di esso c’era parte della città sospesa e il palazzo distrutto aveva su di esso un dei cardini più importanti che facevano restare sospesa la città invisibile. Per Zick sembrava che tutto andasse a rallentatore, non poteva fare niente mentre il mondo bruciava, il cielo era diventato nero per l’accumulo di fumo dovuto agli incendi causati dai Gaiga, e i ogni suono veniva azzerato dal rimbombo del suo cuore, ad ogni battito sentiva una rabbia ingiustificata crescere.
Quando Zick raggiunse il punto di rottura, puntò uno dei palazzi più grandi ancora in piedi e si mise a correre in quella direzione.
   
 
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