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Autore: Placebogirl_Black Stones    26/11/2023    1 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 45: Tutto è bene, quel che finisce bene
 
 

- Forza, in alto i bicchieri e brindiamo!- li incitò Yuriy, alzando il tono della voce per farsi sentire meglio in mezzo alla confusione del locale.
- Al miglior Team dell’FBI!- disse lei.
- E alla nostra vittoria!- le fece eco il russo.
 
Il tintinnio dei bicchieri che si scontravano leggermente sugellò quel brindisi. Avevano deciso di uscire a festeggiare la risoluzione del caso quella sera, come proposto da Yuriy il giorno prima, ed erano tornati al Pentagram, lo stesso night club a cui erano andati qualche mese prima lei, Shuichi e Camel e dove aveva incontrato Clay. Quando Camel lo aveva proposto, Shuichi aveva storto il naso consapevole che c’erano buone probabilità di ritrovarsi davanti quello che, anche se per poco, era stato il suo rivale in amore. Anche lei era imbarazzata all’idea di rivederlo, dopo il modo in cui lo aveva piantato in asso, ma non volendo far riemergere quella questione davanti a Yuriy avevano accettato entrambi la proposta. Ed ora eccoli lì, tutti e quattro insieme a brindare alla loro.
 
- La band di stasera è decisamente meglio di quella della scorsa volta- commentò Camel.
- Hai ragione. Tu che ne dici, Shu?-
- Non mi sembrano granchè ma almeno non fanno un gran baccano come gli altri-
- Dovevamo andare in bel locale a Little Odessa ad ascoltare musica russa- scosse la testa Yuriy.
 
Gli lanciò un’occhiataccia fulminante, mentre Camel lo fissò inebetito. L’unico che rimase impassibile, come sempre, su Shuichi.
 
- Ma sei serio?- gli chiese.
- Andiamo ragazzi, stavo solo scherzando! Non sulla musica russa, però, quella ce l’ho nel cuore-
- Non voglio più sentir parlare di russi e ricchi per un po’- ammise.
- Ehi! Guarda che c’è un russo al tavolo!- le fece notare Yuriy, ma senza risentimento.
- Allora per te posso fare un’eccezione-
- Ne sono onorato-
 
Continuarono a parlare e sorseggiare i loro drink fino a quando i bicchieri non furono vuoti, così come la ciotolina degli stuzzichini.
 
- Chi vuole fare un altro giro?- chiese Yuriy.
- Io ci sto- disse Camel.
- Anche io- sorrise lei.
- Solo uno, devo guidare- rispose Shuichi.
- Se ci ubriachiamo torniamo a casa a piedi- scherzò lei, avvicinando il volto al suo.
- Credo che ci tornerai solo tu, io l’alcol lo reggo bene- replicò.
- Ahi ahi, non siete nemmeno sposati e già bisticciate così?- li prese in giro Yuriy.
- Anche io lo reggo bene!- s’imbronciò lei.
- No, non direi-
- Ma che t’importa, meglio così. Se si ubriaca stasera potrai chiederle ciò che vuoi, tanto domattina si sarà scordata tutto- gli fece l’occhiolino Yuriy, probabilmente alludendo a qualcosa di sconcio.
 
Il fegato con cui si rivolgeva certe volte a Shuichi era davvero ammirevole. Molti altri avrebbero avuto paura di essere uccisi all’istante dal suo sguardo, lui invece lo provocava persino. Non capiva se fosse incoscienza, follia o semplicemente un enorme coraggio misto alla consapevolezza che Shuichi lo stimava professionalmente.
 
- Ok, visto che vi piace farvi beffe di me vado a ordinare i drink. Cosa volete?-
 
Si appuntò mentalmente le scelte dei tre uomini e si alzò dal tavolino, dirigendosi verso il bancone. Riferì l’ordinazione al barista, il quale prese nota e l’avvisò che avrebbero consegnato direttamente al tavolo. Lo ringraziò e si voltò senza guardare, pronta a tornare dai suoi colleghi: la sua spalla urtò un altro braccio, apparentemente più grosso e duro del suo.
 
- Oh, mi scusi, sono stata maldestr…-
 
Non riuscì a finire la frase, restò lì con la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati a fissare l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare quella sera: Clay. D’altra parte lavorava lì, quindi non c’era da stupirsi se si aggirava nei paraggi, tuttavia le sembrò ironico trovarselo faccia a faccia in mezzo a tutte quelle persone. Ma proprio lui doveva andare ad urtare, dannazione?! Se Shuichi se ne fosse accorto, cosa avrebbe pensato o fatto? La sua mente iniziò a pensare troppo, come faceva ogni volta che si trovava in preda all’ansia.
 
- Clay…- riuscì solo a pronunciare il suo nome.
- Jodie- la salutò lui, visibilmente imbarazzato - È strano ritrovarti qui-
- Sono venuta con dei colleghi a festeggiare la buona conclusione di un caso a cui abbiamo lavorato-
- Beh, congratulazioni allora- provò ad abbozzare un sorriso in mezzo a tutta quella tensione.
- Grazie. Come stai?- gli venne spontaneo chiedere.
- Intendi come sto dopo che mi hai detto che ti interessa un altro o come sto in generale?-
 
Quella domanda non conteneva alcuna traccia di cattiveria, piuttosto un pizzico di ironia. Era una cosa buona che riuscisse a scherzarci sopra, tuttavia non potè fare a meno di sentirsi terribilmente in colpa.
 
- Mi dispiace davvero tanto per come sono andate le cose, ti giuro che non ho mai voluto prenderti in giro- sospirò.
- Lo so, tranquilla. Non ti porto rancore, sei stata onesta-
- Non sai quanto mi faccia piacere sentirlo. Mi piacerebbe che conservassimo un buon rapporto, anche se probabilmente non potremo mai definirci amici-
- Probabilmente no, ma se ripassi da queste parti ti rivedo sempre volentieri-
- Lo farò sicuramente- sorrise - E se per caso porti qualche band interessante tienimi aggiornata-
- Agli ordini, agente Starling- si portò una mano tesa alla fronte, nel gesto tipico dei militari.
 
Scoppiarono a ridere entrambi, più sereni e rilassati di prima. Sapere di non essere odiata da Clay la rassicurava, lui si era sempre comportato splendidamente nei suoi confronti e non meritava di essere infelice a causa sua.
 
- Adesso devo tornare dagli altri, ma mi ha fatto piacere rivederti-
- Anche a me-
 
Gli passò accanto, muovendo i primi passi per tornare al tavolo, ma Clay la trattenne.
 
- Ah, Jodie?-
- Sì?-
- Com’è poi andata a finire con quel tizio che non riuscivi a dimenticare?-
- È andata bene, stasera è qui anche lui-
- Lo hai portato qui insieme ai tuoi colleghi?-
- A dire il vero anche lui è un mio collega- si morse l’interno del labbro.
- Wow! Questo è un bel colpo di scena!- si sorprese - Ma sono ammesse queste cose nel vostro ambiente?-
- Diciamo che il mio capo tollera la cosa, ma è complicato-
- Per caso è uno di quelli che ho conosciuto la volta scorsa?-
- Sì- disse semplicemente.
 
Non voleva esporsi troppo, non per paura ma perché temeva di girare il dito nella piaga. Tuttavia Clay continuò con quella sorta di interrogatorio.
 
- Non dirmi che è quello con la mascellona che sembra un gorilla!-
- Andrè? Ma certo che no!-
- Meno male, perché essere scaricato per quello lì mi sarebbe dispiaciuto. Senza offesa-
- Nessuna offesa-
- Quindi se non è lui allora è quello con lo sguardo cupo che sembra avere origini asiatiche-
- Esatto, è proprio lui-
- Ora si spiega perché mi ha lanciato tutte quelle frecciatine- sorrise.
 
Non seppe cosa rispondere, preferiva restare in silenzio e troncare così quella conversazione prima di far emergere dettagli scomodi e troppo personali. Clay lo capì, o forse era semplicemente soddisfatto così per aver ottenuto le risposte che cercava. Il cerchio si era chiuso.
 
- Bene, allora non ti trattengo oltre. Non voglio che pensi male, visto che ci sta guardando-
 
Si voltò preoccupata e vide Shuichi, Camel e Yuriy che li stavano fissando con attenzione. Sapeva già quale sarebbe stato l’argomento di discussione quando sarebbe tornata da loro, ne era certa. Sperò che Shuichi non se la fosse presa, il suo sguardo apparentemente impassibile la diceva lunga sul fattore gelosia.
 
- Sì, devo proprio andare. Anche perché se resto la biondina a ore dieci che ti sta puntando penserà che sei già impegnato-
 
Gli diede una leggera pacca sulla spalla e senza dargli il tempo di replicare si diresse verso il tavolo dove i tre uomini la aspettavano e dove il cameriere aveva appena portato i loro drink.
 
 
************
 

La guardò allontanarsi su quei tacchi che slanciavano ancora di più la sua figura, accompagnati da quel vestito nero che le calzava a pennello lasciando scoperte le sue gambe affusolate. Aveva notato almeno altri tre uomini che le avevano messo gli occhi addosso al suo passaggio, mentre altri due erano seduti proprio al suo stesso tavolo.
 
- Te l’ho già detto ma te lo ripeto: sei un uomo fortunato- commentò Yuriy.
 
Non c’era bisogno che lo dicesse, sapeva bene di stare con una donna che in molti uomini avrebbero desiderato. Jodie era indubbiamente bellissima e di certo sapeva come far risaltare questa sua qualità. Avrebbe preferito che si mettesse dei vestiti più lunghi, ma sapeva che a lei piaceva sentirsi bella, come a tutte le donne del resto.
 
- Non hai idea di quanti al lavoro vorrebbero vederti sparire- aggiunse il collega.
- Ah sì? Jodie è così ben vista?- chiese.
- Amico, stai scherzando? Jodie è la donna più desiderata dell’FBI, quando te ne sei andato in Giappone e l’hai lasciata facevano a gara per attirare la sua attenzione! Confesso che ci ho provato anche io, ma poi ho capito che nessuno di noi aveva la minima speranza- scosse la testa.
 
Quell’affermazione avrebbe dovuto infastidirlo, specie perché andava a toccare un tasto dolente del passato, invece si compiacque di sentire quelle parole. Jodie poteva scegliere un altro uomo in qualsiasi momento, eppure aveva preferito restargli fedele pur non avendo alcuna certezza che sarebbe tornato da lei. Era questo che lo rendeva un uomo fortunato, non l’avere una donna di bell’aspetto a fianco.
 
- Comunque sei stato un grande a convincere James a far pace con lei- cambiò discorso, riferendosi a quanto gli aveva raccontato quella mattina.
- Già, ieri Jodie sembrava davvero giù di morale- commentò Camel.
- Era a pezzi, meno male che James ha ceduto-
- Quel vecchio ha il cuore tenero- si lasciò sfuggire Yuiry.
 
A quella conversazione seguirono alcuni attimi di silenzio, in cui si guardarono intorno per osservare ciò che li circondava. Poi Yuriy, che fra di loro era il piò loquace, ruppe nuovamente la calma che si era creata.
 
- Ma è riuscita a ordinare i drink?- disse rivolto a Jodie - Mi sembra che ci stia mettendo parecchio-
 
Girarono tutti e tre il capo verso il bancone del bar per controllare dove fosse la loro compagna e fu allora che la vide in compagnia di qualcuno che sperava di non rivedere più: Clay. Non si era certo dimenticato che lavorava in quel locale, per questo avrebbe fatto volentieri a meno di andarci, ma non voleva sembrare scortese o asociale nei confronti dei colleghi che lo avevano invitato. C’erano parecchie persone in quel locale, era ironico come Jodie fosse riuscita ad incrociare proprio lui. Non gli portava rancore e non lo odiava, alla fine non aveva mai avuto alcun motivo valido per farlo, tuttavia provava una sensazione di fastidio nel sentirlo nominare o, in questo caso, nel vederlo con Jodie. In fondo restava pur sempre l’uomo che, anche se solo per poco, aveva minacciato di portargli via la donna che voleva al suo fianco.
 
- Chi è quel biondino con cui sta parlando?- chiese Yuriy.
- È un suo vecchio amico del liceo che lavora qui, ce lo ha presentato la scorsa volta- spiegò Camel - Te lo ricordi Akai?-
- Sì- rispose semplicemente.
 
Continuava a tenere gli occhi fissi sulla sua ragazza e su quello che avrebbe potuto diventare il suo uomo, cercando di capire l’argomento della conversazione. Era sorpreso di come sembrassero essere in buoni rapporti nonostante Jodie l’avesse scaricato per correre da lui.
 
- Va tutto bene?- gli chiese Camel, che forse si aspettava qualcosa in più di un semplice “Sì”.
- Perché me lo chiedi?-
- Beh, ecco…mi sembri strano- ammise.
- Qualcuno qui è geloso- osò parlare Yuriy, che non le mandava certo a dire.
 
Non era un tipo da sottovalutare, Yuriy era un ottimo osservatore e sapeva leggere negli occhi delle persone, incluse quelle più ermetiche come lui. A differenza di Camel aveva capito subito che Clay non gli andava particolarmente a genio.
 
- Dici che a quel tipo piace Jodie?- chiese Camel, che di sentimenti proprio non capiva nulla.
- Sicuro, si vede da come la guarda. Lei però mi sembra in imbarazzo, non ci sta conversando calorosamente anche se è un suo amico da anni. Puoi stare tranquillo, ha occhi solo per te- lo rassicurò.
- Io sono tranquillo-
- Apparentemente sì, ma ho come l’impressione che dentro ti stia ribollendo qualcosa nel sangue e che vorresti tanto alzarti e andarti a riprendere la tua donna. Non mi inganni- fece quel sorrisino beffardo che faceva sempre quando sapeva di avere ragione.
- Mi conosci bene- ammise, ricambiando il suo sorrisetto.
 
Finalmente vide Jodie che muoveva i primi passi per tornare da loro, ma Clay la fermò di nuovo. Cosa aveva di così importante da dirle da trattenerla così a lungo? Cosa non gli era chiaro del fatto che non era lui che voleva al suo fianco?
 
- E se andassimo tutti quanti là e lo intimorissimo al punto tale da farlo scappare?- suggerì Yuriy.
 
Comprese che l’amico stesse scherzando nel tentativo di distrarlo, ma l’idea in un certo senso lo stuzzicava.
 
- No, voglio vedere fino a che punto arriva- si lasciò sfuggire.
- Signore e Signori, questa sera sul ring abbiamo il grande agente dell’FBI Shuichi Akai e il suo sfidante, il biondino dal bel sorriso…Com’è che si chiama?- chiese rivolto a Camel.
- Clay mi pare-
- Clay, Clay…mi dispiace ma hai già perso in partenza, non c’è storia-
 
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, poiché il cameriere si avvicinò e posò sul tavolo i drink che Jodie aveva ordinato per tutti. Distolse lo sguardo solo per un attimo e quando si girò nuovamente la sua fidanzata li stava raggiungendo.
 
- Scusate se vi ho fatti aspettare, ho incontrato una persona che conoscevo- disse una volta giunta al tavolo, sedendosi nuovamente accanto a lui.
- Ce ne siamo accorti. Chi è il tuo nuovo pretendete, blondie?- la prese in giro Yuriy, che sembrava divertito da quella situazione come un bambino al luna park.
- Eh?! Ma di cosa parli?- chiese lei.
- Andiamo, lo abbiamo visto tutti come ti guardava il biondino dal bel sorriso-
 
La vide irrigidirsi, come chi è stato colto nel vivo. Si vedeva chiaramente che era un argomento delicato per lei e poteva immaginare il perché.
 
- Siamo solo amici- puntualizzò seria - Anzi, più che amici direi vecchi conoscenti-
- Forse per te, ma lui sembrava voler essere molto più che tuo amico. Non è che ci nascondi qualcosa?- la provocò.
- Io non nascondo proprio niente-
- Non dirmi che è una tua vecchia fiamma del liceo- insistette.
- No, al liceo ci parlavamo a malapena-
- Tu non me la conti giusta…- scosse la testa il russo, sorseggiando il suo drink - Per me c’è stato qualcosa fra di voi-
 
Jodie si girò a guardarlo per la prima volta da quando lei e Yuriy avevano iniziato quella conversazione sterile: nei suoi occhi vide dispiacere, come se gli stesse chiedendo scusa e al tempo stesso cercasse il suo conforto. Avrebbe voluto fargli capire che non era arrabbiato, che comprendeva perfettamente come si sentisse nei confronti di Clay, perché era lo stesso modo in cui si era sentito lui nei suoi molto tempo prima. La consapevolezza di aver ferito qualcuno che teneva a te può diventare un tormento paragonabile a un pugnale che continua a colpirti giorno dopo giorno ma che non ti uccide, così che tu possa provare una sofferenza senza fine.
 
- Ho per caso toccato un tasto dolente?- tornò serio Yuriy, che doveva aver notato il loro scambio di sguardi.
 
Jodie sospirò e prese la sua mano fra le sue, stringendola.
 
- Sono uscita per un po’ con lui, ma non ha funzionato- ammise.
- Capisco- disse semplicemente Yuriy, consapevole di non potersi spingere oltre più di quanto non avesse già fatto - D’altra parte non ha la stoffa per competere con Akai-
 
Troncarono così quella conversazione, non c’era bisogno di aggiungere altro. Il passato è passato, a un certo punto è giusto andare avanti. Continuò a tenere la mano di Jodie e le sorrise: questo bastò a tranquillizzarla e rompere quella tensione che si era creata.
Poco dopo intravide nella folla Clay che chiacchierava con una ragazza bionda, sfoggiando tutto il suo savoir faire con le donne. A quanto pare si stava già riprendendo, o almeno ci provava.
Restarono al locale ancora per un’ora, parlando di lavoro e di vicende personali, poi decisero di tornare ciascuno alla propria abitazione data l’ora e considerando che il giorno dopo sarebbero dovuti andare al lavoro.
 
- Ragazzi, grazie della bella serata- li salutò Yuriy, che nonostante fosse quasi mezzanotte sembrava ancora bello pimpante.
- La prossima volta dovremmo uscire a cena, conosco un paio di posti dove si mangia bene- suggerì Camel.
- Volentieri!- accettò di buon grado Jodie.
 
Si augurarono la buonanotte e ciascuno camminò in direzione della propria auto. Lui e Jodie erano venuti insieme ovviamente e avrebbero passato la notte da lei.
Salirono in macchina e si sistemarono, pronti per partire. Jodie allungò una mano per accarezzargli i capelli dietro la nuca e gli sorrise dolcemente. In presenza dei loro amici cercava di trattenersi, ma appena rimanevano soli lo accarezzava e lo baciava spesso.
Era stata una serata piacevole anche per un solitario come lui e si sentiva rilassato. Si sporse verso di lei per baciarla prima di mettere in moto l’auto.
 
- Non te la sei presa perché mi sono fermata a parlare con Clay, vero?- chiese.
- No, hai fatto la cosa giusta-
- Davvero?-
- Se ti è servito a sentirti meno in colpa nei suoi confronti allora sì-
- Grazie di aver capito, Shu- sorrise.
 
Si era creata una bella atmosfera e decise che era arrivato il momento giusto per dirle quella cosa di cui avrebbe voluto parlargli ormai da qualche giorno. Fino a quel momento non era mai riuscito a farlo, perché c’era sempre qualche problema che faceva passare il discorso in secondo piano, ma ora non aveva più ostacoli da abbattere. Voleva l’attimo perfetto e ora lo aveva.
 
- Ti ricordi quella sera in cui mio fratello ha vinto il titolo di Ōshō a shogi?- se ne uscì all’improvviso.
- Sì, certamente. Perché me lo chiedi?-
- E ti ricordi anche che mio fratello voleva qualcos’altro oltre al titolo?-
- Mi ricordo tutto Shu, quella sera abbiamo avuto una brutta litigata. Ma perché ne stai riparlando adesso?-
- Perché voglio dirti cos’è che voleva-
- Adesso?- chiese confusa.
- Credo sia arrivato il momento-
- Allora dimmi-
- Shuukichi aveva promesso alla sua fidanzata che se fosse riuscito ad ottenere tutti e sette i titoli le avrebbe chiesto di sposarlo. A quanto pare lo ha fatto e lei ha accettato-
- Shu ma è una bellissima notizia! Sono davvero contenta!- si rallegrò sinceramente - Se lo senti fagli le mie congratulazioni-
- Non ce ne sarà bisogno, potrai fargliele tu di persona- sorrise.
- Vuoi fare una videochiamata?-
- No, voglio che tu venga con me al matrimonio-
 
Fermò l’auto, dal momento che erano ormai arrivati a destinazione e si girò per guardare l’espressione sul suo volto: gli occhi le brillavano e sorrideva come una bambina al settimo cielo. Si compiacque del suo operato: aveva ottenuto esattamente la reazione che voleva. Ora non restava che aspettare la sua risposta, anche se in fondo la conosceva già.
 
- Allora, ci vieni?- chiese conferma.
- Shu…ma certo che ci vengo!- gli gettò le braccia al collo e lo ricoprì di baci.
- Visto che ne è valsa la pena di aspettare per sapere quello che non volevo dirti?- l’abbracciò.
- In realtà io questa cosa la sapevo già- ammise - Stavo solo aspettando che tu ti decidessi a dirmela.
- Come facevi a saperla?- si insospettì.
- Prometti di non prendertela?-
- Beh, dipende-
- A James è scappato detto la sera in cui era venuto a casa mia dopo che io e te avevamo discusso- confessò.
 
Gli venne da sorridere ricordandosi il giorno in cui lo aveva detto a James per convincerlo che le sue intenzioni con Jodie erano serie. Non si aspettava che il suo capo avrebbe vuotato il sacco, ma probabilmente lo aveva fatto inconsciamente.
 
- Ad ogni modo l’importante è che tu ne sia felice- rispose.
- Non sai quanto! Non vedo l’ora di conoscere tuo fratello e di rivedere tutti quanti!-
- Ci sarà anche il tuo detective preferito al matrimonio-
- Dici sul serio? Cool Guy?- spalancò gli occhi, piena di speranza.
 
La sua reazione ogni volta che si parlava di quel ragazzino era sorprendete, per lei era come una specie di guru che si innalzava sopra tutti. La stima che provava nei suoi confronti era persino più grande di quella che aveva lui, che per un anno aveva vissuto nella sua casa e ideato piani e strategie insieme a lui.
Era stato geloso di Clay, ma forse c’era qualcun altro di cui doveva essere geloso.
 
- Non dirmi che ora che ho finito con Clay devo guardarmi le spalle anche dal giovane Kudo- ghignò.
- Ma cosa dici, Shu?! Ha diciotto anni, non rientra nel mio range d’interesse!- si scandalizzò.
- Ne parli come se fosse un vecchio amore che non vedi l’ora di rivedere-
- Ma quale amore e amore, adoro solo le sue abilità di detective!-
- Meno male, perché non posso competere con un giovane vigoroso nel fiore degli anni-
- Non sapevo di aver intrapreso una relazione con un pensionato- lo prese in giro.
 
Scesero dall’auto ed entrarono nel palazzo dove abitava Jodie, dirigendosi verso l’ascensore per salire al suo appartamento.
Mentre attendevano che le porte dell’ascensore si aprissero, Jodie gli cinse le braccia al collo e lo baciò.
 
- Mi hai resa davvero felice, Shu- sussurrò sulle sue labbra.
- Allora posso dire di aver raggiunto il mio obiettivo- le rispose, cingendole la vita con le braccia.
- Sai che non devi temere alcun uomo, vero?-
- Ma non hai detto poco fa che sono vecchio?- la provocò.
- A quello possiamo rimediare- lo guardò sensualmente - L’ascensore impiega quindici secondi ad arrivare al mio appartamento. Se ti va possiamo metterci cinque minuti, così puoi dimostrarmi che non sei affatto vecchio-
 
Jodie era sempre stata la più audace fra loro sull’argomento fare l’amore, sapeva come provocarlo a fatti e a parole e non si vergognava nel mostrare tutta la sua sensualità. La ragazza ci sapeva fare, non c’erano dubbi.
 
- Preferirei dimostrartelo nella tua camera impiegando più di cinque minuti- replicò.
- Direi che è perfetto- sussurrò, attirandolo a sé mentre entrava nell’ascensore.
 
Attratti dalla stessa forza con cui si attraggono due calamite, restarono uniti baciandosi e accarezzandosi fino a quando non giunsero al letto: lì, tra le lenzuola profumate, fecero l’amore in modo intenso e passionale, per poi addormentarsi l’uno accanto all’altra stanchi ma felici.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
E abbiamo ufficialmente chiuso un altro capitolo di questa storia. Nel prossimo vi sarà un salto temporale e torneremo in Giappone per il matrimonio!
Ci stiamo avvicinando alla conclusione di questa lunga storia, grazie a tutti quelli che sono rimasti con me fino ad ora in questa avventura!
Al prossimo capitolo!
   
 
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