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Autore: Sanae77    26/11/2023    10 recensioni
Ingredienti:
Metti uno spogliatoio, degli adolescemi, una scatola, un gioco idiota e un paio di bottiglie di Sakè trafugate dopo un allenamento.
Mescola il tutto e... buon divertimento.
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un intenso allenamento in campo, il rumore delle scarpe che strisciavano sul pavimento si attenuò, e un leggero odore di erba e sudore riempì l'aria dello spogliatoio. I ragazzi, stanchi ma soddisfatti, entrarono uno dopo l'altro nella stanza, con ancora addosso gli indumenti sportivi e gli scarpini coperti di fango. Lo spogliatoio era una stanza spaziosa con pareti di mattoni interrotti soltanto da lunghe file di armadietti metallici con porte sgangherate e numeri sbiaditi, sui quali i ragazzi appendevano le maglie sudate e i calzoncini, illuminato da fioche luci fluo che creavano un'atmosfera intima.

L'aria era densa e calda, impregnata di umidità, puzzo di sudore, mischiato al deodorante e bagnoschiuma di chi li aveva preceduti nella doccia. Le panche sovraccariche di zaini e sacche sportive, erano disseminati nella stanza mentre un paio di scarpe abbandonate sul pavimento aggiungevano un disordine visivo a tutto ciò che li circondava.

Stavolta il mister li aveva davvero stroncati.

Avevano varcato la soglia della porta dello spogliatoio con la testa bassa, il fiato corto e la stanchezza che gli era calata addosso tutta insieme.

“Io domani salto” aveva dichiarato Ryo lasciandosi cadere sulla panca e iniziando a slacciare gli scarpini, lanciandoli in tutto quel casino.

“Tanto, che tu sia in campo oppure no, fa poca differenza” Wakabayashi togliendo i guanti aveva continuato a infierire come successo pochi minuti prima in campo.

“Genzo, è tutto il giorno che gli stai addosso, non ho più voglia di sentire le vostre lamentele.”

“Cos’è Taro? Quando manca Ozora fai le sue veci?” il sorriso sardonico con cui il portiere si era rivolto al compagno di squadra preannunciava solo polemica, e Misaki non ne aveva voglia.

“Per carità, sono così distrutto che per me puoi fare tutto il sarcasmo di questo mondo, io vado sotto la doccia e poi a casa.”

“Ehi, ragazzi guardate cosa ho trovato nell’ufficio del mister?”

Mamoru era entrato nello spogliatoio di corsa e tirando fuori una bottiglia da sotto la maglia sudata, aveva sollevato le sopracciglia con fare complice verso il resto della squadra.

“Portala dove l’hai trovata, subito!” con braccio teso verso la porta, Yuzo era immediatamente intervenuto per sedare l’amico. Lo conosceva fin troppo bene per non sapere che quella bottiglia dal colore indefinito, ma più che altro dalla gradazione indefinita, avrebbe portato a una marea di guai.

Lo sapeva ma… da troppi mesi a questa parte, quando Izawa lo guardava, lui non sapeva dirgli di no.

“Dai portiere, un goccio soltanto per superare le fatiche fatte.” Lo sguardo vivido e pungente lo aveva penetrato, come al solito, facendolo sudare ancora di più. E lo faceva grondare più del mister, quello era il vero problema, ogni volta che lo guardava si sentiva esplodere il petto incapace di controllare il cuore per svariati minuti.

“Mi arrendo.” Morisaki aveva raggiunto la sua borsa e praticamente ci era scomparso dentro tuffandoci la testa per mascherare… qualcosa, ancora cosa non lo sapeva, ma stare nascosto lo aiutava. Ecco! Dopotutto a quindici anni erano ancora nel pieno dell’adolescenza e di pensieri confusi ne aveva fin troppi in testa.

“Mamoru hai sempre delle splendide idee, sappilo!” Ishizaki alzandosi aveva raggiunto il compagno e, dopo avergli tolto la bottiglia di mano, si era scolato una sorsata di liquido biancastro. Sakè: il mister si trattava bene!

“Ehi, vacci piano, altrimenti non ne resterà per tutti.” Ripreso possesso dell’oggetto aveva bevuto un sorso e poi battendo nel fianco del compagno lo aveva invitato a bere.

Yuzo aveva scosso la testa ammonendolo: “Ma scordatelo proprio Mamoru, io nei vostri casini non voglio entrarci.”

“Da qua.” I gemelli Tachibana, intromettendosi tra i due amici, avevano preso la bottiglia e scolato a turno un sorso. Dopo avevano allungato il braccio per passare il testimone a chi gli stava vicino. Così Taki e Kisugi non si erano sottratti alla bevuta, mentre il trio della Toho si era ritirato dopo la doccia scuotendo la testa.
Difficilmente si amalgamavano agli altri.

“Tu che fai, non vieni via?” Kojiro rivolto a Genzo si stava informando sulle sue intenzioni.

“E perdermi il dopo? Voglio vedere questi coglioni fin dove vogliono arrivare.” Aveva bisbigliato al compagno mentre usciva dalla porta dello spogliatoio continuando a borbottare infastidito dalla situazione.

Era così che dopo dieci minuti e due bottiglie vuote si erano trovai in cerchio a fare un gioco imbecille.

Nessuno aveva capito esattamente da dove Ryo avesse pescato la seconda dose di alcol, ma in quel frangente non era importato. Il primo portiere continuava a guardarli, dallo stipite della porta, incredulo su quanti ragazzi alla fine avessero ceduto. Incredibilmente anche Yuzo.

Scosse la testa esterrefatto dal comportamento di tutti. Forse davvero stavolta l’allenatore aveva esagerato, in quella stanza c’era troppo acido lattico e di sicuro gli stava dando alla testa. A tutti!

Sollevò un sopracciglio quando vide che anche Jun aveva inserito un bigliettino nella scatola che Mamoru aveva pescato non si sapeva dove.

Il gioco era semplice, ognuno di loro avrebbe scritto un biglietto a testa, con una confessione inconfessabile, poi avrebbero mescolato i biglietti e a turno avrebbero letto il messaggio contenuto all’interno. E Wakabayashi non si sarebbe perso neppure uno di quei bigliettini a costo di chiudere lo spogliatoio a chiave qualora fosse arrivato il custode. Unico testimone sobrio, di quella stanza, era sicuro che ne avrebbe riso per gli anni avvenire. E ce li avrebbe ricattati, questo era certo.

“Bene… Abbiamo scritto tutti?” Ryo si alzò per far sì che i compagni gettassero i biglietti dentro il cartone.

“Però non va bene che Genzo non giochi.” Yuzo con le guance accaldate aveva guardato il suo maestro contrariato.

“Morisaki e se viene qualcuno? Chi ci parla che voi siete alticci?” aveva sempre una scusa pronta quello lì! pensò sbuffando arreso.

“Dai siediti” Mamoru lo aveva afferrato per la maglia e tirato giù. Vittima anche della gradazione alcolica aveva ceduto in tempo zero cadendo di culo e scatenando l’ilarità del gruppo.

Massaggiando una natica Yuzo aveva bofonchiato qualcosa e dopo le risa si erano confuse con quelle degli amici.

Genzo dalla sua posizione di privilegio continuava a scuotere la testa divertito.

Lo faceva ridere Misaki che si preoccupava di mescolare bene i biglietti e che cercava di dare una regola a un gioco che non ce l’aveva. La realtà era che Taro arzillo non lo aveva mai visto. Prese così il cellulare e iniziò a fare il video.
Oh, non si sarebbe perso proprio nulla di quella bravata.

“Bene e ora iniziamo”. Ryo dopo aver scosso la scatola ne aveva estratto un biglietto tutto accartocciato.

Tra i presenti calò un silenzio improvviso dovuto all’imbarazzo del primo turno di gioco.

“Allora vediamo…- cincischiò- Confesso di aver baciato Sanae Nakazawa.”

Taro era scattato in piedi mentre il viso aveva perso il colore naturale.

“Ma che cazzo ragazzi! Quello che verrà letto in questa stanza muore qua, chiaro? Se lo sa Ozora muore prima di tornare dal Brasile.”

Genzo aveva strabuzzato gli occhi e spento subito il cellulare cancellando il video. Non era certo sua intenzione minare la tranquillità della nazionale di calcio. Perché quella notizia era certo che l’avrebbe minata eccome.

Mamoru si era alzato seguendo il compagno. “Direi che a questo punto dobbiamo fare una sorta di giuramento, come in quel film… dai Yuzo, quello che abbiamo visto poche sere fa, aiutami cavolo!”

Morisaki aveva roteato gli occhi sollevandoli al cielo sbuffando: “Il miglio verde Mamoru… recitava così: Quello che succede nel miglio, rimane nel miglio. Da sempre.

“Ecco, giusto. Chiaro per tutti?”

Avevano annuito all’unisono.

“Giurate!” li aveva incitati guardandoli a uno a uno, primo portiere compreso.

“Giuriamo.” Avevano risposto in coro e dopo si erano voltati a guardare chi potesse essere l’autore di tale affronto. Ma nessuna faccia faceva trasparire alcunché.

“Se avesse partecipato Genzo avremmo dato la colpa a lui” Ryo era intervenuto a sproposito scatenando l’ilarità generale.

“Ormai la fama mi precede, Ishizaki” aveva risposto a tono calando il cappellino sul volto.

Non aveva baciato Sanae ma a breve sarebbe dovuto uscire da quello spogliatoio per raggiungere Kumi e accompagnarla a casa. Nessuno lo sapeva, per ora, e a lui piaceva che credessero altro, così era libero di muoversi indisturbato.

“Beh, alla fine quello è andato in Brasile mica può fare la suora a vita…” Taki aveva tagliato corto e, afferrato la scatola dalle mani di Ryo, ne aveva estratto un altro biglietto, mentre gli altri annuivano convinti dal discorso fatto dall’amico.

“Confesso di aver fumato della marijuana due sere fa.” Recitò.

Il gruppo esplose in una risata unanime.

“Ecco, ora si spiega perché Ryo fa schifo quando gioca!” Genzo da dietro le righe aveva continuato a infierire verso il compagno. Per tutta risposta l’altro gli tirò un asciugamano bagnato che stoppò prontamente con una sola mano. “Pivello” aveva risposto mentre gli indicava il dito medio.

Fu Taro a togliere la scatola delle confessioni dalle mani di Taki ed estrarre un biglietto.

“Bene… Confesso di essere omosessuale” Taro restò con il biglietto in mano scrutando lo sguardo dei compagni, mai avrebbe pensato di avere un alleato all’interno. Come mai avrebbe confessato i suoi sentimenti per Ozora.
Ozora che in Brasile pensava a Sanae e lei che in patria si sollazzava con qualcun altro. Bella situazione! pensò.

“Ah vabbè, a me piacciono entrambe che problema vuoi che ci sia. Vieni, passa la scatola!” Izawa aveva risolto così la questione facendo spalluccia. Lui tutti questi problemi non se li stava facendo, per questo voleva rendere la cosa il più naturale possibile. I compagni lo sapevano e non gli avevano creato alcun problema. Non voleva assolutamente che lo diventasse, perché lui, lo aveva capito che qualcun altro invece era molto molto confuso.

“Confesso di essere innamorato di un mio compagno di nazionale!” Mamoru lo aveva letto con una luce diversa negli occhi, perché lui quella grafia la conosceva già. La conosceva molto bene in realtà ed erano mesi che aveva intuito qualcosa. Si sentì osservato, ma al tempo stesso non volle ricambiare quello sguardo perché sapeva di metterlo in difficoltà, così passò la palla a uno dei gemelli, li guardò per un attimo convenendo che non aveva assolutamente idea chi dei due fosse… ma tanto era uguale. Sghignazzò da solo al pensiero.

“Vabbè cos’è? Siamo nella nuova succursale del gay pride?” Wakabayashi aveva così esordito scatenando l’allegria di tutti e alleggerendo la situazione che iniziava a farsi pesante.

“Sarebbe però bello saperlo, no? Magari è lo stesso che ha confessato di essere omosessuale. Così farebbero coppia.” I pensieri profondi di Kisugi non arrivarono ad altre meningi, troppo alticci per discorsi di tale calibro.

“Dai, la prossima volta facciamo il gioco delle coppie che mi sembra più appropriato a questo punto.” Ryo tornato in possesso della scatola magica ci tuffò ancora la mano.

Stava per estrarre un altro bigliettino quando dal corridoio sentirono tuonare il mister: “IZAWA!” lo aveva urlato talmente forte che ebbero l’impressione che i vetri e le porte avessero tremato. O forse era solo l’alcol ad accentuare i rumori, non restarono certo lì a chiederselo.

“Cazzo!” esclamò il primo colpevole iniziando a girare in tondo come un idiota.

Nello spogliatoio fu un fuggifuggi generale dall’uscita secondaria, Yuzo in un momento di lucidità si tolse la maglia, i pantaloncini e spinse Mamoru dentro una doccia aprendo l’acqua.

“Sta lì e sta zitto, capito?” Morisaki determinato gli fece il classico cenno del dito sul naso. Lui annuì in silenzio senza protestare.

Pochi istanti dopo la porta venne spalancata con uno schianto nella parete retrostante e mister Gamo fece il suo ingresso facendo riscuotere Yuzo.

“Morisaki dove sono tutti?” tuonò aspettando una risposta.

“Mister non lo so, sono rimasto l’ultimo a fare la doccia, mi sono attardato per una sessione extra di allenamento.” Mentire, mentire, mentire. Non lo aveva mai fatto ma ora? Per Mamoru avrebbe fatto questo e altro. Lo aveva già detto che non sapeva dirgli di no, neppure se non gli chiedeva niente in realtà.

“Se vedi Izawa digli che lo attendo nel mio ufficio.”

“Sarà fatto mister!”

E come era entrato se n’era andato sbattendo la porta e facendolo sobbalzare.

Yuzo rilassò le spalle tutte in un colpo poggiando le mani sulle ginocchia esausto.

Mentire era stato peggio dell’allenamento.

“Grazie” sentì bisbigliare alle spalle.

“Sei un coglione Mamoru, fattelo dire. Te lo avevo detto che avresti passato dei guai.” Girandosi se lo era ritrovato davanti, vicino. Un po’ troppo vicino, così arretrò di un passo per non farsi cogliere in fallo.

Ma dallo sguardo che aveva il difensore si rese conto che qualcosa era cambiato.

“Non voglio girarci troppo intorno, sarò chiaro Yuzo.”

E non seppe perché ma deglutì a vuoto per qualche secondo senza riuscire a parlare.

“Ho riconosciuto la tua grafia” Mamoru aveva sorriso dolcemente e poi si era avvicinato di quel passo che lui aveva aggiunto pochi istanti prima. Izawa stava giocando sporco, la frase sul biglietto non era specifica, ma lui… lui era certo che non stava sbagliando.

Yuzo nel frattempo era rimasto annichilito. Muto e immobile, tutto nello stesso corpo, incapace di muovere anche solo un capello.
Era arrossito? Oh, se era arrossito, si sentiva più sul paonazzo a dire il vero.
Il cuore disperso chissà dove.

“Vuoi sapere cosa avevo scritto io sul mio biglietto prima che arrivasse il mister?”

Aveva annuito inabile al rispondere. La salivazione? Dispersa forse con il cuore.

“Io confesso di amare Morisaki,” poi Izawa si era avvicinato e afferrandolo per la nuca lo aveva baciato.
Un primo bacio al retrogusto di sakè, ma era certo che sarebbe stato uno dei tanti.

 

 

“Ora mi spieghi come diavolo ci siamo finiti nello sgabuzzino delle scope.” Matsuyama con le braccia incrociate sul petto batteva lo scarpino a terra con crescente nervosismo.

Jun dallo spiraglio della porta controllava che il mister se ne andasse.

“Forse per sfuggire all’ira di Gamo? Sta fermo, vuoi farci trovare?” Misugi lo aveva detto a voce talmente bassa che quasi non era riuscito a sentirlo.

“Tanto cercava quel cretino di Izawa, alla fine aveva ragione Yuzo.” Ribatté il centrocampista.

“Hikaru, ma che diavolo ti prende?”

“Da quello stupido gioco sono venute fuori cose assurde, hai sentito di Sanae?”

“Ma dai, piantala, magari uno di noi ha fatto solo uno scherzo, no?”

“Beh, se lo avessero detto di Yayoi non ti sarebbero girate le scatole?”

“Io e lei non stiamo più insieme.”

Tra i due ci fu un attimo di silenzio e Jun lasciò che lo spiraglio della porta li chiudesse fuori dal mondo esterno.

“Scusami, non lo sapevo.”

“Nessuno lo sa ancora ma… Senti, devo dirti una cosa.” Biascicò con la bocca ancora impastata dall’alcol. Quella sera era davvero su di giri e quel gioco innocente si era rivelato più impegnativo di quanto pensasse.

“Ti ascolto.” Arrivati a quel punto Matsuyama non sapeva più davvero che fare anche perché quei bigliettini, anche se il suo non era stato letto, gli avevano fornito una piccola speranza; per non parlare ora della confessione fattagli da Jun.

“Il bigliettino scritto sull’omosessualità… -Jun si guardò i piedi diverse volte prima di sollevare lo sguardo- l’ho scritto io.” Soffiò tutto in un fiato tornando a guardare gli scarpini.

“Ehi, se credi che questo sia un problema per la squadra, non credo proprio che lo sia.” Matsuyama aveva cercato le parole giuste per mettere il compagno a suo agio posandogli una mano sulla spalla in segno di sostegno.

“Non pensavo alla squadra, so che non hanno problemi, ricordo quando Mamoru ci disse che sarebbe uscito con quel tipo e nessuno ha battuto ciglio. Ci conosciamo da una vita e tra di noi c’è sempre stato un profondo rispetto.”

“E allora dov’è il problema?” Lo incalzò il compagno.

“Temo che non sarò mai ricambiato.”

“E come fai a dirlo?”

“Lui è etero.”

“Beh, anche tu lo eri, quindi ti arrendi così? Non è da te Misugi.” Lo bacchettò cercando al tempo stesso di spronarlo.

Jun lo guardò negli occhi confuso poi gli frullò in mente una domanda assurda ma a quel punto necessaria.

“Hikaru, te cosa avevi scritto nel biglietto?”

Matsuyama sorrise arreso: “Ho scritto: Confesso che, finalmente, sono single.”

“Cioè vuoi dirmi che anche tu hai lasciato Yoshiko?” Jun credette di avere un nuovo mancamento al suo povero cuore mezzo malandato. Una fiammella di speranza era tornata ad ardere prepotentemente.

“Già”

“E per quale motivo se posso?” Misugi comunque cercava di informarsi mantenendo comunque un minimo di rispetto verso un argomento che sembrava ancora caldo e delicato al tempo stesso.

“Perché avrei potuto scrivere il biglietto che ha letto Izawa.” Era stato volutamente vago perché voleva carpire la reazione del compagno di squadra. Il suo dichiararsi omosessuale non voleva certo dire che l’interessato fosse lui… anche se ci sperava.

“Aspetta, che cosa aveva letto Izawa? Quello di Sanae era stato il primo… -contava con le dita mentre l’altro se la rideva, l’effetto alcolico non era ancora svanito del tutto- poi l’erba, l’omosessualità e poi… innamorato del compagno di nazionale.” Jun sgranò gli occhi incredulo.

“Ora non resta che scoprire se davvero si può giocare al gioco delle coppie come ha ipotizzato Ryo.”

“Per me possiamo iniziare anche subito se la fantasia del tuo biglietto sono io.”

“Sì, lo sei!” confessò afferrandogli la nuca e baciandolo con impeto.

 

 

Genzo era arrivato quasi correndo nel punto dove si erano dati appuntamento con Kumi, e non perché fosse in ritardo, anzi era in anticipo, ma la voce tonante di Gamo l’aveva fatto fuggire senza pensarci due volte. Sapeva che doveva attendere ancora qualche minuto prima che la ragazza spuntasse dalla porta secondaria del centro sportivo.

Si dette così una sistemata e appoggiandosi al muro attese che uscisse. Non era riuscito a fare neppure la doccia e aveva abbandonato il borsone al suo destino dentro gli spogliatoi. Col cavolo che ci sarebbe tornato! Non voleva mica prendere una ramanzina al posto di quel deficiente di Izawa.

Era stato per caso che circa una quindicina di giorni prima avevano preso l’abitudine di fare la strada di casa insieme. La Sugimoto era stata una gradevole sorpresa inaspettata. Tutti sapevano che si era dichiarata a Tsubasa, ma che lui l’aveva respinta confessando l’amore per Sanae.

Sanae che aveva baciato un altro, quella si che era una notizia piccante. Sghignazzò sovrappensiero.

“Sei felice stasera?” era spuntata all’improvviso silenziosa come al solito.

“Ciao, ripensavo a quanto accaduto negli spogliatoi. Vieni lascia che ti aiuti” Genzo aveva allungato le mani e come ogni sera le aveva tolto il peso dello zaino.

“Grazie, che cosa è accaduto? Non hai fatto neppure la doccia?” Dopo qualche giorno era diventato normale darsi del tu. E Kumi era brava in questo, allegra e solare come al solito era passata a una confidenza quasi istantanea. Per Ozora c’era rimasta male, ma era perfettamente consapevole che la Nakazawa e il capitano fossero destinati a stare insieme, senza considerare che da qualche giorno quel burbero di Wakabayashi l’accompagnava a casa praticamente ogni sera. A breve sarebbe però tornato in Germania e questo la rattristava un po’.

“Già, i ragazzi hanno trovato un paio di bottiglie di sakè e ti lasco immaginare che cosa possono aver combinato.”

La ragazza al suo fianco sghignazzò divertita.

“Oddio: avrei voluto esserci!”

“Oh, fidati, era uno spettacolo indecente, non avresti voluto.”

“Ah, sei sempre il solito esagerato Wakabayashi.” Rispose allungando il passo per affiancarlo. Quel rientro la sera era diventato molto piacevole.

“Sai pensavo…” il portiere scalciò un sassetto con la punta della scarpa. Kumi lo sbirciò di traverso, gli sembrava… imbarazzato. Possibile che Genzo fosse in difficoltà? Non lo aveva mai visto così.

“Pensavi?” ripeté per invogliarlo.

“Hanno aperto una nuova gelateria, che ne dici se più tardi ci facciamo un salto?”

Glielo aveva detto tutto in un fiato evitando di guardarla.

“Adoro il gelato, quindi va bene. Però…” lasciò volutamente in sospeso la frase per vedere la sua reazione.

Il portiere arrestò il passo seguito da Kumi al suo fianco.

“Però?” chiese sospettoso, guardandola di sbieco.

“Dovrai raccontarmi cosa è accaduto negli spogliatoi perché sono troppo curiosa ho sentito Gamo che sbraitava il nome di Izawa e io voglio assolutamente sapere cosa ha combinato per far fuggire tutti in quel modo e tu che neppure hai fatto la doccia.” Specificò lasciandolo di stucco.

“Siamo curiose signorina Sugimoto eh?” Genzo snudò leggermente i denti candidi dopo aver increspato le labbra solo da un lato.

Se solo avesse saputo quanto il suo cuore stava ballando la samba in quel momento.

O forse lo sapeva e se ne stava spudoratamente approfittando.

Presa dall’entusiasmo e da un briciolo di coraggio approfondì la confidenza afferrandolo per un braccio e, appoggiandosi a questo, si avvicinò al suo orecchio bisbigliando.

“Solo le cose meno truci… ti prego.” Pigolò peggio di un pulcino affamato.

Il contatto inaspettato lo fece sospirare arreso, se non avesse giurato avrebbe già spifferato a Kumi l’inverosimile. La vicinanza gli annebbiava la mente. Cosa gli impediva di fare il passo successivo e baciarla ancora non lo capiva. O meglio, di domande se n’era fatte anche troppe.
Primo… che fosse più piccola di un paio di anni, e vista l’età: contava eccome!

Secondo… che lui a breve sarebbe partito per la Germania e trovava tremendamente ingiusto tenerla in stallo così. Insomma bastava guardare Sanae e Tsubasa per vedere come lei stesse soffrendo.
Anche se la storia di quel bacio fosse stata vera… non poteva biasimarla.

E allora perché gli aveva proposto il gelato e continuava ad accompagnarla a casa da più di quindici giorni? Perché era un coglione, ecco cos’era! E si era anche accorto che era molto difficile far comandare la ragione sul cuore.

“Mh… abbiamo giurato di non rivelare mai niente a nessuno,” chiosò stringendo il braccio per impedire che si allontanasse.

“Uff, questo cameratismo maschile è davvero odioso.” L’altra mano raggiunse quella stretta al suo braccio chiudendo il cerchio e avvolgendo l’arto di Genzo in una specie di abbraccio.

“Non credo che voi ragazze siate da meno.” La pungolò per vedere la reazione… che non tardò ad arrivare.

“In che senso?” Kumi aveva arrestato l’andatura bloccandosi in mezzo alla strada.

“Io non ci credo che anche voi non abbiate dei segreti o dei pettegolezzi interessanti. Quindi… se tu mi confidi un pettegolezzo femminile io te ne dirò uno maschile, mi sembra un patto equo.”

“Non ti facevo così pettegolo portiere!” scherzò riprendendo a camminare come se nulla fosse accaduto.

Genzo snudò ancora i denti mandandola in fibrillazione.

“Quindi?” insistette perché adorava la sua allegria e il sentirla parlare di qualsiasi cosa. Era così frizzante.

“Devo confessare che anche noi abbiamo un cameratismo femminile alla fine.”

“Allora stasera al gelato parleremo di altro, così non rischiamo di svelare segreti inconfessabili. Siamo arrivati.”

“Grazie ci vediamo dopo allora, ok?” Kumi si sollevò sulle punte e sfiorò con le labbra quella pelle liscia delle guance ancora prive di barba, forse ancora per poco.
Stavano crescendo così in fretta.

“A dopo.” Bisbigliò ancora stordito dal fugace contatto. Neppure si era ben reso conto di cosa fosse accaduto, era successo tutto così in fretta, che la vide scomparire dietro il cancelletto dell’abitazione mentre lo salutava con un gesto della mano. Forse con le guance leggermente rosate, ma il crepuscolo dell’imminente tramonto non gli dava la certezza di quello che stava vedendo. O forse era semplicemente stordito da quanto accaduto, lui avrebbe voluto baciarla e poi alla fine era stata lei a farlo. Anche se… il bacio che Genzo aveva pensato stava su un altro livello. Sicuramente quello successivo.

In quello strano pomeriggio mai si sarebbe immaginato di scoprire così tante cose.

L’adolescenza era così, potevi alternare giorni tutti uguali a giorni esplosivi in cui il cuore viaggiava a mille.

E questo era uno dei giorni in cui l’adrenalina scorreva a fiumi.

Complice un sakè, una scatola, dei biglietti, degli amici deficienti e perché no… Kumi. Ma su questo avrebbe riflettuto a tempo debito, intanto ora doveva solo pensare alla serata e al gelato. Alla Germania avrebbe pensato dopo, magari consigliandosi con lei.

 

 

Angoletto dell’autrice
Prima di tutto.
Ringrazio la mamma Mel (Melanto) per avermi prestato i suoi adorati Cherubini (Yuzo e Mamoru). (Sadica ci manchi nel fandom sappilo!)
E anche Giuky80, la mia betuzza, per l’utilizzo della sua coppia preferita (Jun e Hikaru).
Come nasce? Allora, Inferno Azzurro è nata senza titolo. Il titolo fu suggerito nel corso della storia dai vari lettori. A chi avesse trovato il titolo più carino avevo promesso una shot. Quindi Khrenek ecco quanto promesso
😊. Scusa per il mostruoso ritardo.

Ora…
Parliamone.
Questa shot doveva fermarsi al bacio tra Jun e Hikaru ma poi la mia beta ha iniziato… eh ma la vuoi troncare così, ma non sta bene ecc… ecc…
E perché io volevo troncarla così secondo voi? Ovviamente perché sapevo che se avessi proseguito poi andavo a cacciarmi in un ginepraio.
E… signori e signore ecco a voi il ginepraio, ora dovrò fare un long corale.
Tutta colpa della mia betuzza che onestamente vorrei menare, ma abita troppo lontano (per sua fortuna eh).

Ricordate sempre che proseguire le shot è IL MALE ASSOLUTO.

Segnare, segnare, segnare a caratteri cubitali.

Ah, e non chiedetemi chi ha baciato Sanae perché non lo so. Giuro!

Quindi riassumendo, finiamo Vite Parallele, poi ho pronta un’altra long molto violenta. Dovrebbe intitolarsi Ombre dal passato, ma la mia beta deve ancora leggere il tutto e dirmi se va bene e tutto fila… e, dopo la fine della pubblicazione della storia noir, si affronterà questa benedetta corale che inizierò a scrivere nei prossimi giorni. Insomma un inverno caldo, ecco.

A presto.
Sanae77

   
 
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