Epilogo
Quattro anni dopo
Genzo controlla
il navigatore, mancano pochi
minuti e giungerà a destinazione. Karl gli aveva inviato un
messaggio con
l’indirizzo esatto e un breve commento ‘Quando
arrivi capirai di essere nel
posto giusto’.
Mette la
freccia, esce dall’autostrada e si
sposta sulla 431 in direzione ovest, destinazione Blankenese. Prosegue
lungo la
strada verso il grazioso e caratteristico quartiere residenziale affacciato
sul fiume Elba, a
mano a mano che si avvicina nota sui marciapiedi parecchie persone a
spasso:
chi con il cane, qualche runner, parecchi bimbi nei passeggini.
È un quartiere
da cartolina, sulle colline, molto verde e punteggiato da eleganti case
bianche,
non è stupito dalla scelta dell’amico che pochi
anni prima aveva dichiarato che
avrebbe cambiato vita.
Poco
più avanti la vede: la villa degli
Schneider è al numero quarantasette. Accosta e fa partire la
chiamata.
G.
“Sono qui.”
K.
“Entra con la macchina, segui il vialetto.”
Il cancello si
apre, guida con lentezza verso
l’interno. Attraversa parte del giardino, raggiunge
l’ingresso della casa e
spegne il motore. Scende dall’auto, si sgranchisce le gambe.
Si stiracchia e
quando posa lo sguardo verso l’ingresso vede Karl appoggiato
al muro, gli va
subito incontro. Una pacca sulla spalla e un abbraccio, lo accoglie con
un
sorriso.
«Ciao!
Finalmente sei arrivato!»
«Karl…
Come stai?»
«Alla
grande. Vedo bene anche te! Come te la
stai passando?»
Vengono
raggiunti da un Weimaraner che non
appena aveva intravisto uno sconosciuto si era messo
all’erta. Il cane abbaia,
Karl lo richiama e quello si avvicina al padrone scodinzolando.
«Non
c’è male… Ma questa bestia?»
Genzo si fa
annusare la mano, poi gratta
l’animale dietro le orecchie.
«Lui
è Ludwig, vive qui con noi dall’anno
scorso.»
Raccoglie da
terra un bastoncino, glielo
lancia. Il cane segue la traiettoria con lo sguardo e scatta fulmineo.
«Dopo
lo portiamo a fare un passeggiata,
adesso entriamo... C’è almeno una delle mie donne
che non vede l’ora di stare
in tua compagnia, è da tre ore che domanda in continuazione
notizie del tuo
arrivo.»
Genzo ride.
«Non
voglio farla aspettare un minuto di più.»
Karl fa strada,
l’altro lo segue. La villa è
frutto di una ristrutturazione recente ma ha mantenuto il fascino
originario degli
anni Trenta del secolo scorso. I pavimenti in legno massello a
contrasto con il
candore delle pareti, l’arredamento sobrio e tradizionale.
Oltrepassano l’atrio
dell’ingresso e svoltano a destra, lì nel salotto
Katrin sta giocando con
alcune bambole. Quando li sente sopraggiungere si alza subito in piedi
e corre
loro incontro.
«Zio
Gen!»
Lui si abbassa e
spalanca le braccia, la
bambina gli corre incontro e si tuffa su di lui.
«Ehi,
che super benvenuto!» le fa un buffetto
sulla guancia, lei gli sorride radiosa «Ciao principessa!
Come stai?»
Katrin si mette
le mani dietro la schiena,
tutto ad un tratto intimidita e imbarazzata dalla sua stessa esuberanza.
«Bene...»
Genzo le sorride.
«Stavi
giocando con le bambole?»
«Sì.
Vuoi vederle?»
«Certo!»
Si siede sul
pavimento, in quel momento li
raggiunge Lena.
«Ehi,
ciao Genzo! Benarrivato!»
«Ciao,
Lena!» si volta a guardarla e resta a
bocca aperta «Accidenti, ma che sorpresa è
questa?»
Lancia
un’occhiataccia a Karl che risponde con
un ghigno.
«Sì,
sono stato io...»
Lena scoppia a
ridere.
«Wow!
Congratulazioni… Quanto manca?»
«Ancora
cinque mesi… ma la pancia si vede già tantissimo
stavolta!»
«Karl…»
scuote la testa «Sei pessimo. Potevi
anche dirmelo, no? Non sarei venuto con regali solo per la principessa
e per Max,
accidenti a te!»
Lena prende
posto sul divano, accavalla le
gambe.
«Ma
figurati, non devi farti problemi!
Volevamo fare una sorpresa!»
«A
proposito, dov’è Maximilian? Non lo vedo da
una vita, chissà quanto è
cresciuto…»
«Sta
dormendo, devi aspettare ancora un po’…»
Una manina lo
tira per la manica della maglia.
«Zio
Genzo, adesso vuoi giocare con me?» gli
domanda seria.
E poi, a bassa
voce «Non gioco mai con Max, è
troppo piccolo e rompe tutto…»
La tata
è arrivata un’ora dopo, si occupa
della merenda dei bambini permettendo agli adulti di chiacchierare in
tranquillità.
Si sono
accomodati al tavolo in giardino,
sotto il pergolato, la cameriera ha servito succhi di frutta e biscotti
fatti
in casa, Lena se ne porta uno alla bocca.
Genzo lancia
qualche occhiata qua e là.
«La
vista è stupenda…»
Karl sorride.
«Mi
sono innamorato di questa casa non appena ci
ho messo piede. Avevo capito fin da subito che avrei voluto vivere qui
con la
mia famiglia.»
Si guardano
negli occhi.
«Me lo
ricordo come se fosse ieri quando mi
hai detto che volevi cambiare vita, sai?»
«Me lo
ricordo pure io. Eravamo appena usciti
dalla faccenda di Helmut Meier…» riportare alla
memoria quei ricordi risulta
ancora sgradevole, Karl si massaggia la fronte «E io non
vedevo l’ora di
mettere una pietra sopra a tutto quanto.»
«Già.
C’era stato lo zampino di Jens Krone,
vero?»
Interviene Lena.
«Sì,
era stato l’avvocato che ci avevi
raccomandato tu a risalire a lui… E a scoprire gli
intrallazzi. Helmut Meier ci
ha perso la reputazione, e ben gli sta, si è scavato la
fossa da solo. Non ha
più lavorato nei giri che contano, non dopo la sentenza del
tribunale.»
«Mi
sembra di ricordare che avesse patteggiato.»
«Sì.
Si è poi scusato pubblicamente e ha
pagato un indennizzo a Karl e a Matilda, noi non abbiamo voluto i soldi
del
danno di immagine, sono stati dati in beneficenza.»
«Li ho
usati per finanziare parte della mia Fondazione.»
Genzo sorride.
«Beh,
è consolante sapere che hanno
contribuito a qualcosa di buono.»
«Già.
La Fondazione mi sta dando tantissime
soddisfazioni, adesso che avrò più tempo libero
mi potrò impegnare anche in
prima persona…»
Lena gli lancia
uno sguardo amorevole.
«L’ho
sentita quella punta di malinconia…»
Karl sospira.
«Per
forza. Mi sono svegliato una mattina e mi
sono accorto di stare per compiere trentasette anni. Così,
all’improvviso.»
Lei gli scocca
un bacio sulla guancia
accarezzandogli la schiena.
«Sì,
però nel frattempo hai vinto tutto.»
Sorride ancora.
Poi annuisce.
«Beh,
da domani comincia una nuova avventura!»
si alza, si avvicina a Genzo e gli stringe un braccio «E il
fatto che tu sia
arrivato in tempo per la mia festa mi riempie di gioia. Tra poco
arriveranno
anche Hermann e Nadine. Naturalmente tu ti fermi a dormire qui, vero?
Ho già
fatto preparare la tua camera apposta, al secondo piano. Hai il tuo
bagno, e
Katrin che allieterà le tue giornate da mattina a
sera… Attenzione, è una tipa
mattiniera, alle sette di solito è già
operativa.»
Genzo ridacchia.
«Veramente
pensavo di stare in centro, avevo
preso una camera al Fairmont… Però
l’idea di giocare con Katrin è piuttosto
allettante…»
Lena sorride.
«Ma
sì, fermati! Ultimamente ci vediamo così
poco…»
«Bene,
è deciso.» dichiara Karl «Io mi
allontano per un momento, devo fare una telefonata a Peter per la
conferma dell’orario.
Vi raggiungo subito.»
Genzo e Lena
rimangono soli.
«E
così avete costruito qui il vostro nido,
sembra un paradiso…»
«Già.
Sono stati quattro anni piuttosto
intensi…»
«Direi!
Il matrimonio, un altro figlio, e
intanto due Bundesliga, una Champions League, una Supercoppa UEFA
e una Coppa del Mondo
per Club. Gli Europei… Karl era in uno stato di grazia
perenne. E poi il
trasferimento qui. E ancora un bambino in arrivo. O bambina?»
«Non lo sappiamo.
Abbiamo deciso di non voler conoscere il
sesso in anticipo.»
«Ah.»
«E comunque hai
elencato gli innumerevoli successi di mio
marito, e i tuoi, ma ho fatto qualcosa anch’io, sai?»
Genzo alza le
mani.
«Non lo metto in
dubbio, ma di sicuro non li conosco tutti.»
Lena sorride tra
sé e
pensa alla laurea, alle sfilate di New York che si erano aggiunte
regolarmente negli
ultimi anni oltre a Milano e Parigi. Le decine di campagne per Ralph
Lauren,
Burberry, Chanel, Armani, Missoni, Dolce & Gabbana, Tom Ford e
Dior. I
servizi su Vogue, le tante copertine sulle edizioni USA, Italia, Cina,
Giappone,
Francia e Germania.
Si stringe nelle
spalle.
«Diciamo che mi
sono tolta parecchie soddisfazioni. E arrivata
a ventisette anni ho chiuso con il botto. E con il secondo pancione,
avevo
sfilato per Comme des Garçon incinta di
sette mesi.»
Lui la guarda
intensamente.
«Com’è
andata?»
«È
andata bene.» annuisce «La seconda volta
è
andata bene. Sapevo cosa mi aspettava, lo sapevamo tutti e due. Karl mi
è
sempre stato vicino… Sai che ho insistito e sono riuscita a
fare un parto
naturale? E lui era lì con me, non mi ha mai lasciata
sola.»
Genzo ora
è perplesso, Lena ride.
«Lascia
perdere… Diciamo solo che è andata
molto bene. E che tu sei davvero carino a domandarmelo.»
«E adesso che
programmi hai?»
«Adesso
cercheremo di goderci i bambini il più possibile…
Per
il momento ho un podcast tutto mio che parla di quello che
c’è dietro le quinte
delle vite patinate in vetrina su Instagram, non lo sapevi?» gli
fa un occhiolino «Karl all’inizio era un
po’ scettico, ma si è dovuto ricredere.»
La ascolta con
interesse.
«Adoro la mia
vita qui… Sono consapevole dei miei privilegi. E
sono una persona felice e realizzata. Pensa che avevo ricominciato
anche a fare
equitazione prima di rimanere di nuovo incinta, voglio riprendere
quando potrò.
Karl l’anno scorso mi ha regalato Tallulah, la mia cavalla
che adesso mi sta
aspettando... E poi ci vediamo spesso con Hermann, io e Nadine siamo
diventate
amiche, frequentiamo la stessa palestra, giochiamo – oddio,
giocavamo – a
tennis insieme.»
Lena distoglie
lo sguardo e sembra fermarsi ad
ammirare quello che la circonda, ma è solo un momento, poi i
suoi occhi fissano
quelli di Genzo.
«E tu,
invece? Come vanno le cose?»
Lui distoglie
istintivamente lo sguardo e fa
un mezzo sorriso.
«Vanno.
La mia vita privata è top secret, e
finché resta così va bene. Ho davanti a me ancora
un anno in squadra, tra poco dovrò
prendere qualche decisione importante.»
Lei gli prende
le mani tra le sue.
«Ehi.
Ti vogliamo bene, lo sai? Tutti noi.
Karl senza ombra di dubbio, e anche i bambini. Ma ti voglio bene
anch’io,
ricordatelo. Casa nostra è sempre aperta per te.»
«Così
mi fai sentire a disagio.»
Lei sorride
scuotendo la testa, lo lascia
andare e si appoggia allo schienale.
«Lo so
che è difficile, e che tu sei un
bravissimo equilibrista. Ma quello che ci tengo a dirti è
che qui puoi
rilassarti. Potevi anche non presentarti da solo!»
«È
meglio così. Per ora è ancora meglio
così…»
Sopraggiunge
Karl alle
spalle di Lena, la abbraccia.
«Sono io quello
che adesso potrebbe entrare davvero in crisi,
Gen… Ho smesso di giocare sul serio, stasera ci
sarà la festa in mio onore.» torna a
sedersi, li scruta prima una e poi l’altro «È
difficile dire addio e chiudere certi
capitoli.»
Lei lo guarda
con aria complice.
«Beh,
troverò qualche altro
obiettivo.»
«Non hai mai
pensato di allenare?»
«Come mio padre?
Non so, non sono sicuro che potrebbe essere
la mia strada. Non basta essere stato un buon giocatore per diventare
un ottimo
allenatore, lo sai anche tu. E io non mi accontenterei mai di essere
mediocre,
in nessun campo.»
Prende fiato,
una
farfalla si posa proprio sul suo bicchiere.
«Vi
dirò, in fondo mi prendo volentieri un paio di anni di
pausa dal calcio, poi ci penserò sul serio. Devo solo
abituarmi all’idea.
Mantenermi in forma, o mia moglie ha già minacciato
ritorsioni…» ridacchia «Ma soprattutto
godermi loro quattro.
Katrin quest’autunno compie già sei anni, Max ne
ha fatti due il mese scorso. Il
terzo, o terza, arriverà all’inizio di
ottobre… Lo so bene come corre il tempo.
Corre indifferente alla nostra nostalgia, e io non voglio
più rimpianti.» sbatte le
palpebre, emozionato «Nessun rimpianto.»
Torna a guardare
Lena negli occhi, ci trova
tutto l’amore del mondo.
NdA
Eccomi qui.
Come prima cosa
ringrazio
tutti coloro che hanno letto e dato una possibilità a questa
fanfiction. Spero
che la lettura sia stata piacevole e abbia rappresentato quel momento
di svago e
di viaggio con la fantasia così come era nella mia testa.
Saluto qui la
coppia Karl
& Lena nella serie Winners & Losers, voglio che la loro
storia finisca così.
Felici e contenti, con tre figli, un cane, una cavalla e tanta voglia
di vivere
tenendosi per mano. Modella e calciatore, bellissimi, biondi, ricchi,
bravi e
famosi, potrebbero essere detestabili, io li amo da morire. E dopo
averli
torturati, fatti penare e averli spinti oltre la decenza in
più episodi nelle
storie precedenti mi congedo regalando loro l’happy ending
più mieloso
possibile.
(Potrebbero
però tornare
come protagonisti di una raccolta di missing moments legati alla loro
storia, chissà,
scriverò secondo il mio umore!)
La serie invece
non è conclusa,
manca ancora un ultimo tassello per chiudere il discorso. Ci sono
ancora spunti
da elaborare, qualcuno è stato lanciato proprio qui, altri
li si trova in TRE. Forse,
arriverà anche la storia di Genzo. Aggiungo
“forse” perché (chi mi conosce lo
sa) non mi riesce spontaneo né semplice scrivere di lui, e
ancora più
complicato è scrivere di lui in quella veste che ho
immaginato.
D’altra
parte, beh, voglio
troppo bene a certi personaggi per voltar loro le spalle, per cui penso
proprio
che non li abbandonerò ma continuerò a scrivere
calandoli in altri contesti.
Ripulendoli da quanto ho raccontato fino a questo punto, rendendoli
protagonisti di altre storie… Chissà!
Per ora mi godo
quella
nostalgia che mi assale quando metto la spunta su
“completa”, stavolta è scesa
una lacrima.
Ringrazio tutte
voi che mi
avete dedicato del tempo, recensendo o commentando, chi
c’è stata sempre e chi
quando ha potuto. E, infine, devo esprimere riconoscenza in particolare
a
aelfgifu, perché è stata colei che ha scatenato
la mia creatività regalando a
questo fandom una versione di Karl-Heinz Schneider da amare, e che con
le sue
parole mi ha indirettamente spinta a fare il possibile per rendergli
giustizia.
Questa storia d’amore è il mio tributo al
“nostro” KHS.
Soundtrack
Verdena,
Luna
Pixie,
Where is my mind?
Lana
Del Rey, Summertime sadness
Passenger,
Let her go
Rage
Against The Machine, Killing In The Name
Mr.
Kitty, After Dark
Beck,
Loser
Placebo,
Blind
Muse,
Madness
System
Of A Down, Lonely Day
Muse,
Falling away with you
Bryan
Adams, (Everything I Do) I Do It For You
Hole,
Dying
Beyoncé,
Halo