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Autore: Elizabeth_3rd    29/11/2023    5 recensioni
[Tomarry - Sloooow burn - What if - Rewrite dal secondo libro in poi]
Per una serie casuale di eventi, Harry entra in possesso del diario di Tom Riddle prima che Ginny scopra di averlo ottenuto, e inizia a scrivere i suoi pensieri e i suoi sfoghi. Il Tom sedicenne, intrappolato nel diario da cinquant'anni senza sapere minimamente il tempo che è passato, pensa sia l'occasione perfetta per possedere l'ignaro ragazzino e concludere la sua missione di liberare Hogwarts dai nati babbani, ma qualcosa in Harry Potter lo colpisce più profondamente di quanto si sarebbe aspettato. Le loro due anime sembrano chiamarsi l'una all'altra, come se fossero connesse.
Insomma, praticamente il diario Tom diventa il confidente di Harry (e poi suo amico, e poi... ehhhh) e si affrontano tutti gli anni tranne il primo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Tom O. Riddle | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Quidditch e mancanze 

 

Sì, è vero che Tom aveva sperato che Harry non gli scrivesse per un po’, dopo le domande scomode sulla camera, ma non che smettesse praticamente di scrivergli!

E comunque non era solo irritato per il fatto che Harry gli stava tenendo dei segreti, e gli parlava sempre meno.

C’erano in realtà tantissime cose che lo stavano irritando oltre ogni misura, e alcune di queste cose si contraddicevano anche tra di loro.

Innanzitutto era ovviamente irritato dal fatto che Harry gli stesse tenendo segreti e lo stesse ignorando, perché sentiva che il collegamento tra i due iniziava a farsi traballante, e, senza il collegamento, Tom rischiava di non essere più in grado di aprire la Camera dei Segreti, che era sempre la missione principale.

Ma non era solo a causa della Camera, in realtà.

Perché Tom si era ormai abituato a parlare con Harry ogni giorno, a volte anche piuttosto a lungo.

Si era abituato alle sue domande, alla sua curiosità e ai suoi sfoghi.

E ora che Harry non lo portava neanche in giro, impedendogli di accedere ai suoi occhi e alle sue orecchie, a Tom iniziava a mancare parlare con Harry.

Si sentiva non solo annoiato, ma abbandonato, in qualche modo.

Perché aveva bisogno di Harry.

Dipendeva da Harry.

Ed era forse questa sensazione la cosa che più detestava.

Lui era Lord Voldemort, lui non dipendeva da niente e da nessuno oltre che sé stesso.

Eppure tutta la sua vita in quel momento era in mano a Harry.

E non poteva farne a meno.

Perché il collegamento non serviva solo ad aprire la camera dei segreti, ma serviva anche a farlo sentire vivo, umano, esistente per davvero.

E quando Harry non gli dava attenzione si sentiva molto meno reale.

Ed era combattuto e confuso sui suoi sentimenti. E quando Tom era confuso e combattuto, solitamente ignorava tali sentimenti e li sostituiva con la rabbia, l’irritazione, il comportamento manipolatorio e passivo-aggressivo.

Più passivo-aggressivo che manipolatorio.

Aveva cercato di essere gentile con Harry, come sempre.

Ma un po’ del suo veleno interiore era uscito fuori, senza che Tom potesse trattenerlo.

Ed era un rischio enorme per la missione.

Anche se un lato di Tom sperava quasi, molto molto in fondo, che Harry smettesse di scrivergli.

Perché sarebbe stata la prova che Tom aveva ragione su di lui.

Insomma, se Harry abbandonava Tom solo perché una volta si era dimostrato vagamente sgradevole, avrebbe dimostrato che Tom aveva fatto benissimo a controllarlo per i suoi scopi. Tante chiacchiere sull’essere una brava persona e un bravo Grifondoro, e abbandonava Tom al primo litigio?! Stupido ragazzino viziato!

Però, allo stesso tempo, l’idea di essere abbandonato da Harry, per quanto infuriante, era anche terrorizzante.

Senza Harry, Tom che fine avrebbe fatto?!

Il collegamento si sarebbe spezzato? Tom sarebbe tornato nel vuoto? Senza vedere, sentire e provare nulla? 

Ora che aveva avuto un assaggio della vita, Tom non poteva tornare ad essere solo un diario.

E come avete potuto appurare dal capitolo di Halloween, quando Tom era nervoso e si sentiva in qualche modo combattuto, faceva casini e agiva d’impulso, pertanto aveva ordinato al basilisco di attaccare qualcuno dopo la partita di Quidditch.

Non era così arrabbiato da non far giocare Harry, ma era abbastanza irritato da voler distrarre l’attenzione dalla partita per concentrarla tutta su di lui.

Però, a differenza che a Halloween, aveva imparato la lezione, e si era assicurato con il basilisco di uccidere un essere umano, questa volta.

Anzi, non ucciderlo.

Tom non aveva esitazioni ad uccidere, in realtà, ma visto che la volta prima il basilisco lo aveva deluso andando a colpire un semplice gatto, e adesso lui non si trovava esattamente nelle condizioni di designare delle vittime appropriate, aveva dato ordine al basilisco di colpire per pietrificare, quindi di non guardare direttamente le persone, ma assicurarsi che la vittima lo guardasse tramite riflesso.

Il gatto era stato pietrificato, dopotutto, quindi sarebbe stato chiaro che fosse un’altra vittima dell’erede di Serpeverde, ma almeno Tom non rischiava di colpire per sbaglio un purosangue o Harry stesso (o Ron o Hermione) perché il suo serpentone gigante e assassino era completamente incompetente.

Ovviamente non lo faceva per qualche rimorso, o altro.

Semplicemente non voleva scatenare vittime inutili e non in linea con il suo nobile scopo.

E poi chissà, se spaventava e basta, potevano comunque cacciare tutti i sanguesporco per sicurezza e l’obiettivo si sarebbe raggiunto con anche maggiore facilità.

In ogni caso, Tom non voleva affidare la morte di qualcuno al basilisco, sapeva benissimo quanto potesse essere incapace, anche se ce la metteva tutta.

E finché non riusciva a possedere Harry abbastanza da guidare il suo animaletto gigante, era il caso di pietrificare e basta.

Per sicurezza.

Sì.

Non per altro.

Tom si sentiva decisamente strano.

E solo.

E vuoto.

E Harry era alla partita in quel momento, sicuramente, e non gli aveva neanche dato il buongiorno.

Né lo aveva portato con lui.

Meglio così! Hmpf! Harry era inutile!

…non era meglio così.

Ugh, perché doveva sentirsi in quel modo?!

Tom scosse la sua metaforica testa che non aveva, deciso a non farsi controllare da Harry.

Era un controllo a senso unico, e il senso era di Tom verso Harry.

Quindi doveva fare un respiro profondo, aspettare il suo ritorno, e cercare di riportarlo dalla sua parte, scusandosi con tranquillità del suo comportamento poco consono della sera prima, e sperando di recuperare il rapporto.

Ogni parola sarebbe stata finta, una maschera per convincere Harry a fidarsi nuovamente di lui.

…anche se le maschere non funzionavano granché, con quel ragazzo.

Vabbè, l’importante era ritornare a parlare con Harry, in un modo o nell’altro.

Per la missione.

 

A meno che la partita non fosse durata almeno dodici ore, a questo punto Harry sarebbe dovuto essere già tornato.

Era passato parecchio da quella mattina… giusto?

Tom non era sicuro di discernere ancora bene il tempo che passava, ma sembravano passate ore.

E Harry non si stava avvicinando.

Lo sapeva perché quando Harry si avvicinava Tom sentiva il collegamento, ma al momento era debole, quasi inesistente, e ciò significava che Harry era lontano.

Era come se il mondo fosse in bianco e nero.

Anzi, solo in nero.

Un enorme nero vuoto e incolmabile.

Dov’era Harry?!

Perché non tornava?

Era successo qualcosa alla partita?

No, probabilmente no.

Sicuramente i Grifondoro avevano vinto e Harry stava festeggiando con una burrobirra o qualcosa del genere.

…era abbastanza grande per andare a Hogsmeade?

No, no, era solo al secondo anno e si andava a Hogsmeade dal terzo.

Forse stava festeggiando in sala comune, o in sala grande, o in cortile, o da qualsiasi altra parte che lo tenesse lontano da Tom.

Chissà se il basilisco aveva già attaccato.

Oh, magari non stava tornando perché i professori stavano interrogando tutti riguardo all’attacco di Tom.

Ah! Quindi era riuscito nell’intento.

…ma non voleva che l’attacco impedisse a Harry di tornare.

A Tom l’oscurità iniziava a sembrare piuttosto avvolgente.

E asfissiante.

Il filo che lo collegava a Harry sembrava anche molto più sottile del solito.

Quasi trasparente.

Harry?

…Harry, dove sei?

 

Tom non si era reso conto di quanto fosse orribile essere un diario, fino a quel momento.

Erano passati due giorni da quando Harry gli aveva scritto per l’ultima volta. Due giorni dal primo e probabilmente ultimo litigio che avevano avuto, e Tom si sentiva ogni secondo di più come se la sua coscienza iniziasse a svanire.

Come se il suo corpo, che non aveva, lo stesse portando sempre più vicino ad addormentarsi contro la sua volontà.

Non riusciva più a vedere, non riusciva più a sentire, e non avvertiva più il filo che lo collegava a Harry.

Harry non si era avvicinato, in quei due giorni, o forse semplicemente Tom non lo aveva notato.

Non era neanche del tutto sicuro che fossero passati due giorni, perché poteva benissimo essere un mese, dato che non riusciva più a capire il tempo che passava.

C’era solo il nero.

Il vuoto.

Il nulla.

Forse Harry l’aveva buttato da qualche parte.

Aveva deciso che la personalità sgradevole che aveva intravisto dietro la maschera perfetta di Tom, durante il loro litigio, fosse troppo orribile per perderci ancora tempo.

Forse Tom gli ricordava Malfoy, forse ora lo odiava e basta.

Tom non provava molte emozioni al riguardo, neanche rabbia o tristezza.

Perché era come se le emozioni gli stessero sfuggendo, tutte quante, sostituite solo da una apatia asfissiante.

Non che Tom non stesse lottando, per tenerle ancorate a sé.

Voleva arrabbiarsi con Harry.

Voleva odiare i sanguesporco.

Voleva indignarsi con Silente.

Ma la verità era che voleva anche sentire quel calore che aveva provato mentre parlava con Harry.

Quel senso di tenerezza che aveva solo sfiorato, un paio di volte, e che aveva poi seppellito in fondo, ma mai cancellato del tutto.

E ora che gli stava venendo strappato via, gli mancava.

Gli mancava Harry.

Se c’era una cosa che Lord Voldemort odiava, era dipendere da qualcuno o qualcosa.

Aveva creato gli Horcrux proprio per quello, per avere sempre sé stesso su cui contare per non morire mai.

Non aveva mai avuto amici, solo seguaci.

Era stato abbandonato da ogni persona che gli fosse mai stata vicina. Il suo stesso padre lo aveva abbandonato prima ancora che Tom nascesse, figuriamoci.

Solo perché aveva scoperto che sua madre, la sua debole madre, che non lo aveva mai neanche tenuto in braccio, fosse una strega.

E ora anche Harry se n’era andato.

E Tom avrebbe solo dovuto pensare che era meglio così, perché Harry non era alla sua altezza.

Meglio soli che male accompagnati.

Meglio il vuoto che dipendere da qualcuno.

Meglio essere apatici che avere debolezze.

Ma in quel momento, mentre perdeva la consapevolezza di essere effettivamente esistente, e la coscienza di sé, provando ad aggrapparsi con tutte le sue forze alla vita che da dentro il diario non poteva considerare tale, Tom avrebbe rinunciato a tutto pur di sentire nuovamente la penna scrivere.

Odiava dipendere da qualcuno, ma aveva bisogno di Harry!

Aveva davvero bisogno di lui! 

E non solo per la missione, ma per sé stesso.

Non poteva vivere se non c’era Harry.

Poteva solo sopravvivere.

E pregava, con tutto il cuore, che Harry sarebbe tornato presto, prima di perdersi del tutto.

Tom si sarebbe scusato, sarebbe stato il diario perfetto, non si sarebbe mai più lamentato.

Ma Harry doveva tornare!

Tom voleva vedere e sentire di nuovo.

Voleva provare delle emozioni. Qualsiasi emozione, anche quelle brutte, che erano la maggior parte di quelle che provava solitamente.

Era meglio del vuoto che lo stava reclamando a sé.

Perché si era reso un Horcrux?! 

Era stata une terribile idea!

 

“Tom, non hai idea del disastro che è successo!”

Harry?

Quando gli arrivarono quelle parole, scritte così veloci che era probabile che Harry fosse corso in camera, avesse preso il diario, e avesse scritto senza neanche dare il tempo a Tom di accorgersi della sua presenza per quanto avesse fatto in fretta, per il diario fu come tornare a respirare dopo essere stato per ore intere sotto l’acqua.

Harry era tornato!

…e gli scriveva in tono così normale?

“Tutto bene, Harry?” chiese Tom, molto teso.

Si erano lasciati malissimo e Harry non gli aveva scritto per tantissimo tempo… probabilmente.

Tom non sapeva proprio cosa dire, cosa fare, cosa pensare.

“Non so neanche da dove cominciare! È stato un weekend assurdo! C’è stato un altro attacco, e abbiamo vinto a quidditch, ma sono rimasto ricoverato in infermeria e per sicurezza Madama Chips mi ha tenuto fino ad ora ma sono corso subito a scriverti perché era passato un sacco di tempo e mi dispiaceva lasciarti così ad aspettarmi” Harry scriveva così velocemente che Tom non era del tutto certo di aver capito tutto di quanto scriveva.

Perché non aveva molto senso.

Perché Harry gli stava scrivendo in modo così tranquillo, come se non avessero mai discusso?

E in che senso era stato in infermeria così a lungo?

La parte sull’attacco non lo sorprendeva, ma…

Un momento…

“Sei stato attaccato?!” chiese, sconvolto.

Possibile che il suo basilisco fosse stato così stupido da attaccare Harry stesso?! 

E Harry si era assentato perché era rimasto pietrificato e quindi aveva dovuto aspettare di essere spietrificato prima di tornare in camera?!

Per fortuna che Tom aveva detto solo di pietrificare, altrimenti sarebbe stata la fine!

Solo il pensiero di Harry che veniva ucciso dal basilisco era inconcepibile, per Tom.

Lui aveva bisogno di Harry.

E non voleva che morisse, al momento.

…e probabilmente in generale.

Non era necessario ucciderlo, quindi meglio se non moriva!

“No… beh, sì, circa. È complicato. Durante la partita un bolide mi ha puntato e mi ha inseguito e mi ha rotto un braccio, per questo sono finito in infermeria” spiegò Harry, e Tom riusciva a percepire la sua frustrazione.

Ora che Harry era tornato a scrivergli, riusciva a percepire moltissime cose. Tutte le emozioni che gli gli erano state strappate via erano tornate come se non se ne fossero mai andate, facendolo anche sentire piuttosto patetico nell’averle desiderate con tale disperazione.

Cercò di calmarsi e pensare con logica.

Allora, Harry quindi non era stato attaccato dal basilisco, ed era un sollievo. Ed evidentemente era stato ricoverato in infermeria per via di un braccio rotto, ma…

“Tre giorni in infermeria per un braccio rotto?” chiese, sorpreso e anche un po’ scettico.

Quando lui era a Hogwarts, i bracci rotti venivano curati senza neanche andare in infermeria, bastava un tocco di bacchetta.

Poi si andava in infermeria comunque per sicurezza, ma si stava cinque minuti al massimo.

“Eh, lo so! Io volevo andare dritto da Madama Chips e finirla in cinque minuti, ma quell’idiota di Allock voleva pensarci lui e mi ha fatto sparire tutte le ossa del braccio! Mi sono ricresciute in una notte ma Madama Chips mi ha tenuto due giorni per sicurezza, dato che era comunque il finesettimana e dovevo recuperare meglio l’uso del braccio. Uno strazio!” spiegò Harry, indignandosi e cominciando a sfogarsi riguardo Allock.

“Come è possibile che quell’uomo sia insegnante di difesa contro le arti oscure?! È completamente incompetente!” si indignò Tom, che in quanto aspirante insegnante proprio di quella materia, era sicuro che avrebbe fatto un lavoro decisamente migliore di lui, e invece Silente assumeva tizi del genere!

Bah! 

“Dicono che il posto sia maledetto. Per me è maledetto Allock! Spero che lo licenzino presto!” continuò a lamentarsi Harry, dandogli piena ragione.

“Quindi è per questo che non mi hai scritto per qualche giorno…” osservò Tom, rendendosi finalmente conto che tutta la sua disperazione, la sua paura e la sua sicurezza che Harry l’avesse abbandonato, erano del tutto infondate.

Lo avvolse un sollievo che non credeva di poter fisicamente provare, ma che sembrò riempirlo di calore.

Grazie a Salazar Harry non lo odiava!

Non era ancora stato abbandonato.

Tom non poteva abbassare la guardia, ma si sentiva troppo sollevato, in quel momento, per essere completamente lucido.

“Sì, e mi dispiace tanto! So che ti avevo detto che ti avrei scritto di più ma mi è stato proprio impossibilitato. Avrei voluto chiedere a Ron di portarti, ma mi hai chiesto di essere discreto e ho pensato fosse un po’ meglio aspettare. Sei stato bene questi giorni?” chiese Harry, ed era evidente che fosse mortificato.

Tom avrebbe voluto rispondere in tono passivo aggressivo, qualcosa del tipo “Non posso stare bene, non esisto proprio dato che sono un diario”, oppure in modo eccessivamente cortese “Ovvio, sono sempre a tua disposizione, non devi scrivermi sempre, Harry, non preoccuparti”.

Ma alla fine rispose con la massima sincerità.

Probabilmente non la scelta giusta, ma gli venne spontaneo. Sicuramente colpa del torpore dei giorni precedenti che aveva ancora un po’ addosso, nonostante il ritorno di Harry.

Si era praticamente appena svegliato, doveva carburare un po’, prima di essere al massimo.

“Avevo paura che fossi arrabbiato con me. Mi sei mancato, Harry” ammise, e appena si rese conto di ciò che aveva scritto, cancellò la frase così in fretta che era molto probabile che Harry non fosse riuscito a leggerla tutta.

Tom lo sperò.

Si sentiva patetico, debole e vulnerabile.

Ma Harry, quando voleva, leggeva veloce.

“Sai, mi sei mancato anche tu. E mi dispiace per come ci siamo lasciati, ma non sono arrabbiato con te, per niente! Anzi, mi è piaciuto vedere anche questo lato di te, e capisco che tu possa essere infastidito, qui in questo diario. Mi piace vederti più umano, mi sembra che siamo più vicini” la risposta di Harry lasciò Tom completamente senza parole.

Più vicini?

Più umano?

Perché sentiva questo calore al petto?

Tom si stava sentendo… capito?

Non giudicato?

Accettato?

Harry era molto, molto strano.

“Sei molto maturo per la tua età” scrisse senza neanche pensarci, molto sorpreso dalle parole di Harry.

Lo aveva sempre considerato stupido, ma forse in qualcosa era più bravo di Tom, che in quanto a intelligenza emotiva era sempre stato piuttosto pessimo.

Non lo ammetterà mai neanche sotto tortura, ma è un dato di fatto.

“Grazie! E volevo anche dirti che puoi essere più rilassato quando parli con me. Insomma, come tu non mi giudichi, sappi che non ti giudico neanche io. Quindi puoi dirmi le cose senza problemi, okay? Insomma, a meno che tu non abbia ucciso qualcuno, ma lo trovo improbabile, ahahah” Harry cercò di essere incoraggiante e amichevole, senza avere la minima idea che quella battuta era un po’, come dire…

Insomma, Tom aveva effettivamente ucciso qualcuno, dopotutto.

Beh, almeno sapeva esattamente cosa non era il caso di dire a Harry.

“Lo terrò presente. E tu puoi parlarmi di tutte le volte che infrangi le regole” ricambiò, sperando che il ragazzo lo tenesse più informato circa la sua indagine riguardo alla Camera dei Segreti.

Anche se Tom ancora non capiva perché stesse indagando, dato che aveva solo dodici anni e non era minimamente sua responsabilità occuparsi della questione.

“A proposito di questo, tu eri bravo in pozioni, vero?” chiese Harry, cambiando argomento ma dimostrando che si stava aprendo di più.

“Sì, perché? Bisogno di aiuto con i compiti? Sono disponibile a farti un tema, se vuoi” Tom era ansioso di riprendere in mano foglio e pergamena. Gli mancava fare i compiti.

Probabilmente, ora che Harry era tornato, poteva riprendere l’uso di occhi e orecchie, ma aveva bisogno di concentrarsi, e non poteva farlo mentre scriveva a Harry nel diario. Almeno non con facilità. Quindi avrebbe aspettato la fine di quella conversazione.

“No, no, ma… sai… riguardo all’indagine sulla camera dei segreti, te ne ho parlato, no?” iniziò a spiegare Harry.

Oh, finalmente!

“Non sei sceso in dettagli” Tom si preparò ai gossip. Peccato non avere delle gelatine tutti i gusti da sgranocchiare mentre sentiva le novità.

Non aveva una bocca per mangiarle, ma era un altro discorso.

“Ecco, pensiamo che sia Malfoy, e per interrogarlo abbiamo deciso di fare la pozione polisucco. Purtroppo non sarà pronta prima di Natale, ma è molto urgente, vista la situazione” spiegò Harry, un po’ esitante nello scrivere.

Ohhh, pozione polisucco. Molto ambiziosa come pozione. Tom avrebbe aiutato per quanto possibile, se Harry avesse chiesto, anche se onestamente dubitava che dei ragazzini del secondo anno sarebbero stati capaci di portarla a termine, quindi si preparò ad impedire quantomeno a Harry di assumere la pozione nel caso molto probabile si fosse rivelata mal realizzata e pericolosa. Aveva bisogno di Harry, dopotutto, e non voleva affatto rischiare di separarsi nuovamente da lui. Mai più!

“Che situazione? Mi hai accennato che c’è stato un altro attacco” Tom accantonò però l’informazione, mettendola in un angolo, per concentrarsi su cose più importanti.

L’attacco, infatti, era andato a buon fine?

Qualcuno era stato pietrificato?

Era un sanguesporco?

Un umano?

Quanto doveva temere l’incompetenza del basilisco?

“Sì, Colin Canon. Per fortuna solo pietrificato, ma mi è dispiaciuto tantissimo quando ho scoperto che è stato pietrificato. E Ron mi ha detto che tutti sono ancora più convinti che sono stato io perché mi sono arrabbiato quando ha provato a farmi una foto senza le ossa del braccio. Ma non ce l’avevo con lui, ero arrabbiato con Allock!” spiegò Harry, e si percepiva che fosse sinceramente dispiaciuto.

Certo comunque che Harry aveva sfiga.

Era vero che era il responsabile indiretto, ma Tom non aveva mai cercato di colpire le persone a lui vicine, eppure la prima vittima era stata la gatta dell’uomo che l’aveva punito pochi giorni prima, e la seconda il fanboy con il quale Harry si era arrabbiato proprio quel giorno.

Che sfiga immensa!

“Spero che le voci si fermeranno presto. Sono sicuro che tu non faresti mai niente del genere, e che le persone lo capiranno presto” provò a rassicurarlo, sperando davvero che fosse così.

Non voleva attirare attenzione indesiderata.

“Soprattutto se scopriamo che è stato Malfoy! Forse sta cercando di incastrarmi, o ha colpito Colin perché ha scattato un sacco di foto alla partita, e ha fatto davvero una figuraccia alla partita. Gli sta bene!” Harry iniziò a sfogarsi come non faceva da tanto tempo.

Era stranamente piacevole.

Quasi rilassante.

“Come è andata la partita?” Tom chiese più informazioni.

Non servivano minimamente a nulla per il suo piano, e lui odiava il Quidditch.

Ma Harry era così entusiasta che gli sembrava doveroso chiedere qualche dettaglio in più.

“È stata faticosa! Le scope dei Serpeverde erano molto più veloci, e il bolide che mi inseguiva mi impediva di adocchiare il boccino, e a un certo punto il boccino era proprio accanto a Malfoy, ma lui non se n’è accorto, e per fortuna alla fine io…” Harry iniziò a raccontare con dovizia di dettagli la partita che aveva miracolosamente vinto, e Tom lo lasciò parlare, beandosi delle parole che fluivano attraverso di lui e fortificavano un legame che fino a poco prima aveva creduto sciolto per sempre.

Tom sapeva di non poteva abbassare la guardia, e di dover essere freddo e calcolatore, concentrato sulla sua missione.

Prima o poi Harry lo avrebbe abbandonato, come tutti, e doveva trovare un piano B per non finire mai più nella situazione in cui si era trovato quei giorni.

Ma per il momento, con Harry che sembrava tutt’altro che pronto a gettarlo via, Tom si concesse di rilassarsi per qualche secondo, e provare l’entusiasmo del ragazzo con il quale aveva stretto il legame. 

Era troppo piacevole per abbandonarlo subito.

Harry lo faceva davvero sentire umano.

Più di quanto non si fosse mai sentito, anche prima di diventare un Horcrux.


 

 

 

 

 

 

 

 

(Angolo autrice)

Insomma… Tom ha avuto molte rivelazioni sull’importanza di Harry per lui.

È passato da “Harry è un burattino inutile e sacrificabile da usare per i miei scopi malvagi” a “Harry è ancora un burattino ma non è inutile né sacrificabile e ho bisogno di lui”.

Speriamo che presto arrivi al “Harry è un mio amico e gli voglio bene”, e in futuro anche magari un “Harry è l’amore della mia vita”.

Ci vorrà un po’, ma noi ci speriamo.

Ve l’ho detto da subito che questa fanfiction è molto slow burn, dopotutto.

Comunque Tom inizia davvero ad aprirsi a Harry, e sollevare la sua maschera perfetta per mostrare le sue imperfezioni e i suoi timori.

Di certo aiuta che Harry sia un tenerino empatico ed emotivamente molto maturo.

Anche se è anche un po’ ipocrita, dato che dice che non accetta Tom nel caso fosse un assassino, quando Harry ha due morti sulla coscienza, circa, a soli dodici anni.

Dopotutto è responsabile della “morte” di Voldemort, e soprattutto ha ucciso Raptor, l’anno prima.

Eh! Legittima difesa, ma comunque omicidio.

Tralasciamo…

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Spero si pubblicare presto il prossimo ^^

   
 
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