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Autore: Cladzky    29/11/2023    1 recensioni
Una collezione di sogni di una persona che ha paura di dimenticarli svelano la sua personalità.
Genere: Angst, Commedia, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sognato qualcosa molto tempo fa.

Eravamo in montagna, un piccolo paese degli Appennini chiamato Pratopiano, frazione di Palanzano. Conosco il posto perché ci ho trascorso molte estati quando i miei affittavano la canonica come luogo di villeggiatura. Fu proprio in quel periodo infantile, circa il 2008, che feci quel sogno.

Eravamo in un luogo preciso, il campo dietro la chiesa, che d’estate viene fatto crescere per poterci fare poi i balloni. Qui, spontaneamente, crescono viole e ginestre e la temperatura, all’epoca, scendeva abbastanza di notte che la mattina dopo si formava la rugiada.

Dicevo che eravamo in questo campo, non solo io ma tutta la mia famiglia e cavalcavamo caprioli, gli stessi bellissimi animali che in realtà potevo ammirare solo col binocolo al limitare dei boschi. E nessuno di noi trovava meravigliosa la cosa fuorchè io, che rimiravo lo spettacolo da sopra il mio capriolo personale. Li domavamo senza selle o redini, montandolii in groppa a pelo e questi, come se non sentissero il nostro peso, saltavano in giro senza disarcionarci. Quand’ecco che, allontanatomi vicino agli alberi, fa capolino nella radura un grosso bestione, un rettile coperto di pelle verdognola, dinosauresco, di dimensioni non dissimili da quelle di un rinoceronte. Aveva zampe colonnari, un dorso a punta che saliva dietro il collo e scendeva nella coda e la testa era equina a vedersi, con un tubo dietro la nuca, come quello di un parasaurolofo. Lo pseudodinosauro non mi era nuovo. Smontai dal mio capriolo che lasciai lì incustodito e salì sulla nuova bestia e questa non fece obiezioni. Non era tanto comodo star seduti su una cavalcatura dalla schiena a punta, ma la spronai e questa partì. Attraversai il campo al galoppo sentendo i fiori graffiarmi le caviglie e la rugiada bagnarmele. Giunsi appena dietro la chiesa, dove termina il campo in una collinetta e vidi mio padre e suo padre che guardavano il campo dove cavalcavamo tutti. Gli sfilai davanti mostrando il mio nuovo destriero e i due furono sorpresi. Mio padre lo riconobbe e disse precisamente “Quello è un pirlaten: un incrocio fra un dinosauro e un pirla.”

Il sogno virò in una visione a volo d’uccello e vidi la canonica dove nel parcheggio era costruito un recinto per i nostri bei caprioli. Sentii la mia voce e mi dissi da solo “Questo è un sogno, i pirlaten non esistono” e mi rattristai molto. Quando mi svegliai fui ancora più triste al rendermi conto che non possedevamo neppure dei caprioli da cavalcare.
   
 
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