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Autore: niny95    01/12/2023    8 recensioni
Sono passati 16 anni dal lancio del Sortilegio Buono. Nei Reami Uniti la vita scorre tranquilla. 
Hope Jones ha 16 anni e nella sua vita gli unici problemi sono causati dalle verifiche e dai ragazzi.
Ma la sparizione di alcuni ragazzini mina la serenità dei Reami Uniti.
Quando improvvisamente anche Emily Mills, figlia della Evil Queen e Wish Robin, subisce la medesima sorte Hope e i suoi amici vanno alla sua ricerca.
Chi è che sta rapendo i ragazzini? Riuscirà la Next Generation a salvare Emily? E che ne è degli eroi che tutti conosciamo?
Dal testo:
La ragazza annuì con noncuranza «Credo che … dovremmo occuparcene noi.»
«Occuparcene noi?» Cole inarcò nuovamente un sopracciglio, mettendo ben in evidenza il neo sotto l'occhio destro «Di cosa stai parlando?»
Hope sospirò, come se quella conversazione le costasse più fatica di quando volesse ammettere «Delle sparizioni-» disse poi si corresse velocemente «Della sparizione di Emily.»
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Anastasia Tremaine, Emma Swan, Hope Jones, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Next Generation'
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Capitolo 3
  
Di preoccupazioni più o meno gravi   
  
Era passata una settimana da quando Cole aveva accettato la proposta di Kate. Inizialmente il ragazzo era stato molto reticente, ma Kate aveva esposto il suo piano in maniera così convincente e forse la ragazza aveva pure premuto i pulsanti giusti, perché nonostante a Cole l’idea inizialmente non facesse impazzire si era comunque ritrovato ad accettare. E poi se doveva essere totalmente sincero, l’idea che Hope potesse non solo accettare quello che provava ma addirittura ricambiarlo aveva acceso in lui un fuocherello speranzoso.     
Ovviamente, come ci si poteva aspettare, la notizia che lui e Kate stavano insieme non ci aveva messo molto a viaggiare e adesso probabilmente non c’era un'anima, alla Storybrooke High School, che non sapesse la novità.     
In quel momento si trovava nell’aula di Storia dell’arte, Cole aveva l’abitudine di arrivare in aula sempre prima dei professori: in questo modo aveva il tempo di ripassare se serviva o di scambiare quattro chiacchiere con gli amici, ed era quello che stava facendo al fianco di Eugène Fitzherbert e Kyle Williams due dei suoi più cari amici.     
«Devo dire, amico, che quando ho sentito che stavi uscendo con Kate pensavo fosse una frottola!» stava dicendo Eugène muovendo animatamente le mani.  «Già, anch’io! Chi si sarebbe mai aspettato che avresti iniziato a uscire con qualcuno che non fosse Hope Jones?» aggiunse Kyle, dando una gomitata a Cole. Il biondino sospirò, ma possibile che tutti, nessuno escluso, avessero capito quello che provava per Hope? Eppure, era stato così attento! «Non vedo quale sia il problema.» disse sulla difensiva, forse anche troppo rifletté, sfiorando lievemente il neo sotto l’occhio destro.     
«Ehi, non ti stiamo mica giudicando!» esclamò Eugène.     
«Già, oltretutto Kate è una bella ragazza! Eravamo solo convinti che fossi stracotto di Hope» continuò Kyle.     
Cole era abituato ai modi un po’ esuberanti dei due amici, come per esempio l’abitudine di finirsi le frasi a vicenda e non mancava mai di prenderli un po’ che giro, cosa che effettivamente fece cambiando argomento «Dite un po’, ma voi non la finite mai di completarvi le frasi a vicenda? Sembrate una vecchia coppia sposata!»     
Kyle e Eugène si scambiarono un'occhiata e quando i loro occhi — rispettivamente blu e castani — incontrarono quelli di Cole, non riuscirono a reprimere una risata. Il ragazzo scosse la testa, l'ombra di un sorriso dipinta sul viso: quei due erano due perfetti buffoni, ma era proprio per questo che li adorava.   
Da quando Cole aveva accettato quella finta relazione, Kate aveva preso l'abitudine di prenderlo per mano, baciarlo sulla guancia o … pomiciare ogni volta che Hope era nelle vicinanze. E il ragazzo capiva i motivi, quello era proprio parte del loro piano e, non aveva niente contro i baci di Kate: le sue labbra erano morbide e sapevano di vaniglia ma …  diamine voleva che il suo primo bacio fosse con Hope! E sì, sapeva che era stupido considerando che non aveva mai voluto dichiararsi però …    
«Ehi, sta arrivando!» disse Kate interrompendo i suoi pensieri, era appoggiata all'armadietto proprio accanto a lui fece per baciarlo ma Cole si scostò «Dobbiamo per forza?» chiese.   
«Se vuoi che il piano funzioni sì!» esclamò la ragazza, poi quasi ripesandoci aggiunse «Ehi, sai che non è carino scostarsi in quel modo? Cosa pensi che abbia? La rabbia?»   
Cole sbatté le palpebre confuso «Cosa? No!» sospirò «Senti mi dispiace, non mi sento ancora del tutto a mio agio con tutto questo.» fece un gesto eloquente con la mano.   
«È piuttosto buffo considerando che l'idea di dichiararti è stata tua.» lo prese in giro la ragazza «Senti se mi facessi bionda ti sentiresti più al tuo agio?»   
Cole a quella domanda guardò l'amica confuso, con Kate era sempre così: non capivi mai se fosse seria o stesse scherzando «Perché mai dovresti farti bionda?»   
Kate fece spallucce «Magari mi scambi per Hope e possiamo andare avanti col nostro piano.» disse.   
A quella risposta Cole non riuscì a trattenere una risata e quando Hope si avvicinò li trovò così: che ridevano e scherzavano come una coppia di fidanzati.   
Poco dopo passò Emily, e senza degnarlo nemmeno di uno sguardo proseguì per la sua strada, quasi come se lui non esistesse.   
Cole sospirò, da quando aveva iniziato ad uscire con Kate, Emily lo evitava e onestamente? La cosa gli dava molto fastidio, Emily era una delle sue migliori amiche e l'idea che lei smettesse di parlargli non gli piaceva proprio per niente. Sapeva che non aveva approvato l'idea di "dichiararsi" a Kate ma non si aspettava di certo che smettesse di parlargli! Fu per questo che quando finirono le lezioni andò a cercarla, doveva assolutamente parlarle.    
Quando Emily lo vide, come se le avessero messo il turbo, iniziò a conservare le sue cose più velocemente.   
Cole sospirò accertandosi di chiudere la porta, non aveva certo intenzione di mandare tutto in fumo «Emily, so che sei arrabbiata con me.» disse «Ma possiamo parlare? Per favore!» la sua voce aveva un che di supplichevole.    
Emily alzò gli occhi al cielo «Non sono arrabbiata. Perché dovrebbe importarmi se vuoi rovinarti la vita a sedici anni?» domandò con voce fredda, come se davvero non le importasse, anche se Cole sospettava anzi sperava che non lo fosse davvero e che il suo fosse solo un modo per mascherare la collera.    
«Sì certo per questo non mi parli e, anche adesso, non vedi l'ora di andartene.» il ragazzo si passò una mano tra i corti capelli biondo cenere «Senti, so che sei arrabbiata per la situazione con Kate, e hai ragione, sono stato un codardo con Hope e …»    
Emily alzò una altra volta gli occhi al cielo «Quale parte di "non mi interessa" non capisci?» la freddezza della sua voce ricordava quella della madre nei suoi giorni peggiori.   
Stavolta fu il turno di Cole di alzare gli occhi al cielo «Dannazione mi vuoi ascoltare una buona volta?!» sbottò «È una finta! Kate sapeva quello che provavo per Hope — a quanto pare lo sanno tutti o qualcosa del genere — e mi ha proposto di fingere di stare insieme. È tutto.»   
La giovane Mills inarcò un sopracciglio incredula «Quindi mi stai dicendo che ti va bene usare questo stratagemma per farla ingelosire, piuttosto che parlarle chiaramente?»     
Il ragazzo fece spallucce «Se posso capire quello che prova davvero Hope, perché no?»   
Emily scosse la testa «Sei un idiota!» disse mettendosi la tracolla sulle spalle, pronta a lasciare l'aula «Tranquillo, manterrò il segreto. Per ora.» e un sorriso, uno che non le vedeva da giorni decorava le labbra della ragazza più giovane. La collera sembrava essere sparita.    
«Ehi.» la voce di Cole la fermò mentre era a un passo dalla porta «È tutto a posto tra noi?»   
«Sì.» un piccolo sorriso giocoso decorava le labbra della ragazza «Ma resti comunque un idiota!»   
Cole ridacchiò «Lo so!»    

~~~   
   
   
Neal aveva appena iniziato il turno, quando Alex entrò.    
E fu una gradevole sorpresa, vederla non più con quel brutto cipiglio degli ultimi giorni, ma con un bel sorriso. Evidentemente le cose al lavoro stavano andando meglio, ne era felice, anzi secondo la sua modestissima opinione era ancora più bella: i suoi occhi verdi sembravano brillare di più. Il ragazzo scosse la testa come a mandar via quei pensieri, insomma Alex era la sua amica, non era mica il caso di star lì a pensare se fosse bella o meno, non che non lo fosse ovviamente. Alex era molto bella, ma quello era un dato di fatto.   
Neal si affrettò a preparare la cioccolata bianca alla menta, prima di chiedere «Deduco che al lavoro stia andando bene?»   
La sua migliore amica bevve un sorso caldo della bevanda prima di rispondere «Oh sì, avevate ragione! Non avrei dovuto dubitare tanto.»   
Neal sorrise «Io te l'avevo detto, ma figurati se mi dai retta, eh?»    
Alex rise colpevole «Ho faticato tanto per arrivare a questo, la mia paura era del tutto giustificata!»    
Neal scosse la testa ridendo.    
Oh, gli erano sembrati secoli che non rideva così con Alex, e non poteva dire che non gli fosse mancato: da quanto Alex aveva iniziato a uscire con Louis il loro tempo insieme era drasticamente diminuito. E no, Neal non la biasimava di certo; essendo sempre impegnata in ospedale era più che normale che i pochi momenti liberi li dedicasse al fidanzato. E Louis, da parte sua ci aveva pure provato ad entrare nelle grazie di Neal, ma ecco … era meglio se lui e Louis viaggiassero su due direzioni opposte.    
   
~~~   
   
Da quando Cole aveva iniziato a uscire con Kate, il tempo che trascorreva con Hope era diminuito spaventosamente. Erano passati dallo stare insieme quasi ogni pomeriggio a ... boh, non aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse effettivamente passato dall'ultima volta che aveva avuto occasione di passare il pomeriggio col suo migliore amico. Non che avesse qualcosa contro Kate e come avrebbe potuto? Era stata lei stessa a indirizzare Cole verso quella ragazza: aveva trovato inconcepibile che si ostinasse ad auto sabotare la sua stessa felicità tenendosi tutto dentro. Eppure ... eppure, a una piccola parte di sé mancava il suo migliore amico o meglio, le mancava il tempo passato insieme al suo migliore amico.    
«Ehi, Hope!» la voce di Rebecca Wright  interruppe i suoi pensieri «Hai sentito che ha aperto una nuova sala giochi? Ne parlano tutti.»    
Sì, effettivamente Hope ne aveva sentito parlare: negli ultimi tempi era stato il principale argomento di discussione a scuola ma era stata talmente assorbita da tutte le sue pare riguardo Kate e Cole che quell'argomento — come qualsiasi altro — non era stato degnato di particolare attenzione. 
Hope capiva il perché di tutta quella euforia: Storybrooke aveva un'unica sala giochi, che per quanto potesse essere divertente non aveva niente che avesse meno di dieci anni. L'idea di una nuova sala giochi, presumibilmente con dei giochi che erano delle assolute novità stuzzicava alquanto.    
«Sì, ho sentito.» annuì «Non ho ancora avuto la possibilità di andarci. Tu ci sei andata?»   
L'altra ragazza scosse la testa facendo ondeggiare i ricci castani «No, sei l'unica che conosco a cui piacciono i videogiochi.» disse.   
«Potremo andarci insieme!» propose allora Hope, in fin dei conti lei aveva avuto la fortuna di avere dei migliori amici con cui condividere la passione per i videogiochi — Okay, Emily si accodava solo di tanto in tanto ma poco importava! — Doveva essere terribile non avere nessuno con cui condividere la propria passione.   
Rebecca inarcò un sopracciglio «Pensavo saresti andata con Cole e Emily!»    
Hope fece spallucce «Non ci siamo ancora organizzati.» rispose «Ma questo non vuol dire che non puoi unirti a noi!»    
A queste parole Rebecca sorrise grata «Mi piacerebbe molto.»    
Le lezioni erano appena finite quando Hope riuscì a parlare con Cole «Hai un minuto per me?» chiese.   
Cole inarcò un sopracciglio, come se non si aspettasse una domanda del genere «Ho sempre un minuto per te, dovresti saperlo!» rispose infatti.   
Già, ma non ne sono così sicura. Da quando ti sei fidanzato se ci siamo visti tre volte fuori da scuola è anche tanto pensò sollevando un sopracciglio, ma fece attenzione ad evitare di pronunciare alcunché: non c'era motivo di rendersi ridicola condividendo quegli stupidi pensieri con lui. Si spicciò, invece, ad introdurre l'argomento che le interessava «Parlando con Beck è venuto fuori che nessuno delle due è ancora andata alla nuova sala giochi. E mi chiedevo se a te e Emily andasse di aggregarvi. Sempre se non hai impegni con Kate, ovviamente.» disse infatti velocemente.   
«Mica perché mi sono fidanzato, devo per forza passare tutto il tempo con lei. Penso che sia un'ottima idea, l'hai già detto a Emily?» rispose il ragazzo, aveva le mani in tasca e uno dei suoi soliti sorrisi sinceri.    
Hope scosse la testa «Non ancora, volevo prima parlarne con te.» disse.   
Cole annuì comprensivo «Beh, io ci sto!»    
  
~~~   
   
   
Dio Emily non ci poteva credere!   
 Quando Cole le aveva detto che stava fingendo di stare con Kate solo per fare ingelosire Hope, Emily non aveva saputo se mettersi a ridere o a urlare.   
Dannazione ma possibile che non ci fossero migliori amici con un maggior livello di buon senso? No, a Emily dovevano toccare proprio una tonta e un idiota patentato che aveva troppa paura per dichiararsi alla ragazza che gli piaceva. Sbuffò.   
Okay magari aveva esagerato a evitare così tanto Cole, ma pensava che il comportamento dell'amico fosse assolutamente sbagliato. Emily ne era certa: se mai si fosse innamorata non avrebbe nascosto quel che provava come faceva Cole.    
Era così persa nei suoi pensieri che non sentì quello che Hope le stava dicendo – si stavano incamminando verso casa, e come al solito Hope la stava intrattenendo con le sue chiacchiere – o almeno finché quest'ultima non la strattonò «Non ti stavo ascoltando.» disse alzando lo sguardo verso l'amica.  
«Ma davvero?» chiese la biondina con finta sorpresa «Mica me ne ero accorta!»   
Emily per tutta risposta ridacchiò «Scusa. Ripeti pure!»   
«Ho detto» Hope iniziò a parlare deliberatamente piano, scandendo le parole come se stesse spiegando un argomento di fisica quantistica, probabilmente al solo scopo di prendere in giro l'amica «se ti va di andare alla nuova sala giochi.»   
Oh sì, Emily in effetti negli ultimi giorni ne aveva sentito parlare parecchio, ma era stata così presa dalla situazione di Cole da non averci pensato. In effetti doveva aspettarsi che la sua migliore amica, patita com'era di videogiochi, le facesse una richiesta del genere. Emily dal canto suo non era una grande fan dei videogiochi, ma ogni tanto su richiesta dei suoi migliori amici, si prestava volentieri. Annuì «Certo volentieri. Cole si unirà a noi?» chiese.   
Hope annuì entusiasta «Certo che sì! Non te l'avrei chiesto altrimenti.»   
Poco dopo raggiunta la casa di Hope, le due ragazze si salutarono con un abbraccio prima che Emily si incamminasse verso la propria.   
Trascorsa qualche ora, durante la quale la ragazzina si impegnò a concludere i compiti per l'indomani, aveva preso l’occorrente che le serviva per allenarsi e occupato una stanza vuota.   
La cosa positiva del vivere in un castello era che Emily aveva a disposizione una moltitudine di stanze vuote dove esercitarsi all’insaputa di sua madre. Non che Emily volesse davvero nascondere qualcosa alla madre, ma dopo averla pregata più e più volte di insegnarle la vera magia ed essersi vista chiudere un portone in faccia ogni singola volta in qualche modo doveva pure agire: se proprio doveva imparare la magia che almeno fosse la parte divertente!    
La ragazza posizionò una coperta per terra e fece partire il cronometro: l’obbiettivo era quello di riuscire a mantenere la fiamma accesa nel palmo della mano – come faceva sua madre – per almeno un minuto, finora il massimo a cui era arrivata erano quindici secondi, ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi.    
Si sedette, incrociò le gambe, prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.    
Concentrati. Concentrati.    
Presto sentì il calore della fiamma riscaldarle il palmo della mano. Aprì gli occhi ma proprio in quel momento la fiamma si spense.    
Sospirò stoppando il cronometro.    
Diciotto secondi.    
Ricominciò, era arrivata a ventuno secondi quando sentì la voce di sua madre chiamarla, era incredibile come quella donna riuscisse a farsi sentire in qualunque posto si trovasse.    
Guardò l’orario: sembrava si stesse avvicinando l’ora della sua lezione di teoria.    
Sbuffò mentre raccattava tutto.    
   
~~~   
     
«Allora com'è andata oggi?» chiese Louis sorridendo mentre accarezzava teneramente la schiena nuda di Alex. In quel momento sentiva di essere il ragazzo più fortunato del mondo e forse, il fatto che Alex gli permettesse di amarla come meritava faceva di lui un ragazzo davvero fortunato e motivo di gran vanto: Alex secondo il suo modestissimo parere era bellissima chi avrebbe potuto resistere a quegli occhioni verdi? Per non parlare dei morbidi capelli biondi, Louis amava passarci le mani in mezzo – okay, da quando Alex li aveva tagliati le possibilità di farlo erano diminuite ma poco importava — ma non era solo la bellezza che Louis amava in Alex: era la sua disponibilità, era il suo battersi sempre per il benessere degli altri, era la sua testardaggine, il suo non arrendersi mai e questo la rendeva ai suoi occhi assolutamente perfetta.    
«Abbastanza bene; c’è di buono che Whale non mi sta più affidando compiti rognosi, e questo mi rende ancora più motivata a fare bene il mio lavoro. Sembra però, che tutti i medici lo sappiano, non mi stanno dando un attimo di tregua! Questi giorni sono stati parecchio frenetici.» rispose Alex, con un dito tracciava la sottile cicatrice che Louis aveva lungo il fianco «Pensa che l’unica cosa che vorrei in questi giorni è potermi prendere una vacanza per potermi finalmente rilassare!»    
A queste parole il ragazzo ghignò «Oh? Spero di aver contribuito allora!» disse con un occhiolino.   
Per tutta risposta la fidanzata arrossì «Piantala!» sbottò colpendolo al petto prima di nascondere il viso sotto al cuscino.   
A quella vista la tentazione di ricominciare daccapo quello che avevamo appena fatto, era tanta. Per qualche ragione il fatto che dopo quattro anni Alex ancora arrossisse ai suoi complimenti e alle sue battutine la rendeva ancora più bella ai suoi occhi «Certo che per essere un'infermiera sei piuttosto violenta!» scherzò.   
Lei ridacchiò «Così impari a non mettermi a disagio!»    
Oh Louis si sarebbe assicurato che quel sorriso restasse ben impresso sul viso della ragazza. Ma ehi, se ne sarebbe preoccupato a tempo debito! Adesso aveva una battaglia da vincere contro la propria fidanzata «Disagio? Mi sei praticamente saltata addosso e parli di disagio?»   
Se possibile Alex arrossì ancora di più «Non ti sono salt-» distolse lo sguardo «Touchè» ammise sconfitta «Ma ehi! Il fatto che tu abbia vinto una battaglia non vuol dire che vincerai la guerra!»   
A quelle parole il ragazzo scoppiò a ridere.   
Il giorno dopo, Louis si era alzato di buon'ora come al solito, aveva mangiato una cosa veloce ed era arrivato a lavoro puntuale come un orologio svizzero: il ragazzo infatti era educatore presso la scuola materna di Storybrooke e amava davvero molto il proprio lavoro.   
Quel giorno aveva lasciato i bambini liberi di disegnare, era seduto tranquillamente davanti alla cattedra: doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto un giorno avere dei bambini, magari proprio con Alexandra. Scosse la testa, erano ancora giovani nel frattempo poteva succedere di tutto!   
«Louis McCartney è desiderato in sala relax.» la voce dell'interfono lo fece sussultare, scambiò uno sguardo con Julian «Che diamine è successo?!» sbottò.   
Quando arrivò in sala relax ad accoglierlo fu la figura pingue di Mrs Richardson, la donna si stava tamponando gli occhi con un fazzoletto, appena lo vide un sorriso speranzoso le incorniciò il viso «Eccoti, finalmente. Desideravo proprio parlare con te.»    
Louis indicò due sedie nelle vicinanze «Mi dica tutto!»   
La donna si sedette prontamente, le dita grassocce si intrecciavano tra loro segno che doveva essere davvero tesa «Si tratta di Ollie, mi chiedevo se l'avessi visto di recente.»   
L'educatore scosse la testa con veemenza «No, l'ultima volta che l'ho visto è stato ieri, è venuto vostro figlio maggiore a prenderlo. È successo qualcosa?»   
A queste parole seguì il suono di un singhiozzo «È … sparito» piagnucolò.   
Louis sussultò, come poteva sparire un bambino di cinque anni? Era … era impossibile «Sparito?» ripeté incredulo.   
 Mrs. Richardson si limitò ad annuire mentre col fazzoletto ormai logoro si tamponava gli occhi resi rossi dal pianto.    
   
~~~   
     
La giornata per Kate non era iniziata per niente bene: tanto per cominciare non aveva sentito la sveglia ed era stata costretta a saltare la colazione. Aveva corso per arrivare in classe puntuale e, nonostante i suoi sforzi aveva comunque ritardato qualche minuto — per fortuna la professoressa non era ancora arrivata! — aveva scoperto che i suoi compagni avevano già preso posto e che l'unico banco disponibile era quello accanto a Hope.    
 Sbuffò: di male in peggio. Non che avesse qualcosa contro la figlia della Salvatrice, anzi: era proprio per aiutare lei e quel testone di Cole a dichiararsi che le era venuta l'idea di quella sceneggiata. Ma se gli sguardi avessero potuto uccidere quello di Hope Jones l’avrebbe polverizzata all’istante.     
Come se non bastasse la professoressa Holte entrò sorridendo – e quel sorriso non presagiva nulla di buono! – e infatti come da programma la professoressa di chimica iniziò a dividere i test, e se c’era una cosa che Kate odiava erano i test a sorpresa!     
 L'ora passò in fretta, troppo in fretta secondo il parere di Kate, lei lo sapeva che non avrebbe preso un voto più alto di una D e questo non faceva che accrescere il suo malumore.   
«Comunque il nostro piano sta andando a gonfie vele!» disse poi a Cole dopo essersi sfogata.   
Il ragazzo la guardò come se improvvisamente le fosse cresciuta un'altra testa «Si può sapere di che diamine stai parlando?»   
Kate sospirò, certo che a volte Cole era davvero ottuso «Di Hope di chi sennò?! Dovevi vedere che occhiatacce mi lanciava contro, se avesse avuto uno sguardo laser sarei già morta!»    
Il ragazzo le lanciò uno sguardo dubbioso «Ma no. Magari era solo scocciata per il test a sorpresa. Hope non è proprio una secchiona.»   
Kate scosse la testa «Fidati di me! Starle accanto è stato come stare al Polo Nord!»   
Qualche ora dopo, Kate si stava godendo la sua meritatissima pausa pranzo, finalmente sembrava che l'universo si fosse allineato per farle tirare un sospiro di sollievo.  
 Sembrava appunto, perché proprio in quel momento si sedette al suo stesso tavolo, esattamente di fronte a lei, nientemeno che Emily Mills.   
Kate inarcò un sopracciglio alla ragazza più piccola «Ti serve qualcosa?» chiese.   
Emily per tutta risposta si limitò a fissare intensamente l'altra ragazza, sembrava che tra le due fosse iniziata una gara a chi per prima abbassaste lo sguardo ma Kate non aveva certo intenzione di arrendersi così facilmente! Alla fine, la figlia dell'ex Evil Queen, evidentemente trovando quello che cercava nello sguardo dell'altra ragazza fece spallucce «Mi chiedevo fino a che punto avessi intenzione di spingerti con questa assurdità.»    
Kate sospirò, Dio se sapeva che aiutare Cole le avrebbe procurato tutte quelle occhiatacce dalle sue migliori amiche non glielo avrebbe mai proposto! «Emily noi due non ci conosciamo bene ma lascia che ti dica una cosa: non sto facendo questo per attirare Cole verso di me. Anche perché davvero quanto masochista dovrei essere per provare ad attirare a me un ragazzo che è evidentemente interessato a un'altra?»    
Gli occhi verdi di Emily non smettevano di guardare l'altra ragazza per cercare dettagli nascosti evidentemente «Allora perché lo stai facendo? Mi sembrava un piano piuttosto contorto fin dall'inizio, ma se non sei nemmeno interessata a Cole perché farlo?»   
Kate si ritrovò nuovamente a sospirare «Cole è un mio amico, e aiutarlo a conquistare Hope mi sembrava una cosa carina da fare per un amico. E poi beh ho pensato che vedere Cole con un'altra avrebbe fatto scattare qualcosa in Hope e in effetti, sembra dare i suoi frutti.» rispose con un sorrisetto complice «Perlomeno a giudicare dalla sua reazione in aula di chimica.»   
Questo sembrò destare l'interesse di Emily «Oh? Dimmi di più.»   
   
~~~   
    
 A volte Emma rimpiangeva un po’ quei momenti in cui non c'era un attimo di tranquillità, in cui bastava distrarsi un attimo per ritrovarsi un Chernabog alle porte di casa. No, non rimpiangeva certo il pericolo costante o i vari sortilegi e incantesimi di memoria.    
Quello che le mancava era l'adrenalina, il non restare mai troppo tempo ferma e forse a una piccola parte di sé mancava anche la magia. Aveva odiato essere una Salvatrice per molto tempo, eppure adesso che poteva farne a meno le mancava la sensazione che quel titolo le dava.   
Sospirò, ma che razza di problema aveva? Dopo molto tempo era riuscita a trovare una famiglia, aveva un marito e due figli che amava infinitamente, aveva due nipoti che adorava, i Reami Uniti erano riusciti a stare in pace per ben sedici anni e lei si lamentava perché il suo lavoro era diventato noioso?! Scosse la testa mandando via quei pensieri, proprio in quel momento il telefono della stazione squillò, probabilmente Leroy aveva alzato nuovamente il gomito dando problemi, la normalità a cui doveva aggrapparsi pensò.   
«Sceriffo Swan, mi dica!» la risposta quasi preimpostata le scivolò fuori velocemente.   
Dall'altro capo del telefono le rispose il silenzio, per un attimo Emma si chiese se non fosse vittima di uno scherzo ma poi sentì chiaramente i singhiozzi della donna «Va tutto bene …? Ha bisogno di aiuto o …?» chiese Emma titubante lasciando in sospeso la frase.   
A questo punto la donna dall'altro capo del telefono sospirò o forse tirò su col naso, Emma questo non riuscì a capirlo «Si tratta di Oliver.» altri singhiozzi «Il mio bambino … è … è … è sparito!»    
Emma sospirò, così imparava a lamentarsi della sua ordinarietà!  «Mi dia il suo indirizzo. Arrivo subito.» disse mentre tirava fuori un block notes iniziando a prendere appunti.   
   
Note: Dunque questo capitolo doveva essere postato domani, ma come vi avevo anticipato domani sono al raduno della Pau è pur avendo l'aereo alle 6 dubito che alle 4 del mattino sono abbastanza sveglia da poter postare XD
Ma passiamo al capitolo: se avete riconosciuto il cognome di Eugenè è perchè effettivamente l'ho rubato all'Eugenè di Rampunzel, ma non si tratta di un'easter egg, è un semplice omaggio quindi se proprio volete potete pensare che è suo figlio o qualcosa del genere XD
E parlando sempre di Eugenè, immagino che può sembrare che lui e Kyle siano una coppia, ma nella mia testa sono solo due buffoni, quindi siate pure liberi di shipparli ma, almeno per il momento, non sono canon.

Il Chernobog, se non ricordate, fu mandato da Tremotino come stratagemma per farlo tornare a Storybrooke dopo essere stato bandito da Belle, quarta stagione.
Poi che altro dire? Ah sì, vi rinnovo il consiglio di tenere d'occhio la Sala Giochi e... vogliamo accendere un cero alla povera Emily a cui sono capitati per amici due autentici idioti? XD
l'aesthetic di questo capitolo è Kate <3
E niente, spero che la storia vi stia piacendo, fatemi pure sapere che ne pensate e noi adesso, salvo imprevisti dovremo vederci il 23 dicembre.

Un bacio,
Niny 


 
   
 
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