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Autore: SAKURACHAN_KumikoKurokawa    17/09/2009    5 recensioni
Schiva.
Attacca.
Para.
Sono le tre cose che devo tenere a mente se voglio sopravvivere.
La guerra è questa.
Uccidere per non essere uccisi.
Vincere per affermare la propria superiorità politica e militare.
Ma il cielo è sempre li testimone di tutto, osservando il suo colore bluastro... una parola... un nome uscì dalle mie labbra secche...
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La voce metallica dell'altoparlante aveva appena avvisato che eravamo alla stazione di Central City, scesi celere dal vagone dovevo correre da Mustang per farmi affidare qualche incarico lungo e intricato, così da tenermi occupato per un bel po di tempo.
<< Fratellone perchè tutta questa fretta? >> mi chiese Al cercando di tenere il passo, mi accorsi solo in seguito che stavo correndo. Mi fermai e dettai ordinai a mio fratello; stare sul campo di battaglia mia aveva trasformato irrimediabilmente.
<< Al, vai all'albergo militare e prenota una stanza per due >> dissi porgendogli il mio orologio d'argento.
<< E tu, che fai? >> mi chiese curioso. Lo liquidai dicendo che avevo delle cose da sbrigare con Mustang.
Lo mollai per strada senza una spiegazione valida, credo che mi abbia preso per pazzo, mi comportavo proprio come tale. Arrivai al quartier generale... mi fermai al cancello principale... uno strano brivido mi percorse le viscere... strinsi i pugni intensificando la stretta sulla valigia. Feci un respiro e varcai la soglia. Inutile dire che venni accolto come una specie di eroe, strette di mano, pacche sulle spalle... mi sentivo in imbarazzo, non mi meritavo tutti quei riconoscimenti, avevo pur sempre ucciso.
Incontrai il tenente Hawekey che mi scortò nell'ufficio dello scansa fatiche; stranamente era con il volto immerso nelle carte davanti a se, o forse fingeva di leggerle con attenzione, lo provò il fatto che appena entrammo esclamò immediatamente:
<< Oh, Acciaio, il nostro eroe... >>
<< Non sono un eroe. >> sentenziai sedendomi stanco sulla poltrona davanti a lui. Mi doleva la ferita.
<< Mmh... non sei in gran forma, a quanto vedo... >> mi disse senza staccare gli occhi dai fogli. Non lo degnai di una risposta... ci mancava solo la sua stupida predica per completare il tutto. Decisi di andare al sodo:
<< Senti un po'... hai qualche incarico bello tosto e impegnativo? >> chiesi poggiando la guancia sulla mano. In quel momento dovevo avere un'aria davvero da spaccone, perchè Mustang mi fulminò con gli occhi.
<< Tu che mi chiedi un incarico??? Domani allora nevica... >> mi sentii preso in giro, così ribadii il concetto in modo più diretto. Mi alzai dalla poltrona e posai le mani sulla scrivania in noce, gli occhi ridotti a due fessure...
<< Poche storie... ce l'hai o no? >>
Sbuffò scocciato e prese a trafficare con qualche foglio prima di porgermeli. Mi spiegò di cosa si trattava l'incarico; dovevo scovare un ex-alchimista, ma per farlo dovevo trarre informazioni dalle sue ricerche. Si sa che le ricerche degli alchimisti sono sempre scritte in codice, non chiedevo di meglio. Lo ringraziai e uscii dalla stanza, non prima di essere sotto posto al terzo grado:
<< Che ci fai qui? Eri in congedo, come mai di nuovo in giro? >> mi chiese sornione, e siccome non mi andava di raccontargli la mia vita privata, mi tenni sul vago.
<< Nostalgia di questo posto... >>
<< Ah... capisco... hai litigato con la signoria Rockbell! >>
Ma che caz... Dovetti trattenermi dal non cadere a terra dallo shock, odiavo quella situazione ma odiavo ancora di più l'arroganza di quello sbruffone.
<< Non è così! >> dissi stizzito recandomi verso l'uscita.
<< Mentire non è il tuo forte. >> replicò vittorioso sapendo di aver fatto centro. Sbattei la porta per far percepire il mio malumore a chiunque nelle vicinanze.
Andai verso l'uscita, ripensando a ciò che era successo nelle ultime settimane: la guerra era finita, mi ero diciamo ripreso del tutto, mi ero dichiarato a Winry, lei di rimando e mi ritrovavo a Central con mio fratello.
Aggrottai la fronte e scoppiai a ridere, forse per i nervi, fatto sta che mi vennero le lacrime agli occhi. Le asciugai con la mano sinistra, e stetti a fissarmi le dita, le stesse che avevano asciugato le lacrime di Winry il giorno prima della mia partenza per la guerra.
Serrai la mano e inevitabilmente il mio pensiero corse a lei... mi chiesi cosa stesse facendo, se stava bene... se mi pensava...
Scossi la testa, non potevo lasciarmi andare a certi melodrammi avevo un incarico da portare a termine per l'esercito, non potevo pensare ai miei problemi. Tornai da Al, aveva già sistemato la sua valigia e mi aspettava per avere delle informazioni sul mio strano comportamento.
Ovviamente meglio la morte che dire cosa mi passasse per la testa.
<< Uff fratellone certo che sei cocciuto, vorrei solo sapere dove la tua pazzia ci porterà. >> mi disse allargando le braccia. Lo scorsi con la coda dell'occhio mentre mi sdraiavo, il mio volto assunse un'espressione dolorante.
<< Ti fa male! >> constatò Al avvicinandosi al bordo del letto.
<< No, non mi fa male. >> replicai rassegnato, era inutile più mi ostinavo a nascondere la verità più questa veniva a galla.
Mio fratello si prese cura di me quella notte, stetti davvero male. Mi salì la febbre e non chiusi occhio. I dolori si intensificavano e le medicine sembravano non farmi effetto.
<< Io ti porto all'ospedale. >> disse preoccupato.
<< No... non esiste, non ne uscirei più. >> dissi ansante, mi sentivo un macigno sul petto e delle mani che rovistavano dentro il mio stomaco, era fastidioso.
<< Ma... stai male e io non so come aiutarti... >> il mio fratellino aveva le lacrime agli occhi, sorrisi a quella scena, il solito piagnucolone pensai...
<< Adesso ho solo te... >> mugugnò abbassando la testa.
Già... gli avevo strappato anche quell'ultimo pezzo di famiglia... la nonna e Winry, e tutto per il mio egoismo, senza pensare che anche Al avrebbe sofferto a quel distacco.
<< Al... >> dissi con un filo di voce << Mi dispiace... ma io... >> dovetti fermarmi perchè ebbi un conato di vomito. Inutile dire che era più il sangue che altro, e li capii che la situazione era seria, ma come sempre il mio orgoglio fu salvo perchè Al si occupò di tutto.
<< Fratello così non va... ti porto in ospedale. >>
Non mi opposi, ero troppo stanco. Ci aiutò un altro signore che li per li non riconobbi, era il portiere dell'albergo. Da quel momento in poi le immagini sono sfocate, credo di essere svenuto perchè non ricordo altro...
Mi risvegliai in un letto di ospedale, mi sentivo ancora la febbre e la bocca sapeva di ferro, ero disgustato. Mi guardai in torno e non vidi mio fratello, pensai fosse da qualche parte a parlare con chissà quale medico. Rimasi a fissare il tetto della stanza, sogghignando al pensiero che molte cose , già accadute, si stavano ripetendo.
<< Esilarante... >> commentai sarcastico. La mia vita era questa, mi resi conto di passare più tempo in ospedale che da qualsiasi altra parte. Ero stanco di quella vita, perchè non era vita... Avrei voluto mettere su famiglia, crescere dei figli, magari rincoglionirmi come Hughes, possibilmente non facendo la stessa fine, e morire di vecchiaia nella mia piccola casetta di campagna.
<< Come se fosse possibile... >> mi ritrovai a dire.
<< Tutto è possibile. >> sobbalzai, pensai di essere solo e invece mi sbagliavo. Mio fratello era entrato di soppiatto. Si informò sul mio stato, gli ripetei all'infinito che mi sentivo meglio e che potevamo levare le tende da li, ma non mi diede retta.
<< Devi smetterla di comportarti come un bambino capriccioso, e sono stanco di starti dietro... >> era seriamente offeso, mi resi conto di averlo trattato davvero male in quei giorni. Gli chiesi scusa, ovviamente non a parole, ma sapevo che lui aveva capito, poi mi disse una cosa che non mi aspettavo di sentire.
<< Winry ci aspetta in albergo... >>
Mi crollò il mondo addosso... o pensai fosse così... cercai di afferrare per il collo quell'ottuso di mio fratello, ma non ci riuscii, la ferita me lo impedì, così decisi di spiegarmi a parole anche se avrei tanto voluto pestarlo.
<< Ma dico sei pazzo??? Io ho fatto tanto per allontanarmi da lei... e tu la fai venire qui? >> Stavo sudando, forse per l'agitazione o forse per la febbre.
Alphonse mi guardava sospirando ripetutamente, si dovevo avere proprio l'aria di un bambino capriccioso, ma aveva reso vani i miei sforzi.
<< Fratellone ti svelo un segreto... >> mi si avvicinò con fare circospetto << L'amore non uccide... >>
Se non fossi stato a letto sarei piombato a terra, gli urlai che era una cosa ovvia, ma dovevo aspettarmi una sua replica.
<< No, invece. Stai scappando come se i tuoi sentimenti fossero il male peggiore del mondo. >>
Aveva ragione...
Mi lasciò con mille pensieri, mentre lui se ne andava chissà dove. Odiavo il mio carattere, mi sarei sbattuto la testa al muro, magari avrei messo chiarezza in quella testaccia che mi ritrovavo. Anche la febbre non mi era del tutto passata, mi preparai e firmai il foglio d'uscita tra gli sguardi perplessi dell'infermiera.
Feci due passi, andai al parco e mi sedetti a guardare i piccioni... mi sentivo assente, la testa vuota e il viso in fiamme, avrei fatto meglio a rimanere in ospedale forse, ma ora mai il danno era fatto.
<< Sono un perfetto idiota. >> mi dissi. Si stava facendo buio, dovevo affrettarmi a tornare in albergo prima che Al si accorgesse della mia fuga e mobilitasse l'esercito intero per ritrovarmi.
Cercai di alzarmi, ma ricaddi pesantemente al mio posto, sbuffai. Avevo fatto una vera e propria cretinata, la mia impulsività non aveva limiti.
<< La tua incoscienza non ha limiti! >>
Si, anche quella, mi ritrovai d'accordo.
<< Idiota! >> disse una voce davanti a me, puntai lo sguardo a terra e vidi degli stivaletti neri avvicinarsi minacciosamente; alzai di poco la visuale e una massa di capelli biondi entrò nel mio campo visivo.
<< Perfetto! >> esclamai aspettandomi la ramanzina chilometrica.
<< Si può sapere che ti è saltato in testa? >> mi urlò << Alphonse ti sta cercando da ore, e io con lui. >>
Ma che carini, insieme per trovare il povero e ammalato Edward, quella scenetta mi fece venire la nausea. La fissai scocciato per replicare.
<< Non ve l'ha chiesto nessuno, sarei tornato a breve. >> il mio tono di voce non sembrava troppo convincente, e ciò la fece andare su tutte le furie.
<< Ma guarda un po' che arroganza... Uno si preoccupa per te e vedi come ricambi... >> incrociò la braccia al petto, alche non resistetti più, dovetti chiederglielo.
<< Che ci fai qui...? >>
<< Che domande, ti stavo cercan->>
<< Non in quel senso. Intendevo che ci fai qui a Central. >> la interruppi.
Abbassò la testa, fissandosi le scarpe, mentre io non accennavo a distogliere i miei occhi febbricitanti da lei.
<< Io... ecco... Al mi aveva informato che stavi male, dicendomi che da solo non riusciva a gestirti... >> la sua voce era talmente flebile che stentai a sentire tutta la frase. Come sempre li facevo preoccupare e rendevo più complicate del previsto tutte le situazioni. Sospirai pesantemente prima di alzarmi dalla panchina dicendo che volevo tornare in albergo, non l'avessi mai fatto.
Barcollai a causa di un giro di testa, quella febbre mi stava dando più problemi del previsto. Venni afferrato dalle sue piccole e calde braccia, mentre la mia fronte si appoggiò alla sua spalla. La sentii irrigidirsi al contatto, io rimasi immobile e ne approfittai per fare scorta del suo profumo. La sentii mormorare qualche cosa riguardo la mia febbre, ma non la stavo ascoltando per davvero. L'abbracciai e quasi subito mi ricomposi, mi sistemai la giacca mentre le sue mani incerte erano poggiate ai lati delle mie braccia.
<< Sicuro di riuscire a stare in piedi? >> mi chiese premurosa, come se la rabbia di pochi minuti prima fosse miracolosamente scomparsa.
Annuii accennando un sorriso, per poi voltarmi per non rimanere prigioniero di quegli occhi color del mare.
La mia attenzione venne catturata da una madre con in braccio suo figlio; quella scena mi fece provare una strana sensazione di felicità mista ad amarezza... Poco dopo realizzai il perchè... Osservai meglio quelle persone, e senza rendermene conto mi avvicinavo sempre più a loro, come una calamita attira a se il polo opposto.
<< Ed... dove vai? >> mi chiese Winry seguendomi, io le indicai la panchina poco lontano. Mi fermai a qualche passo da loro. Inutile dire che catturai subito la loro attenzione.
Appena guardai negli occhi quella donna, capii immediatamente di chi si trattasse, e il senso di amarezza aumentò a dismisura; sentivo la presenza di Winry accanto a me, volevo prenderle la mano per trarne la forza che in quel momento non avevo. Mi sentivo svuotato.
<< Ti serve qualche cosa, ragazzo? >>
La dolcezza con cui quella donna mi rivolse quelle poche parole mi fece riempire gli occhi di lacrime. Strinsi i pugni e feci un piccolo inchino per poi parlare:
<< Lei... lei signora non mi conosce... ma io conoscevo suo marito... >>
Sentii Winry trattenere il respiro e la donna mormorare un “ah” impercettibile. Forse non avrei dovuto fare una mossa così avventata, ma era stato più forte di me.
<< Capisco... Quindi anche tu eri al fronte? >> mi chiese invitando il figlio ad andare a giocare più in la. Fatto ciò si alzò per osservarmi meglio...
<< Sei così giovane... >> sussurrò afflitta. Avrei voluto dirle molte cose, ma diciamo che in quel momento le parole non uscivano dalla mia bocca. Mi sentivo la gola in fiamme e la mia temperatura corporea era alle stelle.
<< Io volevo solo... >> comincia dopo minuti di silenzio << Volevo solo dirle che suo marito parlava spesso di voi... >>
La donna mi guardò prima sorpresa, poi un sorriso triste si fece largo in quel viso segnato dalla sofferenza.
<< Non mi stupisce... eravamo il suo orgoglio. >>
Due lacrime le solcarono il viso. Io potei reputarmi più che fortunato ad essermela cavata con poco, però davanti ad una famiglia spezzata, uno strano senso di colpa si fece largo in me.
La vidi richiamare suo figlio per poi presentarmi a lui; gli disse che conoscevo suo padre.
Il piccolo fece un grande sorriso, la sua innocenza ancora non era stata intaccata dalla malvagità del mondo.
<< Il mio papà è forte, lo dicono tutti tutti, e io gli voglio molto bene. >>
Il mio cuore era allo stremo... sentivo i singhiozzi soffocati di Winry, mentre la donna sorrideva alle affermazioni di suo figlio, tra le lacrime.
<< Beh... >> disse ricomponendosi come meglio poteva << Mi ha fatto piacere conoscerti. >>
Risposi educatamente accompagnando il tutto con un inchino, fece lo stesso Winry. Li accompagnammo con lo sguardo mentre si allontanavano sempre più verso l'uscita del parco; era stato un incontro strano e allo stesso tempo rivelatore.
<< Perchè piangi? >> le chiesi.
<< Perchè è triste. >> mi rispose.
Certo era triste, ma non potei far altro che gioire di essere ancora in vita, io potevo ancora vivere e realizzare il sogno più bello della vita di un essere umano.
<< Andiamo. >> dissi prendendole la mano.
Lei rimase interdetta, per poi stingere calorosamente la mia mano di carne, mi sentivo estremamente giù di morale e senza forze, e forse al nostro rientro avrei risparmiato ad Alphonse una sequenza di rimproveri per averla riportata da me.

Rientrammo in albergo, Al ancora non era in camera. Sospiro sollevato, in quel momento ricevere un'altra ramanzina mi avrebbe scocciato non poco. Mi faccio aiutare da Winry a distendermi nel letto, prende delle coperte e mi avvolge come le mamme fanno con i bambini sentendola mugugnare qualche frase riguardo la mia stupidità.
La seguo in ogni suo minimo movimento, era bella, aggraziata, sensuale. La gonna di muoveva seguendo la sinuosità della sue cosce; avvampai ancora di più a quel pensiero. Lo notò e si preoccupò ancora di più.
<< Oh no, la febbre sale ancora? >> disse appoggiandomi la mano sulla fronte per controllare la temperatura. In quell'istante non mi mossi, le sue mani mi tastarono tutto il viso, la situazione non la convinceva.
La rividi trafficare adesso con le sue cose, stava sistemando gli indumenti nel piccolo armadio, ed io in silenzio, la osservavo ammaliato.
<< Winry. >> la chiamai piano come se la mia stessa voce potesse farle del male. Lei si voltò sorridendomi dolcemente. E due parole mi uscirono senza preavviso...
<< Ti amo. >>
Ripensando a ciò che ho provato in quel momento, mi fa sorridere. Un calore, non causato dalla febbre, mi pervase completamente. Lei era ferma a fissarmi con la bocca semi aperta, la camicetta che aveva tra le mani era caduta. I suoi occhi non avevano lasciato i miei, dovetti ringraziare quella febbre... altrimenti non avrei mai avuto il coraggio di dire una cosa così, in modo così diretto intendo. Tutt'ora non ci riesco. Patetico, vero?
Comunque non attesi una sua risposta, non mi importava sapere se ricambiava o mi odiava dopo tutto quello che le avevo fatto passare, i miei comportamenti enigmatici che confondono spesso pure me, la capivo; avevo solo bisogno di liberarmi l'anima.
Mi voltai dal lato opposto e la sentii avvicinarsi al mio letto, il mio cuore accelerò i battiti, temetti che lei potesse sentirli. Strizzai gli occhi automaticamente, quando sentii un singhiozzo alle mie spalle. Possibile che la facevo sempre piangere? Sospirai afflitto capendo che ora mai era troppo tardi, che lei non mi avrebbe mai accettato e che sarei rimasto a Central da solo per sempre.
<< Idiota. >> disse tra le lacrime, quello era diventato il mio secondo nome Edward Idiota Elric.
<< Perchè? >> chiesi cercando di controllarmi, il braccio sinistro che avevo sotto la testa stava stringendo convulsamente una ciocca di capelli, mi feci male.
<< P-erchè... non sono cose da dire così... >>
Ero certo che sarebbe finita male, quindi perchè esitare? Potevo e dovevo giocarmi il tutto per tutto, così mi misi a sedere di scatto e mi voltai con altrettanta foga.
<< Ah si? E dimmi come avrei dovuto dir-... >> mi bloccai.
Mi si gettò tra le braccia in un modo indescrivibile, mi lasciò interdetto per pochi attimi, prima di sentirla parlare.
<< Cosa pensi... cosa pensi che possa risponderti? >> mi chiese con il volto sprofondato tra il mio collo e l'incavo della spalla.
Le mie mani si mossero piano sulla sua schiena, la sentii tremare, non era abituata a quel contatto, come nemmeno io. Però era magnifico sentirla così vicina, sperai che fosse lo stesso per lei.
<< Io... >> disse scostando di poco il viso e guardandomi. << Anche io... ti amo, lo sai... >>
<< Vero... ma è bello sentirselo dire, non credi? >> asserii sorridendo come non facevo da tempo. La sentii ridere silenziosamente, finalmente avevo capito... Avevo capito che il mio mondo era composto da poche persone fondamentali per me, e Winry era una di queste; volevo renderla felice per la vita.
<< Diventa il mio orgoglio... >> le sussurrai chiudendo gli occhi e avvicinandomi alle sue labbra, la volevo, da troppo tempo mi ero forzatamente astenuto da lei.
<< Lo sarò... per sempre. >>
Eliminai completamente la distanza che separava le nostre labbra. La desideravo, oh come la desideravo, il mio cuore esplose la mia mente vagò per attimi interminabili nell'oblio più profondo. Adesso era completamente tra le mie braccia, il suo corpo premuto contro il mio... le labbra che si schiudevano in un bacio più audace. Pensavo solo a lei, al suo corpo, alle sue labbra. Ci lasciavamo per poi riprenderci, sempre più affamati di noi, credo che in quel momento abbiamo dato sfogo a tutto ciò che ci siamo portati dentro per anni.
La sentivo accarezzarmi il viso, i capelli, il petto, era la mia vita... il solo pensiero di stare lontano da lei mi uccideva, il mio fratellino aveva ragione... L'amore non uccide, è il rinnegarlo che ti logora dentro.
<< Ti amo. >> le confessai a fior di labbra, mi rispose sorridente per poi riabbracciarmi dolcemente. Quello lo potei considerare l'inizio della mia vita; della nostra vita.

_:Angolo dell'Autrice:_ Beneeeeeeeeeeeeeeee ecco il quarto e penultimo capitolo... Eeeeeeh si la conclusione è prossima!!! Bene, ringrazio per le recensioni:giuly_chan95; Stephany345_Chan; yaya_sana; Ultima Weapon e aki13 Sono contenta che i lettori aumentino e deponete le armi da guerra XD Edward ha messo la testa apposto XD.
Ci vediamo all'ultimo capitolo (woooow prima semi long fic che porto a termine XD) cercando di regalarvi sogni e sorrisi ^__^
A presto!!!
SAKURACHAN
   
 
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