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Autore: GReina    12/12/2023    1 recensioni
[sakuatsu: vampire!Sakusa - human!Atsumu]
L'eternità era noiosa e Sakusa Kiyoomi ne era consapevole, ma bastò scambiare un singolo sguardo con un umano combattivo per ribaltare il suo mondo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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n.a. Alla fine sabato scorso sono riuscita a pubblicare solo su Wattpad e non su Ao3 (ops). Mi scuso con coloro che hanno cercato su Ao3 senza trovare nulla... anyway, ecco qui il capitolo! Questo è stato particolarmente difficile e sono tanto curiosa di sentire i vostri pareri! Donate una piccola recensioncina a una tormentata scrittrice... <3



Miya

Quando rimisero piede in casa, Atsumu non sentiva di avere ancora realizzato tutto quello che era successo negli ultimi due giorni. La gita che avevano appena fatto ad Osaka era stata semplicemente meravigliosa. Se chiudeva gli occhi gli sembrava di riuscire a vedere ancora quei bellissimi fiori di ciliegio mentre sentiva la voce di Kiyoomi che gli spiegava il loro significato: "I sakura simboleggiano la vita e la morte, la bellezza e la violenza." gli aveva detto guardando in alto, verso i fiori. A quelle parole invece Atsumu aveva osservato lui: era maestoso e bellissimo come sempre, con gli occhi sciolti in un caldo color ossidiana, la pelle candida e i riccioli scuri che danzavano con il vento. Eppure, l'umano non poté fare a meno di scorgere della malinconia nella sua postura e nel suo tono di voce. "Sono come te, Omi."  aveva osservato lui. Di rimando il vampiro aveva sorriso. "Io non sono come loro. La loro vita è breve e ci ricorda che il nostro tempo è prezioso."  Aveva fatto una pausa. "Io non sono come loro." 

Atsumu non era ancora riuscito a capire del tutto cosa Sakusa avesse voluto dire quella notte, ma sentiva ugualmente di aver appreso più di Kiyoomi in quel viaggio che vivendo con lui per tre anni. Era successo qualcosa tra di loro a Osaka, anche se non sapeva bene cosa. L'unica sua certezza era che il ragazzo e il vampiro che erano tornati al castello non erano gli stessi che erano partiti.  

Atsumu, in ogni caso, non aveva intenzione di lamentarsi: era come se Sakusa avesse fatto un passo indietro e allo stesso tempo diversi passi in avanti verso di lui. Miya iniziò a decidere per conto suo quando svegliarsi, quando mangiare, quando fare il bagno. Un giorno, persino, uscì in giardino a prendere il sole. Kiyoomi assecondava tutto con gioia, e quando arrivò di nuovo il momento di morderlo gli propose una novità. All'inizio Atsumu ne fu imbarazzato, ma presto la passione prese ad avvolgerlo. Il vampiro assaporò la sua pelle annusandola e leccandola prima ancora di bucarla con i denti, e mentre lo faceva iniziò a tastare le zone più erogene di Atsumu. Quando la libido del biondo si fece forte abbastanza da fargli sopportare meglio il dolore, Kiyoomi lo morse, eppure il corpo di Miya fu troppo concentrato a godere dei suoi tocchi per essere infastidito dai canini aguzzi e prima ancora che se ne accorgesse, forse persino troppo in fretta, raggiunsero l'apice entrambi. 

Presero anche a viaggiare più spesso. Prima fu Osaka, poi Kobe, Kyoto, Nara, Nagoya, Tokyo. Kiyoomi gli disse che gli avrebbe fatto conoscere tutto il Giappone e poi, chissà, forse persino il mondo. Il castello di Hyogo divenne semplicemente un punto di riferimento, buono solo a lasciare i souvenir dei loro viaggi per far posto a quelli nuovi. A volte capitava che si fermassero un po' più a lungo nella loro vecchia dimora perché a detta di Sakusa i suoi servitori si stavano impigrendo. Atsumu non vedeva molta differenza, ma il vampiro era più che certo che in casa ci fosse più polvere del normale, così restavano quanto bastava affinché Kiyoomi tornasse a farsi temere dai propri lavoratori e poi ripartivano. 

Era da circa un anno che avevano iniziato a viaggiare quando si ritrovarono di nuovo a casa. Erano stesi a letto in mezzo alle coperte; Atsumu pigramente sonnolento che cercava di riprendersi dal piacere di Kiyoomi e dal proprio mentre il vampiro lo accarezzava.  

"Atsu." 

"Mh?" Il biondo non si preoccupò di aprire gli occhi quando Kiyoomi lo chiamò; anzi, allungò le braccia e si strinse maggiormente al vampiro. 

"Non sono più lo stesso da quando ti conosco. Il solo starti accanto mi spinge ad essere migliore."  

A quel punto Atsumu sorrise e si sollevò su un gomito per guardare l'altro negli occhi. "È molto dolce, Omi. Adoro quanto tu sia tenero sotto tutto quell'aspetto da vampiro tetro e minaccioso." Ridacchiò all'espressione di Sakusa, che però non negò. Si sporse in avanti, invece, e lo baciò con solerzia mentre lui continuava a ridere. 

"Solo tu mi rendi così. Se qualcun'altro provasse a dirmi una cosa del genere--" 

"Oh, non voglio neanche immaginare che fine orribile gli faresti fare!" Non lo lasciò finire Miya. Poi sorrise di nuovo. "Questo mi rende speciale, vero?"  

Kiyoomi gli accarezzò una guancia mentre lo guardava con affetto. "Molto." Disse. "Tutto ciò che voglio è renderti felice e tenerti al sicuro."  

Atsumu sorrise ancora, sinceramente contento che Kiyoomi tenesse a lui in quel modo, eppure le sue parole non poterono che lasciare un velo di fastidio nel cuore del ragazzo. Il corvino lo baciò ancora, e Miya ricambiò. Le labbra di Sakusa erano fredde come al solito, ma anche morbide, gentili e delicate, e come sempre il ragazzo amò tastarle e morderle con le proprie. 

"Atsu..." Il vampiro interruppe il bacio per sussurrare nuovamente il suo nome. Il modo in cui pronunciava quelle quattro lettere, il modo in cui lo guardava e il modo in cui le sue mani – potenzialmente così letali – lo accarezzavano dolcemente, facevano sciogliere il cuore di Atsumu e al tempo stesso accelerare il suo battito. Erano cambiati entrambi molto durante l'ultimo anno, e la loro connessione era diventata innegabile. Miya, però, si era sempre rifiutato di analizzare i propri sentimenti, sicuro che non gli fosse permesso tenere così tanto all'essere che l'aveva imprigionato in un castello solo per il proprio diletto. Adesso, tuttavia, aveva come la sensazione che Kiyoomi stesse per scoprire le carte in tavola e in fretta il ragazzo si chiese cosa avrebbe potuto fare una volta che ciò fosse successo. 

Ebbe paura. 

Rimanere in quell'ambigua zona del "non-detto" sarebbe stato perfetto: avrebbe potuto continuare ad amare il vampiro, lì, senza che la sua morale obiettasse nulla. Ma se Kiyoomi avesse parlato...  

Il corpo del ragazzo iniziò a reagire d'istinto, rifiutandosi di ascoltare, rifiutandosi di credere. Tentò la fuga iniziando a scostare le lenzuola, ma non fu veloce abbastanza: 

"Ti amo."  

Il cuore di Atsumu si fermò con quelle due parole. Chiuse gli occhi, incredibilmente felice e del tutto terrorizzato. Lui provava lo stesso! Avrebbe solo dovuto dirglielo: "Ti amo. Ti amo anch'io, Omi.", ma per quanto ci provasse, quelle parole non riuscivano a lasciare la sua gola. Rimase a bocca aperta, invece, fissando il corvino con paura, timidezza ed infine repulsione. Poi iniziò a piangere. 

"Come?" Disse, mentre i singhiozzi scoppiavano ed il suo corpo veniva attraversato da diversi singulti. "Come puoi dire una cosa così? Tu non mi ami. Non puoi." La confortevole zona in cui era rimasto appisolato per tutto quel tempo era appena stata distrutta; il "non-detto" era stato tirato fuori dal vaso insieme a tutto il resto: il dolore, il risentimento, persino la sua enorme confusione; tutto venne fuori per investire entrambi senza pietà. 

"Come puoi dire di amarmi se continui a tenermi prigioniero!?" Urlò. Si mise seduto e iniziò a picchiare i pugni sul corpo del corvino. I suoi occhi madidi di lacrime rendevano il mondo intorno a lui appannato e confuso, eppure – quasi come se l'universo volesse punirlo – il dolore riflesso nello sguardo di Kiyoomi gli fu chiaro.  

Atsumu non riusciva a smettere di singhiozzare. 

"Lasciami andare, se è così! Lasciami libero se mi ami davvero!!" Sakusa afferrò i polsi di Atsumu per fermare i suoi pugni, ma li lasciò stretti al suo petto. Non c'era battito lì, eppure in qualche modo il biondo seppe che il cuore di Kiyoomi si stava spezzando. 

"Ci ho provato." Disse il corvino dopo un po'. La sua voce era inclinata. "Molte volte. Ma non posso." 

"Sì che puoi!" 

"No." Rispose, definitivo. "Non ci riesco, mi ucciderebbe lasciarti andare."  

Atsumu fu attraversato da un attacco di risa, ma gli sembrò superfluo far notare a Sakusa che lui era già morto.  

"Dici che l'unica cosa che vuoi è rendermi felice, ma non sei mai riuscito a mettermi al primo posto." Il biondo sospirò, poi strattonò via le mani. Sapeva bene che se solo l'altro l'avesse voluto avrebbe potuto trattenerlo.  

Si voltò di schiena e sollevò le coperte fino al mento.  

"Vorrei restare solo, se non ti dispiace." Sussurrò alla fine. Chiuse gli occhi quando la sua visione periferica captò la mano di Sakusa raggiungere la sua testa. Le sue carezze, prima così tanto apprezzate, adesso sembravano bruciare come l'inferno. 

Il vampiro uscì e lui rimase solo, come aveva chiesto. Anche Atsumu lo amava, ma come avrebbe mai potuto dirlo? Come mai avrebbe potuto ammetterlo a Kiyoomi e prima ancora a se stesso?  

Sfogò il proprio pianto attutendo i gemiti sul cuscino, ripensando ai momenti passati con Sakusa e soprattutto rimpiangendo la catatonia di cui era stato vittima e artefice fino a poco prima. 

 

Passarono diversi giorni dopo quella discussione nei quali Kiyoomi si fece a stento vedere. Ad Atsumu sembrò tanto un dejà vu. Anche quando il ragazzo aveva scoperto cosa provasse il vampiro nel bere il suo sangue, infatti, Sakusa aveva reagito in quel modo. Era stato snervante allora e lo fu nuovamente in quell'occasione. A dire la verità nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione di Kiyoomi ad Atsumu non era dispiaciuto avere un po' di spazio per comprendere se stesso, tuttavia aveva presto capito che più pensava alla propria situazione, più la sua testa si ingarbugliava. Non aveva mai legato con i servitori della casa, che piuttosto continuavano a intimidirlo; non sentiva nessuna connessione con loro e anche volendo non avrebbe saputo come intavolare una conversazione. Erano giorni, quindi, che non gli rimaneva altra scelta che rimanere da solo con i propri pensieri e la cosa – oltre che ad annoiarlo pesantemente – stava iniziando a spaventarlo. Il fatto era che nella sua lista mentale a favore di Kiyoomi c'era poco, eppure quegli esigui pro continuavano a vincere contro gli interminabili contro. Aveva bisogno di confrontarsi con lui, di parlargliene, se non altro perché anche volendo non c'era nessun altro con cui poterlo fare. Ma il vampiro continuava ad evitarlo. Miya aveva giusto il tempo di guardarlo negli occhi – se era fortunato abbastanza – prima che Kiyoomi schizzasse fuori dalla stanza per andare dall'altra parte del castello (o, se era notte, anche del rione). Atsumu sapeva cosa voleva ma non come farci i conti, e più Sakusa lo sfuggiva, più lui covava rabbia.  

Una notte, innervosito, si ritrovò ad entrare nel salotto d'accoglienza al pian terreno, dove trovò Kiyoomi a leggere. Non appena i loro sguardi s'incontrano, quelli del vampiro si spalancarono; chiuse il libro e si alzò per andarsene quando – improvviso – un urlo rabbioso lasciò la gola di Miya. 

"Affrontami!!" Disse. Il suo tono fu talmente autoritario e la sua azione talmente inaspettata, che non solo Sakusa ma anche tutti gli attendenti-vampiri presenti nella stanza smisero di fare qualsiasi cosa per fissarlo con fare sbigottito.  

Atsumu, tuttavia, non ebbe occhi che per Kiyoomi, verso il quale si mosse a grandi falcate. Non appena lo raggiunse, gli afferrò la camicia per il bavero strattonandolo in avanti. 

"Parlami, cazzo! Non è evitando il confronto che risolverai le cose." Ringhiò arrabbiato.  

Sakusa deglutì e distolse lo sguardo, ma il ragazzo non demorse. 

"Perché mi costringi a stare ancora qui se poi intendi ignorarmi!? Usami come vuoi o lasciami andare, vigliacco."  

Gli occhi di Sakusa furono attraversati da una scintilla di verde intenso, ma si calmò subito, a differenza dell'umano. 

"Mordimi, Omi." 

"No." 

"Perché!" 

"Non vuoi che io lo faccia." 

"Sì invece." 

"No." 

"Sì, cazzo!!" Strinse maggiormente la presa sulla camicia, poi espose il collo. "Bevi." 

"No." 

"Allora liberami!" 

Seguì un silenzio. Poi: "No..."  

Atsumu urlò di rabbia e frustrazione e lasciò andare Sakusa. Quindi si portò una mano alla giugulare. 

"Che senso ha la mia vita qui." Chiese con voce disperata. "Che senso ha che io rimanga se non mi parli! Se non stiamo insieme, se non mi mordi!" Piegò le dita ad artiglio e iniziò a graffiare la propria pelle mettendoci tutta la forza che possedeva. Quella parte del suo corpo era diventata molto delicata a causa delle sue continue cicatrici, quindi non fu difficile che gliene si aprisse una facendolo sanguinare. A quel punto Sakusa reagì scattando verso di lui con espressione preoccupata. 

"Che cosa fai!?" Gli chiese con rabbia e ansia. "Fermo!" Fece, afferrandogli entrambe le mani. Fu a quel punto che una voce familiare proveniente dalla porta attirò la loro attenzione: 

"Credo di avervi preso in un momentaccio. Posso ripassare." 

Era Komori. Atsumu sospirò; non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così felice di rivederlo. Allentò la presa sul proprio collo e Sakusa lo lasciò andare facendo un passo indietro.  

"Motoya." Chiamò il corvino. L'altro vampiro rise agitato. 

"Ripensandoci, penso di essere arrivato al momento giusto, cugino. Che ne dici se parliamo un po'?" Atsumu si voltò verso Kiyoomi per vederne la reazione, ma questi non gli diede soddisfazioni. 

"Al piano di sopra." Diede indicazioni al parente senza nessuna particolare inclinazione nella voce, ma quando anche l'umano fece per seguirli, Sakusa lo incenerì con lo sguardo; i suoi occhi si accesero di colore e guardando verso Atsumu – semplicemente – scosse il capo. Poi uscì dal salotto. Il ragazzo si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo esasperato, poi si voltò e raggiunse la cucina per prepararsi del caffè.  

Komori, forse, sarebbe riuscito a far ragionare suo cugino. 

Komori forse sarebbe riuscito a farli ragionare entrambi. 

  

Atsumu non seppe mai cosa i due vampiri si dissero. Rimasero a parlare in privato per delle ore, e quando Komori riemerse – facendo capolino nella camera da letto del ragazzo – semplicemente disse: 

"È il tuo turno. Ho mandato Kiyo a farsi un giro, quindi puoi parlare tranquillamente senza aver paura che ti senta." 

"Non mi interessa se mi sente." Ringhiò forte il biondo. "Quel pezzo di merda si merita tutti gli insulti a cui sto pensando!" Motoya sbuffò ed entrò definitivamente nella stanza. Si sedettero scomposti sul divanetto dell'angolo ed iniziarono a parlare. 

"Se vuoi insultare Kiyo, io ci sto. A volte è talmente estenuante stare con lui che pensi che potrà finire soltanto con un suicidio o un omicidio, non è così?"  

"Cazzo se è così!"  

Komori ridacchiò mentre l'umano continuava a sbraitare: "È l'essere più testardo che io abbia mai incontrato, e sono cresciuto con Osamu, cazzo! Sono giorni che provo a parlargli ma lui non me lo permette. Hai idea di quanto sia frustrante vederlo scappare dal confronto ogni volta!?" 

"Perché? Pensi che con me non l'abbia mai fatto? Verrebbe da mandarlo a farsi fottere, e tanto peggio per lui."  

Atsumu era così contento di avere Komori sotto il suo stesso tetto! Sentiva di avere accanto finalmente qualcuno che potesse capirlo. 

"Lo odio." Ringhiò sommesso. "Ho provato a calmarmi ma lui--!" Non concluse la frase. Invece, urlò di frustrazione.  

Miya e Komori rimasero in silenzio per un po', prima che il vampiro tornasse a parlare. "Amare mio cugino è difficile, credimi, lo so."  

Atsumu spalancò gli occhi, ma sebbene una parte di lui volesse negare l'affermazione implicita dietro quella frase, le sue corde vocali decisero di non collaborare. 

"Sai che è stato lui a trasformarmi?" Chiese Motoya ad Atsumu. Questi si limitò a scuotere il capo, così l'altro continuò: "Io e Kiyo ci scambiavamo di quasi vent’anni quando eravamo ancora umani. Sì, tecnicamente è mio cugino, ma direi che mi ha fatto più da zio. Si prendeva cura di me. Della mia infanzia ricordo soprattutto le giornate passate in casa sua. Era scorbutico anche allora, ma sappiamo entrambi che è tutta apparenza con quelli che ama, vero?" Atsumu arrossì, e fu una risposta sufficiente. 

"Poi Kiyo è stato trasformato. Itachiyama aveva bisogno di diventare più forte, e mio cugino è stato tra gli umani tanto sfortunati da finire nel loro mirino. Per i primi anni da immortale è stato costretto ad eseguire i loro ordini, ma io ovviamente non lo sapevo. Dal mio punto di vista di bambino il cugino Kiyo si era stufato di me e se n'era andato. Ho pianto per mesi." Sospirò. "E poi, più o meno quindici anni dopo mi ha colpito la peste. Ti risparmio i dettagli, non gioverebbe a nessuno. Comunque ho capito che Kiyo non se n'era mai andato. Aveva continuato a vegliare su di me, ma l'idiota ha pensato che fossi più al sicuro senza di lui e non si è fatto vedere fino al giorno in cui ha deciso di trasformarmi. Tutto il resto della famiglia era morta e io li avrei sicuramente seguiti. Non ricordo molto di quegli ultimi giorni di malattia, ma quando mi sono risvegliato da vampiro Kiyoomi non c'era. Mi ha aiutato il suo nido, ma per quanto io chiedessi di lui non me lo lasciavano vedere. Sono stati giorni orribili e tutto ciò che volevo era stare con la mia famiglia, ma ogni volta che ero vicino a trovarlo, lui scappava più lontano." Komori fece una pausa, ed Atsumu non lo forzò. Riprese dopo diversi secondi. "Sono passati anni prima che riuscissi ad incontrarlo di nuovo, e quando finalmente l'ho fatto Kiyo mi ha confessato che trasformarmi era stata la cosa più egoistica che avesse mai fatto e che se ne pentiva. Prima di quel giorno non era riuscito a trovare il coraggio di guardarmi in faccia." 

Atsumu assimilò quelle nuove informazioni. "Oggi gli ho dato del vigliacco." Sussurrò il ragazzo. 

Motoya rise. "L'ho sentito. Praticamente l'hai urlato."  

Miya mise il broncio. "Be', avevo ragione! Chi altro scapperebbe in quel modo?"  

Il castano annuì concorde, ma pensò bene a quali parole usare per rispondere. 

"Io penso che Kiyo faccia del suo meglio, ma non è facile per lui scindere l'affetto dalla veemenza. Magari è iniziato proprio quella notte in cui mi ha morso. Sarà pur stata l'azione più egoistica che abbia mai fatto, ma in quel modo mi ha salvato. Ha imparato che il modo migliore per proteggere le persone che ama è quello di agire in questo modo e, per quanto si senta in colpa, magari non riesce a farne a meno." 

Atsumu espirò a fondo, quasi stremato. 

"Non posso amare qualcuno che pur di tenermi al sicuro mi impedisce di scegliere della mia vita. Tu lo capisci, vero? Posso rimanere qui e divertirmi con lui e volergli bene, ma conservo ancora abbastanza rispetto per me stesso per impedirmi di andare oltre." 

Rimasero in silenzio per un po' prima che Komori rispondesse: "Lo so." Poi non dissero più niente. Dopo diverso tempo sentirono il portone d’ingresso aprirsi. Forse per Atsumu era giunto il momento di parlare davvero con il cuore aperto. 

   
 
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