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Autore: AngelikaMSunday    13/12/2023    1 recensioni
Christine ha appena compiuto trent’anni, non si è ancora sposata e nell’ultimo periodo – considerata la sua collezione di rapporti falliti – ha preferito dedicarsi esclusivamente al lavoro. Tuttavia non può ignorare le lancette del suo orologio biologico, che con il loro insistente ticchettio sembrano informarla della necessità di trovarsi definitivamente un uomo per costruirsi una famiglia, perciò dopo aver bevuto un bicchiere di troppo ed essersi lasciata trasportare da un impeto di disperazione si iscrive ad un sito di incontri. È così che inizia un scambio online con RichieRich, un uomo dal nickname assurdo e dall’ego smisurato. Un uomo che però riesce anche a farla ridere, a comprenderla e a metterla a suo agio. Per questo motivo Chris resta sorpresa quando scopre che il suo ammiratore segreto è proprio il miliardario Richard Reyes, ovvero il suo ultimo cliente e la persona più insopportabile del mondo. Un imprenditore astuto, manipolatore e purtroppo incredibilmente attraente.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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3.

COPERTINA

 

III.

LA MEGALOMANIA DI RICHARD REYES.

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Una chiacchierata tra sconosciuti

Ciao, RichieRich. Io sono ChocolateDonut, una nuova iscritta di WithLove e in generale una donna in cerca di una relazione importante. Sì, una di quelle storie degne dei romanzetti rosa e dei migliori film hollywoodiani. Ovviamente non mi fraintendere, non sono in attesa di un ipotetico Principe Azzurro o dell’affascinante Lord di turno. Sarebbe davvero un’assurdità! Sono consapevole che questa è la vita reale e devo smetterla di comportarmi come una ragazzina ingenua, ma mi aspetto comunque di poter condividere con la persona giusta dei sentimenti profondi e un rapporto un po’ sdolcinato. Certo non voglio farmi venire il diabete, però non posso negare che la mia indole è quella di una romanticona senza speranze. Nonostante tutto la cosa essenziale è avere rispetto, fiducia e complicità. Tuttavia non ti preoccupare, non sono una tipa che dopo il primo appuntamento pensa già al matrimonio o fantastica sul colore degli occhi dei nostri futuri figli. No, sinceramente nemmeno io – per quanto desideri al più presto trovare il grande amore, programmare un matrimonio e avere una famiglia felice – ho tanta fretta. Però volevo solo spiegarti a sommi capi le mie intenzioni: sogno delle emozioni autentiche e spero prima o poi di trovare la mia anima gemella, perciò se non condividi questo mio pensiero o sei propenso ad avere semplicemente un flirt… beh, possiamo benissimo evitare di sentirci. Non prendiamoci in giro. Vorrei evitare di ritrovarmi in una situazione scomoda e non giungere al punto di dover ammettere la nostra reciproca antipatia, piuttosto tronchiamo tutto prima e manteniamo intatta la nostra dignità. Giuro che non mi offenderò, dico davvero. Non avrò alcuna reazione spropositata, non ti perseguiterò con inutili messaggini inopportuni e non ti segnalerò al sito come un personaggio non conforme al regolamento di WithLove. Sarà come se non ci fossimo mai presentati, lo giuro. In fin dei conti siamo persone adulte, quindi posso gestire un rifiuto con classe ed eleganza. Ad ogni modo ho pensato di contattarti perché ho effettuato il test di compatibilità e ho confrontato i nostri profili, rendendomi conto che abbiamo diversi punti in comune. Così, ovviamente se sei d’accordo, mi piacerebbe conoscerti meglio. Spero dunque di sentirti e aspetterò la tua risposta, augurandomi di non averti stordito con tutte queste chiacchiere.

Con un po’ di imbarazzo, Choco. 

 

Sono passati due giorni, undici ore e venti minuti da quando ho inviato la mia prima e-mail a RichieRich, ovvero all’uomo che ha avuto il grande onore di essere considerato dalla sottoscritta. L’uomo che ha avuto il privilegio di essere scelto come mio futuro e potenziale partner, come mio possibile compagno di vita. E cosa ho ricevuto in cambio? Niente. Assolutamente niente. Solo un lungo, spaventoso e scoraggiante silenzio. Un silenzio che ho contato con scrupolosa attenzione nonostante abbia fatto di tutto per mostrarmi indifferente. Un silenzio che mi pesa addosso come un macigno e che sinceramente, considerata la mia angoscia immotivata, mi fa sentire alquanto patetica. Perché io in realtà non sono così: non sono una di quelle ragazze che controlla in continuazione il telefono, che dipende dall’opinione di un uomo per avvalorare la propria autostima e che è così disperata da dare talmente tanta importanza ad una stupida e-mail senza senso. Tuttavia odio il silenzio, soprattutto in questi casi. Insomma questo RichieRich poteva pure rispondermi per esprimere il suo eventuale interesse nei miei confronti, oppure in alternativa la sua intenzione di non cominciare nemmeno a sentirci. In ogni caso sarebbe stato un gesto cortese ricevere una sua e-mail, sia se le cose si fossero evolute in senso positivo o al contrario fossero andate male. Come effettivamente è accaduto. Invece niente, in questi giorni ho dovuto sopportare una deprimente casella vuota.

Tutto questo mi fa sentire insicura, impacciata e la classica donna in pena che passa giornate intere davanti al cellulare. La classica donna che in pratica aspetta con ansia una chiamata che molto probabilmente non arriverà mai, che resta attaccata alla cornetta quasi ventiquattro ore su ventiquattro ed è pronta a giustificare le mancanze dell’uomo di turno per non ammettere il proprio fallimento. In pratica una donna super romantica disposta ad illudersi con false speranze pur di non accettare la cruda verità: cioè che lui – il ragazzo in apparenza perfetto e dannatamente affascinante – non telefonerà affatto, visto che probabilmente è già passato alla prossima conquista.

Ma come ho detto a questo maleducato e irraggiungibile RichieRich, io sono una persona adulta che sa gestire con assoluta eleganza un rifiuto. Inoltre sono una donna che odia i piagnistei e gli inutili isterismi, che non si lascia abbindolare da ipotesi insensate e non permette agli altri di influenzare il proprio stato d’animo.

Non mi risponde? Bene, niente panico. Si vede che non è quello giusto.

Non si è nemmeno degnato di scrivermi un semplice “No, grazie, non sono interessato” per chiarire la sua posizione? Perfetto, vorrà dire che è un uomo senza il minimo garbo e privo di buone maniere. Non è un mio problema, assolutamente! Uno così meschino, ignobile, zotico e arrogante è meglio perderlo che trovarlo. Questo è certo. 

Però perché non mi scrive? Insomma, mi sono mostrata davvero così patetica e disperata? Gli ho fatto talmente una brutta impressione con la mia presentazione che adesso non vuole nemmeno perdere tre secondi della sua vita per darmi una risposta? Perché non vuole avere niente a che fare con me?

No, Christine, smettila subito! Mi rimprovero, imponendomi di non pensare così negativamente. Tutto questo non dipende da te, non è colpa tua se lui non ti apprezza e non sei stata affatto precipitosa nello scrivergli un messaggio tanto sincero. Continuo, provando ad autoconvincermi. Hai solo voluto mettere le cose in chiaro, non perdere tempo e andare dritta al punto. Sei stata schietta e onesta, come sempre. Ti sei comportata come una brava e pragmatica donna in carriera, mettendo le carte in tavola e svelando le tue intenzioni senza troppi giri di parole. Niente fronzoli e false promesse, soltanto sincerità e obiettività. Se lui non riesce a gestire la situazione perché è un bamboccio immaturo non è colpa tua. Rifletto, annuendo con un gesto del capo e ritrovando la mia determinazione. Sono così disperata che adesso mi ritrovo a farmi incoraggiare perfino dalla mia voce interiore, quella che posso attribuire alla mia coscienza. Ho toccato il fondo. 

Comunque la fase di stallo che sto attraversando è davvero snervante, perché è sempre difficile accettare di non poter piacere a qualcuno. Per quanto proviamo ad accettare un rifiuto, non è mai tanto facile. In effetti chi vogliamo prendere in giro? Siamo sempre condizionati dal parere e dal giudizio del mondo, così come vogliamo costantemente ricevere l’approvazione di tutti. Fa parte della nostra natura di essere umani, perché siamo creature che amano la compagnia e disdegnano la solitudine. Ci importa di come appariamo, ci interessano le opinioni degli altri e cerchiamo sempre di apparire al meglio. Soprattutto davanti agli estranei. Possiamo creare la perfetta immagine di noi e presentarci alle persone che non conosciamo come meglio crediamo, anche se in questo modo rischiamo di creare delle false aspettative. Tuttavia per questo quando facciamo dei colloqui o dei nuovi incontri ci poniamo in un determinato modo, mettendo subito in evidenza i nostri pregi e cercando di nascondere i nostri difetti. In fin dei conti siamo i primi a dubitare di noi stessi e a non volere mostrare i nostri punti deboli. Lo facciamo per proteggerci, salvaguardare la nostra sicurezza e il nostro benessere interiore. Non gestiamo bene i giudizi negativi, i pettegolezzi falsi riguardo la nostra persona e nemmeno gli insulti che ci rivolgono. Soffriamo, proviamo a capirne il motivo e alla fine non possiamo fare altro che rassegnarci. Invece alcuni, forse i più insicuri e i più deboli caratterialmente, decidono di cambiare in base ai voleri degli altri. Ma mi sento in dovere di rivelarvi una cosa: ci sarà sempre qualcuno pronto a disprezzarci e a metterci il bastone tra le ruote, qualcuno che avrà una brutta considerazione di noi oppure semplicemente ci invidierà. Però dobbiamo imparare ad andare avanti, a dare meno peso a certe parole. Dobbiamo imparare a rialzarci senza alcuna esitazione, a non darla vinta ai bulli che incontreremo nel corso della nostra vita e a trovare la nostra serenità. La nostra accettazione. Anche se è difficile. 

Mi risveglio dai miei pensieri quando sento un leggero bussare alla porta, quindi alzo lo sguardo dal mio computer e fisso l’ingresso del mio ufficio. Mr Micols è appena entrato e mi sta osservando con un certo nervosismo, mentre si aggiusta con altrettanta ansia il nodo già perfetto della sua cravatta scura.

«Christine, è arrivato il cliente di cui abbiamo parlato l’altro giorno» mi avvisa con un tono agitato, nominando il nuovo affiliato della società. Ovvero Mr Sono-Super-Ricchissimo, nonché l’uomo che con un semplice schiocco delle dita potrebbe mandare in malora la nostra azienda. Un multimiliardario che per un banale capriccio o per un’insoddisfazione personale indipendente dal mio operato potrebbe causare il mio licenziamento, determinando la fine della mia carriera come promoter finanziaria.

Ho paura perfino ad offrirgli un caffè, perché se la miscela dovesse non piacergli potrei accidentalmente infastidirlo. Ed io voglio assolutamente evitare di indisporlo, poiché se lui si innervosisce anche Peter potrebbe rischiare di andare incontro ad un esaurimento nervoso e al momento – considerata la sua predisposizione a rimproverarmi in maniera abbastanza severa – vorrei prevenire la sua probabile crisi isterica. Oltretutto un cliente infelice equivale automaticamente ad una diminuzione dei profitti, una diminuzione dei profitti porta di conseguenza ad avere un capo scontento e un capo scontento coincide infine a dover affrontare un intero Consiglio di amministrazione insoddisfatto. Tutta questa catena di catastrofici eventi potrebbe infatti concludersi con un mio eventuale licenziamento, dato che sarei indirettamente la causa dell’inizio di questa complicata e ipotetica situazione, perciò l’azienda potrebbe benissimo pensare di non firmare più il mio stipendio e lasciarmi priva di una fonte di sostentamento. Devo quindi evitare di pormi in maniera sbagliata con il mio prossimo cliente e cercare di trattenere i miei commenti sagaci, nonché le mie battute troppo spesso inopportune. Ma certe volte non posso contenere la mia rabbia, soprattutto se quantità spropositate di denaro vengono praticamente gettate al vento e investite in sciocchezze. 

«Puoi farlo entrare» affermo con una certa sicurezza, imponendomi di non far tremare la mia voce e di avere il controllo del momento. In realtà mi sento come una gelatina in procinto di sciogliersi, ma non voglio fare preoccupare Mr Micols e non voglio nemmeno subirmi una ramanzina. Perciò respiro profondamente, mi alzo dalla sedia e mi liscio la gonna con un gesto nervoso. Subito dopo mi avvicino all’entrata del mio studio, obbligandomi a non barcollare e a non cedere all’ansia, e mi preparo mentalmente ad accogliere il mio misterioso ospite facoltoso.

Per questo importante incontro ho indossato il mio migliore tailleur, composto da una gonna rossa attillata e da una giacca della stessa tonalità con i bottoni dorati. Il colore acceso entra evidentemente in contrasto con la mia pelle abbronzata, i miei capelli castani e i miei occhi facendomi apparire molto attraente. Almeno, secondo il mio modesto parere. Ho abbinato poi al completo una raffinata camicetta bianca, un paio di scarpe nere con il tacco lucido e due graziosi orecchini di perle. I miei capelli indomabili invece sono legati in un pratico ed elegante chignon, in modo da averli almeno per oggi minimamente in ordine, mentre per quanto riguarda il trucco mi sono limitata ad un look molto naturale. Accostamenti sobri e neutri, per mettere in risalto i miei punti migliori e apparire fresca come una rosa. In questo modo mi sento anche graziosa e sicura di me, perciò sono sicura che niente potrà scalfire la mia corazza di perfezione e professionalità. Nemmeno l’uomo più viziato, ricco ed egocentrico di New York. Nemmeno l’uomo più insopportabile, indisponente, capriccioso e…

Oh, santissima merda! 

Schiudo leggermente le labbra, manifestando in questo modo il mio genuino stupore, e mi impongo di non sbavare. Davvero non sarebbe educato e non darei nemmeno una bella immagine di me stessa, oltretutto renderei vani i miei sforzi di apparire assolutamente competente e presentabile. Però è molto, molto complicato frenare le mie pulsioni e i miei istinti. Perché il mio nuovo cliente, ovvero quest’uomo super facoltoso e apparentemente intimidatorio, è davvero un adone. Un David di Michelangelo. Una divinità scesa in terra. Il degno figlio di Apollo. Insomma, nel mio immaginario potrebbe assomigliare perfino ad un enorme donut al cioccolato venuto qui per tentarmi. E io non sono mai stata brava a resistere alle mie voglie e ai miei desideri, infatti le scatole vuote di ciambelle accumulate nella pattumiera del mio appartamento ne sono la prova lampante. Insieme, ovviamente, alla mia taglia non proprio da modella. Però adesso non posso mostrargli la mia debolezza, non posso essere una di quelle donne tipiche dei romanzetti rosa che alla vista del figo di turno diventano delle complete inette. Non posso lasciarmi sopraffare da batticuori immaginari, scosse elettriche di dubbia entità e patetici balbettii. Perciò mi schiarisco la voce e riacquisto il controllo, senza lasciarmi trasportare da inutili fantasticherie. Senza lasciami condizionare da pulsioni sconvenienti e lascive, ma allo stesso tempo così piacevoli.

No, io sono una donna logica e razionale. Sono una promoter finanziaria pragmatica, responsabile e consapevole del proprio ruolo. Quindi, Christine, abbi un po’ di contegno! Mi ripeto, prendendo respiri profondi e preparandomi a mostrargli la mia serietà.

«Miss Thompson, questo è il signor Richard Reyers» interviene il mio capo, notando il mio strano mutismo e la mia espressione meravigliata. Spero di non assomigliare ad un pesce lesso o in alternativa ad un’idiota, ma di apparire solo leggermente colpita. Insomma, ho conosciuto tanti altri uomini nel corso della mia vita. Anche Tom era una vera bellezza, però con lui non mi sono mai comportata come una micetta in calore. «E lui è il suo assistente, Colin Andrews» continua Mr Micols, indicandomi l’uomo fermo accanto al suo superiore.

«Piacere di conoscerla» afferma quest’ultimo, sorridendomi con calore e porgendomi subito dopo la mano in un gesto di cortesia.

Colin è un po’ basso, esile e mingherlino. Soprattutto se paragonato a Mr Reyers, che è davvero molto alto e muscoloso. Nel complesso tuttavia ha dei tratti davvero dolci e gentili, rispetto sempre al suo capo che invece appare crucciato e tremendamente serio. Richard Reyers in effetti ha un aspetto algido, severo e minaccioso. Forse il suo completo scuro di alta sartoria contribuisce a rafforzare la mia prima impressione, però nel complesso anche i tratti del suo viso sono netti e duri. Ha un’espressione decisa, due pozze di ghiaccio al posto degli occhi e delle labbra sottili atteggiate costantemente in una posa impassibile. In generale l’unico dettaglio che stona sono i suoi capelli castani, che in base alla luce rivelano stupende sfumature di biondo, che nonostante siano corti appaiono abbastanza disordinati. Attenzione, non trasandati, ma disordinati. Come se si fosse appena alzato dal letto dopo un’intensa notte di passione, per questo gli donano un’aria sexy e accattivante. Emana un certo fascino, nonché carisma e mascolinità. Il suo assistente al contrario possiede un viso meno marcato, meno rigido e più rassicurante. Inoltre ha gli occhi verdi, i capelli neri arruffati – un po’ in stile Harry Potter – e ha optato per un abbigliamento più casual: indossa infatti un jeans grigio, una camicia azzurra, un cappotto nero e una sciarpa blu. Porta con sé anche una valigetta di pelle, che contiene probabilmente i documenti necessari per il nostro colloquio, e dal suo orecchio spunta un piccolo auricolare senza fili.

«Piacere mio» rispondo, ricambiando il suo gesto. «Prego, accomodatevi» li invito subito dopo, indicando il mio ufficio e le sedie libere sistemate davanti alla scrivania.

«Grazie, Miss Thompson» dichiara con fare annoiato il multimiliardario, prendendo posto e accavallando le gambe in un gesto perfettamente noncurante.

Aggrotto le sopracciglia e lancio un’occhiata a Mr Micols, ricevendo in cambio solo un’esortazione silenziosa e uno sguardo minaccioso. Sembra quasi dirmi: “Zitta, occupati del tuo lavoro e fai tutto quello che lui desidera. Tutto. Non ti azzardare a mandare a monte questo affare, Christine, altrimenti in cambio avrò la tua testa”. È una cosa abbastanza inquietante, al punto che percepisco quasi una lama super tagliante scivolare sul mio collo, quindi deglutisco e successivamente mi sbrigo ad annuire. Lui non mi risponde, ma resta lì impalato e continua a fissarmi. Allora chiudo la porta del mio studio con una certa esitazione, lasciando Peter fuori, e dopo aver preso l’ennesimo respiro profondo mi volto verso i miei ospiti. Torno dunque al mio posto e mi accomodo con estrema calma, tanto per dare l’impressione di essere controllata e padrona della situazione, mentre prendo a studiare con attenzione Richard Reyes. Il mitico e ricchissimo Richard Reyes, protagonista indiscusso di tutte le riviste di economia internazionali e ultimamente nuovo personaggio principale della pagina finanziaria del New York Times. Uno dei dieci uomini più ricchi d’America, eccentrico imprenditore e proprietario di un numero imprecisato di aziende sparse per il paese. Possiede ad esempio tre cantieri navali situati in diverse aree della Florida, dove costruisce barche a vela e yacht di lusso. Di recente ha comprato un paio di ranch in Texas, dai quali ricava soprattutto litri di costosissimo petrolio e alto materiale grezzo, nonché una compagnia aerea in California. Ha investito poi milioni di dollari in una famosa impresa edile del North Dakota, in altrettanti ristoranti stellati sparpagliati in varie regioni degli Stati Uniti, in un esteso vigneto nella Napa Valley e in una società di consulenza informatica newyorkese. Attualmente sta contrattando invece per acquistare le quote di una modesta casa editrice di Seattle, che tuttavia ha ottime opportunità di crescita. Infatti, negli ultimi mesi, ha pubblicato autori che adesso sono collocati al vertice delle classifiche letterarie più prestigiose a livello nazionale.

In pratica Mr Reyes è un imprenditore di spicco, temuto da molti e stimato da tutti. In teoria non dovrebbe nemmeno essere qui e trovarsi in mia presenza, perché questo è uno di quegli uomini che sicuramente ha a disposizione un intero Consiglio di amministrazione pronto a gestire le sue azioni e i suoi nuovi investimenti. Posso capire che magari non si fidi pienamente dei suoi avidi collaboratori e non voglia combattere con troppe persone disposte a dire la loro, ma almeno in base a quanto si dice in giro quest’uomo è certamente abbastanza scaltro e intelligente da occuparsi anche da solo dei suoi affari. In fin dei conti ha una laurea in economia e commercio, ha costruito il suo impero grazie alle sue singolari capacità di contrattazione e ha iniziato la sua scalata verso il successo giocando semplicemente in borsa. Acquistava e vendeva azioni, valutando con accortezza i suoi profitti.

È partito da zero e oggi non si fa altro che parlare di lui: un imprenditore che si è costruito da solo e attualmente, considerato il suo conto in banca, potrebbe sfamare mezza Africa. Insomma questo è un mago della finanza, un genio delle trattative e un abile manipolatore. Una persona capricciosa, a tratti volubile ed egoista.

Ha appena compiuto trentacinque anni, eppure ormai da tempo viene considerato un uomo potente. Un uomo in grado di influenzare e determinare le sorti economiche di un intero paese. Per questo viene molto rispettato e la stampa ha un interesse morboso nei suoi confronti, al punto che è possibile ammirarlo sulle copertine di moltissimi magazine. Non soltanto di interesse finanziario, ma anche di gossip.

La gente comune è interessata al suo stile di vita, agli eventi a cui partecipa e alle magnifiche donne che lo accompagnano.

«Bene, Mr Reyes, cosa posso fare oggi per lei?» gli domando con un tono deciso, rivolgendomi direttamente al soggetto della mia analisi e limitandomi ad osservare il suo assistente. Devo essere forte, fargli capire chi comanda e dimostrare di non essere in soggezione a causa della sua presenza.

«Mi sembra alquanto ovvio, Miss Thompson» replica con prontezza il diretto interessato, sorridendomi con malizia e palese divertimento. Gli angoli della sua bocca si piegano in un ghigno attraente, però evito di prestare troppa attenzione al suo lato affascinante e al contrario mi irrigidisco. Perché avverto la sua pericolosità, la sua spavalderia e la sua convinzione di essere il padrone del mondo.

Richard Reyes è un lupo travestito da docile agnello. Vuole farmi credere di essere innocuo, tuttavia io conosco i tipi come lui. Li incontro ogni giorno a causa del mio lavoro, quindi ho imparato a rapportarmi con loro e non ne sono affatto intimidita. Ormai li identifico a pelle, avverto il loro odore da predatori a miglia di distanza e ho capito che per trattarci devo impormi fin da subito. Far capire loro chi comanda. Adesso perciò vuole farmi irritare, ma non ha idea di aver trovare pane per i suoi denti. Se la situazione lo richiede posso diventare una promoter finanziaria cazzuta, spietata e dura. Poi, dopo aver affrontato le torte erotiche di Mrs McQueen, sono pronta a tutto. Vuole mettermi alla prova? Perfetto, che si faccia sotto! Sono disposta a fare qualsiasi cosa per aggiudicarmelo come cliente, conquistarmi la sua fiducia e mettere le mani sui suoi soldi. Ma manterrò saldi i miei principi e gli mostrerò di che pasta sono fatta, dandogli la possibilità di conoscere il mio carattere e il mio modo di ragionare. 

«Mr Reyes ultimamente sta considerando l’idea di effettuare nuovi investimenti e allargare i suoi orizzonti, ma prima vuole giustamente valutare le offerte presenti al momento sul mercato» interviene Colin per spiegarmi le intenzioni del suo capo, posando la valigetta sulle sue ginocchia e aprendola per estrarne dei documenti. «I suoi interessi, come probabilmente già saprà, sono molteplici e al momento sta cercando nuovi stimoli per riorganizzare il suo lavoro» prosegue, passandomi alcuni fogli e mettendomi al corrente della loro situazione. Sbircio le carte, che contengono un resoconto dettagliato delle azioni di Mr Reyes, e sgrano gli occhi quando mi rendo conto degli importi che sono segnati. Quest’uomo guadagna in un’ora quello che io otterrei soltanto dopo cinque anni di duro lavoro.

«Ogni tanto sento l’esigenza di mettermi alla prova» interviene il mio cliente, sorridendomi con complicità. «D’altronde sarà anche merito di questa mia dinamicità se in questi anni sono riuscito a guadagnarmi un certo prestigio nel mondo degli affari: non riesco a concentrarmi troppo su un unico progetto, ma devo mettermi sempre in gioco e cercare nuovi brividi» continua, vantandosi e giustificando allo stesso tempo la sua ossessione per gli investimenti.  

«Beh, sono certa che a lungo andare diventi alquanto noioso dover gestire soltanto una dozzina di aziende. Capisco dunque la sua voglia di cambiare e trovarsi nuovi hobby» commento con ironia, scuotendo il capo con disapprovazione e ricevendo in cambio un’occhiata da parte del mio prossimo assistito. Anche se non sono più tanto sicura di venire assunta, considerata la mia mania di fare battute inopportune e perdere un po’ il controllo. Però è più forte di me, non riesco a trattare con persone così privilegiate e altezzose. So che è il mio lavoro e non è la prima volta che mi capita, ma Richard Reyes mi irrita particolarmente. Più di Mrs McQueen e le sue torte erotiche.

«Ovviamente seguiremo le sue proposte, Miss Thompson, e ci affideremo al suo giudizio» finisce il mio interlocutore, ignorando il mio sarcasmo e sembrando molto sicuro delle sue parole. «Per iniziare voglio investire un paio di milioni di dollari, in modo da poter monitorare durante i primi mesi gli effettivi profitti generati dalle sue geniali intuizioni finanziarie» aggiunge, usando un tono fastidiosamente beffardo e prendendosi gioco delle mie capacità. Inoltre continua a fissarmi con indifferenza, irritandomi. «Poi si vedrà» conclude, lasciandomi in sospeso.

«Quali sono le sue vere intenzioni, Mr Reyes?» gli domando allora, sentendomi offesa a causa dal suo sarcasmo inopportuno. «Prendermi in giro? Sondare le mie abilità per determinare poi se in base ai suoi standard sono abbastanza preparata?» proseguo, sfidandolo apertamente. «Non ho tempo da perdere con questi stupidi giochetti di potere, perciò se vuole mettersi contro il suo Consiglio di amministrazione e provocare i suoi azionisti lo faccia pure… ma la prego di non mettermi in mezzo, io prendo molto seriamente il mio lavoro» lo avverto, percependo la sua voglia inconscia di ribellione. In effetti in questo istante mi sembra un adolescente che vuole disobbedire ai suoi genitori, ma io non sono la sua babysitter.

«Vuole forse dire che non mi vuole come cliente?» mi provoca lui, sorridendo con furbizia. «Se dovessi affidarle parte del mio patrimonio lei potrebbe benissimo assicurarsi una promozione istantanea» mi informa, mostrandomi i lati positivi della nostra collaborazione. «Le basterebbe solo dirmi di sì, occuparsi dei miei affari e sfruttarmi come trampolino di lancio» conclude, elencandomi le mie possibilità.

«Non sono in vendita» mi altero, stringendo i pugni. «Io ho un’etica morale» lo informo, chiarendogli la mia posizione e ignorando le sue lusinghe. Detesto i milionari che credono di poter compare tutto e tutti con i propri soldi, senza fare la minima fatica. Rappresentano un classico cliché, per questo quando li incontro mi viene voglia di prenderli a pugni. Però attualmente non posso gestire una causa per aggressione e quindi devo contenermi, anche se per fortuna mi è ancora concesso rispondergli per le rime. Probabilmente così perderò il contratto, tuttavia al momento non mi interessa. Peter ha sbagliato ad affidarmi questo cliente ed io ho peccato di presunzione accettando di incontrarlo, ma non pensavo fosse un tale stronzo narcisista. Credevo di potermene occupare in tutta tranquillità, invece i miei nervi sono compromessi e la mia pazienza si sta esaurendo. 

«Suvvia, Miss Thompson, io potrei renderla una persona importante» dichiara il diretto interessato, facendo rafforzare con queste sue ultime parole la mia opinione negativa.

«Sì, ma a che prezzo?» gli chiedo, accigliandomi di nuovo.

So di apparire alquanto contraddittoria in questo momento. Insomma ho iniziato questa sorta di colloquio imponendomi di conquistarlo come cliente con ogni mezzo possibile e sfruttando tutte le mie doti persuasive, eppure adesso mi sto mostrando restia ad assecondarlo. Dovrei saltare di gioia e firmare il nostro contratto senza tentennamenti, in modo da far felice Mr Micols e i nostri dirigenti. Però… però non posso lasciarmi calpestare così e vendergli la mia anima, solo per ottenere una promozione e aumentare la mia notorietà nel campo finanziario. Io non sono un’approfittatrice. Mi sono guadagnata questo posto con il sudore della mia fronte, faticando e passando anni a lavorare come stagista sottopagata. Nessuno mi ha aiutato, ho ottenuto tutto adoperando solo le mie forze e ho sopportato gli sproloqui dei miei superiori per un tempo infinito prima di potermi sedere dietro questa scrivania. Ho trascorso le mie pause pranzo studiando documenti, facendo calcoli e piangendo ogni tanto nel bagno dell’azienda. Ma ora sono qui, nel mio ufficio e ho perfino una segretaria. Per quanto avere Mr Reyes come cliente sarebbe davvero una realizzazione personale e una conferma delle mie capacità, non posso calpestare i miei sacrifici e i miei ideali soltanto per fare felice il mio capo. Non posso vendermi. 

«Quello che decido io» afferma Richard, ghignando apertamente. «Mi pare avessimo già chiarito questo piccolo particolare» riprende, sbeffeggiandomi.

Colin scuote il capo e sbuffa, disapprovando a quanto pare la nostra discussione.

«Non ho alcuna intenzione di soddisfare i suoi capricci» riprendo, alterandomi e alzando leggermente il tono. «La mia politica aziendale è molto rigida, Mr Reyes» lo avverto con sicurezza, ribadendo la mia decisione e confermando la mia opinione.

«Pensa che la mia non sia altrettanto seria?» mi domanda, apparendo ancora divertito.

«Quello di cui sono convinta è che lei potrebbe benissimo occuparsi da solo dei suoi affari» ribatto, cercando di non sembrare intimidita dal suo atteggiamento e dando voce ai miei precedenti ragionamenti. «Sappiamo entrambi che non ha alcun bisogno del mio aiuto» continuo, fissandolo negli occhi per manifestare la mia determinazione. «O del mio intuito» aggiungo, incrociando le mani sulla scrivania e guardandolo con rinnovato orgoglio. «Perciò le ripeto, perché è qui? Cosa vuole ottenere da questo incontro?» finisco, riformulando il mio quesito.

«Sono qui perché ho sentito che lei possiede un buon fiuto per gli affari e ultimamente i miei promoter mi stanno alquanto deludendo» ammette lui, sedendosi in modo più composto e ricambiando la mia occhiata. «Mettiamo le cose in chiaro, Miss Thompson, in modo da evitare altri fraintendimenti: voglio assumerla temporaneamente, vedere come gestisce i miei soldi, valutare le sue idee, calcolare i miei profitti e poi agire di conseguenza» chiarisce, rivelandomi in sintesi il suo piano.

«Lei non vuole comprarmi» commento con un tono sorpreso, aggrottando le sopracciglia dopo aver ascoltato attentamente il suo discorso. «Piuttosto sta investendo su di me» proseguo, arrossendo lievemente. Non posso negare di sentirmi lusingata per la sua affermazione e il suo parere riguardo il mio lavoro, in effetti è sempre gratificante sapere che qualcuno lo apprezza, tuttavia il suo comportamento continua a non piacermi.

«Esattamente» conferma Mr Reyes, annuendo con un gesto del capo. «Ho sentito parlare delle sue imprese da alcuni miei conoscenti e, anche se non ha mai accettato clienti del mio calibro, so che ha delle buone capacità» si complimenta, vantandosi a sua volta e ribadendo la sua superiorità.

«E al momento quali campi vorrebbe esplorare?» gli domando, cercando una conferma delle sue intenzioni. «Quello dell’elettronica? Quello della cosmetica? O forse è più interessato ai videogiochi?» proseguo, elencando le nuove tendenze del mercato.

«Sono aperto a qualsiasi iniziativa» risponde il mio interlocutore, dandomi carta bianca.

«Attualmente abbiamo investito in alcuni siti online, quindi se possibile vorremmo mantenerci su questo settore» dichiara Colin, inserendosi di nuovo nella nostra discussione.

«Le piattaforme del web sono molto interessanti e permettono di entrare in contatto con un vasto pubblico» ammetto, concordando con la sua osservazione. «Le più grandi aziende americane, ma anche quelle straniere, si stanno espandendo in questo senso e hanno avuto parecchi riscontri positivi» confermo, pensando alla nuova strada che ha preso ultimamente la globalizzazione grazie alle nuove tecnologie a disposizione e analizzando appunto gli ultimi sviluppi informatici. «Credo che con le sue possibilità economiche e il suo coinvolgimento in vari ambiti potrebbe avere molte alternative da valutare» concludo, iniziando già a pensare alle statistiche e ai possibili investimenti.

«Bene, allora le lascerò il tempo di pensare alla mia offerta e tornerò la prossima settimana per considerare le sue proposte» afferma Richard, alzandosi dalla sedia e sistemandosi i risvolti della giacca elegante. «Le sta bene?» mi chiede, anche se con il suo quesito sembra più sfidarmi che accertarsi del mio parere.

«Come ha detto lei stesso poco fa, sarei una pazza a rifiutare una proposta del genere» dichiaro, imitando i suoi movimenti e mettendomi in piedi. Questa volta non barcollo, ma appaio decisa e determinata. «Tuttavia ho molte cose su cui riflettere» aggiungo, non dandogliela vinta. «Il suo atteggiamento non mi piace, Mr Reyes, e se ci dovessimo trovare davvero a lavorare insieme penso proprio che dovrà cambiare i suoi modi di fare» lo avverto, lanciandogli un’occhiata seria. «Almeno in mia presenza» preciso alla fine, considerando il nostro incontro e i comportamenti che mi hanno dato più fastidio. Credo proprio che farò una lista con i pro e i contro, inserendo anche i momenti che mi sono piaciuti di meno per stabilire in seguito delle regole ben precise alle quali si dovrà attenere. Sempre se vorrà firmare il nostro contratto di collaborazione.  

«Vedo che il suo fiuto per gli affari non è solo una leggenda» si complimenta lui, sorridendo successivamente con la solita malizia. «Così come il suo carattere indisponente» dice infatti, passandosi una mano tra i capelli. «D'altronde Mr Micols mi aveva avvertito» conclude, scrollando le spalle con noncuranza.

«Sì, Mr Micols mi reputa una bisbetica» ammetto, consapevole dell’opinione che Peter ha nei miei confronti. Forse a livello lavorativo mi stimerà, ma so che personalmente non mi apprezza molto. Sentimento del tutto ricambiato, comunque. «Eppure se sono seduta qui, in questo ufficio, le assicuro che c’è sicuramente un buon motivo» gli ricordo, facendo riferimento alle mie capacità professionali.

Mr Micols odierà pure la mia ossessione per la moda, i miei ritardi cronici, la mia mania di portare ciambelle in ufficio e la mia emotività. Però apprezza la mia compostezza, la mia abilità nello scegliere sempre gli investimenti giusti per i miei clienti e il mio infallibile intuito. Non può negare che da quando sono stata assunta i nostri profitti sono nettamente aumentati, insieme al numero dei nostri associati. Non voglio vantarmi, però è tutto merito mio e lui ne è consapevole.

«Non lo metto in dubbio» afferma Mr Reyes, fissandomi con rinnovata attenzione e curiosità. «E sarò più che felice di verificarlo».

«Bene» dichiara Colin, interrompendoci e sistemando nel frattempo la sua valigetta. «È meglio andare, adesso» aggiunse in seguito, guardando l’orologio che porta al polso e avvicinandosi infine alla porta dopo essersi accertato comunque di aver raccolto tutti i documenti. «Tra quindici minuti abbiamo una videoconferenza con i dirigenti della compagnia californiana» specifica, rammentandogli il suo prossimo impegno e toccandosi in maniera distratta l’auricolare.

«Sì, torniamo in azienda» concorda Richard, raggiungendo il suo assistente.

«È stato quasi un piacere conoscerla, Mr Reyes» riprendo a parlare, uscendo intanto da dietro la mia scrivania per andargli incontro e congedarlo.

«Quasi?» commenta lui divertito, sottolineando il termine che ho utilizzato.

«Beh, non può negare che oggi lei sia stato abbastanza… esasperante» gli faccio notare, mantenendo sempre un tono formale e cercando il vocabolo giusto. In effetti definirlo irritante sarebbe stato un po’ maleducato da parte mia, ma non potevo nemmeno ignorare il suo atteggiamento e fare finta di niente. Certe volte sono consapevole di essere eccessivamente sincera, però non lo reputo un difetto. «E poi non abbiamo trovato ancora nessun accordo» concludo, soffermandomi sul punto più importante.

«Questo dipende semplicemente da come andrà il nostro prossimo appuntamento» mi ricorda, facendo riferimento al nostro futuro meeting e alla sua importanza per la mia carriera. «Quindi non mi deluda, Miss Thompson» dichiara con serietà, fissandomi inoltre in modo intenso e facendomi arrossire furiosamente. «Comunque, non so se questo potrà renderla felice, ma per me invece è stato un vero piacere averla incontrata» precisa subito dopo con sicurezza, rivolgendomi un ultimo sorriso seducente. «Perciò non vedo l’ora di rivederla» finisce con assoluta compostezza, salutandomi poi con un gesto della mano e dando uno strano senso alla sua frase. Sembra troppo… intima.

«Arrivederci» afferma Colin, seguendo il suo capo fuori dallo studio.

«Alla prossima» sussurro, sentendomi leggermente a disagio e imbarazzata.

In fin dei conti Richard sarà anche un uomo bellissimo e apparentemente perfetto, anche se il suo carattere lascia alquanto a desiderate, ma non è affatto il mio tipo. Insomma potrà essere ricco, indipendente, ambizioso, sicuro di se stesso e rappresentare il sogno di ogni donna sana di mente. Però è indiscutibilmente arrogante, a tratti insopportabile, molto spesso presuntuoso e senza dubbio viziato. Il suo aspetto e il suo portafoglio, insieme ai pochi pregi che ho elencato in precedenza, non possono di certo compensare la sua antipatia.

Annuisco, convincendomi dei miei ragionamenti, e mi preparo dunque a riprendere il mio lavoro. Allora mi avvicino all’entrata del mio ufficio, con l’intenzione di chiudere la porta e isolarmi dal resto del mondo, ma il mio sguardo viene attratto inevitabilmente dalla figura di Mr Reyes. Si trova in fondo al corridoio, precisamente vicino agli ascensori, e sta parlando tranquillamente con il suo segretario. Tiene una mano nella tasca dei pantaloni, mentre con l’altra controlla il suo cellulare. Ha assunto una posa rilassata, permettendomi in questo modo di ammirare indisturbata le sue spalle possenti. Nonché il suo meraviglioso sedere, le sue gambe muscolose e un lato del suo viso.

Sospiro, restando quasi in contemplazione, e successivamente mi rendo conto che ogni donna presente in questo studio in pratica è rimasta incantata da Richard. Infatti, dando un’occhiata in giro per confermare la mia supposizione, mi accorgo con immediatezza che tutte le stagiste e le assistenti sono perfettamente imbambolate. Alcune in effetti sono ferme vicino alle stampanti, intente a fissare senza nessuna vergogna nella sua direzione piuttosto che occuparsi delle loro fotocopie, mentre due ragazze si sono bloccate nell’androne proprio per non perdersi lo spettacolo. Stanno lì impalate, con dei fascicoli tra le mani e le espressioni sognanti. La segretaria di Mr Micols si trova invece nel cucinino, separato dalla hall da una parete in cartongesso, e appena si accorge del trambusto generale sporge la testa per valutare la situazione. Subito dopo, precisamente nel momento in cui si accorge della presenza di Mr Reyes, apre leggermente la bocca e arrossisce come un’adolescente davanti alla sua prima cotta. Poi senza neanche accorgersene versa un po’ di caffè sul pavimento, rimanendo immobile come una statua.

Ma dico, queste donne non hanno mai visto un uomo attraente nella loro vita? Certo, lui ovviamente fa parte di un’altra categoria e devo ammettere che anche io all’inizio sono rimasta alquanto stupita dal suo aspetto. Insomma, stavo quasi sbavando. D'altronde è innegabile che Richard è fantastico, sprizza mascolinità da tutti i pori ed è evidentemente benestante. Però non è necessario comportarsi in questa maniera, come le eroine drammatiche di un film di seconda categoria capaci solo di sospirare in maniera sognante. Davvero, mi sembra di trovarmi in uno di quei romanzetti harmony pieni di cliché e stereotipi assursi. Però questa è la realtà e dovremmo darci un contengo, dimostrando oltretutto di non essere bamboline facilmente manovrabili o stupide allocche stregate dal belloccio di turno.

Sì, Richard è un uomo eccitante. Sì, le nostre mutandine potranno anche essersi bagnate dopo aver visto il suo sorriso. Ma niente di più. Siamo padrone del nostro corpo, dei nostri istinti e della nostra mente. Non ci lasciamo incantare dal primo che passa. Inoltre dobbiamo sforzarci di contenere le nostre reazioni anche per sostenere Mr Reyes, che ha già un ego smisurato e certamente non ha bisogno di ricevere ulteriori apprezzamenti da parte del genere femminile per confermare la sua smisurata sicurezza. In realtà, per il suo bene, avrebbe bisogno di essere un po’ ridimensionata. 

Eppure perfino Mrs Bomblood, la storica segretaria che è stata assunta in questa azienda praticamente ai tempi dei padri fondatori e la cui età è per tutti un vero mistero, si è sistemata gli occhiali sul naso per poter guardare meglio il fondoschiena di Richard. Merce di prima scelta, sembra pensare. Allo stesso modo Miss Fanning, l’apatica receptionist della Cooper&Parker Investiment Companies, ha smesso addirittura di rispondere al telefono per non rovinare questo magico istante di poesia.

Io al contrario sbuffo e osservo per l’ultima volta la figura di Mr Reyes, proprio quando le porte dell’ascensore si aprono. Lui entra con tranquillità e successivamente si volta, rendendosi subito conto di aver attirato l’attenzione di tutta la popolazione femminile dello studio. Allora alza lo sguardo e lo fa vagare lungo il corridoio, fino a quando non incontra il mio.

Maledizione, mi ha beccata a fissarlo! Penso, diventando rossa come un pomodoro. Poi scuoto il capo per riprendere il controllo delle mie emozioni e ricambio con fermezza la sua occhiata, dimostrandogli così di non essere una delle solite ochette pronte ad istupidirsi per colpa della sua bellezza e sfidandolo apertamente a credere il contrario. Richard però mi sorprende e ghigna, apprezzando probabilmente la mia sfacciataggine e la mia determinazione. E questo è perfino peggio, perché posso resistere al suo fascino quando si comporta da idiota ma non ho alcuna possibilità di ribellarmi se comincia a stimarmi davvero. Così capisco di essere nei guai… in guai grossi. Tuttavia non posso infatuarmi di Richard Reyes, per una serie infinita di ragioni: innanzitutto l’ho appena conosciuto, cosa ancora più importante non potrei essere assunta come sua promoter a causa del mio coinvolgimento personale, poi mi sentirei sempre in soggezione per colpa della sua ricchezza esagerata e soprattutto non rispecchia affatto il mio ideale di uomo. Insomma, non è quello giusto per me. Assolutamente no.  

Forse. 

 

 

   
 
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