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Autore: Tramontana79    13/12/2023    1 recensioni
Highschool!AU
"-Aspetta, Will sta per William?
-Esattamente. Sono il soldato William Andrew Solace, il valoroso arciere e medico collega del marinaio Percy Jackson e dell’abile giocatore di carte Mitomagia Nico di Angelo."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nico/Will, Quasi tutti, Will Solace
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno guys!!
Volevo solo dire un paio di cose: 1) questo capitolo l'avevo su word da un po' di tempo, ho avuto poco tempo di revisionarlo quindi è un po' meh. Cercherò di pubblicare i prossimi al più presto. 2) in questa fanfiction Nico non è mai stato innamorato di Percy, perché Nico non mi sembra il tipo di persona che si innamora in poco tempo di tante persone... capirete leggendo.
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-Ho detto di no! Non lo farò neanche morto! No e ancora no!
-Ma dai, Nico… - disse Leo con un sorriso sghembo. -Ci divertiremo…
-No! Non ho intenzione di andare ad una stupida festa di halloween perché tu devi vedere la tua ragazza!
-Non è la mia ragazza! – protestò il ragazzo.
-E non lo sarà mai, se continui a seguirla in questo modo. – disse Jason apparendo dietro al riccio.
-Io… non… non la seguo!
-Ah no? Scusa, devo interpretato male allora. Pensavo la stessi seguendo quando ti sei imbucato alla sua festa di compleanno il mese scorso dopo che non ti aveva invitato, oppure quando ti ha “casualmente” visto al centro commerciale. In 3 negozi diversi.
-In realtà io…
-…e non la stavi spiando neanche quando eri dietro di lei al cinema domenica? O nello stesso ristorante cinese l’altro ieri? O sta mattina, quando…
-Ok, ok, va bene, ho capito, ma mi avevi promesso di non nominare mai più quel momento. – disse Leo interrompendo il biondo.
-Che è successo? – chiese Nico, improvvisamente interessato.
“Dopo”, gli disse Jason con un gesto mascherato da uno sbadiglio seguito da un lungo sgranchimento delle braccia. -Comunque, Leo, se vuoi ti accompagno io alla festa. È vicino alla spiaggia, non molto lontano da dove vive Piper.
-Grazie, ma volevo che Nico venisse. Devo presentargli una persona.
- “Una persona”? – chiese Nico, alzando un sopracciglio.
L’amico annuì. -Una persona. Dai, Nico, non devi per forza travestirti. Puoi venire anche solo per una mezz’oretta, a divertirti e rilassarti come dovrebbe fare un normale ragazzo della tua età.
-Cosa intendi? Che ubriacarsi fino allo svenimento è un comportamento normale? Che dovrei fare quello che fanno gli altri per non rimanere solo? Flash news: sono già solo. – disse il moro girandosi e tornando in classe. la campanella suonò e Leo sospirò, guardando il biondo.
-Ci vediamo al solito posto dopo scuola, lo convinceremo a venire.
-Tutto il gruppo?
-Tutto il gruppo.
Jason fece un cenno di intesa all’amico, e corse a cercare Piper.
-Pip! – disse, trovandola comodamente seduta ad uno dei tavolini del bar.
-Jas! Che ci fai qui? Non dovresti essere a lezione in questo momento?
-Avevo un’ora buca. Tu, invece? Non dovresti avere storia della moda?
-Storia della moda è noiosa.
Il ragazzo sorrise. -Ne ero sicuro. – la madre della sua ragazza la obbligava a fare corsi supplementari per farla diventare come lei, una famosa stilista. Le raccontò in breve la veloce conversazione che aveva avuto precedentemente con Leo, e la vide alzare gli occhi al cielo.
-Chi è l’altro povero sciagurato che dovrà sorbirsi le idee perverse di Leo insieme a Nico?
-Non lo so, suppongo che lo scopriremo insieme. Tu ci sarai, sabato sera?
-Si… la mia streghellastra ha già preso i costumi abbinati per noi e le sue oche starnazzanti.
Jason ridacchiò. -Oh, è tardi, devo tornare a lezione, sono in bagno già da 45 minuti. Ci vediamo, Jas! – gli scoccò un bacio veloce sulla guancia e corse via.
Si guardò intorno e fece la cosa più sensata, dopo diverse notti insonni piene di studio e allenamenti aggiuntivi: appoggiò la testa sul tavolino e si addormentò.
Si svegliò solo diverse ore dopo, con la vibrazione del telefono, e si accorse di aver saltato fisica e chimica.
Bro dove sei abbiamo, mitologia in questo momento!! Il prof Chirone si sta insospettendo, che faccio???
Sbadigliò e rispose al messaggio dell’amico.
Bro, mi sono addormentato, ho saltato tipo tre ore di lezione. Coprimi, se mio padre lo scopre mi uccide!
Mise velocemente i libri nello zaino e si avviò velocemente verso l’aula.
Ehm… bro, non ti scomodare a venire.
Perché?
Potrei aver detto a Chirone che avevi la diarrea… scusa!!! Ero sotto pressione e non sapevo cosa inventarmi.
Jason si raddrizzò gli occhiali storti sul naso.
Fa niente, bro, va bene, grazie. Ci vediamo dopo.
Si avviò verso il parco, verso la panchina che aveva formato il loro gruppo. Si stese sopra il legno umido e, usando lo zaino come cuscino, si addormentò, sognando il loro primo incontro.
Era cominciato tutto così, un caldo pomeriggio estivo, con lui che dormiva su quella panchina, sognando la ragazza dei suoi sogni: una ragazza straniera figlia di una donna famosa nel mondo della moda, ma tutto il contrario della madre. Fu Percy il primo a notarlo, steso su quella panchina… Jason si svegliò giusto in tempo per vederlo mettere una monetina nel suo cappello messo in bilico sullo zaino, appoggiato al legno.
-Chi sei? – gli chiese, anche se sapeva benissimo chi fosse.
-Percy Jackson. – rispose lui. Naturalmente. Percy Jackson, capitano della squadra di nuoto e futura stella del basket, anche se non si poteva dire lo stesso dello studio. -Mamma, mi ha detto di non parlare con i barboni…
-Percy, andiamo nella stessa scuola da tre anni.
-Com’è che hai detto che ti chiami?
-Non l’ho detto. – allungò una mano. -Sono Jason Grace.
Lui guardò sospettoso il suo braccio, come per capire se stesse mentendo o no, e alla fine gli strinse la mano. -Aspetta, giochi nella squadra di rugby del quartiere? Il ragazzo che dirige i romani a scuola?
Si riferiva al nuovo progetto scolastico, che divideva la scuola nei sostenitori dei romani e in quelli dei greci. Avrebbe dovuto essere un’attività inclusiva, ma ebbe l’effetto opposto.
-Si, sono io.
-Jason? – una terza voce si aggiunse al gruppo.
-Annabeth…
-Hai saltato l’allenamento?
-No?
Lei lo guardò storto. -È per Piper, vero?
-Piper? – urlò Leo, apparso all’improvviso. -Chi nomina la mia migliore amica?
-Io. – rispose Annabeth. -Leo Valdez, giusto? Calipso mi aveva parlato di un riccio strano che la osservava durante meccanica. Aspetta, la chiamo.
-Si! No, aspetta. No!
-Troppo tardi. – il telefono aveva finito di squillare, e la ragazza aveva risposto che sarebbe venuta con alcuni amici.
-Allora io chiamo Piper.
-No! – mugolò Jason.
Dopo neanche 20 minuti furono tutti lì, intorno a quella panchina, a chiacchierare come se fossero amici da tempo, come se non appartenessero a gruppi diversi e fazioni diverse.
 
   
 
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